DISCUSSIONE GENERALE.
cit. Phil
"In ciò sarei cauto, almeno dal punto di vista strettamente logico: l'uomo fa parte della natura, ma questo non vale necessariamente per tutte le sue produzioni (ciò è sicuramente plausibile, ma non semplicemente per "proprietà transitiva"), proprio come il pizzaiolo è membro dell'arte culinaria, ma quando ti porge lo scontrino ti dà qualcosa che non rientra esattamente nell'ambito culinario."
Sì ma quella è la rappresentazione, come se esistesse un ambito cullinario, di cui lo scontrino minaccia l'esisteza etica.
Ma nel caso del Mondo, e non della Natura, che non vuol dire assolutamente niente, si intende proprio l'oggetto, qualsiasi oggetto, a cui il soggetto si china, si piega, fino a sfracellarcisi contro (Severino docet).
Il Mondo conserva SEMPRE Costitutivamente, in quanto non è soggetto, ma oggetto, una sua durezza di fondo (severino docet), che si sottrae e si da trascendentemente come Negatività come DIO.
Come dire che lo scontrino è DIO.
Ma DIO non è LA NATURA. Se DIO fosse qualcosa, allora sarebbe un bel problema, ampiamente superato dal medioevo in poi.
La filosofia è comunque il Pharmacon a quella minaccia da Platone in poi. (e in fin dei conti anche prima, sebbene nella forma religosa e del mito).
Non serve a nulla cercare di fermare il mondo, in quanto il MONDO si da come APPARENZA, fenomenologia del diveniente.
Si tratterebbe di seguire questa apparenza per trovarne il senso (negativo si intende). Oppure di eliminarlo (l'apparente dico, severino docet).
cit Phil
"definisce "artificiale" (in "wiktionary") come "prodotto con mezzi tecnologici a imitazione del naturale" e pone tra i sinonimi di "artificiale"l'espressione "non naturale" e come contrario di "artificiale" "
Si ma contrario è una accezione linguistica, formale, e concorderai con me, che dietro il formalismo della, del tutto arbitraria, codificazione, permane un senso giuridico, giusnaturalista in breve Politico. Mi sembra di questo stiamo parlando. Non giochiamo con le parole come un "cane di Derrida" (come diceva un mio caro amico).
Sti giochini lasciamoli agli americani e alla loro filosofia da settimana enigmistica.
cit. VOLTAIRE
"Dunque la soluzione è che la natura coincida col reale e che di fatto nulla sia contro natura."
Che poi sarebbe a dire che allora tutto è naturale. Ma ovviamente non è così, il reale non è il naturale, perchè si darebbe come affermazione positiva, legale, come se esistesse qualcosa che si dice naturale, o reale.
Così facendo si da adito solo al facile polemismo del bastian-contrario, che ha tutto il diritto di dire che se esiste un naturale, allora esiste anche un non-naturale.
Infatti per quanto tu ti sforzi qualsiasi realismo, è di base ingenuo, in quanto presuppone che veramente esista una coincidenza uno a uno fra oggetto e soggetto.
Invece come già detto il problema è politico.
cit. MARAL
"se si vuole, "l'autocoscienza" che è un fenomeno del tutto naturale in quanto realmente accade (anzi potremmo dire, che è solo in relazione ad essa che qualsiasi cosa effettivamente accade, res extensa e cogitans comprese come tali)."
Caro Maral il problema con l'auto-"qualsiasi-cosa-tu-voglia-aggiungerci" è sempre lo stesso, il giusnaturalismo, chi decide infatti di questa AUTONOMIA?
Direi invece che il fenomeno accade proprio per differenza col reale. Che poi noi lo codifichiamo in base ai criteri di somiglianza (Peirce) è solo una questione formale.
Da non fare assolutamente confondere il formale con il reale...a Severino gli viene un colpo!!!
La co-scienza è la speculazione, è il mirroring (come balbetta la neuroscienza) del RESTO col reale. Di modo che il reale, non è il reale, ma è il SEGNO, il simbolo.(PEIRCE; LACAN; SINI; ci scommetto anche SEVERINO).
Il segno testimonia che vi è un resto NEGATIVO, che la memoria ferma come rappresentazione, maschera, e formula come positivo.
Ma fare di quel positivo il "legale", è cadere nella trappola solita, della religione, come se quel positivo fosse il reale, (e invece è solo una rappresentazione).
cit. MARAL
"proprio in quanto "naturalmente" cosciente dell'accadere e del proprio accadere si vede gettato fuori dalla natura e questo da un lato lo terrorizza e lo angoscia, dall'altro gli dà il senso di poter progettare il proprio dominio umano sulla natura che gli si presenta davanti in visione panoramica. Poi magari scopre che non è per nulla così, che non domina proprio nulla, in quanto comunque egli resta sempre nella natura, ma ci resta, lo ripeto, sentendosene in qualche misura sempre rigettato tanto da considerare "artificiale" quello che lui naturalmente fa."
Credo che siamo d'accordo su questo punto: però andrebbe riscritto così, se accettassi la critica che ti muovo.
io sostituierei naturalmente come costitutivamente (soggetto-oggetto) accompagnato (co-) "dalle proprie rappresentazioni trascendenti (arricchenti di mondo, o nei
termini di severino come circolo apparente degli esistenti) del MONDO".(Scienza)
Ovviamente questo arricchimento del mondo costitutivo, in quanto resto disponibile, produce una trasformazione panoramica del Mondo stesso, che diventa così a sua
volta resto (si presterebbe cioè ad una politica, se la gente capisse!), e restituisce la "sua sottrazione" al soggetto, che COSTITUTIVAMENTE CAMBIA CON ESSO.
Il problema ovviamente è il politico, di cui ANDERS (credo, non avendolo letto direttamente) testimonia come incapacità del nuovo soggetto (l'uomo) di RIPOSIZIONARSI nello stesso panorama di MONDO, che lui stesso ha "modificato".
E cioè la modificazione della rappresentazione del MONDO, non va di pari passo con la rappresentazione politica del "soggetto modificato" che ha di essa.
Per questo il problema della tecno-scienza, ossia della tecnica, ossia della scienza è un problema SOLO della rappresentazione di senso della centralità del soggetto
all'interno di quel panorama, centralità che fin da GALILEI è sempre pià sbugiardata come MISTIFICAZIONE, e INGNORANZA.
In quanto la centralità non è dell'uomo ma dei suoi adepti prelati e similia, che vedono il proprio panorama sbriciolato fin alle attuali radicali questioni sulla
NASCITA E LA MORTE.(ovviamente non esiste niente di questo FRAINTENDIMENTO, questioni boriose, che altro non fanno che creare ancora più ritardo con i paesaggi di mondo che la scienza descrive.(e di cui l'uomo è veramente alla periferia della periferia della periferia).
Parlare di Natura invece che di Rappresentezione come vedi ti preclude la visione del problema politico: Beh non è un caso!
cit. MARAL
"In fondo si potrebbe anche dirla così: l'uomo è quel prodotto naturale dell'universo con cui l'universo viene naturalmente a conoscersi e questo espone ogni uomo a un rischio costante che si traduce nella consapevolezza del suo stesso poter morire, consapevolezza in cui si scopre uguale a ogni altro uomo e allo stesso tempo unico rispetto a tutto ciò che non come uomo ci appare."
Assolutamente sì, e aggiungo anche che quella angoscia della morte è però la causa del perdurare della legge positiva (e di cui il giusnaturalismo è solo una parte).
Causa psicologica che riguarda ahimè anche il filosofare che nascendo come farmacon, come strumento produttore di senso per la salvezza del soggetto, ritiene essere la
verità questione reale e non meramente formale. Dimodochè ogni filosofo uccide chi lo precede etc..etc...
Fra i filosofi che invece ragionano tramite la psicanalisi (Zizek) possiamo trovare la soluzione come produzione teoretica a costante rivoluzione di qualsiasi pensiero
dominante (che si mimetizza come pensiero positivo). Come dire se abitiamo la periferia, cominciamo anche a stare dentro la nostra nuova condizione di marginalità.
(cosa che la scienza con il suo costante cambio del punto di vista, già fa da Galileo in poi).
cit. anthonyi
"Storicamente il concetto di contro-natura si fonda sul contrasto con l'idea di un ordine naturale ontologicamente fondato su un'idea di creazione e di volontà divina.
Uscendo fuori da questa visione, il concetto di contro-natura si ripropone come critica nei confronti di un'evoluzione della società umana vista come aliena rispetto a una bellezza della natura, cioè della vita nel suo complesso non-umano. Da qui la domanda delle cento pistole: "Quando e come l'uomo da essere naturale, diventa contro-natura?"
Concordo, come già sottolineato, sull'idea che la natura sia "volontà divina" (e con la necessità di uscire da quella visione). Non capisco PERO' perchè ci riproponi la stessa domanda del contro-natura.
Facendolo sei di nuovo dentro al giusnaturalismo.
Che poi questa domanda sia fonte di cento pistole puntate contro, beh da Galileo in poi conosciamo benissimo i metodi di intimidamento del potere.
Solo che ora le pistole ce le puntiamo direttamente noi contro. Al potere solo il sadico piacere di vedere il bagno di sangue dei poveretti.
cit. Voltaire
"La morale a mio parere deriva dal porsi dei problemi sulle azioni compiute o da compiersi, ed in natura non credo ci siano molte cose che si pongono questi problemi."
Ma infatti la mimesi del potere è impedire che qualcuno si ponga il problema dell'azione. Cosa che insistendo sul concetto di Natura sebbene ampliandolo in senso di Cultura, non cambierebbe la presunzione che esista qualcosa come se fosse naturale o meno. E quindi dirottando la discussione, il polemos intellettuale, da una questione di politica della sostenibilità o se proprio vogliamo di eco-sistema, ad una mero specchio per le allodole se si ha il diritto o meno di porsi quella domanda. Perchè è chiaro se la Natura è quella cosa romantica come ci viene insegnata sui banchi di scuola delle elementari (rispetto per la natura e altre baggianate simili, compresi i rendiconti FAO, che con mio grande orrore, presumono soluzioni all'interno del capitalismo, come se fosse possibile.....), allora non capiremo mai veramente cosa vuol dire sostenibilità per il semplice fatto che ci siamo preclusi il campo di indagine come rappresentazione fenomenica che cambia soggetto e oggetto.
E come vada, vada, la scienza non si ferma di certo. (ultimamente mi piace chiudere con questo qualunquismo...ahi ahi
)
cit. Phil
"In ciò sarei cauto, almeno dal punto di vista strettamente logico: l'uomo fa parte della natura, ma questo non vale necessariamente per tutte le sue produzioni (ciò è sicuramente plausibile, ma non semplicemente per "proprietà transitiva"), proprio come il pizzaiolo è membro dell'arte culinaria, ma quando ti porge lo scontrino ti dà qualcosa che non rientra esattamente nell'ambito culinario."
Sì ma quella è la rappresentazione, come se esistesse un ambito cullinario, di cui lo scontrino minaccia l'esisteza etica.
Ma nel caso del Mondo, e non della Natura, che non vuol dire assolutamente niente, si intende proprio l'oggetto, qualsiasi oggetto, a cui il soggetto si china, si piega, fino a sfracellarcisi contro (Severino docet).
Il Mondo conserva SEMPRE Costitutivamente, in quanto non è soggetto, ma oggetto, una sua durezza di fondo (severino docet), che si sottrae e si da trascendentemente come Negatività come DIO.
Come dire che lo scontrino è DIO.
Ma DIO non è LA NATURA. Se DIO fosse qualcosa, allora sarebbe un bel problema, ampiamente superato dal medioevo in poi.
La filosofia è comunque il Pharmacon a quella minaccia da Platone in poi. (e in fin dei conti anche prima, sebbene nella forma religosa e del mito).
Non serve a nulla cercare di fermare il mondo, in quanto il MONDO si da come APPARENZA, fenomenologia del diveniente.
Si tratterebbe di seguire questa apparenza per trovarne il senso (negativo si intende). Oppure di eliminarlo (l'apparente dico, severino docet).
cit Phil
"definisce "artificiale" (in "wiktionary") come "prodotto con mezzi tecnologici a imitazione del naturale" e pone tra i sinonimi di "artificiale"l'espressione "non naturale" e come contrario di "artificiale" "
Si ma contrario è una accezione linguistica, formale, e concorderai con me, che dietro il formalismo della, del tutto arbitraria, codificazione, permane un senso giuridico, giusnaturalista in breve Politico. Mi sembra di questo stiamo parlando. Non giochiamo con le parole come un "cane di Derrida" (come diceva un mio caro amico).
Sti giochini lasciamoli agli americani e alla loro filosofia da settimana enigmistica.
cit. VOLTAIRE
"Dunque la soluzione è che la natura coincida col reale e che di fatto nulla sia contro natura."
Che poi sarebbe a dire che allora tutto è naturale. Ma ovviamente non è così, il reale non è il naturale, perchè si darebbe come affermazione positiva, legale, come se esistesse qualcosa che si dice naturale, o reale.
Così facendo si da adito solo al facile polemismo del bastian-contrario, che ha tutto il diritto di dire che se esiste un naturale, allora esiste anche un non-naturale.
Infatti per quanto tu ti sforzi qualsiasi realismo, è di base ingenuo, in quanto presuppone che veramente esista una coincidenza uno a uno fra oggetto e soggetto.
Invece come già detto il problema è politico.
cit. MARAL
"se si vuole, "l'autocoscienza" che è un fenomeno del tutto naturale in quanto realmente accade (anzi potremmo dire, che è solo in relazione ad essa che qualsiasi cosa effettivamente accade, res extensa e cogitans comprese come tali)."
Caro Maral il problema con l'auto-"qualsiasi-cosa-tu-voglia-aggiungerci" è sempre lo stesso, il giusnaturalismo, chi decide infatti di questa AUTONOMIA?
Direi invece che il fenomeno accade proprio per differenza col reale. Che poi noi lo codifichiamo in base ai criteri di somiglianza (Peirce) è solo una questione formale.
Da non fare assolutamente confondere il formale con il reale...a Severino gli viene un colpo!!!

La co-scienza è la speculazione, è il mirroring (come balbetta la neuroscienza) del RESTO col reale. Di modo che il reale, non è il reale, ma è il SEGNO, il simbolo.(PEIRCE; LACAN; SINI; ci scommetto anche SEVERINO).
Il segno testimonia che vi è un resto NEGATIVO, che la memoria ferma come rappresentazione, maschera, e formula come positivo.
Ma fare di quel positivo il "legale", è cadere nella trappola solita, della religione, come se quel positivo fosse il reale, (e invece è solo una rappresentazione).
cit. MARAL
"proprio in quanto "naturalmente" cosciente dell'accadere e del proprio accadere si vede gettato fuori dalla natura e questo da un lato lo terrorizza e lo angoscia, dall'altro gli dà il senso di poter progettare il proprio dominio umano sulla natura che gli si presenta davanti in visione panoramica. Poi magari scopre che non è per nulla così, che non domina proprio nulla, in quanto comunque egli resta sempre nella natura, ma ci resta, lo ripeto, sentendosene in qualche misura sempre rigettato tanto da considerare "artificiale" quello che lui naturalmente fa."
Credo che siamo d'accordo su questo punto: però andrebbe riscritto così, se accettassi la critica che ti muovo.
io sostituierei naturalmente come costitutivamente (soggetto-oggetto) accompagnato (co-) "dalle proprie rappresentazioni trascendenti (arricchenti di mondo, o nei
termini di severino come circolo apparente degli esistenti) del MONDO".(Scienza)
Ovviamente questo arricchimento del mondo costitutivo, in quanto resto disponibile, produce una trasformazione panoramica del Mondo stesso, che diventa così a sua
volta resto (si presterebbe cioè ad una politica, se la gente capisse!), e restituisce la "sua sottrazione" al soggetto, che COSTITUTIVAMENTE CAMBIA CON ESSO.
Il problema ovviamente è il politico, di cui ANDERS (credo, non avendolo letto direttamente) testimonia come incapacità del nuovo soggetto (l'uomo) di RIPOSIZIONARSI nello stesso panorama di MONDO, che lui stesso ha "modificato".
E cioè la modificazione della rappresentazione del MONDO, non va di pari passo con la rappresentazione politica del "soggetto modificato" che ha di essa.
Per questo il problema della tecno-scienza, ossia della tecnica, ossia della scienza è un problema SOLO della rappresentazione di senso della centralità del soggetto
all'interno di quel panorama, centralità che fin da GALILEI è sempre pià sbugiardata come MISTIFICAZIONE, e INGNORANZA.
In quanto la centralità non è dell'uomo ma dei suoi adepti prelati e similia, che vedono il proprio panorama sbriciolato fin alle attuali radicali questioni sulla
NASCITA E LA MORTE.(ovviamente non esiste niente di questo FRAINTENDIMENTO, questioni boriose, che altro non fanno che creare ancora più ritardo con i paesaggi di mondo che la scienza descrive.(e di cui l'uomo è veramente alla periferia della periferia della periferia).
Parlare di Natura invece che di Rappresentezione come vedi ti preclude la visione del problema politico: Beh non è un caso!
cit. MARAL
"In fondo si potrebbe anche dirla così: l'uomo è quel prodotto naturale dell'universo con cui l'universo viene naturalmente a conoscersi e questo espone ogni uomo a un rischio costante che si traduce nella consapevolezza del suo stesso poter morire, consapevolezza in cui si scopre uguale a ogni altro uomo e allo stesso tempo unico rispetto a tutto ciò che non come uomo ci appare."
Assolutamente sì, e aggiungo anche che quella angoscia della morte è però la causa del perdurare della legge positiva (e di cui il giusnaturalismo è solo una parte).
Causa psicologica che riguarda ahimè anche il filosofare che nascendo come farmacon, come strumento produttore di senso per la salvezza del soggetto, ritiene essere la
verità questione reale e non meramente formale. Dimodochè ogni filosofo uccide chi lo precede etc..etc...
Fra i filosofi che invece ragionano tramite la psicanalisi (Zizek) possiamo trovare la soluzione come produzione teoretica a costante rivoluzione di qualsiasi pensiero
dominante (che si mimetizza come pensiero positivo). Come dire se abitiamo la periferia, cominciamo anche a stare dentro la nostra nuova condizione di marginalità.
(cosa che la scienza con il suo costante cambio del punto di vista, già fa da Galileo in poi).
cit. anthonyi
"Storicamente il concetto di contro-natura si fonda sul contrasto con l'idea di un ordine naturale ontologicamente fondato su un'idea di creazione e di volontà divina.
Uscendo fuori da questa visione, il concetto di contro-natura si ripropone come critica nei confronti di un'evoluzione della società umana vista come aliena rispetto a una bellezza della natura, cioè della vita nel suo complesso non-umano. Da qui la domanda delle cento pistole: "Quando e come l'uomo da essere naturale, diventa contro-natura?"
Concordo, come già sottolineato, sull'idea che la natura sia "volontà divina" (e con la necessità di uscire da quella visione). Non capisco PERO' perchè ci riproponi la stessa domanda del contro-natura.
Facendolo sei di nuovo dentro al giusnaturalismo.
Che poi questa domanda sia fonte di cento pistole puntate contro, beh da Galileo in poi conosciamo benissimo i metodi di intimidamento del potere.


cit. Voltaire
"La morale a mio parere deriva dal porsi dei problemi sulle azioni compiute o da compiersi, ed in natura non credo ci siano molte cose che si pongono questi problemi."
Ma infatti la mimesi del potere è impedire che qualcuno si ponga il problema dell'azione. Cosa che insistendo sul concetto di Natura sebbene ampliandolo in senso di Cultura, non cambierebbe la presunzione che esista qualcosa come se fosse naturale o meno. E quindi dirottando la discussione, il polemos intellettuale, da una questione di politica della sostenibilità o se proprio vogliamo di eco-sistema, ad una mero specchio per le allodole se si ha il diritto o meno di porsi quella domanda. Perchè è chiaro se la Natura è quella cosa romantica come ci viene insegnata sui banchi di scuola delle elementari (rispetto per la natura e altre baggianate simili, compresi i rendiconti FAO, che con mio grande orrore, presumono soluzioni all'interno del capitalismo, come se fosse possibile.....), allora non capiremo mai veramente cosa vuol dire sostenibilità per il semplice fatto che ci siamo preclusi il campo di indagine come rappresentazione fenomenica che cambia soggetto e oggetto.
E come vada, vada, la scienza non si ferma di certo. (ultimamente mi piace chiudere con questo qualunquismo...ahi ahi


