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Messaggi - bobmax

#2926
Il possibile inizio del tempo, così come previsto dalla teoria del Big Bang, dovrebbe far riflettere.
Ma certo non come fa il divulgatore Rovelli, che si interroga su cosa ci fosse prima (!).
D'altronde Rovelli é pure un atomista, il che la dice lunga sul suo pensiero filosofico...
#2927
Secondo me, il quesito dovrebbe riguardare il possibile inizio del tempo. Infatti non è qualcosa che inizia ad essere, ma il tempo! Se il tempo inizia dove siamo noi, la nostra essenza, se non ancora in quell'istante in cui il tempo inizia?
E se così è, la nostra esistenza non assume forse una valenza esclusivamente etica?
Nel senso che abbiamo solo due possibilità: Essere o non essere. Siamo quando il nostro agire è conforme al nostro stesso essere. Quando non è conforme semplicemente non siamo.
#2928
Direi che siamo d'accordo Viator. Secondo me vi sono inoltre molti segnali che lasciano supporre l'inesistenza dell' Io, così come la indeterminatezza di ogni oggetto.
Se per esempio affrontiamo il tema del libero arbitrio possiamo riscontrare come esso sia impossibile in questo nostro mondo. Il riconoscere illusione del libero arbitrio comporta il nostro stesso annullamento. Tuttavia, questa mancanza di libertà è così assoluta che proprio per questo, seppur paradossalmente, ci permette di percepire la nostra autentica libertà.
#2929
Sì Viator, il significato dei termini è forse il maggior ostacolo per comunicare.
 
Tuttavia, nella mia concezione, tutto quello di cui possiamo essere coscienti è oggetto... tranne il soggetto che mai può essere ricondotto ad oggetto.
Cioè non solo ciò che sta fuori di noi è oggetto, lo è pure ciò che sta "dentro". Pensieri, emozioni, sentimenti sono ciò che possiamo "avere", così come non "avere", ma non sono noi stessi. Sono solo oggetti, mentre il soggetto resta sempre inattingibile.
Di modo che non c'è mai un autentico "dentro".
 
La visione naturalistica della realtà porta poi a ritenere che tutto possa essere ricondotto alla mondo fisico.
Ossia che non solo pensieri, emozioni, sentimenti siano un epifenomeno del mondo fisico ma addirittura che lo sia la stessa coscienza e di conseguenza lo stesso soggetto.
 
Secondo me, questo modo di vedere non tiene conto che il nostro stato imprescindibile è "esserci", ossia scissione originaria soggetto/oggetto. E cancellare uno dei poli è un atto arbitrario che pretende di risolvere il nostro esserci in un senso o nell'altro. Mentre l'Essere, ciò che è, deve necessariamente essere a monte della scissione.
Noi possiamo conoscere solo l'"esserci", nulla sappiamo dell'Essere.
#2930
Per Viator. Tuttavia non penso che possa essere qualcos'altro.
Sia perché nel "qualcos'altro" è implicito che si tratti comunque di qualcosa, un qualcosa che è "altro" rispetto ad un dato insieme di qualcosa.
Sia, e soprattutto, perché il Tutto non può assolutamente essere considerato oggetto.

L'illusione di considerare il Tutto un qualcosa, e quindi un oggetto, deriva dal convincimento razionale che ciò che esiste debba essere necessariamente oggettivo. Ci immaginiamo cioè di porci fuori (!) dal Tutto per poterlo osservare e così affermare: "E' un qualcosa!". Ma questo non è che l'allucinazione dovuta al credere verità assoluta l'oggettività in sé.
Il Tutto è solo un'idea aperta.
#2931
Non può esistere alcun sistema davvero chiuso e isolato. In quanto qualsiasi sistema non può includere i propri stessi fondamenti.

Almeno che con "universo" si intenda il Tutto. Ma in questo caso non avrebbe senso parlare di "chiuso" o di "isolato", perché il Tutto non è un qualcosa.
#2932
Secondo me, pensare e sentire sono strettamente connessi. Il sentire può avviare il pensare che a sua volta può risvegliare un sentire. Penso sia difficile ci possa essere un puro pensare o un puro sentire.

Interessante potrebbe essere considerare che nè il pensare nè il sentire sono determinati da una mia libera scelta.
#2933
Secondo me, il "qualcosa" è già per definizione ciò che può essere "conosciuto".
Il nostro stato è infatti "esserci", ossia scissione originaria soggetto/oggetto.
 
Il soggetto e l'oggetto sono sempre compresenti, concretamente o idealmente non importa. E ciò che c'è è sempre un oggetto, ossia un qualcosa. Ad esclusione del soggetto, che mai può essere ricondotto a oggetto: ogni tentativo di oggettivarlo si traduce in un "qualcosa" che non è il soggetto.
 
Il "conoscere" consiste sostanzialmente nell'oggetto stesso. Ossia l'oggetto altro non è che la conoscenza che se ne ha. Perciò nei limiti di questa conoscenza, al punto che l'oggetto in sé ci è irraggiungibile.
 
Di modo che ipotizzare qualcosa che non sarà mai conosciuto è, a mio avviso, una contraddizione.
 
Ben diverso sarebbe, a mio parere, domandare riguardo alla ricomposizione della scissione soggetto/oggetto. Cioè rivolgerci dal nostro "esserci" all'"essere".
In questo caso potremmo ben affermare l'impossibilità di conoscere l'essere. In quanto lo stesso conoscere necessita dell'esserci.
#2934
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
20 Marzo 2018, 17:25:47 PM
D'altronde, mi sembra davvero difficile mantenere un'effettiva posizione relativista.
E' molto duro non lasciarsi tentare da una "verità" a cui aggrapparsi oppure cedere e abbandonarsi al nichilismo (che offre anch'esso una "sua" verità).

Non di rado la mia fede si fa incerta. A volte tutto sembra dimostrare che questa fede non è altro che una mera illusione.
E così il mio cuore tentenna tra il fissare una verità positiva e finalmente credere!, o il cedere al nichilismo.
E' come se tutto il destino dipendesse da me e allo stesso tempo appare in tutta evidenza la mia nullità...
 
Il nichilismo è comunque una sfida, che sono convinto debba, prima o poi, essere affrontata.
E' lo sguardo della Medusa che richiede una risposta.
#2935
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
20 Marzo 2018, 15:24:56 PM
Immagino si tratti solo di intenderci sui termini.
 
Il termine "relativo" mi pare indichi già di per se stesso la relatività di ogni possibile "verità".
E non la accettazione di ogni "verità"...
Di modo che ritengo corretto intendere con "relativismo" il rifiuto di ogni "verità assoluta". Come d'altronde così è inteso in ambito filosofico.
Lo scetticismo altro non è che relativismo.
 
Viceversa, l'accettazione di ogni verità implica ben altro atteggiamento. Che è senz'altro nichilistico.
Ossia consiste nell'indifferenza nichilista verso qualsivoglia valore. Per il nichilismo, tutto è nulla.
 
I portatori di "verità assolute" accusano il relativismo dei propri stessi difetti.
E infatti lo assimilano al "nichilismo". Mentre è proprio il nichilismo l'autentica origine del pensiero assolutista.
Il relativista, proprio in quanto rifiuta ogni "verità assoluta oggettiva" e allo stesso tempo si ritrova comunque fare scelte morali, è costretto a ricercare il Vero, ben sapendo di non poterlo mai possedere.
Questa è l'unica autentica fede: fede nella Verità.
 
Viceversa, le verità assolute, proclamate in sostanza come rimedio al nichilismo sono l'opposto della fede (così come la medesima "verità nichilista"). Esse sono solo superstizione, ossia pretesa di conoscere la Verità.
#2936
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
20 Marzo 2018, 09:40:54 AM
Anche per me il relativismo è un punto di partenza imprescindibile nella ricerca della Verità.
Anche se può sembrare paradossale, è proprio il relativista colui che manifesta l'autentica fede.

Ritengo che vi sia molta confusione riguardo al relativismo, viene confuso con il nichilismo.
Ma il nichilismo vive invece nel cuore di chi crede di possedere, di aver compreso anche solo in parte, la Verità.
Di modo che, sotto ogni dichiarazione di "verità assolute", non importa se religiose, scientifiche, politiche, si cela il convincimento nichilista: niente ha valore, tutto è nulla.
 
Ma la pretesa di conoscere la Verità, in qualsiasi forma avvenga, non è altro che superstizione. Anche il nichilismo.
 
Penso che la strada verso il Bene, debba necessariamente passare attraverso lo svuotamento di noi stessi.
La rinuncia a noi stessi, il distacco, sono necessari affinché "ciò che è" possa manifestarsi.
#2937
Tematiche Filosofiche / Re:oggetto e soggetto
20 Marzo 2018, 03:57:22 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 09 Febbraio 2018, 23:19:38 PMSappiamo infatti che più andiamo a fondo nell'osservazione di ogni cosa, più osserviamo un continuo divenire. Questo ci costringe a concludere che, in ultima analisi, come ho detto, possiamo assegnare nomi alle cose solo grazie ad una misura di trascuratezza del loro divenire. Dov'è allora il camminatore, se ogni attimo sappiamo che ci è del tutto impossibile individuare che cosa di lui è rimasto uguale rispetto a un attimo prima? In questo senso risulta più accurato ammettere che in realtà tutti i nomi, quindi sia tutti gli oggetti che tutti i soggetti, sono in realtà dei verbi, poiché, alla nostra osservazione che si sforzi di essere accurata, ciò che risulta più evidente è un divenire, mentre risulta falso pensare di riuscire ad individuare alcunché di permanente.
Concordo, ciò che consideravamo "essere" a ben guardare è solo un'illusione.
Tuttavia questo "divenire" non può più allora essere inteso come cambiamento di "qualcosa". Perché il qualcosa, inteso come ciò che "permane", non ha alcuna reale consistenza: nulla davvero permane.
E se nulla permane... nulla neppure può divenire.
 
Abbiamo qui il possibile superamento della scissione soggetto/oggetto, del nostro stesso "esserci".
Che comporta il ripensamento di quale significato dare a ciò che accade.
 
Anche il soggetto è messo in discussione, perché pure il "Penso quindi sono" cartesiano è da intendersi, secondo me, come: "Penso quindi ci sono". In quanto anche il pensare è manifestazione dell'esserci, ossia scissione soggetto/oggetto.
 
Secondo me, queste considerazioni portano inevitabilmente a domandarci cos'è che conta davvero in questa nostra vita. Cosa vale davvero?
E penso che si possa dare una sola risposta: il Bene.
 
Un Bene che ben difficilmente potrà essere "trovato" nell'incessante fluire di eventi, ma che può essere solo ricercato in noi stessi. Che Dio sia, dipende solo da noi.