Ciao Viator.
Secondo te significa arrogarsi indebitamente il titolo di "arbitro universale", solo perchè, di fronte ad alcuni evidenti soprusi, ci permettiamo di giudicare il confine tra la giustizia, la convenienza, la sopravvivenza e l'arbitrio?
Cioè, esemplificando, secondo te, nel caso di uno stupro o di una rapina (ovvero anche nel caso dell'aggressione armata di una nazione ad un'altra nazione), noi non dovremmo esprimerci circa la giustizia o l'ingiustizia di tale atto, solo in quanto sono soltanto le "parti coinvolte" a poter stabilire che cosa è giusto e che cosa non è giusto?
Non sono assolutamente d'accordo; in tali casi, infatti, secondo me la nostra "equidistanza" tra le parti in causa ci rende "complici" dello stupratore, del rapinatore o dell'"aggressore" in generale!
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Peraltro esistono appositi organi giurisdizionali, nazionali (per le aggressioni tra privati) e internazionali (per le aggressioni tra nazioni), addetti a stabilire chi sia dalla parte della ragione e chi sia dalla parte del torto; e a condannare quest'ultimo, per aver compiuto un atto "ingiusto".
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Un saluto!
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