Salve Ipazia. "Intendendo la felicità come consapevolezza di sè e del mondo di cui siamo parte".
Scusa ma trovo fumoso il concetto. Sto pensando alla consapevolezza di sè di chi nasca tetraplegico e cieco ed alla sua eventuale consapevolezza di vivere magari in isolamento all'interno di un mondo a lui circostante in cui regna eventualmente una profonda miseria.
Il grado di felicità di ciascuno non è valutabile da alcuno. Per questo, secondo me, possiamo solo aggrapparci a disgustose, aride, lapidarie definizioni di una felicità astratta e solo tendenziale. Saluti.
Scusa ma trovo fumoso il concetto. Sto pensando alla consapevolezza di sè di chi nasca tetraplegico e cieco ed alla sua eventuale consapevolezza di vivere magari in isolamento all'interno di un mondo a lui circostante in cui regna eventualmente una profonda miseria.
Il grado di felicità di ciascuno non è valutabile da alcuno. Per questo, secondo me, possiamo solo aggrapparci a disgustose, aride, lapidarie definizioni di una felicità astratta e solo tendenziale. Saluti.