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Messaggi - Jacopus

#2986
Effettivamente ci sara' sempre qualcosa che non conosceremo ma nulla che non conosceremo mai. Almeno finche' restera' attiva la cultura occidentale ci sara' sempre lo sforzo di conoscere l'inconoscibile. Volevo allargare il discorso poiche' la domanda iniziale da luogo a interpretazioni e ad ambiguita', come ogni discorso umano del resto.
In fondo e' un discorso di filosofia pratica. Cosa dobbiamo fare con cio' che non conosciamo? Quali sono gli strumenti del conoscere? A che scopo conoscere?
Il rischio di accettare l'inconoscibilita' e' il rischio della sottomissione al potere altro (politico o di natura). Il rischio di sfidarlo e' di distruggere la stessa vita nel nome della tecnica.
#2987
Il contrario di cosa  Epicurus? Se vuoi dire che il pensiero occidentale si fonda sulla inconoscibilita' saresti smentito facilmente da secoli di storia. La contrapposizione fra il pensiero ellenistico fondato sulla conoscenza e pensiero orientale fondato sul misticismo e sull'eterna ripetizione della natura e' presente in una letteratura tanto vasta che mi sembrava di scrivere una banalita'.
#2988
Non lo sappiamo ora ma continueremo la ricerca per saperlo. Questo direbbe l'uomo occidentale. Mentre l'uomo orientale accetterebbe l'inconoscibilita'.
#2989
Volevo solo metterti in guardia e comunque hai ragione. Io non sono nessuno e non voglio certo stare a giudicare. Pensa solo al bene di tua figlia. Ciao e buona fortuna.
#2990
Sinceramente penso che hai gia' fatto abbastanza male a tua figlia. Inoltre penso che non vuoi rassegnarti al ciclo della vita ma prima o poi arrivera' uno Zeus qualunque e ti presentera  il conto e sara' salato.
#2991
Condivido molte delle affermazioni di Ox, salvo l'esito, ovvero credere nei valori di nazione e popolo come unici antidoti alle leggi di mercato. Anche questo è un film già visto, che ha portato solo dolore e violenza.
Non ho ricette da offrire in cambio se non quella di augurarmi che i "timonieri" si rendano conto che il capitalismo non può proseguire ancora per molto in questo modo. La globalizzazione ha reso molto più difficile una crisi, perché la rete che avvolge l'intero sistema economico è capace di ammortizzare in un luogo la crisi che si svolge in un altro, salva la possibilità che una crisi globale come non ne abbiamo mai viste spazzi via l'intero sistema sociale in atto.
L'ho già detto altrove, il capitalismo si trova nella condizione di non avere concorrenti, e questo è una contraddizione in termini, che sta già provocando un cambiamento di mentalità: da un lato chi crede di essere "teologicamente" dalla parte del giusto e chi cerca di rovesciare il sistema.
Menti lungimiranti e competenti ne vedo poche e più cresce il bisogno di competenza e lungimiranza, piu' si è avvolti da una cultura del pressapochismo, dello scaricabarile e del capro espiatorio.
La sinistra, più che da pedagogismo, come dice Inverno, è affetta, a mio parere, da assenza di "ideali collettivi". Si "campicchia" come direbbe Totò, avendo sempre in primo piano il conto corrente bancario.
Una sinistra inoltre, che in assenza di un vero e consistente strato sociale "liberale", come esistono in molti altri paesi europei, si è sempre lasciata tentare dalla possibilità di tenere il piede in due staffe, dando luogo ad uno dei tanti esempi di "trasformismo" politico.
La frammentazione del quadro politico è non solo il derivato di una cultura tipicamente "per bande" dell'italiano medio, ma anche il risultato di una frammentazione della società, senza la possibilità di risalire a quei valori unificatori  e universalistici del passato, religione, stato in primo luogo.
Restano le ricette infantili del voto via web, il richiamo del proprio campanile e la proiezione della responsabilità verso soggetti o non responsabili (immigrati) o solo parzialmente responsabili (politici).
#2992
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
04 Marzo 2018, 16:00:09 PM
Cosa dire ancora che non è stato già detto? Mi limito ad augurare una completa guarigione a Sgiombo, così da poter sfoderare altri duelli dialettici, magari levigati da questa nuova interlocutrice, implacabile ma inevitabilmente così connessa alla vita, da poter essere considerata l'alter ego lunare della nostra madre.
#2993
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
11 Febbraio 2018, 21:07:59 PM
Caro Oxdeadbeef. Effettivamente il mix Cina-Capitalismo fa pensare che il Capitalismo possa abbinarsi tranquillamente ad ogni regime.
Il Capitalismo come si è sviluppato in Occidente però è diverso dal Capitalismo innestato dall'alto in Cina. Il Capitalismo nasce in Europa sulla base di una cultura che si sedimenta nel corso dei secoli e che si sviluppa in modo circolare: maggiore democrazia permette maggiori commerci e maggiori commerci permettono un maggior livello di democrazia. Ovviamente si tratta di un tipo-ideale in senso weberiano. Non ho ancora le fette di prosciutto sopra gli occhi e sono al corrente dei regimi dittatoriali che si esercitano all'interno di strutture economiche capitalistiche, come aziende, fabbriche, società.
Eppure sono comunque ragionevolmente certo che per un mercato è sempre meglio avere una controparte, un contraente, un consumatore piuttosto che uno schiavo. L'idea che tutti gli uomini possono essere pensati "isonomicamente" non a caso proviene dal pensiero greco. Un pensiero fatto in una società di commercianti, abituati a solcare i mari, a vendere e a comprare, a trattare prezzi e a costruire alleanze, accettando le differenze delle culture altrui. Non obiettarmi, ti prego, che i Greci definivano barbari i non-greci e che il loro concetto di isonomia era ristretto oltre che culturalmente anche rispetto al genere (solo uomini) e al censo (solo uomini oltre un certo reddito).
Tutto ciò è vero, verissimo, ma è partito da lì il cammino del concetto di democrazia, un concetto idrosolubile, capace di diventare un simulacro o un solidissimo strumento di potere, ma che condiziona indelebilmente la nostra vita attuale e oltre al quale o ci sono le sirene di un medioevo prossimo venturo o governi più o meno autoritari e violenti.
La democrazia in qualche modo la immagino come un faro verso il quale, nel corso dei secoli ci siamo avvicinati e talvolta allontanati, e dove intervengono innumerevoli fattori condizionanti, che si condizionano anche fra di loro: religione, potere militare, tradizioni di un luogo, economia, idee culturali, trasmissione del sapere, benessere generale, circolazione delle idee e comunicazione con altre culture, tanto per dire i primi che mi vengono in mente.
In questo processo un fattore centrale a me pare il capitalismo, ovvero l'accumulazione avvenuta per senso etico da parte delle popolazioni anglosassoni protestanti, che dovevano dimostrare attraverso la loro ricchezza di essere gli eletti da Dio. A partire da allora la democrazia in senso moderno ha iniziato a farsi strada, poichè occorreva "dimostrare" e "meritare" il proprio posto nel mondo, come se si trattasse di una "competizione sempre aperta" e non più un mondo fissato una volta per tutte attraverso la trasmissione familiare dei ruoli, come accadeva in precedenza.
Tutto ciò in un modo imperfetto, ma ripeto, utilizzando un modello ideale, io vedo questo nel collegamento capitalismo-democrazia, nel lunghissimo periodo, ovvero dal 1500 ad oggi. Una straordinaria accelerazione verso la democrazia avvenne per altri motivi contingenti nella seconda metà del secolo scorso, attraverso la competizione con altri modelli politici.
Proprio il venir meno di questa competizione politica ha reso il capitalismo preda di quella volontà di potenza che è sottolineata da Oxdeadbeef. Volontà di potenza non monopolio del solo capitalismo, tanto che gli antichi greci l'avevano già concepita e chiamata "hybris".
#2994
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
12 Gennaio 2018, 23:26:40 PM
Per Don Quixote: a me sembra che se il motivo per vivere sia la stessa essenza e la ricerca di ciò che si è, si rischia la tautologia e anche la descrizione di un mondo immobile, dove ognuno fa quello che fa perchè è così: quindi se il daimon di tizio è violentare, la sua violenza è l'ottemperanza della sua ragione di essere?
#2995
Tematiche Filosofiche / Re:Lati oscuri
11 Gennaio 2018, 00:17:21 AM
C'e' uno psicologo, R. Simon, che ha scritto un libro su questo argomento che si intitola "i cattivi lo fanno e i buoni lo pensano". Tutti i cosiddetti buoni pensano di vendicarsi, di non pagare, di stuprare ma poi si controllano e non lo fanno. C'e' chi usa poca energia per controllarsi e chi invece ne deve usare tanta perche' e' sempre al limite di agire diciamo "contro le regole sociali".
Questi ultimi devono capire se riescono a farcela con le loro forze o se hanno bisogno di aiuto. Si tratta di solito di persone fragili, frammentate, che, nel momento in cui subiscono un forte dispiacere possono attivarsi in modo negativo.
Tieni presente inoltre che biologicamente funzioniamo attraverso codici di comportamento ripetitivi ( pattern) e quindi se iniziamo una certa pratica, comprese quelle "devianti", sara' piu' facile per noi continuare a praticarla, tacitando il ns senso morale. Ad ogni modo l'uomo e' sempre attraversato da una duplice istanza perche' ls ns natura e' duplice: egoismo e altruismo sono dentro ognuno di noi. E ognuno di noi deve attrezzarsi per resistere alle sirene della violenza e dell'antisocialita'.
#2996
Si rischia l'Ot ma le parole di Inverno sono sacrosante. Inverno sottolinea l'aspetto culturale ma anche l'aspetto economico non e' da sottovalutare. L'Italia nel 2014 era il VII paese per Pil. Oggi e' l'ottavo e nel 2020 sara' il nono (superato da India e Brasile). Insieme l'area euro e' di gran lunga il primo paese per Pil e gli effetti economici influenzano la vita quotidiana di tutti noi. Basti pensare agli effetti che avrebbe la sostituzione del dollaro con l'euro nei movimenti transnazionali o agli effetti che ha avuto nella riduzione del debito pubblico grazie alla compressione degli interessi. L'uscita dall'europa sarebbe un grosso affare solo per chi potesse riequilibrare subito la forte spinta inflazionistica che ne deriverebbe, provocando un nuovo impoverimento dei salariati.
#2997
Tematiche Filosofiche / L'individuo di massa
08 Gennaio 2018, 21:47:50 PM
Riflettendo sul concetto storico di democrazia e' emerso in me, quasi intuitivamente il seguente percorso che vorrei condividere con voi. L'ascesa della borghesia e' stata segnata dall'affermazione dell'individuo. Il soggetto borghese idealizzato nella figura di R. Crusoe che si afferma nel mondo senza necessita' di lignaggio e nobili natali. L'individuo filosoficamente definito dal sum cogitans e' l'antagonista del potere aristocratico. Progressivamente l'affermazione individuale deve estendersi sempre piu', poiche' la liberta' e la dignita' umana proclamate come valori universali, richiedono di poter sedere alla nuova mensa della borghesia.
L'equilibrio della democrazia liberale gestita dai notabili in una situazione di perfetta isonomia si spezza. Al regolatore "individuo" subentra il regolatore "massa" che si realizzera' nel xx secolo attraverso i totalitarsmi e le democrazie di massa.
All'inizio del terzo millennio assistiamo alla fusione di individualismo e massa, che permette la nascita dell'individualismo di massa. Questo terzo regolatore politico scinde i legami solidaristici che la massa porta con se' e offre la falsa idea che tutti possiamo imporci con la nostra volonta', come se tutti potessimo traformarci in tanti Robinson Crusoe.
In questo modo si preserva il mito originario della borghesia e si disattiva contemporaneamente la minaccia proveniente dalla formazione di gruppi-massa, presumibili portatori di valori non omologabili all'interno dell'imperante turbocapitalismo.
Non e' che sia molto originale come lettura ma tant'e', ormai l'ho scritta.
#2998
Dici due cose. Sulla prima sono io a non essere d'accordo perche' e' un dato storico il link esistente fra allargamento del suffragio e aumento della ricchezza presso gli strati meno abbienti ( i diritti economici credo che in uno stato di diritto siano formalmente uguali per tutti). Un dato che parte dalla rivoluzione francese e giunge agli anni 80 del Xx sec.', allorquando la controriforma neoliberale, la fine del socialismo reale, la globalizzazione e la crisi dei gruppi politici intermedi (sindacati e partiti), scinde questo legame.
La seconda che dici invece e' oggi estremamente vera e pericolosa poiche' "la plebe manipolata" e' l'anticamera della tirranide, come la storia ci ha ripetutamente insegnato. Ed e' per questo che l'educazione, un sistema scolastico e universitario ben tenuto, sono i principali antidoti a questo rischio. Quel che vedo io oggi e' una classe borghese in Italia e nel mondo sempre piu' bottegaia, incapace nel suo stesso interesse a fare spazio per cooptazione ai migliori di altre classi sociali: basti pensare all'incredibile emersione di ideologie retrive, razziste e autolesioniste legate al problema dei migranti.
Tutto cio' non toglie che vi sia un filo rosso che collega da sempre democrazia e ampliamento dei diritti sociali e materiali da parte delle classi povere, anche se questo puo' essere antiestetico per chi crede che la democrazia possa essere solo di stampo liberale (ed anche in questo caso ci sarebbe da distinguere almeno fra 3-4 tipi diversi di democrazia liberale).
#2999
La storia della democrazia e' sempre attraversata dalla dialettica relativa alla difesa dei poveri anche quella moderna. Infatti per un lungo periodo di tempo nel nordeuropa si e' dimostrato vincente il cosiddetto modello social-democratico.
Che le classi egemoni si servano della democrazia per catturare il consenso delle masse e' proprio il problema di cui stiamo discutendo.
Ad ogni modo il legame difesa delle classi povere-democrazia era ben noto a tutto il mondo antico, infatti la classica distinzione aristotelica, monarchia/tirannia, aristocrazia/oligarchia e politeia/democrazia, aveva come criterio regolatore il numero di chi aveva il potere e i bisognosi sono sempre stati in numero superiore degli affluenti. Per non parlare di tutta la storia dell'estensione del diritto di voto, sempre ostacolata dai notabili per paura che il diritto di voto fosse l'anticamera della perdita del diritto di proprieta'.
#3000
La provocazione di Viator continua a farmi pensare, perche' seppure successivamente articolata in modo confuso, contiene un nucleo di verita'. I greci parlavano a proposito della democrazia di "isonomia", cioe' di uguaglianza, solo rispettando l'intercambiabilita' fra elettori ed eletti si poteva parlare di democrazia. Per tutta la storia dell'umanita' la democrazia perfetta non vi e' dunque mai stata, sostanzialmente perche' non puo' esistere l'isonomia: siamo diversi e meritiamo ricompense diverse. Cosi almeno ci insegnano a spron battuto.
Possiamo immaginare due modelli ideali di democrazia: il primo e' quello di Viator, non c'e' distinzione fra governati e governanti, e' un gioco al ribasso ma solo in questo modo non si tradisce il significato autentico di democrazia. Il secondo modello e' quello del merito: si ottiene il potere politico solo se si hanno delle "qualitá". In questo caso si apre subito la questione dei criteri per decidere la classifica meritocratica. La soluzione piu' pratica e' stata quella delle elezioni universalistiche. In questo modo pero' l'elettore e' stato ridotto ad un consumatore della politica, ad un passivo esercente di un diritto con un potere di gestione e controllo nullo, se non eventualmente rimandato alle prossime elezioni.
Contemporaneamente questo modello dell'elettore passivo ha perso negli ultimi anni molti strumenti di ribilanciamento del potere, ovvero fine dei partiti e sindacati tradizionali, fine della struttura lavorativa unitaria e garantita, fine della concorrenza del sistema del socialismo reale e successiva revanche dei ricchi contro i poveri.
I meccanismi istituzionali democratici, nati da sempre per difendere i deboli e i poveri dai potenti e dai ricchi si trova cosi in una situazione critica, di ampia delegittimazione proprio perche' non e' piu' in grado di difendere i poveri.
Il sistema capitalistico ora deve dimostrare di farsi carico di questo oppure potra' continuare a cavalcare i suoi "animal spirits" finche' una nuova deriva reazionaria violenta non si sviluppi, riportando le lancette della storia indietro di un secolo.