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Messaggi - Jacopus

#2986
Molte cose che scrivi sono ampiamente condivisibili Paul, soprattutto la conclusione finale, ma in quanto uomini, pragmatici, razionali, dobbiamo schierarci. La democrazia è fallita, è in crisi? Bene. Individualmente consideriamo la democrazia un bene? Oppure un male? Se la consideriamo un male, ben venga la crisi.
Ma se la consideriamo un bene, allora dobbiamo attivarci, o perlomeno cercare una strada  teorica, fra noi frequentatori di questo forum per capire le ragioni di questa crisi (e lo stiamo già facendo) e le possibili vie di uscite.
Personalmente mi schiero fra i difensori di questa imperfetta, casinista democrazia moderna. La libertà che ci permette di esprimerci non ha prezzo. L'altra sera imprecavo un pò sopra le righe contro l'attuale ministro dell'interno. Mio suocero, che da bambino ben si ricorda del fascismo, mi ha detto a mezza voce, che forse adesso non è il momento di parlare in questo modo, che "non si sa mai come potrebbero andare a finire le cose". 
Di questo dobbiamo avere consapevolezza, che la democrazia moderna è un immenso serbatoio di libertà oltre che di altre 3000 inefficienze ma non è data una volta per tutte.
Eppure essa ci sembra scontata, come se si librasse fuori dall'atmosfera terrestre. Ed è forse questa stessa sensazione di intangibilità, come se facesse parte del sistema naturale, a far sì che il senso dello stato sia diventato così vacuo: "posso farmi corrompere, posso non fare il mio dovere, tanto tutto continuerà a scorrere tranquillamente, come sempre".
Su una cosa non sono però d'accordo Paul. Sulla fine delle ideologie. Le ideologie continuano ad esserci e ce n'è una particolarmente fiorente da noi che si chiama ultracapitalismo, ovvero la ricerca esasperante di ogni tipo di profitto, tutto piegato a questa (perversa) logica. Una logica che è stata altrove collegata con la modernità tout-court, dando luogo ad una diversa ideologia, l'integralismo islamico. Non tutti i capitalismi sono uguali o forse mi illudo io in questo senso, ma l'ho già detto altre volte, si è creata da 30 anni a questa parte una situazione paradossale, il capitalismo che fa della concorrenza la sua bandiera, non ha più concorrenti contro i quali gareggiare. Sconfitta l'aristocrazia, sconfitto il potere clericale, sconfitto il potere del socialismo reale. Era ovvio assistere ad un processo di hybris, che tuttora continua.
Su un altro argomento non sono ancora d'accordo Paul. Sul concetto di casta, che come lo descrivi tu sembra quasi un percorso inevitabile. Ricordo che nella mia gioventù lessi un libro davvero formativo, di j.p. Labatut sulle nobiltà europee. Ebbene quella che era davvero una casta, aveva però dei doveri nei confronti dei deboli e doveva sempre dimostrare il proprio valore, la propria cortesia, il proprio coraggio, la propria erudizione. Si nasceva nobili ma occorreva in vita saper dimostrare quella condizione. Altri esempi di élite virtuose nella storia ci sono e riaffiorano sempre nel corso di cicli positivi di una nazione. Personalmente non credo alle democrazie dirette. Almeno allo stato attuale delle cose. Viviamo in una società estremamente complessa. Sfido chiunque a informarsi in modo continuativo e completo su tutti gli argomenti del vivere civile nelle società attuali. Chi vi dice questo mente spudoratamente, probabilmente cercando di ottenere l'appoggio delle masse per i soliti giochini demagogici.
Grazie per la lettura.
#2987
Be' Ox. Anche tu ne dici di cose da sottoporre a seria riflessione. Tragedia e democrazia e' un binomio interessante. La tragedia e' l'impossibilita' di decidere univocamente. La consapevolezza che ogni scelta nasconde un veleno. Avere questa consapevolezza e' pero' gia' un antidoto contro le forme piu' violente di potere, che non si riconoscono nella tragedia ma nella rassicurante netta distinzione paranoica amico/nemico. La tragedia contrapposta al film a lieto fine.

Oggi c'e' stato un intervento molto bello e toccante di Emma Bonino in parlamento. Ha concluso, di fronte agli insulti barbarici di altri deputati dicendo "voi dovete dare l'esempio".
Credo che qui sia un punto saliente della trasformazione della democrazia. I rappresentanti non devono piu' dare l'esempio. Anzi sono adirittura definiti "stipendiati degli elettori". Come se la democrazia del XXI secolo sia una corsa verso il basso, come giustamente fa notare Acquario. E questa discesa tocca in primo luogo le istituzioni culturali. Su questo punto non sono affatto d'accordo con Inverno. I miei figli sanno smanettare sul computer, hanno visto il mondo piu' di me, ma in quanto a capacita' critiche, quella che i tedeschi chiamano weltaschaungen sono dei novellini rispetto alla generazione dei baby boomers. Proprio in un momento storico che necessita di forti capacita' critiche.
Anche il discorso su popoli guerrieri e democrazia e' molto interessante. Ho sempre collegato la coscienza democratica dell'Italia al movimento partigiano e prima ancora al risorgimento. Questo e' un paese dove  vige l'arte di arrangiarsi, dove la morale e' di matrice ambigua e pronta al perdono. "De Franza o de Spagna purche' se magna" e' il detto del popolino seicentesco.
Riconoscere i governanti in coloro che hanno rischiato la vita e' un valore straordinario, che crea un circolo virtuoso. Ora tutto cio' si e' perso dietro il vil danaro. Ma come si puo' sostenere il conflitto? Dovrebbero esserci strade alternative per mantenere e gestire una nuova "res publica".
#2988
Per Viator: la lingua è una cosa. La ricerca della conoscenza è un'altra, non strettamente sovrapponibili, anche se vi sono illustri esempi in questo senso (Wittgenstein, ad esempio). Che l'organo è la funzione siano interellati e reciprocamente condizionati ad esempio è una base del pensiero funzional-strutturalistico che da Parsons giunge a Luhamann.
#2989
Sono assolutamente d'accordo, Kobayashi. Anche le persone piu' rigide che frequentano questo forum hanno delle idee interessanti, che hanno il diritto di esprimere e che puo' arricchire tutti. Pero'...intanto bisogna avere la mente aperta e capace anche di ricredersi sulle proprie convinzioni...e in secondo luogo se nel corso di una stessa discussione cambia l'oggetto della critica...altro che relativismo...entriamo di diritto nel dadaismo.
#2990
Carlo. A me sembra che il discorso lo stai sviando tu. Solo ora parli di interpretazioni della epistemologia moderna a proposito di Kant, Hume ed altri, mentre hai iniziato il discorso riferendoti proprio a loro come agli scettici e ai relativisti del metodo scientifico. Veramente non so spiegarmi molti dei tuoi interventi. Ci stai trollando tutti? Perchè questa spesso è la sensazione. Ti prego pertanto di esprimere le tue idee in modo sensato e coerente, perché altrimenti anche il miglior benintenzionato non è in grado di replicare, visto che non si conosce neppure il nocciolo del discorso.
Grazie.
#2991
Uno solo e' davvero poco. Parlerei con Freud per il piacere di conoscerlo di persona, magari parlando di frivolezze intervallate da pensieri piu' profondi.
#2992
Qual'è esattamente la funzione del miracolo all'interno di una religione? Perchè la divinità ha bisogno del miracolo, una categoria presente in tutte o quasi tutte le religioni, o perlomeno in quelle monoteistiche?
Il miracolo, il meraviglioso inspiegabile, crea una frattura fra la vita quotidiana e il sacro. E' l'avvento del sacro nel mondo. Ma quello che non capisco è la imprevedibilità del miracolo. Il suo colpire a casaccio. Perchè una persona viene miracolata ed un'altra invece è destinata a perire o a vivere sciancata? Se miracolo deve essere, perchè non viene presentato in modo ineccepibile, magari annunciato in modo tale da non necessitare di processi canonici sul miracolo? Il miracolo sembra vivere sempre una posizione ambigua. E' la dimostrazione della potenza di Dio, che però dimostra la sua potenza in modi non del tutto chiari, sempre sottoposti a dibattiti e spesso alla dimostrazione di simulazioni. Conosco alcune risposte possibili a queste domande ma quello che mi preme domandare è se esista la possibilità di una religione priva di miracoli, una religione che sarebbe sicuramente più in sintonia con me, perchè connessa ad una dimensione spirituale che non deve essere sostenuta da apparati scenografici che spesso rasentano la mitomania o l'abuso della credenza popolare.
#2993
Voltaire. Stai usando tutto l'armamentario di chi sta per essere denunciato per atti persecutori. Il tuo cosiddetto stalking al contrario e' semplicemente la dissimulazione della tua ferita interiore per essere stato "mollato". Dimenticala al momento. Per volersi bene bisogna essere in due. Scusami il tono diretto ma serve a farti rendere conto che stai andando un pò "sopra le righe". Accetta il fatto, proverai del dolore, lo stai già provando, ma con il tuo comportamento non la riconquisterai di certo. C'è una canzone di Sting che si intitola "If you love somebody, set them free".
P.s.: la prossima volta metti questo tipo di intervento nella sezione "percorsi ed esperienze". Grazie.
#2994
Se leggiamo il concetto di democrazia in connessione con il processo di globalizzazione estremo in atto dalla fine dell'impero sovietico, sorge legittimo il dubbio che la democrazia, come l'abbiamo conosciuta dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, stia volgendo al tramonto.
Il ragionamento è il seguente: la democrazia ha bisogno della massima diffusione di una parte di popolazione critica, competente, capace di vedere i problemi della modernità nella loro complessità, senza farsi soggiogare dalla demagogia o farsi sottomettere da una situazione di bisogno economico. Per circa 50 anni questo obiettivo è stato perseguito nel mondo occidentale, donandoci forse uno dei periodi più fiorenti della storia dell'Europa. Mi ricordo negli anni '70, quando ero bambino, che la Rai trasmetteva trasmissioni fin troppo culturali, per una missione di "pedagogia" universale, che rifletteva gli umori di quel tempo e che in qualche modo doveva rispondere all'opposizione culturale al sistema del "socialismo reale".
Ad un certo punto questo modello di emancipazione, che ha prodotto conquiste importanti in tutto il mondo e in Italia basti ricordare il divorzio, il diritto all'interruzione di gravidanza, la chiusura dei manicomi, lo statuto dei lavoratori (ora emblematicamente soppresso), la riforma sanitaria universale, dicevo questo modello si è spento o più probabilmente è stato spento, quando si è percepito che il sistema sovietico era entrato nella sua fase agonizzante.
La cultura e la visione critica degli eventi è diventata nuovamente appannaggio di una minoranza, di una élite. Impossibile però tornare al vecchio mondo liberale della bella époque e pertanto è stato diffuso un modello culturale "alto", adatto alla élite ed un modello culturale basso, dove gli stessi fruitori possano in qualche modo sentirsi parte attiva di quella cultura e in qualche modo antagonisti della cultura "alta", fatta dai buonisti, dai banchieri, dalla cricca internazionale ebraica e così via.
Contemporaneamente assistiamo alle migrazioni di massa di questi ultimi anni. Migliaia di persone, spesso prive degli strumenti intellettuali necessari per interpretare il mondo moderno vengono scaraventate al centro di quel mondo, che faticano a comprendere e che non li integra o li integra solo parzialmente, non per cattiva volontà (qualche volta c'è anche quella) ma semplicemente perchè è impossibile farlo in modo decente con questi numeri e in questo poco tempo.
Una volta che queste masse in qualche modo raggiungono il diritto di voto, spesso si schierano con il pensiero semplificato dei cosiddetti "populisti" perché appunto non hanno gli strumenti per pensare in modo più complesso e perché leggono quel tipo di messaggi come adatti al loro sentimento di rivolta e di rifiuto delle regole vigenti. Si crea così una "strana alleanza" fra nuovi e vecchi emarginati.
La democrazia moderna non ha incluso, non ha incluso abbastanza ed ora dobbiamo solo attenderci nuovi tipi di potere politico, basati su "slogan semplici", "messaggi emotivamente pieni e intellettualmente vuoti", "creazione ad arte di nemici a cui contrapporre amici". Una sorta di democrazia "plebiscitaria", dove il processo democratico inizia e finisce con l'esercizio del voto.
Dulcis in fundo, la democrazia sempre più svuotata dal materialismo del potere economico, quantificabile e apparentemente razionale. Poter pagare un esercito rende possibile una guerra non una giusta causa.
Ora siamo giunti ad una ulteriore fase di questo processo: gli ignoranti  governati di altri ignoranti, in modo che gli ignoranti elettori non debbano vergognarsi della loro ignoranza perchè sono governati da ignoranti come loro. La funzione migliorativa e pedagogica della democrazia è finita.
La democrazia moderna di fronte a questo doppio attacco, dall'interno, come modifica dei processi di diffusione della cultura, e dall'esterno come ingresso dei migranti, portatori di culture semplici e profondamente condizionate dal colonialismo e dal neo-colonialismo, sta diventando un semplice simulacro? O lo è già diventato?
#2995
In generale, per quello che conta, mi schiero con bay-anthony. Ma rispetto alle differenze di reddito credo che siamo giunti ad un punto poco dignitoso per tutti. Per chi con il suo basso reddito si convince di valere poco e per chi con il suo alto reddito si convince che gli altri siano poco superiori alle bestie. Inoltre il discorso sui redditi si aggancia a quello sulla meritrocrazia, in Italia piuttosto deficitario  come segnalato da Eutidemo.
#2996
La natura non e' regolare. La misurabilita' scientifica e' un metodo che ci ha permesso il progresso degli ultimi 500 anni ma si potrebbe pensare, come fa la teoria dei multiversi (vs universo), che le leggi fisiche qui vigenti non lo siano altrove.
Quindi le eccezioni alla regola sono parte del mondo naturale, non si spiegherebbe altrimenti la teoria evoluzionistica darwiniana, una teoria scientifica a dispetto dei suoi fantasiosi detrattori.
Sui miracoli non mi pronuncio. Fanno parte della dimensione religiosa rispetto alla quale non ho strumenti sufficienti per parlare.
#2997
Per ercole: anche la minaccia della sua intraducibilita' rimanda a qualcosa d'altro. Viviamo in una cultura di segni e siamo abituati culturalmente ad interpretare. Inoltre il mito del labirinto e' una parte importante della mitologia greca, ovvero la ns infanzia culturale. Il suo significato simbolico anche per la ns vita quotidiana e' immenso. Paragonabile a quello della Bibbia che continua simbolicamente, volenti o nolenti, a condizionare la vita di tutti gli occidentali.
#2998
Per Carlo e Sgiombo: tertium datur est. Esiste una schiera di filosofi e pensatori per i quali determinismo e libero arbitrio possono ed anzi devono coesistere. E a me sembra la posizione piu' ragionevole.
#2999
Per Carlo. La posizione di Sgiombo sul determinismo e sulla sua connessione con l'etica e il libero arbitrio, per quanto discutibile, mi sembra chiara. Perche' dovrebbe continuare a ripeterla?
#3000
Dare una interpretazione del genere al mito del labirinto e' estremamente riduttivo. Nel mito entrano a pieno titolo figure mitologiche cariche di significato. Se volessi potrei dare una interpretazione specularmente opposta alla tua. Il minotauro non e' altro che l'effige della cultura minoica primordiale e il suo idolo monoteistico a cui si ribellano le forze politeiste e relativiste di Atene. Infatti al minotauro dovevano essere dati in pasto 20 ateniesi. Il minotauro fu il risultato della volutta' di Pasifae che volle accoppiarsi con il grande toro bianco. E non possiamo scordarci che Zeus spesso si e' trasformato in toro bianco, come nel mito del rapimento di Europa. Anche in questo caso il toro rappresenta l'Asia mentre Europa e' il simbolo del nuovo mondo greco, relativista e aperto al mondo, a differenza del toro, chiuso nel suo labirinto.
Ma il labirinto fu costruito da Dedalo e Icaro. Cioe' dalla tecnica contrapposta alle forze selvagge della natura. E Dedalo per sfuggirvi costrui' delle ali ma mori in questo tentativo. Per non parlare di Teseo che sconfisse il minotauro ma poi tradi' Arianna che si impicco' per questo.
Tralascio la storia della vela nera che provoco' il suicidio di Egeo. Come puoi ben vedere il mito del minotauro non e' altro che un grande inno al relativismo e al polimorfismo dell'animo umano.
Ps. Accostare arbitrariamente relativismo-ateismo-materialismo mi evoca una sorta di mostro a tre teste che vive pero' solo nella tua mente. Speriamo che sopraggiunga un novello Teseo in questo Forum per sconfiggerlo.