Nel valutare gli eventuali errori secondo me bisogna tenere in considerazione il risultato finale che si vuole ottenere. La mia impressione è che la risposta sia stata commisurata all'entità del problema, in particolar modo intorno alla pericolosità del virus e alla mortalità. Tutti gli anni vengono importati patogeni animali\vegetali (ho parlato per esempio del cinipide del castagno) e il livello di controllo per essi è praticamente nullo. Tutti gli anni vengono importati patogeni umani con una scarsissima mortalità, e nessuno fa niente. Questo virus è un pò più cattivello e sono state prese contromisure. Ora ipotizziamo che un ipotetico covid-X con la stessa capacità di infettare, e una mortalità del 50%. Diremmo, nella situazione attuale, che sono stati commessi degli errori? Io dico assolutamente di si, perchè davanti ad un virus del genere si spera che il sistema sia capace (cosa di cui dubito fortemente) di bloccarsi completamente ed evitare che si sparga sul globo. Il mio dubbio perciò, anzichè chiedermi se sono stati commessi errori, è diverso, ovvero "è questo il massimo che sappiamo fare?" perchè se lo è, ho paura che dovremmo riflettere con molta serietà sull'eventualità di virus altamente più aggressivi e le nostre eventuali risposte di sistema. Se il virus si è sparso è anche perchè ragionando in ottica di costi-benefici, si è deciso che certi "errori" potevano essere commessi. Ovviamente non mi riferisco ai medici, ma ai politici. E altrettanto ovviamente non è una ipotesi fantascientifica, visto che la resistenza agli antibiotici è un fenomeno ben conosciuto e che può dare vita a patogeni tremendi.

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