Citazione di: fabriba il 01 Settembre 2025, 15:06:02 PMMi rimane molto difficile trovare esempi di <svolte antropologiche che accadono non perché «ci vediamo dei vantaggi»>Certo, un qualche vantaggio per qualcuno può sempre esserci (e inoltre c'è sempre qualcuno che sa trarre vantaggio dai cambiamenti epocali), ma intendevo che il vantaggio non è sempre il motore principale della svolta, può essere a volte solo il modo di elaborare un cambiamento che nasce da un coacervo di interazioni. Considera ad esempio la scissione fra politica e religione (almeno in Occidente), con il rarefarsi delle religioni di stato; è il risultato di molti fattori, non la semplice individuazione di qualcosa di vantaggioso (ad esempio il clero magari non lo accolse come tale, altri sì e si potrebbe comunque dibattere su quanto sia effettivamente vantaggioso). Anche l'impennata della scolarizzazione, ormai consolidata in Occidente, può essere considerata più il risultato di dinamiche politiche e sociali che la concretizzazione di un vantaggio (v. laureati disoccupati mentre alcuni lavori richiedono manodopera estera). Oppure considera i cambiamenti introdotti nei luoghi pubblici dall'evento del Covid: maggior attenzione al distanziamento, diffusione dei disinfettanti, "sdoganamento" dell'uso della mascherina, etc. si sono affermati non come svolta vantaggiosa in sé, ma come risposta ad uno specifico evento imprevisto.
Intendevo quindi che ci sono svolte nate dalla possibilità di acquisire un vantaggio (diffusione della ruota, introduzione armi da fuoco, etc.), ma anche svolte che nascono senza una chiara organizzazione rivolta al miglioramento, ma perlopiù come risposta ad eventi storici, contingenze e interazioni complesse al punto che il vantaggio diventa relativo e opinabile.
Citazione di: fabriba il 01 Settembre 2025, 15:06:02 PMci sono anche tante cose che vengono teorizzate e discusse e si rivelano sciemenze, almeno penso, altrimenti sarebbe troppo facile predire il futuro guardando semplicemente cosa si discute e teorizza. Il filtro della storia ci fa dimenticare le sciemenze e ricordare le cose che hanno avuto una influenza sul mondo.Sicuramente non tutte le teorizzazioni poi "funzionano" o "attecchiscono", ma credo che anche nella nostra epoca della iperstoria (come dice Floridi) rimanga un sostanzioso gap temporale fra la metabolizzazione culturale di alcune idee e la loro diffusione popolare, con il risultato di avere il sentire comune sempre un po' fuori sincrono rispetto ad alcune proposte o interpretazioni della realtà. Mentre le mode e i tormentoni hanno diffusione praticamente istantanea, l'update della forma mentis ha tempi di elaborazione solitamente generazionali. Ovviamente, come hai giustamente ricordato, ci sono idee e paradigmi che verranno ignorati e non entreranno mai nella vox populi, così come ci sono prodotti che sembrano rivoluzionari e innovativi ma non avranno successo, pur sembrando a loro modo "vantaggiosi" (come ad esempio il Metaverso).