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Messaggi - sileno

#31
Citazione di: Federico Mey2 il 19 Gennaio 2019, 17:42:22 PM
Citazione di: sileno il 19 Gennaio 2019, 16:10:50 PM
Citazione di: Federico Mey2 il 17 Gennaio 2019, 15:42:08 PM
2 - Moralismo - Richiamo a fare il Bene e disprezzare il Male;
3 - Moralismo - Atteggiamento filosofico che focalizza l'attenzione dell'individuo sul fatto che il suo pensare e comportarsi sia necessariamente Bene o Male.



I giudizi morali:"giusto e "sbagliato" sono pregiudizi? I giudizi morali sarebbero solo pre-giudizi che ci si propone di "dimostrare" per persuadere a indotti comportamenti, come notò Nietzsche? I doveri assoluti dei 10 comandamenti, che si obbediscono senza discutere analiticamente sulle loro possibili conseguenze, in che senso sono "virtù" giuste e buone? Perchè lo dice l'infallibile parola biblica di Dio? Ad esempio sarebbe stato sbagliato e immorale uccidere Hitler per salvare la vita di tante persone? La guerra approvata dai teologi quale "giusta", in quali casi e per chi lo è veramente Chi lo stabilisce? ...
il consequenzialismo giudica "giusto" e sbagliato" in base alle conseguenze, che possono essere previste o meno. L'"eterogenesi dei fini" infatti riconosce che le azioni umane possono conseguire effetti diversi da quelli che si volevano perseguire. E le teorie relativistiche? Sono valide solo se relativizzano pure se stesse, perchè non esistono verità assolute...
Salve.
In continuità con i miei numerosi post sono mi ormai rassegnato a rispondere sistematicamente nello stesso modo:
Sono d'accordo che la definizione di Bene (e di Male) sia relativa, ho soltanto tentato di dire che se (per ipotesi) fisso una definizione di Bene (valida quindi eventualmente soltanto in un caso specifico, per un determinato sistema giuridico, ad esempio, o per una fede religiosa), è morale, moralista chi propone Bene e immorale chi propone il suo opposto.
Fermiamoci qui, perchè se non siamo d'accordo su questo, il punto successivo non lo possiamo trattare!
Salve




Tu dici più o meno, se ho capito, "se fisso una definizione di Bene per un caso specifico, è morale, giusto, buono, attenervisi.
Quindi di può definire bene, male, giusto, sbagliato entro un sistema - non in assoluto - come religione, giustizia, ecc. 
E' sempre qualcuno, fallibile, che decide ciò che è bene e ciò che è male. Come far nascere una bambino sapendo a priori che sarà cieco, sordo, muto, con gravi limitazioni psico-motorie. Per la religione cristiana è bene rifiiutare l'aborto terapeutico.
#32
Citazione di: Sariputra il 21 Gennaio 2019, 11:56:44 AM
...Ben vengano allora ricerche sociologiche come quelle compiute in questi anni alla Rice University, condotte da Elaine Howard Ecklund, la quale ha studiato e analizzato la posizione religiosa di migliaia di scienziati dimostrando che nella loro vita è assolutamente compatibile la presenza della fede religiosa e dell'indagine scientifica.

... Gli scienziati che credono in Dio sono più numerosi di quelli che si definiscono atei o agnostici. In Italia, ad esempio, quasi il 60% dei fisici e biologi crede in Dio e si dichiara cattolico mentre soltanto il 20% è ateo e il 23% agnostico. Più numerosi gli scienziati credenti, seppur di poco, anche negli Stati Uniti: il 36% afferma di credere in Dio contro il 35% degli atei e il 29% degli agnostici. Nel Regno Unito e in Francia sono invece maggiori gli scienziati che non credono in Dio, mentre dati completamente opposti si trovano in Turchia (85% degli scienziati è credente contro il 6% di atei e il 9% di agnostici), in India (79% contro 11% di atei e agnostici), a Taiwan (74% contro 14% e 15%) e Hong Kong (54% contro 26% e 20%).

...gli scienziati sono più laici non a causa del loro lavoro dato che ritengono compatibili scienza e fede. Occorre tuttavia ricordare che in un'indagine del 2014, sempre della Rice University, è stato rilevato che negli Stati Uniti, su 10.000 scienziati americani li 18% frequenta servizi religiosi settimanalmente, rispetto al 20% della popolazione generale degli Stati Uniti; il 15% si considera molto religioso, contro il 19% della popolazione generale degli Stati Uniti; il 13,5% legge settimanalmente testi religiosi, contro il 17% della popolazione degli Stati Uniti e il 19% degli scienziati prega più volte al giorno, contro il 26% della popolazione degli Stati Uniti. Dunque le percentuali di credenti e del loro impegno religioso sono piuttosto simili tra gli scienziati americani e la popolazione generale.
Piuttosto che la frequenza di partecipazione ai servizi religiosi o la frequenza della preghiera, ci sembra più interessante rilevare che da questo studio gli scienziati intervistati tendono ad avere una percentuale di affiliazione religiosa inferiore rispetto al totale della popolazione. Se gli italiani affiliati religiosamente sono infatti l'88%, gli scienziati che professano una religione sono il 63%. Non essere affiliati religiosamente, ovviamente, non equivale a non credere in Dio. «Nella maggior parte delle regioni», hanno spiegato i ricercatori, «gli scienziati risultano essere più laici rispetto alla popolazione generale. Tuttavia gli scienziati non credono che la scienza abbia un influsso secolarizzante; invece, la maggior parte pensa che religione e scienza operino in sfere separate. La nostra ricerca rivela che, anche nel più laico dei contesti, scienza e religione in genere non sembrano essere in conflitto nella vita dei singoli scienziati».




Presento un autorevole recente scritto di Mancuso su Dio e scienza. Io ormai sto fuori da dissertazioni che escludono un rigoroso criticismo filosofico supportato da recenti scoperte delle scienze, neuroscienze, ecc.

Avverto che si tratta di un mio abstract, l'articolo completo non è di agevole lettura. Ne ricavo i punti più salienti.

Sono idee non nuove, che a suo tempo ho discusso forse anche qui ( scienza anti dogmatica e anti assolutista: tutto è possibile, si tratta solo di ragionare in termini di probabilità,e di ricerche che non beneficiano mai di una teoria conclusiva):



La fede per Kant non ha nulla a che fare con il sapere ma procede dalla morale. 
Contro questa prospettiva insorse Hegel, il quale nel 1802 scrisse un saggio appositamente intitolato Fede e sapere e dedicò buona parte della sua filosofia a riconciliare la frattura operata da Kant. 

 La divisione radicale sul rapporto sapere-fede tra i due più grandi filosofi della modernità, entrambi credenti ed entrambi malvisti dall' ortodossia ecclesiastica, pone la domanda: il sapere rimanda a Dio o è solo tramite il sentimento morale che vi si può giungere?...

Oggi rispetto a quei tempi il ruolo del sapere, soprattutto di quello scientifico, ha cambiato direzione e viene evocato a supporto non più della fede in Dio, come avveniva allora.considera il sapere offerto dalla scienza, Dio appare del tutto implausibile.
Così sostiene il "Nuovo Ateismo", movimento sorto all'inizio di questo secolo a opera di autori come Richard Dawkins, Daniel Dennett, Christopher Hitchens. In diretta polemica con questa prospettiva esce nella collana di Raffaello Cortina "Scienza e idee" diretta dal filosofo della scienza Giulio Giorello (ateo, ma di vecchio stile) 

la scienza né afferma né nega Dio. Offre piuttosto una serie di dati sull' estrema improbabilità di questo universo e dell'emersione in esso della vita così da alimentare ancor più le domande e le inquietudini: come spiegare la circostanza che ha condotto le costanti della natura a rivelarsi così finemente sintonizzate per la nascita della vita e dell'intelligenza?
Parole di Einstein citate da Aczel: «Chiunque si occupi seriamente di scienza si convince pure che una sorta di spirito, di gran lunga superiore a quello umano, si manifesta nelle leggi dell'universo. In questo senso la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto diverso dalla religiosità di chi è più ingenuo».

Chi quindi esce sconfitto dalla ricerca scientifica odierna è il dogmatismo: sia quello teista, che ritiene che Dio possa essere «conosciuto con certezza attraverso le cose create» come stabilisce il Concilio Vaticano I, sia quello antiteista, che ritiene che attraverso la natura Dio possa essere negato con altrettanta certezza.

Se poi è vero che oggi gli scienziati in maggioranza sono atei, ciò non dipende dalla scienza, che può solo consegnare a quel senso di domanda continua evocato da Einstein, ma dalla povertà della religione attuale, arroccata nel proprio patrimonio dogmatico e incapace di assumere lo spirito della libera indagine.

Certo, non tutti i modi di negare Dio sono uguali. Su questo tema il filosofo genovese Roberto Giovanni Timossi ha appena pubblicato da Lindau Nel segno del nulla.Critica dell'ateismo moderno, 

1) antropologico: per essere uomini occorre liberarsi dell'idea infantile di Dio; 2) sociopolitico: la religione è oppio dei popoli; 3) scientifico: la scienza nega Dio; 4) antiteodicetico: il male nega Dio.

Vito Mancuso, la Repubblica 7 aprile 2015

Tratto da "Né atea né devota perché la scienza non respinge l'idea di Dio"

Saluti
#33
Come non scrivere – Claudio Giunta – Utet 2018

E' il titolo di un manuale di Claudio Giunta.
Curare le parole è curare il pensiero.A scrivere s'impara
se conosci bene la cosa le parole verranno da sole.
Linguaggi confusi e fumosi dipendono spesso dalla scarsa conoscenza del tema di cui si tratta.
Oggi è forte l'esigenza di una educazione linguistica che arricchisca le capacità di comprensione e intelligenza, di rapporto autentico con gli altri e con il mondo,un' educazione linguistica che dia a tutti la lingua che ci fa tutti uguali.Essere padroni di sé nelle nelle relazioni politiche, economiche e socializzazione.

In Italia uno su quattro è un analfabeta funzionale: sa leggere,non elaborare informazioni, legge e non capisce.



Da introduzione al ragionamento scientifico - Claudio Tognoli - 

Chiunque sostenga una tesi deve fornire la logica di ciò che difende,non presentarla per gioco o provocazione ma per combattere un'opinione falsa o dannosa deve produrre argomenti validi.

Occorre rispetto nell'impegnarsi nel contribuire per un dibattito svolto per verificare la verità di una tesi e la falsità dell'opposta, non allo scopo di distruggere l'avversario: non tutti conoscono la tecnica argomentativa; non deve prevalere la retorica del più abile.

Avvalersi della logica della teoria dell'argomentazione, senza antagonismo ma con correttezza e persuasione insieme.
Le fallacie vanno studiate dalla logica per difendersi dagli imbrogli dell'interlocutore. Quindi per argomentare si devono conoscerne le varie e ingannevoli.
#34
Citazione di: iano il 21 Gennaio 2019, 01:16:00 AM
Io credo che fede e ragione possano convivere , e che anzi lo facciano al di la' delle nostre intenzioni e dichiarazioni di intenti.
Pur non dichiarandomi credente intuisco che abbiamo la capacità di credere e che questa si esplica al di la' della nostra volontà.
Credo sia una capacità che risiede al fondo di noi , così in fondo che non appare facilmente.
Penso che fra fede ,intesa in generale come capacità di credere , e ragione , esista uno stretto legame che però non ci appare.
In fondo anche i più razionali di noi credono in una realtà la cui esistenza non è dimostrabile.
In effetti ci sono dei modi in cui fede e ragione potrebbero essere compresenti. Molti cristiani praticano una religione poco esigente dichiarando di avere fede, da non discurere dato che la filosofia non li interessa. Sono, a loro insaputa, fideisti, che è pur sempre una posizione filosofica.

Per certi filosofi Dio può essere concepito in modo panteista: Dio è in tutto e tutto è in Dio. Dal modo come si concepisce Dio dipendono le risposte. Einstein disse:"Cominciate a dirmi cosa intendete voi per Dio ed io vi risponderò dopo se ci credo"

Saluti
#35
Citazione di: 0xdeadbeef il 20 Gennaio 2019, 18:59:38 PM
Io non credo che la richiesta della religione (preferirei non parlare di "Chiesa" per non troppo identificarla con
il Cattolicesimo) sia di abbandonare la ragione per abbracciare la fede.
A parer mio si può, filosoficamente parlando, abbracciare la fede in due modi: o per una specie di "illuminazione"
o per una "scelta" esistenziale.
Ne: "La religione entro i limiti della sola ragione" Kant sostiene appunto questo: si può andare "oltre" la ragione
filosofica, ma senza pretendere che questo oltrepassamento abbia un fondamento razionale ("Dio non ha più realtà
dell'idea che io abbia cento talleri in tasca", afferma).
Trovo che il ragionamento di Kant sia stato ripreso e sublimato ad arte da Dostoevskij, il quale afferma: "se anche
Dio non fosse verità, starei con lui, non con la verità (I Demoni)". Ecco dunque la presa d'atto che la filosofia
non basta; che in un certo qual modo la fede sia necessaria al vivere: che sia ovvero "razionale".
E del resto anche Heidegger in un certo senso "concluse" la sua grandiosa ricerca con queste parole disperate: "la
filosofia non potrà produrre nessuna modificazione immediata dello stato attuale del mondo. E questo non vale solo
per la filosofia, ma per ogni riflessione e per ogni aspirazione degli uomini. Solo un Dio, ormai, può aiutarci
a trovare una via di scampo".
saluti


Può sussistere, anche se pare raro, la compresenza di fede e ragione. Si dice che una percentuale, probabilmente non alta di scienziati sia inspiegabilmente credente.
Kant è fondamentale anche per il presente discorso. Ha riassunto gli interrogativi della filosofia in tre quesiti chiave:

Cosa posso conoscere?
Cosa devo fare?
Cosa mi è permesso di sperare?

La religione è estranea allo spirito di questo problema. Non mette nulla in discussione, non procede per interrogativi, ma fornisce soluzioni e risposte definitive.

Saluti
#36
Citazione di: viator il 20 Gennaio 2019, 18:29:19 PM
Salve Sileno. Tutto perfettamente ovvio.
La filosofia è la sistematica del dubitare.
La religione è la sistematica del credere.
Non vedo che ci sia da riflettere. Che altro si vuole ?
Saluti.


E' così, come dici. Si tratta di una riflessione. A mio avviso, come la scienza, non dogmatica, ammette, è possibile ma estremamente poco probabile e credibile il Dio amoroso che ci accoglie e rende felici in una vita ultraterrena, assieme ai nostri cari. Per me il conforto può arrivare più dalla filosofia.

Saluti
#37
Citazione di: Jacopus il 20 Gennaio 2019, 23:07:49 PM
Dopo una certa età, direi attorno ai 50, ogni vita e a maggior ragione la propria, inizia ad essere un dipinto ben riconoscibile. Nel corso della infanzia e della gioventù si danno le prime pennellate. E' possibile talvolta cancellare un tratto o un colore non proprio assonante. Con il trascorrere della maturità il quadro diventa sempre più definitivo e sempre più ci si domanda: "e se avessi fatto un diverso scorcio? E se avessi usato la tonalità del blu, invece che il giallo? E se invece di quella stamberga avessi dipinto una bella villa nobiliare?"
Io spesso ho rimpianto di non aver fatto lo stesso mestiere di mio padre. Lo avrei fatto con passione e probabilmente bene. Ma la presunzione della gioventù, quando si pensa di poter ottenere qualsiasi cosa, me lo impedì. Ma aver intrapreso una strada diversa mi ha aperto altre opportunità, una vita diversa che ora è la mia vita. In fondo così come possiamo paragonare il nostro presente ad un altro possibile presente, migliore se solo avessimo fatto certe scelte, allo stesso modo possiamo fare anche il percorso contrario e paragonare il nostro presente ad un altro possibile presente, peggiore se solo avessimo fatto proprio quelle stesse scelte che crediamo ci avrebbero dato più gioia e felicità.
E allora non resta altro che goderci lo spettacolo del fringuello e di tutte le creature, di tutte le piante e di tutte le strutture geologiche di questo nostro universo.




Già intorno alla mezza età si riflette sulle molte vicende, occasioni, aspettative, incontri che sono caduti tra le cose morte. E' normale, senza tormentosi rimpianti e rammarichi, riandare con la memoria a certe possibili scelte che avrebbero cambiato la nostra vita, ma non sapremmo mai se in meglio o in peggio. Si può indugiare nei ricordi anche con un po' di nostalgia ma senza tormentosi "ah, se avessi" ....anche se talvolta non siamo stati previdenti, altre volte non è dipeso da noi... ma non potevamo saperlo.Quindi saggio è vivere nel migliore dei modi il presente senza tormentosi sguardi al passato e al futuro, con la faccia sempre rivolta in avanti, al caso far tesoro di errori passati. Come dice la saggezza popolare non piangere sul latte versato, che è cosa ragionevole ma per tanti difficile da applicare. Anche la psicoterapia cognitiva insegna a sostituire idee malate con altre  realistiche, ragionevoli.

Saluti
#38
Citazione di: Jean il 20 Gennaio 2019, 16:41:47 PM
Stranamente i miei due animali preferiti sono i gatti e gli uccelli (particolarmente quelli di piccola taglia) che in natura han le parti di prede e predatori, però apprezzo tutti gli animali per non dire degli insetti e del loro straordinario adattamento all'ambiente.

Stamane mentre leggevo questo tuo scritto, per cercar di ricambiare la tua gradita risposta sul tema della Giustizia, è accaduto un fatto nuovo...



Se il "mio" fringuello non avesse dato "oltre" il meglio di sé sicuramente la risposta sarebbe stata diversa, probabilmente una risposta "pensata", scaturita da quell'oscuro lavoro di comparazione, classificazione e rielaborazione delle informazioni che la nostra mente-cervello attua senza soluzione di continuità.
Pensiero che risponde al pensiero mentre la vita in azione sorpassa i suoi limiti e si dispone a nuove situazioni.


Un cordiale saluto
Jean


Considero il tuo post un invito alla divagazione e accetto volentieri. Così rispondo parimenti cercando di essere in tema con questa svolta di argomento, restando in tema di uccelli ai quali non mi sono mai interessato finché mia figlia e marito, senza figli, hanno comperato un canarino: Limone. Bello, vivace, canterino. Purtroppo durò poco; forse per il cerchietto alla zampina troppo stretto, s'è invalidato a tal punto che si pensò di sopprimerlo, dopo varie visite dalla veterinaria, e perfino "degenza" in ... clinica.Senonché pian piano s'è ripreso, non vola ma a suo modo pare felice o perlomeno ben adattato alla nuova situazioni di invalido. Non può volare, ma mostra vivacità, canta e ha nuovamente un buon aspetto. Non lo avrei mai creduto, ma io, mai interessato a nessun tipo di animale, mi sono tanto affezionato a questo sfortunato animaletto.

Contraccambio cordiali saluti
Sileno
#39
Filosofia e religione :il problema della salvezza

Come ci aiutano le religioni di fronte alla paura estrema? Con la fede: Dio, se umilmente credi in Lui, ti salva, di contro all'arroganza e vanità della filosofia,secondo i grandi pensatori come Sant'Agostino e Pascal.
Il libero pensiero filosofico ha anch'esso la pretesa di salvarci, perlomeno dalle angosce della morte,ma con le nostre forze e ragione, senza orgoglio: riusciremo con la nostra intelligenza a superare le paure e non con la fede cieca,ma tramite noi stessi, senza Dio.Filosofia è medicina dell'anima secondo Epicuro,Lucrezio, Epitteto e altri.
Secondo Montaigne fare filosofia è imparare a morire. Così in Spinoza, in Kant, in Nietzsche.
Nostalgia, rimpianto, senso di colpa e rimorso ci corrompono la felicità e anche la memoria degli attimi di gioia può spingerci fuori dal reale trasformandoli in paradisi perduti che impediscono di assaporare il presente.Per le religioni si tratta di aspettare un avvenire migliore elargitoci da un Essere infinito e buono che ci ama sopra ogni cosa. Anche i nostri cari ci aspetteranno nella vita migliore. Per questo la filosofia è invisa dalle religioni, fondandosi su ragione,spirito critico, dubbio.
La filosofia ci induce a cavarcela con le nostre forze,tramite la ragione: fare filosofia è imparare a morire ( Montaigne).
Poco credibile l'incontro con i nostri cari dopo la morte: da un Dio che ha permesso nefandezze verso innocenti .
La richiesta della Chiesa è abbandonare la ragione per abbracciare la fede
#40
Citazione di: sgiombo il 20 Gennaio 2019, 09:31:39 AM
Citazione di: sileno il 19 Gennaio 2019, 23:26:38 PM
Anche il rimpianto per gli anni giovanili, le esperienze di allora, è un pensiero controfattuale che può diventare patologico

Questo scritto deriva da un'attuale esperienza personale, rinforzata da un carattere portato all'ansia, al rimuginio controfattuale, da cui tento di uscire.

Può essere patologico ma anche no.

(Scusa se queste considerazioni che sto per proporre esulano alquanto dalle tue riflessioni con le quali peraltro concordo; credo anch' io nella validità ed estrema attualità degli insegnamenti degli Stoici, ma pure degli Epicurei. Anche nel mio caso sono determinanti l' esperienza personale e i tratti del carattere).

Già da giovane, e ovviamente ancor più in vecchiaia, ho sempre avuto uno aspetto spiccatamente "nostalgico" del mio carattere.

MI é sempre piaciuto ripensare con serena, piacevole malinconia alla mia infanzia e adolescenza, anche agli sbagli che ho commesso e alle occasioni di migliorare le mia esistenza che ho perduto, non solo alle scelte di cui mi sento fiero e orgoglioso.
Avendo vissuto successivamente in località diverse dalla città -meravigliosa!- in cui ho passato i miei primi vent' anni, appena raggiunta la pensione, e dopo averlo tanto desiderato negli anni precedenti, mi sono premurato di rintracciare due miei "migliori amici", quello degli anni della scuola elementare e quello del liceo, e sono andato a trovarli (separatamente com' é ovvio).

MI sentivo immerso in un groviglio di sentimenti indescrivibile ma decisamente positivo, piacevole, mentre con mio grande stupore ciascuno dei due mi pareva alquanto distaccato e poco emotivamente coinvolto, malgrado i miei tentativi di rievocare momenti meravigliosi e a mio parere interessantissimi del tempo trascorso insieme.
Evidentemente abbiamo vissuto, nel lungo tempo trascorso separatamente, diversi sviluppi personali; oppure loro si sono sviluppati, mentre io sono rimasto bambino (e la cosa non mi dispiace...).

https://www.youtube.com/watch?v=mphGpYAriDc

https://www.youtube.com/watch?v=bqEscnZXVFA




Sono portato al nevroticismo e sucede che il passato per me non sia fatto di piacevoli ricordi ma di struggenti rimpianti, rassegnato per averli vissuti, consapevole che ora conta guardare avanti, vivendo nel migliore dei modi possibili. Con l'avanzare dell'età mi sono trovaro un sopravvissuto a tanti morti, a tante associazioni di cui facevo parte. La ricerca di antichi compagni, sempre che siano rintracciabili,richiede il coinvolgimento di entrambi, disposti a rievocazioni gratificanti e serene.Avendo conservato come te un pizzico di spirito giovanile: il gioco e il sogno sono determinanti a ogni età. Può fare la differenza nell'incontro con amici di un tempo.
#41
Attualità / Re:La giustizia è misura
19 Gennaio 2019, 23:53:59 PM
Citazione di: Jean il 11 Gennaio 2019, 14:23:14 PM
Torino, sentenza d'appello: da reintegrare la mamma licenziata per il furto di un monopattino

La donna aveva ricevuto in dono il giocattolo da una collega del deposito rifiuti. In primo grado aveva perso la causa anche se il licenziamento era stato considerato eccessivo


L'operatrice della Cidiu che aveva rubato un monopattino dal deposito dei rifiuti non avrebbe dovuto essere licenziata. Lo ha stabilito la corte d'appello della sezione lavoro del tribunale di Torino che ha ribaltato la sentenza di primo grado. Elisabeth Aicha Ounnadi era stata licenziata a giugno di due anni fa, accusata dall'azienda, la Cidiu Servizi, di aver rubato un monopattino che la donna aveva ricevuto da una collega la quale lo aveva preso dal deposito dei rifiuti da riciclare dicendole di regalarlo a suo figlio  di otto anni. Quell'episodio aveva fatto scattare la contestazione disciplinare e Ounnadi era stata licenziata dopo undici anni di servizio.






A volte si dovrebbe fare appello a una giustizia umana, alla tolleranza,alla generosità di cuore, perc è più giusta dell'iniquità di un freddo giudizio da uomini i cui sentimenti non saranno stati gli ispiratori del verdetto.

Vi è dunque sovente uno scontro , un conflitto o superamento fra giustizia e carità. La carità consiste appunto nell'imporsi per correggerer la giustizia in quello che ha di ingiiusto e implacabile, per colmare i vuoti e smussare gli angoli della giustizia che è difatti spesso molto dura,d i un'esattezza e severità inflessibile. La giustizia è approvabile ma spesso non si può applicare alla realtà, non è adattabile agli uomini: dove diventa inoperante, la carità compie l'imprevisto, che a volte si chiama la grazia.
#42
Percorsi ed Esperienze / L'ossessione controfattuale
19 Gennaio 2019, 23:26:38 PM
L'ossessione controfattuale: "ah se avessi" ..." gl'inganni "del pensiero.

Nel tempo si celano le angosce atte ad alimentare i rimorsi e le nostalgie del passato. I due grandi mali : il peso del passato e i miraggi del futuro. Ci lasciano sfuggire il presente e ci impediamo di viverlo pienamente.

Marco Aurelio:Ognuno vive solo nel presente, nell'istante. Il resto è il passato e un avvenire oscuro. Corta è la vita che dobbiamo affrontare. E Seneca nelle lettere a Lucilio: si sopprima la paura dell'avvenire, il ricordo degli antichi mali.Questi non mi riguardano più, il futuro non ancora. Non c'è altra realtà oltre a quella vissuta qui e ora.


"Se avessi fatto, capito,saputo ... non sarebbe accaduto". S'immaginano scenari alternativi, consapevolezze precoci,informazioni, che avrebbero evitato una malattia, un incidente, una catastrofe, una perdita,ecc.Talora ci tormenta più che il fatto doloroso in sè, il pensiero che avremmo potuto evitarlo.


Questo può portare al rimuginio ansioso o ruminazione depressiva con conseguenti pensieri inconcludenti, ripetitivi, negativi . Disfunzionali e maladattativi focalizzati su stati emotivi interni, incontrollabili, perdendo il contatto con la realtà disturbata dal disagio emotivo e comportamentale.

Come interrompere la catena di tali pensieri, dispendio di energie per la mente?
E' grave la sofferenza emotiva per non saper controllare i pensieri ossessivi e gestire l'ansia.
Rimedi proposti? Guardare i pensieri scorrere nella scena mentale, esercizi di respirazione, una persona che ascolta empaticamente astenendosi da consigli, comprendere come funziona un'ossessione, imparare a vivere nel presente.

Sarebbe pertinente la terapia cognitivo comportamentale: non turba tanto l'evento quanto le suggestioni che ci facciamo intorno a esso,concetto che deriva dalla saggezza antica.
L'invito è a un pensiero e agire ragionevole: sostituire i pensieri malati con altri positivi, costruttivi.

Potrebbe soccorrere la filosofia? Ad esempio la massima 34 di Schopenhauer, che esorta a non esagerare con i rimproveri verso se stessi, perché il corso della vita è il prodotto di due fattori: eventi e nostre decisioni in un limitato orizzonte: non possiamo anticipare decisioni, prevedere eventi,né essere a conoscenza di certe informazioni che avrebbero mutato certe circostanze.Inoltre siamo condizionati da un nostro poco modificabile carattere, personalità,ecc.
Certi rimuginii mentali possono causare sofferenze indicibili e ammalare anche il corpo.
La filosofia serve per capire il mondo e se stessi,a volte per salvarci vincendo le paure che paralizzano, trovando la soluzione in noi stessi: può superare la psicologia.
Soprattutto superare l'attaccamento al passato e la preoccupazione per il futuro che impediscono di vivere nel presente: il solo che esiste e può turbare.Anche il rimpianto per gli anni giovanili, le esperienze di allora, è un pensiero controfattuale che può diventare patologico

Questo scritto deriva da un'attuale esperienza personale, rinforzata da un carattere portato all'ansia, al rimuginio controfattuale, da cui tento di uscire.
#43
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
19 Gennaio 2019, 22:42:47 PM
Citazione di: Jacopus il 19 Gennaio 2019, 17:50:36 PM
L'individualismo è spesso considerato uno dei mali della modernità. L'individuo, come una monade leibniziana o come un capitalista smithsiano pronto alla guerra di tutti contro tutti.
Ma come in tutte le cose umane, possiamo capovolgere la visuale. Se la collettività è più importante del singolo individuo, possiamo tranquillamente sacrificare un singolo individuo per difendere una idea collettiva. E se l'idea collettiva è particolarmente preziosa è possibile ed anche giusto, fino a doveroso, sacrificare anche milioni di persone. Per questo faccio l'elogio all'individualismo, che ci dice che contro ogni idea totale e collettiva esiste la dignità del singolo, dell'individuo. Nessun uomo grasso può essere sacrificato per delle idee, neppure di morte lenta.




L'individuazione è un processo di costruzione di un'individualità . Jung vede nel processo d'individuazione il fine e il senso dell'esistenza, volto alla ricognizione di sé, definisce l'individuazione come un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. Una necessità naturale: impedire l'individuazione con il tentativo di stabilire norme ispirate a criteri collettivi significa pregiudicare l'attività vitale dell'individuo .L'individuazione comporta rispetto per le caratteristiche individuali della personalità, riscattandolo da ogni concezione rigida di supino adeguamento alle esigenze della società e della cultura. Per rendere cosciente l'individualità v'è bisogno di un processo cosciente di differenziazione: l'individuazione. Da questo punto di vista l'analisi più allarmata è stata quella della Scuola di Francoforte:l'io individuale distrutto dal predominio delle rappresentazioni collettive.: l'uomo massa che si identifica con la totalità sociale.
#44
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
19 Gennaio 2019, 16:38:05 PM
Citazione di: Socrate78 il 09 Gennaio 2019, 20:39:49 PM
Ho sempre considerato (sia pur non condividendolo o forse comprendendolo del tutto....) affascinante il pensiero del poeta Giacomo Leopardi, soprattutto ritengo che la sua statura filosofica sia da approfondire e sia stata sottovalutata. La filosofia di Leopardi, così come ci è stata tramandata dai testi scolastici, si basa sul concetto secondo cui ogni essere umano (o in generale essere vivente) tende istintivamente al piacere, alla felicità, ma si tratta di una felicità senza limiti nel tempo e nello spazio. Ora, il gravissimo problema consiste nel fatto che tutti i piaceri della vita sono invece FINITI, hanno un termine nel tempo e sono limitati nello spazio, di conseguenza l'uomo è condannato ad un'infelicità costante; di fatto per Leopardi il piacere è una somma illusione, poiché in realtà si tratta sempre o di un ricordo di una felicità provata in passato o dell'attesa di una felicità che verrà in futuro, per cui metaforicamente il sabato che preannuncia la festa è per il poeta ben più piacevole della domenica stessa. Il piacere è come un fantasma che ci sembra reale e vivo ma in realtà non c'è MAI! Tali concetti sono espressi nello Zibaldone e in maniera sistematica nelle Operette morali, un tipo di prosa spesso molto vicino alla poesia.


Nulla - Tutto è nula al mondo anche la mia disperazione, della quale ogni uomo anche savio ma più tranquillo, ed io stesso certamente in un'ora più quieta conoscerò la vanità e l'irragionevoleza e l'immaginario. Misero me, èvano , e un nulla anche questo mio dolorore, che in un certo tempo passerà e s'annullerà, lasciandomi un un vuoto universale e in un'indolenza terribile che mi farà capace anche di dolermi ( Zib. pag, 72)

Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista per fin di male; l'esistenza è un male e ordianata al male; il fine dell'universo è il male; l'ordine, lo stato, le leggi, l'andamento naturale naturale dell'universo, non sono altro che male,né diretti ad altro che al male ... questo sistema non ardirei però estenderlo a dire che ,'universo esistente è il peggiore degli universi possibili, sostituendo così all'ottimismo il pessimismo. Chi può conoscere i limiti della possibilità? Zib pag 4174

Non c'è maggior piacere, né maggior felicità nella vita che il non sentirla - Zib, pag 3895

Illusione: Pare un assurdo e pure è esattamente vero, che tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni Zib, pag 99

Morte: la morte non è un male perché libera l'uomo da tutti i mali e insieme coi beni gli toglie i desideri. ( Pensieri)
#45
Citazione di: Federico Mey2 il 17 Gennaio 2019, 15:42:08 PM
Salve, si usa spesso, perlomeno io lo faccio, questo concetto, ma ritengo che sia fonte di contraddizione non chiarirne la definizione.
Se in passato mi si chiedeva di definirmi morale o non-morale, potevo rispondere una volta in un modo, una volta nell'altro. Ma non perchè il mio modo di pensare sull'argomento fosse contraddittorio, o perchè esso sia mai cambiato nel tempo. E' la definizione, che è un po' ingannevole!

Elenco alcuni concetti esprimibili con parole che hanno nella propria radice il termine "morale":
1 - Moralità sessuale - Regolamentazione/richiamo alla limitazione della sessualità (non della passionalità: un ginecologo può fare cose molto più immorali);
2 - Moralismo - Richiamo a fare il Bene e disprezzare il Male;
3 - Moralismo - Atteggiamento filosofico che focalizza l'attenzione dell'individuo sul fatto che il suo pensare e comportarsi sia necessariamente Bene o Male.









I giudizi morali:"giusto e "sbagliato" sono pregiudizi?

I giudizi morali sarebbero solo pre-giudizi che ci si propone di "dimostrare" per persuadere a indotti comportamenti, come notò Nietzsche?
I doveri assoluti dei 10 comandamenti, che si obbediscono senza discutere analiticamente sulle loro possibili conseguenze, in che senso sono "virtù" giuste e buone? Perchè lo dice l'infallibile parola biblica di Dio? Ad esempio sarebbe stato sbagliato e immorale uccidere Hitler per salvare la vita di tante persone? La guerra approvata dai teologi quale "giusta", in quali casi e per chi lo è veramente Chi lo stabilisce? "Dio è con noi", Dio lo vuole"; in nome di Dio, ecc. Per chi intende ricordare furono alibi sinistri.

In altro senso anche Kant non giudica la moralità di un'azione secondo le conseguenze. Alla base dev' esserci il senso del dovere, e nemmeno un impulso emotivo dovuto a un'inclinazione caratteriale è giusto, buono,meritevole. Così anche chi disapprova la tortura per un impulso emotivo non meditato, con intento di coinvolgere altri, non agirebbe secondo "morale". Ma il "senso del dovere è a tutt'oggi invocato dagli aguzzini dei campi di sterminio nazisti!

Viceversa il consequenzialismo giudica "giusto" e sbagliato" in base alle conseguenze, che possono essere previste o meno. L'"eterogenesi dei fini" infatti riconosce che le azioni umane possono conseguire effetti diversi da quelli che si volevano perseguire.
E le teorie relativistiche? Sono valide solo se relativizzano pure se stesse, perchè non esistono verità assolute. Se non si considerano le "verità" sempre e solo con le virgolette non si può parlare di filosofia né di etica.
Anche Nietzsche teorizzò un "oltreuomo" non definitivo, né statico,ma perpetuamente in divenire. Doveva superare se stesso e la sua mediocrità, se si rendeva necessario. Altrimenti una "volontà di potenza", nei suoi intenti intesa come capacità di donare, non avrebbe avuto senso. 

Su certi problemi bioetici nemmeno la filosofia può dare risposte definitive. Infatti, coerentemente con i suoi scopi, può solo offrire un orientamento di pensiero e l'oculatezza e opportunità di formulare domande mirate; un lessico indispensabile alla disciplina e i termini chiave su cui si confrontarono i grandi pensatori d'ogni epoca e scuola.

"Dio" può imporre eroismi a chi per natura è pusillanime? A chi per impulso istintivo si astiene da un' altruistica abnegazione? Si dovrebbe decidere ponderando caso per caso? Ma ne conseguirebbero comunque interpretazioni, di origine pure teologica. Perfino "ama il prossimo" e "non uccidere" sono precetti che possono essere ideologizzati a propria interpretazione di comodo o da dogma.

A parer mio si dovrebbe insegnare che ogni ideologia, politica o religiosa, come cristianesimo, islamismo, buddismo, specie nelle versione intransigenti dell'integralismo , del fondamentalismo, e relative interpretazioni dei testi sacri o di "Verità rivelate, sono nichilistiche in quanto acciecano e annullano l'uomo, il suo "essere", il suo libero e autonomo diventare, con imposizioni dogmatiche di cos'è "giusto" o "sbagliato". Poi ognuno sarebbe libero di scegliere ciò che crede. Ideologie moralisticheggianti e generalizzate, visioni del mondo, sistemi chiusi che suggestionano verso determinati comportamenti,credenze, idee, valori, sono sovente pensieri distorti che travisano la realtà al fine di favorire occultati interessi. Le stesse implicazioni sulla morte assumono connotazioni diverse, attraverso tradizioni ed emanazioni del potere.

Alla luce di recenti ricerche, quali sono le linee prevalenti dei filosofi contemporanei? Indirizzo alla lettura di "Menti morali" - Le origini naturali del bene e del male – Marc D. Hauser – 2007, da cui traggo qualche idea essenziale.
La moralità è un freno all'istinto? Oggi in prevalenza viene analizzata secondo versioni evolutivo-darwiniane.
Per i Greci agire bene significava dimostrare coraggio o prudenza, possedere buone abitudini e disposizione naturali dell'animo, piuttosto che obbedire a regole , e si decideva caso per caso.
Se si seguono "giusti principi" ciò avviene su di un piano conscio. Perchè in realtà valutazioni, decisioni, ecc. che condizionano un giudizio morale e relativo comportamento, avvengono per un processo inconscio. Non nel senso freudiano delle pulsioni represse,ma quale umana attività mentale che non ha accesso alla sfera conscia. La propria effettiva linea morale determinata da una conscia libertà sarebbe inverosimile. Non si nega nemmeno una morale innata parzialmente condivisa con altri animali. Seguendo le teorie di Hume, "giusto" e "Sbagliato" sarebbero giudizi non da regole imposte. Dovuti a un'empatia presente (oggi dimostrata dagli etologi) pure tra gli animali. Ma intelligenza,sentimento, giudizio, non appartengono a un unico sistema. Tuttavia nemmeno l' evoluzionsimo può spiegare certi dilemmi. Né la amorale tende a scopi unici. Come decidere tra giustizia e pietà, tra bene comune e giustizia, ecc. ?

Consiglio ancora "Il gene agile – La nuova alleanza fra eredità e ambiente, di Matt Ridley, 2005. Il "libero arbitrio" viene interpretato al di là dei dilemmi filosofici. Compatibile con i geni, in un processo di cause/effetti, non lineare ma circolare. Nel cervello non ci sarebbe un "Io" ma una configurazione di stati cerebrali in continuo cambiamento. Vi entrano in gioco storie, emozioni, istinto, esperienze, influenze esercitate dagli altri, dal caso, ecc. Importante il capitolo dedicato alla continuità psicologica tra animali e umani.