Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - everlost

#31
Risposta a Davintro.
Chiedo scusa a tutti per l'OT, ma prometto di essere breve (ci provo ).
Parlando di questioni pratiche, bisognerebbe ascoltare chi le vive sulla propria pelle.
Non ho dubbi che per certi imprenditori e certi clienti sia vantaggioso tenere aperti i negozi 24 ore su 24. Però, per sentito dire, l'orario flessibile, i turni e il part time creano ai lavoratori dipendenti più problemi di quanti ne dovrebbero risolvere; agevolare i desideri della maggioranza va benissimo, se si tiene conto anche di chi si troverebbe in difficoltà: ad esempio, genitori single o separati, con familiari anziani o malati. Che forse sono più di quanto si pensi.
CitazioneContinuo a pensare che la strategia migliore per l'obiettivo di far sì che più persone possibili possano svolgere il lavoro che più risponde alle loro esigenze resti quello di rafforzare ulteriormente il carattere concorrenziale del mercato del lavoro, con un'offerta sempre più variegata, di modo da stimolare i datori di lavoro, consapevoli della possibilità che un suo lavoratore che si sente sfruttato abbia tutte le possibilità di dimettersi per andare a lavorare in un'ente concorrente che gli possa offrire condizioni ben migliori, a fornire, per evitare che ciò accada, a sua volta condizioni di rapporto retribuzione/carico orario sostenibile migliori possibili, cosa che va in una direzione opposta rispetto a ciò che accadrebbe in un sistema collettivista/monopolista.
Per adesso, nel mondo a noi noto, la possibilità di cambiare lavoro trovandone un altro più soddisfacente e meglio retribuito è solo virtuale per la gran parte dei lavoratori dipendenti, anche nelle società capitaliste per eccellenza dove la concorrenza e la libertà imprenditoriale vengono esaltate allo spasimo. Dubito che aumentarle sia una strategia valida se non cambiano altre condizioni sociali ed economiche, soprattutto nel nostro paese ma anche in altri.
Con questo non credo neppure nei sistemi collettivisti attuali, sia chiaro.
Forse un buon modello sarebbe il liberalsocialismo (Rosselli & co.). Ma non so perché, appena ci penso mi appare l'immagine di un minotauro; è che mi piacerebbe molto poter mettere insieme il meglio di liberalismo e socialismo però, dati i risultati grotteschi raggiunti finora da chi ha tentato di farlo, temo di nutrire vane speranze.
D'altra parte, constatiamo che neppure il marxismo applicato ha dato di sé prove strabilianti, per cui delle due l'una, o siamo tutti illusi e fissati perché cerchiamo rimedi sociali che in realtà non possono esistere, oppure i tentativi messi in atto finora (neppure tanti se li vogliamo contare) sono falliti per mancanza di uomini adeguati al posto e al momento giusto.
Per uomini naturalmente intendo esseri umani. Finora nella storia le donne hanno comandato troppo poco, limitandosi per lo più a seguire leader maschi con grande zelo e fedeltà, ma scarsa autonomia propositiva. Mi auguro che contribuiscano di più, anche considerato che esistono, almeno nel mondo occidentale, molte brave laureate in scienze politiche.
#32
Risulta anche difficile citare post di autori diversi. Non è prevista proprio la funzione 'citazione multipla', credo (io non l'ho trovata). 
La citazione manuale è semplicissima, basta  copiare il paragrafo desiderato, cliccare sull'icona a nuvoletta nella barra degli strumenti e incollare il testo copiato nel riquadro celeste che appare. 
Se però si vuole la citazione automatica con nome utente, data, ora, numero della conversazione e collegamento,  è vero che si può usare il pulsante 'citazione' in alto a destra in ogni post,  solo che questo  non permette la citazione parziale di frasi evidenziate, bisogna citare tutto l'articolo e poi cancellare quello che non interessa; e lo si può fare per un solo commento.
Sono piccolissimi problemi, però a volte danno un po' fastidio, specie quando si cita un testo che a sua volta ha citazioni all'interno e non si riesce a eliminarle...quindi il post diventa lunghissimo e pieno di finestre incastrate che non si capisce più chi accidenti scrive.
Non ho mai provato a cambiare browser, sono troppo affezionata al mio. 
Comunque farò qualche prova. Nel caso, ti darò la conferma che tutto funziona...e grazie del consiglio!
#33
Sì, Davintro, argomenti benissimo!
Solo non credo che l'obiettivo della chiusura domenicale (poi che fine avrà fatto la proposta ?) fosse di tipo moralistico-rieducativo come pensi tu. Se sì, avresti naturalmente ragione.
Secondo me però teneva conto di questioni più pratiche, come il diritto dei lavoratori domenicali di stare in famiglia, considerando che la maggior parte di loro sono mamme giovani con figli in tenera età. Poi si preoccupava anche dei piccoli negozi che non possono rimanere aperti e soffrono per la concorrenza impari dei colossi distributivi.
Va benissimo favorire la libertà individuale, ma non a tutti i costi, sacrificando e calpestando i diritti altrui: se no diventa illiberalismo. Io non voglio che qualcuno stia male per permettere a me di divertirmi e fare shopping trenta giorni su trenta...mi sentirei in colpa.  
L'autodeterminazione si esercita nel migliore dei modi possibile permettendo alle persone di votare da casa, come si fa in Svizzera, ad esempio.
Non sarebbe male, oltre a leggere la solita sfilza quotidiana di mail e messaggini, occuparsi ogni tanto della propria comunità con un voto o, se la legge italiana non lo permette, con una consultazione su qualche sito governativo.
Se poi la maggioranza insisterà come in questo caso a volere aperti i centri commerciali anche la domenica e i giorni festivi, voterà a favore della proposta e il governo dovrà adeguarsi. 
Altre scelte mi parrebbero poco democratiche e anche illiberali.
Citaz. da Freedom:
Citazionequello che però non sarei tanto propenso a prendere in esame è l'incontrovertibile valenza simbolica che questi comportamenti creano: lavorare 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana è cosa buona e giusta. Non esistono più spazi vietati al lavoro ed il feticcio della produttività regna sovrano. Il vero dio del nostro tempo. Ma come, sostengono i fautori di questa mentalità, si offre un servizio a tante persone, si fa girare l'economia, si crea allegria! 


Non credo. Penso, piuttosto, che sia l'inizio del pensiero unico. Lavorare, consumare, crepare. Ecco la trinità del mondo moderno. Uscire di casa solo per fare una di queste cose qua.
Quoto completamente.
#34
Citaz. da paul11:

Citazionecome fanno amminoacidi, carboidrati, lipidi, acqua, sali, , materiale chimico fisico che in sè e per sè sono atomi, molecole, composti, inanimati, a prendere vita nesuno scienziato è mai stato in grado di ........dimostrare.
Flosoficamente, spirtualmente, la cosa incomprensibile è che nel frattempo sono tutti scientisti, agnostici, materialistici, come se i problemi da sempre insoluti abbiano trovato una risposta.
Sono perfettamente d'accordo con la prima parte. 
Sulla seconda no, almeno per quanto riguarda me ; mi considero agnostica proprio perché finora non ho trovato nessuna risposta, e continuerò ad esserlo finché non l'avrò trovata.
Ecco perché mi chiamo Everlost.
Vorrei credere che esiste molto di più di quanto si può misurare e soppesare in laboratorio, perché nel cuore lo sento, ma la ragione purtroppo non è d'accordo da quando avevo quattordici anni.
Vorrei credere che esiste un padre celeste splendido, migliore di quello che non ho mai avuto, e che mi aspetti lassù in cielo con tutte le persone care che mi amavano in vita ed ora sono scomparse. Ma non ci riesco.
La risposta definitiva, Paul11, beato chi ce l'ha.


Sariputra,
è bellissimo il modo con cui hai spiegato il karma buddista...prima o poi, finisce che mi converti.  ;D
#35
Citazione di: viator il 15 Gennaio 2019, 22:43:48 PM
Salve. Per Everlost. Per quanto riguarda la scienza, più che delle risposte esistono delle spiegazioni, delle analogie, delle quali sarei anche disposto ad occuparmi dal mio umile punto di vista. Poichè anche tu sembri coinvolta dal lato scientifico del quesito, provvederò a riaprire l'argomento all'interno della sezione "scienza e tecnologia".

Per quanto invece concerne il concetto di "spreco", già tu noti che il mondo sembra architettato in modi che escludono appunto tale concetto.
Infatti è così. Quello che ai nostri maldestri occhi appare uno spreco è semplicemente l'effetto che ci fa una certa "strategia" naturale. Quella che correttamente va chiamata "ridondanza".

Poichè in natura e nel mondo fisico "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", lo "spreco", cioè il consumo insensato e non recuperabile delle risorse, non può esistere.
Proprio perchè la natura può riprodurre e riproduce tutto, essa può (anza, addirittura deve) distruggere tutto per provvedere - attraverso il rinnovamento, a produrre nuove creazioni sempre uguali e sempre distinte, cioè a sopravvivere e persistere.

Ecco quindi che, attraverso appunto il suo sopravvivere complessivo, essa ci mostra la necessità della fine e dell'inizio delle vite particolari, individuali che sono in essa incluse.
E la ridondanza rappresenta il meccanismo che. senza badare alle quantità di energie e di vite messe in gioco, (tanto sono tutte riciclabili e riciclate), provvede a cercare le nuove forme di vita - cioè le nuove qualità della vita - producendone di nuove che, se adatte, daranno una discendenza mentre, se inadatte verranno riciclate con tutto il resto per provare ancora ed ancora ed ancora a creare il nuovo più adatto a garantire la sopravvivenza del mondo. Saluti.
Scusa Viator, mi pareva di aver capito che nelle domande di Freedom ci fosse un interesse più spirituale - filosofico che scientifico. Le spiegazioni che dà la scienza le conosciamo tutti abbastanza bene (almeno credo), e anche a me interesserebbe molto parlarne, anche se riguardano soprattutto la funzionalità organica. 
Freedom invece voleva sapere come la pensiamo sull'ante e sul post vitam.
Lì infatti non esistono papers o protocolli scientifici a cui affidarsi e ognuno - finora - ha diritto di pensarla come meglio crede (compreso lo scienziato, purché non pretenda di avere titolo in campo più di altri).

Sulla ridondanza, dici bene eppure mi rimane il dubbio: non capisco proprio perché la natura (o la selezione naturale) ci permette di sviluppare sempre più l'intelligenza, la logica, le facoltà spirituali, visto che siamo destinati alla precarietà assoluta. 
Per quale motivo abbiamo la capacità e la volontà di indagare su tutto, tanto da esplorare Marte e curiosare oltre nel sistema solare e nell'universo? Se siamo progettati dalla selezione naturale per essere intercambiabili come qualsiasi animale o pianta sulla terra, cioè senza preavviso nella maggior parte dei casi, tutte le facoltà superiori sono uno spreco (o meglio una ridondanza), perché ci bastava rimanere come i gorilla o i bonobo. 
Inoltre osservo che siamo una ridondanza molto sviluppata e diffusa, capace di occupare qualsiasi angolo del pianeta e proiettata addirittura verso lo spazio. Invece di estinguerci o di occupare una nicchia limitata, siamo cresciuti a dismisura sulla terra e se non provvediamo in tempo fra qualche secolo non ci sarà abbastanza cibo per tutti.
Quello che voglio dire è che, per ora, non sembriamo affatto un errore sfuggito di mano a madre natura.
#36
Mi riferivo al fatto che Jacopus ha parlato di filosofia greca e di monoteismo ebraico.
Per essere precisa e corretta avrei dovuto dire, in effetti, non nell'antica Atene ma "presso gli antichi filosofi greci" il Logos era fondamento e legge dell'esistenza, come Yaweh lo era presso gli ebrei. In Grecia le persone colte non sentivano necessità di inventarsi un Dio padre, creatore e regolatore di ogni cosa, ma riconoscevano la legge suprema del pensiero, della ragione.
Tant'è vera - per me- questa analogia con la religione monoteistica derivata dalla Bibbia che il cristianesimo, nel Vangelo di Giovanni, ha cercato di trasfondere il significato di Logos in Dio stesso. Non ho mai capito però perché i cattolici lo abbiano tradotto come 'Verbo'. Mi sembra riduttivo, non penso che renda bene il significato originario.

« In principio era il Logos
e il Logos era presso Dio
e Dio era il Logos
Questi era in principio presso Dio.

Tutto è venuto ad essere
per mezzo di Lui,
e senza di Lui
nulla è venuto ad essere
di ciò che esiste.

In Lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini
e questa luce splende ancora nelle tenebre
poiché le tenebre non riuscirono ad offuscarla. »  (Giovanni 1:1-5 )
#37
Freedom,
nessuno lo sa. Vorrei poterti rispondere...  :-\ ma sono agnostica e neppure la scienza offre risposte di questa portata.
A volte penso che la vita (non le sue manifestazioni) sia una forma di energia contenuta e non prodotta dai corpi materiali, e che per questo continui a esserci anche dopo che i corpi smettono di funzionare. 
Pensando ai computer, per analogia, quando si crea un guasto irreparabile l'hardware smette di funzionare in modo totale, ma l'energia (in questo caso l'elettricità della batteria o della rete) continua ad esserci.
In ogni caso, anche se la rete di casa fosse guasta e interrotta, l'elettricità non smette mai di esistere, semplicemente non viene più incanalata e diretta verso quel pc particolare.
Ma cosa sia questa energia vitale non lo so e non lo sa nessuno.
D'altra parte, se  fosse vincolata a un  solo corpo materiale, legata a una vita così breve, fragile e precaria, se in un attimo si perdesse per sempre tutta l'intelligenza e la coscienza che quella persona possiede, sarebbe uno spreco colossale, contrario alla logica e forse anche alle leggi della fisica. 
Suona un po' illusorio, ma in fondo se ci pensi il pianeta Terra non tollera bene gli sprechi, tutto è dosato per contribuire al suo sostentamento mantenendo l'equilibrio; e guardando dalla prospettiva dell'evoluzione naturale gli eccessi sono come le mancanze, non offrono vantaggi e conducono all'estinzione. Quindi, mi domando perché il mondo dovrebbe tollerare uno spreco del genere. Eppure avviene ogni secondo, migliaia e milioni di volte.
Siamo solo un errore evolutivo destinato a estinguersi, oppure facciamo parte di un progetto di Madre Natura (Dio secondo qualcun altro)?
Penso alla fine assurda del grande matematico John Nash, a bordo di un taxi, mentre tornava dalla Norvegia in cui gli avevano assegnato l'Abel Prize. Poteva andarsene prima, quand'era malato, ad esempio...o morire nel suo letto, data l'età. Solo una fra le tante morti assurde di ogni giorno, senza citare i bambini.
Magari hanno ragione i buddisti, esiste davvero la reincarnazione del karma. Veramente anche altri ci credono, ma quella buddista mi sembra la risposta più limpida dal punto di vista spirituale, sebbene sia molto più comprensibile per noi occidentali quella dell' antroposofia o della New Age.
Che altro aggiungere, illudersi un pochino è l'unica difesa che abbiamo e non credo faccia gran danno.

Se poi può consolarti, probabilmente non hai investito tu quel povero gattino. 
A me è successo tanti anni fa mentre viaggiavo in macchina, alla guida c'era mio marito e io stavo dal lato passeggero: un gatto è sbucato dalla campagna correndo come un pazzo ed è andato a sbattere contro la ruota anteriore destra, ti assicuro che il rumore è stato molto forte e scioccante...  :o malgrado ciò la bestiola è riuscita ad allontanarsi dalla strada e non l'abbiamo più vista, per cui spero tanto che si sia salvata. Poteva essere un incidente grave anche per noi, avessimo avuto un'automobile più leggera.
#38
Caro Oxdeadbeef,
mi sa che le tue domande cadono nel vuoto. Forse non si può o non si vuole rispondere perché farlo comporterebbe per molti un esame di coscienza con relativo mea culpa, troppo duro da digerire quando si è convinti di aver agito sempre bene e nell'interesse della patria. Errare è umano, un concetto sgradevole e difficile da accettare, soprattutto quando si agisce con ottime intenzioni.
D'altra parte, se i governanti e i vari analisti/commentatori politici in auge si fossero posti un bel po' di tempo prima le tue domande, non saremmo arrivati a questo punto.

Il populismo infatti non nasce oggi e non sarebbe giusto darne tutta la responsabilità ai neopolitici, come se l'avessero tirato fuori dal cappello per intortare gli elettori sprovveduti.

Secondo me nel nostro Paese c'è sempre stato, nell'aria e nella cultura.
C'entra anche molto la religione, nel senso che il cattolicesimo ha sempre avuto un forte connotato populista, malgrado la Chiesa temporale abbia formato una solida struttura antidemocratica  simile a quella feudale.

https://www.tempi.it/omalley-la-chiesa-non-e-una-democrazia-ma-la-volonta-di-dio/

Vale la pena poi di riflettere sul fatto che gli isonomoi greci e le caste sacerdotali ebraiche erano un'élite colta e preziosa all'interno di società fra le più classiste che si possano immaginare. Anche se in passato il classismo era la norma, questo non rappresenta una giustificazione.
Il concetto d'uguaglianza e di agape, quando viene sostenuto dalle gerarchie sacerdotali, suona come un ossimoro. Direi che come minimo è stato concepito ad uso e consumo del popolo più ingenuo e irriflessivo, perché a parole si dichiara che i fedeli sono tutti uguali agli occhi del Signore, ma poi nei fatti qualcuno ai suoi occhi è più uguale ( e meritevole di rispetto) degli altri. Qualcosa allora non torna...
Anche nell'antica Atene, dove il Logos sostituiva Yaweh, esisteva di fatto uno sbarramento sociale fra  i grandi pensatori e i personaggi mediocri e insipienti, che non partecipavano mai ai dibattiti nei ginnasi. Vi erano escluse pure le donne e gli schiavi, che svolgevano tutti i pesanti e noiosi lavori domestici mentre i loro mariti e padroni si sollazzavano con la filosofia.
I filosofi fra una coppa di vino e un'altra si occupavano del mondo, delle società umane, della mente umana, ma non di tutti, perché in realtà non ammettevano che gli esseri umani fossero uguali e avessero pari diritti e doveri, di certo non lo pensavano per quelli appartenenti ai ceti più umili.

Ecco perché questa mi sembra la sostanza dell'autentico populismo: fingere che il popolo conti moltissimo quando si parla e straparla di lui e con lui, ma dentro di sé credere (e fare) tutt'altro.
Una buona base per una tirannia mascherata da regime democratico.
#39
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Il neo-politico
14 Gennaio 2019, 17:34:34 PM
Citazione di: Jacopus il 14 Gennaio 2019, 08:28:41 AM...............
La mia età mi permette di confrontare con quale lingua era scritta "La repubblica" negli anni '80 e come é scritta ora.
La soluzione di tutto ciò non è all'orizzonte, ma che almeno questi neo-pagliacci non vengano scambiati come un gran miglioramento.
I politici attuali governano fingendosi come l'uomo qualunque, la massaia, il disoccupato, il pensionato, tutte persone rispettabili, ma a cui manca la capacità di comprendere la complessità sociale. Invece di assumere un ruolo di guida e di orientamento, questi politici si travestono da uomo-massa , facendo credere che questa sia la democrazia. Una democrazia che sprofonda verso il basso, invece che adottare gli strumenti affinché tutti possano avere piu coscienza della situazione.
La democrazia per funzionare, dovrebbe essere una sempre più diffusa aristocrazia. Con questo parlamento abbiamo abbandonato definitivamente questa aspirazione.
Buona giornata.
Sono d'accordo, Jacopus, e immagino che siamo anche vicini per età. Ma ora vorrei da te un chiarimento su cosa intendi per aristocrazia all'interno della democrazia. Mi hanno sempre insegnato che i due sistemi non possono coesistere. Non credi che si escludano a vicenda?

Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2019, 09:56:32 AMGli elettori di sinistra, almeno quelli che hanno capito la sovrastante lezione, non li incanti con tessera&distintivo, ma con fatti materiali. Gli elettori di sinistra sanno che tra le forme ideologiche del conflitto vi è anche la cultura di classe. Essi sanno che la cultura politico-economica non è mai neutrale. E che la più insidiosa tra esse è quella che si sa mimetizzare nelle forme ideologiche dell'avversario. Il gioco tessera&distintivo per un po' funziona, ma alla fine sono le condizioni materiali a svelare il trucco, liberandoti dal gioco di specchi destra-sinistra. Sono le condizioni materiali a decidere il voto quando alla cecità ideologica subentra la consapevolezza politica.
D'accordo, specialmente con le parti che mi sono permessa di evidenziare in grassetto.
Anche se poi non tutti gli elettori di sinistra sono colti come Ipazia, magari hanno solo un' infarinatura di Marx e dell'ideologia alla quale dicono di rifarsi. In parole povere, certi manco sanno chi sono e cosa votano, purtroppo...
Il problema attuale poi è complicato dal fatto che le classi sociali sono state...sparigliate, rimescolate, confuse. Il classico proletario ottocentesco, almeno in Europa, non è più tale. Ma anche il piccolo, medio, alto borghese ha cambiato i connotati, intendo quelli che conosciamo attraverso i ricordi e i migliori romanzi del novecento. 
Non parliamo neppure della nobiltà, i cui anziani discendenti sembrano più che altro residuati bellici, alieni vaganti in un mondo assolutamente estraneo e distante.
Oggi la gente non sa più in quale ceto identificarsi; conta solo l'individualismo, ognuno è diverso dall'altro, tu sei tu e io so' io, la fortuna aiuta gli audaci e si salvi chi può. 
Allora perfino un bieco rilancio del patriottismo e delle antiche tradizioni, per quanto puzzi di falso e stantio da chilometri, attira consensi come una lampada attira i moscerini.
Anche certi abitanti del sud che è stato conquistato, sfruttato e mantenuto nella depressione per decenni, oggi  si riscoprono nazionalisti, dimenticando che fino a ieri parlavano male dei Savoia, di Garibaldi e del nord predatore.
Gli interessi materiali del nord ovviamente restano diversi da quelli del sud e solo un'ideologia comune condivisa consapevolmente potrebbe tenerli insieme. 
Poi quando si va a votare succede quello che è successo la primavera scorsa, cioè quello che concludi tu, Ipazia:
CitazioneSono le condizioni materiali a decidere il voto quando alla cecità ideologica subentra la consapevolezza politica.
E' così, prima lo capiranno meglio sarà per tutti.
#40
CitazioneIl principio fondamentale è la ricerca della Perfezione. L'idea è che la Perfezione esista, è possibile, in antagonismo con altre teorie psicofilosofiche (ad esempio il Cristianesimo), per le quali è irraggiungibile, non esiste.
Per raggiungerla, la strada è semplice: si parte dal nulla. Nel nulla non c'è notoriamente nulla, quindi non c'è l'errore, quindi è perfetto (così ho anche dimostrato anche che la perfezione esiste!).
Buonasera Federico.
Sono la meno titolata a discutere di filosofia in questo forum, tuttavia il tuo intervento mi ha riempito di curiosità e spero che mi perdonerai l'intrusione. 
Il ragionamento che fai a riguardo della Perfezione (che io ritengo inesistente ma non per  motivazioni religiose) non mi convince molto.
E il commento di Viator mi ha complicato ancora di più le idee.
Secondo me, se  siamo sicuri che nel nulla non c'è errore, d'altra parte non c'è e non ci può essere per definizione nient'altro, quindi come si fa ad affermare che lì c'è la perfezione? O che ci sia qualsiasi altra cosa? Nel nulla non c'è nulla, quindi il nulla non può essere né difettoso né perfetto.
Ovviamente intendo il Nulla  in senso assoluto, metafisico, diverso dallo zero matematico che ha un valore relativo (zero come assenza relativa di una determinata cosa, sostanza o qualità ). 

Inoltre, non capisco il sillogismo: siccome nella perfezione non c'è errore, allora tu deduci che sempre, là dove non c'è errore, c'è la perfezione.
Questo a me sembra un inganno, un'illusione...
Intanto perché ritengo che ogni cosa possa  essere priva d'errore ma comunque migliorabile rispetto ad alcune qualità, quindi non perfetta ma perfezionabile.
Secondo me tu utilizzi due concetti non omogenei mettendoli sullo stesso piano: mentre l'errore ha sempre valore relativo, la perfezione invece, volendo, può essere considerata assoluta intendendola come lo stadio più elevato di qualsiasi qualità che non può essere superato in alcun modo. A me pare un'idea sovrumana, fuori dalla realtà, ma ammetto che si possa averla.
Invece immaginare un errore assoluto non ha significato, per me. Non riesco proprio a concepire l'idea di un errore che non sia rispettivo a qualcosa (per colpa mia, immagino).
In altri termini, per esempio potremmo dire che nel bello non c'è il brutto, quindi dove non esiste il brutto troviamo il bello, perché sono concetti opposti ma omogenei. 
Ma è vero solo se parliamo di due qualità entrambe assolute, metafisiche.
Nella realtà materiale, intellettuale e spirituale ci sono vari stadi intermedi fra bruttezza e bellezza, quindi un simile sillogismo non ha valore. 
Non sempre dove non c'è bruttezza c'è bellezza (chi cerca moglie o marito lo sa, ma lo sa anche, banalmente, chi acquista un oggetto al supermercato e pure chi legge una poesia o ammira un dipinto).
Ho detto forse scempiaggini?
#41
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Il neo-politico
13 Gennaio 2019, 17:26:43 PM
Citazione di: Jacopus il 12 Gennaio 2019, 18:23:38 PM
Per Ox. A memoria non credo  che vi sia stato mai un parlamento così incompetente e con titoli di studio così bassi. Le continue polemiche sui vaccini, addirittura sull'avvenuto o meno allunaggio, le ormai leggendarie dichiarazioni di Toninelli. Forse però hai ragione, non è semplice incompetenza. È la rivolta rancoroso degli ignoranti.
Su quanto dici, non credo che sia un problema risolvibile con la sola competenza. L'italia non vive in una bolla tutta sua, ma vive all'interno della storia economica del mondo. Ciò che si sarebbe potuto fare fin dagli anni 90 e che avrebbe avuto conseguenze positive sono due progetti a lunga scadenza, che salvo brevi lampi, nessun governo ha sposato con determinazione: la lotta feroce alla criminalità organizzata e la cura/manutenzione per i processi formativi ad ogni livello.
La competenza è un circolo virtuoso: più ne persegui, più ne ottieni e meno i ciucci possono farsi spazio. Meno competenza, meno capacità critiche e di discernimento coltivi, più puoi governare attraverso la demagogia.
Con tutto ciò ho già spiegato che la precedente casta, per quanto mediamente più competente, ha comunque causato l'attuale situazione. Emblematica una vicenda su tutte: operatori tecnici e culturali che vanno ad insegnare all'estero, dove la.competenza è ancora un valore maggiore del clientelismo. Ora all'obbediente clientelismo con vaghi sprazzi di competenza abbiamo sostituito la totale asineria, condita da demagogia da quattro soldi.
Pensa che io invece avevo sentito dire il contrario, che gli attuali parlamentari sono in media più titolati rispetto a quelli del passato! Beh, il nostro presidente del consiglio lo è di sicuro. E mi ricordo pure certi onorevoli con la licenza media inferiore che parlavano un italiano maccheronico (non faccio nomi e non dico altro, tu sai a chi alludo).
Ci sarebbe magari da chiedersi in quale strano modo funziona l'istruzione in Italia partendo dalla scuola dell'obbligo per arrivare all'università, considerando che alcuni laureati e perfino certi professori difettano di basilari conoscenze grammaticali e scientifiche, ma ancora peggio, di logica elementare...
Comunque credo che le capacità politiche siano un dono e le doti naturali non si possono improvvisare dal nulla, tantomeno dipendono da titoli di studio che, come è notorio, si possono anche comprare.
Una persona ignorante (in senso scolastico), priva di  esperienza ma dotata di realismo e  buon senso, può capire benissimo come va la vita e stabilire cosa si deve fare in determinate situazioni molto meglio di un laureato;  poi come tradurlo in articoli di legge è una questione tecnica, e lì allora ti do ragione, sono necessarie delle ottime competenze specialistiche, diciamo così, da economista giuridico.
Ma secondo me non è per niente detto che un rinomato esperto in economia, in giurisprudenza, in medicina sia anche un bravo ministro e un abile politico. L'abbiamo visto con i famosi governi tecnici in azione, con le troike molto più simili a schiacciasassi che a salvatrici di patrie.
La rivolta rancorosa della popolazione contro le élites è il tema di un recente articolo di Baricco su La Repubblica. Non l'ho letto, ne ho solo sentito parlare, quindi queste riflessioni sono in gran parte personali.
Mi pare evidentissimo che le classi privilegiate negli ultimi decenni non abbiano saputo capire e rispettare le esigenze dei meno fortunati, rompendo un patto che durava da circa un paio di secoli. 
Dopo le grandi rivoluzioni c'era almeno la speranza che le disuguaglianze sociali si potessero attenuare, che il nepotismo e il clientelismo fossero vinti dalla meritocrazia; ora che anche l'ultimo velo della filantropia è caduto, i dominanti appaiono nel  loro vero aspetto,  avidi, presuntuosi, insensibili ed egotici come lo sono sempre stati dalla nascita del genere umano. La gente inferocita ora non crede più a nessuno e non è disposta a perdonare loro neppure il minimo sbaglio. Purtroppo i veri potenti sono irraggiungibili e intoccabili, ma questo pochi lo sanno, così se la prendono con i livelli inferiori della casta (il medico ospedaliero, la guardia medica, il professore).
Con una differenza notevole, però: mentre un tempo i ribelli erano  proletari incolti o semianalfabeti, tranne qualche notevole eccezione, ora si sono aggiunti gli analfabeti di ritorno, i parvenus della cultura e i disoccupati plurititolati che si sentono meritevoli (spesso giustamente) e vorrebbero anche loro partecipare alla mensa dei ricchi.
Una situazione complicata, eterogenea che fa preoccupare moltissimo chi abbia un minimo di coscienza.
Il M5S, quello che anche tu Jacopus accusi di populismo, doveva servire proprio a neutralizzare la rivoluzione in Italia, in parte credo ci stia riuscendo ma è davvero un'impresa epica e soprattutto ha troppi rivali da arginare, perfino fra i suoi alleati.
L'alternativa però quale sarebbe?  :-\
Vedi all'orizzonte qualche altro partito o movimento che possa fare meglio di lui, senza ricorrere a un populismo ancora più insidioso e pernicioso? Io no. 
C'era una volta la sinistra, ora chissà dov'è.
Non sappiamo neanche se il futuro ci riserverà a breve una guerra, questa volta globale e apocalittica, e mi sento più che mai everlost.  :o

Ma dato che i media stanno profetizzando il declino economico dell'occidente, lo scioglimento delle calotte polari, l'innalzamento di livello degli oceani, una nuova era glaciale e adesso anche l'inversione dei poli terrestri, direi che per il momento andiamo già benone, ci possiamo accontentare.  ;D
Che volete che sia qualche scaramuccia politica in Europa.  8)
Buon 2019 a tutti, e un in bocca al lupo colossale al mondo che sembra averne un gran bisogno.

il Polo Nord si sta spostando
#42
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Facoltà e diritti
12 Gennaio 2019, 00:22:56 AM
Cit. da Jacopus:

CitazioneTanti diritti in sostanza possono indicare:
A) una società ipocrita, dove ai proclami non consegue la loro realizzazione;
B) una società realistica, che tenta di adeguare ciò che definisce diritto con ciò che si può fare realmente.
C) Una società parassitizzata, da chi attraverso supposti diritti vive alle spalle di chi ancora non concepisce il diritto come un ente assistenziale.
D) Una società delirante, che crede di creare la realtà attraverso l'emanazione di leggi e circolari.
E) Una combinazione dei precedenti punti.
Direi pù il punto B, ma solo perché sono ottimista e fiduciosa nella fondamentale bontà dell'uomo.  :D
L'inflazione un po' megalomane del termine 'diritto' nella nostra Costituzione e nel parlare comune secondo me serve a sottolineare che ogni cittadino italiano merita di essere tutelato negli aspetti principali della sua vita (lavoro, maternità, salute, alloggio, giustizia, istruzione ecc.). 
Di più, che ogni essere umano dovrebbe esserlo, anche se non è cittadino di questa nazione, perché si tratta di diritti universali. E anche gli animali avrebbero diritto a tutela. Si può non essere d'accordo? Ne siamo tutti convinti, almeno credo.
Nei fatti, però, che differenza...
Da quanto capisco io, 'diritto alla salute' non significa certo che lo Stato deve eliminare le malattie, il che sarebbe assurdo, ma che deve agevolare il mantenimento di un buon livello di sanità pubblica, attraverso gli ospedali, il sistema sanitario e l'igiene per quanto possibile, garantendo la qualità dell'aria, dell'acqua, delle merci, la pulizia delle strade, lo smaltimento dei rifiuti...tutte servizi che a noi contribuenti costano parecchio in tasse e non ovunque sono gestiti in maniera efficace.
Lo stesso vale per il diritto alla maternità: chi desidera diventare mamma deve poterlo fare anche senza mezzi. Deve (o meglio dovrebbe) poter contare su aiuti economici e assistenziali dello stato durante la gravidanza e anche in seguito, se non ha denaro sufficiente  per allevare il proprio bambino in maniera civile. Perciò esistono i consultori, i dispensari, le case famiglia, ecc. Che poi funzionino bene è un altro discorso, intanto ci sono.
Il 'diritto alla casa' mica vuol dire che tutti devono avere la casa di proprietà, ma almeno un tetto sulla testa sì...e infatti lo stato costruisce alloggi popolari per chi non si può permettere la villa o l'attico ai Parioli. 
Anche questi aiuti non mancano, però...
Qui farei meglio non commentare, perché li assegnano a chi non ne ha diritto, mentre chi dovrebbe averli resta fuori.
Mi pare che esista un reale problema attuativo più che semantico. 
Lo stato riconosce tutti i diritti fondamentali, fa pure le leggi, poi però non riesce a garantirli.
La povertà non è stata ancora eliminata, per il momento almeno...ma si potrebbe fare molto di più per attenuare il disagio di chi sta male.
Si potrebbe, se non ci fosse questo scollamento schizofrenico fra ciò che deve essere e ciò che è.  :(
#43
Tematiche Spirituali / Re:coscienza: cos'è ?
08 Gennaio 2019, 00:35:40 AM
Grazie, Viator,
le tue parole mi confortano molto.  :)
Saluti anche a te.
#44
Citazione di: InVerno il 06 Gennaio 2019, 16:28:24 PM
Non penso siano le "gravi condizioni dell'ambiente" a rendere strumentale la socialità, anche in condizioni idilliache se si lavora a contatto con la natura e con pochi o pochissimi artifici tecnici, si ci rende conto all'istante di come quattro mani riescano a svolgere molto meglio anche la più semplice delle mansioni, a tal punto che l'idea di fare la stessa mansione da soli è "controintuitiva". Sono più convinto come dice Ipazia che le gravi condizioni a cui la socialità fa fronte siano altre (per esempio la gestazione), ovvero elementi della vita umana in se, più di quanto lo sia l'interazione con un ambiente favorevole o meno. In fondo la socialità organizzata si è sviluppata prima proprio dove le condizioni dell'ambiente erano più favorevoli e allo stesso tempo ha avuto un drastico mutamento negativo quando le condizioni sono gravemente peggiorate (esempio glaciazione).
Avevo letto che le condizioni ambientali estreme rendono le persone più collaborative e socievoli, e viceversa.
Nei climi miti e in ambienti favorevoli dove il cibo abbonda, secondo questa interpretazione gli uomini sarebbero meno altruisti e meno disposti alla condivisione. 
Sembra sorprendente, invece pensandoci ha una sua logica: se ti puoi procurare il cibo con poco sforzo, se non rischi di morire congelato o assetato e rispettivamente lo stesso vale per me, perché dovrei perdere tempo a considerare le tue necessità? Dunque cavatela da solo così come faccio io.
Una prova di questo forse la si può trovare osservando la trasformazione delle piccole città italiane nell'ultimo secolo: da comunità coese a luoghi disgregati dove la socialità si riscopre solo a messa, la domenica e nei giorni di festa (se va bene). Forse perché appunto, grazie alle pensioni sociali e al fatto che ormai quasi tutti ormai vivono in case di proprietà, si dipende meno dagli altri. 
Comunque è rimasto identico l'antico bisogno di ascoltare discorsi, canzoni, vedere luoghi e volti. Suppliscono la televisione, internet e i social.
#45
Tematiche Spirituali / Re:coscienza: cos'è ?
07 Gennaio 2019, 18:47:46 PM
@ Ipazia
Condivido tutto. Anch'io leggo spesso gli articoli di Pikaia, un sito che ritengo molto serio e interessante. Anche perché non è solo specialistico.

@ Sgiombo
Ecco, allora non ci perdere il tuo tempo prezioso, perché il mio link contiene un video divulgativo per i non accademici. Forse per questo l'ho apprezzato (mentre invece per te ed altri sarà sicuramente troppo semplice).

@ chi fosse eventualmente interessato

L'esperimento filmato dei fagioli nel video di Mancuso dimostra chiaramente che essi percepiscono, anche senza possedere occhi, l'esistenza di un supporto nelle loro vicinanze e vi si dirigono con sicurezza. Ma c'è di più: in caso di competizione, la pianta 'perdente' si ferma, come se avesse capito che ormai è inutile ogni ulteriore sforzo, perché il supporto l'ha già occupato la pianta rivale.

Cercare il sostegno potrebbe essere un comportamento istintivo, inconsapevole, legato alla necessità di sopravvivenza. Questo è vero. Ma ritirarsi quando si vede che il traguardo sta diventando inutile che cos'è? Forse sbaglio, ma a me sembra già una tappa successiva, un comportamento che  richiede una specie di ragionamento, se pure rudimentale: la piantina, cioè, sembra consapevole che non le conviene più competere con la rivale, perché un solo sostegno sarebbe insufficiente per due.  Non deve sprecare ulteriori energie e  allora smette di farlo.
In realtà, nell'esperimento si vede come, prima di abbandonare la 'corsa' verso il desiderato sostegno, il fagiolino perdente si rivolga anche verso la parete di sfondo. Quando sente di non poterci arrivare malgrado si protenda con tutte le sue forze, letteralmente si ritira, rimanendo immobile nella sua sede.
Parlo di 'movimenti' della pianta non per metafora, infatti guardando il video si capisce che si muove davvero, sarà pure un movimento atipico per noi bipedi, in quanto non può spostarsi dal punto di radicamento e può solo proiettare tutto intorno la sua parte aerea,
ma è proprio ciò che fa.
Altri vegetali riescono però a spostarsi nel sottosuolo grazie a una motilità particolarmente spiccata delle radici o dei rizomi (come certi bambù) o alla capacità di emettere propaggini, (come le fragole) per cui possono allontanarsi dal punto in cui nascono e staccarsi addirittura dalla pianta madre.
Prima dell'invenzione della fotografia a fotogrammi ravvicinati si poteva pensare che i vegetali avessero dei movimenti lentissimi, istintivi, automatici e legati solo a cause fisico-chimiche come la luce solare, la pioggia, la temperatura dell'aria. Ora si scopre che hanno addirittura delle strategie e una specie di vita sociale.
@ Davintro

CitazioneCitazione Non solo l'uomo è l'unico essere a suicidarsi, ma anche l'unico che pare impegnarsi nella creazione di cose del tutto "inutili" o gratuite dal punto di vista biologico, la formazione di teorie scientifiche/filosofiche che appaiono del tutto  slegate della soddisfazione di bisogni materiali necessari alla vita, la creazione artistica, espressioni di una bellezza del tutto inutili dal punto di vista biologico, ma esprimente in modo simbolico valori universali, al di là del nostro vivere "qui e ora". Possiamo restare affascinati dall'ingegno di un formicaio o di un alveare, ma non credo potremmo trovarci alcun aspetto che non sia riconducibili ai bisogni di preservazione della vita, mentre un quadro, una scultura, una basilica sono dal punto di vista biologico solo uno spreco, ma dal punto di vista spirituale, di una coscienza slegata dalla funzionalità vitale, esprimono i valori personali dei loro creatori

Poi, se un giorno ci capiterà di scoprire una scimmia,  un cane, un gatto, che si suicidano, che cominciano a elaborare idee filosofiche, a creare per puro e disinteressato amore del bello... potremmo sempre  farli rientrare nella categoria di "animale razionale" che oggi riserviamo solo all'uomo...
Ciao Davintro, sono onorata della tua risposta.
Non voglio sostenere che gli animali abbiano la stessa coscienza di noi umani, sarebbe folle...
Ma come dicono alcuni di voi, esiste una gradazione di facoltà negli esseri viventi, legata come si pensa a un maggiore o minore sviluppo neuronale, oppure a qualche fattore che per ora ci è ignoto. 
L'interazione sociale dovrebbe favorire lo sviluppo della coscienza, e difatti gli animali più evoluti sono quelli che vivono in branchi e gruppi familiari. Sul linguaggio, osservo che noi umani siamo al vertice della comunicazione ma tutti gli animali ne possiedono uno.
Neppure i pesci e le tartarughe sono muti come ci insegnavano cent'anni fa.
Per la capacità di poiettarsi nel futuro, quando un cane seppellisce gli ossi in giardino, non sta forse programmando? Ovviamente, se fosse un uomo primitivo, troverebbe un sistema migliore, coprendoli di neve o di ghiaccio. Un contemporaneo li metterebbe in freezer (vale la pena ricordare che, comunque, molti esseri umani non ne dispongono neanche oggi e i surgelati furono inventati negli anni sessanta proprio partendo dall'atavica abitudine di conservare carne e pesce nel ghiaccio).
Vale anche per gli scoiattoli e i roditori che fanno scorte per l'inverno.
Non sono sicura che si debba sempre parlare di comportamenti istintivi quando si tratta di bestie e atti coscienti solo quando c'entra l'uomo, anche se il nostro livello di coscienza è altissimo -salvo poche eccezioni individuali.
Non sono convinta che gli animali tendano solo alle proprie esigenze e ai bisogni fisici elementari, basti pensare agli elefanti (intelligentissimi, sociali, altruisti) che hanno veri e propri cimiteri e celebrano la morte dei compagni con vere e proprie scene di lutto.
Inoltre mi risulta che esista il suicidio animale: riguarda soprattutto i pets che a forza di vivere accanto ai padroni umani ne acquisiscono i vizi, le malattie e le nevrosi. Quindi diventano bulimici o diabetici, soffrono di carie, disaddatamento, depressione con sintomi di autolesionismo e in casi estremi decidono di non voler più vivere.
Esiste - documentato- l'eroismo animale, dei cani ma anche di altre specie che si sacrificano per i cuccioli o per il branco. Forse però qui si potrebbe pensare a un istinto, mentre il suicidio dovrebbe (poi non si sa con certezza) essere un atto più ragionato.