Nell'ambito di quella che in un precedente post ho chiamato Psicofilosofia, cioè l'area che ha come oggetto d'interesse l'agire e il pensare dell'individuo (si disinteressa dell'essenza del mondo), volevo proporre una mia definizione del termine Materialismo, in opposizione al termine Spiritualità.
Il Materialismo consiste nell'avere come obiettivo il Fare, all'interno di uno schema, nella Spiritualità l'obiettivo è il Capire, uscire dagli schemi.
Nel Materialismo si può agire per ottenere ad esempio un vantaggio individuale o collettivo (vedi l'economia e l'utilitarismo in generale), o uno svantaggio (vedi la guerra), ma anche, soprattutto se immettiamo la sfera simbolica, si può agire per comunicare, magari nell'ambito di una pseudo-religione organizzata come un "gioco di società" (vedi la politica, spesso definita un "teatrino"), o di una religione priva di obiettivi spirituali, in cui la ricerca di Dio è falsa (e quindi esecuzione meccanica di riti).
Anche questo comunicare, pur se scollegato totalmente con i fini di vantaggio-svantaggio che si possono associare meglio al concetto di materialità tipico, è materialismo secondo la mia definizione, in quanto l'agire è meccanico, finalizzato all'apparenza, schematico.
La Spiritualità è l'agire al di sopra dagli schemi, è la ricerca della finalità e dei principi, la indipendenza dalle apparenze, la ricerca.
In sintesi, il Materialismo è FARE (includendo in ciò il comunicare finalizzato all'apparenza), la Spiritualità è CAPIRE.