Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Franco

#31
Citazione di: green demetr il 19 Ottobre 2019, 17:48:00 PM
Così green demetr ( = gr) rispondendo a Davintro:

Nella metafisica, il discorso che si pone dopo quello delle scienze, è quello relativo al suo principio trascendente.

Ma questo principio è stato fatto saltare in aria da Kant, che ha semplicemente notato come nessun principio possa essere ammesso senza prima passare dal soggetto che lo pone in essere, ossia dal suo giudizio.

Franco ( F) :

a)
Che Kant abbia fatto saltare in aria qualcosa come un "principio trascendente" è tesi da vagliare attentamente.

b)
Si può piuttosto dire l'opposto:
è proprio una nuova fondazione dell'essenza del soggetto come Io trascendentale ( = Io puro) ad aver mantenuto la porta aperta alla metafisica. Tesi questa confermata da alcune delle letture più autorevoli della problematica kantiana, da quella husserliana e heideggeriana per la filosofia tedesca, a quella bontadiniana e gentiliana per la filosofia italiana.

gr:

Heidegger è l'ultimo tentativo di resistenza alle scienze naturali. Ormai il tempo è ampiamente scaduto per piangere sul latto versato.

F:

Presterei particolare attenzione ad affermazioni come questa. Giacché se si guarda all'Intero dell'opera di Heidegger si deve riconoscere come l'epoca della Tecnica guidata dalla scienza ( = l'epoca del Ge - stell) si con - figura come una delle estasi della Sein - s - geschichte ( storia dell'essere).


#32
Citazione di: davintro il 20 Ottobre 2019, 22:13:15 PM

Scrive davintro:

direi che la sensibilità un fattore essenziale dell'indagine metafisica, stando attenti a ben distinguere il piano del discorso in cui collocare questa necessità: non essenziale nel senso che l'oggetto della metafisica non possa considerarsi reale senza dipendere dalla realtà fisica, oggetto dell'esperienza sensibile, ma dal punto di vista critico-dialettico, cioè occorre per il metafisico prendere in considerazione la sensibilità, ma per mostrarne l'insufficienza a render ragione di se stessa, e degli stessi saperi scientifici che intendono far leva su di essi  a render ragione del complesso del reale.

Franco:

Innanzitutto grazie dell'articolata e puntuale risposta.

a) sì, l'esser - sensibile è essenziale all'indagine metafisica, dato il concetto stesso di questa. Ma Lei  osserva, opportunamente, una questione fondamentale è quella del piano sul quale si pone la necessarieta' dell'esperienza sensibile.

b) è proprio la mancata enucleazione della distinzione in parola a determinare ( definire) l'uni - verso di discorso ( = uni - verso di discorso = chiusura illegittima del discorso) per il quale si suppone la totalizzazione della realtà ad opera della razionalità scientifica. Onde il piano critico - dialettico - come Lei osserva - è tale in quanto non lascia cadere nel nulla la sfera dell'esperienza sensibile, ma la recupera al fine di mostrarne il limite necessario. Chi volesse - contraddittoriamente - negare il piano dell'esser - meta - sensibile e della conoscenza meta - sensibile, non si avvedrebbe - tra l'altro - che la "negazione" del piano metafisico implica la determinazione del carattere assoluto del piano intra - fisico ( = piano dell'immanenza). Operazione impossibile e auto - contraddittoria.


#33
Citazione di: Jacopus il 20 Ottobre 2019, 14:08:26 PM
Jacopus ( = J) :

Per Franco: che Dio sia il summum ens per la teologia cattolica é, dal mio punto di vista, sommamente ininfluente.

Franco ( = F) :

Che dal Suo punto di vista sia sommamente ininfluente, è cosa per me piuttosto "grave", e grave nel senso di ciò che pesa ( senso della caduta dei gravi). Giacché che la teologia cattolica - ciò che con questi termini viene inteso - ponga "Dio" come summum ens, vale a dire come fondamento ontico - ontologico - è una situazione spirituale ( = di pensiero) che non può - non può - non influire su chi voglia partecipare alla comunità teoretica. Tanto più quanto più si consideri che:

a) solo la comprensione dell'essenza della teologia cattolica consente la comprensione della storia stessa del pensiero occidentale.

b) la teologia cattolica è ancora la guida metafisica dell'esperienza di fede di centinaia di milioni di esseri umani. Onde ritenere ininfluente in modo sommo la declinazione cristiana della metafisica occidentale significa negare un'evidenza, quella per la quale con quella declinazione non si possono non fare i conti.

Affermare il contario significa affermare l'impossibile.

J:

Ho imparato a dubitare degli "ipse dixit" da molti decenni.

F:

Ma altro è revocare in dubbio un "ipse dixit", altro - ben altro - è non trascurarne il contenuto al fine di una più o meno autentica partecipazione alla vita collettiva. E il contenuto della metafisica declinata secondo lo spirito della cristianità, è a quel fine imprescindibile.

J:


Per me la metafisica non ha alcun significato di ricerca/comprensione della divinità ma di ricerca, di significati esterni al fine di poter moltiplicare il senso delle cose ed evitare che un sistema di senso, ad esempio la scienza, non creda di essere "l'unica verità".

F:

a) Il Suo testo non risponde alla configurazione storico - effettiva della metafisica come declinazione fondamentale della cultura occidentale. Onde Lei finisce con l'appiattire il contenuto di significato della metafisica sotto la pressione del rifiuto di una delle sue configurazioni, ancorché fondamentale.

b)
Lei parla di significati "esterni", dei quali il discorso metafisico sarebbe portatore.
Quale sarebbe l'interno? E quali i con-torni di quest'interno?
Vorrei comprendere meglio.

#34
Citazione di: green demetr il 19 Ottobre 2019, 18:09:33 PMCosì Green demetr ( = GD) :

citazioni di Franco


"Consentimi, ma come può ciò che è prodotto umano essere anti - umanista? Temo che nel tuo discorso si annidi una presupposizione infondata, quella per la quale un tipo umano presume
di rappresentare al meglio l'essenza di ciò che è umano. "

No non hai capito! L'anti-umanesimo è la scelta di non indagare cosa è un essere umano, se non che a livello scientifico.
Come già detto è una politica più che filosofia. Il problema è che questa politica viene chiamata filosofia.

Franco ( = F) :

Proprio perché mi dici che non ho capito, vorrei capire meglio.
Anche lì il mio discorso era ironico. Onde, togliendo di mezzo l'ironia, ti invito a considerare come sia pienamente "ideologico" - qui il significato dell'aggettivo è quello corrente - affermare sia "anti - umanesimo" - così scrivi - l'atteggiamento di chi indaghi l'essenza dell'umano se non in termini scientifici. Se la tua tesi fosse vera, comporterebbe - tra l'altro - la situazione paradossale di un soggetto umano - il soggetto operante la scelta di cui sopra - anti - umano, e al limite sub - umano o in - umano. Tesi la tua molto azzardata, per intendere eufemisticamente.

F:

"Mi domando e ti domando: sono forse le configurazioni teo - logiche della metafisica, dunque della filosofia, configurazioni non umane? "


GD) :

No sono umane, troppo umane direbbe Nietzche. Manca completamente l'analisi delle loro pratiche.

F:

Che siano umane di sicuro. Che siano " umane troppo umane", per richiamare il dettato di Nietzsche, è tesi che andrebbe attentamente vagliata. A cominciare dal l'opportunità di fare riferimento ad un pensatore le cui tesi su Dio, sulla teologia cristiana e sulla tradizione platonico - cristiana, sono tesi aventi carattere essenzialmente enunciativo e non dimostrativo. Nietzsche è stato in fondo un grande moralista, ma un modesto pensatore in senso filosofico.
#35
Citazione di: green demetr il 19 Ottobre 2019, 18:09:33 PMCosì Franco ( = F) :

"Discorso questo che si può iniziare a discutere con quanto ho appena scritto. Come possono le nuove filosofie in quanto sono "filosofie" e non altro da se stesse, essere totalmente slegate da quelle antiche?
Come può porsi il totalmente slegato, se per essere deve fare i conti - misurarsi - con ciò da cui intende slegarsi totalmente? E per di più rimanendo filosofico e non altro da sé? "

Così green demetr:

Perchè la filosofia è diventato un atto politico. Non è più la metafisca.
Sono due problemi distinti che si pongono a questo punto.
Cosa sia la metafisica (antica) e che rapporto ha essa con le nuove forme di descrizione di cosa sia la filosofia (oggi).

F:
I miei interoigstivi erano e sono ironico - retorici. La tua replica mi consente di iniziare a chiarirli, vale a dire a porne il contenuto in modo affermativo.

a) Manca il contenuto per il quale ciò che è nuovo ( = ciò che è supposto come nuovo) è se stesso, vale a dire non è l'antico. Onde per poter porre la questione delle filosofie nuove, bisognerebbe essere in grado di fissare il concetto di quelle antiche.
Il topic, giova ricordarlo, ha come suo cardine la questione della possibilità o meno della negazione della validità della metafisica.

b) replichi con "Perché la filosofia è diventato un atto politico. Non è più la metafisica".

- Vorrei comprendere meglio. Da quando è nata, la filosofia, in ragione del suo stesso concetto, è atto sommamente politico, giacché è proprio la sua capacità di innalzarsi all'universale ad aver fondato teoreticamente l'unità come società. Da Talete a Platone, da Aristotele a Giovanni Gentile è la capacità del pensiero di sollevarsi alla trascendentalita' ad aver fondato il corpo politico.

- stiamo proprio ponendo la questione se alla filosofia possa essere sottratto ciò che da millenni ormai va sotto il titolo "meta - fisica"!
#36
Citazione di: Jacopus il 19 Ottobre 2019, 14:50:57 PM
Jacoous ( = J) :
La metafisica non è la longa manus filosofica della teologia.

Franco ( = F) :

Interessante. La metafisica non è la longa manus filosofica della teologia.

Come a dire che la metafisica non è l'organo filosofico della teologia, vale a dire non è ciò attraverso cui la teologia è metafisica. Eppure - eppure - la configurazione attuale della teologia cattolica è tale da concepire se medesima proprio secondo ciò che jacopus intende negare. Onde se jacopus avesse ragione, seguirebbe una situazione di in - coscienza della stessa teologia, la quale, appunto, non si renderebbe conto di fondarsi sopra un fondamento presunto. Il che - fra l'altro - importerebbe una situazione di infondata guida ( = guida teologica) dell'esperienza della gran massa dei credenti.

J:
Infatti é stata concepita prima della stessa.

F:
Temo che qui sia attivo il presupposto per il quale la critica ad una certa configurazione storica della metafisica come teologia, vale a dire quella della Scolastica e della Neo - scolastica quali declinazioni fondamentali della teologia cristiana, comporti la destituzione di ogni forma storica di metafisica intesa in senso teologico.

J:
Non ho letto gli interventi ma mi premeva ribadire un concetto semplice. La filosofia, quella "dura", deve per forza confrontarsi con la metafisica, altrimenti si chiamerebbe scienza.

F:
Molto interessante.

Non direi che la filosofia - quella "dura" debba confrontarsi con la metafisica, giacché se la questione fosse quella del con - fronto, ne deriverebbe una situazione di possibilità della perdita dell'essenza metafisica ( = necessità metafisica) del discorso filosofico. Direi, piuttosto, che la filosofia è "dura", vale a dire non - scientifica, in quanto è essenzialmente metafisica, vale a dire ancora, che è "dura" in quanto comprende necessariamente il piano metafisico. Ci si confronta con ciò che è in qualche modo al di là, altro.

J :
Ma la metafisica non é il discorso su Dio, ma il discorso del fondamento di tutte le cose.

F:
Qui è ancora più scoperta la problematicità di quell' è, giacché Dio, vale a dire, fra l'altro, ciò che ancora oggi nella teologia cattolica è concepito come summum ens, è proprio il fondamento di tutte le cose.

#37
Citazione di: viator il 19 Ottobre 2019, 14:08:07 PM
Salve. Per Franco : citando : "Per tanto domando: cosa significherebbe "negare la validità razionale della metafisica"? Interrogativo tanto più sensato quanto più si consideri che la configurazione attuale del sapere occidentale include qualcosa come la teologia. È forse la teologia un discorso irrazionale?".
Scusa ma secondo me la teologia non fa parte del SAPERE bensì - per l'esattezza - della CULTURA, ed in particolare del SUPPORRE l'esistenza di un Dio.
Che poi tale supposizione sia generata e sviluppata dai nostri personali sogni e bisogni psicofideistici......non mi sembra dubitabile. I sogni rappresentano delle facoltà ed i "bisogni" delle necessità.
Nulla a che vedere con la logica, le convenzioni razionali, i rapporti fisici di causa effetto................insomma con il regno di una ragione gestita da una mente. Saluti.

Viator,

Ti invito a considerare il modo in cui è costruito il termine stesso di "teologia". Teo - logia e termine costruito con quello di logos - al quale non si può sottrarre il significato fondamentale di un sapere, ancorché presunto. Che non lo si possa è dovuto al "fatto" che, esso discorso teo - logico, è costituito da strutture concettuali e argomentative. Ti invito ancora a considerare come, in una certa misura, la teo-logia faccia uso della terminologia e della concettualita' con le quali operano tanto la filosofia quanto le così dette scienze empirico - sperimentali.

Sono in accordo con te sul carattere di "supposizione" del massimo contenuto della teologia, sebbene non si possa dimenticare il contenuto di verità ( = di realtà) della fede in quel contenuto.

Per tanto domsndo: è forse un non - sapere la coscienza del contenuto di fede del discorso teologico? È forse non - sapere tutto ciò che il credente in senso religioso pensa sia Dio? Evidentemente no.

#38
Citazione di: davintro il 19 Ottobre 2019, 00:44:48 AM
davintro ( = da):
per Franco, a cui do il benvenuto nel forum

Sono d'accordo, nelle mie intenzioni questo topic nasce proprio per argomentare l'impossibilità per la filosofia di rigettare la razionalità metafisica senza contraddire il suo stesso significato e ragion d'essere. Quando contesto l'idea di una filosofia che presume di negarsi come metafisica, non la contesto nel senso di voler prendere sul serio tale pretesa (altrimenti sarei io a cadere in contraddizione, dato che contestando una filosofia non metafisica, ne ammetterei al contempo la possibilità), la contesto nel senso che è un'autoinganno, è a tutti gli effetti una metafisica, solo non consapevole di esserlo. Infatti, da un lato rifiuta l'idea dell'esistenza di una sfera sovrasensibile, ma per far ciò deve necessariamente, a livello metodologico, trascendere  i limiti dell'esperienza sensibile, l'unica che da un punto di vista materialista dovrebbe essere titolata a fornire materiale alla scienza, e questo trascendimento è a tutti gli effetti un trascendimento metafisico. Quindi la filosofia che rigetta la metafisica si pone come materialismo che però, autocontraddicendosi, si pone come altra metafisica perché fa un'affermazione, "non c'è nulla oltre ciò che i sensi corporei esperiscono", che pero gli stessi sensi non possono legittimare razionalmente perché incapaci a sperimentare l'inesistenza di ogni cosa oltre il proprio campo d'osservazione, dato che si limitano a cogliere solo fenomeni relativi a uno spazio-tempo particolare, e non possono far discorsi sulla totalità dell'alto dei quali escludere in assoluto delle possibilità di esistenza. In sintesi direi: o del sovrasensibile non ci si occupa, restiamo neutri, e allora non c'è alcun bisogno di fare filosofia, basta dedicarsi alle scienze naturali, oppure ce ne occupiamo, e anche quando lo facciamo in forma polemica si deve sempre entrare nello stesso punto di vista applicato a quel livello di realtà per poterne parlare, in parole povere fare della metafisica.

Franco:

a) Sì, è uno spirito il tuo che ho colto bene sin dalla prima lettura. Ed è confermato dal tuo ultimo intervento. Il quale, tra l'altro, fa lavorare, con una certa efficacia, il principio di identità - non contraddizione, peraltro tanto caro alla "vecchia" metafisica. Solo facendolo lavorare, invero, si può contestare ogni discorso che pretenda sottrarre validità alla metafisica. Come potrebbe, invero, il soggetto "negante" negare se non affidandosi allo stesso principio di identità - non contraddizione?

b) ma per negare quella validità, il soggetto "negante" deve fare qualcosa di impossibile, vale a dire, tra l'altro, essere in grado di mostrare l'inesistenza di un piano onto - logico che è lo stesso rispetto al quale, esso soggetto, intende delimitarsi, distinguersi. Il che è impresa auto - contraddittoria.

c) è per me di particolare rilievo il modo in cui formuli il concetto di metafisica. Concetto che è quello classico ( = aristotelico - scolastico), tanto classico da ripresentarsi - come ho già richiamato - tanto in alcune delle maggiori figure speculative d'oltralpe come quella di Martin Heidegger, quanto, almeno, nelle figure piu rappresentative della neo - scolastica italiana. Ed è una formulazione concettuale il cui cardine è costituito dalla coppia sensibile - sovrasensibile. Sì che, mi domando e ti domando: è quella di sensibilità ( = esser - sensibile) una nozione essenziale a quella di indagine metafisica? E se si, in che senso? Interrogativo tanto più rilevante quanto più si consideri che, per fare solo un esempio ancorché assai illustre, l'intera impostazione problematica con la quale Heidegger rilegge la kantiana "Critica della ragion pura", si fonda sulll'assunzione della distinzione di ente sensibile ed ente sovra - sensibile.




#39
Citazione di: green demetr il 18 Ottobre 2019, 20:09:50 PM
Ciao Franco (bentrovato o bentornato!)

Franco ( = F) : per Bacco, mi si ricorda.. 

cit franco

Ma la questione, a mio avviso, non è tanto il contenuto contraddittorio ( = contenuto auto - contraddicentesi) di qualcosa come la negazione del carattere essenzialmente razionale dell'indagine metafisica, quanto piuttosto la situazione nella quale "si" avverte l'opportunità e l'urgenza di difendere quel carattere.

Per tanto domando: cosa significherebbe "negare la validità razionale della metafisica"? Interrogativo tanto più sensato quanto più si consideri che la configurazione attuale del sapere occidentale include qualcosa come la teologia. È forse la teologia un discorso irrazionale?


green denetr (= GD) :
Anche a mio parere non avrebbe molto senso interrrogarsi su questa cosa.

Eppure sin dall'inizio dei miei studi anche a me è parsa la domanda fondamentale.
Ho provato a rileggere ciò che scrissi all'epoca, fu un risposta molto blanda, perchè non mi è mai parso che Davintro avesse capito cosa è la metafisica.

F:
La domanda  contraddice se stessa nella misura in cui "nega" ciò che deve riconoscere. Per comprendere il contenuto di questo asserto è però necessario fissare il concetto di metafisica, il che è ciò che il "negatore" non riesce a fare. Onde si ripropone la questione delle ragioni per le quali si "presume" di sottrarre validità all'indagine metafisica. 

GD:
Riprendendo mesi dopo la domanda, e cogliendo il tuo nuovo spunto, colgo l'occasione per ribadire che non esiste una filosofia senza una metafisica.

F :
No, non esiste e non può esistere. Ma, di nuovo, una questione se non la questione fondamentale è, in quest'ordine di considerazioni, la posizione della metafisica ( = il concetto della metafisica). 

GD:
Ora la tua domanda è perchè pure per me è necessaria questa domanda che sembra ed è effettivamente autocontraddicente.


Il punto è che la filosofia non è l'unico discorso, esistono le nuove filosofie.

F:
le nuove filosofie? Consentimi ma come fai a porre il concetto di nuova filosofia? Non dovresti essere in grado di mostrare il concetto dell"antica" filosofia? Non abbiamo forse iniziato ad osservare che una filosofia senza metafisica è impossibile? E se questo è vero - ed è vero - non è forse necessario definire ( = innalzarsi al concetto di metafisica) per poter stabilire se si diano una vecchia e una nuova filosofia? 
Sei tu a scrivere di "nuove filosofie", ma si tratta ancora di filosofie, appunto, e non di scienze. Si che, è da domandare quale sia il tratto comune che fa di una certa serie di discorsi una serie filosofica e non una serie scientifica. 

GD:
Che sono totalmente slegate a quelle antiche.

Che richiedono conoscenze e presunzioni di tipo scientifico.

F:
Discorso questo che si può iniziare a discutere con quanto ho appena scritto. Come possono le nuove filosofie in quanto sono "filosofie" e non altro da se stesse, essere totalmente slegate da quelle antiche? 
Come può porsi il totalmente slegato, se per essere deve fare i conti - misurarsi - con ciò da cui intende slegarsi totalmente? E per di più rimanendo filosofico e non altro da sé? 

GD:
Le nuova filosofie anti-umaniste, che spinge l'uomo non solo alla periferia del pensiero, ma addirittura tentano di eliminarlo quasi fosse una variabile non interessante di una funzione astratta ma di carattere biologico.

Ossia è il pensiero dell'eugenetica che ritorna prepotentemente, sulla scorta della scienza.

F: 
Consentimi, ma come può ciò che è prodotto umano essere anti - umanista? Temo che nel tuo discorso si annidi una presupposizione infondata, quella per la quale un tipo umano presume 
di rappresentare al meglio l'essenza di ciò che è umano. 

DG:
La bibliografia è vastissima dalle neuroscienze, alle scienze robotiche, dai mentalismi alle bioetiche, fino alla vaccinazione massificata.

F:
Domando: non si tratta forse di configurazioni epistemiche, vale a dire di configurazioni umane? 

DG:
Ora è chiaro che bisogna tornare rispetto a questi movimenti reazionari ad una filosofia progressista che rimetta l'uomo al centro della ricerca.

La metafisica è la storia delle rappresentazioni umane. Storia bagnata nel sangue certo, ma anche storia di lotta per sottrarsi alle forme teologiche di mondo, e di cui il transumanesimo sarà con ogni probabilità l'erede.

F:
Mi domando e ti domando: sono forse le configurazioni teo - logiche della metafisica, dunque della filosofia, configurazioni non umane? 





#40
Citazione di: bobmax il 18 Ottobre 2019, 15:13:03 PM
Così bobmax ( = Bx) :@Franco

Nel tuo discorso trovo cose che comprendo bene e che in parte condivido, ed altre che non mi sono chiare. Vediamo.

Bx: Secondo me, si nega validità razionale alla metafisica perché si commettono sostanzialmente due errori di fondo:

Consentimi. Proprio perché è in questione la presupposizione infondata della non-validità razionale della metafisica, parlerei di tentativi di negazione. Quindi non si nega ma si presume di negare.

Dx: 1) Da un lato si è convinti, erroneamente, che il pensiero razionale sia fonte di "verità". Mentre questo pensiero ha soltanto la funzione di chiarire "verità" date come presupposto, ossia postulate.

Qui vorrei comprendere meglio.

a) a cominciare dal senso di un pensiero razionale. Domando: può un pensiero non essere razionale? Nella storia del pensiero occidentale i termini 'pensiero' e quello di 'razionalità' rispondono alla stessa essenza. Kant, per fare un esempio assai illustre, scrive la Critica della ragion pura secondo il progetto di un'auto - comprensione del pensiero umano in quanto capace di pensare in modo puro ( = trascendentalmente).

b) Ciò posto non comprendo bene la distinzione fra verità date come fonte e verità come postulato. Onde finisco per non comprendere l'errore posto a fondamento della "negazione" della validità dell'indagine metafisica.


Bx:2) Dall'altro, non ci si rende conto che ogni interpretazione della realtà si fonda su una visione metafisica. Nel senso che sta oltre la realtà fisica e cerca di definirne il modello.

Qui il discorso mi è più chiaro, ma non per questo meno bisognoso di spiegazioni.

Dai una definizione di metafisica che risponde essenzialmente al contenuto della formulazione classica ( aristotelico - scolastica). Che essa sia classica è dimostrato dal fatto di essere stata ripresa e fino ad un certo punto discussa, da una delle maggiori menti filosofiche del '900, Martin Heidegger.
Ma qui si annida il nocciolo della questione: cosa significa la posizione di un piano costituito da una visione che sta sopra quella fisica ( = piano della visione meta - fisica)?  È forse il piano meta- fisico di Platone, quello di Aristotele, di Tommaso d'Aquino e di Hegel, stante che quel piano è declinato platonica - mente, aristotelicamente, tomisticsmente e hegelianamente? Quale il tratto comune delle declinazioni? Perché, dunque, si presume di negare la metafisica? Il problema rimane.

Bx: Emblematico, a tal riguardo, è l'attuale diffusa assurdità di negare la Verità assoluta, senza rendersi conto che tale negazione si basa su "verità" relative!

Qui mi trovi in pieno accordo. Come si potrebbe, invero, negare la verità aposggisndosi a quella de verità relativa? Non si può. Segui un'ottima traccia, nella misura in cui, fai vate in qualche modo il ragionamento per il quale porti il "negatore" della verità a contraddir - si ( = auto - contraddizione). Chi volesse sostenere solo verità relative, dovrebbe far uso del concetto di verità, il che lo porterebbe a far uso di ciò che intende negare.

Dx: Difatti anche attualmente è diffusa pressoché universalmente una metafisica, e non potrebbe essere altrimenti. Descriverei questa metafisica come la fede nell'oggettività in sé portata alle sue estreme allucinanti conseguenze.

Vorrei tu spiegassi ulteriormente. In ogni caso domando: ma una metafisica come fede è davvero metafisica?

Dx: Sono convinto che tutte le metafisiche che dichiarino, in un modo o nell'altro assolute delle "verità" oggettive che trascendono il mondo immanente, debbano essere considerate  superstizioni.

a) Qui faccio fatica, anche in considerazione del tuo discorso sulle "verità relative".

b) parli di immsnenza e di trascendenza. Come fai a porle? Che cos'è l'immsnenza? Come la poni?

Dx :Superstizione è infatti la pretesa che sia "vero" ciò che non mostra il proprio fondamento.
Quindi vi è anche la "superstizione" scientifica, laddove considera assolutamente vera una propria "verità".

Anche qui mi trovi sostanzialmente d'accordo.

Dx :A mio avviso. L'unica autentica metafisica, mai mutata da quando è nata la domanda di senso circa la realtà, è la Fede nella Verità.
Su questa fede, che è fede nel Nulla, si fonda l'Esistenza.

Qui non ho punto compreso.
#41
Citazione di: davintro il 11 Aprile 2019, 20:01:46 PM
Scrive davintro:  è molto comune, e purtroppo lo si registra spesso e volentieri  anche in questo forum, negare ogni validità razionale alla metafisica, anche usando toni a volte offensivi e spregiativi, considerando la metafisica come qualcosa di obsoleto [...]

Scrivo:

già il titolo del topic tradisce una presupposizione infondata, ancorché di enorme portata. Quale? Quella che si possa porre il concetto di filosofia prescindendo da quello di metafisica. Una prescissione che è il disconoscimento stesso del senso più intimo della filosofia e dunque di quello della civiltà occidentale. Onde negare "validità razionale" alla metafisica significa negare validità razionale allo stesso discorso filosofico.

Ho virgolettato la nozione di validità razionale in riferimento alla metafisica perché la negazione della validità razionale della metafisica si contraddice da sé, vale a dire è auto - contraddittoria nella misura in cui pensa ( = contiene razionalmente) un contenuto concettuale che è l'essenza stessa dell'indagine metafisica. Il che - tra l'altro - mette in luce la circostanza per la quale ogni tentativo di critica alla metafisica, poggia su una nozione ridotta e riduzionista della razionalità, una nozione che è quella che il post - in ogni caso assai interessante di davintro - mette in mostra "tra le righe".

Ma la questione, a mio avviso, non è tanto il contenuto contraddittorio ( = contenuto auto - contraddicentesi) di qualcosa come la negazione del carattere essenzialmente razionale dell'indagine metafisica, quanto piuttosto la situazione nella quale "si" avverte l'opportunità e l'urgenza di difendere quel carattere.

Per tanto domando: cosa significherebbe "negare la validità razionale della metafisica"? Interrogativo tanto più sensato quanto più si consideri che la configurazione attuale del sapere occidentale include qualcosa come la teologia. È forse la teologia un discorso irrazionale?