Secondo me tutti i sostantivi esistono perché un individuo li getta nella realtà in virtù del fatto che lui ha visto cose che altri fino a quel momento non avevano visto o al più non se n'erano proprio curati. Ma sono gli altri a conferirgli realtà, a far entrare quello che non si vedeva nel vocabolario del reale. E questo accade pure per le scoperte.
Diversamente da Marx penso di essere in grado di sostenere che le coscienze si formino a partire dall'individuo. Marx avrebbe dovuto dire che la coscienza dell'individuo viene osteggiata in modi poco puliti dalla coscienza di gruppo dominante.A parte l'esclusione della necessità di un Dio trascendentale non si è visto un granché in questa discussione, se non la necessità di una nuova etica.
Penso che la fonte della spiritualità sia la sfera emotiva che ciascun individuo possiede e vive costantemente. Attualmente questa si concretizza in due polarità che per ignoranza mia definisco grossolanamente pensiero liberale/pensiero comunista.
Da ragionevole anarchico che abdica a favore della democrazia ne avrei da dire a tutti e due, ma mi taccio, almeno per ora.
L'unica domanda che vedo fondamentale sarebbe infine questa: è il gruppo a regolare l'individuo o è l'individuo a regolare il gruppo? E qui di sicuro entra in scena la contraddizione del pensiero liberale ... ovvero spazio alla libertà dell'individuo, ma con le spalle ben coperte. Marx invece era un ebreo non credente e io non sono un antisemita, dico semplicemente che su questo punto si trova in fallo.
Dunque, da un punto di vista che abbia almeno uno straccio di scientificità, è possibile decidere quale delle due opzioni debba prevalere nella nuova religione?