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Messaggi - Visechi

#31
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
19 Gennaio 2025, 10:40:35 AM
A.L'ETERNO RITORNO DELL'UGUALE

È il primo elemento dell'intera architettura filosofica di Nietzsche, irrinunciabile ed insostituibile, anche se a me è sempre parso il tassello più debole. Ad ogni buon conto, egli colloca il suo eroe, l'uomo Oltre l'uomo, in questa dimensione temporale che spezza e sovverte la concezione comune del tempo. Cronos non scorre più linearmente da un passato ad un futuro, intersecando il presente. La freccia del tempo è spezzata e sostituita da un anello, un circolo. Il tempo diviene circolare. Tale concezione è interamente mutuata dalla cultura classica greca.  La ciclicità di Cronos non accoglie più alcuna speranza proiettata verso il futuro, che non esiste più. Non essendoci più alcun futuro, ma una successione di eventi destinati a ripetersi infinitamente sempre uguali, ogni attimo diviene fine a sé stesso, poiché nulla più determina il futuro attingendo dal passato. È così che l'esaltazione del momento trascina con sé anche la celebrazione di ogni singola scelta, che è operata in quell'istante e per l'eternità, poiché è destinata a ripetersi sempre uguale a sé stessa, non più emendabile, dunque. L'atto eroico della decisione per il o per il no è compiuto in ogni istante e per sempre. Non vi è alcuna possibilità di rinvii, poiché la ciclicità del tempo esclude la dimensione futura. Glorificare l'irredimibilità delle deliberazioni di vita magnifica ed esalta automaticamente l'individualità, poiché il singolo è l'unico costruttore del proprio destino.

L'individualismo estremizzato, che riflette specularmente l'isolamento sociale che N. patì in vita, è un altro dei tratti caratteristici della filosofia dell'Oltreuomo. Zarathustra avverte questa condizione di rigetto da parte delle folle definendosi un predicatore incompreso in tempi non ancora maturi per recepire i suoi insegnamenti, anticipatore dei tempi, un pensatore inattuale, portatore di un messaggio che non si conforma alle convenzioni e alle aspettative della società coeva: «Va via da questa città, Zarathustra», diceva «qui ti odiano in troppi. Ti odiano i buoni e i giusti e ti chiamano loro nemico e spregiatore; ti odiano i fedeli della vera fede e ti chiamano un pericolo per la folla. [...] Ma va via da questa città, o domani salterò oltre te, un vivente oltre un cadavere».

È in questa dimensione temporale, scandita dalla reiterazione degli eventi, che si compie il destino dell'uomo. Si tratta di un determinismo assoluto che dovrebbe collidere insanabilmente con la pretesa di libertà predicata da Zarathustra (vedremo in seguito). Il tempo ciclico è la dimensione imprescindibile per la realizzazione del nuovo uomo, perché solo in essa vi può essere l'esaltazione di ogni singolo istante e, come conseguenza, di ogni singola scelta – ora per sempre -. Non v'è spazio per la speranza. L'uomo nuovo deve rivendicare e celebrare la propria assoluta libertà, sgravandosi da ogni legame che rappresenti un gravame. Deve spezzare i ceppi che lo trattengono al suolo, impedendogli di esprimere l'energia e il potere che è in lui. Gravami che, bloccandolo, gli impediscono di intonare il canto che accompagna la danza liberatoria con cui creare la propria stella. Perciò non può accettare i vincoli della morale cristiana, che fiaccano la volontà e spengono l'ardore. Deve uccidere Dio e librarsi libero nell'aria al suono di una nuova musica.
#32
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
18 Gennaio 2025, 21:03:39 PM
Guarda che la pedofilia non è un obbrobrio d'altri tempi, i bimbi rubati alle famiglie selvagge, in Canada e nel resto del mondo, non sono turpitudini che fanno parte del passato. Sono crimini incisi con il fuoco nella genetica della grande meretrice: la Chiesa.
Lascia perdere l' eucarestia, che Gesù sente le trafitture nella viva carne ogni volta che un prete tocca quella che fa passare come corpo di Cristo.
#33
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
18 Gennaio 2025, 18:40:41 PM
Significativo che pur di difendere ciò che a tutta vista difendere non si può ci si industri per ricostruire o ipotizzare una storia (quindi un passato) compitandola intorno ai "se". Un romanzo ucronico piuttosto insipido e ben poco edibile. Non sempre la storia si piega ai desiderata, per cui se Stalin è definitivamente un criminale, al pari di Hitler, la Chiesa lo è altrettanto, perché la sua storia, priva di "se", è incisa in un solco la cui musica non compone una sinfonia gioiosa, ma, essendo funerea, accompagna ancor oggi i troppi disgraziati deturpati dalla sua folle tracotanza: streghe, arsi vivi, torturati, schiavi, interdetti per scomunica, poveri, bimbi vittime della lussuria di uomini neri in saio e mitra, rapiti alle famiglie lanciano dal proprio sepolcro un urlo di accusa che non può essere tacitato.

Poco vale asserire, con intento sostanzialmente assolutorio, che si tratta di uomini, seppur ministri di Dio. È proprio il seppure che non consente redenzione, poiché quei delitti sono compiuti da ministri di Dio, seppur uomini. Persone aduse alla predica, all'omelia, al sermone domenicale, ad impartir lezioni di etica e morale, non una morale qualsiasi, ma addirittura quella ispirata direttamente da Dio.

Singolare ed esantematico (da esantema, tipico avviso di una patologia) che questi omini intabarrati in abiti funerei abbiano ancor oggi l'ardire impudico di discettare di tutto e su tutto ed ammannire scialbe pietanze intrise di moralismi a cui uno Stato che si richiama ai valori di laicità dovrebbe conformarsi. Mi chiedo se il pudore, la pudicizia, la verecondia siano mai stati loro compagni di viaggio.

Tacciano una volta tanto ed impegnino il loro tempo a rimuginare i propri orribili crimini, questi uomini vestiti di nero ed ispirati da Dio.
#34
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
18 Gennaio 2025, 15:08:14 PM
Citazione di: taurus il 18 Gennaio 2025, 14:02:23 PMEvidentemente non hai MAI letto la bolla del defunto pontefice polacco che, in occasione del giubileo 2000, emanò la (coraggiosa !) bolla Incarnationis Mysterium !

In essa il santo vicario - per la PRIMA volta dopo quasi 2000 anni di dominio e terrore clericale, denunciava/Ammetteva
di fronte a Tutto a tutto il mondo...  gli Indicibili, Indescrivibili, Ineguagliabili, Irripetibili  crimini perpetrati dai credenti della croce (affettuosamente citati.. Figli della santa ekklesia !) nei confronti:

- della donna,
- ebrei,
- tramite la Santissima Inquisizione (torture + autodaFe' + ROGHI),
- hussiti
- ortodossi,
- Indios,
- le crociate,
- insensate guerre religiose,
- il "sostegno" al brutale colonialismo.....
...eccc...eccc.....


Vuoi che ti posti le "tante" lettere ufficiali (con tanto di protocollo) del citato vicario.. ove egli implora il Perdono al trinitario per i gravissimi errori commessi dai SUOI predecessori ?

E che dire della plurisecolare arroganza della chiesa "romana" nei confronti degli altri Con-fratelli NEL Christos, i cui gravi/imperdonabili errori di fatto hanno minato l' unità.. di TUTTA la "mitica" Assemblea dei credenti (alias il Corpo del redentore) _ come:

- le scomuniche,
- le persecuzioni religiose
- i numerosi scismi... solamente per questione di Potere (mondano!)

Tutto ciò.. NON sono voci calunniose Ma inoppugnabile verità della storia ! 

link ufficiale della bolla citata:

https://www.vatican.va/jubilee_2000/docs/documents/hf_jp-ii_doc_30111998_bolla-jubilee_it.html

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Citazione di: taurus il 17 Gennaio 2025, 16:08:33 PMIl mandante del crimine della filosofa Ipazia lo si deve proprio al famigerato vescovo Cirillo.

Posto il link dell' autorevole commento della Treccani.. non potendo elencare i vari testi di storia su questo indicibile misfatto del criminale di questa sublime religione....

E che dire delle "pressioni" del Vaticano per impedire.. in Italien (!) la proiezione del film Agora ?
Infatti in esso si narra come i compassionevoli nuovi credenti si scatenarono, al pari dei moderni Talebani-monoteisti, nel distruggere i templi dei politeisti / oltre all' indicibile crimine di detta Ipazia ?
 
Folle inferocite di fanatici della croce _ aizzate dal malfamato vescovo del Nuovo-dio _ quello che Poi venne elevato agli onori degli altari in modo da far parte della corte celeste.....

Con questo secondo inaudito crimine (dopo il primo ai danni del dissidente vescovo Priscilliano _ anno 385) iniziava, purtroppo, il "plurisecolare terrore" della santa croce !


https://www.treccani.it/enciclopedia/ipazia-di-alessandria_%28Enciclopedia-della-Matematica%29/

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"Noi sosteniamo e dichiariamo vero ieri, oggi et pro semper che sanctus Cirillo episcopus mai ebbe a tramare per l'uccisione della filosofa Ipazia. Noi, Concitorium decimo nono, proclamiamo santo episcopo Cirillo. Se qualcuno avesse a sostenere responsabilità dirette o indirette nell'assassinio della filosofa di Alessandria, sia anatema e si decreti espulsione pro semper da Sanctae Romanae Ecclesiae."

Attenzione alle scomuniche, potrebbero colpire anche tutti coloro che volessero sostenere responsabilità della Chiesa nell'affaire Giordano Bruno o in quello Galileo Galilei.
#35
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 22:45:24 PM
Citazione di: anthonyi il 17 Gennaio 2025, 16:11:18 PMNel momento in cui però si passa a civiltà di tipo più evoluto (o complesso), con maggiori livelli di organizzazione, separazioni di funzioni, allora la presenza delle divinità é una costante.
Sacertà e divinità

Il sacro è comunemente associato alla divinità e sovente, operando un'inconscia forzatura semantica, i due termini – sacro e divinità – son considerati quasi in rapporto vicendevole ed interscambiabile. C'è chi postula che non sia dato sacro, ivi comprese le molteplici sue sfumature semantiche, senza che sia presente anche la divinità, e viceversa. Così è che l'area del sacro diviene quanto di più attinente alla deità. L'una pertiene all'altro in un rapporto inscindibile: questo sostiene enfaticamente qualche inavveduto commentatore, fino ad affermare con forza l'estrema verità che "Nel momento in cui però si passa a civiltà di tipo più evoluto (o complesso), con maggiori livelli di organizzazione, separazioni di funzioni, allora la presenza delle divinità é una costante.", operando con ciò uno slittamento di significato non accettabile, che aliena dal sacro tutto ciò che non dialoga con la divinità. Pretesa assurda ed incongrua; come se nella vita di un ateo non fossero presenti i crismi dell'inviolabilità, non fiorisse il mistero e non germinasse la Trascendenza.

Tale inavveduta pretesa, genetica filiazione di un'ottica dogmaticamente indotta ed intrisa di fideismo catto-medioevale, ripudia e disdegna, inconsapevolmente, la sacralità dell'area deputata ad accoglier le sacre spoglie dei nostri cari. Il perimetro che circoscrive il sacro suolo ove son deposte le sacre spoglie gronda mistero, si radica in profondità nella metafisica e s'imbeve di Trascendenza, ma non necessariamente incontra la divinità, dalla quale, fin dall'origine, prescinde. I morti da sempre son sepolti per sottrarre e non esporre le carni, se ricoperte di sassi e terra, all'oltraggiante ingiuria degli animali necrofagi. L'area che accoglie la salma in fase di decomposizione è da sempre ritenuta inviolabile, non può essere oltraggiata dal calpestio dei vivi, ed è oggetto di sacro rispetto. Ciò non è originariamente legato alla presenza della deità, che quando soggiunge è appunto un innesto culturale postumo, ma è dovuto al fatto che le carni in decomposizione sono anche fonte di miasmi che rammentano ed evocano la dissoluzione della vita ed il suo ineluttabile confluire o ritornare nel Nulla della Morte: destino comune a tutti i viventi. L'uso di seppellire i morti è funzionale alla necessità di celare all'animo dei vivi il terrore della Morte. Non è il un omaggio alla divinità. L'antropologia su questo aspetto si esprime chiaramente ed uniformemente.

Sacro e divinità sono sicuramente confacenti l'uno all'altra, ma non si necessitano reciprocamente.
#36
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 20:19:06 PM
Citazione di: daniele22 il 17 Gennaio 2025, 17:46:01 PMCiao, per quel che tu possa saperne, sono sereni o agitati?
Onestà vuole che mi corregga:
Il tuo quesito mi ha incuriosito e sono andato a verificare se i Guaranì, nella loro inesausta ricerca della Terra senza il male, fossero sereni o agitati ed ho rilevato che la mia memoria mi ha suggerito un'enorme idiozia... la Terra senza il Male, a differenza di quanto ho scritto io, è la Terra ove la divinità (quindi il loro Dio, altro che fesserie) trova asilo. La Terra senza il Male è la terra degli Ultimi uomini che recuperano colà il Vero linguaggio.
In ogni caso, per tornare al tuo quesito: la ricerca è caratterizzata da ansia ed angoscia... no, non sono sereni.
#37
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 14:41:04 PM
Citazione di: Phil il 17 Gennaio 2025, 14:22:26 PMLa sacralità può essere metaforica o letterale: il sacro religioso non è metaforico, è una sacralità autentica, con le radici in Cielo, sacralità che è rapporto con il sovra-umano, il divino. La sacralità metaforica è quella per cui il "sacro" non ha più rapporto con il divino (ha le radici in terra), ma è "sacro" in quanto fondamentale e fondante, normativo, etc. ossia non è sacro, ma "sacro", come è "sacra" la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, come sono "sacri" gli assiomi di una matematica, etc.
La differenza fra la sacralità come tangenza asintotica con il divino e la "sacralità" come fulcro concettuale (v. "i maestri del sospetto") o sociale (v. citazione di Koba), è la differenza fra la religione e le scienze umane o, più semplicemente, fra un significato letterale ed uno metaforico.
Differenza che emerge ancora più lampante se si considera l'evento della violazione del sacro: dissacrare offendendo/adirando una divinità non è come dissacrare proponendo un altro orizzonte di senso (in politica, matematica o altro). La mutevolezza della "sacralità" umanamente decisa non può essere confusa con la perentoria sacralità del volere divino, proprio come le frontiere umane (v. etimo di «sacro»), sia per mobilità che per sorveglianza, non possono essere paragonate a quelle divine.
Se avessi omesso "divino" la tua puntualizzazione sarebbe assolutamente perfetta.
L'area del Sacro non necessariamente è occupata dal dio. Nelle civiltà arcaiche, non v'è traccia di un Dio o di un divino, v'è un richiamo alla trascendenza che non è dimora di alcuna divinità. In Amazzonia, il popolo dei Guaranì è impegnato in un inesausto errare in cerca della "Terra senza il male". Terra sacra, ma priva di divinità.
#38
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 13:16:02 PM
Tutti e tre, Marx, Nietzsche e Freud, espellono Dio dal mondo, ma senza che con ciò abbiano contemporaneamente rinunciato al sacro.

Se da una parte Marx laicizza e materializza la storia, definendola il costrutto di una perenne lotta fra classi, dall'altra non abiura l'uomo abbandonandolo a sé stesso. Edifica un'architettura più consona ove questi può prosperare e crescere. Individua nell'economia e nella distribuzione dei mezzi di produzione (il suo pensiero si formò in piena seconda rivoluzione industriale) il fulcro attorno al quale realizzare una società più equa e giusta. Insomma, sacralizzò il mondo rifiutando metafisiche consolatorie ma senza rinunciare ad una promessa edenica. Fu il sacerdote delle relazioni fra umani. Il rito sacro è officiato in terra e a favore delle comunità. Fu il costruttore di nuove relazioni basate non più sulla sopraffazione ma sull'uguaglianza. Proprio perciò la sua nuova religione fu un'utopia.

Nietzsche è invece colui che, dopo aver decostruito il corpus morale istituito dal cristianesimo, ha edificato e sacralizzato un nuovo individuo, celebrandone l'assoluta libertà ed esaltando il potere della volontà, anzi la volontà di potenza. Il sacer, comunemente inteso, è tacitato e polverizzato dal suo Zarathustra, che afferma, nella voluttà delle passioni, la sacralità della terra, intesa come mondanità opposta all'ulteriorità intrisa di metafisica. Come già scritto, l'uomo nuovo non volge lo sguardo al cielo per ottenerne conforto e senso, guarda al divenire ed alla costruzione umana ivi inscritta dalla volontà. Egli è il sacerdote dell'individuo, il cui rito si celebra interamente nel mondo: il nuovo mondo che egli promette semper pro semper per l'eternità.

Freud sconsacra l'Io e svaluta l'egemonia della coscienza, espellendo entrambi dal perimetro del sacro, ed erige loro un mausoleo. L'uomo non è più padrone di sé stesso. Innalza un altare all'inconscio (checché ne possa dire qualche malaccorto commentatore, fu proprio Freud ad inventare l'inconscio) cui tributare onori e gloria. È il sacerdote del profondo. Il rito è celebrato nel profondo di ciascuno di noi, e il prodotto della funzione sacra è soggetto ad analisi ed interpretazione. Freud, molto più degli esegeti cattolici, è il filosofo dell'ermeneutica, poiché tutto deve sottostare all'interpretazione, senza la quale il parlare e l'agire sono privi di ragione e senso. La precomprensione è l'ambito cultuale ove l'incenso del significato si spande per irrorare di senso l'esistenza dell'uomo.

Tutto è profanato perché sia riconsacrato. Ma non c'è Dio entro il perimetro di questa nuova area del sacro, solo una dimensione umana, troppo umana, unico ambito, quello umano, ove il sacro estrinseca interamente la sua forza.
#39
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
17 Gennaio 2025, 11:07:35 AM
Citazione di: anthonyi il 17 Gennaio 2025, 10:55:41 AMCome si vede che non li conosci, dovresti provare a frequentarli, magari ti aprirebbero gli occhi sui tuoi pregiudizi.
Non preoccuparti per i miei pre-giudizi, io li definisco post-giudizi poiché si son venuti a formare e invigoriti dal pianto delle migliaia e migliaia di bambini pedofilizzati o da quello dei bimbi indigeni rubati alle famiglie in Canada (mi limito a soli due esempi) dalla tua sanctae romanae ecclesiae - graziosissima messa in pratica del messaggio evangelico "lasciate che i bambini vengano a me". Mi stupisco che ancora oggi abbiate l'impudenza di proferir verbo senza vergogna.
#40
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
17 Gennaio 2025, 10:28:20 AM
La parola disegna il mondo in funzione della narrazione che la mente ha previamente composto. In tal senso la parola è evocativa ed è funzionale alla composizione e ricomposizione di una realtà costituitasi nel pensiero. In assenza di pensiero, non è dato mondo. Ciò che diviene creativo è quel flusso affabulatorio, phonemico starei per dire, che si spande per l'aere ed interseca il mondo, in una germinazione fluida e ininterrotta, la cui prima scintilla è il LOGOS divino o la Grande Esplosione. La parola diviene così strumento di relazione. Ed è solo in quest'ambito, quando assume le vesti di connettore fra più, che si trasforma in creatore del mondo, in quanto ne fornisce una sua rappresentazione. Se il mondo è rappresentazione ed è composto in guisa di mosaico dalla parola che descrive, il phonema lo esibisce anche come narrazione. Il mondo allora è rappresentazione e narrazione, quindi una sceneggiatura e noi siamo i creatori e, al tempo stesso, i fruitori di questa sceneggiatura. Ma dire che il mondo è un allestimento scenografico voluto dalla volontà ed esibito dalla parola, equivale a dire che è anche, o forse solo una messinscena, di cui siamo attori e spettatori. Ed essere protagonisti e testimoni della messinscena entro cui siamo calati, trasforma noi tutti in oggetto della narrazione stessa, oltre che soggetto. Essere oggetto di un allestimento scenografico ci dice anche quanto ciò sia "vanitas vanitatum, omnia vanitas".
Tutto ciò sarebbe incontrovertibilmente vero se non fosse viziato da un errore che lo rende falso.
#41
Tematiche Filosofiche / Nietzsche e Zarathustra
16 Gennaio 2025, 23:27:13 PM
Lo Zarathustra è l'opera filosofica di Nietzsche senza dubbio più significativa. Rappresenta l'annuncio del nuovo Uomo che ha trasceso tutti i valori, sovvertendoli, per proporre una nuova tavola di valori che la morale comune solitamente ricusa. L'opera è scritta in forma di poema in prosa, ove spiccano momenti di lirismo di una sublimità insuperata. Può essere ricondotta alla forma dell'annuncio evangelico – Evangelo del nuovo uomo -. Di questa tipicità ne ripercorre lo stile: forma profetica, enunciati più importanti introdotti dalla locuzione evangelica "In Verità...", quasi a rimarcare che s'inserisce a pieno titolo nel filone dei Libri Sapienzali. Le caratteristiche del SUPERUOMO sono contenute in un dialogo che ripercorre – stravolgendolo – il Discorso della Montagna.
Partiamo, quindi, dall'inizio, con ordine: "la volontà di potenza", primo elemento ed incipit del ragionamento. In questo concetto non c'è nulla di metafisico o trascendente che possa, anche per pallida analogia, farlo accostare allo shakti ed alla spiritualità orientale in genere (precisazione dovuta perché mi pare d'aver letto in qualche scritto, probabilmente distrattamente, un velato accostamento al buddhismo), se non un'esangue assonanza terminologica e lessicale, un'omofonia, ovverosia una somiglianza nel timbro di voce. Ma non è il suono quel che ci interessa. Senza dubbio, stiamo parlando di qualcosa di "umano, troppo umano". Cosa è dunque questa benedetta "Volontà di potenza"? Null'altro che il respiro della Vita, della Natura. È il loro ansito; è il sospiro della Terra cui Zarathustra esorta il Superuomo a restare vincolato ed avvinghiato: <<Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze!>>.  Tutto assai mondano, dunque, o al più una parvula trascendenza priva di trascendente.  L'intera opera di Nietzsche, non solo lo Zarathustra, è impregnata di questo sentore di vita ed esorta al vincolo alla terra. Egli non volse mai il suo sguardo al cielo se non per celebrare il funerale di Dio:
<<Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio è morto, e così son morti anche tutti questi sacrileghi. Commettere il sacrilegio contro la Terra, questa è oggi la cosa più terribile, e apprezzare le viscere dell'imperscrutabile più del senso della terra!>>. Non si deve ora intendere l'eroe nicciano come un invasato che faccia l'amore con la terra, alla stregua d'alcune culture animistiche delle Americhe. Il senso della terra è un vincolo irrinunciabile per l'uomo oltre l'uomo. È sta ad indicare la sua mondanità che non colloquia più col cielo. È, infatti, del tutto assente qualsiasi anelito divino.  Dio è morto! Tale sospiro impetuoso non appartiene solo alla terra, ma è presentito anche dall'uomo primordiale, di cui il superuomo nicciano rappresenta l'evoluzione e il suo inevitabile superamento. L'uomo è una transizione, così come lo fu l'ominide rispetto all'homo sapiens: <<L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, - un cavo al di sopra dell'abisso>>.  Egli è divino nella misura in cui si sostituisce integralmente a Dio e sa porre la propria natura, prettamente umana (oltreumana), al di sopra (al di là) dell'effimera e deturpante concezione del Bene e del Male, riuscendo ad accogliere in sé il soffio della Vita, pneuma dell'esistenza, senza alcun fine, senza alcuno scopo, o meglio, con l'unico vero fine rappresentato dall'uomo stesso e dalla sua "Volontà di potenza" che lo eleva ad unica divinità.  Il superuomo di Nietzsche è un essere amorale, che si pone ad un livello (l'ultimo e il più eccelso) superiore ad ogni morale. Egli è Dio a sé stesso, sufficiente a sé stesso, trionfatore e legislatore di sé stesso. È l'uomo nuovo che si plasma in un orizzonte privato della presenza di Dio e della trascendenza, che presente un oltre privo di orizzonti celesti. Così è che la compassione, la carità ed ogni tensione o impeto solidaristico ed altruistico, valori cui noi, infimi uomini crepuscolari e della transizione, tributiamo gloria ed onore, non sono altro che sfasature, pesi e gravami che appesantiscono il cammino verso l'uomo nuovo: "Umano, troppo umano"
Con questo slogan egli inaugura un nuovo filone dell'umanesimo. Il suo campione ha trasceso l'uomo e con lui ogni morale. Il danzatore folle del ditirambo dionisiaco si genera nel caos (la bocca aperta che richiama ad un'apertura di senso e non ad un unico senso), ed illumina una stella, la propria stella. Si muove e vegeta nella danza scombinata e caotica che si oppone ad ogni Cosmos ordinativo. Consuma la vita e muore al momento giusto, questo è il solo telos cui si conforma.  "L'eterno ritorno dell'uguale", che spezza l'armonia del Cosmo, è la condizione dimensionale indispensabile per l'avvento del nuovo uomo. Il riproporsi ciclico delle stagioni e degli eventi rende necessaria la resa alla necessità, al destino ineluttabile rappresentato dall'Aurora dell'Oltreuomo, il quale – l'ineluttabile destino - è la promessa, l'Evangelo privo di Dio e di salvezza escatologica di chi ha sognato e profetizzato un mondo finalmente sgombro di false speranze.  A differenza del tempo cristiano, disteso lungo un segmento rettilineo, in cui l'attimo presente attinge significato e senso dall'attimo che lo precede, per poi, insieme, riempir di senso il futuro escatologico, rinviando così ad un tempo indefinito – la fine dei tempi – in cui si realizza quel che era stato annunciato all'inizio, il tempo ciclico, viceversa, esalta ogni attimo, ogni momento, poiché ciascun attimo è fine a sé stesso e non impregna di senso quello successivo. L'eterno ritorno dell'uguale impegna semper pro semper l'azione, poiché ogni scelta sarà per sempre, giacché ritornerà a riproporsi tale e quale per l'eternità. Perciò, in ogni momento si compie l'atto eroico della decisione per il 'sì' o per il 'no' ed in ogni attimo si combatte la lotta per l'esistenza senza alcuna possibilità di rinvii ad una salvezza esogena, prossima a venire. Perciò il tempo ciclico è un tempo eroico, in cui l'individuo nel condurre una serrata lotta per l'esistenza esprime con forza la propria determinazione <<Così volli che fosse>>.
L'Amor Fati, altro fondamentale ingrediente della filosofia di N., è l'abbandono a quest'ineluttabilità scandita dallo scorrere ciclico del tempo che dischiude un destino da amare, anche se impregnato di sofferenza, da non negare, da non rifuggire, da non celare sotto la coltre di vana spiritualità. È addirittura sofferenza da bramare. L'eroicità del Superuomo nell'accettazione tragica (nell'accezione classica: "Non io, bensì così vollero gli dei" - Iliade) del proprio destino (Amor fati) è molto simile al rapporto dialettico che la Grecia classica instaurò nei confronti della Vita e del Tempo, di Cronos. <<Così volli che fosse>>. Quest'enunciato tradisce in modo emblematico la nozione di 'Eterno ritorno', cui si collega quella di "Amor fati", entrambe di derivazione stoica – l'intera filosofia, o visione di N. risente enormemente del pensiero greco. V'è da dire che dello stoicismo conserva alcuni tratti, mentre per altre coloriture se ne discosta alquanto -.
A questo punto, per meglio comprendere e cogliere la particolarità del pensiero di N., è opportuno domandarsi in che consista questo senso tragico della Vita, mutuato quasi integralmente dalla cultura classica. Il "sentimento tragico" non ha nulla a che vedere con il pessimismo, poiché quest'ultimo annienta ed annichila. È, invece, un presentire, un permanere ed un'accettazione Fatale della dilacerazione della Vita e della Natura. Il respiro della Vita, nel suo espandersi e contrarsi (diastole e sistole), si esplica nella costante ed inesausta disputa fra fioritura e dissoluzione; fra armonia e disarmonia, nel perenne oscillare fra Cosmo e Caos; fra bello e brutto; estasi ed afflizione; meraviglia e disincanto; sistole ed extrasistole; in definitiva, fra Vita e Morte. L'uomo è preso nel mezzo di questa eterna dialettica; immerso nelle increspature che si generano, subisce, nella sua esistenza, l'oscillante moto dell'ansito della vita. Un eroe classico, sebbene sottostia alla legge del Fato, forza primordiale cui neppure gli dèi possono sottrarsi, non ne subisce il moto, ma in esso confluisce, divenendone parte attiva e fattore creativo, di cui Vita e Fato si servono: da qui la danza. Si potrebbe dire che, in una certa misura, pur dialetticamente, Vita/Fato ed eroe confluiscano nel medesimo flusso ondulatorio, componendo e invigorendone il moto, accentuandone la cresta. Gli eroi greci, sebbene le loro esistenze fossero totalmente comprese in questo ansito, rappresentano un elemento attivo del divenire. Così pure Zarathustra di N. La' dove la filosofia orientale nega o sottace quest'ansito, relegandolo fra le aberrazioni o ritenendo che sia l'emergere dell'oblio del Sé Superiore; la cultura cui si rivolge N. per attingere le peculiari caratteristiche del suo campione, viceversa lo esalta, e l'eroe si traduce in un complemento del moto stesso; non un Illuminato o Risvegliato che staziona imperturbabile ed inacesso in un "Centro Immobile" che gli permetta di trascenderlo. L'eroe greco soffre, piange, urla e lotta – l'intera Iliade ruota intorno alla figura di Achille ed alla sua ira: <<Cantami, O Musa, l'ira funesta del Pelide Achille>>.  Ripeto: <<Così volli che fosse>>.  Da quest'enunciato può derivarsi l'intero percorso che il pensiero del folle genio compì per approdare, giustificare e "santificare" la sua creatura: il Superuomo o l'Oltreuomo. La "volontà di potenza" emerge dall'ipertrofia dell'Ego, e l'ego stesso (vale a dire l'Io) si ciba di questa volontà espansa oltre ogni limite fino allora lambito dal pensiero speculativo e filosofico.
L'io si esplica attraverso la volontà di vita, concetto tanto caro a Schopenhauer, che in N. assume il nome di "volontà di potenza". Come già accennato, non c'è shakti in questa "volontà di potenza", non c'è neppure un racimolo della potenza o forza cosmica tanto cara allo Shiva ishvarico, c'è solo un'ipertrofica volontà tutta umana che non colloquia con energie cosmologiche primordiali, perché ne disconosce la discendenza. Sennonché, la cosmologia di N. si riduce tutta nella potenza dell'uomo nuovo, nella sua forza posta in essere (creata?) in virtù della massima espansione della volontà: << Davvero, attraverso cento anime io ho camminato la mia via e attraverso cento culle e dolori del parto. Molte volte ho già preso congedo: io conosco gli ultimi istanti che spezzano il cuore. Ma così vuole la mia volontà creatrice, il mio destino. O, se debbo parlarvi più sinceramente: proprio un tal destino vuole la mia volontà. Tutto quanto è sensibile soffre in me ed è in ceppi: ma il mio volere viene sempre a me come mio liberatore e apportatore di gioia. Volere libera: questa è la vera dottrina della volontà e della libertà, così ve la insegna Zarathustra.>>.  Tutto ciò non è da intendere in maniera letterale: N. non credeva minimamente all'anima eterna, né alla reincarnazione o alla metempsicosi. Si tratta semplicemente di un linguaggio simbolico espresso in forma poetica, ove il simbolismo è inscritto in un nuovo ordine temporale. Il volere riecheggia dal passato, da un tempo mitico e viene a lui per coniugarsi con il Fato, e quest'ultimo giunge a lui, cogliendolo per strada, per recargli il volere, quel particolare volere, che è potenza di volontà, o meglio "volontà di potenza": "così vuole la mia volontà creatrice, il mio destino". Fato e volontà si conformano ed insieme, assentendo l'uno all'altra, "creano" il divenire, l'attimo fuggente che diviene. Non v'è più dunque un'armonia cosmologica che intessa la storia per l'uomo, bensì un'ebbrezza voluttuosa che si genera nel caos, o un caos che pullula nell'ebbrezza delle passioni. Questa è, con ogni dovuta evidenza, voluttà, non distacco. Il Superuomo è un errabondo, un viandante che danza e i cui colori sono il rosso avvampante della fiamma delle passioni, non è un anodino ed atarassico Saggio dal Centro immobile. Egli è consono alla Vita, che è disputa, tragedia, consunzione, crepuscolo, virilità. La sua è voluttà, lussuria di vita, è, in definitiva, un imperioso Sì alla Vita. L'Amor fati non è un semplice conformarsi al destino, ovvio che in definitiva di ciò si tratta; è creazione e volontà creativa che si coniugano con il Fato; è Fato che si congiunge alla volontà. Il "matrimonio mistico" che si celebra nelle pagine dell'opera di N. è di ben altro tenore rispetto a quello esoterico officiato nei saggi di spiritualità. V'è passione, un amore rosso e cruento come vivido sangue che ribolle. Se si osserva con attenzione, egli postula un confluire di destino e volontà di vita. Le due matrici si conformano l'una all'altra, e non per volere di un Dio, o per via dell'avvenuto recupero di una coscienza superiore o a seguito di un complesso procedimento introspettivo o meditativo – niente di più estraneo al pensiero di N. –, bensì per causa di un "ritorno", di un rivisto, di un rivissuto che celebra il fastigio della volontà. L'Amor fati è così un "volere che così fosse", i cui termini opposti che lo inscrivono sono da recuperare nell'impossibilità per la volontà stessa di infrangere lo scorrere del momento (cosa che neppure la geniale follia di N. poté affermare) e, dall'altra parte, nell'ineluttabilità del Fato, del destino, fra le cui braccia siamo sospinti. La volontà è però libera; questa volontà, che è comunque convogliata verso un destino ineluttabile – il suo destino –, è al tempo stesso la massima espressione di libertà.  Ma come potrebbe essere intravista o presentita una libertà che si esplichi nell'ambito di un tempo lineare, teleologico, escatologico ove il destino l'attende per compiere l'evento, se non postulando un "eterno ritorno dell'uguale"? Z. non nega lo scorrere del tempo. Egli danza nel suo fluire, nel divenire. Anche in ciò si può notare la grande distanza da qualsiasi negazione dell'entità di Cronos. Da qui il suo celeberrimo "Così volli che fosse", il suo "Amor fati", il suo bramare la sofferenza che impregna il tempo e la vita, la sua tragicità esistenziale nell'eterna disputa fra la dionisiaca ebbrezza delle passioni da preservare e coltivare, espandere e glorificare e quanto reso necessario dal momento, dall'attimo stesso. La vita, sebbene sia dissoluzione e disfacimento, si rigenera eternamente proprio nella decomposizione, nello sfacelo, ricomponendosi nella sua magnificenza. La sofferenza è parte della vita, poiché la rigenera. La Vita, pur nella sua ciclicità, è divenire, impermanenza; il Superuomo, conforme alla Vita, a differenza dell'Illuminato, è un uomo del divenire, totalmente immerso nell'impermanenza, intriso di transizione. La volontà di vita, sospinta in una danza folle dall'ebbrezza delle passioni, è la creatrice dell'attimo transeunte che si origina nel caos. Il volo cui incessantemente allude Zarathustra non è un volo metafisico, neppure reale, ancor meno del samadhi, né di un nirvana o celestiale, bensì un volo ideale sospinto dal vento nuovo di un uomo che supera l'uomo vecchio, è il volo della libertà, e il suo aleggiare si svolge tutto nel mondo terreno, non fra ovattate nubi, neppure fra gli spazi interstellari di un universo e di un cosmo che sono ricusati dalla sua filosofia:  <<Deve essere tolta al creatore la sua fede e all'aquila il suo librarsi in lontananze d'aquila? Dio è un pensiero che rende storte tutte le cose dritte e fa girare tutto quanto è fermo. Come? Il tempo sarebbe abolito, e tutto ciò che è perituro sarebbe abolito? Pensare queste cose è vortice e vertigine per gambe umane, e vomito per lo stomaco: davvero, abbandonarsi a simili ipotesi io lo chiamo avere il male del capogiro. Io lo chiamo cattivo e ostile all'uomo tutto questo insegnare l'Uno e il Pieno e l'Immoto e il Satollo e l'Imperituro>>.

#42
Che dire? Rilevo il tuo permanere... stagnare nella più completa confusione, tale da non consentirti di comprendere alcunché. Hai scritto un coagulo di sciocchezze che proprio non ho alcuna voglia di commentare.
Ad un'altra occasione, nella speranza che tu possa trovare o ritrovare (non so) un pochino di lucidità e serenità di giudizio.
Bye.
#43
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
16 Gennaio 2025, 21:32:29 PM
Citazione di: Phil il 16 Gennaio 2025, 12:39:13 PMIn realtà ci sono scienze (affrancate per loro natura dallo scientismo) che hanno molto da dire su amore, emozioni, sentimenti, etc. ed altre scienze che spiegano, a loro volta, la resistenza che alcuni hanno nell'accettare che alcune scienze spieghino e demistifichino idealizzazioni dalla lunga storia (ad esempio, il "cuore di mamma" si spiega con biologia, genetica, psicologia, etc., ma possiamo continuare a credere sia invece un dono che tutte le mamme ricevono dal Cielo, mistero di fronte a cui la scienza resta muta).

Lo scientismo è assai diverso dalla scienza, come la fede è cosa assai diversa dal fideismo oscurantista... tipico dei cattolici, per intenderci.
Ad ogni buon conto, le scienze dicono delle emozioni, dei sentimenti, della coscienza un fumoso "come" ma proprio non sono in condizioni di raccontarci il "perché". Congetturano sul significato, senza però mai approdare ad un definitivo esisto che sia convergente fra tutti gli attori che si pronunciano.
Si parla, in maniera fredda ed asettica, di flash neuronali, di eccitazione di neuroni, sinapsi, molecole, aminoacidi, di trasmettitori che si eccitano o deprimono in relazione a qualche fenomeno chimico, insomma, tutto buono per dirci come... ma il perché?
#44
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
15 Gennaio 2025, 19:03:09 PM
Citazione di: taurus il 15 Gennaio 2025, 18:52:04 PMPurtroppo è stato così _ per secoli e secoli....
Purtroppo ancora oggi.
Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar "normalità",
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrò pecora nera!
#45
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
15 Gennaio 2025, 19:00:41 PM
Citazione di: Duc in altum! il 15 Gennaio 2025, 18:14:59 PMLa scienza può dare certezza, non verità.
Innanzi a un: "ti amo", non può nulla.
Questo val la pena evidenziarlo. Le emozioni e i sentimenti son ciò che più ci affranca dal molto spesso greve giogo dello scientismo.