A.L'ETERNO RITORNO DELL'UGUALE
È il primo elemento dell'intera architettura filosofica di Nietzsche, irrinunciabile ed insostituibile, anche se a me è sempre parso il tassello più debole. Ad ogni buon conto, egli colloca il suo eroe, l'uomo Oltre l'uomo, in questa dimensione temporale che spezza e sovverte la concezione comune del tempo. Cronos non scorre più linearmente da un passato ad un futuro, intersecando il presente. La freccia del tempo è spezzata e sostituita da un anello, un circolo. Il tempo diviene circolare. Tale concezione è interamente mutuata dalla cultura classica greca. La ciclicità di Cronos non accoglie più alcuna speranza proiettata verso il futuro, che non esiste più. Non essendoci più alcun futuro, ma una successione di eventi destinati a ripetersi infinitamente sempre uguali, ogni attimo diviene fine a sé stesso, poiché nulla più determina il futuro attingendo dal passato. È così che l'esaltazione del momento trascina con sé anche la celebrazione di ogni singola scelta, che è operata in quell'istante e per l'eternità, poiché è destinata a ripetersi sempre uguale a sé stessa, non più emendabile, dunque. L'atto eroico della decisione per il sì o per il no è compiuto in ogni istante e per sempre. Non vi è alcuna possibilità di rinvii, poiché la ciclicità del tempo esclude la dimensione futura. Glorificare l'irredimibilità delle deliberazioni di vita magnifica ed esalta automaticamente l'individualità, poiché il singolo è l'unico costruttore del proprio destino.
L'individualismo estremizzato, che riflette specularmente l'isolamento sociale che N. patì in vita, è un altro dei tratti caratteristici della filosofia dell'Oltreuomo. Zarathustra avverte questa condizione di rigetto da parte delle folle definendosi un predicatore incompreso in tempi non ancora maturi per recepire i suoi insegnamenti, anticipatore dei tempi, un pensatore inattuale, portatore di un messaggio che non si conforma alle convenzioni e alle aspettative della società coeva: «Va via da questa città, Zarathustra», diceva «qui ti odiano in troppi. Ti odiano i buoni e i giusti e ti chiamano loro nemico e spregiatore; ti odiano i fedeli della vera fede e ti chiamano un pericolo per la folla. [...] Ma va via da questa città, o domani salterò oltre te, un vivente oltre un cadavere».
È in questa dimensione temporale, scandita dalla reiterazione degli eventi, che si compie il destino dell'uomo. Si tratta di un determinismo assoluto che dovrebbe collidere insanabilmente con la pretesa di libertà predicata da Zarathustra (vedremo in seguito). Il tempo ciclico è la dimensione imprescindibile per la realizzazione del nuovo uomo, perché solo in essa vi può essere l'esaltazione di ogni singolo istante e, come conseguenza, di ogni singola scelta – ora per sempre -. Non v'è spazio per la speranza. L'uomo nuovo deve rivendicare e celebrare la propria assoluta libertà, sgravandosi da ogni legame che rappresenti un gravame. Deve spezzare i ceppi che lo trattengono al suolo, impedendogli di esprimere l'energia e il potere che è in lui. Gravami che, bloccandolo, gli impediscono di intonare il canto che accompagna la danza liberatoria con cui creare la propria stella. Perciò non può accettare i vincoli della morale cristiana, che fiaccano la volontà e spengono l'ardore. Deve uccidere Dio e librarsi libero nell'aria al suono di una nuova musica.
È il primo elemento dell'intera architettura filosofica di Nietzsche, irrinunciabile ed insostituibile, anche se a me è sempre parso il tassello più debole. Ad ogni buon conto, egli colloca il suo eroe, l'uomo Oltre l'uomo, in questa dimensione temporale che spezza e sovverte la concezione comune del tempo. Cronos non scorre più linearmente da un passato ad un futuro, intersecando il presente. La freccia del tempo è spezzata e sostituita da un anello, un circolo. Il tempo diviene circolare. Tale concezione è interamente mutuata dalla cultura classica greca. La ciclicità di Cronos non accoglie più alcuna speranza proiettata verso il futuro, che non esiste più. Non essendoci più alcun futuro, ma una successione di eventi destinati a ripetersi infinitamente sempre uguali, ogni attimo diviene fine a sé stesso, poiché nulla più determina il futuro attingendo dal passato. È così che l'esaltazione del momento trascina con sé anche la celebrazione di ogni singola scelta, che è operata in quell'istante e per l'eternità, poiché è destinata a ripetersi sempre uguale a sé stessa, non più emendabile, dunque. L'atto eroico della decisione per il sì o per il no è compiuto in ogni istante e per sempre. Non vi è alcuna possibilità di rinvii, poiché la ciclicità del tempo esclude la dimensione futura. Glorificare l'irredimibilità delle deliberazioni di vita magnifica ed esalta automaticamente l'individualità, poiché il singolo è l'unico costruttore del proprio destino.
L'individualismo estremizzato, che riflette specularmente l'isolamento sociale che N. patì in vita, è un altro dei tratti caratteristici della filosofia dell'Oltreuomo. Zarathustra avverte questa condizione di rigetto da parte delle folle definendosi un predicatore incompreso in tempi non ancora maturi per recepire i suoi insegnamenti, anticipatore dei tempi, un pensatore inattuale, portatore di un messaggio che non si conforma alle convenzioni e alle aspettative della società coeva: «Va via da questa città, Zarathustra», diceva «qui ti odiano in troppi. Ti odiano i buoni e i giusti e ti chiamano loro nemico e spregiatore; ti odiano i fedeli della vera fede e ti chiamano un pericolo per la folla. [...] Ma va via da questa città, o domani salterò oltre te, un vivente oltre un cadavere».
È in questa dimensione temporale, scandita dalla reiterazione degli eventi, che si compie il destino dell'uomo. Si tratta di un determinismo assoluto che dovrebbe collidere insanabilmente con la pretesa di libertà predicata da Zarathustra (vedremo in seguito). Il tempo ciclico è la dimensione imprescindibile per la realizzazione del nuovo uomo, perché solo in essa vi può essere l'esaltazione di ogni singolo istante e, come conseguenza, di ogni singola scelta – ora per sempre -. Non v'è spazio per la speranza. L'uomo nuovo deve rivendicare e celebrare la propria assoluta libertà, sgravandosi da ogni legame che rappresenti un gravame. Deve spezzare i ceppi che lo trattengono al suolo, impedendogli di esprimere l'energia e il potere che è in lui. Gravami che, bloccandolo, gli impediscono di intonare il canto che accompagna la danza liberatoria con cui creare la propria stella. Perciò non può accettare i vincoli della morale cristiana, che fiaccano la volontà e spengono l'ardore. Deve uccidere Dio e librarsi libero nell'aria al suono di una nuova musica.