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Messaggi - Adalberto

#31
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Citazione di: Eutidemo il 20 Febbraio 2025, 06:00:06 AMAnche questo è vero ;)
Ho cliccato su mi piace perché la tua risposta mi ha ispirato simpatia, ma soprattutto senso di colpa. Infatti ho un po' imbrogliato con quelle mie due righe telegrafiche, che per essere più efficaci hanno ignorato (volutamente, questa è la colpa) il fatto che nel paradosso tu avessi ristretto il campo al solo ambito razionale.
 Spostando l'attenzione sull'emotività ho fasificato le tue premesse, solo per far finta di dire una cosa intelligente, sorry. In realtà sono solo un parente del tipo nella foto.
#32
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Citazione di: iano il 19 Febbraio 2025, 22:27:42 PMIo e te non siamo opposti, ma semmai intercambiabili.
Le parole sono una gabbia, con  concetti sottostanti che sempre fluttuano un po' troppo, lasciando spazio alla difficoltà di comprendere. Ma è solo una formula giustificatoria per ammorbidire il tanto non so e il più che non capisco.
Però l'accostarsi a questo bordo fra l'intuire e il non capire... lo trovo proprio piacevole. Nulla più.

Siamo intercambiabili?
Se ci riferiamo al presente , be' il mio ego  manderebbe forti segnali di disappunto, come nel film Inside Out 1, ah, ah.
Se invece pensiamo all'evento natale, dico "magari sì", "probabilmnete sì" : è solo questo il modo con cui posso esprimere una mia forte convinzione. Presumo che essendo nato in un certo luogo, tempo e spazio, a seguito dell'incrocio di diversi dna, essendo vissuto in certi contesti sociali economici e bla bla.. be', l'intercambiabilità ci sta proprio.
Se il "caso" invece fosse andato diversamente...
Tu hai solide conoscenze fisiche e magari dovresti aprire una pagina  sul caso e spiegarlo, inzigando altri a dire la loro. Vi leggerei volentieri. Per me il caso non è nemmeno  un'incognita o un mistero , è solo una pezza cognitiva che appiccico  ai confini della mia realtà, quando sono sul bordo di spiegazioni che non trovo per le troppe varianti in essere e allora son costretto a dirmi:  "capita" o "è capitato così". Forse è solo pigrizia mentale.
E allora dovrei trovare una parola diversa che presti meno il fianco a derive metafisiche o a personalizzazioni mitiche. Hai suggerimenti?

Dissidio invece è una parola forte, tagliente e mi mette a disagio leggerla, perché si riferisce esplicitamente a persone.
Opposto è più un'astrazione, attiene a opinioni, ragionamenti che, solo per i miei, sono più parole che senso.
Però sii più clemente con chi esprime accordo con te. Tutto sommato è solo  un atteggiamento che  si usa per esprimere  vicinanza, se talvolta piaggeria, pazienza. Se affermato  su qualcosa di preciso può essere anche sincerità, per quanto l'essere d'accordo mi risulta un'illusione, anche carina, ma se poi si entra ben dentro alle reciproche motivazioni emergono differenze. Ecco, trovo il tuo termine differenza più appropriato e in quella frase che hai scritto direi che ci potrebbe pure stare anche una qualche sintonia 😊.
#33

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Citazione di: niko il 19 Febbraio 2025, 16:39:53 PMdi Omero, si' sono d'accordo, forse dovresti leggere Jaynes e la sua teoria della mente bicamerale:
Ciao Niko, scrivevo di Omero pensando a Jaynes in cui mi sono imbattuto prima del covid e che ho approfondito in quello spledido periodo di tranquillità. Interessante anche il suo librettino sulla natura diacronica della coscienza. Mi sono invece fermato prima della metà di quell'altro testo di Rabbi Cohn che scandagliava meticolosamente la Bibbia per evidenziare i passi che confermavano le intuizioni di Jaynes. Poi era in inglese e l'ho mollato lì, come spesso mi capita quando sono preso da altro.
Sulla descrizione della separazione dei due emisferi che in tempi arcaici non colloquiavano fra loro come capita agli schizofrenici non so che dire, sono zero anche in medicina.
Su quanto dici dovrò rifletterci a lungo, sono cose stimolanti e ti ringrazio, ma le devo digerire.
In generale ti devo confessare, e vale come presentazione che avrei dovuto compilare prima di accedere a questo forum,  che non mi sono mai appassionato molto alla filosofia intesa come teoria astratta, come pensiero puro. Essere, non essere, l'ente, l'essente... vorrei dire che sono giochi di parole se non sapessi che sono io stesso che non ci arrivo.
La vita si vive, ho pensato da teenager dopo aver letto sia Max Stirner che Lao Tze.  Poi mi sono dedicato ad altro, ma in un qualche modo quei due sono stati i  binari non proprio paralleli che mi hanno inspirato. .
Nel particolare ti posso dire che non mi è mai piaciuta questa pretesa di assolutezza nel distinguere il bene dal male. Non trova riscontro nel vissuto.  Ogni cosa ha la sua ombra.
Non so cosa sia la morale, se non un condizionamento sociale.  Invece la responsabiltà delle proprie azioni è fondamentale, così come i patti fra gli umani, possibilmente a termine.
Non credo nel valore della famiglia, ma forse solo perchè sono stato fortunato ad avere genitori come i miei
Se devo dirla tutta... non ho mai detto ad una ragazza ti amerò per sempre, ma fra un anno sarà mezzo secolo di frequentazione. 
Senza contraddizione non c'è vita. Questo è il succo succoso...
#34
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Ciao. La persuasione agisce utilizzando molte leve emotive. Se uno è davvero intelligente avrà pure imparato ad usarle.
#35
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Citazione di: iano il 16 Febbraio 2025, 17:33:37 PMAd ogni azione corrisponde un azione uguale e contraria.
Ecco l'esempio di una coincidenza difficile da digerire come un fatto...per quanto provato.
Se questo è il percorso razionale, quello che divide, il suo inverso è quello per cui ogni corpo percorre la sua strada obbligata senza forze che lo spingono, ed è il percorso inverso fatto da Einstein.
Questo non vuol dire che Newton ha torto ed Einstein ha ragione, ma significa che i possibili percorsi razionali non sono univoci, a fronte dell'unica realtà, e che sono reversibili quando coscientemente prodotti.
Sono d'accordo con te che le filosofie orientali sono affascinanti, ma anche banali, e con ciò intendo fargli un complimento.
Il percorso reversibile, terminologia che mi sono testè inventato, è appunto quello che porta alla banalità.
Credo che quella che chiamiamo realtà, cioè la realtà come ci appare, è tutta un utile ''montatura'', smontabile quando cosciente, o di cui prendere coscienza smontandola.
Più che essere un fatto la realtà si fa e si disfa, ma a differenza  della tela di Penelope non la si fa mai uguale, in corrispondenza del fatto che non siamo mai uguali.
Ciò che ci appare non è la ''vera'' realtà, siccome la condividiamo, ma è invece la condivisione a farla apparire.
E' la condivisione non a provare la verità, ma a rendere concreto ciò che è virtuale.
Il mondo di Newton è non meno virtuale di quello di Einstein, ma solo il primo ci appare concreto per l'abitudine di viverci insieme.
E' questa relazione fra noi a ricucire i vari io e a creare la realtà per come ci appare.
Viviamo in mondi virtuali, ma non gratuiti, se concretamente utili interfacce con l'inconoscibile  realtà .
Forse è arrivato il momento di definire la realtà come ciò che essendo inconoscibile produce conoscenza con una ricchezza tale che non dovrebbe farci dolere della sua banale essenza.
Si possono sempre smontare le nostre meravigliose conoscenze tornando alla banalità di partenza.
Ciao Iano, perdonami se ti rispondo solo ora
Districarsi fra le varie realtà è il dedalo della vita.
Non posso parlare di fisica di cui so ben poco, ma solo di impressioni esistenziali e della consapevolezza di vivere in mezzo alle altre realtà dei nostri simili. Le nostre realtà si sovrappongono le une con le altre, anche  compenetrandosi talvolta anche intensamente ma  mai totalmente, sicchè ci è necessario crearci una realtà convenzionale, come una banconota il cui valore è socialmente elevato anche se alla fin fine si tratta solo di un pezzo carta stropicciata.

L'età aiuta ad accettare l'idea che esista davvero una realtà altrui, non come semplice opinione differente dalla nostra,  che si spera di superare con un po' di empatia e di tolleranza positiva.
Senza estendere la cosa a tutto il genere umano, ma solo a pochi scelti esemplari, ho l'impressione che  per accettare  la realtà altrui si possa fare qualcosa di simile alla "reversibilità" di cui parli, ma estremizzandolo un po' di più. Penso a una specie di U-turn mentale, una sfacciata inversione di marcia rispetto alla tendenza generale di superare le opposizioni andando oltre, magari verso una sintesi obbligata, perché la direzione è quella che abbiamo intrapreso e ci sembra di essere ad un bivio di fronte a noi. Intendo dire che se cambiamo prospettiva e ci si guarda invece sia davanti che indietro il bivio diventa un trivio e le opzioni sono tre.
Provo a speigarmi con un esempio: la coppia di opposti tu/io  è fondativa della nostra esistenza individuale, nonché della nostra esperienza sociale. Talvolta mi piace pensare che si possa anche provare a tornare indietro, ad un livello prededente la cesura io/tu, ad un livello indistinto. Non intendo suggerire di chiudere gli occhi con questo esempio bislacco, ma di aprirli al riconoscimento  che spesso siamo causa di conflittualità che invece attribuiamo ad altri.
#36

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Citazione di: niko il 16 Febbraio 2025, 15:30:27 PMChe gli opposti fossero complementari, tutti i filosofi presocratici, tranne forse Parmenide lo dicevano. Il pensiero della complementarita', ha radici profonde anche in occidente.
Se ci pensi, la dicotomia, cioe' la non complementarita', e' affermata laddove, e a partire da quando, in una stessa struttura di pensiero, si vorrebbe negare la dicotomia stessa.
L'essere e il non essere, probabilmente con Parmende, sono la prima (falsa) dicotomia, tra gli opposti scambievoli possibili nel logos, non complementare, cioe' la prima dicotomia radicale, non riconciliabile, che a livello di storia del pensiero occidentale compare.
Perche' in realta', nominandoli, o comunque attenzionandoli, entrambi, essere e non essere, e' fin troppo chiaro che  si vorrebbe negare la dicotomia stessa: e' evidente, che il non essere non e', e quindi, la conclusione a cui siamo forzati ad arrivare e' che ci sia, o comunque che abbia valore, solo l'essere. La struttura del mondo, pare sia unica, in Parmenide e questo farebbe di lui l'iniziatore di ogni metafisica.
Insomma la dicotomia, e' radicale, se, e fintanto che, in essa si strugge il desiderio di superarla; e' "complementare", e morbida, facilmente digeribile, se essa e', psicologicamente ed esistenzialmente accettata.
Pensa a certe dicotomie del pensiero occidentale, o manicheo, o presenti pure in Parmenide stesso: bene, male, luce e tenebra, femminino e mascolino.
In esse, la dicotomia, fa gia' cenno, a un desiderio, presunto universale presso il desiderio stesso, di "rompere" la dicotomia o quantomeno di non affermarla nella sua complementarita': il bene e' migliore del male, la luce e' piu' veritativa della tenebra, il maschile, e' piu' "attivo", del femminile, eccetera. La dicotomia, non e' alla pari ai fini dell'uomo. Ci dica gia' che cosa in essa dovremmo scegliere (chi mai scegluerebbe, volontariamente, per esempio, il male?) quindi, e' segno, e usura, e traccia, di chi, in essa,  ha gia' scelto, prima di noi. Da qui a dire che esiste solo il bene, solo l'essere, solo la luce, e il male e' una pietra d'inciampo, un incidente di percorso, il passo, purtroppo ( e dico "purtroppo" per le illusioni di troppo lunga durata, che tutto cio' ha comportato presso l'umano) e' breve.
Solo le "coppie" in cui non investiamo un palese, unidirezionale, e riconoscibile desiderio, possono danzare alla pari, e quindi esprimere, vera, complementarita'; acqua e fuoco, oro e merci, umido e secco, destra e sinistra, grande e piccolo, inizio e fine eccetera... ed essere quindi veramente, complementari. Ci sono motivi per desiderare, in certe situazioni della vita le merci, in certe altre l'oro, in certe il grande, in certe altre il piccolo, in certe la fine, in certe l'inizio eccetera. Qui la scelta, ha senso, per noi che nella dicotomia siamo, perche' non e' gia' fatta, dal ponitore della dicotomia. Le opposizioni "forti", invece, quali bene e male, essere non essere eccetera, invece, nascondono direttamente il desiderio che l'opposizione stessa non ci sia, in una asimmetria gia' detta e ben chiara. La radicalita' nel separare il bene dal male, e' ovvio, che e' la stessa radicalita' nel volere, solo il bene. Essere/non essere, poi, come dicotomia, poi si toglie nell'atto, e nell'attimo, stesso in cui si mette (solo l'essere, e').
Per gli affermatori dei monismi, poi, le dicotomie sono spesso, (inevitabilmente, e quale "spia" dell'insostenibilita' di fondo dei loro pensieri: contraddizione aperta nel logos, e non come questi stessi ci darebbero da intendere, dal logos)  recuperate solo a fini dialogico/dialettici, e intellettivi; in Parmenide la coppie di opposti, pertengono alla dicibilita' della natura, al discprso, dei mortali, sulla natura, non gia' alla natura stessa.
Il male, in tutta la parabola stoica prima, e monoteistica poi, e' recuperato ai fini dell'umana e soggettuale  intelligibilita', e quindi in ultima analisi del trionfo, del bene. Il male, non contribuisce al bene, ma alla sua intelligibilita', insomma serve esperienzialmente di lezione. E' un bene che il bene sia, anche in prospettiva specificamente umana, dicibile e intelligibile, e' quindi, e' un bene (minore) il male. Nel parricidio, platonico, di Parmenide, il non essere e' recuperato nel senso che una cosa non e' un'altra, ne' tutte le altre, insomma e' recuperato nel senso della dicibilita' di una differenza. Che pero' rimanda sempre ad una totalita', perche', il fatto che una cosa non sia un'altra, ha senso solo se una totalita' chiusa, e desiderabile, di cose e', ed e' conosciuta.
Ovviamente, per me le opposizioni non pertengono, manco per niente, solo alla dicibilita' e intelligibilita' della natura, ma sono reali, appartengono cioe' alla sua realta'. Spesso si dice:
"Sei manicheo"
Come fosse un insulto: maniche e' uno rigido, uno paranoico, che non e' conciliante.
In realta', manicheo e' uno che (ancora) non si e' bevuto il cervello, e quindi attribuisce realta', e sostanzialita', al male, senza considerarlo un epifenomeno, o un inciampo temporaneo, del bene.
Voler separare, con atto radicale il bene dal male, e "ognuno a casa sua", nel mondo e nel regno suo, e' spesso molto piu' maturo, e meno superbo, del voler vedere "vincere" il bene nel senso di una redenzione, o sussunzione, o diluimento, o giustificazione a posteriori, del male. Soprattutto perche' esprime una rinuncia, a tutte queste altre, e ancora piu' utopiche, soluzioni.
Ciao Niko, scusa il ritardo, troppo superlavoro. Ti ringrazio per questi concetti che mi aiutano a sistematizzare idee sparse, ma un po' le rimescolano  anche.
Se hai tempo e pazienza ti chiederei se  prima  dei presocratici si possono individuare i semi da cui  poi sono germogliate le due espressioni del pensiero logico razionale di cui. Mi riferisco alle credenze religiose arcaiche o alle narrazioni mitologiche sviluppate prima della scrittura o ai suoi albori.
Ad esempio, tornando  indietro di un paio di secolo rispetto a Parmenide, mi viene da pensare alle azioni dei  personaggi dell'Iliade  che risultavano  dettate dagli  dei.
Lo stesso incipit dell'Iliade sembra ridurre  l'azione del poeta alla mera trascrizione di quello che  canta la Musa.
Intendo dire che non si percepisce l'ansia di chi sta di fronte al bivio fra due opzioni  opposte.
Con questa modalità forse  Omero intendeva solo rendere l'idea del vissuto  all'epoca della guerra di Troia, per quanto fossero a lui pervenute oralmente attraverso un centinaio di  generazioni che magari si sono trasmesse quelle gesta poetandole, cantandole o semplicemente narrandole non so. 
Però, se è vero che anche l'Odissea è stata da lui composta, prima oralmente e poi trascritta, appare chiaro che in questa seconda opera i suoi personaggi  vengono descritti  in forma più attuale (per la sua epoca), cioè  più coscienti di sé anche se sempre immersi  in un mondo di volitive divinità olimpiche.
Mi sembra che quest'epoca si collochi un po' prima della opposizione fra bene e male e quindi dell'emergere di leggi morali di varia espressione.
Non so poi se sia pertinente parlare della nascita della tragedia greca e dalle contrapposte forze in gioco, perché poco o nulla ne so. Inoltre  non tutti sembrano concordi sulla derivazione dionisiaca, riferendosi invece a danze mimiche di eroi mitizzati. Ma sto diventando troppo dispersivo, perdonami.
#37
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Citazione di: anthonyi il 16 Febbraio 2025, 13:44:43 PMIo ti ho fatto una notazione tecnica, Adalberto, il populismo é la rovina della nostra odierna politica, ma il fascismo é populismo più violenza. Da una parte si incantano gli incantabili, dall'altra si manganellano quelli che non si sono fatti incantare. Trump finora non ha manganellato nessuno, e quindi non lo si può mettere al pari dei fascisti.
Il punto é che per i sinistri veraci é comodo ragionare in chiave fascismo antifascismo, e vedere il fascismo in ogni dove si mette in discussione il socialismo reale.
Ma per fortuna la società é complessa e fatta di tante sfumature nelle quali si sviluppa la critica che controlla gli incantatori, vale per Trump, vale per la meloni.

Oggi è stato un giorno lombidioso per il mio troppo lavoro. Visto il tono della risposta non ho desiderio di scrivere altro se non rammentare che avevo definito  Trump e Putin "UR-fascisti" nell'accezione di Eco, con lo scopo di evidenziare proprio una sfumatura. Ho anche cercato  un pdf per illustrarla meglio. Tempo perso.
 Ma non te la prendere, magari torneranno gli zirlecchi.
 Ciao
#38
Citazione di: daniele22 il 15 Febbraio 2025, 21:44:45 PMCiao Adalberto. Umberto Eco, per quello che so, è stato l'unico intellettuale ad associare il fuoco alla conoscenza in senso non ...
Ciao Daniele scusa non capisco cosa intendi dire
#39

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Citazione di: anthonyi il 15 Febbraio 2025, 21:12:50 PMQuesto però é solo una parte del fascismo, ed é l'essenza della retorica populista.
Per avere il fascismo in senso pieno devi avere anche la violenza, e quella, per fortuna, nella storia politica di Trump c'é molto poco.
Certo c'é l'assalto a Capitol Hill, Ma é Comunque troppo poco rispetto ai livelli di violenza che i regimi fascisti presentano.


Ciao Anthonyi, spero tanto tu abbia ragione e io torto.
La violenza è caratteristica intrinseca della conquista del potere tramite  un golpe militare o  una rivoluzione (magari  con l'eccezione del 1974 in Portogallo).
Invece la caratteristica di fascismo e nazismo negli anni '20 e '30 fu l'infiltrazione nei cuori, nelle menti e nelle istituzioni di un pensiero semplicistico ma efficace per risolvere i macroproblemi di una società complessa (oggi Trump vuole la Groenlandia, Panama, il Canada e poi spostare 2 milioni di persone da Gaza ecc. ecc.).
Fu di aiuto l'invenzione di una mitologia (Roma, il popolo ariano) per rafforzare l'identità di gente smarrita (oggi MAGA) divulgata da una oratoria non solo populista, ma anche nazionalista e identitaria che emargina e disprezza l'altro, il diverso fino a debordare nel razzismo vero e proprio. (non mancano esmpi oggi)
La violenza fisica emerge invece dopo,  quando il fascismo cerca di tacitare chi si oppone dentro e fuori le istituzioni. Inizialmente si minaccia e poi.. Trump 2 è diverso da Trump1 ed è solo in sella da poche settimane. Già il fatto che Trump stia deleggitimando la magistratura attaccandola aspramente non depone a favore del futuro...
Vabbè sono solo opinioni, staremo a vedere i fatti, mi auguro di sbagliarmi.

Comunque quello di Eco è un librettino che costa circa 5 euro e si legge in un'oretta, ma risulta più profondo e significativodi quanto sto dicendo.
pensa che lo comprai perché non ero d'accordo con il titolo e anche il contenuto non mi trovava sempre concorde.
Temo ora di dovermi ricredere.
Ho comunque cercato un link con una breve sintesi, per chi fosse interessato
https://www.lebellepagine.it/res/site51630/res665155_Il-Fascismo-eterno-di-U.-Eco.pdf
 
#40
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Citazione di: iano il 16 Febbraio 2025, 02:46:43 AMBella domanda a cui non sò rispondere, ma da erede del pensiero occidentale penso che sia difficile accettare la coincidenza che ogni cosa abbia il suo opposto come un dato di fatto, per cui  gli opposti nascono per separazione, e non essendovi nulla che non possieda un opposto, nulla ha un origine diversa da questa.
Se il pensiero occidentale divide l'indivisibile e quello orientale compone l'incomponibile , allora anch'io ho una domanda da fare ai paleofilosofi:
esiste  una cultura capace di abbracciare i due ''opposti'' punti di vista , in possesso cioè di un  ''pensiero reversibile'', capace di ricomporre ciò che divide?
Di certo l'uomo non può ricomporre ciò che Dio ha diviso, mentre ciò che è diviso di fatto può solo farsi convivere.



Ciao Iano, ti ringrazio per l'attenzione a questo quesito che io stesso non so come risolvere.
 Anch'io sono occidentale, essendomi formato da adolescente  intorno a quell' idea di individuo che si è formata proprio dalle nostre parti, in particolare alla variante  liberale e libertaria.
 Nell'estremo oriente però l'individuo non risulta così separabile dall'ambiente familiare e sociale. Da noi prevale il soggetto (che si separa), da loro la situazione (e quindi valorizza la relazione che mantiene collegato ciò che è stato separato).  Ma mi appoggio a Jullien per dirlo, perché non ho idee mie.
 
 Ho cercato paleosofi su internet ma non ne vedo, nemmeno guardandomi allo specchio.
 Rileggendo la  tua domanda mi viene da pensare che il nostro sistema logico razionale funziona proprio come dici tu, anche se -per ambire ad una stabilità -  dovrebbe forse dare  un solo significato preciso a ogni singola parola e viceversa.
 Non ricordo chi abbia coniato il termine "homo simbolicus", ma in quel sistema mentale di tipo magico-religioso ogni termine è metaforico e può esprimere una pluralità di concetti. Il pensiero diventa quindi reversibile (se è questo che intendi) proprio in quelle culture che adottano in toto o in parte quel software mentale e non il nostro. Dico nostro solo perché causalmente sono capitato in questa parte del mondo.
 Tornando in Cina,  in simbolo taoista mi sembra che esprima l'inconoscibile tao, ovvero la sua epifania nel mondo che si esprime nel  continuo mutamento di forze (apparentemente) opposte. Per questo si suggerisce di non fare (wu wei) e di attendere l'occasione propizia. Ma che cavolo  ti sto scrivendo ?  Aveva ragione Max Stirner a fondare la sua filosofia sul nulla.
 Anche se dopo mezzo secolo ogni tanto mi capita ancora  di rileggere Lao Tze... ed  è sempre come la prima volta: non lo capisco proprio. Ma lo trovo proprio simpatico. (PS è questo un pensiero reversibile?).
#41
 Translator
 
 
Non so se Trump e Putin siano o meno gangster in doppiopetto, ma certo sono ur-fascisti.
 Mi riferisco a Umberto Eco che segnalava  il riaffiorare costante nella storia di questo ur-fascismo che si manifesta sempre sotto spoglie diverse, ma con sostanza uguale. Quella di una autorità che dialoga direttamente con il popolo scavalcando la  pretesa di impersonare un Popolo e la sua idealizzata volontà.
Lo scopo invece è quello di soggiogare le masse smarrite nei momenti di crisi affascinandole con una  oratoria semplificatoria, una gestualità teatrale  e soprattutto proclami roboanti.
Sono tecniche di psicologia delle folle enunciate e denunciate dal lucido Le Bon più di un secolo fa.
Nessuno si consoli pensando all'età di Trump e Putin che presto o tardi verranno sostituiti.
Già è in pista la versione  tech di Musk.

L'Europa sarà in grado di reggere l'urto?
#42
 Translator
 
 
 Non so se esiste la paleofilosofia, però forse mi aiuterebbe a interpretare le origini della differenza di pensiero fra  l'estremo oriente e l'occidente. 
Se il pensiero cinese interpreta la coppia di opposti come l'accettazione di un dato di fatto (considerando la relazione fra i complementari yin e yang),  in un angolo dell'area mediterranea mi sembra sia emersa una visione diversa, in cui  gli opposti vengono divisi da un agente, il dio monoteista. Questa è l'impressione che mi offre la Genesi quando narra  l'azione di  separazione della luce dalle tenebre ecc. ecc.
 Si può affermare che in Cina la coppia di opposti emerga come complementarietà mentre in Occidente evidenzi la loro divisione?

Supposto che questa sia una pista da seguire, c'è da dire che queste due visioni  geolocalizzate  emersero  ben prima della loro razionalizzazione in testi scritti, raffinandosi nel corso dei secoli attraverso diverse oralità: riti, canti e narrazioni mitologiche.
Forse rasenta l'impossibile cercare a ritroso  i fili che possano individuare i processi di questa svolta originale. Sia a est che a ovest con modalità diverse nel neolitico suppongo si siano sviluppati più o meno gli stessi elementari processi di costruzione del pensiero a partire da similari  organizzazioni sociali e culturali magico religiose,  che dallo sciamanesimo si sono evolute nel politeismo.
Non so se sia lecito far risalire questo switch concettuale al successivo passaggio dal politeismo al monoteismo. Forse dovrei indagare su quello che Freud scrisse sulla trasmissione a Mosè del concetto di monoteismo degli egizi.
Nel frattempo chiedo lumi.

P.S. Magari sbaglio a trascurare la Grecia, però... Omero e Eisodo sono dell'VIII aC. Ecco perché parlo di paleopensiero.
Se la Genesi è stata scritta 26 o 27 secoli fa, si può presumere che i concetti espressi risalgano a molti secoli  prima. Arriviamo a parlare del XIV aC  se l'Egitto si può considerare la culla del monoteismo. A quel tempo i micenei avevano ereditato dei minoici la lineare B, che però poi si è persa per strada nel medioevo ellenico. Forse l'India potrebbe dire di più e anche la Persia, ma ne so ben poco, anzi nulla.
#43
Scienza e Tecnologia / Re: Homo sapiens è un animale
14 Febbraio 2025, 09:04:18 AM
Citazione di: Jacopus il 08 Febbraio 2025, 08:55:48 AMHomo sapiens, la specie a cui apparteniamo, è una specie animale.
Homo ludens, la specie a cui apparteniamo è una specie animale perché gioca, come fanno gli animali.
Apparentemente il gioco è un'attività infantile, che addestra alla vita futura. Anche.
 In realtà il gioco  è uno switch cognitivo che permette di uscire da un ambito mentale/sociale fatto di regole e significati, per saltare in un'altra dimensione, dotata anch'essa di regole e significati. Però altri, diversi.
 La capacita entrare e uscire da questi diversi ambiti è un salto di qualità, in particolare quando viene sviluppato con quel  filo di improvvisazione e creatività che rompe schemi e classificazioni.
 L'intelligenza, la coscienza non sono fattori statici, emergono davvero solo quando ci permettono di fare un salto oltre le nostre abitudini, di entrare in una dimensione altra, di conoscere  altro da sé.
 Ma come il gioco sia una forma di coscienza intelligente è meglio farselo spiegare direttamente da Huizinga, che lo eleva a fatto culturale.
 Parafrasando il paradosso di Epimenide ci si pone la domanda.
 Se tutti quelli che giocano sono intelligenti, allora umani e animali lo sono anch'essi?
 Certo che no. Tanti umani non sanno giocare.
#44
Riflessioni sull'Arte / Re: Madonna della melagrana
12 Febbraio 2025, 23:21:35 PM
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scusate, ho dimenticato l'immagine della catacomba di Priscilla,  III sec. dC




#45
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Citazione di: doxa il 12 Febbraio 2025, 07:51:51 AMSi Adalberto. Hai ragione ! Ho sbagliato !
La vecchiaia fa brutti scherzi !  ::)  ;D
Grazie mille Doxa, stimolante.
Solo ora mi accorgo che tu sei il medesimo autore del post sul Botticelli e allora pensa quanto sono stordito io!
Ieri pomeriggio avevo anche cominciato ad abbozzare un discorso sul melagrano, riflettendo su alcuni arcaici simbolismi che riemergono dopo millenni mimetizzandosi sotto nuove vesti estetiche e religiose, in particolare se riecheggiano  concetti di vita, morte e rinascita.
Ma poi mi sono sentito palloso nel ricordare l'inno omerico a Demetra ecc. e quindi ho cancellato tutto come d'abitudine, dicendomi che avrei solo inquinato il tuo discorso artistico.
Vabbè, magari  tornerò sui miei passi visto che c'è sintonia.