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Messaggi - paul11

#31
 Casualmente ,Umano troppo umano , sto finendo di studiarlo(insieme a Metafisica di Aristotele). Viene scritto da Nietzsche fra il 1874-77, nel periodo in cui romperà l'amicizia con Wagner. Viene scritto soprattutto a Sorrento.
E' un momento di solitudine dove viene evocato in alcuni aforismi  lo "spirito libero".


Nella prima parte, intitolata "Delle prime ed ultime cose", l'argomento è la filosofia metafisica  di cui Nietzsche è contrario. Sono aforismi, a mio dire, poco esplicativi, anche perché una filosofia soprattutto come la metafisica non può essere argomentata per aforismi, per "battute", manca l'articolazione logica argomentativa per poter fare filosofia.
Nietzsche è convinto che la modernità porterà allo scetticismo , poiché ritine irrazionale l'intellettualismo del pensiero umano. Dal momento in cui l'uomo interpreta, rappresenta la natura, il mondo, le cose, la realtà , la verità non può essere il modello interpretativo rappresentato ,è solo una somma di errori dell'intelletto. Scrive: " Ad un mondo che non è nostra rappresentazione, le leggi dei numeri sono completamente inapplicabili: esse hanno soltanto valore nel mondo degli uomini.
Scrive: "Non il mondo come cosa in sé, ma il mondo come rappresentazione (cioè come errore) è così ricco di significato ,profondo, meraviglioso, e porta nel suo  grembo la felicità e l'infelicità. Questo risultato conduce ad una filosofia di negazione logica del mondo: la quale del resto può tanto bene unirsi ad una affermazione pratica del mondo quanto al suo contrario."


Scrive: " Non esiste nell'uomo un impulso verso qualche cosa o contro qualche cosa  senza un sentimento di volere ciò che ci avvantaggia e di ripugnanza da ciò che ci danneggia, un impulso che non si accompagni ad una specie di valutazione, fatta per mezzo della conoscenza , sul valore della meta. Noi siamo a priori  illogici e quindi creature ingiuste e possiamo riconoscere ciò: è questa una delle maggiori e più insolubili disarmonie dell'esistenza.


Scrive: " Nessuno è responsabile dei suoi atti , nessuno della sua natura; giudicare equivale ad essere ingiusti. Ciò vale anche quando l'individuo giudica se stesso. Questa proposizione è chiara come la luce del sole e tuttavia  ognuno preferisce qui indietreggiare nell'ombra e nella contro verità: per paura delle conseguenze."


E scrive ancora: " La bestia che c'è in noi vuole essere ingannata: la morale è una menzogna necessaria ad impedire che noi veniamo sbranati dalla bestia. Senza gli errori che consistono nelle ammissioni della morale, l'uomo sarebbe rimasto bestia."


Altri aforismi a mio parere interessanti delle prime parti:
"La ragione per cui il potente è riconoscente è questa. Il suo benefattore ha, per così dire, col suo beneficio violata la sfera del potente e si è introdotta in essa: ora, in compenso, il potente viola la sfera  del benefattore mediante l'atto della riconoscenza. E' questa una più mite forma della vendetta."
"L'infelice prova una specie di piacere  in questo sentimento di superiorità, che apporta  alla sua coscienza l'attestato di compassione."
"Molti uomini hanno tanto desiderio della società: essa dà loro il sentimento della loro forza."
"La cattiveria e la  benevolenza sono un potente mezzo di eccitazione della vita."
"Non esiste un'eterna giustizia."
"Si sbaglierà di rado se si ricondurranno le azioni estreme alla vanità, le mediocri all'abitudine e le meschine alla paura."


Il mio parere è che Nietzsche sia contraddittorio come pensatore. Bene. bene nel senso che forse è propria questa la verità della condizione umana nel mondo . Il suo modo di scrivere è un miscuglio fra ragione e sentimento, non è un argomentatore logico ,poichè ha rifiutato la ragione umana, l'intellezione, come strumento di verità, è più un esteta.

#32
 Citaz. Green
..... catacombarmi come ho sempre fatto (mi pare e mi pareva l'unico esito sensato).
Anche per me è attualmente l'esito sensato.


Citaz. Grenn
il problema è proprio quello relativo al disporre di se stessi in quanto uomini.
Vero.


Il problema fu il "riflusso": dal politico(sociale) al personale (individuale) già nei primi anni Ottanta quello del "rampantismo". Non si è più usciti da lì........rintanati nel personale poiché erano falliti i momenti sociali di confronto sociale e politico e quindi moriva la voglia di fare politica ,lasciandola ai mestieranti a coloro che della politica ne fanno modo di arricchirsi in quanto ci si pone in evidenza: il "craxismo" in un certo qual modo.
Ma erano evidenti già prima della fine anni Ottanta dove  vi sarà il "crollo del muro di Berlino", la globalizzazione del mercato , la fine dei "due blocchi politico militare". La crisi del comunismo, marxismo, ecc. Era una crisi culturale sia di teoria che prassi.


La mia personale considerazione filosofica, politica, ideologica, è che capitalismo, comunismo, nazismo, fascismo ........e tutti gli ismi che volete, non sono mai stati alternativi al sistema culturale costruito dai paradigmi della modernità: progresso tecnico scientifico, sviluppo economico, darwinismo evoluzionista , psichismo. Il che significa esaltare Marx, Freud, il positivismo e neo positivismo , cioè capitalismo e comunismo si assomigliano non solo affatto alternativi e neppure "evolutivi".
Quindi tutti gli uomini di cultura di sinistra hanno fallito nel loro liberal chic da borghesi nei salotti culturali della grande borghesia , persi in una narrazione mai esistita, poiché nessun proletario ha mai fatto la lotta di classe.
Ovvio, almeno per me, che la cultura sociale politica andasse in crisi , e lo sarà finché non metterà in crisi i paradigmi costitutivi della modernità che hanno elevato la tecnica a l disopra dell'uomo, sganciandola dall possibilità di poterla gestire culturalmente, essendo professata dall'uomo moderno come la nuova religione fideistica salvifica a cui affidarci......come un vaccino.....appunto. Il panottico quindi è la galera senza confini in cui le relazioni sociali ed economiche non sono possibili da essere recise......chi mai oggi farebbe l'eremita fra i monti Sibillini? E' impossibile uscire dal controllo sociale del potere costituito e le norme sulla privacy sono a dimostrare il paradosso nel rapporto privato-sociale, individuo-politico.


E' vero, la green economy è in parte un bluff, gestito in maniera furba. Sanno che è impossibile gestire il fabbisogno energetico  di otto miliardi di persone con un tasso di sviluppo, diciamo al 3% annuo? Sanno che il "fossile" non ce la fa, e lo sanno da tempo ormai,  e la dimostrazione è l'innalzamneto immediato dei prezzi proprio dei prodotti petroliferi, e allora fanno i "progressisti" alla Greta ( prole mantenuta da piccoli borghesi  che paracaduterei volentierei in piena jungla con solo un coltello per sopravvivere) richiamando un mondo con una economia più sostenibile ( che non vuol dire niente), perché la natura si dimensiona per efficacia ed efficienza e il carbone, il gas e il petrolifero è più efficiente del solare, eolico e quant'altro.......ma vogliono arrivare all'atomico, all'energia atomica, l'unica veramente alternativa al "fossile". Si arriverà anche qui al paradosso: l'alimentazione delle centrali di energia elettrica saranno soprattutto con il "fossile", mentre il consumo agli utilizzatori si farà con elettrico alternativo, ma intanto l'energia atomica riaffiorirà.


La Cina ha solo due porti militari fuori dai confini cinesi, e le merci ,il commercio internazionale gira sui container marittimi: quindi chi controlla il mare ha il potere.
#33
 Ciao Anthonyi,
La rivoluzione inizia quando il riformismo fallisce. Tutte e quattro le grandi svolte: rivoluzione francese, rivoluzione comunista dell'Ottobre, fascismo e nazismo, prendono il potere nuovi soggetti storici per fallimento dei precedenti: avevano trovato le condizioni pe poter prendere il potere e ciò significa che furono inetti i governanti preesistenti a riformare lo Stato.
L'approccio liberale, è il braccio politico del liberismo economico capitalistico . E' l'equilibrio fra privilegi privati della grande borghesia e popolo, mediato dallo Stato che favorisce il capitalista e tiene tranquillo il popolo.


Citaz. Anthonyi
Non esistono diritti che non siano economicamente sostenibili
Questa, perdonami, ma è una grande fesseria. E' cme dire che invece Bill Gates  e compagnia varia deve essere sostenibile per il popolo? Il fatto di pensare, perché è tipico dell'ideologia liberista, che l'economia sia una scienza esatta matematica o una scienza naturale e fisica e ritiene che le leggi economiche funzionino indipendentemente dalle strutture socio politiche ( e in questo rovesciamento è caduto fallacemente anche Marx...e Ipazia) è dimostrato dalla storia dello stesso pensiero economico  che non esistono leggi pure in economia ,a sua volta le condizioni che creano un "ambiente" economico è drogato dai processi di accumulazione, per cui non c'è una pura competizione, avvengono oligopoli e monopoli. Non esiste una pura e delle pure leggi di mercato, ad esempio in uno Stato comunista le relazioni economiche sono diverse internamente. La struttura socio politica e la modalità delle relazioni socio economiche non è vero che valgano ovunque secondo logiche liberistiche. Noi conosciamo e ci viene presentata una economia teorica  che è senza Stato, ( quando artificiosamente si divide la microeconomia dalla macroeconomia)che invece può condizionarla pesantemente e quindi il diritto , le leggi contano eccome. Tant'è che l'emancipazione femminile, quindi la donna che lavora economicamente, il "nero" americano che si emancipa nel diritto, non sono costi, sono nuove configurazioni sociali che modificano almeno in parte le relazioni socio economiche. E' tutto intrecciato.
Promettere l'impossible è populismo e demagogia. Dire che sparisce la proprietà privata, non significa espropriare le case, ma darle in usufrutto ,come ha scritto Atomista, o in comodato d'uso, per usare due diritti di possesso e non di proprietà. La proprietà è dello Stato ,così come le spiagge che sono demaniali vengono date in concessione a stazioni balneari che ne traggono profitto. Non vedo francamente chissà quali stravolgimenti. Sparisce e su questo ha ragione Jacopus, la successione ereditaria, che per me è infatti o da abolire logicamente se si abolisce la proprietà privata, o da ridurre in maniera drastica.


Il trend che fa emergere Inverno sul futuro socio economico è da pensae seriamente. Quello che si scriveva nei primi anni Ottanta di una società liberata dal lavoro,  dove dovevano essere già allora abbassati gli orari di lavoro, porterà nella produzione industriale, come è accaduto in agricoltura molto prima, ad una inoccpuazione, fabbriche senza presenza umana servoassistite da server aziendali. E' inesorabile che prima o poi sarà così. Quindi salterà la struttura economica ( e anche qui il fallimento del pensiero marxista) che il lavoro umano era lo scambio economico con il  tempo
del lavoratore. Significherà che il lavoro umano tenderà a finire come misura della fonte di reddito, e più c'è disoccupazione  e più i redditi di lavoro e anche pensionistici saranno compromessi come potere d'acquisto. Sarà lo Stato a dover prelevare dal valore aggiunto dei settori produttivi con le imposte per redistribuirle, ma l'equilibrio comincerà a frantumarsi senza soluzioni alternative. Non vedo come tutti possano lavorare  come consulenti, commercianti, artigiani, assicuratori, ecc. perché tenderanno ad essere anch'essi precarizzati . Quindi vedo uno scenario sul medio lungo termine assai ....caldo. Dovrà essere necessariamente riformulato il concetto di valori aggiunti dei settori produttivi e ridistribuzione delle ricchezze, perché saranno gli automi a mantenere gli umani in futuro.


Anthonyi, che tu dica che il pensiero liberale non ha per fondamento la proprietà privata e logicamente anche la successione ereditaria ........è come dire che Marx era un liberista.
Quale è il diritto individuale più individualista se non la propria proprietà da difendere dall'ingerenza dallo Stato? E cosa dice l'ideologia liberista economica se non che l'interventismo statale nell'economia non debba mai interferire il mercato economico. O è un caso che nascono insieme il pensiero liberale e il liberismo del prodromo pensiero fisiocratico economico?
La territorialità degli animali non significa necessariamente proprietà privata, perché gli animali non hanno notai e uffici catastali. Semmai ogni uomo deve avere una casa e in quella casa poter fare ciò che gli aggrada, il suo territorio, ma non sta da nessuna parte scritto che debba essere proprietà, semmai possesso, usufrutto, comodato d'uso e negli animali non c'è successione ereditaria, con tanto di testamenti. Non ha senso quindi la relazione istinto biologico = proprietà dall'arbitrio umano.




Anthonyi
Il problema della proprietà privata è l'identificazione di un bene "immobile" con un umano come dire "Questo è mio e guai a chi lo tocca "(ci pensa lo Stato a difendere il suo privilegio essendo tuo malgrado un diritto, se non lo fosse....). E'come un marziano che entrando nella stratosfera non sa più dove atterrare con la sua navicella  , il catasto celeste universale  ha diviso in"questo è mio" tutta la natura terrestre, si troverebbe a negoziare il danno provocato alla proprietà  con l'avvocato del proprietario. Si invochi il tribunale universale.......
Personalmente ritengo tutto ciò che è proprietà sulla crosta del pianeta Terra una fesseria umana, un'aporia filosofica, prima ancora che ideologicamente politica.
Ribadisco, il possesso sì, la proprietà no.
#34
 Ciao Anthonyi.
Il tuo discorso è un paradosso, assurdo come infatti è il sistema vigente. E' come dire che qualunque cosa reclami il povero, intanto lo pagherà lui in altro modo. Questo argomento avvalora la tesi  che solo violentmente è possible cambiare questo sistema. Stai facendo il liberista, ovvero il marxista alla rovescia. Fra i due estremismi , il reazionario e il rivoluzionario forse sta il buon senso, ci sta la maggior parte del popolo che per potere vivere intanto lavorano e permettono loro e non certo i liberisti, a far funzionare lo Stato : la  storia ci dice che i diritti conquistati, per quanto  i liberisti stessi li combattono, compreso lo Stato , non si torna indietro.
Semplicemente perché il sistema politico occidentale è fortemente ingiusto nelle fasi di produzione e redistribuzione del reddito. Non è possibile che non vi sia un limite alla straricchezza di pochi e alla miseria ,da elemosina, di troppi. Anzi questo sistema battezza la povertà fino alla miseria come atto dovuto, necessario ai fini degli equilibri economici: questa è ideologia, è scientismo economico.
Il paradigma su cui si fonda questo sistema di strafottenza egoistica , perché anche l'egoista dovrebbe avere almeno un po' di compassione per i propri simili, è possible ribaltarlo politicamente. Non sta scritto da nessuna parte , se non nella cultura moderna liberista, che ciò sia "vero", "certo", inoppugnabile. Sarà la storia, la dialettica storica a deciderlo.


Infatti non credo a rivoluzioni violente, perché sempre si avrà un popolo "indietro", immaturo a gestire  il rpentino processo di cambiamento, per questo si ha un "reazionismo" non solo da parte dei conformisti reazionari che hanno perso i privilegi della situazione antecedente.
Un saggio diceva: guidare un popolo significa manovrare un transatlantico, non un motoscafo .Ci vuole tempo, costanza, la maturazione è lenta, spesso per leve giovanili se non per generazioni.
Comunque realisticamente sono d'accordo che ad oggi è impossibile, è tutto da ricostruire.


Per quanto riguarda i due punti pentastellati e in parte di Salvini, dico che è stato giusto a compierlo. E trovo abbastanza labile e ingenuo ciò che scrivi. Onestamente non vado a votare da decenni, quindi non vuole assolutamente essere il mio discorso un'apologia di chicchessia, a me interessano i contenuti che si portano avanti. Quota 100 e il reddito di cittadinanza , li definisco
un momento di civiltà, che piaccia o no agli avversari, anzi a loro proprio non piace e infatti tendono a minarli . Tu sostieni che intanto li pagheranno, in tasse, il popolo. E' realisticamente vero quello che sostieni, ma non è ineccepibile. E' vero perché spessissimo finisce come dici. Ma non è ineccepibile, che per finanziare due diritti debbano pagare sempre i soliti noti e certi, cioè i lavoratori che hanno imposizione alla fonte  da parte del datore di lavoro.
Ricordiamoci che le proporzionalità delle aliquote fiscali è dichiarata nella Costituzione italiana in quanto più egualitaria: chi ha redditi alti ha il DOVERE di pagare più tasse. Se lo Stato viene  meno al compito di risanare lo squilibrio  che avvine nella fase della produzione, cercando nella redistribuzione dei redditi( con imposte dirette e indirette e tasse) di aggiustare almeno un po' le diversità.....rischia di creare quelle condizioni per cui la gente comincia ad arrabbiarsi.


Ciao Inverno.
Anch'io sono onestamente perplesso  della rivoluzione green energy e del digitale. Circa una quindicina di anni fa ,discutendo con un  giovane ingegnere ambientalista , vidi che i livelli di efficienza fra energia , eolica, elettrica tramite fotovoltaico  ecc., il vettore idrogeno(che non è una fonte vera e propria) erano molto meno efficienti di quello fossile.
Sicuramente negli ultimi quindici anni avranno aumentato l'efficienza , grazie alle scienze dei materiali e l'applicazione di nanotecnologie  ma penso non abbiano raggiunto quella fossile. Penso che si nascondano le varie problematiche che sono di carattere soprattutto geopolitico. La Cina è più avanti di tutti nell'elettrico e ha più di un miliardo di persone da mantenere a forti PIL. Il motivo che il carbone e il fossile per mantenere lo sviluppo cinese immane era sempre più difficile da reperire per "blocchi" commerciali soprattutto dagli USA.
Il mondo arabo detentore del petrolio  è filocapitalista e protetto dagli Stati occidentali. E si sa, la velocità del consumo energetico fossile è superiore ai giacimenti e alle ricerche di nuovi giacimenti.
Il petrolio gira su navi e la Cina  ha solo due porti armati in sua mano al di fuori del mar cinese: uno in Pakistan e uno sul Corno d'Africa. Insomma il salto energetico, ma bisogna capire in % quanto fossile e quanto per energie cosiddette green o rinnovabili, era necessario . Si è accodata l'Europa, non gli USA di Trump, bensì gli USA di Biden. Non c'è nulla di romantico, alla svedesina Greta, in questo, non si sono improvvisamente innamorati della natura, perché come scrivevo forse la più grande industria che coinvolge per fatturati e numero di addetti, il meccanico automobilistico, è almeno un decennio che sapeva, progettava . Quì sicuramente avranno grandi risparmi a medio e lungo termine, perché il numero di componenti di un motore endotermico è nettamente superiore a quello elettrico, che è molto più semplice. Salteranno tutte le filiere componentistiche e quelli diretti nell'assemblaggio delle auto. Ma  quando già in questo periodo, balza l'occhio sull'innalzamento dei prezzi energetici e della mancanza della componentistica elettronica, che alla base della digitalizzazione ......allora mi chiedo se davvero tutti sanno dove stiamo andando, o tutti si stanno sfidando sul futuro senza sapere dove potrebbero esservi intoppi.
Di una cosa sono quasi sicuro, è impossible che le sole energie verdi, rinnovabili, alternative al fossile, possano da sole mantenere lo sviluppo globale dell'intero sistema mondiale. Ci vorranno parecchi decenni e non è detto che si arrivi.
Le efficienze sono state fatte nelle gestione dei "grid" elettrici, nelle distribuzioni da parte delle centrali elettriche. Perchè senza la rete distributiva che dia continuità, si ferma tutto improvvisamente. E adatto che di notte e senza sole non funziona il fotovoltaico e senza vento quello eolico, ecc. o c'è maggiore efficienza nei materiali, intervenendo anche con le nanotecnologia , oppure l'accumulo di energia che deve avere la centrale per ridistribuirla oculatamente , in funzioni delle richieste delle varie aree che non sono mai omogenee e devono raggiungere i picchi della domanda.
Il secondo è: ad oggi il fotovoltaico e l'uso dell'eolico  se c'è è perché chi utilizza il fossile sta pagando loro, con le imposte, le inefficienze. Questo è un fatto. Se lo Stato toglie il "favoritismo" a parità di imposte il fossile è conveniente, E quindi sorge un'altra considerazione : chi acquista oggi un'auto elettrica non ha ancora una capillare distribuzione stradale e autostradale rispetto all'autonomia di un pieno di elettricità. Si promuove l'elettrico tramite  abbassamento delle imposte , promozione all'atto di acquisto e le case automobilistiche promettono "pini" gratuiti. Chi sta pagando tutto questo ?  Infine, ammettendo pure che sparisca benzina e gasolio, metano, gpl,  da cui lo Stato italiano in primis attinge un sacco di denaro, dalle accise, dall'IVA, ecc. se queste passano al kilowattora voglio vedere quanto costerà un pieno di elettrico quando tutto sarà standardizzato. A quel punto un litro di benzina costerà qualche decina di centesimi.....assurdo e paradossale.
Tutto è artefatto quindi, almeno per ora, perché sono gli incentivi e disincentivi che stanno guidando il passaggio, che non è efficientistico . Ma ad un certo punto le istituzioni europee e gli Stati membri, dovranno viaggiare senza più incentivi,  ....e allora se ne vedranno delle belle.
Faccio esempi banali di qualche anno fa : le biomasse. C'è stato il periodo del mais, della colza, del girasole che avrebbero dovuto sostituire almeno in parte i fossili. Progetti falliti.
Un esempio eclatante è il fallimento dei progetti sulle biomasse. Se produzioni agricole si decide di passarle a biomasse, bisogna sapere prima quanta produzione c'è a livello mondiale, quanto è la richiesta dell'industria alimentare e delal filiera che la lavora e la distribuisce logisticamente.
Per farla breve ,improvvisamente la richiesta di questi prodotti agricoli sommando le classiche richieste delle industrie più l'energia, voleva dire per l'Italia.....andare a coltivare sul mare e sul monte Bianco, non c'era nemmeno la fattibilità di spazi . E' fallita in USA dove ne erano i più convinti , figuriamoci da noi.
Questo per dire, e gli aumenti delle bollette energetiche lo dimostrano, e le fermate produttive per mancanze della componentistica elettronica è l'altra, che se non si sono studiate bene le fattibilità, bisogna anche sapere che le speculazioni saranno dietro l'angolo, e quando la domanda è mondiale significa che controllare le materie prime, che siano prodotti agricoli, o giacimenti o miniere ,sarà fondamentale.
#35
 Avrò scritto e accantonato almeno una decina di post su questa discussione.
Prima dichiaro che sono contrario alla proprietà privata, all'interesse sul capitale ( e su questo ho accantonato un post che spiegava come l'interesse economico sia il fondamento dello stesso capitale e delle crisi non solo nel capitalismo moderno ,ma fin nell'antichità e avevano trovato una soluzione o forse un palliativo).
Ma è solo un'opinione, non una seria argomentazione, perché la storia umana e quindi economica, culturale, sociale, ci dice che proprietà e interesse economico erano già giuridicamente nel codice di Hammurabi di 3.800 anni fa, e se la storia è consistente come argomentazione......ho torto.


Quindi le ideologie sono scommesse sul futuro, qualunque ideoologia, di destra ,centro o sinistra che sia. Ci sono ideologie conformiste, che quindi vogliono mantenere lo status quo ,forse soprattutto chi ne ha privilegi da questo sistema, insomma da chi sta bene soprattutto materialmente.
Una scommessa sul futuro, dicevo, significa che un mutamento è possible solo a date condizioni, ad esempio Marx indicava la crisi periodica dei cicli capitalistici. Ma a quel punto la coscienza di classe doveva essere matura per poter sovverrtire il sistema sotto la guida del partito rivoluzionario.
Quindi, ci devono essere formazioni , prima nella formazione della coscienza di classe, affinché nella crisi ciclica capitalista l'energia rivoluzionaria spinga violentemente al cambiamento del sistema preesistente. Il ruolo di costruzione della coscienza di classe è demandato alle avanguardie, che sono preparate come conoscenza, coscienza a istruire quella parte di popolo che dovrebbe essere l'energia rivoluzionaria.
Ma ancora una volta la storia dice che in Occidente, culla del capitalismo, non si è mai sovvertito nulla, che la classe indicata come rivoluzionaria, il proletariato lavorativo, non è mai stato agente storico di sovvertimento. Le rivoluzioni, se si studiano attentamente e Le Goff lo ha compiuto sulla rivoluzione borghese francese, devono avere più di una condizione per poter avvenire: dissesto economico  dello Stato, governanti inetti, rabbia e disperazione  popolare. E' avvenuto in Francia con un re che si rinchiudeva a Versailles e con gli zar che non sapevano governare soprattuo le periferie .
Erano dittature, non furono soccorse da altri Stati , non c'era la Banca Mondiale, o il Fondo Monetario Internazionale, eccetera eccetera.
Una seria analisi destituita da preconcetti e pregiudiziali ideologiche, oltre alle condizioni economiche si dovrebbe focalizzare su quale parte del popolo dovrebbe fare la rivoluzione....
Hanno fallito anche i gruppi paramilitari rivoluzionari, come Action Direct, Baader Meinhof, Brigate Rosse.......isolati, lontani dal popolo, vivendo in contumacia; si potrebbe aggiungere un elenco di altrettanti gruppi di destra .....siamo negli anni Settanta e primi anni Ottanta.


Quindi quale parte dell'analisi ideologica originaria si dovrebbe  tener conto e quale parte invece è tutta da ricostruire e rifare?
Francamente, oggi, non vedo ma nemmeno lontanamente, nessuna possibilità non solo di sovvertimento violento, ma nemmeno pacificato: né fuori, né dentro il sistema.
La fortuna di Marx e del pensiero sociale in generale, compreso quello di destra seppur con tutti i distinguo, è che intellettuali politico sociali hanno vissuto il periodo prima dei moti di liberazione indipendentisti  ottocenteschi negli Stati che allora erano monarchici, chi assoluti chi costituzionali, c'era l'idea romanticistica , e sociologicamente vi fu un immane numero di popolazione che dalle campagne andarono a lavorare nelle prime fabbriche , vale a dire una enorme concentrazione di persone che potevano solidarizzare fra loro in quanto avevano le stesse condizioni di lavoro, le stesse condizioni economiche, gli stessi problemi di sopravvivenza . Ricorderei, per precisione che furono alcuni Stati ad avere queste condizioni, in primis la Gran Bretagna, poi tedeschi e francesi.....noi italiani già lì avevamo ritardi storici e Marx ed Engels lo esprimono chiaramente in alcuni scritti. Il nostro capitalismo è tardo . Tant'è, saltando di parecchio tempo, il famoso autunno caldo del 1969 in Italia rivendica,da parte della classe lavoratrice, ciò che era già stato conquistato negli altri Stati. Noi italiani siamo sempre in ritardo strutturale e infrastrutturale di anni, questo è il dilemma economico culturale ancora oggi.
Se Marx appartiene alla prima rivoluzione industriale, ci accingiamo alla quarta..........
E abbiamo visto regimi comunisti fallire, implodere, dove regnava corruzione, concussione dentro gli organismi dello Stato stesso ,laddove i governanti gozzovigliavano (Breznev faceva la raccolta di ....Mercedes Benz.......).
Quindi ,non solo non esistono e probabilmente non esisteranno mai più, almeno negli Stati diciamo più progrediti, certe condizioni, i luoghi di lavoro sono estremamente frammentati ,delocalizzati opportunamente, la fabbrica flessibile istituisce regimi di orari a turnazione e le applicazioni elettroniche e automatiche hanno modificato il alvoro manuale in operatori di processo magari su macchine a controllo numerico ...tutto è cambiato inesorabilmente. Marx non ha tenuto conto di troppi fattori.
La mia netta impressione è che il sistema politico economico che ha il potere in Occidente ha imparato molto bene dagli errori storici e non vogliono, perché lo sanno, ricreare le condizioni sociali per sovvertimenti; invece gli ideologici , gli intellettual- radical-chic, non sanno che pesci pigliare e scrivono libri di fanta-politica per teste calde. Il maistream ha imparato dall'analitica del linguaggio, lo ha applicato ai test psicologici, fanno marketing, hanno in mano i mass media e quindi il giornalismo ,  "ci fanno su", almeno la maggioranza del popolino, come vogliono, facendo persino i finti progressisti. Ed è qui, nella disinformazione, nella pseudo informazione, uno dei punti  fondamentali (perché ovviamente non ci sarà mai coscienza senza una conoscenza vera e reale di come va il mondo).
Quindi non credo affatto, come non ho mai creduto, che la violenza maturi, emancipi l'uomo portandolo in un sistema migliore, più evoluto.
La via pacifica invece a mio parere è possibile e forse percorribile se si riesce a inchiodare il sistema nelle sue contraddizioni, e per me sono soprattutto negli ordinamenti, nel sistema giuridico che gli Stati hanno forti contraddizioni. D'altra parte nessuno, a parte qualche testa rovente, ha voglia di fare piazzate e folklorismi in manifestazioni. Oggi in piazza ci va la Greta, star symbol del mainstream . Quelli che potrebbero fare e pensano......si sono rinchiusi nelle catacombe: e hanno ragione.
Per fare un esempio, quando si sono riuniti gli investitori gabbati dai titoli argentini, o da quelli di Parmalat, hanno fatto un'azione comune portandola in tribunale. Io penso sia possible farlo anche sui diritti . Il vero conseguimento dello stare meglio indubbiamente della classi lavoratrici , dei meno abbienti, dei poveri, lo si è avuto per diritti, non per aumenti salariali mangiati da inflazioni e svalutazioni e crisi periodiche di "bolle" finanziarie . I diritti civili, i diritti sul luogo di lavoro, i diritti sociali ad accedere a istruzione pubblica, sanità, non devono mai essere scontati e fermati.
Un saggio diceva: conquistare non basta, biogna sapere gestire la conquista e mantenerla nel tempo.
Per questo Ipazia sbagli. Il tutto o niente  del "duro e puro" marxistico, ottiene storicamente niente.
Ma sono le lotte per i diritti che hanno migliorato le condizioni dei popoli entrando negli ordinamenti giuridici . Persino uno Stato comunista sta in piedi per ordinamenti giuridici.
Il Movimento 5 Stelle, ha insegnato qualcosa: che se si individuano due o tre punti focali, il popolo ti segue: pensione quota 100, reddito di cittadinanza, diminuzione del numero di parlamentari (anche se quest'ultimo è effimero.......), è la mancanza di altri punti e idee che lo sta inabissando.

#36
 Ciao Green, e tutto il forum.
Forse sono un "diverso" ormai, poco post-moderno  e vivo di pensieri "laterali", apparendomi l storia attuale come quella futura impossibile da condizionare dai vari gruppetti delle periferie dell'evo globale. Sono come le guerre, come focolai di sfogo energetico che si accendono qua e là per il mondo, inevitabili. Sono come temporali nel grande cielo, vanno e vengono.
Per questo molti e molti anni fa, dalla psicologie, economia e politica, decisi di approfondire la filosofi. Per cercare risposte che non erano nelle precedenti discipline da me esplorate . Il fine era politico e la politica non la si capisce se non dalla fondamenta umane e culturali.
In fondo anche Marx, alla sua maniera, ha cercato di capire la storia umana . O si sa fare archeologia culturale, per capire il senso della storia e la componente decisiva umana, o si fa aria fritta, perché non esiste da parte di nessuno la possiblità di predire e anticipare la storia, il futuro.


Allora ti dico che la quarta rivoluzione industriale dell'eco-capitalismo è necessaria. C'era stasi economica da troppo tempo e la pandemia è stato il contrattempo nefasto che ha accelerato decisioni operative a suo tempo già prese dagli organismo internazionali in dialogo perfetto con il capitalismo globale.  Non può sorgere da ieri un'intera industria automobilistica, con milioni di lavoratori e giri di fatturati enormi, se non avessero già pensato, progettato, negoziato  i capitalisti privati con il potere politico, il passaggio dal motore endotermico all'ibrido fino all'elettrico. La svedesina, è l'effige strumentale della nuova moda , infatti  è invitata nei convegni, nei cenacoli  del potere : "E' per loro che vogliamo un mondo più pulito..." dicono dai luoghi del potere che l'accolgono  e il potere  potere mediatico servitore dei propri padroni  imbesuisce  i popoli.
L'aria più pulita metterà in condzioni milioni di lavoratori, nel mondo, in tutte le filiere dalle materie prime fino al prodotto finito , di diventare o disoccupati e altri forse di riconvertirsi in nuovi ruoli professionali . Il saldo occupazionale, come in ogni fase delle rivoluzioni industriali , è nettamente negativo, e vi sono vari studi a documentarlo, le nuove figure professionali e le richieste di lavoro non copriranno affatto tutti coloro che perderanno il posto di lavoro. Ma questo è tipico di ogni rivoluzione industriale di carattere capitalistico. Più efficienza significa minor costo e più profitto.
Ma dimmi: questi movimenti complottisti si stanno forse muovendo per questi contenuti?
Non mi pare proprio.


Sono sempre più lontano da quelle ideologie politiche che abbracciai da adolescente (si dice che si nasce incendiari e si muore pompieri, c'è un pò di verità in questo), perché ne vedo le contraddizioni nei fondamenti ideologici, nelle pratiche, nel fallimento inesorabile storico che li hanno mutati a loro volta in "buon borghesi" e pensano da borghesi, non certo da proletari , loro pensano alle loro proprietà private fin dai tempi che le cooperative rosse costruivano case per i tesserati .....quindi di quanti anni fa parlo? Ricordiamoci  che i tre quarti della popolazione italiana ha la casa di proprietà , qui non ci sarà mai il comunismo come realtà ineluttabile dell'interesse privato e individualistico. Il caso italiano è unico come quantità di risparmi in banca e finanziarie e di proprietà........altro che rivedere le rendite catastali. Quì se ne fregano del disavanzo dello Stato che copre gli interessi privati non tassando i patrimoni e per questo l'Europa, che sa e ha capito da parecchio, ha voluto far rivedere queste rendite catastali. Apriti cielo! All'italiano non devi toccare i suoi interessi, che poi si dichiari socialista, comunista, fascista, bianco o verde,.......è parodia.
Quando vedo un movimento anti covid, contro il complottismo, di arrabbiati, mi rendo conto che o tanti vanno a lavorare per hobby, perché rischiano a lungo andare se non cambiano le normative il posto di lavoro, perché un imprenditore non può organizzare efficientemente il lavoro se ogni giorno diventa un'incognita di quanti andranno davvero sui posti di lavoro, e perdi commesse e fatturati intanto e quei committenti allora andranno altrove .Non  si sono arrabbiati così quando hanno tolto alcuni diritti dello Statuto dei lavoratori, non si sono arrabbiati così con le leggi dei contratti a termini del precariato. Quindi chi sono, chi rappresentano questi arrabbiati anti vaccinazione? La nuova avanguardia operaia, o dei borghesucci con troppa adrenalina da sfogare?
Quando movimenti nascono come i verdi a Zurigo di tanti,,,,,,tanti anni fa,  e oggi per complottismi, anti-covid......durano poco o niente ,perchè non hanno nulla di consistente contenutisticamente, sono come dei terrapiattisti. Se si estremizzano contenuti come "il virus del covid non esiste", si dice una fesseria evidente, insostenibile da chiunque abbia un poco di senno e non un Cacasenno.Semmai vi sono parecchie contraddizioni politiche e tecnico-politiche , ma che non sanno per ignoranza, e gli ignoranti ragionano per slogan non per argomentazioni, sono come le pubblicità le loro menti involute. Sarebbe bastato leggersi due costituzionalisti, ordinari all'università di Torino e Milano, e capire il liberticidio dei Decreti del presidente del Consiglio dei Ministri , i DPCM, e di cosa significa scientificamente per la medicina pandemia,  o di cosa significhi giuridicamente "obbligo vaccinale" per sapere che ci sono state castronerie politiche che potevano essere impugnate nelle aule dei tribunali e portate in giudizio e magari con richiamo, da parte dei giudici, alla Corte Costituzionale. Perchè è proprio nel diritto e nelle forme giuridiche, ciò che dico ormai da tempo, che si vedono le contraddizioni legislative.
Non c'emtra più niente l'ideologia, perché ha fallito proprio per ignoranza o per aver dato peso a particolarismi perdendo invece di vista i fondamenti.
Lo Stato liberal repubblicano moderno nasce come patto fra Stato e borghesia fin dal nascere e ascesa di quest'ultima nella fase del primo coloniailìsmo inglese . Cosa dice Marx? Bisogna fare la lotta di classe per sovvertire la boerghesia capitalistica.........e tutti dietro. Quando la contraddizione è giuridica, significa ad esempio che nel Codice Civile , nel Libro sul lavoro, si dichiara di fatto che l'imprenditore ha più diritti del lavoratore subordinato, in quanto il diritto all'impresa ha più libertà dei diritti dei lavoratori. Lo stato di diritto recita "La legge è uguale per tutti", ma  se le leggi hanno diviso l'imprenditore  con personalità giuridica  da quello stesso imprenditore che è anche cittadino, dal lavoratore subordinato che non ha personalità giuridica e che è anch'esso cittadino come l'imprenditore a tutti gli effetti, significa che il socialcomunismo e varie ideologie , non hanno capito nulla delle gabole giuridiche che prima professano nelle Costituzioni una cosa e poi fanno girare il mondo in un'altra.
Detto succintamente, non è vero che giuridicamente siamo tutti uguali davanti alla legge, non lo siamo economicamente, non lo siamo politicamente ,non lo siamo in niente.
Da qui nasce la dicotomia tipicamente culturale fra economia e politica . Che qualcuno ha inteso come rivoluzione violenta, ignorando completamente le parti giuridiche e del diritto che la formulano , altri sedendosi nei parlamenti con passioni socialiste ....sono finiti a diventare dei "buon borghesi" prezzolati, o come scriveva un letterato tedesco  , dei piccoli borghesi al servizio della grande borghesia.
Non c'è nulla da ricostruire e riedificare in termini ideologici, da quelle ideologie ottocentesche, la storia li ha già finite e bisogna farsene una ragione. La prova è che nessuno ha mai saputo più, dopo Marx,, progettare ,analizzare, tentare di domare la storia. Il filosofo popstar Zizek si fa soldi dicendo nulla di concreto.  Questa resistenza ai  cambiamenti, nasconde conformismi di interessi, non coscienze umane di diritti ,di dignità.  Il popolo se non si è ancora capito è conformista di natura.


Realisticamente ,lo scenario più ostico, ma penso difficile, potrebbe essere uno scontro fra USA e Cina, il resto  dei movimentini e intellettuali borghesi è noia. Questo scontro è in atto in forme economiche e finanziarie, in forme militari; gli USA fin quando bloccano allo stretto delle Molucche l'enorme arsenale bellico cinese, rimangono padroni e controllori dell'immane  fatturato delle merci marittime che girano per il mondo, se perdono il controllo del flusso marittimo, perdono la grande guerra commerciale e tramontano.
Ma qui si entra nella geopolitica, che francamente mi interessa di più, ad oggi, delle ideologie passate.

#37
 Ritengo che la chiave dello slogan lavorare meno per lavorare tutti sia nel termine produttività.
La storia umana e quindi anche delle civiltà, è spesso, se non sempre, accompagnata da incrementi di produttività. Spesso il fattore determinante è l'applicazione di nuove tecniche date da scoperte e innovazioni scientifiche che hanno migliorato il modo di lavorare, quindi di trasformare e produrre.
In poche parole se da un ettaro di terreno si ha una produzione di risone di 30q.li che diventa con migliorie tecniche nelle diversi fasi biologiche di accrescimento del riso, si passa a 50-60 qli per ettaro, si ha un incremento produttivo. Quindi maggiore produzione significa aumento di fatturato potenzialmente (potenzialmente perché il prezzo unitario di prodotto finito è a sua volta determinato dalla domanda e offerta del mercato). Leontief, premio Nobel di economia, descrisse il motivo della sostituzione del cavallo da parte del trattore: semplicemente perché l'incremento di produttività della "macchina" è tale non solo per incremento della produzione, ma anche per abbassamento di costi fissi e variabili appiccati all'incrementano marginale della produttività.
Per cui è altrettanto chiaro che in un determinata produzione industriale se vi sono 10 lavoratori che producono 10 automobili all'ora ( spesso l'indicatore del costo del lavoro è orario/ numero addetti)
si può incrementare la produttività , o abbassando il costo del lavoro e quindi diminuendo i lavoratori, o aumentando la produzione oraria, o ,come di fatto è avvenuto intervenendo su entrambi.


Dove sono finiti gli incrementi di produttività, che poi di fatto è la creazione della ricchezza economica? Quì il problema diventa politico. Il COME si produce ricchezza e il COME  si distribuisce la ricchezza prodotta è la diaspora, la diatriba sociale dell'eguaglianza.
L'imprenditore che ha più incrementi produttivi decide se quel fatturato in più , che è accumulazione, vada distribuito in dividendo e quindi in tasca propria, in diversificazioni di investimenti, in strategie di prezzo , perché potrebbe abbassare i prezzi in quanto la sua produttività lo fa diventare più competitivo sui costi, almeno in teoria, poiché sempre in teoria se si produce di più un determinato prodotto si aumenta l'offerta di quel prodotto che non è detto sia compensato da un maggiore domanda, quindi il prezzo unitario sul mercato è decisivo nella strategia di diversificazione delle scelte imprenditoriali. In realtà ormai da decenni non si fa più così. Se il cardine è il prezzo unitario ed è il mercato che lo decide, le strategie produttive sono finalizzate a non creare superproduzioni che genererebbero stock di prodotti invenduti , si produce quindi solo in funzione della domanda di mercato del prodotto e ciò genera una insaturazione produttiva, nel senso che si attiva la produzione in funzione della domanda che è variabile, stagionalizzata. Da ciò nascono i siistemi della fabbrica flessibile attuale.


E il lavoratore?Se non conosce il processo produttivo, sarà in balia dell'imprenditore che può bluffare, prenderlo in giro, perché non conosce né la contabilità aziendale, se non il bilancio, e non conosce il piano industriale strategico imprenditoriale, che sono parole. Quindi all'imprenditore conviene sempre stare in un eterno stato di crisi e intanto portarsi a casa a fine anno profitti.
Quindi ,come spesso avviene, il lavoratore non rivendica sugli incrementi di produttività, se non meno o parecchio meno di quelli reali.


In teoria invece si dovrebbe conoscere l'incremento di produttività  e decidere come deve esser gestito, in quanto il lavoratore vi concorre. Spesso si rivendica maggiore retribuzione e quasi niente di abbassamento della riduzione di orario di lavoro.
Perché avere più denaro in retribuzione per il lavoratore gli fa credere un'immediata conquista, ma sarà l'inflazione e magari una svalutazione(una volta...) a riaumentare i prezzi di mercato e quindi il costo della vita. I prezzi aumentati riassorbono gli incrementi delle retribuzioni, questa è una fesseria economicamente, perché il lavoratore è sempre un passo indietro nel rapporto prezzo prodotti/retribuzioni. Se invece abbassasse l'orario di orario , abbasserebbe la produttività, sarebbe lui che ha riassorbito la maggiore produttività, inducendo l'imprenditore, a costi del lavoro maggiore a trovare migliorie e soluzioni tecniche (come ad esempio una macchina più veloce e potente che sostituisce e integra il lavoro umano).


Allora che si fa? E' lotta politica, è dialettica delle parti sociali.
Perché, ribadisco, andrebbe già prima di aumento di produttività stabilito come dovrà essere suddiviso: una parte all'imprenditore, una parte al lavoratore.
La stessa cosa dovrebbe avvenire con lo Stato, dove il PIL; il prodotto interno lordo, dovrebbe stabilirsi come lo Stato agirà sulle tasse, sui servizi sociali, sui capitoli di spesa pubblica e sugli investimenti pubblici e di mantenimento.
Ricorderei, riprendendo la storia della produttività delle civiltà , che quando un settore, come l'agricoltura incrementa e sviluppa accumulazione, questa libera risorse per altri settori.
Quindi i passaggi dal settore primario, al secondario industria, al terziario commerciale e bancario fino al terziario avanzato  è grazie agli incrementi di produttività che generano accumulazione del capitale e liberano quindi risorse d ricchezza per investimenti in altri settori.


Infine: è fattibile il lavorare meno per lavorar tutti, almeno in teoria, ma in un sistema capitalistico temo che sia solo applicabile da azienda ad azienda, difficilmente generalizzabile, se non a livello globale.
Se fosse generalizzabile ,le aziende marginali di un dato settore, che fanno già fatica chiuder un bilancio in pareggio , andrebbero fuori mercato:chiudono. Questo è il motivo per cui le rivendicazioni sono settoriali e anche aziendale, perché gli andamenti variano da settori a settori a da azienda ad azienda.


Il part-time orizzontale o verticale, a seconda della tipologia di quantità di ore di lavoro distribuite settimanalmente, conviene o non conviene anche in funzione dei costi indiretti determinati dai contributi richiesti dallo Stato. Faccio un esempio: due part-time da 4 ore ciascuno costano di più, generalmente di un lavoratore  tempo pieno di 8 ore, perché il peso dei costi indiretti sommati dei due part-time è maggiore di quello a tempo pieno. Così come conviene per l'imprenditore far fare straordinari che assumere, ma proprio per i costi indiretti che versa l'imprenditore per i contributi allo Stato. Quindi sono le politiche  dello Stato sui costi del lavoro e i livelli id contributi e tassazione che concorrono e spesso in maniera decisiva ,alle scelte imprenditoriali.
#38
 E' evidente che la terra sotto i piedi ci serve per "stare", se oltre c'è il vuoto, un burrone, cadiamo.
E' talmente evidente che la maggioranza degli animali, che non hanno quindi necessità di ragionamenti e calcoli, lo sanno.
E' ovvio linguisticamente, ciò che è condiviso socialmente. Tutto ciò che non richiede grandi ragionamenti e calcoli, e quindi punti di vista, è conosciuto a tutti ,è tautologico nella sua ovvia evidenza che il sole sorge in un punto ,ad Est e tramonta in un altro, ad Ovest.


Tutto ciò che è controfattuale ai nostri sensi è conoscibile solo per calcolo.
Se tutto cade dall'alto verso il basso, la gravità è evidente, spiegarlo per calcolo inizia ad essere controfattuale.
Tutto ciò che è controfattuale ai nostri sensi, la  relatività e meccanica quantistica ,ci diventa ostico a capirlo, poiché la ragione "deve liberarsi" dal senso comune della realtà a cui siamo abituati .
Infatti vi è uso sin fino a dabuso di calcoli matematici nella meccanica quantistica.


Significa allora: che i sensi determinando la condizione dell'interagire fra un organismo naturale e la fisica naturale, condizionano il pensiero (leggesi naturalismo); andare oltre con il pensiero significa allontanarsi dal mondo sensoriale naturale, quindi andare nel controfattuale ai nostri sensi, e porsi in una rappresentazione di tipo calcolativo matematico.
Metaforicamente la meccanica quantistica è la metafisica della meccanica classica, perché è oltre il sistema naturale. E' ovvio ed evidente, per ragionamento però, che quindi la scienza entra in crisi quando sistemi di rappresentazione della realtà si pongono oltre al fattuale sensoriale, in quanto spiegabile solo per via di calcoli matematici, e la matematica non è naturale, è inspiegabile dalla natura, semmai è ana-logica.


Infine direi così. Se la matematica non è naturale, è ovvio che il suo esplicarsi conduce in sistemi controfattuali nel momento in cui viene applicata al mondo fisico naturale, costruendo sistemi rappresentativi . Fin quando la matematica è applicazione contabile e analogia alle cose, ci aiuta a calcolare la natura fisica in cui viviamo e i nostri sensi quindi sono armonicamente consenzienti, cioè i sensi confortano il calcolo come nell'aritmetica elementare.
#39
 L'uomo senza consapevolezza, coscienza, sarebbe un'ameba evoluto.
Senza coscienza, con tutto ciò che ne sarerbbe parte, l'uomo non avrebbe trasformato la natura in sue creazioni, dalla tecnica alla scienza al pensiero in generale.
Ma la coscienza è anche illusione e ingenuità( non li utilizzo in termini denigratori, ma critici, in quanto una rivoluzione non si fa senza una base di ingenua illusione di poter cambiare il mondo, infatti generalmente sono i giovani ingenui e con illusione a crederci). Questo spingere oltre il confine, il limite del proprio corpo fisico con il pensiero, lo induce a confrontarsi e riflettere su argomenti che non sono propri di un organismo che solo dovrebbe  sopravvivere. Questi pensieri da una parte progettano nella natura e dall'altra possono generare , oltre la propria natura, illusioni e ingenuità e spingervi financo la passione. Il confronto immane, e immanentistico nel senso di vissuto, fra il pensiero e la propria natura, costruisce afflizione; perché segna la distanza fra ciò che si è, come corpo fisico, e come coscienza di pensiero che è altro da sé, altro dalla natura.
Essendo l'uomo vivente assoggettato alla natura fisica, mentre il pensiero è oltre questa natura, è negli universali, è nelle domande e tentativi di risposte a queste, lo sguardo si pone oltre lo spazio/tempo immanente, del dì per dì, e cerca risposte in un creatore, nel generatore dell'universo che comprende la natura e quindi lo stesso uomo e il significato della propria esistenza.


Ben altro è dire che l'uomo vuole essere come " dio": onnisciente, onnipotente ,immortale.
In realtà, penso che chi se lo sia davvero posto, lo abbia compiuto per esercitare il suo potere sui popoli , con il suo delirio di onnipotenza. Allora è il potere il delirio, non gli attributi posti al divino.


Nel mio pensiero ,se per paradosso un umano avesse davvero questi attributi divini, non farebbe nulla, non lo direbbe a nessuno,  si limiterebbe ad osservare, sapendo che nulla può in relazione al destino universale, naturale, umano.


Infine, non definirei istinto, ciò che è più proprio dell'animo umano.
Un ragno tesse perfettamente una tela, molto probabilmente senza esserne consapevole, reagisce ad impulsi dell'ambiente in cui vive. Prova ne è che non apprende a tessere la tela, non viene educato ad essere un buon ragno . Gli umani, invece, hanno attributi intellettivi, oltre ad istinti come quello di sopravvivenza, e questi attributi costruiscono su una tabula rasa, l'educazione, la formazione.
Se un bebè, alla Tarzan, fosse paracadutato nella giungla e ammesso che venga protetto ad esempio . da scimmie, avrebbe sì gli attributi intellettivi, ma il linguaggio delle scimmie, i loro segni e simboli, lo porterebbero ad essere tutt'altro che un uomo civile occidentale da cui sarebbe stato originato. Quindi l'uomo ha attributi intellettivi e relativa coscienza, ma è una tabula rasa che prima segue istinti e poi linguisticamente viene educato in contesto segnico, simbolico che sta fra l'essere scienziato o pensatore, oppure un Tarzan fra le scimmie.
Questa tabula rasa è fondamentale. E' il luogo della manipolazione e indirizzamento formativo del bambino. Significa che i condizionamenti(non necessariamente in termini denigratori, perché è necessario che il bambino imiti, si confronti, impari le basi del linguaggio) educativi e formativi, diciamo il sistema culturale che è metaforicamente uguale all'ambiente naturale da cui il ragno riceve impulsi e a sua volta reagisce a questi impulsi, può indirizzare linguisticamente l'essere umano direi in qualunque direzione.
Questo pone un altro aspetto: un figlio di un Nobel, non è mai o quasi mai ,un altro Nobel.
Il sistema ambiente, in termini linguistico culturali, sono determinanti nell'educare e formare un individuo umano.
Non esiste il gene della cultura, esistono semmai predisposizione ad essere....un'ameba o un umano.
Quindi e davvero finisco, non si può parlare di istinti di immortalità, onniscienza, onnipotenza, se per istinti si intende un codice genetico che predisponga ad essere un determinato organismo vivente.
#40
Citazione di: viator il 30 Settembre 2021, 16:40:48 PM
Salve paul11 ed Ipazia : citando da paul11 : "b) metafisica: se la natura è bene, in quanto a sua volta prodotta dai principi universali, le condizioni fisiche, che determinano la vita, allora le analisi rimangono molto più aperte perché c'è una morale non fondata sulla natura ,ma sugli universali".


d) fisica: se la natura è bene, in quanto a sua volta prodotta dai principi universali, le condizioni fisiche, che determinano la vita, allora le analisi rimangono molto più aperte perché c'è una morale non fondata sulla natura ,ma sugli universali. Infatti l'universale della natura è unico e fisico e consiste nell'entropia.


Saluti.


L'entropia non ha una morale,  è la fotografia di un ordine precedente e la fotografia successiva di un disordine rispetto all'ordine precedente. E' il divenire, in fondo.


Il fondamento dell'universo è l'atto che crea le regole affinché l'universo potesse esistere.
E' lì ,e non dopo, che va cercata la morale. Dopo è energia, materia forze interazionali che agiscono e l'agire di queste determina il movimento dell'energia e la costituzione di materia.
E' l'atto creativo che è metafisica, ciò che fa comparire l'universo per come lo conosciamo .
Il tentativo di dedurre il perché dell'universo, il perché della vita, e del come queste si determinano come le conosciamo.
Le idee, il pensiero, lo stesso intelletto , lo stesso meccanismo che crea vita, sono misteri non naturali, o ,se si vuole , punti di domanda delle scienze fisiche e naturali. La metafisica va oltre a chiedersi la quantità di energia termica che richiede il passaggio da un ordine ad un altro , questo è già dato dal meccanismo che determina l'universo : non basta.


L'entropia è suggestiva come formulazione anche nelle scienze umane.
In fondo, marxisticamente, il capitalismo è un processo di accumulazione privata che superando un limite di redistribuzione di capitale ( se sostituiamo il capitale con l'energia, o risorse, diventa chiaro il nesso metaforico fra dominio fisico naturale e dominio umano che lo segue) passa da un ordine ad un disordine in cui il sistema di riferimento diventa instabile. Viene richiesta energia e diventa lotta di classe, oppure sommosse oppure guerre. I sistemi tendono tutti ad un divenire, quando il capitalismo  arriva ad un maturazione, per sopravvivere deve mutarsi o perire. Come un organismo vivente che arriva a dover prolificare, pena la fine della sue specie. Il divenire costringe tutti i sistemi ad adeguarsi a mutamenti, o indotti interiormente dal proprio metabolismo, o indotti esteriormente dal sistema ambientale circostante. Il pianeta Terra vive, grazie alla sorgente di energia solare e di energia geotermica interna  che creano un'atmosfera ,che con determinate temperature e pressioni costituiscono le condizioni  affinché la natura viva, da altre aprti vi sono pianeti ma privi di natura, per quella che conosciamo da noi. A me sembra chiaro che molto funziona naturalisticamente e fisicamente, in tutti  i sistemi compreso quello sociale umano. Ma ribadisco, le idee, il pensiero, la coscienza, l'intelletto,  sono costituenti superiori alla matrice naturale e fisica.
E' contraddittorio sostenere che il fondamento umano sia solamente naturale e dall'altra sostenere che l'uomo può determinare la fine della natura. Come può un determinismo naturalistico accettare che il figlio uccida la matrice generativa? E' una falla del sistema di matrix ,come nel racconto del film? L'uomo è in parte naturale, animale,  e dall'altra ha qualcosa a che fare con il primo principio universale: l'atto creativo dell'universo. Questa è metafisica, che non si ferma quindi all'osservazione quantitativa dei fenomeni, inteso come calcolo, ma si pone domande sul perché deve essere così, del come debbano per forza andare così . Il naturalista invece accettando che tutto derivi dalla natura, smette di porsi le domande fondamentali, che sono metafisica e in fondo accetta il sistema universale come inesplicabile. Ma deve accettare allora che tutto ciò che è formazione di sentimenti, di arte di cultura, sono solo sofisticate forme ancora dentro il sistema naturale , sofisticate intese come possibilità di creare forme, non sostanze, immaginative. Noi creeremmo allora illusioni culturali e dall'altra le prassi delle tecniche, che sarebbero quelle che veramente contano, trasformano, non creano, energia e materia, saremmo organismi fortemente entropici , perché acceleriamo sempre più le forme di passaggi di ordine e disordine con il crescere della tecnica.



La fine entropica è lo zero termico dell'universo, la fotografia finale ed eterna di un universo che non può più divenire, costituire altro disordine.
#41
 Io la vedo così:
a) naturalismo: alveari, termiti, formicai, chi è l'operaio e chi è  regina, nessuno sciopero e rivendicazione. Non c'è morale sociale culturale.
b) metafisica: se la natura è bene, in quanto a sua volta prodotta dai principi universali, le condizioni fisiche, che determinano la vita, allora le analisi rimangono molto più aperte perché c'è una morale non fondata sulla natura ,ma sugli universali


c) ed è la realtà culturale: viene usata la morale in maniera retorica e demagogica, in cui non ci crede più nessuno essendo fondata la cultura moderna soprattutto sulla matrice naturale e sulle scienze fisiche naturali  E' riconosciuta superiore l'economia, in quanto metafora naturale accettata da tute le ideologie, con retoriche sentimentali morali dei valori che non contano nulla.
Quindi la soluzione c) è la più fortemente ambigua , dove si riconosce la superiorità della matrice naturale, ma si utilizzano principi  morali derivati dalla metafisica, in quanto la cultura non sa fondare una morale alternativa .


La realtà è che se l'uomo davvero fosse solo matrice naturale, allora la dicotomia costruita dall'intelletto umano è fra conoscenza vera e conoscenza ingenua e illusa.
Le scienze hard quindi creano conoscenze, quelle sociali sono ambiguità, contraddizioni, aporie. Ovvio che sia così, poiché le scienze umane vorrebbero seguire le scienze fische naturali.
#42
@ green....ma anche ipazia e altri intervenuti

Citaz. Green
Un metafisico sa benissimo che la Natura è un concetto filosofico totalmente immerso nella fenomenologia.
Vero: ma l'esercizio posta dalla discussione è  in relazione al marxismo con il pensiero di Niko.
Ho detto chiaramente che non sono un naturalista e quindi la penso in modo diverso.
Niko ha scritto cose interessanti, in linea con il naturalismo e Marx ha fondato il suo pensiero, anche, non solo, con una sua idea di natura . Trovo che Niko sia più coerente in termini logico argomentativi di quelli di Marx che sono un miscuglio. Ma soprattutto il fondamento naturalistico, al netto del pensiero di Marx è simile sia per il capitalismo che il comunismo(capitalismo di Stato) e questo troppi non lo hanno ancora capito (Preve è uno dei pochi ad averlo compreso).
Il naturalismo fra capitalismo e comunismo, è radice comune, e solo scelta a posteriori dei propri interessi , per cui si sono aperte due barricate sul medesimo fondamento: lo trovo contraddittorio perché entrambi seguono in realtà lo stesso senso.


Oggetto e soggetto ed entri in una dicotomia che può essere di comodo, funzionale, per meglio  analizzare. Un metafisico è più realista di uno scienziato, questo troppi non lo hanno capito.
Perchè i particolari di un quadro sono in relazione fra parti comunicanti e continue.
La scienza che indaga la natura, in realtà l' ha spezzata, per comodità di approfondimento,  e queste parti se entrano in un unico quadro risultano a volte contraddittorie. La metafisica conosce queste errori di processo logico argomentativo, ne risulta che la natura , la matrice naturale, non è il principio fondamentale, dipende dalle forze e fondamenti universali. Non c'è vita per l'universo ovunque, vita organica intendo, è l'universo che crea le condizioni, ciò che gli antichi chiamavano cielo . Ed è il cielo che comanda sulla terra. Quindi non sono naturalista ,ma metafisico.


Ribadisco, ed è un problema prima filosofico che politico (Preve ,daccapo lo ha capito nella sua critica verso Marx. Marx non è da riaggiornare e riattualizzare, Marx è proprio da rivedere tutto il suo pensiero contraddittorio). Tutte le ideologie nascono su fondamenti moderni che tendendo alle scienze, sono naturaliste per vocazione e scelta. Pensare che sullo stesso paradigma si possono svolgere storie diverse, e la stessa storia lo dimostra, è un'illusione. I comunisti postmarxisti di oggi , parlano l'identico linguaggio dei capitalisti.


Noi interpretiamo, tutta la cultura, arte, tecnica ,scienze, sono interpretazioni sulle realtà e storie. Quanti hanno scritto di amore, libertà, fratellanza.......dai pittori ai poeti, dai filosofi, ai populisti.
Tutti i colori e ideologie  e intanto siamo ancora qui ad aspettare Godot del capitalismo.....una fesseria marxista.
Perchè la natura insegna che più che gli ideali sono la fame, la miseria, la disperazione che muovono i popoli e spesso per cattivi governi, per inetti e incapaci (due rivoluzioni sono nate , non per ideali borghesi e comunisti, come rivoluzione francese e quella russa, ma incapaci governanti ad amministrare uno Stato). I potenti di oggi hanno capito parecchio dalla storia e usano bastone e carota nei tempi giusti , lasciano periodi di accumulazione, per poi togliere , in questo modo la gente continua ingenuamente a sperare nel futuro migliore .
Non sono gli intellettualismi di moda come ecologismo ,info sfere, o quant'altro . La politica è soprattutto prassi , le ideologie sono teoremi di pensieri . E' il buon o cattivo governo che decide il malcontento o la felicità del popolo a prescindere dai colori politici.
Il marxismo da rosso è diventato rosa pallido, fin quasi bianco, ma proprio perché i suoi fondativi si sono dimostrati storicamente perdenti, non ha capito altre cose fondamentali.


Citaz.Green
Ma già Pasolini spiegava che sviluppo e progresso non sono la stessa cosa.
E' vero quel che scrivi, ma mica tanto per Marx e i comunisti post marxisti di oggi.
Pasolini aveva capito che lo sviluppo economico non equivale ad un progresso morale, e come alcuni della sua epoca erano negli strati poveri (come De Andrè) che cercava originalità, fondamento umano, sincerità e innocenza, direi anche verità. Perché la borghesia è portatrice di ipocrisia, ma proprio perché il suo fondamento è naturalistico economico , la sua ideologia nasce dalla trasposizione della natura dentro l'economia il cui frutto è il capitalismo moderno.

In natura esistono dittature monarchiche  e matriarcali negli insetti, come termitai, formicai, alveari. E' tutto gerarco funzionale, privo di ammutinamenti. Perchè è il modo più efficiente ed efficace di gestire le risorse, ognuno ha un suo ruolo e deve farlo bene, senza aspettare ostruzionismi parlamentari e scioperi. Attaccare e difendere, questo è l'indirizzo della vita naturale.
Quindi e sono d'accordo con anthonyi non ci furono sempre oppressi e oppressori, ognuno sapeva di doversi accontentare in basso e altri in alto pavoneggiavano la loro vanità . Ma qualunque forma di potere sa ,se sa governare, che vi sono punti di equilibrio e limiti oltre cui cade il sistema e anche chi governa.
Infatti ritengo che le concessioni di poter avere libertà di sindacato, libertà di associazioni  sono forme astute di compromesso ed equilibrio del sistema . Perchè il malcontento si palesa e può essere negoziato , prima del superamento di quel limite. Insomma le forme democratiche liberali, sono forme di affinamento per gestire il patto sociale, la pace sociale , con le rappresentanze. Quindi la democrazia diventa simile al capitalismo, ha fasi di mutamento , laddove struttura economica e sovrastruttura politica poi tendono a riequilibrarsi .

#43
 @Jacopus, Green....e il forum tutto


Non è il livello di potenza distruttiva che decide fra un virus o una balenottera azzurra, chi rimarrà come specie fra diecimila anni, anzi presumo che vinca il virus.
La questione dirimente, anche nella cultura, è il sorgere dell'intelligenza umana e di un linguaggio in un ominide che è del tutto particolare ed eccezionale. In quel preciso momento si pensa che la storia umana lentamente ,ma continuamente, procederà in termini dicotomici rispetto alla natura , se non addirittura opposti con il passare del tempo.
Ma allora bisogna dare uno statuto ontologico all'intelligenza e al linguaggio, se non sono originate dalla matrice naturale ,da dove vengono e perché sorgono? Intendo dire che un'apparecchiatura la più tecnologicamente avanzata costruita dall'uomo è comunque fatta di elementi materici fisici, un cervello umano può far emergere  un'intelligenza, necessaria alle forme viventi che deambulano , ma così sviluppata da diventare altro rispetto alla matrice naturale?  E' una chiara aporia .
E' un'aporia per chi ritiene che l'origine umana, leggesi evoluzionismo, darwinismo, sia totalmente di matrice naturale. Dire che un organismo intelligente, per i prodigi che produce questa intelligenza, si distacca dalla natura è qualcosa di contraddittorio.
Per questo scrivevo che Niko è coerente sul piano logico discorsivo. Tutta la produzione umana, cultura, scienza, tecnica,  essendo l'uomo a sua volta originato dalla matrice naturale, non può che essere a sua volta natura. Diversamente bisogna dare uno statuto ontologico diverso dalla matrice naturale all' intelligenza. Questa non è una provocazione, questa è l'aporia della modernità, che accetta la tesi naturalistica  ma non vuole percorrerla fino in fondo, producendo una serie infinita di contraddizioni culturali esistenti.


L'errore è di pensare che visto che il percorso naturale è un destino ineluttabile, allora è più giusta la posizione passiva, per cui verrebbe accettato tutto. Ma è l'uomo che produce intelligenza artificiale, automi, disoccupazione,  così come potrebbe produrre un meraviglioso sistema in cui tutti stiamo bene. Quindi è esattamente l'opposto della passività, chi vince in natura è perché è prassi, pratico nel fare, nell'adattarsi nel costruire tattiche e strategie vincenti. Nietzsche a suo modo e Marx in un altro modo, lo avevano capito.
Diciamolo in un altro modo. Non potendo essere imputato un comportamento ad un Dio referente, cadono tutte le vestigie culturali non attinenti allo statuto della matrice naturale: non c'è morale, c'è solo rapporto di forze, ci sono condizioni fisiche e naturali che decidono se e come la natura con tutte le sue parti possa proseguire ad esistere. Ne risulterebbe un determinismo abbastanza stretto, da cui l'uomo potrebbe essere assunto come irresponsabile, in quanto non riconducibile ad un principio morale, ma semmai a convenienze, utilità, opportunità, nell'esercizio più puro del principio fondante naturale: istinto di sopravvivenza.
Ne risulterebbe che quella coscienza di sé, prodotta da intelligenza e linguaggio, è fortemente ambigua, in quanto può da una parte costituire il fondamento per costruzioni di conoscenze tecno scientifiche seguendo lo schema della matrice naturale, oppure perdersi in concetti non di matrice naturale, come creare un dio, una morale, stregoneria, misteriche.


Scrivo nudo e crudo e non ipocritamente come ha fatto ,fa e farà la stragrande maggioranza degli intellettuali ipocriti. A grandi linee questo è il pensiero di Nietzsche: piaccia o non piaccia, ma ha una sua coerenza interna fino all'estremo.
In UTU Nietzsche dichiara apertamente che la natura è determinismo e l'uomo è irresponsabile. Quindi sono inutili paturnie morali, crisi di coscienza . La bestia bionda rappresenta il guerriero di matrice naturale che vuol decidere con volontà di potenza del proprio destino .


Adatto che il sottoscritto è invece credente, non sono un naturalista, in quanto ritengo l'uomo costituito da una parte fisica e di matrice naturale e dall'altra da qualità spirituali che influiscono sull'intelligenza, sulla costruzione di una coscienza che non è solo di matrice naturale.
Semmai per me l'uomo è ontologicamente ambiguo essendo composto da due parti che possono armonizzarsi o collidere. Ma questo è il mio pensiero.


Filosoficamente la linea di senso, dettata da una coerenza del pensiero argomentativo, non può farmi escludere a priori, pregiudizialmente, che invece potremmo essere organismi totalmente inscritti nella matrice naturale, ma questo apre l'argomentazione su esposta e dai precedenti post.


Cosa influisce  nel sistema socio politico  la concezione naturalistica?
Che Marx sbaglia a edulcorare con termini sentimentali valoriali quello che è solo e semplicemente lotta  per utilità, opportunità, convenienza. Per questo Nietzsche che è più coerente è lontano anche per questo, ma non solo per questo, dal pensiero socialista e marxista in particolare.
La lotta di classe non è  la lotta del bene sul male, o del perché il pensiero socialista è più umano, è solo e semplicemente una lotta di volontà di potenze opposte, uno scontro, una guerra, per affermare la propria volontà sugli altri e quindi secondo l'analisi marxista, è più facile tatticamente e strategicamente porla in atto, quando il ciclo economico entra in crisi e si riversa nella crisi sociale aumentando non la coscienza di classe, ma la rabbia di coloro che subiscono di più la crisi.
Tant'è che i deboli, gli ultimi, hanno forza solo se si uniscono come un corpo unico .
Non c'entra niente il materialismo storico, questo è solo stato di natura  e un gatto attacca agli occhi se messo in un angolo. Sono le reazioni a stati condizionanti di disperazione per sopravvivere che possono indurre ogni organismo vivente a difendersi attaccando .
Quindi nel tempo della dematerializzazione culturale  di una parte di mondo, il materico ( lasciamo stare il materialismo) sussiste perché mangiare, prolificare rimarranno come dettame della matrice naturale. Ma i disperati ,come gli animali, migrano, non fanno lotte di classe. Non c'è mai stato un rovesciamento di un ordinamento per semplice lotta di classe, dove un sistema è diventato comunista, vi sono stati colpi di Stato, governati, zar, dittatori, inetti nell'amministrazione creando miseria e povertà diffusa, e quindi disperazione e la disperazione è qualcosa di non differibile nel tempo, al contrario della speranza che induce a spostare nel futuro i propri desideri. La realtà e la natura non hanno futuro, hanno sempre un presente di volontà  di potenza.


Questo post-umano, ennesima moda intellettualistica, è l'idea tutto cultural umana, intanto la natura se la ride delle illusioni umane, di costruire una filogenesi tutta umana che man mano ,nel tempo, diventa  chissà cosa. Io invece penso a strade asfaltate, a paesaggi post catastrofici , che la natura si riappropria, come il post umano . Ma come siamo bravi a credere in un uomo sempre più ipertecnologico , forse ogni tanto una pandemia ci fa rimettere i piedi a terra e dichiarare le nostre fragilità umane di fornite alla matrice naturale. Se l'uomo si avvicina a thanatos è perché si sente sempre più a disagio in una cultura che tende a difformarsi dall'esigenza naturale, culla dell'uomo che appena può fugge dalle metropoli a respirare aria di campagna, marina o montana, lontana dalle mefitiche ipocrisie culturali dei luoghi comuni. Chissà perché un po' di sole sulla pelle, gli occhi pieni dei colori dei paesaggi naturali ci danno armonia. Per cui credo poco o niente alle fesserie intellettualoidi attuali per vendere libri e riempire sale convegni con parole che dicono niente.


Una civiltà regge se nella pratica riesce a dare sicurezza interna dai problemi esterni .Per questo nascono fortificazioni, confini geografici di Stati, è quell'istinto di territorialità che nella cultura umana diventa il confine catastale, il filo spinato della proprietà privata , il masso roccioso che delimita i confini di proprietà nei campi, un ruscello.


Sono d'accordo che alla fine la filosofia è politica, in quanto se la filosofia è anche cultura influisce sugli statuti istituzionali che regolano e gli ordinamenti della società degli uomini. Quindi se la società e con essa la politica è malata, qualcosa è sicuramente da addebitare alla filosofia del mainstream.


L'eugenetica è prodotta naturalmente dalle parti della matrice naturale, attraverso la selezione, alle leggi genetiche di dominanza dei caratteri , alle malattie genetiche che predispongono un organismo. Tutta la cultura è artefatto, un copiare e carpire i segreti fisico naturali , tentando di appropriarsi di energie e materie trasformative ai nostri scopi di volontà.


La natura ha una forza: ci lascia pensare e fare compatibilmente alle sue condizioni che dettano sempre i nostri destini . Sorrido quando il tam tam mediatico pone il problema dei cambiamenti climatici. Basta studiarsi le glaciazioni del passato per poter dire che non è un problema della natura, è un problema nostro come organismi dentro la matrice naturale che sempre detta un nostro destino. Quando noi con la nostra volontà di potenza ci allontaniamo dalle compatibilità delle regole naturali , arriva sempre qualche avvertimento dalla natura sotto forma di catastrofi . Qualunque progresso tecnico scientifico  potremo produrre, rimarrà sempre il limite naturale ad avvisarci che oltre non sarà la natura a perire, ma noi.


Qualunque formulazione evolutiva  umana vogliamo darci, perché il problema dei nomi linguistici è  solo nostro, il post-umano è quindi ancora natura e se sparirà l'uomo le parti della natura si riapproprieranno dei nostri territori e fatue presenze.


La parte politica ritengo sia esclusività umana, ma  sempre dentro istanze dei limiti dettati dalle condizioni naturali. Se l'uomo ha capito che l'adattamento della vita organica è in funzione di efficacia ed efficienza, altrettanto la vita sociale degli umani se vuol funzionare deve seguire la regola generale. Un sistema perditempo, che opera tardivamente, che non decide, che è confusionario nel suo interno, nella regola delal competizione delle risorse, vince chi tatticamente e strategicamente decide più in fretta ed è più operativo . Un organismo vivente riceve impulsi dall'ambiente e quindi la reazione alle condizioni ambientali o sono repentine, nell'attacco e difesa, o muore. E qui si aprirebbe una discussione se la forma di governo democratica sia la migliore.


Non esiste in natura la tregua di pace o giustizia, la vita è un brulicare di organismi che sono in simbiosi e allo steso tempo combattono fra loro . Ribadisco, la strategia e tattica che fa sì che un lichene sia formato da un fungo e un alga, o del  batterio azotofissatore che sta nelle radici delle leguminose ,vige su un rapporto costante e continuo del io ti dò se tu mi dai , e la continuità dichiara una cooperazione simbiotica , la diversità diventa unità di scambio energetico di nutrienti . Tutto è in funzione di risorse di interscambi , proprio come l'economia, e come l'economia si ristruttura e si riconverte in funzione di una maggiore efficacia ed efficienza.


Per finire, è bene ribadire il mio pensiero. Per me il naturalismo non esaurisce affatto l'uomo, perché non è la matrice naturale suprema nel principio dell determinazione dell'universo, la vita e con esso natura nasce dall'inorganico , per composizione di particolari elementi chimico fisici a date condizioni (cosa si pensa ipoteticamente, essendo la vita una indimostrabile scientificamente).
Intendo dire che la matrice naturale  è a sua volta  in subordine ai principi universali e chi ha dettato la creazione dell'universo, non è quindi la natura. Per questo sono metafisico .
Il dominio organico naturale è a sua volta parte di quello universale, ed è mio pensiero che la creazione sia data da un'entità divina. Quindi ritengo che l'uomo sia gran parte di matrice naturale, ma anche spirituale. Ma questo era solo un chiarimento sul come la penso, non voglio uscire dal seminato della discussione presente.
#44
 Se ho be capito il pensiero di Niko, per quanto i post non possono esaurire un pensiero abbastanza complesso, per quanto semplice nella sua linearità,  il marxismo è solo in seconda istanza che è possibile giudicarlo.
Ho sempre trovato contraddittorio nella sua radice filosofica il pensiero marxista, per quanto lo possa stimare come generalismo del pensiero socialista che ha al suo interno a sua volta un arcipelago di pensieri anche contrastanti.
Se la matrice filosofica del pensiero di Marx è la natura , è la tecno scienza accettata, in fondo lo è anche il capitalismo in quanto prodotto di una progressione storica naturale nella sub specie naturale che è l'uomo. Quindi essendo il capitalismo prodotto socio economico e anche politico dell'uomo che a sua volta è prodotto dalla natura ,Marx pone il comunismo come susseguente gradino del progresso storico  umano-naturale-tecnico.


Allora significa interpretare tutto ciò che emerge dalla natura umana, come attribuzione proprie e particolari, quali l'intelligenza, il sociale, l'amore, l'arte, la tecnica , insomma tutto ciò che è cultura e istituti culturali come sedime storico, come matrice naturale.
Per cui il pensiero di Nko a me pare seguire una coerenza interna, ma laddove, entrando nel marxismo, non è detto che il comunismo sia davvero il gradino progressivo natural sociale seguente al capitalismo. Prima di tutto perché il capitalismo è duro a morire, è alla sua quarta rivoluzione ed è definita dematerializzazione, e quindi non solo la sparizione fisica del denaro, sarà un futuro di  digit, sarà tutto contabilità elettronica , ma anche il passaggio dall'analisi produttiva della fabbrica analizzata da Marx, alla dematerializzazione finanziaria.
Avremo umani che si nutrono ancora, chissà fin quando, di prodotti naturali, ma in un sistema quasi opposto matericamente alla natura.
Quindi attualizzare il marxismo oggi significherebbe ridiscuterne i concetti come materialismo storico e come lotta di classe dentro un contesto quasi opposto all'epoca delle fabbriche che funzionavano quasi ancora con il vapore.
L'altro punto, sempre nell'epoca della dematerializzazione, è capire se davvero questa è attribuibile ad una natura che è tutto fuorchè impalpabile, dematerializzabile. Perchè se non lo fosse cade la filosofia naturalista come continuità e contiguità socio culturale prodotta dalla matrice naturale.
Se cade la matrice naturale rischiano di cadere una buona parte del pensiero prodotto negli ultimi cinque -sei secoli.


Se non si accetta il capitalismo come prodotto naturale, o si contrappone la cultura alla natura, allora logicamente bisogna trovare altre matrici che non è quella naturale.


A voi l'ardua sentenza.
#45
Tematiche Filosofiche / Riconoscibilta’
24 Settembre 2021, 23:53:10 PM
 E' la mente la parte identitaria, non può spegnersi mai, nemmeno durante il sonno. La presenza continua della mente garantisce l'identità: solo dei traumi che implicano un'offesa forte al mentale potrebbero sconvolgere l'identità. Coscienza quindi non intesa come "essere coscienti", essere presenti necessariamente dagli stimoli del mondo, perché  continua nella contemplazione, nella meditazione, nel sonno profondo appunto ed è per questo che lo stato comatoso non è detto che sia assenza; è assenza fisica, nel senso lontananza fra corpo e mente , ma non del tutto dal  mentale, diversamente la mente ritornando  come presenza nel corpo non si riconoscerebbe , con enormi problemi evidenti.
E per legarla alle recenti discussioni sul tempo, chi  ha avuto esperienze di coma, figuriamoci il tempo oggettivo ......non esiste proprio  se non come omeostasi fisica biologia e metabolismo del proprio corpo che ovviamente continua a vivere