Però, ditemi se sbaglio, c'è una gerarchia di valore fra i tre stadi e c'è una asimmetria "tremenda" nel rapporto uomo/Dio, al punto da sembrare un revival dell'ebraismo. Il corpo va punito mentre la mente si libra alla ricerca di Dio. Insomma mi sembra una filosofia molto contemplativa, che può dare i suoi frutti solo se si elimina quel Dio assoluto. Allora Kierkegaard sarebbe costretto a guardare la vita in modo disincantato e il mondo diventare più terribile di quello abitato da Dio ma che apre a nuovi scenari. Mentre scrivo mi arriva alla mente questa espressione lapidaria "Kierkegaard, ultima propaggine del Medioevo". Non sapendo quasi nulla di questo filosofo, perdonate le sciocchezze.