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Messaggi - Jacopus

#32
Direi di no. L'epatite B forse ma solo in casi di persone immunodepresse. Prova a fare una ricerca su Internet ma da quello che so dovrebbe essere così. Ripeto la distribuzione di pipe ha un costo irrisorio rispetto ad altre spese folli governative e serve per agganciare il tossicodipendente. Ma quello che mi irrita è la manipolazione di alcuni esponenti politici che strumentalizzano queste azioni che sono invece ampiamente utilizzate da decenni (vedere voce "riduzione del danno).
#33
Cinema, Serie TV e Teatro / Re: Fabulae
31 Agosto 2025, 17:16:29 PM
CitazioneCiao Jacopus, come "uomo di mare" ed esperto di enogastronomia preferisci pranzare con  il pōlypus "Octopus vulgaris" oppure  con il mollusco cefalopede  "Eledone moschata" ?  E quale vino è adatto ai due molluschi marini ?  ::)
 
ciao Doxa, figurati se ti mando a quel paese, sei una delle persone più educate del forum. Non te lo meriteresti. Pranzo bene con entrambi, direi. Ultimamente ho scoperto per accompagnarli il pinot nero con vinificazione in bianco. Prezzi mediamente  buoni e un gusto molto delicato pur in presenza di bollicine.
#34
Confermo l'intensità di History of violence che apre a riflessioni diverse però rispetto a Non è un paese per vecchi. In History c'è al centro la possibilità di cambiare identità. La domanda è: chi è fatto di una "storia di violenza" può ad un certo punto della sua vita tirarsene fuori? A me pare un film più introspettivo, sulle possibilità umane di cambiare habitus. Ma resta un film memorabile non eccezionale come "Non è un paese per vecchi", perché non c'è quella triangolazione fra i "malvagi quotidiani", i "buoni" e il "grande male", rappresentato da Chigurg. History of violence è ben fatto ma ciò che rende grande "Non è un paese per vecchi" è la sua profondità di nessi e significati, il suo rinvio alla grande tradizione americana, che si interroga sul male antropologico e naturale (Moby Dick). Ad esempio, Non è un paese per vecchi, potrebbe aprire un dibattito sul "caso", come molla primordiale degli eventi e come unica compensazione e sollievo rispetto al male. Che significato dare al lancio della monetina di Chigurg? Evidentemente al male non si contrappone un'etica del bene ma solo, eventualmente, la fortuna. Ripeto quel che ho già scritto. La venuta di Chigurg sembra il "redde rationem" rispetto all'imperversare del male quotidiano, a cui ci si può sottrarre solo con la prudenza dello sceriffo Bell, che evita di guardare nell'abisso, perché sa che poi potrebbe diventare egli stesso l'abisso. Il film suggerisce in modo implicito che per non fare giungere nel mondo quel male assoluto bisogna intervenire prima, combattendo il nostro "male quotidiano". Ma come le grandi opere, questa interpretazione non è la sola possibile, poiché Chigurg sembra anche incarnare quella malvagità antropologica radicale ben nota nella cultura anglosassone da Hobbes in poi.
#35
Nessun problema Morpheus. C'è un problema di trasmissione di malattie più o meno gravi (certo non gravissime), ma il beneficio è soprattutto di mantenere una connessione iniziale con i servizi sanitari, una conoscenza reciproca che parte dalla consegna delle pipe. Vogliamo continuare a reprimere, benissimo...ma non aspettatevi grossi successi. Il problema che evidenziavo comunque era la reazione malandata di tanti esponenti di destra che hanno accusato il sindaco di Bologna come spacciatore, una accusa gravissima a beneficio di tutti gli analfabeti funzionali che votano questi politici al governo.
#36
Citazione di: anthonyi il 30 Agosto 2025, 10:34:50 AMFammi capire, jacopus, tu ritieni che la "soluzione" dei problemi degli emarginati sia nel facilitare loro la scelta di drogarsi, oltretutto con una droga come il crack, tra le più dannose e generatrici di dipendenza, usata soprattutto dai meno abbienti perché più economica.
Viene da domandarsi: "ma chi ti ha dato la patente di operatore sociale?"
Sei in grado di rispondere sul merito invece di attaccare le persone e il loro ruolo? Conosci la bibliografia sull'argomento? Mi puoi citare studi sull'argomento invece di fare battute su patenti inesistenti?
#37
La distribuzione gratuita di pipe per il crack a Bologna e l'attacco della destra a questa distribuzione è la conferma del menefreghismo di questa destra verso la soluzione dei problemi degli emarginati, che essi siano drogati, zingari, stranieri o matti o delinquenti, la parola d'ordine è "separarli" da una supposta "buona società" e offrire in pasto all'opinione pubblica dei nemici che vanno affrontati con logiche securitarie e poliziesche. Tutto ciò in barba alle evidenze scientifiche in materia o forse proprio a causa delle stesse, o ancora meglio indipendentemente da esse, visto che l'elettore medio della destra non si prende certo l'impegno di scoprire cosa succede sul punto, in Svizzera, Portogallo o Olanda. "L'ignoranza è forza" è uno dei tre slogan di 1984 di George Orwell e direi che cade a pennello per descrivere la situazione politica e sociale dell'Italia odierna.
#38


Questo è un film che mi ha sempre molto interrogato. Non ho letto il libro, ma ho saputo che la sceneggiatura è stata piuttosto fedele al testo di Mc Carthy. Il film, del 2007 è soprattutto famoso per l'interpretazione di J. Bardem, che impersona il killer Chigurg. Un personaggio definito spesso come il ritratto definitivo del disturbo antisociale di personalità. Se dovessimo fare una sorta di scaletta, insieme a Chigurg dovremmo menzionare almeno Drugo di Kubrick (Clockwork Orange) e Lecter di Demme (The silence of the Lambs). Ma Chigurg ha qualcosa che sovrasta gli altri due. In fondo Drugo e Lecter si limitano a negare la moralità quotidiana, ad avere una modalità predatoria e manipolatoria e priva di compassione, tipica della personalità antisociale e in questo modo non fanno altro che rassicurarci sul nostro mondo eticamente comprensibile. Esiste solo la regola del più forte, nella classica accezione da darwinismo sociale.

Chigurg invece sembra aver costruito una antimorale più complessa, che non è solo "immoralità" e che non persegue solo il proprio tornaconto. Infatti, come nel famoso episodio della stazione di rifornimento di benzina, uccidere il titolare della stazione non comporterebbe alcun vantaggio, ma Chigurg viene trascinato verso quella intenzione dalla curiosità del titolare stesso, che lancia una domanda del tutto innocua, ma che nella mente di Chigurg diventa un tentativo di controllarlo, di introdursi nella sua vita. Però al benzinaio, Chigurg riconosce l'ingenuità. E' come se giocasse in un altro campionato rispetto al suo e pertanto gli offre un'altra possibilità: ovvero il lancio della monetina. La stessa dinamica si ripeterà (con esito diverso) al termine del film, allorquando Chigurg rintraccia la compagna di Moss e la deve uccidere. Anche in questo caso senza alcun interesse strategico, ma solo perchè questo aveva promesso a Moss, se non gli avesse consegnato i soldi che gli doveva. Ed anche in questo caso, Chigurg riconosce in Jean Moss, una figura non ancora assoldata dal male e le offre la possibilità della monetina, ma Jean Moss la rifiuta e muore. Mc Carthy sembra suggerire che di fronte all'imperversare del "male", chi se ne mantiene alla larga non è del tutto immune ed anzi, occorre in qualche modo entrare a patti con quel "male", attraverso "il caso". Se si rifiuta quel compromesso, come nel caso di Jean Moss, essere immacolati e volerlo restare non salva.

Nell'universo di Mc Carthy (e dei fratelli Coen) il mondo sembra diviso fra pochi "buoni", destinati alla passività, a vivere fra le intercapedini della malvagità e tantissimi "cattivi", trascinati dalla fame del denaro, dall'avidità che li schianta gli uni contro gli altri. Ed infine c'è Chigurg, che assomiglia molto alla "Balena Bianca" ad un ente incomprensibile, pieno di forza, talvolta imprevedibile, portatore di caos e di violenza e di una sua etica personale, che sembra del tutto indifferente anche al denaro, il primo movente della malvagità della maggioranza dei personaggi. In questo credo, stia il suo fascino, rispetto a tanti altri cattivi, posseduti dal loro demone. Chigurg non è posseduto da alcun demone, nè gelosia, nè avidità, nè rabbia. Appare la rappresentazione delle Erinni del XXI secolo, scatenate dall'universale insano bisogno di denaro dell'uomo contemporaneo.

Una menzione finale allo sceriffo Bell, che è la voce narrante del film. Oltre alla magistrale interpretazione, Bell è sempre alle calcagne di Chigurg, ma lo manca sempre per un soffio, fino ad arrivare nella stanza di albergo, dove è stato ucciso Moss, e sentirne quasi la presenza. Ed infatti Chigurg è nascosto in uno stanzino. Si ha l'impressione che lo sceriffo potrebbe trovarlo, ma evita di farlo. Se ne va, lasciandolo libero e con i soldi predati a Moss. Gli autori ci suggeriscono così  che il male non si può sconfiggere, ma anche che quel male è talmente grande, che non può essere affrontato da un essere umano, anche se è uno sceriffo. Un male potente, e questo è il messaggio morale degli autori, nato dal male quotidiano e banale della moltitudine dell'umanità, colpita dal morbo dell'avidità senza fine.

Ritorna in scena, due secoli dopo, la differenza fra Don Rodrigo e l'Innominato, ma qui non c'è più il finale consolatorio da commedia, ma l'enigma di un male ancestrale, in parte radicato nella nostra forma umana e in parte distillato dalla nostra storia, che non permette più di affidarci ad una divinità, che possa riequilibrare le sorti di quel male così oscuro.
#39
CitazioneQuello che invece il tuo riferimento chiama "capitalismo", e che con più correttezza potrebbe essere definito sistema di pensiero democratico-liberale, non é un sistema ideologico ma un insieme di principi e metodi che dovrebbero permettere agli individui di organizzarsi secondo i sistemi di valori nei quali credono, quali essi siano, naturalmente rispettando quelli degli altri. 
Per questo il sistema democratico liberale non é equiparabile né alle religioni, né alle ideologie politiche. 
Anthony. In realtà proprio questa definizione di sistema democratico-liberale non equiparabile e non ideologico, lo rende ideologico. I sistemi di credenze possono sperare di non essere ideologici solo se ammettono che nel loro insieme si nascondono problemi, veleni e violenze. Il nostro sistema democratico-liberale si è abbeverato per secoli (e continua a farlo) attraverso il colonialismo e il neo-colonialismo, non permettendo certo la diffusione della democrazia, se non a parole o come scusa per far intervenire qualche esercito. E se sfrutti una popolazione per secoli non puoi certo sperare che gli sfruttati ti considerino un modello, un sistema di valori. Sul fatto che vengano rispettati i valori degli altri, anche qui, vedo delle grosse crepe. Come è possibile rispettare i valori degli altri, quando c'è una moneta di scambio internazionale che è il dollaro? Oppure pensi che gli USA stiano rispettando l'Europa occidentale, nonostante sia il suo miglior alleato?
Se si è ciechi rispetto alla nostra parte in ombra, rispetto alle nostre contraddizioni, diventa facile proiettare sull'altro il "male" e considerare la nostra "visione del mondo" come non ideologica, o perfino religiosa.

Ti dirò, anch'io penso che il sistema democratico-liberale sia il migliore, ma non esiste un modello "perfetto" di sistema democratico-liberale, e tantomeno quello che crede di essere non ideologico. Anche il capitalismo non lo vedo come il "male" assoluto, tutt'altro. La borghesia e il capitalismo nel XV e XVI secolo furono i vettori dell'emancipazione dell'umanità e della costruzione della civiltà occidentale così come la conosciamo, tollerante, mite, complessa, consapevole della propria fragilità e della propria forza. Ma oggi, il capitalismo e la borghesia sono cambiati (e non è neppure la prima volta), e quindi occorre guardarsi dentro, criticamente, non elogiare il non elogiabile, poichè, altrimenti si scarta verso la dimensione vero/falso, bene/male, che sono il contrario della necessità di mediare fra valori contrastanti, tipica modalità delle democrazie liberali classiche. Ma oggi le democrazie liberali classiche stanno diventando qualcos'altro.
#40
Già l'idea di inventare una nuova religione implica la percezione "sotterranea" che le religioni attuali non siano all'altezza di ciò che ogni religione dichiara di offrire, ovvero una credenza che ha a che fare con il "sacro". Le nostre società sono sostanzialmente desacralizzate ed effettivamente una nuova venuta di Gesù sulla terra, sarebbe all'incirca come questa:

https://it.wikipedia.org/wiki/Lui_%C3%A8_tornato_(film)

Il sacro è una dimensione che si oppone alla vita quotidiana, che ci dice che c'è "altro" e che questo altro è misterioso, potente, salvifico o, al contrario, portatore di dannazione eterna.

Come ogni costruzione umana, le religioni hanno aspetti positivi e negativi. Farci riflettere sul fatto che c'è altro da noi, che non siamo i "padroni" dell'universo è positivo, indurci a pensare che l'altro è nostro fratello è positivo, stimolarci a vivere in una comunità è positivo. Ma come ci informa il grande Inquisitore, la religione (almeno quella cristiana) ha una fisionomia pura (Gesù) che non cerca il potere e una fisionomia corrotta dal potere (Il Grande Inquisitore), capace di schiacciare ogni oppositore. E cosa dire di tutta la tradizione medioevale, che giunge fino agli albori dell'epoca moderna, per cui era più importante salvare l'anima a patto che si offrisse alla fiamme il corpo del peccatore?

Il problema è comunque interessante e lo amplierei, scrivendo: "inventare una nuova politica", poichè le due dimensioni sono intimamente connesse, e senza una visione religiosa del mondo (per quanto possa essere anche priva di divinità) non è possibile neppure una visione politica del mondo. Ed infatti oggi la politica non esiste di fatto, ma esistono solo contabilità di stato al servizio del Capitale, unica vera divinità dominante a fianco della sua fedele servitrice: La Popolarità Mediatica).
#41
Filosofia della perfezione dici? Condivido in toto le parole di Ipazia. La famiglia naturale eterosessuale è una bella scommessa. Bisognerebbe interpellare i leoni ( e le altre svariate specie in cui il maschio dominante ha il controllo sessuale di tutte le femmine del branco, l'harem è molto più naturale della coppia a questo punto). Ad ogni buon conto ogni perfezione  porta con sè il germe di una innata violenza, e la filosofia greca classica non va citata in un programma del genere poiché è stata l'esatto contrario della ricerca del monismo.
#42
Tematiche Filosofiche / Re: Fallacia naturalistica
22 Agosto 2025, 16:28:51 PM
Breve intermezzo mitologico per dire in modo diverso come la cultura nasca necessariamente dalla natura, per poi diventare un dominio autonomo dalla natura.
 
I centauri erano rozzi, violenti, vicini allo stato di natura hobbesiano, ma c'era Chirone, centauro saggio, primo curatore e maestro di Asclepio, divinità protettrice della medicina, ma anche guaritore di Achille. E il nome Chirone fa riferimento alla "mano" (Chiro). Per superare lo stato di natura, la mitologia suggerisce che non basta il solito cervello ma serve anche una mano abile per costruire manufatti, per curare, per guidare carri, accendere fuochi. E Chirone, colpito accidentalmente da una freccia avvelenata, dona la sua immortalità a Prometeo, l'inventore e il protettore della technè, che era diventato mortale come condanna per aver donato il fuoco ai mortali (ma verrà legato e condannato a vedere il suo fegato mangiato per sempre da un'aquila). Prometeo, il Dio dei manufatti e della trasformazione tecnica del mondo.

Cervello, mano prensile, occhi capaci di sguardo tridimensionale, laringe in grado di emettere suoni diversificati, organi in grado di sopravvivere per un numero sufficiente di anni per accumulare esperienza da trasmettere alle generazioni successive. Come già scritto, se visto in questo modo, la cultura umana non nasce con la scrittura, appena 5000 anni fa, ma 3 milioni di anni fa, con Lucy prima australopicina a reggersi su due arti. Ma il fatto che vi sia questo fondamento naturale nella cultura, non esime dal dire che "oggi" la cultura non è più "natura" e ciò ci chiama a un discorso di responsabilità, data dal fatto che possiamo scegliere che "cultura" intraprendere.

 Pensare invece alla cultura come (solo) natura, è ideologia al servizio del potere dominante  totalitario oppure ideologia al servizio di un futuro potere dominante totalitario. Sull'altro lato del dissidio vi è l'uomo artificiale di Hobbes, il Leviatano, che artificialmente (ovvero culturalmente) impone la sua volontà. In questo modo è come se fossimo fra "Scilla" della Natura come legittimazione del potere totalitario e "Cariddi" della Cultura come legittimazione dell'autonomia culturale da ogni fondamento e quindi "potenzialmente" anch'esso totalitario. Non era del resto Hobbes il paladino dell'Assolutismo?
Insomma, un bel dilemma.
#43
Tematiche Filosofiche / Re: Fallacia naturalistica
22 Agosto 2025, 10:33:09 AM
Assimilare natura e cultura comporta anche un altro problema di difficile soluzione. Se tutto ciò che è culturale è "naturale" (cioè ovvio, imprescindibile, necessitato, come quando si dice "fa parte della sua natura), allora si può giustificare la shoah, il genocidio dei palestinesi, i totalitarismi, il divieto della donna di andare in chiesa quando ha il ciclo mestruale, la sotto posizione alla decima, il taglio della mano verso i ladri e così via.
Insomma torniamo alla "notte delle vacche tutte nere", o come diceva frate Antonino da Scasazza "È uguaglio".
#44
Tematiche Filosofiche / Re: Fallacia naturalistica
22 Agosto 2025, 09:22:13 AM
Se si tratta di ponti ancora riusciamo a tenere in piedi la connessione virtuosa fra natura e cultura ma già con i veleni rischiamo di complicarci la vita, visto che il veleno può essere un potente farmaco e viceversa. Ma la situazione si complica ancora di più quando, ad esempio, proviamo ad applicare questa connessione virtuosa in altre dimensioni come quella della diversità biologica tra i singoli individui che (è già accaduto) porta a giustificare le gerarchie, non solo individuali, ma persino sociali e nazionali.

E di fronte alle politiche migratorie la natura come può aiutarci? Rispetto al fine vita, all'aborto, al divorzio, al trattamento sanitario obbligatorio, ai diritti dei bambini e degli adolescenti, al sistema ereditario, alle politiche economiche, alla gestione del turismo. A mio parere siamo solo noi i responsabili di quanto agiamo e decidiamo socialmente. Altrimenti la natura rischia di essere una sorta di surrogato divino a cui ognuno fa dire quel che vuole (tipo l'omosessualità è innaturale, il che in natura non è vero - o che l'incesto è innaturale - altra realtà "naturalmente" piena di esempi morbosi, vedi alla voce "pesce pagliaccio").
E quindi? E quindi pur essendo ovviamente la cultura il frutto della natura (non può essere altrimenti visto che il cervello è un organo naturale), dai tempi di Lucy ad oggi (circa tre milioni di anni), gli ominidi si sono staccati dal giardino dell'Eden e fanno cose "innaturali". Sono riusciti a prendersi per il codino e volare come il barone di Munchausen. Tutto ciò implicherebbe una maggiore responsabilità dell'umano, ma questo è un discorso diverso, anche se collegato con la "fallacia naturalistica".
#45
Leggi Raymond Quenau: esercizi di stile. Piacevolissimo insegnamento alla relativizzazione (ma con eleganza).