Nel Medioevo dei noti proverbi evidenziavano che il riso fosse una caratteristica degli sciocchi: "risus abundat in ore stultorum".
Anche negli affreschi del Medioevo e nei dipinti del Rinascimento di volti sorridenti ce ne sono pochi.
Il riso era percepito come un'attività che perturbava la mente, perciò da non esibire troppo.
Nel nostro tempo l'etologa Elisabetta Palagi, docente nell'Università di Pisa, insieme al neuroscienziato Fausto Caruana hanno elaborato e pubblicato il libro titolato: "Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale" (edit. Il Mulino).
Questo testo argomenta sul ridere considerato da diverse prospettive: neuroscienze, etologia, filosofia, psicologia sociale e linguistica.
I due autori inficiano alcuni luoghi comuni, secondo i quali il riso sarebbe una prerogativa esclusiva degli esseri umani o che il ridere sia connesso all'humor.

Anche i cani possono emettere un suono simile a una risata, in particolare quando giocano. Il loro "ridere" è un ansimare, emettono un suono del tipo "hhuh, hhah" per invitare gli umani e gli altri cani a giocare.
La risata dei cani è abbinata a un linguaggio del corpo che invita a giocare, come inchini, una zampa che si protende verso di te o salti con atteggiamento rilassato.
Sono state osservate diverse specie animali che "ridono".
I ratti quando giocano o ricevono il solletico emettono vocalizzazioni a ultrasuoni che sono l'equivalente del nostro riso, secondo il neuroscienziato estone-americano Jaak Panksepp.
I Bonobo sono scimmie appartenenti alla famiglia degli ominidi. Essi fanno giochi durante i quali ridono o sorridono anche durante le loro attività erotiche.
La "iena ridens" (= iena maculata), carnivoro dell'Africa subsahariana, ha espressioni a bocca aperta simili alle risate, associate a suoni acuti. Esse regolano le interazioni ludiche in giovani e adulti.
Ridere è una questione animale e le somiglianze riguardano anche le espressioni facciali: angoli della bocca all'insù, denti scoperti, guance "arricciate" che formano rughe attorno agli occhi.
La risata è involontaria, incontrollata. Gli autori del su citato libro dicono che ridere non è soltanto un improvviso sfogo di energia da parte del sistema nervoso, a seguito di un rilascio di tensione. Il riso ha origini sociali e si sarebbe evoluto come strumento di condivisione non linguistica di stati d'animo tra compagni di gruppo, come quando un animale sbadiglia e presto tutti i suoi simili fanno lo stesso. Succede anche a noi umani e persino con specie diverse: provate a sbadigliare con il vostro cane!
Anche la risata è contagiosa, il vantaggio è chiaro: faccio mio e ripeto ciò che vedo sulla tua faccia, così entriamo in sintonia e ci coordiniamo, nel gioco e in altre attività sociali.
E' interessante la risata di cortesia tra due persone che chiacchierano, senza che vi sia nulla di realmente comico in ciò che si stanno dicendo: è una sorta di punteggiatura del discorso che dà la cadenza, le pause, le sottolineature.
Se capiamo una battuta significa che possediamo i codici culturali di decodifica dei nostri pari, e se non l'abbiamo capita, a volte ridiamo comunque per non sentirci esclusi.
Ridere è l'espressione di uno stato emozionale ma anche comunicativo e sociale.
L'interazione sociale tra due o più persone è una relazione sociale o relazione interpersonale di tipo cooperativo o competitivo, orienta le loro azioni e reazioni, caratterizzate dalla durata, l'intensità e la ripetitività nel tempo.
L'interazione sociale è determinante nelle relazioni umane e nella costruzione delle identità individuali e collettive. Attraverso essa, le persone trasmettono e ricevono informazioni, esprimono emozioni, stabiliscono norme e valori e sviluppano abilità sociali. Inoltre, l'interazione sociale può avere effetti sia positivi che negativi sul benessere psicologico ed emotivo delle persone. Essa non si limita solo alle relazioni personali, ma comprende anche fenomeni più ampi come i processi di socializzazione, il conformismo sociale, l'influenza di gruppo e le dinamiche di potere. Inoltre, l'interazione sociale può variare ampiamente in termini di natura e contesto, informale o formale, individuale o di gruppo, e può comportare diversi livelli di intimità e vicinanza interpersonale.
Anche negli affreschi del Medioevo e nei dipinti del Rinascimento di volti sorridenti ce ne sono pochi.
Il riso era percepito come un'attività che perturbava la mente, perciò da non esibire troppo.
Nel nostro tempo l'etologa Elisabetta Palagi, docente nell'Università di Pisa, insieme al neuroscienziato Fausto Caruana hanno elaborato e pubblicato il libro titolato: "Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale" (edit. Il Mulino).
Questo testo argomenta sul ridere considerato da diverse prospettive: neuroscienze, etologia, filosofia, psicologia sociale e linguistica.
I due autori inficiano alcuni luoghi comuni, secondo i quali il riso sarebbe una prerogativa esclusiva degli esseri umani o che il ridere sia connesso all'humor.
Anche i cani possono emettere un suono simile a una risata, in particolare quando giocano. Il loro "ridere" è un ansimare, emettono un suono del tipo "hhuh, hhah" per invitare gli umani e gli altri cani a giocare.
La risata dei cani è abbinata a un linguaggio del corpo che invita a giocare, come inchini, una zampa che si protende verso di te o salti con atteggiamento rilassato.
Sono state osservate diverse specie animali che "ridono".
I ratti quando giocano o ricevono il solletico emettono vocalizzazioni a ultrasuoni che sono l'equivalente del nostro riso, secondo il neuroscienziato estone-americano Jaak Panksepp.
I Bonobo sono scimmie appartenenti alla famiglia degli ominidi. Essi fanno giochi durante i quali ridono o sorridono anche durante le loro attività erotiche.
La "iena ridens" (= iena maculata), carnivoro dell'Africa subsahariana, ha espressioni a bocca aperta simili alle risate, associate a suoni acuti. Esse regolano le interazioni ludiche in giovani e adulti.
Ridere è una questione animale e le somiglianze riguardano anche le espressioni facciali: angoli della bocca all'insù, denti scoperti, guance "arricciate" che formano rughe attorno agli occhi.
La risata è involontaria, incontrollata. Gli autori del su citato libro dicono che ridere non è soltanto un improvviso sfogo di energia da parte del sistema nervoso, a seguito di un rilascio di tensione. Il riso ha origini sociali e si sarebbe evoluto come strumento di condivisione non linguistica di stati d'animo tra compagni di gruppo, come quando un animale sbadiglia e presto tutti i suoi simili fanno lo stesso. Succede anche a noi umani e persino con specie diverse: provate a sbadigliare con il vostro cane!
Anche la risata è contagiosa, il vantaggio è chiaro: faccio mio e ripeto ciò che vedo sulla tua faccia, così entriamo in sintonia e ci coordiniamo, nel gioco e in altre attività sociali.
E' interessante la risata di cortesia tra due persone che chiacchierano, senza che vi sia nulla di realmente comico in ciò che si stanno dicendo: è una sorta di punteggiatura del discorso che dà la cadenza, le pause, le sottolineature.
Se capiamo una battuta significa che possediamo i codici culturali di decodifica dei nostri pari, e se non l'abbiamo capita, a volte ridiamo comunque per non sentirci esclusi.
Ridere è l'espressione di uno stato emozionale ma anche comunicativo e sociale.
L'interazione sociale tra due o più persone è una relazione sociale o relazione interpersonale di tipo cooperativo o competitivo, orienta le loro azioni e reazioni, caratterizzate dalla durata, l'intensità e la ripetitività nel tempo.
L'interazione sociale è determinante nelle relazioni umane e nella costruzione delle identità individuali e collettive. Attraverso essa, le persone trasmettono e ricevono informazioni, esprimono emozioni, stabiliscono norme e valori e sviluppano abilità sociali. Inoltre, l'interazione sociale può avere effetti sia positivi che negativi sul benessere psicologico ed emotivo delle persone. Essa non si limita solo alle relazioni personali, ma comprende anche fenomeni più ampi come i processi di socializzazione, il conformismo sociale, l'influenza di gruppo e le dinamiche di potere. Inoltre, l'interazione sociale può variare ampiamente in termini di natura e contesto, informale o formale, individuale o di gruppo, e può comportare diversi livelli di intimità e vicinanza interpersonale.