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Messaggi - Garbino

#31
Tematiche Filosofiche / Re:Vita
15 Agosto 2017, 15:43:02 PM
Vita 

Vent' anni. Mamma mia!!! Non so cosa darei per riaverli e riviverli. Uno scopo? E quale è l' organismo vitale che muore dentro senza uno scopo? Neanche a farlo apposta è l' uomo. L' animale impossibile. Che si preoccupa di avere uno scopo, che la vita abbia un senso, buttando la propria vita nella spazzatura. Ma  diamine, sei tu lo scopo, il senso!! Sei tu l' essere vivente che vive la vita che ti attraversa!! 
E non è che io disprezzi i videogiochi, anzi ne sono appassionato. Ed è proprio questo che mi rende vitale, pieno, soddisfatto!!

Questa perciò è la prima cosa da fare. Trovare qualcosa per cui ci si appassioni. Ma la passione porta comunque anche sofferenza, fatica, impegno, oltre sé stessi, oltre tutto ciò che ci circonda. E questa scelta tocca a te. Sei tu che devi guardarti dentro ed intorno e cercare uno scopo, un senso, che, a mio avviso, non esiste. Sei tu che devi crearti i tuoi scopi e sensi e perseguirli. Facendolo con passione, perché se manca significa solo che ti sei illuso e non proverai mai soddisfazione per quello che fai. Il piacere e il dolore sono effetti collaterali, il risultato delle nostre scelte. E perciò se sbagliamo è ovvio che soffriamo. Ma anche se facciamo scelte giuste il dolore e il piacere ci accompagneranno comunque, a prescindere dalle stesse scelte.

Quello che dici di provare è assurdo provarlo a vent' anni. Perciò, sursum corda, ed incomincia a vivere!!!

Garbino Vento di Tempesta
#32
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Non nascondo che ho divorato il testo di Carrera indicato da Maral in due volte. Una prima di leggere i primi capitoli de La filosofia futura di Severino e l' altra subito dopo, ritenendo di aver letto abbastanza dell' opera. E naturalmente ho trovato la lettura molto interessante e su cui concordo abbondantemente. E ciò fidandomi di ciò che argomenta sulla Gloria non avendo letto ancora niente sull' argomento. Ma fidandomi molto anche della valutazione di Maral che trova il testo di Carrera interessante. E perciò non campato in aria, suppongo, ma molto attinente.

Concordo pienamente sulla non possibilità di entificare né un evento storico ( la bomba di Hiroshima ), che mi era sembrata subito errato, né altro che non rappresenti un insieme organico e ben definito e non una sua parte. In altre parole se si può entificare un ramo d' albero si può tranquillamente entificare anche ogni singola parte, ad esempio, del corpo umano, cosa che naturalmente mi è sembrata assurda. Come ho trovato attinente anche la confutazione dell' esempio della lampada preso in considerazione da Severino.

Inoltre ad iniziare da pag. 92 si trova un interessante valutazione della caratteristica umana legata all' oblio, che abbiamo già visto in Genealogia della morale, ed una valutazione dell' eterno ritorno di Nietzsche che mi sembra sia abbastanza vicina al mio modo di pensare. Per altro confermo che Nietzsche sembra rivalutare la sua opinione sulla dimensione tempo in alcuni aforismi, che riporterò, de La volontà di potenza.
Un Nietzsche tutto da scoprire perciò e che sicuramente ci porterà via un bel po' di tempo.

Ma tornando a Severino devo purtroppo affermare che i primi capitoli de La filosofia futura mi hanno profondamente deluso, e riconfermato la sua essenza sofista. Lui non chiarisce ma cerca soltanto di convincere, ripetendo fino all' ossessione le stesse frasi. Ciò non toglie che lo fa in modo geniale, riuscendo a distrarre il lettore dai suoi scopi ed affermando principi senza dimostrarli. 

E nonostante la delusione non posso dimenticare di essergli grato per la questione dello Zarathustra e l' eterno ritorno, ma non posso neanche far finta di niente alle inesattezze che, a mio avviso, appaiono nei primi capitoli de La filosofia futura e che affronterò in seguito per non fare confusione con il testo di Carrera. 

Mi approccio ad una rilettura del testo di Carrera e nel prossimo intervento riporterò, se vi saranno, ulteriori considerazioni su di esso.

Ringrazio per la cortese attenzione. Avrei voluto fare un intervento più corposo, ma sia il caldo che la complessità dell' argomento mi hanno consigliato diversamente.

Garbino Vento di Tempesta.
#33
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Gli argomenti aperti da Maral sono complessi e necessitano un inquadramento a livello storico. In Grecia la matematica era soprattutto Geometria. E non a caso quasi tutti gli assiomi e criteri della Geometria hanno radici greche. E questo perché il rapporto tra numero e geometria erta scadente. E la causa di ciò è che i numeri in Grecia venivano rappresentati con tante stanghette quanto era il valore del numero, tranne le decine e le centinaia che venivano rappresentate con simboli appositi. Furono più tardi i Romani a introdurre il numero V (quinto, cinque ) e a posporre stanghette al numero più alto per abbreviare i segni ( ad esempio IV quattro o IX nove ). Ma fu solo con i numeri arabi che nacque l' Aritmetica con l' aggiunta dello zero proveniente dall' India verso la fine del primo millennio. E fu solo allora che incominciò a delinearsi il sistema decimale, che in Italia arrivò molto tardi perché fu boicottato dalla Chiesa Cattolica che lo riteneva opera del diavolo.

Per i Greci la Geometria rappresentava la perfezione e non a caso si riteneva che quelle geometriche fossero le forme inerenti alla materia. Principio che divenne poi difficilmente sostenibile per le caratteristiche che si delineavano nelle due figure ritenute il massimo della perfezione: il quadrato e il cerchio.
E ciò che ne inficiava la perfezione era appunto l' approssimazione non superabile della diagonale del quadrato ( come afferma giustamente Maral ) e il valore del pi greco. Anche per il valore del pi greco bisognerà aspettare la fine del primo millennio, la cui determinazione proviene sempre dall' India.

X Maral

Devo ammettere che forse sono stato poco chiaro per quanto riguarda il valore numerico della variabile X in rapporto agli enti di Severino, perché avrei dovuto specificare che si riferiva soltanto concettualmente al principio di identità ( identicità ) da lui ritenuto invariabile. Quello che volevo intendere è che Severino stabilisce che ogni ente ha una sua identità ed è sempre identico a sé stesso anche nel tempo.
Il rapporto invariabile dell' intero con le sue parti prende corpo soltanto con il sistema decimale, ma naturalmente nel modo di pensare Severino si riferisce più alla filosofia greca che alla contemporaneità. Ed è ciò che mi consente di ipotizzare che Severino ( ma come ho già detto non solo lui ) con la Matematica e soprattutto con il numero e l' algebra abbia diversi problemi. 

E' un genio sofista, e come tale crea un mondo per lui vero ma di cui non vi può essere nessun riscontro sensitivo e perciò esperienziale. 
Ma soprattutto è ovvio che non è confutabile in base al sistema da lui creato, proprio perché il principio di identità, identicità ci si rivolgerebbe contro. L' unico modo è di non consentirgli questa possibilità e trasformarla in una ipotesi. In una ipotesi ancora tutta da dimostrare. In questo modo tutto ciò che il principio di identità ( identicità ) presuppone e da lui ritenuto valido perde ogni caratteristica di validità immanente, e con ciò tutta la sua costruzione.  Il mondo vero creato da Severino è, ripeto, considerabile come un tener per vero ancora tutto da dimostrare. E questo al di là della genialità con cui lo descrive e lo ritiene vero.

Io mi scuso con coloro che avessero difficoltà ad orientarsi negli argomenti da me espressi, ma vi posso garantire che non è assolutamente facile rendere l' argomento di una chiarezza maggiore. Comunque chiunque avesse difficoltà farebbe bene ad esprimere cosa gli susciti dubbi o perplessità giacché in questo modo saprei dove orientare maggiormente la chiarezza.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#34
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Prima di rispondere a Maral, ritengo necessario fare il punto della situazione riprendendo il contesto dell' aforisma, il principio di ( non ) contraddizione e il suo rapporto con il numero. Se ricordate in precedenza avevo affermato infatti che il principio di non contraddizione aveva poco a che fare con il numero e ciò è dimostrabile prendendo in esame la A che Aristotele usa per definirlo. A ben vedere questa A si riferisce a qualsiasi oggetto nel campo fisico e che nello stesso tempo è soggetto al divenire. Perciò anche se non può essere mai diversa da sé stessa non si può inquadrare in un riferimento numerico perché diviene e nel tempo è sempre diversa da ciò che era in precedenza. Quindi non ha nulla di logico. Si basa, come giustamente afferma Nietzsche, di un principio avvalorato dalla nostra percezione, percezione che sembra avvalorare costantemente questa tesi. Nietzsche inoltre afferma che questa prospettiva è falsa. E che tutto dipende dall' incapacità dell' uomo di rilevare cose che si contraddicono. 

Quindi ricapitolando, Aristotele afferma che A, in qualsiasi momento lo prendiamo in considerazione, non può essere diverso da A. Nietzsche afferma che al contrario A può essere diverso da A anche se noi non siamo capaci di rilevarlo. E che perciò, non potendo affermare che noi conosciamo già A in altro modo ( o l' essere= essere fisico che diviene ), il principio di ( non ) contraddizione non può essere sottoposto a verifica e perciò è interpretabile soltanto come un comando, e cioè le cose devono stare così e così, anche se non possiamo dimostrarlo logicamente. Un tener per vero, quindi.

Ma adesso vediamo cosa succede se aggiungiamo il principio di identicità che applica Severino. La A di Severino diviene un numero. Non più un qualcosa che varia nel tempo e che perciò è soggetta al divenire, ma una A sempre identica a sé stessa. E ciò che succede è che Severino, relazionandola al numero, non dà soltanto l' Essere come dato, un Essere invisibile e non soggetto al divenire, ma per di più lo afferma come logico. In pratica è un comando superiore che si deve tener per vero in riferimento al principio di Aristotele. E' come se dicesse Dio esiste perché io voglio che esista. Ma di logico in ciò non c' è niente perché non possiamo comunque affermare di conoscere l' Essere in un altro modo; conoscenza che ci permetterebbe di avvalorare la sua esistenza e il suo non contraddirsi ed essere sempre uguale a sé stesso. 

Nel caso di Severino la A riferentesi all' essere e agli enti è identificabile ad una variabile x di carattere numerico. Ogni ente o essere cioè rappresenta un diverso valore della variabile x di carattere numerico e che perciò per definizione è sempre uguale a sé stessa. Ed è perciò che Severino, correggimi Maral se sbaglio, è costretto ad affermare che ciò che varia è il suo apparire e che comunque la A che diventa B deve comunque tornare A per chiudere il ciclo. Senza voler approfondire, ho soltanto messo in evidenza che il nulla di fondato a cui si riferisce è qualcosa che va al di là delle sue possibilità logiche di affermarlo. E' in altre parole un ancor più profondo tener per vero, ma di cui soprattutto non ne abbiamo neanche la percezione sensoriale, come avviene nel caso del principio di non contraddizione.

X Paul11.

L' incapacità di poter riportare a parole molte nostre sensazioni, e che ogni linguaggio ne designa il limite, è un discorso che si dovrà comunque affrontare. Ma anche questa incapacità avvalora il discorso di Nietzsche. 

La mia sensazione è che comunque tutto gira intorno a Socrate, Platone, Aristotele e Nietzsche.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#35
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Per quanto riguarda la fede nel numero vorrei esporre un' ultima considerazione. E questa è che, anche se può sembrare paradossale ma non lo è, oltre a Nietzsche chi manifesta una minore fede nel numero sono proprio i tre grandissimi Greci: Socrate, Platone ed Aristotele. E questo perché, anche a livello Metafisico non danno nulla per scontato. Ed ogni passaggio per loro deve necessariamente essere supportato da una dimostrazione, anche se a livello concettuale. Perfino il principio di (non) contraddizione ha poco a che fare con il numero e si basa come rivela Nietzsche su una empiria, e cioè sull' esperienza sensoriale che sembra affermarlo ad ogni sensazione. Mentre tutti gli altri, compreso Kant, Hegel, Heidegger e lo stesso Severino, danno per scontato caratteristiche da attribuire agli enti di carattere numerico senza alcuna dimostrazione. Come ad esempio il principio di identità ( ma io preferisco dire di identicità ) senza che vi sia né un' empiria che lo riveli né una dimostrazione concettuale che lo dimostri. 

Per molti questa riflessione sarà molto poco accessibile, soprattutto per chi ha una predisposizione classica e non scientifica, come del resto dimostrano di avere sia Heidegger, che Sini che lo stesso Severino. Prendetela così come è, più avanti approfondiremo l' argomento sperando di esserne capaci perché non è assolutamente facile cercare di far comprendere a chi non ha una predisposizione matematica gli effetti che questa mancanza può determinare a livello logico.

Aforisma 516 La Volontà di Potenza Come Conoscenza ( terza parte ):

Gli atti di pensiero più originari, l' affermare e il negare, il tenere o non tenere per vero, in quanto presuppongono non solo un' abitudine, ma un diritto (diritto in corsivo) a tener qualcosa per vero o per falso, sono già dominati dalla credenza secondo cui  per noi esiste la conoscenza, il giudicare può realmente raggiungere la verità (da per noi a verità tutto in corsivo) - insomma, la logica non dubita di poter esprimere qualcosa di vero in sé (ossia, a cui risulta impossibile attribuire predicati opposti).
Qui domina il grossolano (domina in corsivo) pregiudizio sensistico secondo cui le sensazioni ci insegnano delle verità (verità in corsivo) sulle cose - e secondo cui io non posso dire allo stesso tempo che una cosa è dura ed è molle ( dura - molle in corsivo). ( LA prova istintiva: " io non posso provare contemporaneamente due sensazioni opposte" è grossolana e falsa - grossolana e falsa in corsivo -).
Il divieto di formulare concetti contraddittori muove dalla credenza che noi possiamo ( possiamo in corsivo ) formare concetti, che un concetto non solo indichi, ma colga la verità di una cosa..... In realtà la logica - logica in corsivo - ( come la geometria e l' aritmetica ) vale solo per verità fittizie, create da noi - verità fittizie, create da noi in corsivo -.La logica è il tentativo di ( da adesso in poi tutto corsivo ) comprendere il mondo vero secondo uno schema dell' essere posto da noi, o, più esattamente, di renderlo da noi formulabile e calcolabile.....

X Jean

Mi scuso per la mia incapacità a sostituire il corsivo direttamente. Purtroppo preferisco al momento ovviare in questo modo. L' alternativa significherebbe tempi lunghissimi di trascrizione in cui potrei incorrere in involontarie cancellazioni dell' intervento e perciò dover ricominciare tutto d' accapo.

L' ho riportato tutto. Nel prossimo post affronterò la sua lettura e ciò che determina nell' argomento Metafisica.

Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#36
Qual è il vostro scopo? Di torri d' avorio e strade da percorrere.

Il problema è sempre lo stesso e ormai l' ho ripetuto innumerevoli volte anche se non mi stancherò mai di ripeterlo. La filosofia con la contemporaneità, anche se la studia, può avere molto poco a che fare. Una filosofia che voglia infatti prendere in esame soltanto il presente finirebbe per svolgere il ruolo dell' intellettualismo. E' l' intellettuale che dovrebbe vigilare sul presente e dare risposte nell' immediato, il filosofo no. Il filosofo abbraccia tutta la Storia e la conoscenza, o almeno dovrebbe, e il suo filosofare può avere ripercussioni soltanto nel lungo periodo. Al vero filosofo l' uomo e l' ambiente sociale che lo circondano sono solo dati da aggiungere. 

E questo come tu hai ben intuito non per scelta. Ma proprio perché non ne può fare a meno. Anche la Filosofia è una vocazione. E non dimentichiamo che Nietzsche, come ha sottolineato Heidegger, ha affermato che i filosofi appaiono e trovano il tessuto migliore per raggiungere il loro stato proprio nei periodi di crisi. Quando non si sa più cosa fare, quando il loro modo di essere non risulta essere contrario ai periodi di ascesa quando cioè si sa che si deve agire e si agisce. Il come ha poca importanza.

Ciò non toglie che i maggiori filosofi e pensatori hanno sempre trovato vantaggi dalla loro genialità, anche nel presente che vivono. Le uniche due eccezioni sono Cristo e Socrate, che Nietzsche interpreta come suicidi, degli altri non vale neanche la pena parlare. 

Garbino Vento di Tempesta.
#37
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral

Ti ringrazio per questa segnalazione dell' ultimo incontro seminariale di Sini e fondamentalmente posso essere anche d' accordo, sorvolando sull' aspetto ironico che mi ha creato immediatamente l' uso dei termini: fede, speranza, carità. Ma le cose, puntualizzando che non si sta parlando di religione ma di ciò che attiene alla logica, stanno in questo modo. E' necessaria una grande fede nel numero, e dire grande è ancora poco; speranza di condivisione, anche se non sempre necessaria perché può essere imposta dal più forte; e anche carità, come necessità di reciproca comprensione. Tanto che intuitivamente mi sovviene il pensiero che una cultura tanto è più forte quanto più sono forti questi capisaldi, soprattutto il primo, immancabile, e il terzo. 

X Jean.

Mio caro Jean, grazie per questo contributo alla discussione, che mi dà anche la possibilità di aprire questo argomento che prima o poi avrei comunque dovuto affrontare. Comunque ti darò delle risposte non approfondite, promettendoti e ripromettendomi di farlo non appena possibile. E cioè dopo aver riportato l' ultimo spezzone dell' aforisma e la mia interpretazione generale.

1) E' ammirevole il tuo esperimento e il tuo riportarlo nella discussione Al di là dell' aldilà. Avrei voluto risponderti ma sono stato preceduto da un altro che pressappoco aveva la mia stessa opinione e perciò ho rinviato. Nessuno mette in discussione la tua buona fede e sincerità, nonché la tua meticolosità e scrupolo nel seguire e riportare l' esperimento ma ho dei grandi dubbi che ne inficiano la validità. Il primo è se noi sappiamo quali siano le condizioni che fanno variare il ph dell' acqua. Il secondo è come facciamo ad interagire con il ph se non sappiamo come farlo. E se anche lo sapessimo come può un pensiero volitivo determinare il cambiamento che noi vogliamo.  Il terzo è in riferimento alla sincerità e alla validità del centro che ha operato le analisi. 

Queste considerazioni di carattere logico tendono a sottolineare che se anche il sistema logico a cui ci atteniamo può non corrispondere alla realtà, ciò non toglie che possa essere ancora utile per determinare la giustezza di come ci relazioniamo con ciò che ci accade. Ciò che scaturisce dal pensiero di Nietzsche cioè è molto più complesso di quello che può sembrare a prima vista, e significa soltanto che se non ci si vuole continuare ad abbandonare all' irrazionalità come Nietzsche auspica con il superuomo o oltreuomo, dovremo essere in grado di superare Aristotele e ricostruire un sistema che pur essendo coscienti della sua fallibilità non permetta che nella cultura sia a farla da padrona proprio la fede, la speranza e la carità. E' insomma quello che vado dicendo da un bel po'. E cioè che c' è la necessità di creare un nuovo metodo che permetta all' uomo di svincolarsi quanto più possibile dall' irrazionalità e cioè dalla fede che le cose stiano così e così e non in un altro modo.

Per quanto riguarda il linguaggio, il linguaggio è la prigione-gabbia in cui si possono snodare i vari concetti e il metodo è il suo limite. Ogni lingua cioè ha il suo massimo di capacità espressiva ed oltre non si può andare. E Nietzsche evidenzia questo fatto ad ogni passaggio che ne parla, mettendo per altro in evidenza il variare anche abissale dei termini chiave di un linguaggio come ad esempio in GDM dei termini buono e cattivo. 

Caro Jean, chi come me ritiene che la religione e la morale siano il grande pericolo quando tradiscono la vita e la annichiliscono nel preferire l' attesa di una vita che verrà dopo la morte, per me impossibile, è ovvio che affronterò questo tema sempre con molta discrezione ma anche in modo fermo. Il credere in qualcosa che pensa senza un corpo per me è impossibile, ecco perché in fondo gli Dei Greci, anche se immortali, risultano essere almeno più accettabili di un Dio solo bontà ( che lo stesso Spinoza critica ), proprio perché dimoravano in un corpo ed avevano caratteristiche umane. Comunque ritengo sempre valida la frase di Schiller: L' unica scusante per Dio per tutti i mali che affliggono il mondo è che non esiste.

Per quanto riguarda il film di fantascienza è e rimane un film di fantascienza. Ciò che accade nel film cioè è una supposizione che deve essere passata al vaglio di una effettiva possibilità che non è stata assolutamente dimostrata. E cioè non posso dimenticare e non voglio che quello che afferma Nietzsche, e che io condivido, non è una vittoria della irrazionalità, ma la vittoria di una razionalità superiore nei confronti di uno schema-sistema che contiene ed avvalla molto di irrazionale, come appunto l' essere. Un essere ( fisico come realtà nel suo insieme ) che non conosciamo ma che in base alla logica di Aristotele lo si accettava come dato, senza alcuna dimostrazione.  Sorvolando poi sugli esseri eterni di cui è piena la filosofia e il Mondo delle Idee di Platone che comunque lui era certo di averne dimostrato la veridicità. Se togliamo Aristotele tutto è dominato soltanto di irrazionalità. Perché almeno la Metafisica di Aristotele una certa base razionale la ha. Adesso però possiamo entrare nell' ordine di idee che anche Aristotele va rivisto e corretto. E che Dio ce la mandi buona perché anche se sono passati più di duemila anni rimane il filosofo più geniale per quanto riguarda il metodo.

Ringrazio per la cortese attenzione. Nel prossimo post riporterò la parte finale dell' aforisma su Aristotele.

Garbino Vento di Tempesta.
#38
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Prima di riportare il brano successivo dell' aforisma 516 su Aristotele, che per la sua lunghezza ho ritenuto fosse meglio dividere in più post, vorrei mettere in evidenza che lo scenario o gli scenari che ci si aprono davanti soltanto dalla parte che ho riportato nel post precedente sono molto interessanti e che, a mio avviso, creano un de profundis per la  Metafisica senza precedenti. Nietzsche affonda la lama sulla logica attinente al principio di contraddizione adducendo appunto che un tale assioma dovrebbe essere preceduto dalla conoscenza dell' essere ottenuta in altro modo, giacché altrimenti si ci ritrova di fronte ad un comando, ad un imperativo che le cose stanno così senza alcuna prova che lo dimostri, organizzando un sistema per cui il mondo per noi debba chiamarsi vero.

Per il momento non intendo aggiungere altro, se non la constatazione che Heidegger nel suo Nietzsche  tende a mistificare totalmente il messaggio di Nietzsche, che non può in questo caso definirsi interpretativo perché la confutazione è sistematica e presente in tutti gli aforismi precedenti della Volontà di Potenza Come Conoscenza, come vedremo in seguito. Ed allora mi sto sempre più convincendo che il controllo che ebbe Heidegger nel corso di quelle lezioni universitarie fu proprio per vigilare che lo stesso filosofo si attenesse alle direttive del partito nazista per un recupero a livello Metafisico di Nietzsche.

Aforisma 516 ( seconda parte ):
In breve, il problema resta aperto: gli assiomi logici sono adeguati alla realtà, o sono criteri e mezzi onde creare ( creare in corsivo) anzitutto per noi il reale, il concetto di " realtà?"..... Per poter affermare la prima si dovrebbe, come abbiamo detto, conoscere già l' essere; mentre non ci troviamo affatto in questa condizione. Quindi la proposizione non contiene alcun criterio di verità (criterio di verità in corsivo), ma un imperativo (imperativo in corsivo) rivolto a ciò che deve valere come vero ( deve valere come vero in corsivo).
Posto che non esista un A (non) identico a sé, quale è ipotizzato da ogni proposizione della logica ( e anche della matematica), allora questo A sarebbe già una parvenza ( parvenza in corsivo), la logica avrebbe per presupposto un mondo semplicemente apparente (apparente in corsivo). In realtà, noi crediamo a quella proposizione sotto l' impressione dell' infinita empiria che sembra confermarla (confermarla in corsivo) continuamente. La "cosa": ecco il vero sostrato di A: la nostra credenza nelle cose ( la nostra-cose in corsivo) è la premessa della credenza della logica. L' A della logica è, come l' atomo, una successiva ricostruzione della "cosa".... Se non comprendiamo questo e facciamo della logica un criterio del vero essere (vero essere in corsivo) ci troviamo già sulla via che ci porterà ad ammettere la realtà di tutte le ipostasi: sostanza, predicato,oggetto, soggetto, azione ecc.; ossia concepiremo un mondo metafisico, un"mondo vero" (ma questo è ancora una volta il mondo apparente.... -virgolettato in corsivo-).

Come sempre evito di fare commenti prima che lo abbiate letto, mentre mi premeva informarvi che in questa parte e cioè nella Volontà di Potenza come Conoscenza vi ho trovato anche una anticipazione del teorema di incompletezza di Godel. In pratica Godel non fece altro che elaborare a livello matematico qualcosa che Nietzsche aveva espresso molto prima di lui.
L' uomo contemporaneo: ladro di idee.

Ringrazio della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#39
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Una volta archiviato, anche se ancora tutto da risolvere e con opinioni molto divergenti, il contesto dell' Eterno Ritorno, su cui necessariamente si dovrà tornare, torniamo all' argomento Metafisica che avevamo lasciato in sospeso.

Avevamo detto che Nietzsche nelle opere edite non sviluppa fino in fondo quello che sembra essere il suo scopo principale e cioè: sostituire la Metafisica e la Religione con l' Eterno Ritorno. Infatti la sua ultima opera risulta essere l' Anticristo che lui definisce: transvalutazione di tutti i valori. In pratica conclude il ciclo delle opere edite con un profondo attacco al Cristianesimo senza attaccare l' ultimo baluardo che gli era rimasto a livello Metafisico e cioè Aristotele.

Eppure questo attacco esiste e lo ritroviamo in un modo veramente geniale nell' opera La Volontà di Potenza che però non ha pubblicato. I 1061 aforismi inediti che ho appena letto avrebbero fornito una base importante per l' opera in questione. Ma lui non la pubblicò. E questo può avere un significato, ma può anche non averne, perché ciò che gli potrebbe aver impedito la pubblicazione di tale opera potrebbe essere proprio il deterioramento del suo stato mentale. Naturalmente con i se e con i ma non si raggiunge nessuna conclusione e l' unica cosa da fare è prendere atto della presenza di una così considerevole raccolta di aforismi e di appunti e tenerne conto.

Questo attacco alla logica e ad Aristotele lo ritroviamo nella parte che inizia a pag. 265 e che ha per titolo: La Volontà di Potenza Come Conoscenza. E di cui l' aforisma centrale e più importante si può identificare nell' aforisma 516 a pag. 284:
-Noi non riusciamo ad affermare e negare una medesima cosa: questa proposizione esprime un dato di esperienza soggettivo, non esprime nessuna  " necessità ", ma soltanto un' incapacità ( ma soltanto un' incapacità - in corsivo ).     SE, secondo Aristotele, il principio di contraddizione ( principio di contraddizione - in corsivo ) è il più certo di tutti i principi, se è l' ultimo e il più profondo, quello a cui si riportano tutte le dimostrazioni, se contiene il principio di tutti gli altri assiomi - tanto più rigorosamente si dovrebbe considerare quali affermazioni già presupponga ( presupponga in corsivo ). O con esso si afferma qualche cosa riguardo al reale, all' esistente, come se questo ci fosse già noto per altre vie, cioè sapessimo che ci risulta impossibile ( impossibile in corsivo ) attribuirgli predicati opposti. O quel principio vuol dire: al reale.- all' esistente non si debbono attribuire predicati opposti. In tal caso la logica sarebbe un imperativo che comanda non di procedere verso la conoscenza del vero, ma di stabilire e ordinare un mondo che per noi deve chiamarsi vero ( per noi deve chiamarsi vero in corsivo ).

Questo l' inizio deflagrante di questo aforisma che fa comunque seguito ad altri in cui l' attacco alla logica è sistematico. Ma questo è il primo in cui si schiera apertamente contro Aristotele, il principio di contraddizione e l' Essere come realtà nel suo insieme, come vedremo nel continuo e che riporterò dal prossimo post. Questo inizio va un po' digerito, e comunque vi ritrovo completamente il mio punto di vista, anche se la mia confutazione non è solo di livello logico ma anche Matematico.

X Maral

Non a caso, la parte che mi è piaciuta di più è proprio quella sulla cultura, dove molto probabilmente le nostre opinioni quasi si accavallano per un breve tratto per poi naturalmente prendere strade diverse. Ma ritengo molto importante che si abbia una prospettiva molto simile per il COME SE che tu ripeti più volte e il TENER PER VERO che rappresentano dei punti chiave della critica di Nietzsche.

Non ho intenzione di aggiungere altro e vi rimando al prossimo post dove riporterò il seguito dell' aforisma su Aristotele.

Grazie per la cortese attenzione.                                        Garbino Vento di Tempesta.
#40
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Non posso nascondere che mi sono piaciute e che ritengo molto interessanti le visioni proposte sia da Green che da Maral. Io stesso per altro ho messo in evidenza durante la lettura di Genealogia della Morale i punti in cui Nietzsche evidenziava anticipazioni di carattere psicoanalitico di cui Freud molto probabilmente si sarà avvalso. Anticipazioni che raggiungono il loro culmine proprio in UTU dove Nietzsche si descrive come una talpa che scava nell' umano rendendoci palesi sia comportamenti di una certa profondità sia più superficiali che hanno più attinenza con la Psicologia.
Maral invero viaggia per lunghi tratti con la mia lettura di Nietzsche, cogliendo aspetti importanti del messaggio di Nietzsche ma arrivando a conclusioni diverse dalle mie soprattutto dal punto di vista ontologico.

Ma di Maral devo segnalare un altro intervento di una complessità enorme nonostante la semplicità e la chiarezza con cui l' ha espresso. E si tratta del post relativo alla tecnica (risposta 66 ) nella discussione aperta da Angelo Cannata: E' capace la filosofia di sporcarsi le mani con l' attualità? Un intervento veramente filosofico che si pone al di sopra dei tempi e riesce ad abbracciare la lunga storia dell' uomo senza mai scadere in un commento morale. Solo descrizione. Interpretazione. Quello che appunto deve  o dovrebbe essere la filosofia. E sono d' accordo anche sull' ultima frase, quella cioè su Severino come ultimo dei filosofi ma come eccezione. E questa mia valutazione è sopraggiunta dopo aver incominciato a leggere la sua ultima opera: Dike, e di cui come per Hegel e per Jung mi è bastato un paragrafo per provare una repulsione istintiva per tutto ciò che afferma. Da troppo per scontato e ciò che ritiene necessario non spiega mai perché lo ritenga necessario. Non credo di sbagliare molto nel definirlo un genio sofista.

Questa lettura di Severino mi ha un po' sorpreso perché il modo in cui traccia la necessità dell' Eterno Ritorno è di una logicità profonda. Mette in relazione parti specifiche dello Zarathustra evidenziando il perché appunto fosse necessario l' Eterno Ritorno per Nietzsche, e cioè che era l' unico modo in cui la Volontà di Potenza poteva dominare nell' attimo il passato e il futuro. La Volontà di Potenza si scrollava di dosso in questo modo il divino, il già fù e quel che sarà. Forse dovrei leggere una delle prime opere, ma questa mi era sembrata l' optimum proprio perché Maral l' aveva indicata un po' come il sunto del suo messaggio.  Un po' se posso osare come Ecce Homo per Nietzsche. Purtroppo così non è ed amen.

Nonostante questo lungo preludio però, non voglio lasciarvi senza un' altra chicca tratta dalla Volontà di potenza, l' aforisma 354 a pag. 198 della versione Bompiani.
-L' "uomo buono" come tiranno ( come tiranno in corsivo ). L' umanità ha sempre ripetuto il medesimo errore: quello di aver fatto di uno strumento della vita un criterio ( criterio in corsivo ) della vita. Invece di trovarne la misura nel supremo innalzamento della vita, nel problema della crescita e dell' esaurimento, si sono utilizzati i mezzi ( mezzi in corsivo ) di una vita ben determinata per escludere tutte le altre forme di vita, insomma per criticare la vita ed operare una selezione. Ciò significa che l' uomo finisce per amare i mezzi di per sé e dimentica ( dimentica in corsivo ) che sono mezzi: onde i mezzi si presentano ora come scopi alla coscienza dell' uomo, come criteri del valore degli scopi..... Ossia, una determinata specie di uomini ( tutto in corsivo ) considera le proprie condizioni di esistenza come condizioni da imporre mediante la legge, come "verità", "bene", "perfezione": tiranneggia.... ( tiranneggia in corsivo ). E' una forma di fede ( forma di fede in corsivo ), dell' istinto, il fatto che una specie di uomini non ravvisi rispetto ad altre il proprio carattere condizionato , la propria relatività rispetto ad esse. Almeno, sembra che una specie di uomini ( un popolo, una razza) giunga alla fine quando diventa tollerante, quando concede uguaglianza di diritti e non pensa più a voler dominare.

Questo aforisma si può ritenere legato moltissimo a Genealogia della Morale, tanto da poterlo definire come una sua traccia. Ma appare quanto mai evidente ancora una volta quanto Nietzsche ritenga che l' uomo abbia sbagliato come Umanità, e che in fondo questo sia l' errore più grande.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#41
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

L' ultimo aforisma che ho riportato è la sua visione dell' accadere nell' Universo. Un accadere determinato dall' energia e dal suo flusso. Senza senso e senza un fine. Inoltre deduce che dato il tempo trascorso se l' Universo avesse un fine, l' avrebbe già raggiunto, e da qui la sua idea dell' Eterno Ritorno che non è che un ripetersi all' infinito del già accaduto.
Quello che volevo puntualizzare e criticare di questa interpretazione dell' accadere, è che non c' è alcuna prova che sia effettivamente trascorso un periodo sufficiente a far sì che l' Universo raggiungesse uno stadio definitivo e perciò la deduzione dell' Eterno Ritorno si basa su una supposizione non comprovata e perciò opinabile. Del resto potrebbe veramente essere scaturito da un big-bang e che L' universo nel suo estendersi raggiunga lo zero assoluto e si congeli.

Ma inoltre, non c' è nessuna prova che vi sia un passato infinito, e perciò di sicuro si può ammettere che vi siano miliardi di situazioni che si ripetono, ma che necessariamente vi sia un ripetersi anche di un ciclo vitale che determini la presenza di un essere pensante non è assolutamente verificabile. E comunque in questo accadere e ripetersi dell' accadere non v' è nulla di ontologico. Non c' è niente che lo provochi se non la volontà di potenza come modus di tutto ciò che riguarda il movimento e il trasformarsi dell' energia. Nessuna cosmologia, nessun essere.

Questo comunque lo scenario in cui per Nietzsche si articola anche la vita. Una vita, e per vita intendo ogni essere vitale, anch' essa senza senso e destinata ad un eterno ripetersi dell' accadere in cui il modus è ancora quello determinato dalla volontà di potenza. Una volontà di potenza che acquisisce nel caso dell' uomo un elemento determinante: l' arte.

Ed è l' arte che si manifesta in ogni menzogna che l' uomo ha creato, per rendersi accettabile una vita senza senso. Il fatto che la vita non abbia senso è un' opinione su cui concordo pienamente. Un Mondo Vero inventato ed assolutamente falso che però ha spesso fornito all' uomo quella soddisfazione della sua volontà di potenza che gli ha arricchito la vita e gliel' ha resa accettabile. L' unica morale veramente pericolosa però rimane quella Cristiana, perché innalzando il Mondo Vero fa precipitare nell' abisso del dolore il Mondo apparente che secondo Nietzsche è l' unico Mondo.

La morale Cristiana perciò diventa la causa principale del Nichilismo, e l' unica via d' uscita è l' evolversi in Oltreuomo, accettando il suo destino a ripetere il suo accadere all' infinito, accettando il suo dolore, il fattore tragico della vita e affrontandola da guerriero e da eroe. Egli rinuncia all' illusione di ogni Mondo Vero e trasfigura la realtà a suo piacimento, sapendo appunto che la verità ( anche se menzogna ) insita nel divenire è più profonda della volontà di verità, di realtà, di essere. L' arte è la sua attività metafisica e che lui esprime e trasfigura soltanto nel mondo fisico immerso nel divenire.

La volontà di potenza come arte e l' eterno ritorno rivolti però al divenire, e cioè nello stretto campo fisico, sono a mio avviso la sua Metafisica. Ed è per questo che lo considero ancora un Metafisico anche se non più ancorato alla Metafisica Classica come Heidegger sostiene nella sua opera: Nietzsche.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#42
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral e Green

Gli sviluppi che tale teoria sulla logica sillogistica genera sono appunto quelli che si riflettono sulle grandezze immensamente grandi e piccole e che, a mio avviso, è di grande importanza. E si riflettono soprattutto sulle interpretazioni di Nietzsche e sugli sviluppi filosofici di carattere Metafisico.

Nei confronti dell' infinito, ha ragione Maral che, come sono andato a verificare, sussisteva fino ad Aristotele un' interpretazione negativa dell' infinito che si riteneva irraggiungibile e a cui non si poteva aggiungere o sottrarre niente. Aristotele invece, e questo è anche il mio pensiero, considera l' infinito solo un concetto e che è possibile soltanto in potenza ma non è mai atto. Mentre afferma che ci sono grandezze talmente grandi ( positive ) o piccole ( negative ) che vengono considerate infiniti ma che non lo sono affatto e che perciò sono da considerare grandezze finite.

E la dimostrazione delle due rette inerisce proprio alla sua valutazione che non possono esistere rette infinite. E qui sta la contraddizione di fondo che avevo messo in evidenza perché se già in partenza le consideri finite è ovvio che ruotandole lasceranno l' infinito, ma ciò si basa appunto dal criterio di partenza della loro finitezza. Quando poi passiamo ad analizzare gli insiemi, ciò che sfugge è che quanto più un insieme è grande più è difficile che possano ritenersi convalidati i criteri di appartenenza. Ed ecco perché ritengo che la logica sillogistica perda di accettabilità quanto più negli universali si ci avvicina ad insiemi che contengono categorie o soggetti che si avvicinano all' infinito.

Ad esempio, un primo termine che affermi che tutte le piante sono mortali, è un primo termine da prendere con le molle, e cioè che la grandezza stessa dell' insieme non ne garantisce la verificabilità e perciò l' attendibilità. Errore questo che è possibile riscontrare in sillogismi di carattere Metafisico e che spesso vengono ritenuti validi e non non-attendibili come dovrebbe essere.

E visto che è di Nietzsche che comunque stiamo parlando vi riporterò l' ultimo aforisma ( il n. 1067) della Volontà di potenza:
Questo mondo è un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità di energia fissa e bronzea, che non diventa né più grande né più piccola, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità è una grandezza invariabile, un' economia senza profitti né perdite, ma anche senza incremento, senza entrate, circondata dal "nulla" come dal suo limite; non svanisce né si sperpera, non è infinitamente esteso, ma inserito come un' energia determinata in uno spazio determinato, e non in uno spazio che in qualche punto sia "vuoto", ma che è dappertutto pieno di forze, un gioco di forze, di onde di energia che è insieme uno e molteplice, di forze che qui si accumulano e là diminuiscono,.....che scorrono in eterno a ritroso, un mondo che ritorna in anni incalcolabili, il perpetuo fluttuare delle sue forme, in evoluzione dalle più semplici alle più complesse;........... dal gioco delle contraddizioni torna al gusto dell' armonia e afferma sé stesso....., e benedice sé stesso come ciò che deve eternamente tornare, come un divenire che non conosce né sazietà, né disgusto, né stanchezza. Questo mio mondo dionisiaco ( dionisiaco in corsivo) che si crea eternamente, che distrugge eternamente sé stesso, questo mondo misterioso di voluttà ancipiti, questo mio "al di là del bene e del male", senza scopo, a meno che non si trovi uno scopo nella felicità del ciclo della volontà,.........? Questo mondo è la volontà di potenza - e nient' altro ( tutto corsivo )! E anche voi siete questa volontà di potenza - e nient' altro.

E scusate se è poco. Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#43
E' capace la filosofia di sporcarsi le mani con l' attualità?

X Angelo Cannata

Purtroppo, come ho già sottolineato altrove, il filosofo non appartiene e non può appartenere al tempo in cui vive. Il suo sguardo spazia non nell' attualità, che è solo un frammento della realtà, anche se è l' unico che si vive, ma in un orizzonte che racchiude secoli di Storia e che abbraccia tutti i futuri possibili che gli si presentano e che riesce a scorgere.

Altra cosa è se si intende comportarsi da intellettuali e grazie anche alla filosofia abbracciare il presente e studiarne le possibili evoluzioni e dare delle risposte che comunque non potrebbero essere che parziali. Gli aspetti sociali sono sempre in evoluzione ed è difficile per chiunque riuscire a studiare un presente e redimerlo dallo stato in cui è. Per altro, l' attuale è uno dei peggiori mondi possibili e migliorarlo mentre è in netto stato di imbarbarimento presenta problemi quasi irrisolvibili.

Inoltre, anche se si riuscisse a determinare una cura per la malattia che avvolge il nostro tempo, sarebbe sempre un palliativo, dal momento che qualsiasi cambiamento che si potesse ottenere sarebbe destinato ben presto a sparire se non sussistesse una reale consapevolezza di ciò che si intende ottenere e se in seguito non si riesca a trasmettere questo messaggio a chi verrà dopo.

Ciò non vuol dire che non si possa provare, ma se già sussistono tanti problemi nell' affrontare problemi filosofici di tipo classico, pensa a cosa si determinerebbe nello studio dell' attualità. E non è che sia necessario andare tanto lontano, visto che in ogni discussione si ci trova di fronte a posizioni lontane e contrastanti già nella stessa analisi del momento storico. 

Un miglioramento sostanziale è possibile soltanto in un arco di tempo relativamente lungo, e senza dimenticare che il presente verrebbe ad essere molto più doloroso di come lo viviamo attualmente. Perché non è che ci si sporca e poi si rimane a guardare. O si prova e si agisce, o è molto meglio, e cioè senza fare la figura di chi tira il sasso e poi tira indietro la mano, anzi indispensabile tacere.

Garbino Vento di Tempesta.
#44
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Prima di riprendere il nostro cammino, volevo parlarvi di un aneddoto che mi riguarda direttamente e che risale a quando frequentavo il secondo Liceo Scientifico. Un giorno infatti, mentre ero in treno che tornavo verso casa, una ragazza che frequentava il Liceo Classico mi chiese se potevo dare uno sguardo ad un esercizio sulle equazioni di secondo grado e che non riusciva a risolvere. Nulla di trascendentale, ma si trattava di un' equazione fratta in cui era necessario mettere in evidenza un binomio al numeratore che corrispondeva al denominatore in modo che rimanesse un' equazione di secondo grado su cui applicare gli schemi di risoluzione dell' equazione. Ma ciò che mi colpì allora fu il modo in cui questa ragazza rimase interdetta dalla facilità con cui risolvevo ciò che per lei era così difficile. Quando per lei il latino e il greco e tutte le materie umanistiche non rappresentavano un problema, anzi era molto brava.

Questo aneddoto, nel corso degli anni, e con continue verifiche su altre persone, mi ha portato a considerare che c' è una predisposizione naturale nei confronti di determinate attività razionali e che, a mio avviso, si possono raccogliere in quattro tipi fondamentali: materie umanistiche o classiche, materie scientifiche, materie tecniche e manuali. Poi naturalmente ogni tipo fondamentale ha diverse sottoclassificazioni che per il momento non ci interessano.

Le due categorie o tipi fondamentali che mi interessa mettere in evidenza sono quella umanistica e quella scientifica. Infatti è tra queste due categorie che si concentra il maggior numero di filosofi o pensatori. Il problema è che ciascuna persona per affrontare lo studio filosofico, e cioè ciò che ha a che fare con la conoscenza,  ha la necessità sia di avere una buona conoscenza linguistica ( grammatica, sintassi, semantica, episteme e così via ) ed una buona conoscenza logica ( deduzione, induzione, sillogismo e così via ). E ciò mi porta a considerare che la possibilità di capire problemi di carattere classico per una razionalità di tipo scientifico è alta, come è alta quella dei problemi di carattere logico-matematico per una razionalità di tipo classico.

Quindi, al di là di chi ha interesse soltanto a mistificare, sussiste una difficoltà profonda di comunicazione tra questi due tipi o categorie di persone e che si riflettono automaticamente sul linguaggio. Quando ad esempio troviamo A non può essere uguale a non A, molti non capiranno che la base di questa affermazione si basa sui criteri del numero, e cioè che sarebbe come dire che 1 non può essere uguale a non 1.  Criterio che è alla base del numero e dell' aritmetica. Mentre è ovvio che il tipo scientifico avrà problemi a rapportarsi con tutto ciò che concerne la grammatica e la sintassi. A meno che non ci si imbatta in un genio che naturalmente può superare le difficoltà determinate dall' appartenere ad un tipo o ad un altro, o che riesca a superarle perché presenta entrambe le predisposizioni.

Ma l' argomento che volevo sottolineare maggiormente, è che quando io affermo che Aristotele ha compiuto un errore di carattere matematico ponendo l' infinito nel campo reale, molti possono non capire cosa ciò determini a livello logico sillogistico. E cioè che gli universali sono validi sono nel campo finito e quanto più si ci avvicina all' infinito tenderanno ad essere non accettabili per divenire non accettabili all' infinito. Questo è il motivo per cui si può dimostrare falsamente che non esiste il divenire sia a livello filosofico che fisico ( come appunto avviene nella quantistica ). Come ho già specificato altrove, all' infinito non sussiste un prima o un dopo e perciò tutto sembra fermo. Ma non lo è nella realtà, ma soltanto in un metodo che si avvale dei principi matematici come è il nostro.

A mio avviso, questo è un argomento molto importante e ringrazio tutti per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#45
Nietzsche: L' uomo e il suo diritto al futuro.

Le opinioni mi sembrano piuttosto consolidate in merito all' Eterno Ritorno e non resta che riprendere il cammino.  Gli argomenti aperti sono diversi e prima di tutto intendo riportare i paragrafi 2, 3 e 4 dell' aforisma 853, L' ARTE NELLA " NASCITA DELLA TRAGEDIA".

par. 2) L' arte e nient' altro che l' arte! E' quella che più rende possibile la vita, la grande seduttrice della vita, il grande stimolante della vita....
L' arte come unica forza contraria e superiore a ogni volontà di negare la vita, l' anticristiano, l' antibuddistico, l' antinichilista par exellence.
L' arte come la redenzione di chi sa ( redenzione di chi sa in corsivo ) - di colui che vede il carattere terribile ed enigmatico dell' esistenza, ma lo vive e lo vuole vivere, dell' uomo tragico e guerriero, dell' eroe.
L' arte come la redenzione del sofferente ( redenzione del sofferente in corsivo ) - la via verso condizioni in cui la sofferenza è una forma del grande rapimento.

par. 3) Si vede che in questo libro il pessimismo, o diciamo più chiaramente il nichilismo, ha valore di "verità". Ma la verità non è più il criterio del supremo valore, e ancor meno la potenza più alta. Qui la volontà di apparenza, di illusione, di inganno, del divenire e del variare ( di illusione oggettiva ) è considerata più profonda, più originaria, più metafisica della volontà di verità, di realtà, di essere - quest' ultima, anzi, è semplicemente una forma della volontà di illusione. Così pure, il piacere è considerato più originario del dolore: e il dolore è ritenuto condizionato, come un fenomeno che segue alla volontà di godere ( dalla volontà di divenire, crescere, configurare ecc., ossia di creare - di creare in corsivo- : ma nel creare è compreso il distruggere). Viene concepito uno stata supremo di affermazione dell' esistenza, dal quale non è possibile espungere il supremo dolore: la condizione tragico-dionisiaca.

par. 4) Così questo libro è persino antipessimista: nel senso che insegna qualcosa che è più forte del pessimismo, più "divino" della verità. Nessuno, a quanto sembra, più dell' autore di questo libro sarebbe propenso a parlare seriamente a favore di una radicale negazione della vita: più che un dire di no alla vita, di una reale azione (azione in corsivo) negatrice della vita. Soltanto, egli sa - perché lo ha vissuto: forse non ha sperimentato nient' altro - che l' arte ha più valore ( più valore in corsivo ) della verità.
Già nella prefazione, in cui Richard Wagner viene come invitato al dialogo, compare questa confessione di fede, questo vangelo d' artista: "l' arte è il vero compito della vita, l' arte è la sua attività metafisica.... (metafisica in corsivo ).

Non riesco ad uscire da un sempre maggiore consolidamento della mia opinione. Di un filo che mi sta portando ben al di là della opinione palesata sull' Eterno Ritorno. E' come un sentiero che si inerpica prima di arrivare alla radura, ad un aprirsi dell' orizzonte che mi introduce nel messaggio di Nietzsche e che mi inebria con un' ebbrezza che mi sconvolge fino in fondo all' anima ad ogni passo, ad ogni curva superata, ad ogni cespuglio che mi si frappone e che riesco ad  estirpare.

X Maral

I miei dubbi cioè rimangono, anzi brani come questi li amplificano e mi fanno vertere su altre possibilità, opinioni, fermo restando che la tua ricostruzione rimane sempre convalidata e perciò accettabile. Ma per me no. Ma la strada è ancora lunga e il sentiero tortuoso.

Ringrazio per la cortese attenzione. Non so ancora quale sarà l' argomento del prossimo post, e molto dipenderà da eventuali interventi.

Garbino Vento di Tempesta.