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Messaggi - Socrate78

#31
Noto che una costante nell'insegnamento della Chiesa cattolica è quello secondo cui Dio perdonerebbe le colpe degli uomini solo a condizione del pentimento. Senza di esso il peccato sarebbe mortale, determinerebbe sostanzialmente una separazione tra l'anima e il mondo del divino, la morte in questo stato porterebbe alla dannazione dell'anima. Questo è di fatto l'insegnamento ancora oggi della Chiesa. Ma il punto è che, essendo Dio onnipotente, dire che può rimettere i peccati solo a condizione del pentimento, significa secondo me limitare l'onnipotenza divina: a mio avviso Dio se esiste potrebbe, a suo insindacabile giudizio, perdonare anche ad una persona per nulla pentita (magari perché per disturbi psicologici non può provare vero senso di colpa), mentre potrebbe benissimo non perdonare anche chi nutre forti sensi di colpa, perché vuole portarlo ad un livello di espiazione maggiore. Non trovate quindi che il criterio del pentimento sia sostanzialmente un grave azzardo, una pretesa di sindacare le decisioni di una realtà trascendente a noi?
#32
Apro questo thread per discutere sulla compatibilità o meno della teoria evoluzionistica (darwiniana o di derivazione darwiniana) della specie con la fede religiosa (cattolica in particolare). Ora, per l'evoluzionismo le specie tendono lentamente a mutare nel tempo secondo la necessità di adattarsi all'ambiente e la selezione naturale premia i soggetti che meglio riescono appunto ad adattarsi alle mutevoli condizioni dell'ambiente, che trasmetteranno le loro mutazioni ai discendenti. Ora, siccome molti evoluzionisti sono atei o agnostici, essi dicono che le mutazioni genetiche che fanno evolvere sono casuali, come frutto del caso sarebbero anche i mutamenti dell'ambiente. Apparentemente sembra quindi che l'evoluzionismo sia incompatibile con la fede religiosa. Perché dico apparentemente? Lo dico perché in fondo per chi crede e per i filosofi credenti Dio stesso è appunto INTELLIGENZA che guida la vita stessa e l'intelligenza è appunto secondo me la capacità di acquisire un efficace CONTROLLO delle informazioni dell'ambiente. Tanto più è alto il livello di controllo delle informazioni ambientali tanto più è alta l'intelligenza stessa. Se la realtà è una manifestazione di una Coscienza intelligente, è secondo me ben possibile che quest'intelligenza guidi le specie ad acquisire un controllo sempre maggiore sull'ambiente e si sviluppi nel corso dell'evoluzione della vita, con forme sempre più intelligenti nel corso del tempo, sarebbe in fondo Dio stesso che si oggettiva e si sviluppa nella vita. L'evoluzione in quest'ottica non è casuale, ma è il metodo con cui Dio guiderebbe le specie ad un sempre maggiore controllo dell'ambiente. La casualità sarebbe solo apparente e dire che l'evoluzione è casuale è solo un giudizio di valore, che va OLTRE la scienza stessa, che se è pura non dovrebbe giudicare, ma solo descrivere. La Chiesa stessa sta affermando che evoluzionismo e fede non sono incompatibili, anche se molti scienziati lo affermano. Forse in questo forum, visto che sono molti i non credenti, ritenete già che ci sia incompatibilità tra le due posizioni, tuttavia in generale avete mai riflettuto sul fatto che forse l'incompatibilità possa essere solo apparente?
#33
Quindi la patologia non è l'iperattività, ma è anzi il contrario, la tendenza del cervello degli iperattivi a voler dormire, l'iperattività sarebbe anzi il rimedio a qualcosa che è opposto ad essa? Sono scettico su questo, molto.
#34
Io non preferisco affatto il cuore al cervello, anzi. Ritengo che il cuore sia qualcosa di ingannevole che ci fa sbagliare tantissime volte, perché in realtà quello che chiamiamo "CUORE" non è altro se non un giudizio inconsapevole che viene formulato e che spesso è ingannevole. Le emozioni non nascono dall'istinto, ma da un giudizio inconscio (che però viene sempre dal cervello) che tante volte è errato ed è condizionato dalla società. Il cuore rende schiavi del piacere, crea dipendenza affettiva, schiavitù emotiva, gelosia, possessività, rende manipolabile l'uomo ed insoddisfatto, lo porta anche ad uccidere e a tradire per le cose a cui è legato e che ritiene falsamente importanti.
Nulla è più vero per me di quella frase biblica del profeta Geremia che dice questo: "Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa ed INSANABILMENTE maligno. Chi lo può conoscere?" ed aggiungo che almeno secondo me una persona che sembra cattiva e si comporta male può anche avere pulsioni positive nel suo inconscio, mentre uno apparentemente buono può avere pulsioni cattive sempre nell'inconscio.
#35
@Eutidemo: Per quale motivo un soggetto che si sente perseguitato dagli altri dovrebbe denudarsi? Anzi, se io mi denudo posso essere più facilmente colpito, sono più vulnerabile, quindi questo denudarsi non mi sembra in linea con l'idea stessa di proteggersi da minacce esterne. 
#36
Spesso nel linguaggio delle persone si confondono a mio avviso due realtà molto diverse: l'amore e l'attaccamento affettivo. Infatti le persone dicono normalmente: "Amo molto quella persona", e "Sono molto affezionato a lei" come se le due cose fossero sinonimi. Invece a ben guardare non lo sono affatto. Infatti l'amore vero consiste nel dare qualcosa senza aspettarsi niente in cambio (nemmeno la gratitudine), mentre l'affezionarsi consiste in un processo per cui la mente umana ha bisogno (in misura maggiore o minore) dell'altro per la propria felicità e il proprio benessere. L'amore è un processo altruistico in cui pian piano si esce dal proprio egocentrismo, mentre l'affezionarsi al contrario ha proprio l'Ego e le sue gratificazioni come punto di riferimento. Di conseguenza io credo che nessuno soffra veramente "per amore", ma soffre perché è attaccato affettivamente a quella persona e quindi vorrebbe (per se stesso) ricevere sempre gratificazioni.
Dall'affezionarsi deriva la possessività e la gelosia, perché la persona ha paura di perdere  e vuole solo per se stessa le gioie che riceve e quindi vorrebbe l'altro sempre con sé, anche quando questo va contro il vero bene della persona stessa, mentre l'amore vero per sua natura non mina mai la libertà dell'altro, è solo l'attaccamento a fare questo perché è un processo appunto egoistico. Dio, che io credo fortemente esista, è un Essere che ama incondizionatamente senza però affezionarsi alle sue creature, proprio perché non ha affatto bisogno di esse per la sua felicità: quindi anche il nostro amore dovrebbe tendere a quel modello, liberarsi dalla dipendenza affettiva e andare verso un donare gratuito, che non si aspetta di ricevere qualcosa in cambio e che rispetta la libertà altrui, anche quella di separarsi da noi se ciò risponde al bene dell'altro. Secondo me ci si affeziona agli altri perché la nostra anima vuole un bene e una felicità per sua natura INFINITI, ma gli altri possono rispondere a questa nostra esigenza solo con un bene FINITO, che finisce e finirà: da qui deriva il fatto che non siamo mai soddisfatti di ciò che riceviamo, c'è sempre un vuoto che ci porta a volere altra felicità e quindi l'attaccamento porta con sé inevitabilmente il dolore, che si palesa nella solitudine, nella perdita, in varie situazioni della vita. Questa cosa era stata compresa, prima del Cristianesimo, anche e ancor di più dalla filosofia e dalla religione buddista, che individua appunto nell'attaccamento a persone e cose la causa dell'infelicità. Ovviamente io stesso non posso dire di essere libero dall'attaccamento, ma ne colgo la differenza rispetto all'amore vero.
Anche voi cogliete questa differenza tra amore e attaccamento oppure vi sembrano la stessa cosa?


#37
Il tema del thread è di carattere pedagogico piuttosto che strettamente filosofico, tuttavia la pedagogia, visto che si occupa di educazione dell'essere umano al bene e alla virtù, è di fatto una branca della filosofia. Il quesito che propongo alla discussione è il seguente: le punizioni servono davvero nell'educazione del fanciullo e dell'adolescente oppure sono controproducenti? Confesso che anche per me rispondere non è affatto facile, dal momento che la mia visione sul tema è cambiata nel corso del tempo, un tempo ritenevo (come in molti ancora) che le punizioni servissero davvero, adesso invece ho dei dubbi molto seri. Secondo me la cosa che dobbiamo chiederci è questa: con le punizioni il bambino che cosa apprende veramente? Apprende i valori che gli si vuole insegnare, cioè il rispetto, la lealtà, l'onestà, oppure apprende qualcosa di diverso? Io ritengo sostanzialmente che le punizioni fanno in modo che il soggetto eviti il comportamento deprorevole solo per la PAURA del dolore e della privazione, ma non per reale convinzione. Il suo comportarsi bene dopo la punizione sarà quindi soltanto una forma di "ruffianeria" nei confronti degli adulti, ma non appena potrà continuerà a comportarsi nel modo non voluto sapendo che sarà impunito e inizierà anche a mentire per evitare il castigo, quindi queste punizioni avranno avuto solo il risultato di insegnare la falsità all'individuo. Inoltre nel momento in cui (ed avviene nell'adolescenza) la paura verso le figure adulte diminuirà ecco che l'adulto non avrà più il potere di controllare il comportamento e quindi le condotte non volute aumenteranno a meno che non siano seguite da un'interiorizzazione delle condotte virtuose. Altro aspetto critico delle punizioni sta nel fatto che il genitore severo che punisce accompagna spesso il castigo a sentimenti di ira, risentimento, dice frasi anche molto cattive e aggressive (se non giunge alla punizione corporale), e quindi questo alimenta la sensazione nel bambino di essere amato non per quello che è, ma solo per quello che fa e quindi anche da grande potrà diventare un adulto manipolatore, perché ha imparato che per ottenere gratificazioni dagli altri bisogna lavorarseli e blandirli, usarli,  ma questo è contrario allo sviluppo di una morale autentica. L'ideale sarebbe quindi sostituire il castigo al dialogo e limitare la punizione solo nei primi anni di vita, ma diminuirle di molto se non annullarle man mano che il fanciullo cresce, in caso di errore si deve far riflettere con calma sulle conseguenze negative dell'atto compiuto.  Infatti attualmente sono sempre di più i pedagogisti e gli psicoterapeuti che contestano il valore educativo del punire, uno tra tutti è il pedagogista Daniele Novara, che insegna a gestire con il dialogo praticamente tutti i comportamenti problema e i conflitti tra coetanei.
Qual è la vostra posizione sul valore pedagogico della punizione? Ritenete che essa vada mantenuta oppure vada di molto limitata come appunto ho sopra affermato?

#38
Secondo me è stato proclamato il lutto nazionale a causa di una tendenza attuale dello Stato italiano a spostare l'asse politico verso la destra conservatrice e filo-capitalista, per cui essendo stato Berlusconi un'esponente della destra (di stampo liberista, ma pur sempre conservatrice) ecco che si è voluto per lui dare una solenne celebrazione funebre, cosa che non sarebbe successa in caso di morte di un esponente, magari anche molto meritevole, della sinistra. C'è una forte motivazione politica in questo.
Inoltre non condivido il fatto di considerare, come si sta facendo, le abilità comunicative di Berlusconi come un indicatore del vero valore di una persona, il vero valore di una persona non si misura in rapporto alle sue abilità sociali, perché anche Hitler e Mussolini avevano grandi capacità persuasive e sociali, eppure sono giustamente ricordati adesso per quel che erano, cioè dei criminali della storia!
#39
Normalmente un principio molto affermato, in campo morale e spirituale, è quello secondo cui è giusto dare amore e affetto, rispetto, attenzioni, solo a chi le MERITA, ma se analizziamo bene si scopre che in realtà questo principio ci allontana dall'esprimere amore autentico, ma riduce le relazioni ad un baratto, ad un usarsi a vicenda. Infatti "meritare" il rispetto e l'affetto che cosa significa in pratica? Significa mettere in atto tutta una serie di comportamenti (gentilezza, modi cortesi, educazione, ecc.) che noi desideriamo e che ci gratificano (ma possono essere, come spesso sono, solo ipocrisia formale!) e che quindi ci spingono a nostra volta a compiere azioni simili, ma per interesse, non per vero amore.
Infatti l'uomo, fin dalla tenerissima età, impara benissimo che se mette in atto determinate azioni otterrà gratificazioni dagli altri e rispetto, mentre se agisce in maniera diversa riceverà qualcosa che lo farà soffrire anche molto. Amare e rispettare chi merita quindi significa, dal mio punto di vista, semplicemente attendersi (consapevolmente o istintivamente) di ricevere una risposta che ci darà piacere e gratificazioni, infatti che cosa facciamo quando una persona per cui abbiamo fatto anche sacrifici inizia a comportarsi male con noi? Normalmente si dice: "Caspita, dopo tutto quello che ho fatto per lui questo è il "ringraziamento"? Non MERITA più nulla!". Ecco, da questa cosa si rivela che tutto era un inganno sin dall'inizio, perché sin dal principio si era stati gentili e corretti solo per ottenere qualcosa in cambio, e quindi non si è mai trattato di vero amore, al massimo di benevolenza interessata. Se invece ci si sforza di dare amore anche a chi secondo noi (o in base al giudizio generale) non lo merita, ad esempio perché è antipatico, egoista, ecc., allora stiamo davvero crescendo nella capacità di amare.
Che cosa ne pensate di queste mie riflessioni?
#40
La creazione del mondo, per la mia fede, è un atto gratuito di amore divino, nel senso che Dio crea anche coloro (come i diavoli o le anime umane che si danneranno) che sa già che non ricambieranno il suo amore, altrimenti Dio agirebbe solo se ricambiato, il suo sarebbe un amore condizionato e non gratuito. Dio ha dato al diavolo la libertà di agire anche in questo mondo, perché ne rispetta la libertà e quindi gli dà una certa libertà di azione: io credo (e questa è mia opinione, non verità rivelata) che la ribellione di Lucifero sia consistita nel fatto che abbia voluto essere lui il creatore della vita sostituendosi a Dio. Dio insomma avrebbe dato agli angeli questo limite: "Potete conoscere tutto, tutti i misteri della vita, solo lasciate a me il diritto di creare la vita, in questo non dovete interferire", ecco, Lucifero avrebbe forse voluto infrangere proprio questo divieto. In questo modo si spiegherebbe il male presente nel mondo, il mondo terrestre sarebbe solo in parte il frutto della creazione divina, il demonio avrebbe agito con il suo influsso nella creazione stessa introducendovi disordine e male. Un angelo infatti avrebbe il potere, anche solo con la forza del pensiero, di modificare ciò che è creato e pensato da Dio orientandolo in questo caso verso il male.
#41
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
11 Giugno 2023, 10:18:41 AM
L'Ucraina difficilmente riuscirà a scacciare i russi, che mi sembrano ostinati quanto gli ucraini nel resistere, sono allo stesso livello in rapporto alla resistenza e alla volontà di non arrendersi. Si arriverà al punto che l'Ucraina dovrà accettare uno status quo che di fatto ne vede la limitazione territoriale, con l'obiettivo di riconquista della Crimea che probabilmente non sarà realizzata, ma forse nemmeno la riconquista del Donbass. 
#42
Attualità / Re: Il crollo della diga di Kakhovka
08 Giugno 2023, 18:08:07 PM
Non esistono, ricordatevelo bene, i crimini di guerra, è LA GUERRA IN SE STESSA ad essere un crimine a priori! I cosiddetti "crimini di guerra" sono solo un surplus di crimine nel crimine stesso, ma è l'obiettivo stesso della guerra ad essere criminale a priori, perché comporta per logica spietata la distruzione della vita altrui spacciata per "vittoria".
#43
Se una persona viene battezzata da adulta la Grazia divina fa molto meno effetto, perché quella persona in passato ha già commesso colpe anche gravi o di una certa gravità, mentre se battezzi un neonato l'effetto è massimo perché quell'anima è ancora pura, quindi anche la grazia divina che elargisce le virtù teologali (fede, speranza e carità) ha un effetto molto migliore.  Perché la fede dei bambini infatti è spesso molto forte e pura? Normalmente si dice perché sono influenzabili e si fidano dei genitori che gliela impartiscono, sarà anche in parte vero, ma secondo me esiste un motivo più profondo, il motivo della forza della fede nel bambino sta nel fatto che è ancora ben attiva la Grazia battesimale, che può scemare o addirittura perdersi con il passare degli anni tanto più si commettono colpe a danno del prossimo o di Dio.
#44
@Aspirantefilosofo 58: Credo non perché mi è stato imposto con il battesimo, ma perché è una mia libera scelta, sino all'età di circa 35 anni ero quasi ateo o comunque agnostico, scettico verso ogni fede, solo con un percorso di ricerca personale sono giunto a credere. Ma la mia famiglia era indifferente dal punto di vista religioso, infatti non ho frequentato molto poco l'oratorio da bambino e non ho fatto la Cresima, quindi non posso dire che ci sia stato un gran condizionamento da parte dei miei familiari.
#45
L'inferno è ETERNO perché nell' al di là non esiste più il tempo ma solo l'eternità, si vive in un eternamente ADESSO, senza il prima e il dopo e quindi non è possibile che l'anima in perdizione si redima, perché non si può dire "Dopo si convertirà", perché non c'è più un DOPO. Dio non manda all'Inferno, ma se l'anima muore impenitente non è idonea a rimanere davanti a Dio e si staccherà da Lui, perché non sentirà il suo amore e lo vedrà solo come un accusatore a cui ribellarsi e si autocondannerà.  Secondo me i teologi che contestano l'Inferno si sbagliano eccome e secondo me saranno i primi a dannare la loro anima perché vogliono sostenere ciò che fa loro comodo, secondo me è una verità rivelata ed anzi Gesù nei Vangeli ne parla molto più che del Paradiso, ne parla nella parabola del ricco Epulone e di Lazzaro, ne parla nel discorso di Matteo quando dice ai dannati: "Via da me, maledetti, nel fuoco eterno", ne parla con i farisei quando dice: "Razza di vipere, come potete sfuggire al fuoco della Geenna", oppure ne parla quando dice parole severissime come: "Se il tuo occhio ti è di scandalo cavalo, sarà meglio che tu vada per il mondo monco piuttosto che finire anima e corpo nella Geenna, laddove il loro verme (cioè il male dell'anima) non muore ed il fuoco è INESTINGUIBILE", oppure "Non temete chi può uccidere il corpo, ma chi può mandare anima e corpo nella Geenna, laddove sarà pianto e stridore di denti". Ma non c'è solo questo, l'Inferno secondo me è stato rivelato a mistici e Santi, è presente nelle visioni di Santa Faustina Kowaska.  è presente nelle visioni di Don Bosco, che in alcuni sogni mentre era accompagnato da una figura angelica (una specie di guida) vide i giovani che educava bruciare in una fornace e lui disse alla sua guida: "Ma com'è possibile che siano tutti i dannati? Questi sono i giovani che erano da me ieri all'Oratorio!" e la guida rispose: "Questo è lo stato attuale delle loro anime, se morissero finirebbero certamente qui" e tra questi giovani vi erano alcuni che avevano una condotta apparentemente impeccabile, ma in realtà rubavano, mentivano ai confessori, erano ipocriti. Ecco, io credo in tutta coscienza che Dio nel suo Amore abbia voluto informare Don Bosco e gli altri Santi delle conseguenze catastrofiche che il male senza pentimento ha sull'anima, affinché poi queste persone potessero divulgare queste cose per la salute delle anime, Dio si comporta come un coscienzioso medico che dice ad un diabetico che ha il vizio di mangiare dolci che se va avanti così finirà in coma e morirà, è la stessa cosa con le rivelazioni sull'inferno. Addirittura Santa Faustina Kowaska, nel suo Diario a commento delle sue visioni sull'Inferno, dice che in esso ci sono anime che soffrono persino di più di alcuni demoni, poiché in vita peccarono con un'intensità persino superiore a quella di alcuni spiriti angelici! Secondo me queste sono parole ispirate e che implicano una conoscenza delle realtà sovrannaturali che va oltre l'umana comprensione.