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Messaggi - and1972rea

#31
Citazione di: viator il 21 Ottobre 2020, 19:19:29 PM


Il mondo, infine, è costituito solamente da originali. La apparente conformità di qualsiasi presunta copia tra i suoi contenuti, rappresenta solo l'imperfezione del potere risolutivo "ottico" di chi la osservi. Ciò secondo me vale per i contenuti di qualsiasi genere, inclusi quelli psichici o metafisici. Saluti.



Ho trovato interessante questa tua considerazione  ,che stride con la visione astratta che la scienza ha del mondo  ,e  secondo cui ,per esempio  ,non è rilevante quali delle n-miliardi di molecole di 5-idrossitriptamina disponibili in un organismo umano circolino in una certa area del suo cervello in un dato istante per modificare il suo stato d'animo , ma solo il loro numero neutro.
Secondo questa visione tecnica del mondo  il nostro "sé" consiste in una certa quantità di materia disposta in un determinato modo in una certa porzione dello spazio fisico e del tempo; e al pari di qualsiasi altro fenomeno fisico, questa visione tecnica del mondo pretende di considerarlo come fenomeno riproducibile, quindi duplicabile e replicabile... ; l'autocoscienza , secondo questa visione tecnico-razionale del mondo, può davvero essere riprodotta al pari di una reazione chimica...
#32

L'impossibilità di spiegare il fenomeno dell'autocoscienza sulla base del concetto materiale di estensione spaziotemporale è , a mio avviso, l'antico e invalicabile limite cartesiano di ogni futura neuroscienza che volesse proporsi di descrivere fisicamente l' IO come una delle tante forme, per quanto complessa, della materia. Cartesianamente parlando, si potrebbe dire che due cose estese che pensano sé stesse, per quanto fisicamente identiche fra loro, ma fra loro distinte nello spazio ,non possono razionalmente essere concepite come la stessa cosa estesa che pensa sè stessa, da cui l'inferenza che la cosa pensante più in generale non può essere descritta come un fenomeno dalle caratteristiche spazialmente materiali . Come possiamo , infatti, razionalmente immaginare di poter guardare negli occhi una perfetta copia materiale di noi stessi ,posta dinanzi a noi ,e percepire in siffatta maniera il nostro essere IO al contempo sia dentro che fuori di noi? È cartesianamente evidente ,quindi, che quella perfetta copia di nostri occhi dentro cui stiamo osservando nasconde un' alterità rispetto al nostro IO , la quale ALTERITÀ non può essere materialmente descritta nelle categorie di spazio e tempo; in questo esperimento mentale le due identità materiali a confronto consistono, infatti, almeno per un certo lasso di tempo, della stessa identica conformazione materiale sino all'ultimo stato quantico della più insondabile delle particelle che le compongono , ma esse non sono la medesima autocoscienza, perché basterà anche solo una lieve perturbazione esterna al loro sistema costituito fisicamente ,nel prima o nel dopo lungo lo scorrere del tempo che le unisce ,per disvelare e sancire la loro primigenia e reciprocamente indipendente ,passata e futura alterità rispetto alla loro presente identità.  Quali sono le vostre posizioni riguardo a questo particolare aspetto della fenomenologia materiale dell'"IO"? l' impossibilità logica di poter disegnare nel mondo o ritagliare da esso un modello autocosciente del "sich befinden" è davvero razionalmente dimostrabile ?
#33

Celeberrime personalità della cultura e della filosofia occidentale dalle origini ad oggi si son già gloriosamente cimentate sull'argomento ed hanno sviluppato profonde (e direi abissali) riflessioni in ordine a molti aspetti che avete fin qui accennato ; per esempio, dalla distinzione fra progresso e sviluppo della civiltà (Pasolini) a quella fra il senso dell'apollineo e del dionisiaco (Nietzsche), dalla coincidenza fra reale e razionale (Hegel) al valore del fondamento irrazionale ,fideistico e persino mitologico nell'approccio scientifico/razionale allo studio del reale( Pascal, Popper etc...); personalmente penso che la tecnica, che è sia madre che figlia della razionalità, ha travalicato ormai le misurate necessità naturali degli uomini conducendoli verso l'abisso dell' autodistruzione , e per quanto possa interpretarsi relativamente il concetto di progresso ,penso che le umane sorti future dettate dall'umana razionalità non potranno che coincidere in definitiva con l'atto deplorevole di un inconsapevole suicidio collettivo. Fu nello spirito della tecnica, intesa come approccio razionale ed economico alla vita (minimizzazione dei mezzi in funzione della massimizzazione di scopi puramente strumentali alla autoreferenziale volontà di potenza della tecnica stessa) che nello scorso secolo si industrializzò scientificamente l'eccidio di un popolo; è in nome della razionalità tecnica ed economica che oggigiorno si prende ogni decisione nella vita politica di popoli e nazioni, è in nome di una folle volontà di potenza che la tecnica sta moltiplicandosi sopra sé stessa bruciando l'ecosistema fisico dentro al quale è nata e cresciuta l'umanità. Nel tribunale della storia che dovrà giudicare l'avvenuto progresso o decesso dell'umanità, quindi, tutte le prove  disponibili fino ad ora ,per quanto indiziarie  ,non sembrano deporre a favore della razionalità dell'uomo tecnologico.
#34
Penso che la particolare ragione del tuo assillo consista nella più generale ed assillante impossibilità logica della ragione di ridurre il "Tutto Esistente" ed indifferenziato ad un " qualcosa" di razionalmente distinto, chiaro e distinguibile da ciò che distinguibile non è. Il Tutto Esistente ,infatti, non può essere la semplice somma delle parti, perché il risultato di qualsiasi somma non è mai il Tutto, e, quindi, il Tutto non può considerarsi logicamente divisibile. Il " Tutto" trascende , quindi, le parti, a tal punto che esse non possono nemmeno chiamarsi sue. Pare , dunque, che la ragione non possa che essere dalla Tua nel distinguere il "Qualcosa" come estraneo dal "Tutto" , un Tutto indistinto, razionalmente ineffabile, indicibile, sacro ed inquietante...ma pur sempre "esistente" e di gran lunga più vero delle fantomatiche "parti" in cui la ragione immagina di poterlo affettare.
#35
Citazione di: viator il 28 Marzo 2020, 13:45:56 PM
Salve and1972rea. Non ti devi preoccupare poichè il dilemma supremo della ricerca del "me" tra un certo "originale" quale tu sei e la sua copia materialconforme....ti verrà sicuramente risparmiato dall'impossibilità (intrinsecamente prevista dal principio di indeterminazione) di realizzare copie conformi di originali i quali, mentre la copia viene creata non importa quanto rapidamente, continuano a mutare, rendendo vano il cercare di adeguarvi quanto viene copiato.

Achille e la tartaruga hanno già spiegato che il Pelide può stare solo dietro o davanti il proprio concorrente.

Puoi continuare a sognare di essere qualcosa di più di quello che sei, se ciò ti appaga. Saluti.
Eh, purtroppo il dilemma non rimane confinato nel paradosso dell'impossibilità né in quello dello scarto temporale; questo ,perché il principio di "indeterminazione" non si deve confondere con un principio di "indeterminatezza", si tratta di due concetti differenti , ed il primo non proibisce logicamente la realizzazione di tale esperimento, anche se ancora non si conosce la modalità di realizzarlo senza che un osservatore interagisca con ciò che osserva. L'esistenza di due copie asincronicamente perfette che si incontrano nello stesso punto del tempo , poi, non cambia la sostanza della considerazione; quello che sono "IO" hic et nunc non lo sarà la mia copia perfetta passata o futura; io guardo ciò che ero , ma ,mentre osservo, rimango me stesso e non ridivengo ciò che ero, né diverrò ciò che sarò saltando il mio esclusivo continuum spaziotemporale. Detta più cartesianamente parlando, due distinte cose che pensano , per quanto identiche , non potranno mai essere la stessa cosa che pensa, questo perché, più platonicamente, anzi, aristotelicamente parlando, quelle 2 cose non sono riducibili né riconducibili ad una cosa sola. Quindi, "ANDREA" è quell'uomo, "Andrea" non è " L'UOMO", così come "quella penna" non è "la penna", e "Marco", quindi, non è riducibile alla potenziale fisica copia fotografica del proprio corpo o del proprio cervello. 
La vera metafisica del coronavirus, quindi, dovrebbe procedere da questo tipo di considerazioni teoretiche per poter giungere, chissà...😷🤒🤧🤤🤣, alla constatazione logica che all'origine del fenomeno non ci siano soltanto catene di ribonucleotidi ed enzimi intracellulari... 

#36
Citazione di: Ipazia il 27 Marzo 2020, 19:06:49 PM
Citazione di: and1972rea il 27 Marzo 2020, 18:48:51 PM
Ma quest'idea di un cielo racchiuso dalla volta cranica sarà mica poi davvero racchiusa in una volta cranica?...🤔
Ipotesi diverse ?
Altre ipotesi oltre le ipotesi  intendi?...come possiamo spingerci davvero oltre la fisicità delle volte craniche o delle spire molecolari di un virus?...🤔da improvvisato novello filosofo profano ,ormai costretto sul divano da qualche fluttuante conglomerato geometrico di catene lipoproteiche, non credo che impiegherò del tempo ad arrovellarmi sopra nuove quanto per loro natura insostenibili ipotesi ( le quali sostengono sempre qualcosa senza mai essere sostenute da nulla) o congetture inconfutabili ( fondate più che altro sull'intuito e sull'istinto ), perché sono poco avvezzo alle certezze morali; però, qualche considerazione  apotropaica per scacciare l'influsso nefasto del virus oltre la sua biologica fisicità posso tentare di abbozzarla, dicendo che in mezzo a un mondo concepito come fatto solo di cose non riesco proprio ad immaginare un altro me stesso, fatto esattamente come me fino all'ultimo elemento materiale, che affermi di essere davvero "Me", no! non posso fotografare  stereochimicamente la posizione di ogni mio neurone, di ogni mia sinapsi, di ogni gruppo carbossilico fino all'ultimo quanto di energia , replicare il tutto e "credere" che quel prodotto sia la duplicazione di "me"; perché se scrutassi quel prodotto materiale dentro al profondo dei suoi occhi vedrei chiaramente che "noi", cioè "Io e Lui", non siamo riducibili alle "cose" che appaiono dentro a questa volta cranica. E ,chissà, forse, dovremmo indagare oltre e non limitarci a cingere questo virus soltanto con la corona della fisica evidenza scientifica da cui far discendere storicamente , ma pur sempre materialisticamente, tutto ciò che attualmente si intende o fraintende per metafisica.

 
#37
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 15:35:44 PM
Citazione di: Freedom il 26 Marzo 2020, 13:10:33 PM
Non ho scritto che è la filosofia ma è la Metafisica che sta nell'Iperuranio.

Neppure questo è vero, perchè:

"Secondo Platone l'Iperuranio è quella zona al di là del cielo (da cui il nome) dove risiedono le idee. Dunque l'iperuranio è quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette, raggiungibile solo dall'intelletto, non tangibile dagli enti terreni e corruttibili. (WP)"

Ora noi sappiamo invece che le idee, mutabili e imperfette, stanno all'interno di un cielo racchiuso dalla volta cranica, per cui anche la metafisica non può risiedere che lì. Migrando al massimo in altre volte craniche che ne condividono gli enunciati e le rappresentazioni.

A @Hlodowig rammento le norme ministeriali sul distanziamento.
Ma quest'idea di un cielo racchiuso dalla volta cranica sarà mica poi davvero racchiusa in una volta cranica?...🤔
#38
È interessante notare come il fenomeno fisico a cui stiamo assistendo coinvolga globalmente e quasi sincronicamente l'intera specie umana, che fino ad ora , né  guerre, né  carestie riuscirono a colpire in modo così assoluto e universale; il terrore che serpeggia fra le persone , quindi, sembra andare oltre il limite fisico di una pandemia , la quale si limiterebbe di per sé a coinvolgere una parte relativamente ridotta dell'intera popolazione mondiale . Pensate che la sola probabilità di essere colpiti da una grave neoplasia durante il corso della nostra vita  rimane molto più elevata di quella di essere infettati sintomatologicamente da questo morbo nel giro dei prossimi mesi, e la stessa mortalità per cancro interessa numeri più grandi per fasce della popolazione di gran lunga più estese; eppure , questa evidenza fenomenica , questa limitazione logica e fisica della virulenza del morbo non è bastata a farci accettare stoicamente e razionalmente il pericolo. Le rivendite di tabacchi rimangono aperte e disciplinate per legge , con gli avvertimenti divenuti vani e le atroci immagini sui loro prodotti ormai indecifrabili, mentre una colonna di mezzi militari trasformati in carri funebri sparge enorme quanto dovuto sgomento. Ebbene, sembra  davvero esserci, a mio avviso, un qualche principio metafisico, un qualche archetipo nell'inconscio collettivo che va oltre l'evidenza fisica e razionale del fenomeno.
#39
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
26 Dicembre 2019, 22:12:09 PM
Citazione
È chiaro che siamo reazioni chimiche a scadenza, non è una macchina perfetta l'uomo, chi lo dice è solo un positivista. L'uomo è difettoso, si ammala. La fede e la malattia mentale sono la via per sconfiggere il pensiero della morte.
Se consistessimo davvero in alcune reazioni chimiche, basterebbe poter ripetere le stesse tal quali davanti ai nostri occhi per ottenere un clone identico a noi, ma basterebbe guardare questo individuo negli occhi per comprendere  che egli non sarebbe evidentemente affatto noi, e che il suo essere cosciente di sé stesso non sarebbe il nostro, né la nostra autocoscienza la sua, nonostante possa egli condividere con noi tutta la nostra memoria ed il nostro modo di percepire i fenomeni. Quindi, logicamente ,noi non possiamo affermare di essere ciò che vediamo di noi stessi, non possiamo consistere in una serie per quanto organizzata e relazionata di porzioni qualunque di materia elementare; insomma, non possiamo dire :" ecco, io sono semplicemente un gruppetto di atomi ben  organizzato che produce la mia esistenza fino a che, ovunque ,ogni volta che, e soltanto se si organizza in un certo modo" , questa affermazione non ha evidentemente alcun fondamento né razionale, né scientifico. Il mio suggerimento per affrontare il concetto di morte, quindi, è di non abbandonarsi all'irrazionalità ,all'immaginazione, alla suggestione di modelli che ci siamo creati fino ad ora per raccontare la nostra esistenza e ciò che sembra circondarci; noi siamo evidentemente molto più di tutto ciò che dobbiamo usare per vivere ,che è molto meno di tutto quello a cui dovremmo tendere nel cercare il fondamento della nostra esistenza .






#40
Tematiche Filosofiche / Re:Identità
20 Ottobre 2019, 17:59:03 PM
Citazione di: paul11 il 04 Settembre 2019, 21:24:52 PM
Citazione di: Lou il 04 Settembre 2019, 18:20:25 PM
Citazione di: paul11 il 02 Settembre 2019, 12:12:15 PM
ciao Leibnicht1
L'identità logica, rischia di diventare uguaglianza e similitudine, e decade in qualcosa d'altro.

La mereologia della "nave di Teseo"indica che le singole parti che formano la nave, non sono la nave. Se si indica con un termine, la nave, un oggetto della realtà, quel termine agisce su proprietà e caratteristiche che le sono proprie e la identificano separandole da altri termini, cose,con ben altre caratteristiche e proprietà.
Leibniz stesso dichiara: ogni monade è differente dall'altra perché non esistono due esseri che siano completamente identici, per il principio d'identità degli indiscernibili.
L'identità di un particolare individuo è determinato da tutte le proprietà.
Non proprio, se due entitá hanno proprietá non discernibili, sono la stessa entitá. È questo il principio di identitá in Leibniz?
Le foglie di Hannover, sono identiche?

cosa significa "discernibili"?
Come possiamo discorrere di due entità se non sappiamo definire le loro proprietà? Allora noi confondiamo, non conosciamo. Un ente è una parola che indica una cosa, "quella cosa" e non un'altra cosa. Come potremmo discorrere di entità se non sappiamo distinguerle?
"Non ci sono due foglie IDENTICHE sullo stesso albero" così scrisse Leibniz.
Ed io aggiungerei che anche il solo fatto e proprio il fatto di essere almeno due è la prova logica che esse non possono essere identiche.
#41
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
19 Ottobre 2019, 17:44:24 PM
Citazione di: iano il 19 Ottobre 2019, 02:51:29 AM
A proposito.....ma come fa' il gemello che "vola sul razzo" a restare più giovane, rispetto a quello che resta "fermo" a terra , se non esiste la velocità assoluta?
Si potrebbe infatti dire parimenti ,essendo là velocità relativa ,che quello che "vola sulla terra" resta più giovane rispetto a quello che resta "fermo" sul razzo.
Questo esperimento è stato fatto più volte e confermato con orologi atomici al posto dei gemelli . Le "lancette" dell'orologio in volo "girano" più lentamente.
Se ciò succede deve esserci una causa , che non può essere però la differente velocità, perché in assoluto differente velocità è espressione priva di senso.
Chiaro è invece il caso degli orologi posti a terra e , in alternativa , sul tavolo , dove la causa del diverso girare delle lancette  , la maggiore vicinanza a una massa , ha un senso assoluto.
Immagino inoltre che , nonostante la strabiliante precisione degli orologi atomici , questa non è tale da valutare l'effetto della differente velocità angolare degli orologi posti a terra e sul tavolo , che infatti non ho mai sentito chiamare in causa.Oppure perché il suo effetto è relativamente trascurabile.
Per gli stessi motivi immagino non si chiama in causa la differente altezza del razzo.
Chi sa' rispondere.🤨 ?
Rileggendo il post introduttivo di Epicurus ho trovato illuminante l'esempio sui numeri naturali visti come serie crescente o in alternativa insieme infinito , quest'ultimo usato per dare l'idea dell'universo blocco.


La domanda potrebbe anche essere: " come fa il gemello che si "muove sulla terra " a restare più giovane rispetto a quello che resta fermo sul razzo?"; e per verificare ciò che accade davvero , dovremmo fermare la terra ( cioè accelerarla fino alla velocità del razzo) , far scendere il gemello dall'astronave terra sul razzo e comparare il suo orologio con quello del fratello..., che cosa scopriremmo? Sarebbe interessante poter svolgere questo esperimento ,... si rileva, infatti ,che l'unica discriminante nel determinare lo scarto spaziotemporale rispetto alla relatività del moto dei due sistemi di riferimento è l'accelerazione( cioè ,decelerazione relativa) che un corpo subisce rispetto all'altro per potersi allineare al reciproco sistema di riferimento.
#42
Citazione
sarei ben lieto di fare anche solo un buon tratto di strada in sicurezza (fuor di metafora: di sapere che dispongo di svariati giudizi analitici a priori certamente veri).
Se l'obbiettivo è raggiungere la meta, e non quello di godersi la passeggiata, esaurire  soltanto un buon tratto di strada diventa del tutto irrilevante e quasi una perdita di tempo...
Citazione
Col che mi sembra di avere dimostrato l' esistenza reale di cause lontane nel tempo dai propri effetti, anche se tale causazione é simmetrica, e se quelle cause finiscono proprio nel luogo ove iniziano gli effetti, ma anche di cause di effetti lontani istantanei (e anche di causazione lontana sia nel tempo che nello spazio).
Invece quello di cause ed effetti che occupano, sovrapponendosi, la stessa porzione di spazio e tempo mi sembra uno pseudoconcetto autocontraddittorio, senza senso.
Be', invece mi pare piuttosto banale constatare il contrario, cioè che un nesso escluda l'altro; essi non possono coesistere paradossalmente in una unica affermazione: o è il ghiaccio a sciogliersi o è l'acqua a solidificarsi (fino all'ultimo microstato osservabile) o "a" correlato a "b" cambia "b" o viceversa, delle due l'una, e se si ammettono paradossalmente istantaneamente entrambi ,in quello stesso paradosso devono escludersi a vicenda; vuol semplicemente dire che fra a e b non può sussistere logicamente alcun nesso immaginario di causa ed effetto, e il fatto che cambino istantaneamente rimane inspiegato.
Dunque, una volta assodato che tali e tutte le trasformazioni( compresa quella di stato fra acqua e ghiaccio) sono causalmente spiegabil solo nella loro cronicità e spazialità, cioè che procedono gradualmente nel tempo e nello spazio, per cui dalla causa si procede verso l'effetto attraverso tempi e spazi determinati ( anche se non determinabili ...), bisognerebbe poi rendersi conto anche che ad un verso della trasformazione non è classicamente associabile lo stesso nesso causale della trasformazione inversa ( "A" che cambia il proprio stato e conduce a mutare lo stato di "B" è logicamente diverso dall' affermare l'inverso, quindi il nesso causale non si può dimostrare essere lo stesso, anche se nel caso della correlazione quantistica questo non appare evidente), quindi , o è "a" causa di "b" o è l'inverso, ma confondere entrambi i nessi in uno solo non è una banale semplificazione ,è una contraddizione(insisto ad essere banale; ma la causa che fa sciogliere il ghiaccio non è quella che permette all'acqua di solidificarsi, perchè il fornire calore non equivale a sottrarlo, perchè formare cluster e reticoli cristallini non è lo stesso che disgregarli, perchè montare non è smontare etc...etc...).Quindi,tutta la fisica sembra davvero dover ripartire da Hume, perchè se decido di mutare "a" in un certo punto dello spaziotempo e contemporaneamente a questo atto vedo mutare istantaneamente anche "b" in un altro , non posso logicamente affermare di aver trovato alcun nesso causale fra il cambiamento di a e quello di b, a meno di non ammettere che ogni cosa che accade o sia accaduta o accadrà nell'universo in un certo luogo ed in uno certo spazio possa essere immediatamente relazionata a qualsiasi altra posta in qualsiasi altro punto nello spazio e nel tempo.Se, invece, (salvando la relazione causale anche per l'entaglement q.)la difficoltà si trova soltanto nello spiegare come vi possano essere informazioni che coprono spazi più grandi di quello che il tempo concede loro per farlo, bè, Einstein dimostrò che spazio e tempo sono relativi, quindi, chi ci impedisce di immaginare che l'enorme distanza che separa due sistemi fisici correlati non sia più corta di quel che sembri? I'immaginario nesso causale con cui è cucita la realtà fenomenica sembra concretizzarsi necessariamente nelle nostre menti soltanto nel graduale dispiegarsi dei fenomeni attraverso un prima e un dopo  , un qui ed un là.
#43
Citazione
A me (da razionalista) non interessa stabilire quante affermazioni indecidibili ci sono in un sistema assiomatico logicamente corretto: mi basta sapere, con Goedel, che ce n' é almeno una, ma in compenso ce ne sono che si dimostrano decidibilissime e certissime; questo mi basta e avanza.
È importante rendersi conto, quindi, che qualsiasi sistema assiomatico ,per quanto elaborato esso sia ,risulta essere  sempre incompleto o contraddittorio in almeno una delle sue parti, e che non basta certo escludere quella parte per poter ritenere quel sistema uno strumento logico adeguato per poter aspirare ad un sistema di conoscenze completo e certo; più metaforicamente la vedrei così: se cercassi un mezzo in grado di raggiungere con certezza e in tutta sicurezza una meta importante e mi garantissero un' automobile efficiente in molte delle sue parti, ma non in tutte e sicuramente non in una(magari la spia del livello lubrificante che non fornisce responso certo...) e non potendo escludere , quindi, possibili ulteriori anomalie in altre funzioni, be' ,magari opterei , con le ragioni del cuore ,per una più affidabile camminata, impiegando certo molto più tempo in modo del tutto differente ,oppure cercherei , più banalmente ,un mezzo diverso,ma più sicuro.
Citazione
Causa ed effetto (simultanei) non si annullano affatto nell' entanglemet per il fatto di essere simmetrici, esattamente come non si annullano (essendo metacroni) fra l' aggiungere calore al ghiaccio trasformandolo metacronicamente (effetto della causa "aggiunta di calore" razionalmente postulabile anche se -Hume"- non dimostrabile) in acqua liquida e -simmetricamente- la sottrazione di calore all' acqua allo stato liquido trasformandola metacronicamente (effetto della causa "sottrazione di calore" razionalmente postulabile anche se -Hume"- non dimostrabile) in ghiaccio.
Il fatto è , invece, che la trasformazione a cui ti riferisci non avviene contemporaneamente alla somministrazione/sottrazione di calore; per quanto siano veloci, le radiazioni investono la materia ad una certa velocità che è anche la massima ,quella della luce. In modo altrettanto elementare, quindi,insieme a Hume, si può constatare che il nesso causale è primario (quindi, non è nella catena, ma nella giunzione fra anello e anello) e creato dall'abitudine soltanto se sussiste tra fenomeni fra loro contigui e consecutivi sia nel tempo che nello spazio.Il nesso immaginario, infatti, è sempre l'ultimo che riusciamo a trovare nelle nostre osservazioni ed il primo che sta alla base delle nostre congetture, le quali sono legate fra loro da lunghe catene e da invisibili punti di contatto fra la giunzione dei loro anelli. È impossibile , quindi, immaginare una causa lontana nel tempo dal proprio effetto ,anche se quella causa finisce proprio nel luogo ove inizia l'effetto; è impossibile anche pensare una causa lontana nello spazio dal proprio effetto pur esaurendosi nel momento in cui questo ha inizio; a maggior ragione , evidentemente, la nostra abitudine trova difficoltà ad immaginare una causa lontana sia nel tempo che nello spazio dal proprio effetto.Altrettanto banalmente si nota che causa ed effetto non possono essere legate da alcun nesso "abitudinario" e , quindi, immaginario, se essi occupano ,sovrapponendosi, la stessa porzione di spazio e tempo.

#44
Citazione
No, scusa, questo tuo ragionamento é "perfettamente illogico", per così dire.

Un sistema assiomatico che consente un numero indefinito di deduzioni certe e almeno una indecidibile presenta in assoluto la capacità di produrre (molti) giudizi analitici con attributi di verità e certezza logica (che é ciò che io ho sempre sostenuto e tu negato); e inoltre non ha la capacità di produrne almeno uno (un altro).
Invece ,a me pare del tutto logico distinguere il concetto di "indefinito", che non è necessariamente correlato a quello di "molti" dal concetto di "infinito" che Tu sembri confondere con dimostrazioni mai fatte da nessuno; potrebbe ancora dimostrarsi , infatti,(perchè nessuno ha dimostrato che in un qualsiasi sistema assiomatico sussista una e solo una affermazione indecidibile)  che il numero di affermazioni indecidibili all'interno di un sistema assiomatico possa dirsi non definito, e all'interno di questa non "definitezza" le affermazioni indecidibili  potrebbero benissimo essere pensate in numero "infinitamente" maggiore di quelle certe con attributo di verità. L'indefinitezza delle proposizioni decidibili non esclude nè che esse siano infinitamente più numerose di quelle indecidibili, nè che siano infinitamente meno numerose.
Citazione
Infatti l' entanglement quantistico é un ulteriore caso di determinismo causale (ulteriore rispetto alla causazione "classica" unicamente metacrona" (ovviamente e molto banalmente la causa é la sollecitazione attiva e deliberata, intenzionale della particella-onda "a" da parte degli sperimentatori, l' effetto é l' istantaneo mutamento a distanza della particelle "b" su cui non hanno direttamente agito ma che rilevano successivamente).
Evidentemente , invece, non si tratta di trovare una relazione fermandosi sugli anelli più periferici della catena della causalità (la sollecitazione attiva etc..), si tratta,quindi, di indagare proprio nel merito dell'esperimento, che consiste nell'istantaneo mutamento a distanza di due entità "correlate?" fra loro; l'entità "b" non muta in seguito al mutamento dell' entità "a" su cui si è agito,poichè il cambiamento avviene simultaneamente; affermare che ,siccome al mutare di "a" muta anche "b" ,allora "a"e"b" sono correlate fra loro, significa semplicemente riproporre lo stesso nesso immaginario di causalità glissandolo,senza poter immaginare ,cioè,se la causa stia in "b" oppure in "a" considerato che le due particelle non possono essere logicamente pensate come la stessa unica entità. Causa ed effetto , in questo caso, confondendosi si escludono logicamente a vicenda, impedendo persino all'abitudine o all'immaginazione di poter ripristinare una relazione che logicamente non solo non è dimostrabile, ma non può nemmeno più razionalmente sussistere.
#45
Citazione
No!

Goedel dimostrò "soltanto" che in un sistema assiomatico almeno una tesi é indecidibile in senso positivo o negativo, e non affatto che un numero indefinito (ma in generale grandissimo) di altre tesi non sono (non sarebbero, ammesso e non concesso) certamente vere (o affermativamente oppure negativamente circa i rispettivi soggetti).

E quindi, ...il Tuo No diviene Sì! 😆, si scopre ,infatti,che lo stesso sistema assiomatico che afferma di produrre proposizioni coerenti e complete produce anche, attraverso la stessa struttura logica ,proposizioni paradossalmente indecidibili, quindi, come dicevo,a quel sistema non si può logicamente attribuire in assoluto la capacità di produrre giudizi analitici con attributi di verità e certezza logica . Un sistema assiomatico, quindi, o è gravido di verità o non lo è, e non può affermarsi tale, a mio giudizio, unicamente per il fatto di non esserlo stato soltanto almeno una volta ( o si è incinta o non lo si è, non si può esserlo tanto o poco). Se si dimostra attualmente che almeno una affermazione è indecidibilmente vera o falsa, nulla vieta di ipotizzare potenzialmente che la maggior parte delle affermazioni in quel sistema assiomatico sia incerto, e che le affermazioni certe costituiscano soltanto l'infinitesima parte di quelle deducibili da esso.

Citazione
Questa la ritengo un' interpretazione errata del pensiero del grande David Hume (mi ricorda casomai qualcosa di ben diverso: il cosiddetto "paradigma della complessità" tanto di moda e tanto caro (fra i numerosi altri) ai per me pessimi Ilija Prigogine e Marcello Cini).
Chi legge ciò che scrivo comprende ,facilmente, che trovare oggi da parte nostra un riscontro alle obiezioni di Hume non equivale, ovviamente, ad interpretare il pensiero di Hume; in ogni modo, questo riscontro di inconsistenza empirica del vincolo causale  è posato nei fatti, e non certo nelle astratte speculazioni; basti pensare , per citare solo un esempio, all'effetto che in certe condizioni lega lo stato di due particelle a prescindere dalla loro distanza spaziale, noi osserviamo che al cambiamento di stato di uno dei due sistemi fisici, anche quello a lui correlato muta istantaneamente, in questo caso la causa e l'effetto si confondono sullo stesso piano temporale e spaziale(in quale dei due sistemi nasce la causa? In quale l'effetto? quando il primo?e quando il secondo?), e la nostra immaginazione risulta quasi costretta a riporre la causa immediatamente precedente all'effetto soltanto nella volontà stessa di colui che agisce per produrre l'esperimento.Ribadisco , quindi,essere assai interessante notare (o almeno per chi ci riesce) come, attraverso il paradosso, ciò che si crede razionale continui a scoprirsi (da Aristotele attraverso Pascal e Kant fino ad Hegel  e a Gödel) essere non solo contaminato, ma del tutto fondato sull'irrazionale.