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Messaggi - Mario Barbella

#31
Citazione di: Jean il 21 Settembre 2017, 11:02:24 AM
Cit . Mario B. : Un'intelligenza artificiale non è, ovviamente, almeno a giudizio delle persone di buon senso, superiore all'intelligenza che l'ha realizzata, non dimentichiamo mai questo principio generale!

A condizione che non possa evolvere (e apprendere da sola indipendentemente dal "realizzatore" , vedi es. https://www.riflessioni.it/logos/scienza-e-tecnologia/bob-e-alice-che-stanno-dicendo/)


J4Y
ciò è letteralmente assurdo perchè l'oggetto computer, contenente non altro che l'intelligenza immessa dal costruttore (Osservatore,cioè), non può evolversi oltre il suo contenuto (intelligenza artificiale) immessa dall'Osservatore stesso
#32
L'Osservatore, chi o cos'è e cosa fà?

           L'uso comune di questo termine è notoriamente riferito al "tale" che guarda, con attenzione a qualcosa; se parliamo nell'ambito del linguaggio scientifico e segnatamente di fisica di laboratorio, il termine allude al responsabile che programma, gestisce e controlla un esperimento o uno studio di ricerca; però ciò è limitativo seppur sufficiente per allargare enormemente il significato del termine come subito vedremo.

           Un esperimento di laboratorio o una ricerca qualsiasi necessitano di una ben precisa finalità per cui un primo compito dell'Osservatore è la precisazione di questa  per organizzare il suo lavoro e valutarne il risultato. Potrebbe già bastare questa iniziale considerazione per spalancare la finestra sull'importanza enorme e decisiva dell'Osservatore. Alla fine dell'esperimento deve giudicarne l'esito che può o meno soddisfare le esigenze o le sue aspettative sia nel senso della "qualità" che per le finalità della ricerca voluti sempre da Lui. Se l'esperimento doveva fornire la prova o la smentita di una affermazione o di una teoria allora la chiarezza del risultato, ai fini dell'una o l'altra alterativa, deve necessariamente "piacere" all'Osservatore per giudicare valido o no  l'esperimento, la ricerca o la dimostrazione da Lui data o ricevuta. Quest'ultima precisazione è importante per mettere in chiaro che l'Osservatore è chi cerca, vuole interpreta e giudica qualsiasi cosa, in questo caso, la dimostrazione o la negazione di qualcosa, soprattutto va aggiunto che ciò non è affatto limitato a fatti di scienza ma è esteso a qualsiasi azione connessa al suo ruolo assoluto, parlo, ben inteso, del ruolo dell'IO cosciente, ovvero dell'Osservatore, nell'Universo.
#33
Citazione di: iano il 15 Settembre 2017, 17:22:20 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Settembre 2017, 15:06:18 PM





<<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?..>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]



https://youtu.be/KJhm9gO1fbY
Al rompicapo di Einstein ognuno dà la sua risposta,come ha fatto Frege,e come hanno fatto altri con argomentazioni alternative,tutte parimenti rispettabili.
Frege dice che la logica matematica è la scienza dell'essere vero.E io sono d'accordo.
Sostiene inoltre con Platone che la matematica vive in un regno tutto suo.E io non sono d'accordo.
Ma che la matematica viva in un regno tutto suo o che venga inventata lì per lì,più o meno alla bisogna,cosa cambia nella pratica e nelle applicazioni della matematica?
Direi nulla,se non fosse che cambia l'atteggiamento mentale di chi la matematica pratica,e quindi il modo e il percorso con cui giungono ai loro teoremi.
A parte ciò  l'idea che la matematica viva in un regno tutto suo è una fantasticheria superflua.
Una ipotesi non necessaria se non a tranquillizzare qualche matematico un po' ansioso.
La matematica dal mio punto di vista è uno dei tanti strumenti che usiamo per un dato scopo,che servono ognuno in genere a qualcosa di preciso,dimostrandosi più o meno adeguate allo scopo.
Poi succede che uno strumento si dimostri a volte più versatile del previsto,e questo è sicuramente il vaso della matematica.
A noi serve per interagire con la realtà.Punto.
Se Einstein pensava con le sue teorie di descrivere una realtà assoluta,era inevitabile che per contro si sorprendesse dell'inattesa efficacia della matematica allo scopo.
Se invece avesse visto alle sue teorie come un mezzo utile per interagire con realtà,allora la matematica sarebbe solo stata parte di quel mezzo,con nessuno motivo per non attendersi la sua efficacia allo scopo.
È bello meravigliarsi e stupirsi di fronte a certi misteri,oltre che indirettamente utile,perché ciò ci spinge sulla strada della conoscenza.
Sappiamo di aver raggiunto la conoscenza quando sparisce la meraviglia,non senza provare per ciò un umano disappunto,quando le cose si banalizzano.Questa è la notizia cattiva.
La notizia buona è che i motivi per meravigliarsi non finiscono mai.
Un po' come risolvere un cruciverba su "L'eternità enigmistica"🤓
P.S.Ovviamente ognuno cerca di portare prove alla propria teoria.
Una prova considerata forte riguardò al fatto che il teorema di Pitagora può  solo scoperto e non inventato,è il fatto che sia stato elaborato nel tempo da diverse culture e in diversi tempi in modo indipendente.A me non sembra un argomentazione così forte.
A meno che uno non pensi che la clava si a l'invenzione di un sol uomo e che da questi si sia diffusa all'intera umanità.
Ma certamente no.E' stata scoperta e riscoperta come il teorema di Pitagora,senza bisogno di inventarsi il favoloso mondo in cui vivono le clave.😄
Senza nulla togliere alla posizione di Carlo Pierini, sono convinto che la  "meraviglia" di Einstein si spieghi passando attraverso il significato di "Osservatore" quale unico auto-responsabile di ogni giudizio e considerazione sul Suo (dell'Osservatore) "Universo" in cui e con cui l'Osservatore stesso , che non è il tale che fa questo o quell'altro, si identifica. Detto questo, non mi sembra più  così strano che il linguaggio matematico, che l'Osservatore stesso sceglie ed usa, non sia così in  contrasto con gli eventi che egli stesso giudica, valida, misura ed esprime. Tante cose si possono spiegare se si riuscisse ad agguantare bene il significato profondo dell'Osservatore, che chiamerei meglio "Osservatore universale unico ed assoluto", non esente dall'errore per via della "flaccidità" della Sua Conoscenza, che, per quanto elevata,  è come il guinzaglio del cane  che pur certificando benissimo la proprietà del padrone sul cane. non di meno ne assicura l'assoluto dominio su questo. :)
#34
DOBBIAMO DAVVERO TEMERE
IL DOMINIO DEL COMPUTER?
(Le paure dell'ignoranza)


Sembra prender piede, nel sentir comune, il timore di dover cedere il naturale dominio della nostra mente alla stravagante presunta sopraffazione di quella artificiale del computer! Ha qualche ragion una tale ridicola preoccupazione? Tutto sta nel definire a quale tipo di sopraffazione alludiamo e parallelamente definire cosa debba intendersi col termine qui usato di "computer". Per prima cosa vediamo come intendere il senso generale di questo termine. Nella preistoria dell'uomo, cioè prima che la sua intelligenza e la sua autocoscienza si sviluppassero in misura da potersi sufficientemente confrontare con quelle che riteniamo essere del livello attuale: a quel primitivo livello, un sasso opportunamente scelto e adattato per rompere noci da mangiare, sarebbe, appunto, e con pieno diritto, un computer. Infatti un computer odierno non è altro che uno strumento, più o meno complesso ed elaborato, costruito, scelto o adattato in modo da svolgere, con sufficiente rapidità e minor fatica per l'Osservatore e compatibilmente con le migliori attese di quest'ultimo, funzioni che senza quest'aiuto tecnico non sarebbero realizzabili così bene da soddisfare le esigenze dell'autore stesso, appunto, l'Osservatore.
           Abbiamo, dunque,  scolpito il significato generale del termine 'computer'. Mantenendoci, quindi, sull'esempio del modestissimo computer che qui chiameremo "sasso schiaccianoci", analizziamone le possibili minacce, non importa di quali entità e tipo, che l'Osservatore potrebbe temere: una è la ovvia possibilità che lo strumento scelto, il sasso, in presenti, allora, come oggi, problemi di sicurezza per l'utilizzatore che potrebbe ferirsi o subire altri danni fisici. Non è poco, è infatti necessario investire in tempo e lavoro per sostituire quel sasso con un altro o con qualche altro attrezzo che si ritenga possa ridurre rischi simili. Esisterebbe qualche possibile ulteriore rischio meno diretto e di altra natura? Sì, se pensiamo, per esempio, agli effetti sociali ed economici delle evoluzioni tecnologiche in generale: potremmo, infatti, pensare all'eventualità che, a quel tempo, potesse darsi luogo ad una potenziale competizione sollecitata anche dall'invenzione di un mero quanto vitale (allora) "computer schiaccianoci", cioè di qualcosa che richiamava, con parole di oggi, l'evoluzione tecnologica e che modificava, non importa in quale senso ed con quale intensità, i comportamenti individuali, da una parte, e gli approcci con le piante di noci ed altre fonti alimentari, dall'altra, e così in generale. E' facilissimo allargare ragionevolmente il campo delle conseguenza sociali, economiche e politiche intorno a questo esempio sì da giustificare possibili conseguenze significative nei rapporti tra le persone, si tratta sempre di timori conseguenziali all'evolversi generale delle tecnologie, nelle le quali il computer, seppur solo un sasso modificato, poteva essere, allora, un esempio notevole; ma oggi i timori nei confronti del "computer" (intelligenza artificiale) sembrano trascenderequeste conseguenze dirette e indirette che, al più, sarebbero non altro che ovvi rischi della vita quotidiana con gli strumenti della tecnica. L'opinione comune sembra temere ben altro: alludiamo, nientemeno, che ad un fantomatico dominio intellettivo del computer sull'Osservatore! Computer che, da oggetto controllato dall'Osservatore, si invertirebbe in dominatore di questo! Il computer, secondo queste opinioni, si accingerebbe a dominarel'Osservatore senza il consenso di quest'ultimo, sarebbe credibile una siffatta idea? Rispondiamo subito con un secco NO; ma se pur solo supponessimo che ci possa essere qualcuno al mondo tanto sprovveduto da credervi, allora dobbiamo spendere qualche parola per cercare di riorientarlo nel senso giusto, che poi significa solo richiamarlo al buon senso logico. Si potrebbero subito mettere a tacere queste stravaganti e sciocche supposizioni ricordando semplicemente che i computer, per quanto complessi ed avanzati, sono pur sempre inventati, progettati, elaborati, costruiti e poi scartati dalla mente dell'Osservatore o, indirettamente, da intelligenze artificiali che sono ancora cose progettate e realizzate dalla mente cosciente dell'Osservatore. Ciò assicura che non è il prevalere dello "strumento" sulla mente osservante che dobbiamo temere, ma la ben risaputa incostanza o "flaccidità" della forza conoscitiva dell'Osservatore, debolezza, questa, che ha lasciato che il sasso schiaccianoci ferisse il dito del poveraccio, nonostante ben sapesse dell'esistenza di un tale rischio e, forse, già pensava a future possibili migliorie dell'attrezzo. Ma d'onde nascono simili paure? Se riportiamo quest'esempio al mondo dei computer di oggi o futuri, ben più gravi conseguenze ci sarebbero da temere, ma sempre da considerarsi come conseguenze accidentali dell'uso delle tecnologie di ogni tempo e, no, va ribadito con forza, dovute sempre alla "flaccidità" ovvero, alla debolezza conoscitiva dell'Osservatore che dovrebbe auto-cautelarsi mettendo in conto i rischi dovuti sempre ai suoi stessi errori sovente di valutazione. Un'intelligenza artificiale non è, ovviamente, almeno a giudizio delle persone di buon senso, superiore all'intelligenza che l'ha realizzata, non dimentichiamo mai questo principio generale! Questo punto è da chiarirlo bene: la debolezza dell'Osservatore non sta nell'incapacità di dominare una mente più forte (che non esiste), ma nel non riuscire a dominare sempre e puntualmente la sua per sottrarla dalla minaccia del caos universale: l'entropia. L'Universo dell'Osservatore non è "chiuso" sì da potersi coprire e dominare con un'ampia e forte coperta conoscitiva da stendervi sopra e tutto includervi per dominare il caso ed il caos. Per grande che sia, ai margini di questa coperta incalza sempre il caos universale incontrollabile. Il teorema di Gödel insegni.
#35
Citazione di: Carlo Pierini il 12 Settembre 2017, 22:31:16 PM
Citazione di: sgiombo il 12 Settembre 2017, 21:35:30 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 12 Settembre 2017, 19:14:23 PM
Citazione
A quanto pare Carlo Pierini ritiene che le leggi fisiche "sono espresse dalla logica" (e per questo le dobbiamo considerare immutabili).

Resto allibito.

E io che pensavo che fossero osservate empiricamente, o comunque sottoposte a verifica/falsificazione empirica ed accettate solo nel caso non ne fossero falsificate, e non invece dedotte logicamente a priori ! ! !
Che non bastasse che fossero logicamente corrette perché fossero vere, ma occorresse anche che fossero empiricamente non falsificate ! ! !

Senti, Sgiombo, cerca di non manipolare ciò che dico; già te l'ho scritto cinque o sei volte che la validità di una legge si fonda "su migliaia di verifiche sperimentali passate" (ricordi?) e non sul fatto che sia espressa dalla logica. Quindi, invece di restare allibito, spiegaci perché una legge fisica dovrebbe cambiare nel tempo e una legge logico-matematica no.
il mio parere è che una legge fisica, ritenuta tale, sembrerebbe potersi modificare a motivo di possibili dubbi sul grado di conoscenza sulla stessa da parte dell'Osservatore.
#37
Citazione di: iano il 15 Settembre 2017, 17:22:20 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Settembre 2017, 15:06:18 PM


<<La Logica matematica è una scienza delle leggi più generali dell'esser vero. (...) Così come un'isola deserta fra i ghiacciai è là molto tempo prima di essere scoperta, così pure le leggi matematiche valgono già da prima della loro scoperta. Pertanto, i pensieri veri, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerli tali, ma sono indipendenti anche dal nostro pensarli. Essi non appartengono a coloro che li pensano, bensì si presentano nello stesso modo a tutti coloro che li concepiscono. (...)
Un terzo regno va dunque riconosciuto. Ciò che vi appartiene concorda da un lato con le rappresentazioni, perché non può venir percepito con i sensi, e d'altro lato con le cose, perché non ha bisogno di alcun portatore ai contenuti della cui coscienza appartenere. Così il pensiero che articoliamo nel teore.ma di Pitagora è vero atemporalmente, indipendentemente dal fatto che qualcuno lo ritenga vero. Non ha bisogno di alcun portatore. E' vero, cioè, non soltanto a partire dal momento in cui è stato scoperto, proprio come un pianeta è in un rapporto di azione reciproca con altri pianeti già prima che lo si scopra>>.   [G. FREGE, tratto da: "La filosofia di Gottlob Frege", di C. BIANCHI - pg. 150]




<<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?..>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]


L'angolo musicale:
HAYDN: Duetto Adamo & Eva, op. La Creazione
https://youtu.be/KJhm9gO1fbY
Al rompicapo di Einstein ognuno dà la sua risposta,come ha fatto Frege,e come hanno fatto altri con argomentazioni alternative,tutte parimenti rispettabili.
Frege dice che la logica matematica è la scienza dell'essere vero.E io sono d'accordo.
Sostiene inoltre con Platone che la matematica vive in un regno tutto suo.E io non sono d'accordo.
Ma che la matematica viva in un regno tutto suo o che venga inventata lì per lì,più o meno alla bisogna,cosa cambia nella pratica e nelle applicazioni della matematica?
Direi nulla,se non fosse che cambia l'atteggiamento mentale di chi la matematica pratica,e quindi il modo e il percorso con cui giungono ai loro teoremi.
A parte ciò  l'idea che la matematica viva in un regno tutto suo è una fantasticheria superflua.
Una ipotesi non necessaria se non a tranquillizzare qualche matematico un po' ansioso.
La matematica dal mio punto di vista è uno dei tanti strumenti che usiamo per un dato scopo,che servono ognuno in genere a qualcosa di preciso,dimostrandosi più o meno adeguate allo scopo.
Poi succede che uno strumento si dimostri a volte più versatile del previsto,e questo è sicuramente il vaso della matematica.
A noi serve per interagire con la realtà.Punto.
Se Einstein pensava con le sue teorie di descrivere una realtà assoluta,era inevitabile che per contro si sorprendesse dell'inattesa efficacia della matematica allo scopo.
Se invece avesse visto alle sue teorie come un mezzo utile per interagire con realtà,allora la matematica sarebbe solo stata parte di quel mezzo,con nessuno motivo per non attendersi la sua efficacia allo scopo.
È bello meravigliarsi e stupirsi di fronte a certi misteri,oltre che indirettamente utile,perché ciò ci spinge sulla strada della conoscenza.
Sappiamo di aver raggiunto la conoscenza quando sparisce la meraviglia,non senza provare per ciò un umano disappunto,quando le cose si banalizzano.Questa è la notizia cattiva.
La notizia buona è che i motivi per meravigliarsi non finiscono mai.
Un po' come risolvere un cruciverba su "L'eternità enigmistica"🤓
P.S.Ovviamente ognuno cerca di portare prove alla propria teoria.
Una prova considerata forte riguardò al fatto che il teorema di Pitagora può  solo scoperto e non inventato,è il fatto che sia stato elaborato nel tempo da diverse culture e in diversi tempi in modo indipendente.A me non sembra un argomentazione così forte.
A meno che uno non pensi che la clava si a l'invenzione di un sol uomo e che da questi si sia diffusa all'intera umanità.
Ma certamente no.E' stata scoperta e riscoperta come il teorema di Pitagora,senza bisogno di inventarsi il favoloso mondo in cui vivono le clave.😄
Mi limito a far presente che l matematica è uno dei linguaggi che 'Osservatore" usa per approcciarsi e fondersi con realtà dell'Universo (che è, poi, una faccia o un aspetto, se non proprio la sostanza dell'Osservatore, ovvero, l'IO cosciente stesso)
#38
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Settembre 2017, 15:06:18 PM
Citazione di: epicurus il 13 Settembre 2017, 11:50:29 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 12 Settembre 2017, 19:14:23 PMSe si è consapevoli del fatto che le leggi fisiche si esprimono con delle operazioni matematiche, la probabilità che in futuro una legge fisica possa cambiare, coincide con la possibilità che possano cambiare le regole della matematica e, quindi, della logica.

Le leggi matematiche e logiche si basano su stipulazioni e definizioni linguistiche.

Non c'è niente di "stipulato" nella logica e nella matematica. Le loro regole sono indipendenti dall'arbitrio soggettivo. Come scrive il matematico Frege:

<<La Logica matematica è una scienza delle leggi più generali dell'esser vero. (...) Così come un'isola deserta fra i ghiacciai è là molto tempo prima di essere scoperta, così pure le leggi matematiche valgono già da prima della loro scoperta. Pertanto, i pensieri veri, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerli tali, ma sono indipendenti anche dal nostro pensarli. Essi non appartengono a coloro che li pensano, bensì si presentano nello stesso modo a tutti coloro che li concepiscono. (...)
Un terzo regno va dunque riconosciuto. Ciò che vi appartiene concorda da un lato con le rappresentazioni, perché non può venir percepito con i sensi, e d'altro lato con le cose, perché non ha bisogno di alcun portatore ai contenuti della cui coscienza appartenere. Così il pensiero che articoliamo nel teorema di Pitagora è vero atemporalmente, indipendentemente dal fatto che qualcuno lo ritenga vero. Non ha bisogno di alcun portatore. E' vero, cioè, non soltanto a partire dal momento in cui è stato scoperto, proprio come un pianeta è in un rapporto di azione reciproca con altri pianeti già prima che lo si scopra>>.   [G. FREGE, tratto da: "La filosofia di Gottlob Frege", di C. BIANCHI - pg. 150]

EPICURUS
Quindi mettere in dubbio la verità di un teorema della logica del prim'ordine sarebbe ridicolo.

CARLO
Appunto.

EPICURUS
Ma poi col dire che le leggi logiche e matematiche cambiano, intendi che possiamo esserci sbagliati ad identificarle, oppure che proprio ciò che prima era vero ora è falso e così via?

CARLO

No, mi riferisco alla possibilità, per capirci, che in futuro "5x4" dia un risultato diverso da 20. E se questa è un'ipotesi ridicola, è altrettanto ridicolo pensare che, in futuro, per imprimere ad una massa di 5 Kg una accelerazione di 4 m/sec^2 sia necessaria (a parità di condizioni) una forza di valore diverso dai 20 Nw che sono sempre stati necessari; oppure che in futuro occorra un numero di arance diverso da 20 se vorremo darne 5 a ciascuno dei nostri 4 amici.

EPICURUS
Ma per quanto riguarda le leggi fisiche? Queste dipendono da com'è fatto il mondo, e quindi potrebbe essere che le regolarità del mondo cambino.


CARLO
Vuoi dire che in futuro potrebbero bastare 2 arance per darne 5 a ciascuno dei 4 amici di cui sopra? ...Ma siamo in un NG di filosofia, o un cottolengo?    :)

Citazione di: Carlo Pierini il 12 Settembre 2017, 19:14:23 PMvisto che consideriamo immutabili le leggi della logica, dobbiamo considerare tali anche le leggi fisiche da essa (dalla logica) espresse.

EPICURUS
Domanda: secondo te basta che una proposizione sia formulata in linguaggio logico/matematico, e allora questa proposizione è vera in modo immutabile?

CARLO
, se il tuo computer funziona!  :) Voglio dire: se milioni di computers - che sono costruiti ciascuno sulla base di migliaia di corrispondenze rigorosetra certe regolarità fisiche e il linguaggio matematico - funzionano da anni (in certe condizioni ben determinate), non vedo alcun motivo per cui, a parità di condizioni, non dovrebbero funzionare anche domani. Tu ne vedi?
Insomma, se ti pare ridicolo pensare che domani 5x4 non farà più 20, perché non trovi altrettanto ridicola l'idea che - sempre a parità di condizioni - il tuo computer potrebbe non funzionare più? Perché le leggi della matematica dovrebbero essere più stabili delle leggi della fisica.?

EPICURUS
Io suppongo tu non creda a questo,

CARLO
...Supponi male, perché persino Pitagora e Galilei, tra molti altri, pensavano che la matematica sia il linguaggio della Natura, cioè, la logica originaria con cui il "Demiurgo" ha costruito il mondo materiale: e la rivoluzione scientifica - che si fonda proprio su quest'idea - dimostra che i Nostri erano sicuramente più prossimi alla verità di quanto non lo siano gli sconsiderati e noiosi piagnistei relativisti sull'incommensurabilità tra mappa e territorio, tra soggetto e oggetto o tra rappresentazione e cosa. Lo stesso Einstein scriveva:
;) <<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?..>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]

Mario Barbella

Aggiungerei la nota (o l'idea) che potrebbe essere anche una raccomandazione, quella di considerare un "uno" inscindibile : "Osservatore Universo osservato (ovvero: vissuto) sì ché una così detta "Legge fisica" sia proprio questa fusione naturale; detto questo suggerisco di continuare il nostro consueto rapporto con la scienza  purché non si dimentichi questo.
L'angolo musicale:
HAYDN: Duetto Adamo & Eva, op. La Creazione
https://youtu.be/KJhm9gO1fbY
#39
Tematiche Filosofiche / leggi fisiche e leggi mtematiche
14 Settembre 2017, 17:57:02 PM
Le plurinominate "leggi della fisica" sono "percezioni dell'"Osservatore" (più semplicemente dell'IO cosciente). L'Osservatore, però dispone di  un ventaglio, direi continuo, di linguaggi (comunicativi-elaborativi e di autoregistrazione o memorizzazione) che va ,per dirla in breve, dal linguaggio interiore e/o familiare al linguaggio matematico passando, quasi con continuità, da una precisione minima (linguaggio personale e comune) ad una massimamente rigorosa, ma entro i limiti consentiti dalla "flaccidità" della Conoscenza imperfetta dell'Osservatore, che è quello del rigore matematico. Tale spettro di linguaggi consente all'Osservatore di agire  in funzione: a) della percezione grezza di un evento del Suo universo, b) delle circostanze ambientali (tra cui la stessa entità dell'Osservatore); l'esito di questa elaborazione è, niente meno, che la vita dell'Osservatore, cioè dell'Universo. 
Tutti i linguaggi, quale che sia la relativa "precisione", sono denominabili, appunto  linguaggi, se è possibile e facile(vedi nota (1)) all'Osservatore la concatenazione e la definizione  delle cause e degli effetti (percorsi detti "logici" solo se, diciamo, "graditi" al giudizio dell'Osservatore che, come si capisce, è la chiave di comprensione ed auto-spiegazione dell'Universo!  
;)(il resto.....mancia) :)

Nota (1) Gli aggettivi "possibile" e "facile" dicono che la "Conoscenza" dell'Osservatore è estesissima ma "flaccida", per esempio: so bene quanto fa più due più due ma non garantisco che tale perfetta puntuale conoscenza la sappia sempre e senza errori applicare anche su eventi banali, questa è la flaccidità di cui dico.
#40
Citazione di: Carlo Pierini il 12 Settembre 2017, 19:14:23 PM
EPICURUS
non possono esistere credenze/teorie che sono razionalmente giustificate in modo definitivo. Rimarrà sempre la possibilità (seppur remotissima e addirittura ridicola!) che una credenza/teoria possa essere falsa o imprecisa.

CARLO
Non va bene, caro Epicurus, che tu metta sullo stesso piano una credenza con una teoria ("credenza/teoria"). Se si è consapevoli del fatto che le leggi fisiche si esprimono con delle operazioni matematiche, la probabilità che in futuro una legge fisica possa cambiare, coincide con la possibilità che possano cambiare le regole della matematica e, quindi, della logica. Ma allora, in questo caso, sarebbe inaffidabile anche quella "logica inoppugnabile" - come dice Sgiombo - che impone la non-assolutezza di una legge fisica! ...E, adesso che mi ci hai fatto pensare, le cose stanno proprio così: l'immutabilità delle leggi fisiche è legato a doppio filo con l'immutabilità della logica-matematica che le esprime; quindi nessun procedimento logico può imporre una limitazione di attendibilità ad una legge fisica, perché in questo modo modo pone il medesimo limite anche a se stesso. In altre parole, visto che consideriamo immutabili le leggi della logica, dobbiamo considerare tali anche le leggi fisiche da essa (dalla logica) espresse.

Per cui, sono stato troppo generoso a concedere un valore "pressoché nullo" al procedimento logico che impone una de-assolutizzazione delle leggi fisiche: in realtà il suo valore è assolutamente nullo: le leggi fisiche sono immutabili quanto lo sono le leggi logico-matematiche.
Ha ragione il fisico W. Heisenberg:

<<Il sistema di definizioni e di assiomi che può essere scritto in una serie di equazioni matematiche è considerato come descrivente una struttura ETERNA della natura, non dipendente da uno spazio o da un tempo particolari>>.  [W. HEISENBERG: Fisica e Filosofia - pg. 114 ]


L'angolo musicale:
GATTO PANCERI: Mia
https://youtu.be/1fa-jcaorNk
.
SONO PIù vicino al parere di epicurus, infatti una legge fisica, quindi naturale, che si sa che riesce a descrivere piuttosto facilmente i fenomeni, almeno certi, col linguaggio matematico (leggi matematizzabili, come diceva Galilei) ed essendo stata la matematizzazione uno sviluppo rivoluzionario nella scienza, ciò, dopo la rivoluzione francese, ci ha lasciata l'illusione che non sia il linguaggio ad imitare la scienza ma la scienza ad imitare i linguaggio! ::)
#41
Tematiche Filosofiche / Re: Dove c'è l'IO c'è Dio
13 Settembre 2017, 19:18:29 PM
No, l'Osservatore sa risolvere tecnicamente ciò che qualsiasi macchina di sua costruzione e progettazione riesce a risolvere. Pensare bene, non secondo  il mero parlar quotidiano, questo punto crucialissimo del discorso sul significato di ciò che è l'Osservatore!
L'Osservatore è l'Entità sintesi di ogni tipo, forma, qualità di ente intelligente e cosciente dell'Universo perciò è unico e, quindi,  chiunque si riconosca essere un IO Cosciente può fire "IO sono" cioè sono l'Osservatore dell'Universo di cui qui parliamo. ::)  ;)
#42
Citazione di: iano il 12 Settembre 2017, 20:22:59 PM
Sono espresse,ma non ne derivano,quindi non ne ereditano gli attributi.
Per non dire che le leggi della logica da un pezzo non sono più considerate assolute.
Carlo,sei indietro di almeno un secolo.Non che le idee siano un fatto di moda......ma se le vuoi riattualizzare dovresti trovare argomenti più meditati e meno improvvisati lì per lì,per quanto a tale vizio io stesso sono solito adagiarmi,trovando però per ciò giustificazione nella mia ignoranza.
.
A partire da Galilei fino alla fine dell'800, passando dal'era di quello stupidotto di P.S: De La Place (pace all'anima sua), ci eravamo convinti che il linguaggio matematico esprimesse, nel suo "sacro rigore", tutte (o almeno gran parte) delle proprietà della fisica, così ho sempre creduto anch'io, ma dopo l'avvento della fisica quantistica e della relatività e dopo che queste scienze sono state rese pubbliche da buona letteratura allora mi sono ricreduto e mi son dato dell'imbecille! :-[
#43
Tematiche Filosofiche / Re: Dove c'è l'IO c'è Dio
12 Settembre 2017, 21:36:31 PM
Ho letto con attenzione il Suo post sul computer ideale o "macchina" di Turing e la ringrazio sentitamente  tuttavia, dal Suo post ho tratto anche l'impressione di non essere stato sufficientemente chiaro sul tema della "macchina" di Turing e del suo importante significato filosofico: innanzitutto ribadisco di non aver voluto assolutamente sostenere che l'IO cosciente (ovvero l'Osservatore che è, poi, una speciale sintesi di tutti i così detti "io") sia identificabile con o nella "macchina di Turing", anzi, ne è fuori ed indipendente come un artigiano ed il suo attrezzo (per quanto possa ciò esserlo se si tiene conto dal concetto di universalità dell'Osservatore e, quindi dell'IO nei confronti col tutto); dirò ancora che la macchina di  Turing vale poco o niente senza l'Osservatore ed è irrealizzabile almeno a causa della infinità del suo nastro dati, ma la sua idea rimane valida per dimostrare che l'Osservatore è proprio quell'Ente superiore che s'interpone nel rigore che si crede proprio del linguaggio scientifico e che tanto disturba i "rigorosi" come quel famoso tale (P. S: De  la Place) che disse "...di non aver bisogno di quell'ipotesi...".  
Qui, comunque, lascio all'attenzione di chi mi legge ogni valutazione ragionata e non piattamente banale quel tale prima citato. ;)
Accetto critiche.
Grazie
#44
Tematiche Filosofiche / Re: Dove c'è l'IO c'è Dio
11 Settembre 2017, 10:29:00 AM
l'IO è quasi esattamente ciò che comunemente s'intende quando ognuno di noi dice, appunto, "IO", ma il significato a cui alludo lo si può cogliere bene solo se, sempre IO, riesca a dirmi: "IO SONO" dando, se così posso dire, alla mia Coscienza, di essere il solo, almeno in quell'istante di pensiero, "essere cosciente unico" non avendo, come è logico, esperienza di altri IO che contraddirebbero questa unicità, direi, assoluta.  Questo modo di concepire l'IO porta a pensare al concetto di "Osservatore universale unico" la cui accettazione porterebbe, ne sono convinto, all'approfondimento della filosofia della scienza e della matematica, ma qui ci spingeremmo ben oltre i limiti di questo post. ::)
#45
Tematiche Filosofiche / Re: Dove c'è l'IO c'è Dio
10 Settembre 2017, 21:11:39 PM
si, ma per molta gente la cosa sembra complicata!