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Messaggi - green demetr

#31
Citazione di: Phil il 07 Ottobre 2025, 21:50:32 PMSuppongo (ma potrei sbagliarmi) nessuna; perché se ci fosse una direttiva etica oggettiva e scientifica (soft) tale, l'etica diverrebbe una scienza dura, ma, come dimostrano più di duemila anni di pensiero umani, non lo è
Purtroppo questo caveat lo hanno insegnato anche a me, è tempo di svecchiare gli scaffali della libreria di casa, e tornare a leggere veramente il canone occidentale, che è tutto ciò che viene prima della modernità.
Guarda basta leggiucchiare qualcosa, sentire qualcuno che ne parla degli antichi: il canone occidentale è esattamente la formazione di una etica oggettiva.
Forse chi mente non è l'antichità, ma è la modernità.
E così forse Socrate non è un sofista, ma è la modernità a essere tale, e a voler immagianre un Socrate sofista.
In questo senso Nietzche è rimastro dentro la modernità.
E mi ha tenuto prigioniero insieme a lui.
Caro Phil noi dobbiamo uscire dalla modernità non rimanerci dentro.
La metafisica è stata buttata fuori dalla modernità, ma questa è una di quelle menzogne metafisiche di cui Nietzche avrebbe dovuto accorgersi, non lo ha fatto, c'è arrivato da solo da altre vie.
Una volta buttato di fuori il racconto della metafisica, rimane una metafisica REALE, di cui appunto l'occidente ha parlato sino all'altro ieri.
Semplicemente ci hanno fatto il lavaggio del cervello.
Naturalmente tu dirai il contrario, ossia che sono io che ho subito il lavaggio del cervello....seeee come no!
Io non conosco la tua vita,ma sono sicuro che una bussola farebbe bene a tutti. E le bussole puntano cose reali, della vita, altro che le sciocchezze della psicopompa scienza.
Si a proposito, dimentico che se dico "ci hanno", la propaganda dice chi? alludendo a che sto parlando di marziani.
No povere anime perdute, sto parlando dell'industria culturale di cui voi feccia siete parte. E tranquilli non c'è alcun marziano.
Che tempi!
#32
Citazione di: Koba il 07 Ottobre 2025, 18:46:29 PMOra, quando tu hai descritto la scena dello scienziato da laboratorio che finché rimane con il camice addosso può anche alimentarsi solo di conoscenze, ma quando poi appende il camice sente il bisogno di altro ed è mosso da sogni, speranze ecc., ecco è proprio questo il punto: questo è il finale da cambiare.
Immaginiamo quel sapere rigoroso, comprensivo di tutte le discipline (dalla matematica alla psicoanalisi), che sia nello stesso tempo però realmente incarnato, reso istintivo tanto da non permettere più la dismissione del camice (nel caso lo si usasse).
In questo modo alla domanda se la conoscenza sia in grado di fornire obiettivi all'azione non è così ovvio rispondere di no.
Che manchi appunto la determinazione a incarnare fino in fondo ciò che si arriva a conoscere? Questo è un salto che noi diamo per scontato che non avverrà mai (nella lezioncina a cui mi riferivo) perché appunto la conoscenza nel suo aspetto negativo di critica non ha ancora acquisito lo stesso radicamento della forza quasi istintiva di un'ideologia o di una religione.
Hai colto perfettamente il senso di Nietzche.
E hai colto perfettamente anche come la religione o la filosofia siano neccessariamente legate all'incarnazione di ciò che NON APPARE.
Ma per modo di dire non appare!
Le nostre vite infatti non sono apparenze, ma vissuti.
Come trovare un vissuto che sia anche razionalmente sostenibile in termini scientifici. Lo avevano già detto gli antichi: l'etica.


Andiamo ad alcuni sottotesti, e rivoli indegni.

Ora credo che Phil itenda dire che la scienza a cui si riferisce Nietzche è quella meccanicista (ammesso e non concesso, per me non è cosi), che l'eterno ritorno, sia un tentativo di comprendere come unire le due scienze quella gaia e quella meccanicista; e quindi visto che non lo penso dell'eterno ritorno, lo penso però proprio della presunta rigorosità della scienza in sè.
In questo senso per quanto ho compreso (sempre in fastidiosi compendi in rete), oggi la scienza dura, è quella della complessità, che di duro appunto non ha alcunchè (ad oggi direbbero gli esperti).
Nietzche non poteva saperlo, dunque se la domanda è possiamo cercare il modo in cui Nietzche cercava di compendiare, unire, la scienza meccanicista con la gaia scienza? La risposta è certamente si.
Ma a mio avviso di meccanicismo a parte qualche aforisma qua e là, che naturalmetne testimonia di questo sforzo, penso ai suoi progetti di biologia integrata, si risolve invece al 99% in gaia scienza e basta.
La domanda antipatica di Phil è se questa domanda è oggi attuale.
A mio modo di vedere no, non esiste alcuna biologia integrata, se non nelle fantasie di qualche decina di migliaia, di biologi molecolari o giù di lì, visto che non so nemmeno in cosa stiano perdendo tempo a fare che (oltre che arricchire la BIG PHARMA, e quindi loro stessi, ovvio, sulla pelle delle cavie umane, dei lavoratori in miniera etc..etc...etc...).
Forse una domanda sarebbe se i sostenitori della complessità possano dirci qualcosa su questa gaia scienza.
Ma si certo, basta vedere i risultati psichiatrici sull'effetto delle meditazione sul reale.
Va bene, ma qui mi pare in discussione la bussola nel mondo.
Per me Nietzche cerca il metodo, ma nel farlo, si imbatte nei fantasmi.
Come dire Nietzche va oltre se stesso, oltre le sue intenzioni.
In maniera completamente avulsa Freud ne riprende le fila.
Fino ad arrivare ad Adorno, che ne decreta la fine.
Siamo dentro a questa fine, se vogliamo parlare di attualità.
Mi appare ovvio che persino l'ultimo dei meccanicisti naturalisti, Comte, abbia da dirci molto ma molto di più in termini morali e di bussola razionale di quanto i vagiti di noi post-moderni (ovvero uccisi dalla modernità) siamo anche solo in grado di emettere.
Siamo messi male.
Vediamo di rialzarci.
Ciao!
#33
Citazione di: Koba il 28 Settembre 2025, 17:34:08 PMCiao green.
Non sono sicuro di aver capito quello che intendi dire. Come si può criticare e dissolvere la metafisica e la religione senza intaccare l'insieme di quei valori etici che derivano da esse?
Subito dopo Umano troppo umano, in Aurora e poi in Gaia scienza, Nietzsche mi sembra faccia i conti con la conoscenza. Conoscenza che è appunto smascheramento delle menzogne religiose e metafisiche, ma anche conoscenza in quanto passione (che lui conosceva bene).
Un'opera aforistica, come fa notare Montinari in "Che cosa ha detto Nietzsche", è sempre un'opera aperta.
Io ho l'impressione, mentre leggo questi testi, di rimbalzare dall'uno all'altro affrontando gli stessi nuclei tematici da visuali però differenti.
Lo spirito libero di Umano troppo umano diventa così l'uomo della conoscenza di Aurora e Gaia scienza. Il quale poi con l'idea dell'eterno ritorno è chiamato a fare un salto di qualità, diciamo così, ad andare oltre se stesso, ad essere "superuomo".
Affrontare seriamente Nietzche è un problema. Se tu rimbalzi da un testo all'altro, io rimbalzo da una aforisma all'altro, ma dentro la stessa opera.
Il motivo del mio rimbalzo è però stato fino ad oggi dovuto alla mia disperata ricerca di un interlocutore, se non proprio di un maestro (e va bene quella è la mia posizione paranoica).
Leggere un testo di filosofia come Montinari, che avrei dovuto leggere in un giorno, mi ha portato via due mesi, che per chi cerca di essere di nuovo centrato sulla conoscenza come ben dici tu, è in realtà un grande risultato, perchè finalmente qualcosa che si è smosso nel 2020 sta oggi cominciando a prendere forma, a prendere coscienza di sè.
Questa premessa è necessaria per spiegare che molte cose non sono chiare nemmeno a me.
Putroppo a me è stato insegnato che Nietzche non ha delle fasi, ma si legge come un tutt'uno.
Ma tutti dicono che esistono Nietzche diversi; da qui il purtroppo precedente, perchè nella mia ricerca di un interlocutore o di un maestro, questo diventa un grosso problema di interpretazione e quindi di vicinanza filosofica.
Il Montinari mi sembra una persona umile, e io ho un gran bisogno di persone umili, perchè sennò parto per la tangente.
Pensavo che si trattasse di un testo ermeneutico ed ero curioso (di nuovo curioso finalmente). Si è rivelato essere invece uno strumento di compendio del lavoro di Nietzche, cosa di cui avevo un immenso bisogno.
La sua precisione filologica fa la differenza rispetto alle mille ermeneutiche sulle quali io non mi ritrovo mai, ma proprio mai.
E' un peccato che Nietzche non abbia potuto iniziare il suo progetto vero, la sua vera filosofia costruens.
Ma è evidente che dopo fasi mediane come la gaia scienza, avesse il bisogno di unire quella fantasia con la vita reale di tutti i giorni.

Andiamo a quello che avevo scritto a Settembre, c'è un errore grave, perchè ho scritto una cosa pensandone un altra.
" Naturalmente sono ben conscio che quando lui attacca la verità, in realtà sta attaccando la menzogna."
volevo invece dire che Nietzche attacca il concetto di verità (dall'antichità fino a Kant) per sostituirlo con una meditazione sulla menzogna.
Ora per brevità vado con l'accetta: la menzogna è un problema morale (per il canone occidentale), ma per Nietzche è un problema gnoseologico.
Come sai io sono d'accordo con Nietzche: la morale è semplicemente il sostituto della menzogna.
Il canone occidentale mente.
L'ho sempre pensato fino a quando il prof mi ha fatto conoscere Horkheimer, e poi Adorno.
C'è una distinzione tra una ragione strumentale ed una morale.
Nietzche ha toppato di brutto.
Ma ad un attento per quanto veloce ritornare sui propri passi: lo ha fatto, e lo ha fatto davvero, Nietzche ha utilizzato la ragione come strumento per spiegare la menzogna.
Ma nello stesso tempo così facendo ha inaugurato suo malgrado la modernità spinta che lui stesso presentiva.
Comincio a pensare che la presentiva non per profezia, ma per errore personale. Il nichilismo, o meglio il suo pensiero, non era la causa del malessere odierno occidentale, ma ne è il suo sintomo, suo di Nietzche.
Ecco che all'improvviso comincio meglio a capire come mai la genealogia della morale sia il libro di un relativista come Sini.
Alla cupa disperazione di quel libro, Nietzche risponde con la Gaia scienza.
Ma non siamo più nei territori sani di umano troppo umano.
Siamo sconfinati in quello che lacan e soci (che oggi so essere convinti relativisti) chiamano fantasmatica. Ossia la tecnica del fantasma di seduzione, chiamato ad hoc, di padronanza. Seduzione da cosa, si dirà?
E' questo il problema massimo: temo abbia ragione la scuola di francoforte, seduzione nel relativismo.
Nietzche poteva ancora scrivere la prima parte della volontà di potenza (ossia Anticristo e Crepuscolo degli Dei), ma la seconda non poteva.
Secondo Montinari l'unico momento in chiave costruens, ossia la seconda parte della volontà di potenza, lo possiamo trovare in quello che doveva essere la prefazione alla seconda parte, e che poi però è diventato il famoso Ecce Home.
Ossia l'analisi. L'autonalisi è il lascito di Nietzche, lo è in maniera lampante.
Un filosofo relativista come Derrida non gli poteva sembrare vero di poter applicare questa cosa a Freud, utilizzare Nietzche stesso per far fuori Freud. E' il sogno bagnato della modernità relativista.
Freud-Scuola di Francoforte-Nietzche.
Non si può mettere Nietzche dopo per ovvie ragioni, ma con uno sforzo ermeneutico io credo possa essere plausibile, costuire questa filosofia del futuro, aggiornata.

Questa doppia premessa dunque potrà meglio illustrare di come la Gaia scienza, nei pezzi che tu utilmente citi, sia sempre in quella scia di rendere la scienza qualcosa di relativo.
Per me è ovvio, ma come battere la scienza prescrittiva, la scienza al servizio del capitale, e sopratutto a tutti i fantasmi di cui essa è popolata? E di cui per assurdo Nietzche stesso ci ha fornito tutti gli strumenti per uscirne?
Noi siamo liberi di conoscere, e nessuna conoscenza pregressa deve fermarci nel farlo, dice il Nostro. Peccato che non sia questione di scienza, e conoscenza quindi, per tornare a bomba, ma di medianità.
Esistone esseri mediani, non si tratta di fantasie.
Noi li chiamiamo fantasmi ma essi sono reali, come insegna la psicosomatizzazione, già all'inizio delle indagini, ancora sperimentali, ancora ospedaliere della psicanalisi freudiana: i fantasmi esistono e fanno paura.
Molta paura.
Noi non siamo più in grado di avere paura, passiamo direttamente al trauma. In noi non si attiva nulla di quella gaia scienza di cui avremmo disperatamente bisogno.
Una gaia scienza contro i fantasmi reale, non quelli fantastici di Nietzche. La guerra di Nietzche la sento anche come la "mia guerra", perchè io sto sempre con lui.
O meglio per far capire Nietzche: quanti fantasmi reali Nietzche è riuscito già da solo a far emergere da dentro la modernità, quanti ne ha profetizzati imminenti all'interno della modernità?
Sta lì la grandezza del filosofo.
E allora quale è il problema?
Esso risiede nel fatto che il suo impianto metodologico è invece fallito.
Se chiediamo oggi a Nietzche di illuminarci sulla gnoseologia, ne ricaviamo poco, o addirittura siamo tentati di cestinarlo, come già molti, troppi hanno fatto.
Certo se limitiamo il consesso filosofico ad una questione meramente conoscitiva, probabilmente a ragione lo cestineremmo.
Ma è davvero la questione conoscitiva la meta della filosofia? è davvero il metodo la meta della filosofia (come bestialmente si insegna nei licei)?
O forse questo mero compito epistemologico non è passibile di strumentalizzazione?
Nietzche lavora da dentro la modernità, ma il nostro compito è di uscire da essa.
Le questioni sono tante, vanno tutte presentate passo dopo passo, lettura dopo lettura. Mi spiace per la sommarietà del testo. Ma i tempi moderni pretendono delle risposte anche raffozzante subito, è questo il mio pensiero.
Buono studio a tutti, ma sopratutto a me stesso.
#34
Citazione di: PhyroSphera il 01 Ottobre 2025, 11:03:52 AMC'è anche il dualismo bene/male, ma si stava dicendo dell'opposizione realtà/illusione. Certo questa può coinvolgere anche bene e male. Direttamente però, questa dualità è della dottrina manichea.

MAURO PASTORE
L'estate è passata, ho avuto la mia prima caduta nel mondo della vecchiaia.
Non basterebbe la malattia a farci capire cosa è l'ontico?
Abbiamo davvero bisogno dei ragionamenti di Husserl per dirci cosa è reale e cosa è illusione?

Leggendo il mio stesso contributo pre-estivo devo dire che non l'ho capito molto bene. :D
Suppongo che volessi dire che pensare il pensiero come un ente indagabile sia non solo errore epistemologico, ma una vera e propria volontà di negare che la morale sia una scelta libera.
Naturalmente tra queste mie frasi breve ci sta l'intera storia della filosofia e le ultime conoscenze della fisica.
Per brevità quello che intendo dire è che ciò che dovrebbe interessare la filosofia è la scelta libera anzitutto, e successivamente, e solo successivamente, la scelta morale.
Lo stesso Kant all'inizio della ragion pratica difende il concetto di libertà come non solo fine, ma addirittura premessa alla sua ragion pura.
E noi sappiamo anche da un semplice manualetto di filosofia come la filosofia di kant sia alla base non solo dell'idealismo (oggi tramontato), ma anched della filosofia analitica e fenomenologica novecentesca e contemporanea.
Ovviamente fine morale, in quanto il fine in sè stesso non esiste.

Mi pare però di ricordare che lei Pastore si interessasse di Jung.
Noi dunque ci stiamo riferendo ad un paradigma di pensiero piuttosto specifico, e al contempo aspecifico al campo filosofico.
Come sa il mio rapporto con Jung è difficile, da una parte ne riconosco le misteriose origini della sua necessità di filosofare, dall'altra non posso non notare come questo autore sia oggi, dalla modernità, utilizzato sempre più spesso per continuare quell'opera di smantellamento dell'individuo (e dunque della sua morale) a favore della collettività.
A mia intuizione la Bibbia, Platone e Jung utilizzano le figure mediane (vi sono più cose fra cielo e terra di quanta la tua fantasia possa immaginare, dirà Shakespear) come enti morali.
Faccio un esempio, all'inizio di Essere e Tempo, Heidegger scrive che la sua ontologia si occupa di tutte le sostanze mediane.
E che fra queste sostanze mediane, egli si occupa di quella che queste sostanze le pensa, l'uomo è visto come un ente mediano speciale.
E' forse utile ricordare di come anche Kant chiami speciali quelle filosofie che si occupano di Anima, Dio e Mondo.
C'è come uno iato tra antichità e modernità.
A mia intuizione nemmeno poi tanto: in quanto gli enti mediani dell'antichità sono ciò che compone la morale.
Se nell'antichità vi era certezza che questi enti vivessero, nella nostra che abbiamo perso il filo con quelle certezze, sembra siamo ossessionati a rivelarne la natura.
E' lì che avviene il cortocircuito tra reale e illusione.
Anzitutto è un cortocircuito provocato da una impossibile semantica, quella di ridurre l'esperienza ad una questione meramente semantica.
Credo che Jung su queste cose avesse una predisposizione che lui stesso chiamerebbe magica. E sono d'accordo con essa.
Penso anche che lui volesse poter rendere conto di questa esperienza mistica, credette, a torto, che la scieza freudiana potesse aiutarlo in questo.
Ma la talking cure di Freud mette in rilievo l'esperienza mondanda, non quella mistica.
Jordan Peterson che si definisce junghiano lo ha spiegato brevemente cosi: nella pratica clinica è difficile che venga qualcuno a dirti che ha un problema con questo o quell'archetipo.
Ecco che i discorsi si sovrappongono: e allora come è possibile che oggi quella junghiana venga considerata una psicologia funzionale?
Perchè la funzionalità (parola che ho aggiunto prima apposta per distinguere) è proprio quella che serve, fa da ancella alla scienza contemporanea. Ossia alla sua volontà di potenza.

Bisogna stare attenti perciò a non scambiare il reale per illusione e l'illusione per realtà.
Putroppo per Jung il suo libro su Nietzche mette in luce come non essendo egli un filosofo professionista, non essendolo per indole, faccia degli errori clamorosi, che poi è sempre lo stesso, considerare la metodologia degli altri (Freud e Nietzche) come una sostituzione di un simbolo.
Come se, per unire il discorso di apertura, l'ente mediano che abita quel simbolo sia in diretta correlazione con quello che viene scambiato per, di volta in volta, il discorso di Freud, il discorso di Nietzche, quando invece, questi discorsi, sono metodologie scientifiche, e perciò irrelate a qualsiasi contenuto (che alla fine si rivela essere supposto, infatti Jung non è considerato un grande lettore di Nietzche, e se ne va liscia la questione, nemmeno di Freud; non costruiva una nuova scuola di pensiero sennò.

Queste sono le premesse alla mia futura filosofia.
Jung non è escluso, come non lo è il pensiero orientale, si tratta però di sapere per bene cosa siano questi esseri tra cielo e terra.
Ciao!
#35
Citazione di: iano il 27 Settembre 2025, 17:31:42 PMSe però la scienza invece non afferma di poter dire il vero
Si va bene abbiamo fatto il compitino, la scienza non dice il vero (lo so benissimo, non scambiarmi per uno a digiunto di filosofia) , però quando si auto-premia con i nobel e si impone con la forza sulla libera scelta degli individui, là il concetto di verità non è chiamato in causa nevvero?
Iano ma non sei stufo di farti prendere in giro da questi criminali?
Diamoci un taglio come loro scienziati danno un taglio a noi, perchè vedi quelli si arrogano di essere i migliori, ma stanno sempre a parlare male della filosofia, dimostrando loro malgrado non solo la loro volontà di distruzione dell'altro, ma anche proprio di non capire niete della filosofia, sopratutto di quella che ragionava CON Dio. Lascia perdere le vecchiette con i loro rosari etc...C'è un abisso di incomprensione tra filosofia e scienza, l'ho sempre saputo dal giorno 1, quando non sapevo un cazzo.
Chiamalo se vuoi pre-giudizio, io la chiamo rimembranza platonica.
E infatti (vivendo e studiando si capisce che) la scienza si arroga il DIRITTO (addirittura) della verità.
Sono dei pazzi. Questa è la mia conclusione definitiva.
Ridiamo spazio e sopratutto parola ai filosofi, futuri ovviamente, perchè quelli di oggi sono collaborazionisti e incapaci.
Ripartiamo a parlare del canone, magari tralasciando tutti quei filosofi che non parlano di morale, ossia tutti quelli della modernità, l'ultimo "buono" è stato Kant....duecento anni di cagate dopo...lo so sono troppo diretto. Ma è il frutto di letture scomposte, agitate e tanto, ma proprio tanto vissuto, dal basso, dalle periferie.
#36
Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 23:50:23 PMGrazie per aver reso possibile questa dimostrazione pratica della teoria.
Non hai dimostrato niente mi pare.

Nella tua teoria come già detto da Daniele ci sono troppi assiomi (dogmi come tu li chiami), o forse meglio troppe affermazioni assolutamente gratuite e prive di qualsiasi contesto.

Credevo che il tuo problema fosse di natura psicologica, e me ne auguravo una formulazioni migliore.

D'altronde da un punto di vista ontologico (che è poi lo psicodramma del nostro secolo), non vi è modo di dialogo.
Hai semplicemente sommato una serie di affermazioni per lo più rapsodiche, a testimonianza che non c'è un vero lavoro di auto-analisi.
Difficile ammettere una biblioteca infinita e nel contempo che esista un evoluzionismo: l'evoluzionismo è stato già da tempo smontato, e persino ai tempi di Darwin era ritenuto incompleto e supponente.
D'altronde persino il concetto di concetti contradditori, che è poi ciò che mutui in maniera fantastica dalla psicologia (no! non è di concetti che si parla in psicanalisi, ma di vissuti, cosa che se tu noti, manca completamente dalla tua teoria) è passibile di rapsodismo.
La scienza non lavora cosi. Si vede inoltre chiaramente che ti manca l'intero corpo occidentale della filosofia, vedi il passaggio da un io narrante ad un soggetto fatto e finito, che è esattamente ciò che risponde in negativo alla tua premessa: ossia che tu sia un vapore (affermazione chiaramente contro il canone occidentale e chiaramente anche contro il senso comune, in fin dei conti bizzarra).
Naturalmente tu ribatterai che questo canone è il filtro.
Capisco benissimo la tua necessità di liberarti dalle catene, ma forse queste catene è meglio esplicitarle in altro modo.
Amici come prima. Apprezzo il tentativo di un pensiero pre-conscio.
Non ne capisco però le motivazioni profonde.
Ciao ciao!
#37
Dopo aver letto Montinari capisco che Nietzche non è mai andato oltre Umano Troppo Umano. La sua opera finale è infatti l'Anticristo.
La gaia scienza rimbalza di nuovo nella sua impossibilità.
A mio modo di vedere togliendo la morale Nietzche si è auto-sabotato.
E' normale che sia tornato al punto di partenza, e anzi si sia definitivamente ammalato.
Naturalmente sono ben conscio che quando lui attacca la verità, in realtà sta attaccando la menzogna.
Putroppo dopo di lui, tutti hanno finto che la verità non sia una ridicola menzogna.
E questa menzogna si chiama cristianesimo, non si scappa.
Il vittimismo soverchiante di chi è abitato dalla volontà di potenza, la sua menzogna in tutte le salse, non si chiama forse scienza?
E' la scienza a essere ridicola nell'affermare di poter dire il vero.
Quando è un semplice psicologismo. E anche da lì non si scappa.
Non vorrei davvero tornare a dove citare heideger, ma la sua critica alla scienza mi pare ancora citabile. Lasciando perdere tutto il resto della sua squinternata "visione del mondo".
Nietzche si riferisce a quello che i greci sapevano già molto bene, ossia che è la phisis stessa a essere la risposta ai quesiti dell'uomo.
Quando guardiamo un monte, un lago, un mare: gli uomini impazziscono divorati dalla loro nevrosi, e loro sono sempre là, imperturbabili. La natura regna, il resto sono solo scuse di un epoca impazzita nel momento in cui ha deciso che non esiste più un Dio.
#38
Credo che l'utente Paul ci abbia lasciato. Gli devo le scuse, la morale certo Paul! la morale!
BACK TO THE FUTURE: melanchonia.
i primi 10 post di Paul erano già una sinfonia di senso e giustizia.
Anche lui si è iscritto nel 2016 quindi veniva come me dal forum precedente poi chiuso.
(peccato aver perso i suoi contributi).
La sua consapevolezza del meccanismo dell'industria culturale era già evidente.
Peccato che non l'avesse nominata, così facendo mi ha fatto perdere tempo.
Più che rispondere, si tratterebbe di confermare, dal diritto naturale, a quello della libertà economica, ero e sono d'accordo con tutto, mi mancava proprio la parte della morale. Peccato uomo, il Mondo sa essere crudele, ed è quello che merita chi non studia.

Qui prendo uno spunto filosofico https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/credere-o-non-credere-sono-due-ipotesi-con-uguale-probabilita/msg358/#msg358
"https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/credere-o-non-credere-sono-due-ipotesi-con-uguale-probabilita/msg358/#msg358
"E' vero che coscienza e conoscenza non sono la stessa cosa, per cui quel sentire apparterrebbe alla coscienza.
C'è per chi ha letto "fenomenologia dello spirito" di Hegel un passaggio che Giorgio Gaber riprese in un suo spettacolo che è illuminate:
"La coscienza è come lì'organo sessuale, o da  la vita o fa pisciare".

Hegel divide  la conoscenza astratta da quella concreta, ponendo il movimento dialettico in cui la coscienza è l'origine che muove la conoscenza che si esplica nel mondo fenomenico fisico, per poi ritornare alla coscienza e diventare concetto nell'autocoscienza..
Pensare che la verità, tipico della scienza, sia la dimostrazione del fenomenico fisico, significa obnulare la coscienza originaria che muove la conoscenza. Ritenere che esista un'oggettività come se le sintassi e semantiche fossero là fuori in sè e per sè, significa prendere cantonate(per dirla in breve).

Il secondo aspetto è il concetto di verità.
Il problema che fu al nocciolo prima nella filosofia e poi nella teologia è che senza uno statuto ontologico dell'Essere tutto diventa opinione  e opinabile. Detto in parole povere, o esiste un concetto fermo ed eterno da cui dipartono tutti gli altri concetti a lui relazionati e quindi è un paradigma fondamentale, oppure si passa agli enunciati e assiomi che di volta in volta possono essere modificati mutando le sintassi relazionali di un modello conoscitivo.(che è il modello matematico-geometrico e scientifico di almeno un secolo a questa parte)."


"Perchè l'aspetto sostanziale del Dio,Verità, paradigma logico, è che le stesse relazioni sono forti(ad esempio la morale) ,per cui o la conoscenza ridiventa coscienza nella fermezza, o nessun concetto essendo opinione potrà costruire fermezza nella coscienza e di nuovo  la stessa esistenza diventa opinione e i significati perdono senso :questa è infatti la cultura attuale; dove più conoscenza non genera più coscienza , ma frastorno, ridondanza, rumore di fondo ,confusione i che nulla toccano e aggiungono  l'inane esistenza."

Paul era una persona speciale, naturalmente all'epoca non avevo ancora chiaro il concetto di morale (come specchio del D-o), desumibile da Platone.
La mia all'epoca era una guerra allo scientismo. Una guerra a risvegliare i cuori alla libertà del pensiero, del pensare.
Non si trattava nemmeno di studiare a fondo, come ormai oggi è ovvio sia diventato un impegno etico.
Una promessa mai fatta in realtà da onorare di fronte agli Dei.
Paul evidentemente aveva quelle conoscenze, forse era troppo pudico per citare le fonti.
Non so, visto l'incubo in cui siamo caduti forse avrebbe potuto essere più esplicativo sulle fonti.
Però forse come me anche lui all'epoca non conosceva ancora quella fonte che si domandava del perchè non vi fosse rivoluzione: questa fonte è la scuola di Francoforte, che parte non da Hegel, non da Kant, non da Platone, ma dal buon Freud.
L'ambiguità umana di cui parlava in https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/quello-che-la-tecnoscienza-puo-fare-rispetto-a-quello-che-possiamo-comprendere/msg457/#msg457 è indagabile.
Il buon Paul in quel intervento memorabile del 12 Aprile 2016 vedeva assai più lontano di me.
Laddove la morale del D-o viene meno, subentra la morale relativista del moderno.
Certo l'attacco ai corpi non sembrava possibile in quei termini di ritorno economico, eppure la sua possibilità era già nelle sue premesse.
E mentre combattevo cercando di capire nel frattempo lo scientismo dell'epoca, oggi mi basta leggere Feynmann: la realtà è la bellezza di un calcolo matematico. Siamo sempre a Platone.
Veramente un peccato! Avremmo subito cercato di capire cosa fosse questa relazione di verità. (ricito" è che le stesse relazioni sono forti(ad esempio la morale) ,per cui o la conoscenza ridiventa coscienza nella fermezza").
Sono d'accordo Paul, mi spiace essermi sintonizzato su un impellenza che non riuscivo a distinguere.
Ma cosa è questa morale? E' qui che secondo me inizia la filosofia.
#39
Un altro post che recuper dei primi 14 Un altro post che recuper dei primi 14
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/il-rapporto-fra-conoscenza-e-conoscente/msg704/#msg704 ecco una intuizione che avevo dimenticato.
A quell'epoca mi dimenavo ancora cercando di far capire le posizioni scientiste, o psicologiste della scienza contemporanea. Non era ancora arrivata l'apocalisse del 2020, ne parlavo ancora come se avessimo avuto ancora tempo, come se avessi avuto ancora tempo.
Avessi saputo che dietro c'era macchiavelli non avrei perso tempo.
Comunque è proprio vero il conoscente non può appiattirsi al conosciuto, anche perchè il conosciuto è una metafora, al massimo per venirsi incontro nel fare, ma il conoscente ha bisogno di infinitamente di più che il proprio bias e quello confermato da macchiavelli.
#40
Un altro post che recupero dei primi 14 https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/paralisi-del-sistema-e-conseguenze-parallele/msg602/#msg602
Quelli erano ancora gli anni del dopo 2007, il discorso pubblico era impantanato in sciocche teorie economiciste, oggi nei giorni dell'apocalisse, quei discorsi paiono ancora più ridicoli, anche se ovviamente non sono minimamente cambiati. La progressiva paralisi dell'Europa si capisce anche dal tono sempre più calante dei suoi protagonisti idioti.
O meglio anche qui andrebbe ricalibrato secondo non l'idiozia su cui ancora mi imbarcamenavo, ma sulla propaganda del mondo liberale di sinistra, pensiero macchiavellico per eccellenza, che mi ha portato via inutile forze intellettuali.
#41
Percorsi ed Esperienze / Melanconia: back to the future
26 Settembre 2025, 16:22:50 PM
E così siamo vicini ai 3000 messaggi, mi è venuto un motto di nostalgia, controllarli tutti e vedere di correggerli.
Ma nei primi 14 devo dire che praticamente non è cambiato niente.
Nel https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/nietzsche-l'-uomo-e-il-suo-diritto-al-futuro/msg560/#msg560 era il 14 Aprile 2016 avevo circa 40 anni, e già da 2 scrivevo su un altro forum poi chiuso (con annessi messaggi putroppo). D'altronde erano anche gli anni in cui avevo un anno sabbatico dal lavoro per tornare all'università. Praticamente allora il mio maestro era Sini e Heidegger mi interessava parecchio.
La consapevolezza di Nietzche d'altronde era nata ancora prima quando tornai ad aprire un libro (il numero della rivista di aut-aut su lacan), la vita mi aveva già spezzato allora, il muro d'odio e ignoranza che questo mondo scarica sull'individuo non aveva lasciato scampo alcuno non dico ai sogni, ma proprio a pratiche di convivenza normali.
Ricordo quella discussione, che mi pare si curvasse sul libro maledetto di Nietzche ossia la Geneaologia della morale. Un testo oscuro, osannato da Sini.
Solo quest'anno ho avuto modo di leggere l'interpretazione complessiva di Nietzche offerta da Montinari, il traduttore di Nietzche.
A mio avviso Umano troppo umano, che è il mio libro, perennemente sotto mano, già pone tutte le questioni su cui Nietzche poi torna nei libri successivi.
A quanto pare Nietzche non è mai andato oltre UTU, e infatti il suo scritto finale è l'Anticristo.
Certo sono considerazioni che lasciano di sale, come la moglie di Loth.
Dall'IA di Google "La moglie di Lot, descritta nel libro della Genesi, fu trasformata in una statua di sale perché disobbedì all'ordine di non voltarsi indietro mentre fuggiva da Sodoma. Non viene menzionato il suo nome, ma in alcune tradizioni ebraiche viene chiamata "Ado" o "Edith". Il suo episodio è spesso citato come un monito contro la disubbidienza e l'attaccamento alle cose del mondo."
Come Edith, io e Nietzche non andremo mai dove vogliono i sacerdoti del pensiero, noi ci volgeremo sempre dietro. Noi non dimentichiamo mai cosa fosse Sodoma; la città del sesso libero. Anche se di sale, in una presa psicotica persecutoria, le sue ultime frasi rimarranno nella storia: dove sono le donne? portatemi il vino!
La comunità degli uomini del futuro è Sodoma.
Ovviamente non la vera Sodoma di cui la Bibbia parla, perchè quella indica di come bisogna vedere di cosa consta questa città libera del sesso, laddove il sesso è predatorio non può esserci libertà. Alla fine l'intera questione umana si riduce a questi due estremità, umane troppo umane. La filosofia di Nietzche invece vuole LIBERARE da questo atto predatorio e dagli infiniti sintomi di chi lo introietta, in uno stato di confusione irrazionale, laddove il giusto diventa il tirannico. Laddove la libertà diventa volontà di potenza.
Era questo il dilemma di Nietzche, e naturalmente ne pagò le conseguenze.
Infatti il tiranno te la pagare sempre, anche se sei un filosofo, anzi sopratutto se sei un filosofo. La comunità può esistere solo con individui liberi e liberamente educati al rispetto.
La sua missione di "rigrecizzare" il mondo è purtroppo finita con lui. Peccato, troppo presto è avvenuta, avrebbe avuto bisogno di molto, ma molto più tempo.
Già le genealogia della morale è stata un passo falso un indugiare sbagliato, ma d'altronde oggi so che questo falso procedere di tanti bravi studiosi è dovuto ai maestri.
Persino un pensatore come Heideger ha sbagliato a indugiare, da lì a poco le profezie di Adorno si sono tutte avverate. Ma il nocciolo del discorso non lo cambio.
#42
Allora giusto per fare un punto della situazione:

1. Gli esseni sono le comunità ebraiche cristiane.
2. La gnosi sono quelle eresie che si contrappongono all'ebraismo e al cristianesimo.
3. Il vero cristianesimo è quello storico, già a partire dai concili si comincia a creare una dogmatica che verrà però soppiantata da una nuovo che cambia totalmente il messiaggio cristico ebraico, e lo fa diventare un altra cosa, ossia il cristianesimo contemporaneo, da Carlo Magno in poi mi sembra di ricordare (e comunque di sicuro dopo l'anno mille).

Dunque il vero cristianesimo è l'ebraismo. I cristiani vanno ai pazzi se leggono queste cose, come dovrebbero, storicamente.
Altro che salvezza...stanno percorrendo la strada opposta.

Lo spirito santo non è la ruach come avevo prima detto, ma il cristo che scende sul Mondo.
Siamo da capo: chi è il figlio dell'uomo? Niente nessuno lo vuol dire direttamente. E vorrà dire che ci leggeremo i testi ebrei su chi era il cristo primitivo.

Non cambio opinione sul fatto che il cristianesimo sia una religione sessuofoba e perciò falsa, anche se è un cristianesimo ebreo.

Chiudo topic, il cristianesimo lo voglio leggere all'altezza dei teologi che hanno affrontato l'olocausto. Mi interessano le loro opinioni sul testo, piu che le mie. Tra l'altro la bibbia è già troppo lunga e complicata per darmi altri compiti.
#43
Corretto sopratutto perchè Dio consta sostanzialmente nel grande affresco morale che è stato tramandato nei secoli.
Ma nell'epoca moderna questa frase, essere liberi, dovrebbe essere sviluppata per bene, infatti probabilmente è sottesa dalle mille tentazioni del Satan.
E io dubito che qualcuno di religioso possa capire anche solo lontanamente quello che volevano dire, contento nel caso di sbagliarmi.
#44
Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 11:40:20 AMè la risposta alla tua domanda: è quando il prezzo è troppo alto e il sistema non riesce più a mediare tra conoscenza e sopravvivenza, per esempio per un errore di valutazione del filtro stesso.
Per questo la filosofia cerca di non errare.
Il fatto che il dogma finora l'ha fatta diventare altra cosa da sè, non le toglie niente in termini di approccio "vero" alla vita.
Semplicemente quel "vero" è il prezzo da pagare per uscire dal dogma.
Io cambierei i tuoi termini, da pre-conscio a inconscio, e da conscio a dogma, senza passare nella sua esplicitazione di scatola nera.
Putroppo la parola "prezzo da pagare" diventa all'improvviso centrale, putroppo il prezzo da pagare è esattamente come "parla" quello che pronuncia il dogma, che è appunto il super-io.
Dalla letteratura scientifica in molti cadono. Spero che ognuno riesca a rialzarsi. Come dice mastro Nietzche oggi quello che conta è semplicemente resistere.

E nella resistenza scopri che una volta guarito entri in un altro dogma.
Il dogma ho scoperto essere a 50 anni come una matrioska.
E' talmente infame il suo meccanismo, che lo sottovaluti, sta nei dettagli che viviamo.
Bisogna tornare a leggere la filosofia, quegli autori che hanno fatto un grande lavoro su questo sfacelo che noi chiamiamo ridicolmente vita, a me sembra una non-vita. Ma probabilmente perchè pensavo la vita fosse altro.
Ciao!

#45
Tematiche Filosofiche / Re: Immaturità
26 Settembre 2025, 11:26:53 AM
Citazione di: Morpheus il 25 Settembre 2025, 15:15:45 PM
Mi balena in testa una domanda.
Cito Wilhelm Stekel: "Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa."
Una bella frase, ma mi porta a riflettere: Giordano Bruno è morto per difendere le sue idee, Galilei no. Uno si è sacrificato, l'altro no. Ad uno sguardo superficiale sembrerà questo quello che è accaduto:
"Bruno ha avuto il coraggio di difendere le sue idee, Galilei ha preferito far credere di essersi pentito e dunque abiurò."
Forse è vero, però c'è da dire che Galilei, facendo questo, ha avuto la possibilità di continuare in segreto il suo importante lavoro. Bruno è morto ed è finita lì, Galilei no ed ha continuato a vivere umilmente per la sua causa (la scienza). Si potrebbe controbattere accusandomi di essermi limitato a scegliere un caso particolare in cui il rimanere in vita comportava la continuazione del "nobile lavoro", forse è così. In conclusione, cos'è secondo voi l'immaturità?

A mio modo di vedere la maturità oggi è difendere la propria di causa e giammai quella degli altri.
Sia Bruno che Galileo (eppur si muove) hanno fatto ciò che doveva essere fatto, cioè non tradire se stessi.
Interessante personaggio questo Stekel, in fin dei conti la sua frase potrebbe essere una rilettura della differenza fra coraggio che deve essere dotato di prudenza e temerarietà che appunto non ne ha di prudenza.