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Messaggi - PhyroSphera

#31
Citazione di: anthonyi il 26 Giugno 2025, 14:51:33 PMIl "capitalismo" é una costruzione concettuale, anche abbastanza problematica.
Una definizione di esso come "proprietà privata dei mezzi di produzione" é molto generica perché praticamente tutte le società storicamente hanno questa proprietà.
Oltretutto c'é l'indeterminatezza data dal fatto che dipende dal l'imprenditore il passaggio da bene generico a fattore della produzione, per cui il capitalismo più che un fatto sociale sarebbe un prodotto del carattere imprenditoriale. Non a caso con capitalismo si intende anche un' "etica dell'accumulazione" che é appunto un carattere comportamentale, comunque differente da specifiche forme istituzionali.
Storicamente il comunismo si contrappone alle proprietà privata, e anche ad altre istituzioni economiche e sociali tradizionali, ma il fatto che tali istituzioni possano essere definite parte di un "sistema capitalista" é una costruzione ideologica, anche abbastanza infelice.
Chi usa questa costruzione ideologica indubbiamente ragiona all'interno del paradigma Marxiano, anche se non si definisce marxista.
Capitalismo è un concetto corrispondente all'idea del Capitale corrispondente a una realtà politica economica e sociale. Parimenti per il comunismo. Si tratta di forma che dipendono dalla cultura non da volontà di filosofi ma cui questi hanno concorso e concorrono in qualità di guide.
Il tuo messaggio è un lavoro da dottore azzeccagarbugli ed è una pessima trovata gettare confusione perché con la confusione c'è anche il discredito.
La tua posizione è di quelli che non hanno capito la distinzione tra marxismo e leninismo.
Di questo ne ho un po' detto in una mia discussione tempo fa'.

MAURO PASTORE
#32
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
09 Luglio 2025, 08:06:04 AM
Citazione di: iano il 30 Giugno 2025, 17:06:06 PMPer darti conto di quanto sia agnostico, sono andato a cercare il significato del termine, perchè certo, avrei potuto esserlo senza saperlo.
Alla fine ho concluso che per potermi dire agnostico avrei dovuto dare alla verità un maggior valore di quello che gli do, cioè come attuale, mentre per me rimane solo parte preminente della storia del pensiero.
Credo dunque di stare oltre l'agnosticismo, perchè io non dico che la verità non si può conoscere, ma che non c'è, ed essa non è contenuta quindi nella materia, ne tantomeno  oltre essa.
Quella della verità è per me una fissa fuori dal tempo, ma certamente se ne parliamo, questo concetto in qualche modo si è originato, e questo è ciò che riguardando la verità. unicamente mi può interessare.
Avere una vasta cultura filosofica, come tu ce l'hai, comporta di potervi restare invischiati, cosa che a me, con la mia ignoranza, non può succedere.
Ciò che per te richiede moderazione di pensiero, per me è libertà di pensiero incondizionata, o condizionata da ciò che non riesco dominare, la quale naturalmente comunque scema nel tempo, venendo meno la capacità di elaborarlo con l'età, o perchè giunge a coerenza. Io a quella vecchiaia e a quella coerenza sono giunto, e di come etichettarli si può certamente discutere.

Se a te questa altrui libertà di pensiero può far paura, e perciò vorresti dominare le naturali dinamiche del pensiero, io lo comprendo, ma ti assicuro che per me non è nessun problema, ma anzi è motore di vita cui poter dare un senso.
La vita che non ha senso, benché possa a te apparire l'esatto contrario, è quella che  riusciamo a moderare imbrigliandola dentro a leggi morali che la fanno somigliare a quella imbrigliata dentro a leggi naturali, che perciò morta ci apparirà.
Lasciamo dunque il nostro pensiero libero di morire secondo la sua propensione naturale.

Insomma sei agnostico in senso improprio, in senso proprio sei più che agnostico... E' un dubbio di chi è poco o molto agnostico: prescindendo dal valutare la realtà ulteriore, non si sa dare conto se si sa o non si sa. Ma tu volgi verso una chiusura più estrema, rifiuti la qualifica di agnostico cioè cancelli dal tuo orizzonte la porta verso il mistero della realtà.
Tu dici un no a "la verità" ma non prendi in considerazione quel che dico. Tu pensi a una verità assoluta sull'ordine del mondo e questa davvero non esiste. Io mi riferisco a la verità quale un ordine superiore di senso, che ci tocca, di cui partecipiamo soltanto. Quali esseri umani, nessuno di noi possiede la verità assoluta. Se ci si apre all'ulteriorità, si partecipa di essa.
Negando che c'è qualcos'altro e optando per una libertà assoluta - se questa scelta è vera - c'è il disastro. Vivere nel relativo ma con libertà assoluta significa scontrarsi coi propri limiti invece che accettarli, soprattutto significa scontrarsi col destino.

MAURO PASTORE
#33
Alcuni minuti orsono veniva trasmesso filmato su Rai News 24, riguardante alcuni bambini e bambine sopravvissuti al conflitto armato in Ucraina, destinati fuori dallo scenario degli scontri a una residenza speciale, che dalle immagini si sarebbe detta somigliante a un resort turistico di lusso e dove si mostrava che erano sottoposti a terapie. La relativa esperta, intervistata, non poteva evitare di parlarne come di un manicomio travestito. La faccenda si può spiegare in parte come operazione pubblicitaria per mostrare la generosità e bravura del fronte antirusso e in parte come medicalizzazione (forzata?) a causa evidentemente dell'ignoranza dei medici sulla esistenza umana, in cui drammi e tragedie non sono avvenimenti anomali che espongono a malattie. Una faccenda che può essere inquadrata da alcuni interrogativi: perché un'attenzione speciale in un luogo limitato, dove tutto è sotto controllo? Cosa accadrà dopo, in particolare a quelli di cui forse si dirà che 'non rispondono alla terapia'? L'apparato tecnoscientifico vive della pretesa della propria perfezione e della mancanza altrui in caso di propria mancata riuscita. Se una psicoterapia non funziona, non essendovi reali competenze, i presunti operatori professionali o di mestiere passano a trattamenti di tipo neurologico o fisiologico, cioè impropri e con crescente disagio e danni fisici o direttamente al fisico (drogaggi, narcotizzazioni, costrizioni di tipo ortopedico, corrente elettrica o peggio). La spiegazione che offrono verte sulla convinzione erronea di avere la scienza dalla propria parte e di non poter mancare o sbagliare; e così nel dire delle loro vittime si presentano come soggetti superiori, spesso sorta di deus ex machina, immensamente generosi e munifici. Una tragedia umanitaria a causa del fatto che ci sono vittime ma anche perché i colpevoli gettano in discredito la presenza umana nel mondo.
O ci si dedica a scienze e tecniche con serietà e per la vita e senza ledere all'altrui libertà, o si diventa dei pagliacci e dei criminali.

MAURO PASTORE
#34
Poco fa' su Rai Uno era in scena ancora il positivismo, in una forma estrema che sconfina con l'idiozia (le immagini erano eloquenti per uno spettatore scrupoloso): Alberto Angela presentava un laboratorio dove si faceva un esperimento psicologico sugli animali comunemente e imprecisamente appellati cani (...), senza tener conto che i laboratori sono delle condizioni troppo limitate per valutare direttamente i risultati dei test. I cani venivano trattati come membri a tutti gli effetti della stessa società umana e come se la vita fosse prevedibile solo perché ridotta in un ambiente con costanti note (peraltro, non del tutto note; la scienza non sa mai tutto, neppure di un oggetto costruito con l'ausilio della scienza stessa). Un vero biologo e un vero sociologo avrebbero avuto tanto e hanno da criticare e rigettare, non solo un vero psicologo. E l'etologo? L'etologia è ancora più impossibilitata dai laboratori, l'intelligenza e l'istinto animali reagiscono diversamente agli ambienti chiusi e artificiali alterandosi da sé stessi, anche la vita più primitiva fa questo. Un moscerino entrato in una cucina altera il proprio comportamento; l'etologo non fa scienza col misurare le alterazioni generate dal suo intervento. Se consideriamo la zoologia arriviamo a conclusione più radicale: la vita animale è istintiva e il laboratorio non offre niente per lo zoologo: al fondo l'istinto animale è sempre uguale e non hanno senso le comparazioni zoologiche tra ambienti artificiali e naturali, sia perché le reazioni animali non sono dirette manifestazioni come quelle del mondo semplicemente fisico, sia perché la vita è osservabile prima fisiologicamente che fisicamente e il fisiologo non ha niente da dire sulle decisioni o intenzioni animali, descrivibili ma non spiegabili.

Si percepisce negli autori e ispiratori del programma ma soprattutto negli esecutori degli esperimenti un'idea fallace di inesistente superpotere umano, come se l'animale razionale che noi siamo possa dare stime assolute sugli animali non razionali, tra i quali i cosiddetti cani - che in realtà, nel complesso, sono ibridi e quindi la scienza con essi ha questa difficoltà in più, tanto che i veri esperti avvertono che si sa pochissimo su di loro. Insomma un'idea fallace che produce risultati le cui coerenze sono dipendenti da altri fattori, coincidenziali; ed è inutile assommare scienze come se si potesse farne una da tante inapplicabili anche tutte assieme. L'interdisciplinarità resta tale, non è generativa (e l'autentica intelligenza artificiale è fatta per elaborare dati, non per crearne o inventarne).

Cosa c'è dietro, a contatto con queste inscenate? Falsi competenti, inesistenti scienze e tecniche. I parametri di quelle vere vengono rispettati per il laboratorio stesso ma non per quello che vi accade: trattamenti tecnoscientifici, ovvero azioni contenenti in sé stesse parametri scientifici ma che non producono reali dati di scienza; e quindi uno sperimentare che è una elucubrazione continua giocando vanamente con le teorie scientifiche, non veramente utilizzate solo usate anzi abusate. Soggetti umani che giocano a fare gli scienziati ma che nel frattempo avviliscono la vita, se non altro ponendo in causa una disastrosa ingenuità che è brutta e spiacevole da percepirsi, anche per i "cani"... e questo avvilimento, quando c'è direttamente delittuosità, è anche la violenza della vivisezione... che fa vittime anche tra umani né bisogna limitarsi a menzionare i laboratori dei campi di concentramento nazisti.
Sul cattivo spettacolo di stasera (non so se adesso è terminato, io ne ho visto un intero frammento ed era già sufficiente, sarebbe disonesto se mi si obiettasse profittando di altri messaggi contenuti nel programma) e su tantissimi altri uguali incombe la presenza di ambienti criminali, gli stessi che invadono coi loro echi anche alcuni ambienti universitari, dove si fa fatica a far valere le vere ragioni delle scienze, in specie di quelle logiche, le quali attuano un esperire che non è concreto esperimento. La realtà sperimentale non è una, il fisiologo per esser tale non deve fare oggetti di esperimento, neppure il neurologo o lo psicologo...! Fisici, chimici, ottici... adottano un tipo diverso di prassi.

L'illusione che i dati scientifici siano in sé anche elementi del sapere dà spazio a un fenomeno parallelo a quello generato dalle vere competenze scientifiche e tecnologiche, una mimesis che è direttamente usufruibile per fare il crimine e che continua a ricevere ingiustificati crediti, anche sugli organi di informazione dello Stato... ed infatti il codice penale è pochissimo applicato. Nonostante tutto un minimo di legislazione c'è e questo manda su tutte le furie alcuni ambienti, primitivi e non veramente culturali, dove anzi domina un inaccettabile primitivismo o direttamente distrazione e ostinazione ad agire come se in un errore vi fosse la stessa vitalità dei primordi. La semplicità primordiale è fatta anche per ritornare ciclicamente nella vicenda umana, come insegnò G. Vico, ma assolutamente non è un connubio violento di distrazione e ostinazione.


MAURO PASTORE
#35
Citazione di: InVerno il 04 Luglio 2025, 19:13:11 PMCome nessuno l'ha visto ? Ci sono quattro testamenti , anche qualcuno di più, che testimoniano che è stato visto, gli han pure messo le dita nel costato ... Più corretto dire che non si è più fatto vedere, ma tutta la religione cristiana è imperniata sul fatto che qualcuno l'ha visto, ci ha parlato, ci è uscito a cena, si è fatto uomo... è il Dio dei teologi che nessuno ha mai visto, ma quello sarà un problema loro. Non c'è nessuno bisogno di tacere a riguardo.


Nelle Scritture in uso dai cristiani i Testamenti sono due, i Vangeli quattro, e ci sono pure le Lettere. In una di queste (1Giovanni 4, 12) è scritto:


"Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi."
[Versione: CEI]

"Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi."
[Versione: Nuova Riveduta]

La religione e fede cristiane non fanno uso di idoli, tantomeno se a far da idolo è un uomo.
Dio-uomo non è uomo=Dio.



MAURO PASTORE
#36
Citazione di: iano il 03 Luglio 2025, 06:05:41 AMRipeto.
Non è la verità delle chiacchiere che può verificarsi, che siano metafisiche o meno.
E' la corrispondenza fra chiacchiere e realtà, nel senso di poter verificare se le chiacchiere mostrano di potersi applicare alla realtà, e non quanto le chiacchiere possano stare al posto della realtà (ricerca di verità), che noi possiamo verificare.

Le parole non ci ingannano, siamo noi a ingannarci quando crediamo che  possano dirci la verità. Questa è la lezione che ci hanno dato i sofisti, per chi la sa intendere. Chi invece non l'ha ancora intesa usa il termine come un ingiuria.
Le affermazioni metafisiche non sono inverificabili in quanto  metafisiche, ma  in quanto affermazioni , se non nei termini di una corretta esposizione  logico grammaticale).
La differenza fra fisica e metafisica non sta nel diverso effetto che hanno sulla realtà, diretto l'una, indiretto l'altra.
L'affermazione fisica applicata alla realtà produce infatti direttamente effetti.
L'affermazione metafisica produce invece indirettamente effetti sulla realtà, informando di se colui che sulla realtà agisce, l'uomo.
Insomma ,la fisica riguarda più l'azione umana in se, il nostro rapportarci con la realtà, mentre la metafisica riguarda più il modo di farlo, cioè la forma mentis con cui ad essa ci approcciamo.
Chiacchiere che sono relative a una realtà? Certo che le chiacchiere non sono un balbettio, ma definire il teologo nient'altro che un chiacchierone è di chi non lo ha capito proprio.
La metafisica voialtri la ritenete una elucubrazione, sapete cioè solo curiosarci dentro e non riflettete sul termine che indica un'ovvietà: non c'è solo la realtà fisica - questa è verità che risulta anche da una esatta considerazione delle scienze.

Citazione di: iano il 03 Luglio 2025, 09:42:36 AMSiccome usi il termine ciarliero, da me introdotto nelle nostre discussioni, immagino che la tua critica,  seppur generale, sia perciò sia rivolta a me in particolare.
Per ciarlare intendo l'uso del linguaggio per fini che non gli sono propri, il che non è proibito fare. La mia preoccupazione è solo che in tal modo lo si depotenzi, fino a snaturarlo se solo a quei fini lo si rivolge.
Lo si rende inefficace quando gli si attribuiscono potenzialità che non possiede, come quello di ''dirci la verità'', credendo che la verità possa assumere una forma verbale.
Se una verità esiste non è questa la sua forma, per cui , convintosi di ciò, tacerà solo chi sia convinto che l'unico scopo della parola sia essere veicolo di verità, e che perciò, se a ciò non può servire tanto vale tacere.
Certo non tacerà perchè sia io ad invitarlo a farlo, come io non raccolgo il tuo invito a porre un freno alla libertà di pensiero, paventandoci il danno che ciò può provocare, fino a metterci in pericolo di vita.
Quindi, chi è di non due che invita a tacere?
Non inviterei nessuno a tacere, e non l'ho mai fatto, come testimonia ogni mio post.
Il mio intento è quello di porre in evidenza quanto sia potente il linguaggio che usiamo, potenzialità  che scopi che non mi pare gli siano propri potrebbe offuscare.
D'altronde del fatto che certi scopi non gli siano propri ci si può arrivare solo lasciando che ognuno lo usi liberamente per i suoi propri scopi, e nessuno a mio parere assolve a questo scopo al meglio rispetto a te.
E' ''illuminante la tua frase: '' La fede in Dio produrrebbe solo giochi di parole, la suprema illuminazione sarebbe restare zitti - ignorando i messaggi che ci giungono dai confini mistici del mondo!''
Il fatto è che se una verità esiste, ridurla a parole è per me il miglior  modo di mortificarla.
Esistono altre forme in cui la verità si potrebbe presentare, che non è corretto presentarle come mute, perchè la mancanza di parole è lo zero della parola, e quindi ancora un valore ciarliero.
Io non credo che la verità esista, ma se esiste  non si può ridurre a parole.
Parimenti la vera fede non è quella in Dio, ma quella che non si può affermare. Quella che il nome di Dio non lo pronuncia.
Quella per cui se nulla si può dire su Dio, allora conviene tacere.
La parola  invece va sempre usata, anche facendo giochi di parole, o solo per dare fiato alla bocca, perché comunque è un buon allenamento a cui si dedicano anche  i bambini quando cercano di farla propria.



Con voi è sempre lo stesso: abbassate il discorso su Dio al rango di chiacchiera, dite che anche le chiacchiere hanno un senso, poi dite che il linguaggio in sé non ha verità e neanche il discorso su Dio. La vostra è una petitio principii che mentre tende a designificare il dogma ne costruisce uno falso che celebra i limiti dell'ateismo come i confini della massima speculazione umana. Un'affermazione di principio deve recare un vero principio, che a voi manca.
Il logo è oltre il linguaggio. La teologia si basa su un vissuto umano e mondano che conoscono scientificamente psicologi, sociologi, antropologi, dunque non si tratta di credere in Dio per capire che il teologo non è chiuso nelle semplici espressioni del linguaggio.
Il linguaggio in quanto tale non può contenere la verità ma può trattenerla; gli scopi del linguaggio stesso assommano retorica e sofismi che sono solo quel che sono. Il potere del linguaggio stesso è senza dubbio vastissimo, ma un discorso su Dio non deve attingerlo tutto. Inutile che voi vantiate tale potere per sconfessare le dottrine religiose.
Il linguaggio religioso trattiene la verità e voi ritenendolo chiacchiera siete in un rapporto sconveniente - oltre che blasfemi - difatti le chiacchiere non sono linguaggio che trattiene la verità. Cosa si intende per trattenere la verità? Qualcosa di simile alla crittografia, ma su un piano esterno alle parole, cioè tutt'altro; si intende per esempio che una parola oltre ad essere espressione può fare anche da elemento di un altro codice esterno, come capita con le parole d'ordine profane in uso dagli eserciti che stanno per eventi di piani o programmi in atto. La religione con una parola in codice si riferisce non a un ordine militare né cosmico ma sovracosmico, cioè neppure il caos inferiore dell'universo.
Se cerchi una verità assoluta che sta espressa nelle parole e non la trovi, ciò è perché non esiste. Il segno (crisma) che accompagna la fede, non la parola suprema della religione, rimanda alla verità assoluta.
Il concetto del: non-detto più vicino del detto rispetto al confine ultimo della realtà ordinaria, non è esatto, perché ci sono non-detti che possono esser più lontani ancora ed è inutile che cerchi di portare confusione menzionando il dire col silenzio. Nell'ebraismo esiste il riferimento misterioso del Tetragramma impronunciabile, che sembra andare incontro alla tua pretesa; eppure ne esiste il segno scritto.
Il fatto è che voialtri cercate il Dio dei credenti entro la realtà ordinaria e restate con delle sillabe o segni, quindi senza notare quale verità questi trattengono, giacché avete l'intelletto chiuso nel mondo stesso, giudicate che ci sia solo un rapporto intralinguistico. Questo vostro passo a vuoto dipende dal voler utilizzare l'epistemologia solo a metà, identificandola con l'empiria e poi nel resto trattandola da gnoseologia: gnoseo- significa un àmbito che abbraccia il campo dell'esperienza solo genericamente e che include quello fuori dall'esperienza. Gnoseologicamente si può intendere qualcosa del linguaggio, delle parole, dei segni di fedi e religioni. Inoltre l'epistemologia non studia solo le certezze ordinarie come può fare la fenomenologia con le manifestazioni mentali. L'epistemologo studia specialmente le certezze fermissime dietro quelle ordinarie, e ciò conduce a intendere il pensiero di fedi e religioni.

Quel che voi raggiungete, continuando a svariare come ho detto, è il misconoscimento di tante espressioni linguistiche fondamentali per via del disconoscimento dei logi dei possessori di fede e appartenenti religiosi. Così la cultura dice "teologia" e voi la degradate a "teonomia"; il teologo dice anche teonomia e voi pensate che sta ripetendo la vostra stessa ignoranza. La cultura dice "teista" e "non-teista" (questa espressione è diversa da 'non-teo', 'non-theos') e voi fingete che l'ateismo sia non-teismo. Il fatto che l'ateo è remoto dal "teo" (theos) non implica che esso non gli sia in qualche modo presente ma che gli sia sconosciuto; e voi v'illudete che la vostra critica sia giusta.

Il vostro intendimento con la filosofia di Wittgenstein è quello di scambiare l'elemento mistico, "il Mistico", che appare nelle ultime battute del Tractatus logico-philosophicus, per Dio. Ma ciò corrisponde innanzitutto a uno scempio verbale. Inutile che analizziate il linguaggio senza intenderlo. Se voi inventate un vostro linguaggio fortemente convenzionale e ridotto, dovete rassegnarvi a dire con le vostre critiche dei vostri non degli altrui usi linguistici! A ciò si aggiunga che adoperare il linguaggio è più che usarlo e che esistono - ne ho detto già - codici non linguistici cui il linguaggio può e certe volte ha bisogno di uniformarsi.
Esempio: adoperare l'affermazione "Gesù Cristo morto e risorto" è attivare parte di un codice religioso, non linguistico ma che coinvolge le espressioni linguistiche. Tale codice indica la vita, attraverso un'indicazione palese della morte e un'altra oscura vitale. Linguisticamente, a prescindere dall'assunzione del codice, si indica un uomo e l'apparire della sua morte e del superamento della sua morte; il che è caso neppure negato dalla scienza e di per sé solo straordinario. Solamente il valore simbolico attribuito, costituisce occasione per fede. Non un risuscitare qualsiasi, cioè un trovare senza varcare l'orlo della morte, ma un accadimento con un significato ulteriore, che può essere espresso solo in codice - e non una idealità suicida, cosa che purtroppo insinuano i nietzschiani, ma una immagine allegorica. Mentre il mondo indica una umana difficoltà, l'intuizione umana coglie un senso, di una Realtà ulteriore, della presenza di Dio nelle difficoltà. L'occasione per credere resta solo un'occasione. Il segno lo si incontra e non è lo scopo né l'oggetto di fede.

Perciò è meglio che riflettiate, pensando al fatto che una ispirazione e ricerca limitate non vanno usate per negare le altrui maggiori - astenendovi dal dare sorta di consigli logoterapici o dall'invitare a esercizi verbali come premio di consolazione per gli sciocchi. 



MAURO PASTORE
#37
Citazione di: iano il 03 Luglio 2025, 05:28:03 AMCome può la libertà di pensiero essere percepita come un attentato alla vita?
Zittire gli altri diventerebbe allora legittima difesa?
Non è giusto zittire i teologici come chiunque altro.
Il celebre sofisma di W. F. Nietzsche,''Non esistono fatti, ma solo interpretazioni'', sarà pure celebre, ma non è un sofisma.
Inoltre, data la mia vasta ignoranza,  per me non era neanche celebre, visto che non lo conoscevo. Leggendo in rete mi pare di capire che da qui si genera buona parte della filosofia moderna, quella che pur non conoscendo evidentemente respiro, se la affermazione direi che mi pare ovvia, se credessi nell'esistenza di affermazioni ovvie.
Ma in effetti proprio quell'affermazione mette in dubbio che esistano ovvietà se neanche i fatti lo sono.
A me pare appunto che non solo le ovvietà non esistono di per se, ma che siano l'anticamera della metafisica, che perciò mi appare come quella cosa che accoglie ogni ovvietà ed evidenza senza curarsi da dove si siano originate.
Credo che proprio questa ignoranza della sua genesi renda inattaccabili le affermazioni metafisiche, perchè non si può deostruire ciò che non si sa di aver costruito.
Pur se così stessero le cose, non mi sentirei di zittire un metafisico, con un ''tu non sai quello che dici'', percependo le sue affermazioni come un attentato alla vita.
L'ignoranza, sia quella non voluta dei metafisici, sia quella coltivata, come lo è la mia, per me hanno pieno diritto di cittadinanza.
Un fatto può ben essere una interpretazione della realtà, più che un fatto reale, di cui si è persa memoria.
E' una strana sensazione sentirsi nicciani senza neanche conoscere la filosofia di F:N.
Poi non è proprio vero che non l'ho letto.
E' vero invece che non l'ho proprio capito, per cui potrei dire che sono arrivato alle stesse conclusioni in modo indipendente.
Strano è anche comprenderlo attraverso le critiche di chi lo sbeffeggia accusandolo di sofismo.
Il sofista, per quel che mi è rimasto di quel poco che ho letto, non è da intendersi propriamente come colui che liberamente crede di poter dire tutto e il contrario di tutto, se lo dice con pari parvenza di verità, ma appunto come colui che dimostra che la verità non può raggiungersi con le parole , se vera può apparirci una argomentazione come il suo contrario.
Dire che le affermazioni metafisiche non sono verificabili, non è sufficiente, perchè ciò sottende che altre affermazioni invece lo siano.
Non è la verità delle chiacchiere che può verificarsi, che siano metafisiche o meno.
E' la corrispondenza fra chiacchiere e realtà, nel senso di poter verificare se le chiacchiere mostrano di potersi applicare alla realtà, che noi possiamo verificare.


Non hai letto bene il mio testo. Io non ho fatto attentato alla libertà di pensiero. La saggezza ha da insegnare al libero pensatore, non la censura.
Dicendo di sofisma e retorica a proposito di Nietzsche io non mi ponevo contro i due oggetti. So che esistono tra i filosofi i sofisti, ma se si assolutizza non c'è possibile ruolo di filosofo.
Sei tu invece che quando dici di chiacchiere offendi la mentalità religiosa, come si deduce dai tuoi messaggi successivi.
L'idea di una metafisica he non può essere smentita solo perché tace le proprie premesse è valida solo in certe situazioni, non nel riferirla ai limiti del puro linguaggio.

MAURO PASTORE
#38
Citazione di: Phil il 02 Luglio 2025, 21:17:44 PMIl neopositivismo e il postmoderno sono (stati) in realtà i migliori alleati della persistenza religiosa: il primo ha individuato la divinità non come logicamente falsa, ma come epistemologicamente infalsificabile, smussando tutti i forconi che si leva(va)no contro chiese e crocifissi in nome di una (contro-)verità assoluta. Ponendo Dio fuori dal discorso rigorosamente veritativo, lo hanno "ridimensionato" a sufficienza da renderlo letteralmente inconfutabile, ossia semplicemente possibile ma non verificabile.
Il postmoderno ha poi "metabolizzato" la fede come fenomeno culturale legittimo, sincretizzando e reinterpretando le "ragnatele teologiche" non come assi cartesiani di metafisiche potenze, ma come mandala di una spiritualità mondanamente soteriologica.
In un'epoca in cui il sesso degli angeli è una tematica gender, dubito sarà la religione ad esser radicalmente azzittita; sta a lei saper scegliere e tutelare con cura i suoi discorsi.
La "tematica gender"? Rispetto a quel che si dice e si fa non c'è da discutere, ci sono due sessi e non ha senso inventare generi ibridi. Riguardo alla categoria del generale, c'è l'esistenzialismo e la filosofia dell'esistenza che ne illustra.
Nel positivismo 'divinità epistemologicamente infalsificabile' passa a significare che su di essa non c'è vero discorso e ciò è antireligioso.
Accanto al postmoderno io indicavo il postmodernismo.

La discussione "sul sesso degli angeli" trasposta dal piano metafisico al fisico diventa un'assurdità.


MAURO PASTORE
#39
Citazione di: iano il 02 Luglio 2025, 20:20:50 PMChe utilità ha per noi questo tipo di informazioni, che sempre ci dai?
Cosa cambia per noi saperlo o non saperlo?
Non è allora che stai  dicendo  a nuora perchè suocera intenda?
Sembra infatti che tu voglia dirci che il tuo discorso non si presta a critiche, a meno di non volute ambiguità, che possono essere sempre presenti, per quanto curi di eliminarle.
Lo faccio per evitare che il lettore resti disorientato o incerto tra la lettura del testo emendato e la lettura del testo non emendato.
Quel che ti sembra non è vero. Io tengo ai testi inviati qui, che siano precisi e ben fatti anche se non convenzionali, fuori da mode o abitudini.

MAURO PASTORE

#40
Ho avuto problemi di redazione, alcuni comandi si erano innescati per errore e parte del testo era in formato diverso. C'erano inoltre delle cose da migliorare e integrare. Il contenuto è rimasto lo stesso. Spero in una interessante discussione.

Inoltre proprio adesso ho cambiato l'ultima espressione del mio discorso, per evitare ambiguità.


MAURO PASTORE
#41
Il nostro tempo è segnato dalle letture creative del pensiero postmoderno e dalle invenzioni sui testi del postmodernismo.

"Non ci sono fatti, solo interpretazioni" è il celebre sofisma di W. F. Nietzsche, che segna l'aldilà dell'ermeneutica propriamente detta prima del suo rigoroso avvio con Gadamer: la realtà ingabbiata negli schemi assoluti sfugge alla verità e conta solo decidersi. La vita stessa non è garantita in questa regione dell'intelletto dominata dalla retorica e dall'arbitrio mentale più sfrenato. Cartesio lasciò alla filosofia il dubbio iperbolico, cui seguiva la certezza più originaria della nostra mente: "penso, dunque sono". Nietzsche legava la sua retorica alla volontà di potenza: il mondo assomiglia ai nostri occhi quando vi esercitiamo il potere del nostro desiderio. A ciò seguiva però l'eterno ritorno dell'uguale.

I dubbi iperbolici della modernità, le invenzioni assolute dell'età postmoderna; ma pure altro che ne vive parzialmente e che sostituisce all'arbitrio le necessità degli altri, quelli rimasti fuori dalla storia. Così nel pensiero post ed ex marxista si intendono i dati della tradizione a modo proprio fino a fraintenderli volontariamente.
Accanto a questo fenomeno eclatante di protesta rabbiosa non più rivolta per realizzare un'ideale, quelli che fanno di testa propria perché non sono interessati all'originalità e originarietà ma ad imporre il proprio punto di vista come per scherzo, vitalisticamente e in un rapporto privilegiato di scambio. Il marxismo ebbe fortuna ad Est, questo vitalismo che riduce la cultura a mercato trovava fortuna ad Ovest, senza un nome certo di riferimento. Esso si cristallizzava come idea positivista oltre che per economicismo. Tra le sue vittime eccellenti, il Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein. Quale trattato (la lingua antica latina e l'italiana permettono questo scambio diretto dei termini) annoiava tutti quelli che dalla filosofia volevano grandi risultati nella vita pratica degli Stati, delle economie, soprattutto delle scienze e delle tecniche. Anziché somigliare per loro a un distillato, gli pareva simile a un brodo ristretto, roba da noia. Il brodo diventa a seconda delle cose che ci metti e non tutto ne resta.

"Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere."
Non era certo fatta questa frase per una tuttologia né aveva afflato cosmico; era parte di una riflessione sulla mondanità, quale insieme dei fatti. Questi però spesso non piacendo ai fanatici della scienza, che non trovavano presto realizzate le applicazioni tecniche giuste per loro, li si annichiliva, li si faceva evaporare; oppure li si rendeva una stretta prigione per l'intelletto del credente. Come Stalin rendeva funzionante lo schema borghesia/proletariato per superarlo anche scientificamente - una teoria della costruzione violenta di un mito sbagliato - così tali positivisti coadiuvati dai sofismi del postmodernismo rendevano vani i pensieri ed imprese.

Oggi si dice di evaporazione del cristianesimo e questo è vero nella misura in cui i vecchi schemi di sinistra interagiscono e scatenano i vecchi pregiudizi della destra, allora si finge che la fede in Cristo non esista e poi la si dismette o la si rende sottile con le polemiche umilianti: una freudiana illusione. Altrimenti, a detta degli araldi della positività del dato della pura esperienza, non ci sarebbe veramente Dio per il credente, ma un assoluto mistico che è o lui stesso o una barriera insuperabile per ogni tentativo di dare un senso al mistero. L'uomo religioso sarebbe ciarliero; proprio un uomo perché esulante col pensiero dalla realtà, altrimenti risulterebbe troppo sciocco per essere umano. La fede in Dio produrrebbe solo giochi di parole, la suprema illuminazione sarebbe restare zitti - ignorando i messaggi che ci giungono dai confini mistici del mondo! Mentre gli eventi inspiegabili sarebbero fatti per essere rimossi, per esempio con l'aiuto di uno psicoanalista ateo innamorato di alterità intercambiabili o meglio ancora seguendo la falsariga delle 'neuroscienze', che fanno capitare tutto uguale ma al sollievo dal disagio sostituiscono l'annientamento del disagiato in quanto tale assieme al suo problema...

La immensa illazione positivista che ho descritto e duramente criticato, la costruiscono rovesciando i risultati faticosamente e problematicamente conseguiti dall'iter filosofico di R. Carnap e la fanno valere restando esternamente all'autentica vicenda della filosofia. E' una illazione che si avvale di un tradimento esegetico: il contenuto del Tractatus di Wittgenstein era sottratto al titolo dal cattivo lettore, che ne estrapolava la logica a prescindere dall'orizzonte filosofico rendendola uno scheletro razionale inservibile, un lungo ragionamento capzioso, secondo cui il detto biblico Dio nessuno l'ha visto mai dovrebbe significare che nessuna Rivelazione potrebbe mai aversi, perché la verità discenderebbe dalle apparenze del mondo.
Proprio la tragedia dello stalinismo-comunismo, chiese chiuse o distrutte, dissidenti o semplici credenti impegnati che furono trascinati a morire di stenti e fatiche... proprio l'inganno che l'ateismo di Stato e il materialismo creassero un paradiso in terra, smascherato dal precipitare degli eventi in URSS e nel Blocco Est della Guerra Fredda, dovrebbe far riflettere sul valore di fedi e religioni.
La filosofia del Secolo XX° lo ha fatto anche solo col pragmatismo e il neopragmatismo. Non semplice utilità per vivere, ma impresa che dischiude la verità originaria o originale - senza le quali non si vive: questa la vita di fede, attorno a cui ruotano i culti e riti religiosi.

Il teologo non fa le sue affermazioni su base logico-filosofica, non è giusto zittirlo, che il luogo sia una università, un parlamento, una piazza o una casa, altro.


Saluti (mentre sto scrivendo, i rumori sinistri dei mezzi aerei antincendio...).
MAURO PASTORE
#42
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
30 Giugno 2025, 16:28:55 PM
Citazione di: iano il 28 Giugno 2025, 15:41:16 PMNon mi riconosco nell'occasione giusta che dici, per un anteprima del tuo scritto, nella quasi totalità dei punti.
Cominciamo dal primo.
Io riconosco i limiti della scienza, o meglio, è mio intento  ridimensionarla rispetto alle aspettative improprie che ha suscitato, con conseguenti meriti inopinatamente attribuitigli , perché ritengo ciò intralci  una fruttuosa applicazione del metodo.
Al contrario mi pare che tu queste aspettative ancora coltivi, seppur deluso dai risultati attuali, per cui invochi la vera scienza e i veri scienziati.
A me i risultati invece  soddisfano pienamente, ma li considero per quel che sono.
Senza scendere ulteriormente nel dettaglio degli altri punti per cui sono occasione impropria per l'anteprima del tuo scritto, mi limito alla più importante.
Io non cerco nessuna verità, neanche quella che possa giungere per illuminazione, che è comunque l'unica che riesco a concepire come possibile, non comunicabile  a parole, se appunto  ciarlando non la si è raggiunta.
E' quella verità che si origina dal porre, in maniera più o meno cosciente, fede, e a cui nessuna ragione può giungere, e anzi, senza la quale nessuna ragione potrebbe procedere.
La ragione non può giungere alla verità, perchè la segue, senza aggiungervi altro.
Per me però, almeno finche illuminazione non mi folgori, non esiste alcuna verità, ma solo ipotesi su ci ragionare.
Più precisamente non esistono verità che si possono esprime a parole, perchè non appena che le si esprimesse, io non mancherei di negarle, potendosi negare tutto ciò che si può definire.
Sono più interessato a ciò che non si può negare, per il motivo che non avrebbe senso farlo, come le ipotesi, perchè, piuttosto che negarle, sarebbe sufficiente non farle.
Non sopravanzo nessuno se dico che non hai consapevolezza del tuo ruolo sociale, della moltitudine culturale cui tu appartieni, di quello che avete combinato e combinate tutti assieme.
Tu dici che non pensi esista la verità, ma io non avevo riempito la mia replica di frammenti della verità assoluta. Ad esempio quel che dicevo sulla matematica scienza tra tante è una verità relativa al mondo e che ognuno pensa a modo suo.
Il tuo modo, il vostro modo di trattare le scienze ha per destino necessario eccessi positivisti o negativisti. Io non ci sono dentro questo destino alla cui fine c'è l'impossibilità a conservare le scienze.
Essere agnostici a fronte di certi orizzonti non solo intellettuali e rifiutare necessarie distinzioni, procedere come chi invece non si è chiuso le idee, questo è un cammino verso la rovina e se interviene il totalitarismo è peggio. L'Assoluto non è un contenuto della materia e non esiste in un orizzonte materiale; esiste una verità superiore di cui comprendiamo solo parti e questo l'agnosticismo non permette di capire. Quindi date certe premesse limitate, bisogna moderare il pensiero; il che non significa limitatezza di mente ma del punto di partenza di chi pensa, deliberato o no che fosse.

Nota Bene:
Quanto alla anteprima che hai menzionato, è una tua illazione.


MAURO PASTORE
#43
Ho perfezionato il mio testo, anche con una specificazione finale. Il senso è rimasto esattamente lo stesso. Auguro una buona discussione.

MAURO PASTORE
#44
Se un fine è autenticamente politico ed è quello giusto, nessun mezzo per raggiungerlo può essere immorale o empio.

La polemica della Chiesa contro il genio rinascimentale di Niccolò Machiavelli fu e resta ingiusta e andrebbe invece rivolta a coloro che veri politici non sono e le cui teorie sono un modo per intromettersi nella politica.

La frase "il fine giustifica i mezzi" non fu mai scritta da Machiavelli ma rispecchia il suo pensiero, che con essa venne e continua ad essere giustamente sintetizzato. Estrapolata dal suo contesto però passa ad indicare altro, l'uomo di potere senza scrupoli che abusa della ragion di Stato trattando i cittadini come oggetti adatti a realizzare le sue ambizioni. A questo riguardo vale la massima kantiana: 'considerare ogni uomo fine e non mezzo'.

Il contesto proprio del pensiero di N. Machiavelli è il principato. Quale definitore dell'indipendenza dell'àmbito politico e originalità del pensiero politico egli si avvalse di un esempio universale ma particolare che oggi non è da tutti inteso. Chi è il principe? Per quanto assurdo possa apparire, ad introdurlo sono adatte le favole. Bisogna procedere secondo una intuizione culturale e spirituale. Il termine "principe " è collegato con l'altro "principio", questo usatissimo in filosofia e scienze. Principe è colui da cui dipendono gli inizi, la cui presenza stessa può costituire un inizio o una iniziazione.
La figura del principe machiavellico è antropoteriomorfa, riunisce in sé l'astuzia della volpe e la forza del leone (il Centauro Chirone era l'elemento mitico posto in gioco dall'Autore): un'estetica che possono intendere quelli che hanno un'etica appropriata.

Si può dire che la realizzazione contraria al principato sia stata l'impresa di distruzione di A. Hitler, il cui pessimismo violento si avvalse per i propri scopi di una società dominata dai torti: innanzitutto il razzismo biologico, quindi il tecnicismo, la volontà di omologazione e l'assenza di valori. Gli strumenti della distruzione erano violenti, pur ponendo in campo la violenza reciproca degli altri, fino a consegnare le vittime proprio ai crimini nemici. La gioventù tedesca alle disumane reazioni armate dell'esercito di Stalin, le comunità semite agli stessi sgherri nazisti, le popolazioni del Sud ai rimedi sbagliati di falsi competenti[1]. Per quanto gli esecutori e gli strumenti fossero esterni, erano le pedine del suo gioco alla dama, non propriamente politico. Lo stesso Hitler rimproverava le folle di accettarlo come guida, accusandole di avercelo costretto. Non c'è dubbio che il mondo da lui funestato era immerso nei torti già da sé. La maggioranza delle moltitudini semite in Germania non evitavano di ostacolare la realizzazione delle necessità etniche del Paese, tantissimi tedeschi si davano al razzismo invece di provvedere a un'autodifesa, mentre dal mondo coloniale veniva anche tutto il contrario del dovuto: richieste di aiuti ma tanto più aiuti tanto più cattive disposizioni, sicché tutto veniva fatto funzionare al rovescio[2], anche per la Germania e l'Occidente. C'era pure chi esente, accusato però di voler essere succube di chi in torto; e il "Führer" lamentava che nessuno si presentava a sostituirlo dal suo triste ufficio di morte, additando un deliberato dispetto dalle potenze nemiche all'Asse (Roma-Tokyio-Berlino). La mostruosità dell'evento, la presenza pubblica del suo autore che poneva in scena vere e proprie alienate e alienanti bestialità, non simbolizzazioni teriomorfiche, sono proprio il contrario di quanto descritto da Machiavelli. Le incomprensioni su di lui ancora in vita erano già il segno della confusione e violenza contemporanee.


[1]Quest'ultimo fatto è poco venuto alla luce, fu comunque osservato che la tattica nazistoide verso le moltitudini delle Colonie occidentali nel Meridione ed anche verso tutti quelli che vivevano ugualmente o similmente in Europa e Occidente era di non correggere gli errori e di far sbagliare tutti. Le stesse abitudini degli europei meridionali erano sottoposte a questa avversione, come ricorda anche tanta gente in Italia. Questo il fatto più eclatante venuto alla luce, notizia non smentita ma non da tutti interpretata: i medici di Hitler erano già a conoscenza dei gravi problemi immunitari oggi connessi col retrovirus la cui individuazione è legata a una diagnosi di sindrome (siglata aids) ma non avevano voluto dare allarme, imputando anzi i sintomi a costituzioni insane e offrendo tutto il contrario del rimedio.

[2]A onor del vero esistevano ai tempi del nazional socialismo vari e reciproci razzismi. In Mein Kampf Hitler non si concentrava solo contro ebrei e giudei. I suoi strali erano anche contro i cosiddetti negri e - non se ne dice quasi mai - contro gli stessi ariani. A questi si imputava una storia plurisecolare di distrazione da sé ed insania, mentre ebrei e giudei erano ritenuti usurai ed aguzzini estranei all'Europa e fuori posto un po' ovunque; i negri erano accusati di voler condizioni subumane di vita. E' stato giustamente notato che l'impianto accusatorio escludeva una vera ideologia della razza, distinguendosi dalla fredda avversione nazista proprio perché si condannava una volontà. Nella triplice accusa hitleriana io lessi un contrappunto al racconto veterotestamentario dal valore etnologico dei tre figli di Noè: Sem, Cam, Iafet, rappresentativi di culture ed etnie rispettivamente orientali, meridionali, occidentali. Manca il Settentrione ma le genealogie dei nomi biblici non sono tutta la storia, neanche quella biblica. I settentrionali sono i restanti. Io pensavo e penso che una serena valutazione del quadro biblico potesse e può essere la base per evitare di assecondare semplicemente gli scontri per evitare di restarne vittime. Proprio un assecondamento aveva fatto Adolf Hitler, anzi aveva trasformato odi etnici e razziali - già degeneranti in un immenso reciproco litigio razzista - in un evento di distruzione, dal quale non erano del tutto esentati neppure i restanti (quelli del Settentrione del mondo, dicevo), rimproverati di disinteresse. Come dichiarato dal dissidente D. Bonhoeffer, proposito di Hitler era la sconfitta della Germania. Punire la componente ariana ovvero 'iafetita', non solo la estromissione della componente 'semita' e il rifiuto di quella 'camita', erano suoi obiettivi.


MAURO PASTORE
#45
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
28 Giugno 2025, 07:45:24 AM
Citazione di: iano il 27 Giugno 2025, 14:59:39 PMNoi siamo il verbo, non Dio.
Se invece Dio è verbo allora possiamo aspirare a una verità ciarliera, se non allo stesso Dio.
Rimandando vivamente alla mia replica precedente, aggiungo una valida proposta di reazione all'emblematica attestazione citata qui su. Considerare tutta l'ampiezza dei significati nella distinzione Parola/parola. Senza pregiudizi per la filosofia che ritrova le proprie premesse.

MAURO PASTORE