Anthonyi potrebbe aver ragione, ammetto di non essere mai andato a leggere gli studi in questione ma solo articoli che li citavano e potrei ricordarmi male o aver letto brutti riassunti, nutro una certa "incertezza epistemologica" riguardo gli studi che si basano sull'autoreport dei propri stati interiori quindi non ci perdo troppo tempo, allo stesso tempo "effetto nullo" non saprei cosa significhi in questo contesto. Nel senso che se aumentare il mio reddito contiene la promessa di migliorare il mio benessere psicologico, nel momento in cui invece ricevo un "effetto nullo" sulla mia felicità, non è esattamente un risultato neutro, perlomeno in riferimento alle aspettative. Suppongo sul lato economico abbia a che fare con il valore marginale, sul lato psicologico potrebbe riferirsi al proverbiale effetto asino-carota, continuare ad accumulare ricchezze e non raggiungere mai la carota della felicità deve provocare una certa frustrazione? Sto facendo quel che non andrebbe fatto, speculare su studi che non ho letto, ma il nocciolo del problema risiede nell'origine della felicità, se essa è endogena o esogena, la cultura occidentale moderna tende a enfatizzare l'idea che la felicità sia esogena, questo il problema collegato all'utilità marginale. La prima auto che compro potrebbe aiutarmi ad avere un lavoro o a trovare degli amici, la seconda auto che compro non cambia nulla a riguardo, la prima macchina soddisfa un mio bisogno endogeno, contribuire alla società o avere una vita sociale, la seconda nasce dalla errata premessa che fosse l'auto stessa ad essere il motivo per cui sono felice, e fallisce nel riprodurre gli stessi risultati della prima.