Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Carlo Pierini

#301
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 09:08:23 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Maggio 2019, 22:30:28 PM
E' l'esperi-enza. Nello stesso modo in cui, nella scienza, l'esperi-mento distingue la scoperta dall'invenzione arbitraria (o dogmatica). Se l'umanità non avesse modo di esperire il divino, di Dio non si sarebbe mai parlato.

Nulla di meglio che rispondere attraverso uno dei miei maestri:

Citazione di: F.Nietzsche - Umano troppo umano II - 190
190. Giustificazione «a posteriori» dell'esistenza. Molti pensieri sono venuti al mondo come errori e come fantasmi, ma sono divenuti verità, perché gli uomini hanno conferito loro a posteriori un substrato reale.

CARLO
Sulla base di quali considerazioni, tu e il tuo degno "maestro" siete legittimati a chiamare <<errori o fantasmi>>, per esempio, delle esperienze come queste?

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/un'altra-'visione'-archetipica/

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/gli-archetipi-esistono-io-li-ho-'visti'!/

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/un-sogno-archetipico/
#302
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 13:09:38 PM
Il tuo paese vale al tuo paese. Kant è riconosciuto ovunque. Prima dell'evoluzionismo, il suo trascendentale ha liberato il cogito dai fantasmi ultraterreni. Di questo, Dio-che-non-c'è gliene renda merito.

CARLO
Il Dio-che-non-c'è non può rendergliene merito, perché il "trascendente" kantiano indica proprio la realtà divina.
Quindi considerare il "trascendent-ale" come qualcosa che è assolutamente altro dal "trascendente" è solo una truffa verbale di chi vuole tenere il piede in due staffe, cioè di chi vuole esiliare il "trascendente" in un limbo inaccessibile all'esperienza umana. Il "trascendent-ale" kantiano, infatti, non è né immanenza, né trascendenza, né carne né pesce, non sta né in cielo né in terra, come tutte le mistificazioni filosofico-verbali o le invenzioni truffaldine degne di questo nome.
Una mistificazione, cioè, studiata a tavolino a fini commerciali: vendere la propria filosofia al mercato più ampio possibile, quello degli ateo-agnostici, e quello dei credenti! Una pagliacciata da "Arlecchino servo di due padroni".
Da Wikipedia:
<<Al centro della commedia "Arlecchino servitore di due padroni" troviamo Truffaldino, servo di due padroni, che, per non svelare il suo inganno e per perseguire il suo unico intento, ovvero mangiare a sazietà, intreccia la storia all'inverosimile, creando solo equivoci e guai>>.
#303
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Maggio 2019, 23:43:46 PM
Io direi che "bello" e "giusto" sono fratelli di sangue solo nell'accezione più alta (o più profonda) di significato di entrambi i termini. Infatti la giustizia non è affatto bella quando sbatte in galera un criminale, ma è semplicemente utile alla collettività. Per essere anche bella dovrebbe agire in modo tale da indurre il criminale a prendere piena consapevolezza del crimine commesso e a condividere fino in fondo lo stesso dolore procurato alle vittime, tanto da essere mosso ad un sincero atto di pentimento e di sottomessa implorazione di perdono. ...

IPAZIA
Sì, tralasciando l'ipotesi trascendente, mi pare questo il significato della relazione etica-estetica che nel loro limite trascendentale - in alto - si congiungono. 

CARLO
Se tralasci "l'ipotesi trascendente", <<in alto>> significa solo <<ad alta quota sul livello del mare>>. 
Al mio paese, infatti, il termine <<trascendentale>> è un aggettivo che  significa <<di natura trascendente>> o <<riferito a ciò che è trascendente>>, checché ne dica Kant con le sue mistificazioni verbali tese a separare - artificiosamente e in modo assoluto - l'Io ("trascendent-ale") da Dio ("trascendente").
#304
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Maggio 2019, 23:43:46 PM
Citazione di: Phil il 07 Maggio 2019, 22:20:21 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2019, 20:24:09 PMLa dialettica è congiuntiva, convergente: è bello fare ciò che è giusto ed è giusto fare ciò che è bello.
PHIL
...
se è giusto rinchiudere un colpevole, non mi pare ci sia bellezza estetica in tale azione (per quanto si possano scrivere anche poesie al riguardo, ma la scelta etica e la scelta estetica a malapena si sfiorano).
CARLO
Io direi che "bello" e "giusto" sono fratelli di sangue solo nell'accezione più alta (o più profonda) di significato di entrambi i termini. Infatti la giustizia non è affatto bella quando sbatte in galera un criminale, ma è semplicemente utile alla collettività. Per essere anche bella dovrebbe agire in modo tale da indurre il criminale a prendere piena consapevolezza del crimine commesso e a condividere fino in fondo lo stesso dolore procurato alle vittime, tanto da essere mosso ad un sincero atto di pentimento e di sottomessa implorazione di perdono. ...Ecco, tutto ciò sarebbe anche bello, così com'è bella, per esempio, la scena del pentimento e della richiesta di perdono da parte di fra' Cristoforo ai congiunti dell'uomo da lui assassinato:

https://youtu.be/jGySJwka750?t=375

...o la conversione dell'Innominato:

https://youtu.be/24uvvFjY6iI

Ma in questi casi è la giustizia divina che ha agito, non la giustizia carceraria.

P. S.
...E adesso una breve sintesi:

https://youtu.be/c9CxZnsbY04
#305
Citazione di: Phil il 07 Maggio 2019, 22:20:21 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2019, 20:24:09 PMLa dialettica è congiuntiva, convergente: è bello fare ciò che è giusto ed è giusto fare ciò che è bello.
PHIL
...
se è giusto rinchiudere un colpevole, non mi pare ci sia bellezza estetica in tale azione (per quanto si possano scrivere anche poesie al riguardo, ma la scelta etica e la scelta estetica a malapena si sfiorano).
CARLO
Io direi che "bello" e "giusto" sono fratelli di sangue solo nell'accezione più alta (o più profonda) di significato di entrambi i termini. Infatti la giustizia non è affatto bella quando sbatte in galera un criminale, ma è semplicemente utile alla collettività. Per essere anche bella dovrebbe agire in modo tale da indurre il criminale a prendere piena consapevolezza del crimine commesso e a condividere fino in fondo lo stesso dolore procurato alle vittime, tanto da essere mosso ad un sincero atto di pentimento e di sottomessa implorazione di perdono. ...Ecco, tutto ciò sarebbe anche bello, così com'è bella, per esempio, la scena del pentimento e della richiesta di perdono da parte di fra' Cristoforo ai congiunti dell'uomo da lui assassinato:

https://youtu.be/jGySJwka750?t=375

...o la conversione dell'Innominato:

https://youtu.be/24uvvFjY6iI

Ma in questi casi è la giustizia divina che ha agito, non la giustizia carceraria.
#306
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2019, 22:01:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Maggio 2019, 20:33:09 PM
Tu, invece, hai qualche motivo fondato per definirla un'invenzione?

IPAZIA
Tu, invece, hai qualche motivo fondato per dire che non lo è ?
CARLO
E' l'esperi-enza. Nello stesso modo in cui, nella scienza, l'esperi-mento distingue la scoperta dall'invenzione arbitraria (o dogmatica). Se l'umanità non avesse modo di esperire il divino, di Dio non si sarebbe mai parlato.
#307
Citazione di: sgiombo il 06 Maggio 2019, 14:01:49 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 05 Maggio 2019, 23:03:49 PM
Citazione di: bobmax il 18 Novembre 2018, 20:50:53 PML'assenza del libero arbitrio è TOTALE. Ed è proprio questa sua assoluta inesistenza a far cambiare ogni prospettiva, anche su ciò che abbiamo sempre considerato ovvio.
CARLO
E se vivessi in un regime che ti proibisse di scrivere messaggi come questo, tu cosa avresti da recriminare?


Un tale regime negherebbe, impedirebbe la libertà di azione da costrizioni estrinseche, e non la determinatezza intrinseca (il determinismo) delle volizioni di ciascuno (delle sue vittime).
CARLO
...E quindi? La risposta qual'è? Cos'hanno di privilegiato le costrizioni intrinseche rispetto a quelle estrinseche?
#308
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2019, 18:30:07 PM
"in un'epoca di ateismo, dove va collocata l'anteriorità che era stata precedentemente ceduta a Dio e che ora non può esserlo più?" Dove è sempre stata: nell'umano, che tra le tante cose inventò anche Dio.
CARLO
Coloro a cui Dio si manifesta non parlano di invenzione, ma di scoperta, di rivelazione. Per loro, parlare di Dio come di una invenzione, è una ...invenzione, e perdipiù priva di fondamento. Tu, invece, hai qualche motivo fondato per definirla un'invenzione?
#309
Citazione di: Phil il 06 Maggio 2019, 16:07:23 PM

Nell'arte la dimensione astorica e atemporale del sacro gioca (secondo me) un duplice ruolo: da un lato, serve ad attualizzare il sacro (divinità o altro) inserendolo nella contemporaneità dell'artista, che è un modo per "(re)impossessarsene" e/o per celebrare la vitalità ancora pulsante del sacro, senza relegarlo ad un passato ormai lontano ed emotivamente distante. Da l'altro lato, la traslazione storica che decontestualizza gli eventi (biblici o altro), serve a sottolineare che il valore trascendente del sacro non è legato alla scansione del tempo umanamente intesa, per cui il conforto della Madonna, il sacrificio di Cristo, etc. sono sempre presenti, non hanno data perché il loro "senso" ha "durata" infinita. 
Per dirla in sintesi, il sacro può essere presentificato/presantificato dall'autore nella sua epoca perché il suo valore trascende il tempo umano ed è, a suo modo, sempre (nel) presente.

CARLO
Certo, il mito è tutto questo; esprime valori universali, in un certo senso eterni. Ma esso è rivolto all'uomo storico reale, quindi è anche dialogo vivo con la storia. Non si limita, cioè, a "far piovere" sulla storia immagini archetipe universali ma, attraverso di esse, risponde dialetticamente agli interrogativi e alle inquietudini epocali dell'uomo storico, del popolo particolare in cui esso fiorisce; proprio come il sogno fa con l'individuo:

<<Se la nostra interpretazione di un sogno non ha fatto centro, o se rimane in qualche modo incompleta, potremo constatarlo eventualmente sulla scorta del sogno successivo. Per esempio il motivo precedente viene ripetuto un'altra volta in una versione più chiara, oppure la nostra precedente interpretazione viene demolita da una parafrasi di tono ironico, oppure ancora, ecco subentrare invece un'opposizione diretta, accanita. [...]
La ricompensa per l'interpretazione esatta è un soffio di vitalità, mentre l'interpretazione errata si condanna da sé ristagnando, suscitando resistenza, dubbio e soprattutto reciproco insabbiamento>>.   [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.175]

<< «È senz'altro probabile che i miti corrispondano ai residui di fantasie e di desideri di intere nazioni, e cioè ai sogni secolari della giovane umanità» (Freud). Anche Rank vede parimenti nel mito il sogno collettivo di tutto un popolo>>. [JUNG: Simboli della trasformazione - pg.37]

<<Come nella storia dei popoli gli archetipi appaiono sotto forma di miti, così si presentano anche in ciascun individuo, e il loro effetto è più potente; è, cioè, maggiore la loro antropomorfizzazione della realtà, là dove la coscienza è più limitata o più debole e dove, di conseguenza, la fantasia può sopraffare i dati del mondo esterno. Questa condizione è indubbiamente presente nel bambino durante i suoi primi anni di vita>>.   [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pg.70]
#310
Citazione di: green demetr il 07 Maggio 2019, 00:29:58 AM
In questo senso per quanto riguarda la parte artistica, ho sempre considerato l'arte come una mera estetica, un gioco per annoiati signorotti della borghesia.

Niente a che vedere nè col Cristo Storico, nè con quello Esoterico.

CARLO
E cos'altro è il Vangelo, se non arte letteraria?
#311
Gli scienziati studiano lo Yin (la Materia) e trascurano lo Yang (lo Spirito) perché, per ragioni di risentimento storico contro gli "spiritualisti" persecutori di ieri (i yanghiani cattolici), vuol credere che Yang sia solo un abbaglio, che non sia nient'altro che lo Yin in azione, o lo Yin visto secondo la prospettiva illusoria del linguaggio "metafisico". E sono talmente convinti di questa illusorietà, che negli anni '30 tentarono persino di purgare il linguaggio scientifico da ogni residuo "metafisico", senza alcun successo (Circolo di Vienna).
Cosicché, verrà il tempo in cui essi si imbatteranno inaspettatamente nel "punto Yin" all'interno dello Yang; e allora la loro corsa "teorizzante" subirà una battuta d'arresto e tutti i paradigmi Yin - che sembravano così solidi, chiari e coerenti - cominceranno a indebolirsi, a complicarsi e a perdere la loro chiarezza.

Ebbene, sono convinto che le prime avvisaglie di questo dirompente incontro col "punto Yang" stiano cominciando ad affacciarsi: si chiamano, "Meccanica quantistica", "Principio di indeterminazione", "funzione di probabilità".

Per il momento il suddetto "punto Yang" non è lo Spirito inteso in senso religioso, ma la sua accezione laica di "mente", di SOGGETTO osservatore, contrapposto all'OGGETTO (yin) materiale osservato. La Scienza, cioè, è conoscenza dell'oggetto osservato e misurato (yin), mentre il soggetto osservatore e misuratore (yang) è SEMPRE al di fuori di essa. ...Allora la domanda sorge spontanea: come può essere *compiuta ed esaustiva* una conoscenza che indaga solo sulla natura e sulle proprietà dell'oggetto materiale e che esclude da sé l'indagine sulla natura e sulle proprietà del soggetto osservatore?
Il soggetto, cioè la mente che crea i paradigmi indispensabili e determinanti ai fini della descrizione dell'oggetto, è eliminabile da una conoscenza degna di questo nome? Se si getta il soggetto dalla finestra del sapere, non ce lo ritroveremo prima o poi alla porta di casa nelle vesti di uno o più paradossi teoretici che scardinano le nostre certezze sulla pura oggettività di quanto osserviamo? Io credo proprio di sì, sebbene non sappia dire quale ordine di conoscenza del soggetto sarebbe necessaria per eliminare tali paradossi teoretici.
Scrive Heisenmberg:


"Dobbiamo ricordare che ciò che osserviamo non è la natura in se stessa, ma *la natura esposta ai nostri metodi d'indagine*. Nella fisica il nostro lavoro scientifico consiste nel porre delle domande alla natura *nel linguaggio che noi possediamo* e nel cercare di ottenere una risposta dall'esperimento con i mezzi che sono a nostra disposizione. In tal modo la teoria dei quanta ci ricorda, come ha detto Bohr, la vecchia saggezza per cui, nella ricerca dell'armonia nella vita, non dobbiamo dimenticarci che nel dramma dell'esistenza siamo insieme attori e spettatori".  [W. HEISENBERG: Fisica e filosofia - pg. 73]

...E gli fa eco Jung:

"L'empirista cerca, con maggiore o minore successo, di dimenticare o rimuovere, in favore della «obiettività scientifica», i suoi principi esplicativi, ossia le premesse psichiche indispensabili al processo della conoscenza. Il filosofo ermetico, viceversa, considera proprio queste premesse psichiche, ossia gli archetipi, come le componenti indispensabili dell'immagine del mondo empirica. Egli non è ancora così dominato dall'oggetto da poter trascurare la palpabile presenza delle premesse psichiche nella forma di quelle idee eterne da lui sentite come realtà. [...] Il nominalista empirico spera di riuscire a produrre un'immagine del mondo indipendente sotto ogni aspetto dall'osservatore. Questa speranza si è realizzata solo parzialmente, come hanno dimostrato i risultati della fisica moderna: l'osservatore non può essere definitivamente escluso; le premesse psichiche continuano ad operare".    [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.311/12]

Ma nello studio dell'emisfero Yang del sapere, quello della Psicologia, il medesimo problema si presenta per così dire rovesciato: come può il soggetto (la psiche) essere anche l'oggetto del suo sapere? Se la determinazione dell'oggetto osservato ha bisogno di un soggetto osservatore esterno all'oggetto, che trascende l'oggetto stesso, cos'altro, se non un punto di vista ultimo, il punto di vista di Dio (il Deus ex-machina) potrebbe soddisfare questa funzione?
Scrive Jung:

"La psiche è inizio e fine di ogni conoscenza. Anzi, essa non è soltanto l'oggetto della sua scienza, ma ne è anche il soggetto. Questa situazione eccezionale tra tutte le scienze implica da un lato un dubbio costante sulla sua possibilità in generale, dall'altro assicura alla psicologia un privilegio e una problematica che appartiene ai compiti più ardui di una futura filosofia". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.143]

"La rappresentazione del mondo apparentemente senza soggetto che emerge alla fine del XX secolo è il prodotto di una lunga storia di cancellazione, della disincarnazione sistematica e progressiva del soggetto conoscente. Questa storia è la storia del soggetto illuminista.
È Descartes, ovviamente, il punto di partenza canonico. Nel pensiero cartesiano il soggetto, liberato dal suo luogo corporeo, si colloca accanto a Dio, al di sopra dell'oggetto della sua conoscenza. (...) Solo il cogito, l'io conoscente e pensante non poteva essere visto. Per Descartes il cogito è il deus ex machina, un espediente divino reso invisibile per la sua assenza dallo spazio, ma onnipotente per la sua unione con Dio. In quanto tale elude la descrizione (...) e la costrizione. Esso semplicemente è, ontologicamente anteriore allo sguardo indagante e insieme al di fuori della sua portata.
I duecento anni successivi hanno visto uno straordinario avanzamento nel progetto di rimuovere il soggetto scientifico da qualunque obbligo terreno. (...) Fra il XVII e il XIX secolo (...) il posto del soggetto era vuoto e in esso poteva essere collocata, all'occorrenza, una macchina: la lacuna della prospettiva classica era così colmata nel quadro della scienza, pur emergendo nella mente dell'osservatore. (...)
Un compito cruciale della retorica della scienza moderna è stato di bandire ogni riferimento al soggetto, e di costruire invece l'illusione che la conoscenza non fosse il prodotto dell'uomo; non manufatta o costruita, ma scoperta: in una parola, semplicemente vera. (...)
Dopo secoli di cancellazione, per quanto invisibile e impensabile, il soggetto conoscente permane ostinatamente anteriore. La questione è: in un'epoca di ateismo, dove va collocata l'anteriorità che era stata precedentemente ceduta a Dio e che ora non può esserlo più? Questa è sicuramente una delle questioni più critiche che ci stanno di fronte in questo scorcio di secolo". [EVELYN FOX KELLER: Il paradosso della soggettività scientifica, in S. TOULMIN: La passione del conoscere  - pp. 50-53]
#312
Citazione di: sgiombo il 06 Maggio 2019, 08:15:58 AM
La filosofia comprende la critica razionale della conoscenza (scientifica o meno: gnoseologia, epistemologia), la quale é altro dalle scienze naturali e non vi può essere letteralmente "integrata" ma casomai "allegata", aggiunta.

CARLO
Appunto: una "critica razionale" alla quale la scienza risponde nello stesso modo in cui Indiana Jones risponde al filosofo che lo martella di obiezioni: <<L'archeologia si dedica alla ricerca dei fatti. Se vi interessa la verità, l'aula di filosofia del professor Tyre è in fondo al corridoio>>.
Conosco un solo scienziato che è ricorso all'aiuto di un filosofo della scienza per cercare di esprimere compiutamente la propria teoria in uno scritto divulgativo. Ma la delusione è stata così cocente e l'opera così eterogenea e confusa che il libro successivo se lo è scritto da solo. Si tratta del neuroscienziato J. Eccles e del filosofo K. Popper.

SGIOMBO
E inoltre l' ontologia (conoscenza razionale della realtà in generale: in ciò che é scientificamente conoscibile e in ciò che non lo é).
Perché infatti della realtà fenomenica é conoscibile solo la parte materiale (in quanto misurabile quantitativamente e postulabile -indimostrabilmente: Hume"!- essere intersoggettiva); e non la parte mentale, che manca di queste due ineludibili conditiones sine qua non della conoscibilità scientifica e che alla parte materiale non si identifica, non é riducibile, non ne emerge né sopravviene.

CARLO
1 - Il tuo (e di Hume) "...indimostrabilmente..." significa ben poco se si fa un'unico fascio in cui con-fondere l'indimostrabilità dei postulati della fede  (per esempio: <<ogni evento mentale è l'espressione di un evento bio-nervoso>>) e i postulati di validità ampiamente dimostrata della scienza (p. es.: <<i pianeti girano intorno al Sole, non intorno alla Terra>>).

2 - L' affermazione: <<è conoscibile solo ciò che è matematicamente misurabile>> non è una affermazione matematicamente misurabile quindi si relega da sé alla categoria della non-conoscenza, cioè, dell'arbitrarietà.
Infatti, la tua è una affermazione arbitraria, perché, invece, si può conoscere, per esempio, un'espressione d'amore in misura sufficiente da poterla distinguere chiaramente da un'espressione di rabbia, o di noia, o di gioia o di follìa pur non misurando matematicamente un bel niente. L'intensità di un sentimento d'amicizia non si misura sulla quantità di decibel con cui qualcuno dice "ti voglio bene", ma dalla qualità e dall'armonia tipica (anzi, archetipica) dei gesti che lo esprimono nel loro insieme.
In altre parole, non sei legittimato ad escludere a-priori la possibilità che anche ciò che è "mentale" sia "misurabile" e quindi conoscibile. Così come la misura quantitativa consiste nel confronto tra l'entità reale e l'archetipo numerico ideale (il numero è un'idea pura), la misura qualitativa consiste in un confronto analogo: tra l'espressione reale e l'espressione archetipica ideale.
In definitiva, nulla osta alla realizzazione del socratico <<γνῶθι σαυτόν>>, <<conosci te stesso>>. Chi nega questa possibilità nega il cuore pulsante della Filosofia, rinnega le sue radici.
#313
P.S.

Nell'Annunciazione di Van Eyck:

http://4.bp.blogspot.com/-4JPQLsKf9Os/UhCWUZ1hpUI/AAAAAAAAAIQ/LH76d4yoXNQ/s1600/03+Annunciazione,+van+Eyck.JPG

si noti - nella parete di fondo, in alto - la presenza di una vetrata gotica raffigurante il Cristo Pantocratore:

https://www.quadri-e-stampe.it/media/kunstdrucke-poster/eyck-van-jan--maria-verkuendigung-787763.jpg

che ribadisce ancora la natura non-storica del "primo Gesù", la sua essenza di mito-annuncio ("Vangelo" deriva da "euangelion": "eu"= "buono" e "àngelos" = "messaggio, notizia"). Un annuncio a cui fa eco il tema centrale del dipinto: l'Annunciazione dell'angelo a Maria.
#314
Scrive Jung:
"Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguevano tra "piccoli" e "grandi" sogni. [...]
A ben guardare i piccoli sogni sono frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato, si esauriscono nella vita quotidiana. La loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell'equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. [...] Essi contengono i cosiddetti «motivi mitologici» o «mitologemi», che io ho definito col termine di archetipi [...] e provengono dagli strati più profondi dell'inconscio collettivo. La loro significatività trapela - a prescindere dall'impressione soggettiva - già fin dalla loro plasticità, che mostra non di rado forza e bellezza poetiche. Essi si presentano perlopiù in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino (fra i trentasei e i quarant'anni), e in cospectu mortis ". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.313]

"Come si sa per esperienza, l'inconscio ha una indipendenza estrema. Se non l'avesse, non potrebbe esercitare la sua funzione peculiare: la compensazione della coscienza. La coscienza è ammaestrabile come un pappagallo, non così l'inconscio. Esso è e rimane una parte della natura che non può venir né corretta né corrotta; i suoi segreti possono soltanto essere intravisti, non manipolati." [JUNG: Psicologia e alchimia - pg.52]

"I simboli prodotti dall'inconscio significano molto di più di quanto si possa saperne di primo acchito. Essi trovano il loro significato nel tendere, ogni volta che sono compresi, a compensare e a integrare nel senso della totalità un atteggiamento della coscienza non adeguato, che cioè non adempie al suo scopo".  [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.323/24]

Analogamente, i miti possono essere visti come i grandi sogni o le visioni dell'umanità; e la loro funzione, come nel caso dei sogni individuali, è quella di compensare dialetticamente gli squilibri della coscienza storica attraverso l'apporto di quei contenuti culturali (sentimenti, idee, valori etici, ecc.) che in certi momenti storici "di passaggio" sono carenti o assenti presso le culture nelle quali essi compaiono.
Per esempio, la figura evangelica del Dio che si incarna come uomo (Cristo) e come fratello amoroso dell'uomo appare in un'epoca in cui prevaleva la mitica figura vetero-testamentaria - un po' squilibrata - di un Yawè-Padre-padrone, giudice severo e giustiziere iroso e vendicativo. La funzione compensatrice del mito cristiano è evidente: <<La legge per l'uomo, non l'uomo per la legge>>.

Dunque, il mito appartiene alla categoria dell'arte: esso è principalmente letteratura (saghe, racconti, poemi, favole, ecc.), ma può anche esprimersi come arte plastica o pittorica. Ed è l'arte sacra rinascimentale quella che maggiormente evidenzia questo carattere compensatorio degli squilibri della visione religiosa dominante.
Ebbene, uno degli "squilibri" più fuorvianti dell'esegetica cattolica consiste nell'aver sottratto la figura di Cristo dalla dimensione spirituale-simbolica che le è propria ed averla "secolarizzata" nelle vesti di un personaggio storico reale vissuto duemila anni fa. Cosicché, da una parte il culto di Gesù si trasforma in una vera e propria "idolatria" e, dall'altra, il significato evangelico di "buona novella", di "annuncio di un futuro Messia salvatore-redentore" cade nell'ombra, privando l'intero Disegno di Salvezza del suo "baricentro" futuro naturale, cioè, della sua autentica ragione d'essere.
In una certa misura la evangelica "seconda venuta del Messia" o del "Secondo Adamo" (Giovanni 14:1-3, Ebrei 9:28, Apocalisse 22:12, Matteo 24:37-39 e 23-26, Tito 2:11-14, Luca 21:34-36, ecc.) compensa questo squilibrio temporale, ma non abbastanza da lasciar intendere chiaramente che i racconti biblici sono *solo annunci* mitico-simbolici di una Redenzione e di una Salvezza non ancora realizzate (del resto, se l'umanità fosse stata redenta dal "primo Avvento", quale sarebbe lo scopo di un "secondo Avvento"?).
Ebbene, l'arte sacra rinascimentale cerca di compensare questo "malinteso spazio-temporale" nelle forme più varie e originali. La più ricorrente è quella che cambia tempo e luogo alla storia di Cristo, trasportandola dall'Israele di duemila anni fa all'Europa contemporanea degli autori, cioè, all'epoca rinascimentale:

http://3.bp.blogspot.com/-7l5wmS0M5qE/UhCWhdMjG1I/AAAAAAAAAIo/AdvANjukJOA/s1600/01+Cristo+chiavi,+Perugino.jpg 

http://2.bp.blogspot.com/-T-x1QzO9lTM/UhCWO8NTsXI/AAAAAAAAAIA/UE3EQ3VWiiw/s1600/02+Annunciazione,+van+der+Weyden.jpg 

http://4.bp.blogspot.com/-4JPQLsKf9Os/UhCWUZ1hpUI/AAAAAAAAAIQ/LH76d4yoXNQ/s1600/03+Annunciazione,+van+Eyck.JPG 

http://3.bp.blogspot.com/-peGEp7uwrnc/UhCWTvyOr9I/AAAAAAAAAII/-DuhF85MVGM/s1600/04+Annunciazione,+Botticelli.jpg 

http://4.bp.blogspot.com/-WrdZtseFk38/UhCWanRYxXI/AAAAAAAAAIY/U2UfJVH3Wbw/s1600/05+Crocifisso,+Giovanni+Bellini.jpg 

http://4.bp.blogspot.com/-cuEfMxJ1CGo/UhCXDHsDnAI/AAAAAAAAAJw/dnkWWVwOFKE/s1600/06+Madonna+con+Bambino,+Cima+da+Conegliano.jpg 

http://2.bp.blogspot.com/-T0yDm1sZje0/UhCWgGapi-I/AAAAAAAAAIg/BlvL8WFUskY/s1600/07+Nativit%C3%A0,+David,+1515.jpg 


Nella seguente "Natività" del Ghirlandaio, sull'estremità della colonna centrale è addirittura scolpita in caratteri romani una data: 1485

http://3.bp.blogspot.com/-bfYfaEKcJjw/UhCWliLGpuI/AAAAAAAAAIw/IQ0HTMr40Tc/s1600/08+Nativita,+Ghirlandaio.jpg

Nelle due seguenti raffigurazioni della Natività sono presenti due particolari che non dovrebbero comparire se i dipinti volessero davvero rappresentare una Natività avvenuta 1500 anni prima: due immagini del Crocifisso. La prima (Van der Weyden) è appesa sulla colonna centrale dietro alla Vergine,

http://4.bp.blogspot.com/--BHynI2sR4Q/UhCW77L8X4I/AAAAAAAAAJI/ywq6A2hNENM/s1600/09+Nativit%C3%A0,+Van+der+Weyden.jpg
...come per sottolineare che si tratta di una seconda nascita,  di un secondo avvento del quale il "Cristo antico" era solo l'annuncio.
Nella seconda figura (L. Lotto) il Crocifisso è in alto a sinistra del dipinto:

http://4.bp.blogspot.com/-izAQhteksxI/UhCWqJpMwWI/AAAAAAAAAI4/oxE6aGHgN7I/s1600/10+Nativit%C3%A0,+Lorenzo+Lotto,+1523.jpg

Un'altro tentativo di "de-secolarizzare" la figura di Cristo è quello di negare direttamente la sua storicità e di affermare la sua natura di immagine simbolica.
Se, infatti, osserviamo questo dipinto di Giotto (il Giudizio finale):

http://2.bp.blogspot.com/-Q13GAtrymd8/UhdErnKgoMI/AAAAAAAAAKA/pOPH-oHIr9Y/s1600/Giudizio+Finale,+Giotto.jpg

non è difficile leggervi un messaggio tendente a far apparire l'intera scena evangelica non come un evento storico, ma come una sorta di "scenografia teatrale", una rappresentazione simbolica, un'immagine pura, un racconto mitico ispirato dal cielo. La chiave di questo messaggio è rappresentata dai due angeli (ánghelos = messaggero) in alto a desta e a sinistra della figura nell'atto di srotolare (o di arrotolare) i bordi di quella che appare, così, come una vera e propria immagine di fondo di un palcoscenico allestita da registi celesti.

Lo stesso tipo di messaggio è stato espresso anche in altre forme. Per esempio: nelle seguenti rappresentazioni il personaggi sacri sono rappresentati non come persone reali, ma come immagini del personaggio:

http://3.bp.blogspot.com/-C_JKu8ibTog/UhfH3WpJdbI/AAAAAAAAAKU/1tR4zdLRwG0/s1600/13+Veronica+sorretta+da+due+angeli+2.png

http://4.bp.blogspot.com/-WWQeIbFUMhY/UhfH3KjH2dI/AAAAAAAAAKQ/E20PBAShKvw/s1600/12+van+der+Weyden,+Cristo-veronica+1,+dal+Trittico+Crocefissione,+sec.+XV,+particolare.jpg

http://2.bp.blogspot.com/-iFKUsFcg1fo/UhfH6veVfCI/AAAAAAAAAKo/3gQmq0pnR-Q/s1600/14+Madonna+della+Vallicella.jpg

Mi fermo qui, ma esistono molte altre opere rinascimentali che cercano di correggere/smentire il dogma cristiano - ancora oggi dominante - di un Gesù storico che ha *realmente* compiuto dei miracoli (moltiplicazione dei pani e dei pesci, trasformazione dell'acqua in vino, resurrezione di Lazzaro, ecc.) e che poi è *realmente* morto, risorto e salito fisicamente al cielo.
L'arte, in definitiva, non si limita a riprodurre il mito, ma lo ricrea, lo ripresenta in modo tale da chiarire gli aspetti che nella versione originaria erano stati espressi in maniera oscura o ambigua, se non addirittura errata.
Scrive infatti Jung:

<<In ciò sta l'importanza sociale dell'arte: essa lavora continuamente all'educazione dello spirito contemporaneo facendo sorgere le forme che più gli difettano. Volgendo le spalle alla manchevolezza presente, l'ispirazione dell'artista si ritrae sino a raggiungere nel suo inconscio l'immagine primordiale che potrà compensare nel modo più efficace I'imperfezione e la parzialità dello spirito contemporaneo. Essa s'impossessa di questa immagine, e traendola dal più profondo inconscio per ravvicinarla alla coscienza, ne modifica la forma in modo che essa possa essere accetta all'uomo d'oggi, a seconda delle sue capacità. Il tipo dell'opera d'arte, cioè, ci permette di trarre conclusioni sul carattere dell'epoca in cui essa è apparsa. Che cosa rappresentano, per la loro epoca, il naturalismo e il realismo? Che cos'è il romanticismo? Che cos'è l'ellenismo? Sono orientamenti dell'arte che misero in luce quanto v'era di più necessario per l'atmosfera spirituale di ogni epoca. L'artista come educatore della sua epoca, ecco un soggetto sul quale oggi ci si potrebbe a lungo intrattenere.
I popoli e le epoche hanno, come i singoli individui, i loro orientamenti e i loro caratteristici atteggiamenti interiori. L'espressione "atteggiamento" tradisce già la parzialità inevitabile di ogni orientamento determinato. Orientamento significa esclusione; l'esclusione sta a significare che una determinata quantità di elementi psichici, che potrebbero anch'essi vivere, non sono autorizzati a manifestarsi, poiché non corrispondono più all'atteggiamento generale. L'uomo normale può tollerare senza danno l'indirizzo generale; ma il vero vantaggio per I'artista, è la sua relativa incapacità di adattamento; essa gli permette di tenersi lontano dalle grandi vie comuni, di seguire la propria ispirazione e di scoprire ciò che manca inconsapevolmente agli altri. Come nel singolo individuo l'unilateralità dell'atteggiamento cosciente è corretta da reazioni inconsce di compensazione, così I'arte rappresenta, nella vita delle nazioni e delle diverse epoche, un processo di compensazione spirituale>>.  [JUNG: Psicologia e poesia - pp. 48-49]
#315
Citazione di: bobmax il 18 Novembre 2018, 20:50:53 PML'assenza del libero arbitrio è TOTALE. Ed è proprio questa sua assoluta inesistenza a far cambiare ogni prospettiva, anche su ciò che abbiamo sempre considerato ovvio.
CARLO
E se vivessi in un regime che ti proibisse di scrivere messaggi come questo, tu cosa avresti da recriminare?