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Messaggi - Phil

#301
Come detto qualche post fa, credo sia una questione di categorie: una volta data la possibilità a tutti di partecipare attivamente alla vita politica, non vedo perché la "composizione di genere" del governo debba rispecchiare approssimativamente quella della popolazione (categoria del genere come categoria politica in senso elettivo). Non essendo automi né cloni, per me non è uno scandalo se quel "circa 50%" non si concretizza in ogni ruolo, in ogni ambito, in ogni mestiere, in ogni settore della socialità (anzi, mi sembrerebbe molto sospetto il contrario, ad essere onesto, come se ad un premio letterario con dieci categorie, venissero premiati ogni anno, per x anni, sempre cinque uomini e cinque donne, seppur in categorie differenti; può capitare, certo, ma non nego la troverei una bizzarra coincidenza, per nulla un'ovvietà). Una volta acclarato che, nel caso della politica, il motivo dell'asimmetria non è quello che viene impedito alle donne di candidarsi, né (suppongo) ci siano prove che sia consuetudine truccare le votazioni e lo spoglio a sfavore delle donne, allora voler forzare un 50%, come si trattasse di progettare doppi servizi igienici al ristorante, mi sembra, oltre che contro il buon senso, contro i concetti stessi di votazione politica, rappresentanza, volontà popolare, etc.
Se votassi, mi sentirei gabbato da elettore sapendo che a qualcuno sarebbe spettato un posto in parlamento, ma purtroppo "del suo sesso ce ne erano già abbastanza" (e non posso non sorridere mentre lo scrivo, per quanto mi pare tragicomico) e quindi il suo posto è stato preso da qualcun altro con meno preferenze, ma almeno del giusto "sesso carente". Davvero sarebbe, per me, ridurre il voto (e la democrazia) ad una farsa; come se si decidesse che almeno l'x% dei parlamentari deve essere di calvi, l'x% di trans, l'x% di immigrati, etc. altrimenti costoro sono discriminati dalla vita politica e quindi non è democrazia giusta ed etica. Stiamo forse giocando ad «Indovina chi»? Stiamo facendo casting di attori per un film sul politicamente corretto (aldilà dell'assonanza)?
Comunque, ripeto, probabilmente la mia posizione al riguardo è "viziata" dal disimpegno politico e dalla carenza di "ideali matematici" per un mondo migliore.
#302
Citazione di: niko il 28 Novembre 2023, 21:16:55 PMNon importa, che le donne in Italia possono eleggere ed essere elette e lo sono, vi e' di una sproporsione di uomini al potere rispetto a donne al potere.

Con tutta una serie di conseguenze, fondamentalmente di due tipi:

* ETICHE: perche' sta cosa non e' giusta di per se', ed e' un problema per la democrazia come valore.

* POLITICHE: perche' dei maschi al potete fanno anche concretamente delle leggi a favore dei maschi al potere, anche a prescindere dal problema "etico" o "astratto" che il fatto in se' potrebbe rappresentare.
Probabilmente non ho ancora capito: per te è a priori giusta ed etica una democrazia solo se ha anche una proporzione fra uomini e donne al potere? Ossia: gli esiti delle votazioni, i programmi, il "volere del popolo", etc. vanno subordinati al fatto che alla fine deve, dovere etico e politico, esserci un equilibrio numerico fra uomini e donne al potere? Non conta dunque chi il popolo vuole a guidarlo, fra i candidati; anche se il "genere x" (scegli tu), non ha rappresentanti abbastanza voluti, apprezzati e votati, è importante, per la giustizia etica e politica della democrazia, che quei pochi che ha siano comunque (anche se non abbastanza votati) circa la metà del totale degli eletti. Praticamente si vota il programma e il candidato, ma alla fine, fondamentale per la giusta democrazia, conta anche il genere?
In generale, non credo che un "sessismo su base statistica" rispetti il concetto base di democrazia che, a dirla tutta, mi sembra una forma di governo essenzialmente incompatibile con la "sessificazione paritaria" della politica che proponi (sicuramente non sei il solo, ma ciò non cambia la mia perplessità, tanto concettuale quanto pragmatica; tuttavia ammetto che sono digiuno di politica, quindi è solo un'opinione da profano).
#303
A volte, quando si usa una categoria inadatta ad un discorso, tale inadeguatezza categoriale, alla lunga, viene svelata dalla realtà dei fatti, al netto di ogni forzatura interpretativa e può capitare (non a tutti, certo) di ritrovarsi a chiedere a se stessi «davvero sto usando la categorizzazione giusta?».
Il femminicidio è una categorizzazione di un tipo di omicidio che funziona benissimo nella sua autoreferenza: definiamo che cos'è un femminicidio, contiamo quanti ne avvengono e lo giudichiamo fenomeno deprecabile. Se tuttavia proviamo poi ad utilizzare tale categoria fuori dal discorso autoreferenziale, spendendola in contesti sociologici come la parità fra i sessi, i diritti delle donne, etc. tale categoria mostra tutta la sua inadeguatezza, svelando di fatto la scarsezza della sua pertinenza. Proviamo a collegare il femminicidio al "patriarcato" (dando per buono che ognuno lo intende un po' a modo suo, quindi il discorso è già traballante dall'inizio); se tale collegamento causale fosse vero, ci sarebbe quasi da rallegrarsi: in Italia i suddetti "figli sani del patriarcato" si stanno lentamente estinguendo (v. dati) e hanno le leggi dello Stato a sfavore già da tempo; inoltre il patriarcato non è mai stato politicamente così debole (mi risulta che da noi le donne non solo possano votare ed essere elette, ma votino e vengano elette) e mai così poco "praticato" (scommetto che nemmeno nei peggiori bar di periferia lo stupro e l'omicidio di una donna siano oggi, comunemente, "vanto patriarcale" o "normale amministrazione"). Inoltre, sempre per vagliare tale rapporto causale, basterebbe indagare se solitamente un femminicida o uno stupratore ha fatto ciò che ha fatto perché "il patriarcato glielo suggerisce/consente" o per altri motivi. Temo che i prossimi che faranno notizia dal lato sbagliato, nemmeno sanno cosa sia il patriarcato, e non perché l'hanno ormai interiorizzato e introiettato o ne sono inconsapevoli pedine, ma perché, in quei momenti, magari sbaglio, non si fa politica o egemonia culturale, ma si fa violenza, cieca e irrazionale. E quando invece tale violenza è pianificata? Direi che un omicidio premeditato non è questione di "patriarcato", essendo l'omicidio appunto ritenuto reato anche nel "patriarcato vigente" e (se non sbaglio) senza sconti di pena se si è uccisa una donna piuttosto che un "pari".
Il patriarcato, se è forma culturale egemonica, non è fatto di lampi e di furore, né va contro le sue stesse leggi, è fatto (eventualmente) di status quo. Dunque affrontare le problematiche di una cultura egemone che penalizza una certa categoria di persone, non comporta far convogliare pedissequamente nel discorso qualunque problematica coinvolga tale categoria di persone, cercando una correlazione "rafforzativa" ad ogni costo, perché così si rischia invece di ottenere l'effetto contrario: indebolire la legittimità delle argomentazioni che analizzano un problema, perché non essendo queste pertinenti anche per l'altro problema tangente, risultano alla fine inadeguate al "superproblema posticcio", formato unendo "per assonanza" i due.
Provo ad esemplificare ciò che intendo usando bullismo e multiculturalismo. Entrambi esistono nelle scuole, ma spiegare il primo facendo leva sul secondo non porta a molto, perché il bullismo esisteva anche prima che andasse di moda parlarne, nelle scuole e per le scuole e, soprattutto, anche quando le classi erano al 100% di autoctoni. Versione ping-pong: il bullismo è figlio del multiculturalismo? No. Il bullismo è una forma di esterofobia? No, non intrinsecamente. C'è chi è bullo nei confronti di chi è di un altro paese? Sì. Lo bullizza per quel motivo? Sì. Allora, il bullismo è figlio del multiculturalismo? Di nuovo, no. Il multiculturalismo può dar adito a bullismo? Sì.
Se sostituiamo «bullismo» con «violenza» e «multiculturalismo» con «patriarcato» (per quanto definito ad libitum), «l'esser straniero» con «l'esser donna», possiamo capire parimenti come il problema della violenza delle donne non vada troppo causalmente a braccetto con l'esser-donna in una società "patriarcale" (qualunque cosa ciò significhi esattamente, se ci riferiamo all'Italia), proprio come il bullismo non va causalmente troppo a braccetto con il multiculturalismo, pur avendo evidenti ed innegabili aree di intersezione (se non ci fossero più soggetti violenti, di certo non ci sarebbero nemmeno violenze contro le donne, ma è osservazione che non mi risulta particolarmente "illuminante").
Ovviamente si è liberi di auspicare una società che segua la regola aurea del "circa 50%" fra uomo e donna in tutto, credendo che altrimenti la disparità sia sempre e automaticamente indice di sopraffazione e fallocrazia (o il suo contrario), anche quando le donne stesse, libere di scegliere, palesemente non intendono nemmeno ambire al 30% di certi ambiti (oppure qualche volta vorrebbero e non ci riescono, come la volpe con l'uva? Sarebbe prova che forse in quei contesti non conta la categorizzazione sessuale, ma altro e si sta leggendo la faccenda con gli occhiali sbagliati). Tuttavia questa è, appunto, un'altra storia seppur, piaccia o meno, anch'essa deve alla fine fare i conti con il mondo reale. Amen e scusate la prolissità della predica.
#304
Citazione di: InVerno il 28 Novembre 2023, 07:49:33 AMNove su dieci suicidi continuano ad essere di uomini, è il cosidetto "maschicidio", prevalente nel maschio ha come oggetto prevalente il maschio, l'Onu deve aver pure pubblicato qualcosa a riguardo
Prendo spunto da questo per dire che, secondo me, ogni tematica quantitativa va comunque contestualizzata in un quadro più ampio, non per sminuirla, ma affinché paroloni come «emergenza», «mattanza», etc. abbiano davvero senso (nota per i maliziosi: qui sto parlando in generale, non affrettatevi ad inalberarvi perché «per Phil il femminicidio non è un'emergenza... che gran figlio di patriarca!»; no, non sto dicendo questo, sto parlando di metodo).
Quando ho scritto che i dati dello studio citato potevano essere letti «in molte direzioni» mi riferivo esattamente a questa contestualizzazione. Se ci sono in pancia preconcetti ed ideali (ossia quasi sempre), è normale che l'attenzione selettiva degli occhi si esalti e magari non si legge che «la maggior parte degli omicidi nel mondo sono commessi contro uomini e ragazzi (80% nel 2022)» (p.3 del documento, p.5 del file), né che negli ultimi 10 anni in Europa c'è stata una riduzione del fenomeno femminicidio (fra familiari o partner) del 21%, mentre nelle Americhe è in aumento (ibidem), né altri dati che potrebbero far riflettere su aspetti sociali e dinamiche fra i generi (la morte fuori casa a cosa è dovuta e quanto pesa statisticamente? quanto le donne stanno in casa in alcune parti del mondo? Qual è la percentuale che fa scattare la soglia d'allarme?). Nell'articolo, che non ho saputo trovare in italiano, si parla anche dell'Italia.
Il benaltrismo è una cosa, la contestualizzazione statistica è un'altra, l'uso fazioso dei dati è un'altra ancora.
#305
Ritrovandomi indegnamente a prendere la parola dopo il "disco rosso" con citazioni spagnoleggianti, argomentazioni sinistrate e soluzioni tipicamente filosofico-alchemiche come il fuoco purificatore su larga scala, mi limito a segnalare questo recente studio sulla violenza sulle donne
https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/briefs/Femicide_brief_2023.pdf
che ha qualche dato che può far riflettere todos, in molte direzioni (almeno per ingannare un po' l'attesa per le molotov).
#306
Citazione di: Socrate78 il 26 Novembre 2023, 20:51:13 PMSe non si stabilisce quale sia il criterio oggettivo per cui ogni persona merita rispetto, allora anche il concetto di rispetto va in fumo, perché si dovrebbe concludere che anche un individuo come Hitler meriterebbe di essere rispettato (almeno per me non lo è affatto, perché merita di essere condannato). Ritengo che questo aspetto sia da ricondurre al NICHILISMO, non si riescono a stabilire valori oggettivi che possano essere condivisi da tutti
Non è il nichilismo a comandare «ama il prossimo tuo» (e credo che l'amore "contenga" anche il rispetto, oltre che eccederlo), così come non è il nichilismo a sostenere che tutti abbiamo la stessa dignità, etc. e in fondo non è il nichilismo, bensì la realtà, ad impedire di stabilire oggettivamente valori condivisi da tutti (se così non fosse, tali valori verrebbero scoperti, come il principio di Archimede o il teorema di Pitagora, e non inventati, scritti convenzionalmente e, se si può dire, "imposti"; l'oggettività non si impone, si constata). Possiamo poi sostenere che "un prossimo non vale l'altro", che i diritti universali abbiano comunque delle eccezioni, etc. ma buttare tutto ciò che non ci piace nel cestino del nichilismo, in modo indifferenziato, mi sembra un po' superficiale; secondo me, anche in filosofia conviene fare la "raccolta differenziata".
Per inciso: non sono un amante del calcio, ma se leggo che il calcio si gioca sui pattini e con le racchette, mi viene da ricordare cosa il calcio non è.
#307
Citazione di: Jacopus il 26 Novembre 2023, 11:28:17 AMIl giusnaturalismo, Phil, l'ho intravisto in questa tua frase, poiché se storicamente e culturalmente concordo con la maggior tendenza alla violenza dell'uomo, proprio culturalmente e storicamente dobbiamo contrastarla
Eppure quello è il passo del post più freddamente descrittivo, oggettivo, persino statistico-matematico, quindi quello meno adatto ad essere inteso come giudizio valoriale o come discriminazione fra ciò che è bene e ciò che è male (secondo giusnaturalismo o altro che sia). Né nel testo né nel vuoto "fra le righe" troverai nulla che si opponga o precluda al tuo «dobbiamo contrastarla»(cit.), che già non è più descrittivo, ma prescrittivo ed etico. Descrivere antropologicamente il comportamento dell'uomo non significa approvarlo né ritenerlo giusto.
#308
Citazione di: Jacopus il 25 Novembre 2023, 23:14:25 PMla tua sembrava quasi una giustificazione giusnaturalistica alla violenza maschile
Ripongo tutte le mie speranze di essere compreso in quel «sembrava quasi»(cit.), perché nel mio post non ci sono né giustificazioni (non è un mio hobby) né giusnaturalismo (che ho già confutato in passato, parlando con altri di fallacia naturalistica e dintorni), tantomeno applicati alla violenza maschile.

@niko
Certo, possiamo anche decidere di usare «patriarcato» in modo totalmente diverso da quanto suggerisce il vocabolario; così facendo evitiamo neologismi ambigui (con annesso appiattimento, v. sopra), tuttavia c'è sempre il rischio che qualcuno, abituato alla lingua italiana, faccia fatica a giostrarsi fra i due omonimi a seconda dell'interlocutore di turno (De Saussure direbbe che un repentino cambiamento diacronico nel medesimo contesto comunicativo non giova alla comprensione fra parlanti). Comunque concordo sia importante avere una definizione esplicitamente condivisa, o quantomeno individualmente dichiarata.
#309
Citazione di: Jacopus il 25 Novembre 2023, 22:28:26 PMIn realtà credo che sia proprio il contrario. Cioè non mettere tutto nello stesso calderone.
Con «resto diffidente quando... vengono messi nello stesso calderone» alludevo proprio alle preferenza di non mettere tutto nello stesso calderone. In che senso intendi «sia proprio il contrario»?

Citazione di: Jacopus il 25 Novembre 2023, 22:28:26 PMDirei che questo è invece un appiattimento. Mi piacerebbe più un mondo dove i bambini siano liberi di giocare con le bambole e le bambine con i fucili giocattolo.
Non credo sia un "appiattimento" parlare di due «generi biologici»(autocit.), quanto una constatazione; magari non ho usato i termini esatti, ma intendevo che solitamente o hai un corpo da maschio o hai un corpo da femmina (con «biologici», intendevo questa schietta materialità).
#310
Citazione di: InVerno il 25 Novembre 2023, 18:03:11 PMLa soluzione logica è smetterla di scandagliare la società alla ricerca di relazioni di potere, sostenendo che sono l'unica cosa che conta, e poi meravigliarsi che ciò che si trova sono solo relazioni di potere
Questo potrebbe essere un primo possibile passo (non mi riferisco ad Ipazia) per non leggere il suddetto tipo di omicidio come "espressione di una cultura patriarcale" (o simili): risulterebbe certamente tale se l'omicida si fosse dovuto (o sentito in dovere di) attenere ad una consolidata consuetudine culturale che prevede che l'uomo uccida la donna che lo lascia, altrimenti perde l'onore... in assenza di tale (fanta)regola, si è trattato (per quel che mi hanno infilato davanti gli occhi) di un uomo, con i suoi problemi nella gestione del rifiuto, della rabbia, etc. che ha ucciso una donna. Non è l'unico caso? Considerando come i generi biologici siano soltanto due, il gioco delle combinazioni non consente poi molte altre variazioni; direi quattro in tutto e, considerando quale dei due sessi tenda di più alla violenza, biologicamente, storicamente e culturalmente (basta contare i cacciatori e i clienti di armerie, dividendoli per genere), ci sono almeno due combinazioni che dovrebbero e, guarda caso hanno (se non erro), il sopravvento statistico nel campo della morte altrui.
Possiamo anche restare in attesa di un maggior diffondersi di coppie omosessuali per poter fare statistiche per i femminicidi fra lesbiche e maschicidi fra gay (lascio ad altri l'onere di neologismi ad hoc per differenziarli), ma non sono certo che scopriremo qualcosa di rivoluzionario; forse che gli omosessuali tendono ad essere meno violenti, non essendo "figli del patriarcato"? Forse che comunque, anche fra omosessuali, i portatori di pene tendono di più ad uccidere, anche fra loro, perché atavicamente tendono più alla violenza rispetto al "gentil sesso"? Onestamente non lo so, non sono domande retoriche.
Resto comunque diffidente quando patriarcato, maschilismo, tradizionalismo, disturbi della personalità, devianze, istinti violenti, omicidio, etc. vengono messi tutti nel medesimo "minestrone sinonimico" che appiattisce i concetti, prima ancora che il loro uso interpretativo, perché l'abuso di categorie e l'ipercategorizzazione degli eventi (che spesso richiede paradossalmente il suddetto appiattimento), spacciati per impegnato affinamento del pensiero, fanno bene alla "tiratura dei giornali", si sarebbe detto una volta, e a "fenomenizzare" ciò che non è mai stato "fenomenale" (che sia fanatismo, omicidio, stupro o altro; tutta roba ingiusta, per carità, ma stigmatizzare e neologismizzare pur di urlare "edizione straordinaria!" è strategia antica appunto come gli strilloni da strada). Spesso per affrontare, nei limiti del possibile, un fenomeno esecrabile, un gesto preliminare concreto è filtrare e silenziare il sensazionalismo (la santificazione dei morti, la mostrificazione del cattivo, etc.) e cercare di essere analitici in ciò che si può fare, socialmente e, eventualmente, politicamente (sempre ricordando che, anche dove vige la legge del taglione, sotto forma di pena di morte, c'è sempre qualcuno che finisce comunque con l'uccidere qualcun altro, maschio o femmina che sia, pur sapendo già cosa l'aspetta; valli a capire questi esseri umani...).
#311
Varie / Re: Rastislav e l'enigma della divisione
25 Novembre 2023, 19:10:15 PM
La mia calcolatrice conferma (sempre che non mi si siano incrociati troppo gli occhi).
#312
Varie / Re: Rastislav e l'enigma della divisione
25 Novembre 2023, 15:22:27 PM
Sì, ho pasticciato con il copia e incolla, il risultato dovrebbe essere: 10.111.121.222.232.333.343.444.454 virgola 45 periodico.
#313
Varie / Re: Rastislav e l'enigma della divisione
25 Novembre 2023, 12:42:14 PM
Citazione di: Eutidemo il 25 Novembre 2023, 07:51:51 AM
Ci deve pur essere qualche modo per calcolare l'"intero corretto" della divisione di  111222333444555666777888999 per 11; il quale, comunque, secondo me, dovrebbe esser un numero di 25 cifre.
Da quel che ho trovato, il risultato della divisione è 1.011.112.122.223.233.334.344.454 virgola 45 periodico.
#314
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte e denari
21 Novembre 2023, 12:44:22 PM
Oltre alle due principali, ce n'è un'altra raffigurata nel libro e due minuscole nello sfondo all'estrema destra; anche un'altra nello specchio, suppongo quindi quella nel libro non conti.
#315
Tematiche Filosofiche / Re: Il perfetto vivente.
20 Novembre 2023, 11:52:48 AM
Due postille al volo:
Citazione di: Jacopus il 19 Novembre 2023, 20:33:31 PMDi fronte a questa corrente culturale minoritaria, che attraversa i secoli e a cui si oppone una verità priva di ombre, che ha dominato l'Occidente, sia che si chiami cristianesimo o comunismo o scientismo, mi domando sempre cosa sarebbe accaduto se, invece, questa corrente culturale avesse avuto la forza di imporsi in Europa, all'alba della modernità.
Non si è imposta in Europa, all'alba della modernità, tuttavia si sta sommessamente insinuando nel mondo. al tramonto ("post-") della modernità; ma proprio essendo "in ritardo" rispetto al consolidamento di una visione moderna, incontra inevitabilmente le resistenze culturali del pensiero moderno che ha permeato nel profondo i parametri di valore social-esistenziali (ed ecco che allora i "cattivi" della storia sono il nichilismo, il relativismo, il "pensiero debole", il postmodernismo, etc. come recitano in coro i pulpiti più popolari, teologici o modernisti che siano, in una simpatetica "solidarietà antitetico-polare", per dirla con Lukács).

Citazione di: Koba II il 20 Novembre 2023, 06:18:46 AMInfatti si torna a pensare alla contemplazione a partire dalla condizione infelice della nostra civiltà, dominata da iperproduzione e ipercomunicazione.
Che ci sia un ritorno alla contemplazione, ossia che tale sguardo sia stato già elaborato in tempi privi di iperproduzione e ipercomunicazione, credo dia molto da riflettere; sia per comprendere meglio "cosa" sia la contemplazione, sia sul "ruolo storico" di iperproduzione e ipercomunicazione.