@Phil
Il post nr.55 è vero al 99% solo perché non riesco a immaginare l'un per cento che lo possa contraddire. Semmai questo 1% sarebbe contenuto nell'informazione "il motivo per cui si siano messi d'accordo".
Della tabella della verità quello che mi ha colpito sarebbe, probabilmente per l'esistenza di un codice matematico binario, il fatto che non si divida il periodo in tre parti, ovvero, premessa - argomentazione - conclusione. Se fosse invece così composta, nella "conclusione", che resta comunque nel vecchio campo della "conseguenza", con un piede qua e uno là, uno stato sovrapposto insomma, nella "conclusione" appunto si paleserebbe il motivo che muove la premessa. La gente non parla a caso. Riferendomi quindi a quell'uno per cento di cui sopra, mi sembra che Eutidemo abbia già messo i piedi avanti in questo senso. Per ora le forze armate, o meglio l'intelligence, anthonyi, non si è ancora pronunciato, anche se a dire il vero è stato lui a gettare il sasso, ma in combutta col principe Rastislav Eutidemo.
Conclusione: il motivo che muove la "premessa", ai miei occhi risulta essere stato rimosso in almeno tre discipline umane: in ordine cronologico la filosofia, la fisica e la linguistica. Sembra che così facendo abbiano fatto il classico passo più lungo della gamba consegnando le questioni che riguardano l'individuo alla scienza. Ai miei occhi è una follia, ma per altri può essere buono. Detto cioè sinteticamente, ammesso che entrambe le visioni socio/economiche, una potenzialmente però (quella attuale), consentano una fruizione "gratuita" dei beni, personalmente preferisco vivere il vecchio "lupus in fabula" piuttosto che creando emozioni con la mentalità che c'è oggi; almeno fintanto che non sia chiaro a tutti l'anello di congiunzione tra filosofia e scienza, che, in senso cronologico inverso dovrebbe giungere dalla teoria del significato nella scienza del linguaggio, che però non è la linguistica attuale, quella del dopo Chomsky, bensì la filosofia, ovvero l'antropologia.
@Eutidemo
Tu confondi il mago Thelma con il profeta, ma lo fai apposta. È solo al tempo che si rivolge un profeta: il suo linguaggio palesa solamente forze che emergono a fronte di forze che si esauriscono; non si occupa di cose o fatti, ma dei fatti miliari che le rendono possibili. La sua maestria sta solo nell'individuare correttamente tali fatti miliari desunti dalla storia che lui realizza guardandosi attorno. Insomma, un buon filosofo è un profeta