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Messaggi - donquixote

#301
Citazione di: InVerno il 07 Dicembre 2016, 15:06:35 PMDa profano posso provare a rispondere con magari l'ingenuità del profano 1) Ama il prossimo tuo come te stesso - Si che l'altro è diverso, ma questo ha davvero a che fare con l'amore? Tutte le persone sono diverse, ma questo non ci impedisce di amarle anche più di noi stessi. Non è scritto "l'altro deve avvertire il tuo amore con la stessa intensità e qualità che tu avverti amando te stesso" (risultato per il quale davvero avrebbero rilevanza come le necessità\bisogni\desideri di chi riceve l'amore). peraltro non capisco perchè intendi l'amore come un otre al quale si può dare fondo, dicendo che o si ama se stessi o si ama l'altro. Chi lo dice che non ce n'è abbastanza per tutti? 2) Amare il tuo nemico - la contraddizione logica è evidente come sottolinei, a patto che esso attraverso l'amore non cessi di essere "nemico" e la contraddizione si risolva nell'atto di amare. D'altro canto, il vedere nell'altro un "nemico", non è un giudizio particolare che si dissolve quando la prospettiva passa dal particolare al macroscopico (amore per Dio?) Chi sono i nemici? Esistono davvero? o sono il frutto dei nostri interessi particolari disattesi che si dissolvono nell'atto di amare in se? 3) Amare il signore Dio con tutto il tuo cuore. Da un punto vista deista non vedo contraddizione ne impossibilità, amare il tutto significa amare anche il tuo nemico, il tuo prossimo e il tuo distante, significa questo, amare il tutto senza distinzioni. Mi si obbietterà che qui siamo in ambito teista..e io obbietterò che la Bibbia tutta non è esente di questo tipo di contraddizioni apparenti e compenetrazioni tra deismo e teismo. Il Dio di Genesi per esempio non è il Dio di Isacco, non vedo io questa perfezione delle scritture tale da far scattare dogmatismo referenziale riguardo la natura di Dio (poi per chi se lo sente imposto dalla natura divina dei testi...problemi logici di chi è illogico a prescindere). Dove sbaglio?

1) La Chiesa moderna (non certo io) intende l'amore come dedizione concreta ad un altro, manifestato in maniera esemplare da personaggi come madre Teresa, dunque presuppone l'impegno del tempo e della volontà. Tale impegno e tale volontà, se deve essere rivolta totalmente a qualcun altro, si sottrae necessariamente all'amore di sé, poichè se l'amore in sé non è un otre che si svuota la manifestazione concreta di tale amore ha un limite poichè il tempo finisce e il giorno è per tutti di 24 ore. Dunque non io ma la Chiesa moderna parla di amore solo se questo si manifesta nelle opere, altrimenti parla di "indifferenza" che il Papa condanna senza appello. Se dunque qualcuno riuscisse a dedicare l'intero arco della giornata (24 ore) al bene dell'altro con tutte le sue forze non gli rimarrebbe più niente da dedicare a sé, e quindi non potrebbe amare se stesso come prescrive Gesù. Inoltre chi decide chi bisogna amare se il tempo è quello che è e le forze umane sono limitate? Lo decido io? o la Chiesa? o qualcun altro? E poi: una sola persona? oppure più persone per poco tempo ciascuna? da qualunque parte la si guardi questa è una cosa che alla luce del comandamento non sta in piedi. Inoltre non è mai buona cosa voler enfatizzare gli insegnamenti di Gesù, di fatto fraintendendoli: Gesù non ha mai detto ama il prossimo tuo "più" di te stesso ma "come" te stesso, e c'è una bella differenza. Se si è disposti ad amare qualcuno più di noi stessi l'equilibrio si perde e finisce che magari si è disposti anche a rimetterci la vita per la persona che si ama: ma quando questo succede poi quella persona non ha più qualcuno che la ami e quindi le si fa tutto sommato un danno invece che un favore... Gesù non ha mai auspicato che qualcuno diventasse schiavo di qualcun altro, nemmeno volontariamente e deliberatamente.

2) L'essere nemico non è una condizione assoluta ma contingente: qualcuno che non lo è può diventarlo temporaneamente per una serie di ragioni, e poi cessare di nuovo di esserlo; ma il comandamento prescrive di amarlo "mentre è nemico" e non di amarlo come persona in sé al di là dei ruoli che ricopre nelle diverse occasioni.  Se io devo amare un nemico lo devo fare intanto che è mio nemico, ma se per amore, come dicevo, intendiamo il sentimento benevolo predicato dalla Chiesa moderna è del tutto impossibile provarlo mentre il nostro interlocutore ci è nemico, ovvero suscita in noi il sentimento contrapposto. Non è possibile provare due sentimenti contraddittori nel medesimo momento. Il giudizio e la condizione particolare si potranno anche dissolvere se si passa dal microcosmo del nemico al macrocosmo di Dio, ma in questo caso non esisterebbe più il nemico e quindi mi sarebbe di fatto impossibile amarlo.

3) Non voglio fare questioni di teismo o di deismo, che trovo stucchevoli e frutto di ignoranza. Più semplicemente metto a confronto gli insegnamenti a mio avviso chiarissimi di Gesù con l'interpretazione che ne dà la chiesa moderna; stiamo parlando fra l'altro dei fondamenti, dei comandamenti essenziali che Gesù definisce l'alfa e l'omega della legge, che sono appunto ama Dio con tutto eccetera e ama il prossimo tuo come te stesso;  «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» dice Gesù. Se dunque quello di amare Dio in quel modo è il primo dei comandamenti ed è imprescindibile appare ovvio che se uno dedica tutte le sue energie ad ottemperare tale comandamento non gli rimane più niente da dedicare all'amore di sé, o a quello del prossimo, o a quello del nemico se per avventura ne dovesse incrociare uno.

La Bibbia è stata concepita, scritta, riscritta, tradotta e modificata da persone di livello intellettuale elevatissimo, pur se in tempi diversi, e quindi cavarsela dicendo che è contraddittoria non ha senso perchè se così fosse tali contraddizioni sarebbero state risolte a suo tempo, in periodi in cui molta più gente di adesso la sapeva comprendere nell'essenza. Fortunatamente la Chiesa moderna non ha avuto il coraggio di modificarla (se non in pochissimi casi che hanno peraltro aumentato la confusione anzichè eliminarla, come ad esempio la traduzione di agape con carità anzichè con amore come era in precedenza). Il problema è che secoli fa vi erano persone in grado di spiegare bene anche le parti apparentemente oscure della Bibbia mentre adesso che sono venute a mancare la Chiesa se la cava facendo sempre più spesso ricorso alla categoria del "mistero" confessando dunque la propria ignoranza. Il Dio della Genesi è dunque il medesimo Dio di Isacco, poichè Dio è uno solo e non ve ne possono essere altri. Semplicemente una parte della Bibbia descrive Dio in un modo, sotto certi aspetti, e un'altra parte sotto altri. D'altronde se Dio è "tutto ciò che è" niente può essere escluso da questo vocabolo.
#302
Citazione di: Duc in altum! il 07 Dicembre 2016, 09:50:30 AMNe sortirebbe il Regno dei cieli, dimensione materiale che già esiste (per chi crede maggiormente). Ma proprio perché Regno dei cieli, Paradiso delle origini, l'eterna perfetta letizia, non sarà mai possibile sul pianeta Terra, nel mondo secondo Giovanni; a meno che dopo l'avverarsi delle indicazioni sulla Parusia, descritte nell'Apocalisse e in Mt 25, la Santissima Trinità non ci consegni il globo terrestre ormai realizzatosi, per azione della Grazia e della Misericordia Divina, nell'ideale predicato dalla Chiesa, ovvero che ognuno offra se stesso all'altro in maniera totale e disinteressata.


Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», Gesù rispose: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». (Lc. 17)
 
Se dunque il regno di Dio è già in mezzo a noi che senso ha seguire le indicazioni della Chiesa di offrire se stessi agli altri in maniera disinteressata? Se nessuno può dire "Eccolo qui", oppure "Eccolo là" per mostrarci com'è fatto e che differenza vi sia con il nostro mondo quotidiano che senso ha costruire piccoli presunti "Regni di Dio" in questo mondo da portare d'esempio agli altri visto che «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione»? Capisco che sia necessaria la fede, ma se questa contraddice palesemente le parole di Gesù bisognerebbe anche farsi qualche domanda e capire in chi o in cosa si vuole aver fede.
#303
Tematiche Culturali e Sociali / Re:figli e scuola
07 Dicembre 2016, 13:09:56 PM
Citazione di: acquario69 il 07 Dicembre 2016, 12:33:49 PMesiste il maschile e il femminile..il positivo e il negativo..lo ying e lo yang..tutto in natura "funziona" a questo modo. (altrimenti non funziona proprio più niente!) nelle scuole (e non solo) sta passando il messaggio contrario e sovversivo,che non dev'esserci più distinzione tra i sessi ed e' l'uniformità e l'omologazione al massimo grado... la natura non la puoi eliminare (secondo "cultura") tra questi ce un abisso inconmensurabile ed e' ridicolo solo pensarlo

Secondo me stiamo facendo qualcosa di ben peggiore dell'omologazione, e che il video (a mio avviso fatto molto bene e azzeccatissimo nell'idea) evidenzia chiaramente: con la mania di voler "salvaguardare" qualunque minoranza ognuno di noi dovrà necessariamente farsi minoranza per ambire un qualche genere di considerazione (significativo a questo proposito il bello e divertente film "L'apparenza inganna" in cui un impiegato di un'azienda in ristrutturazione si finge gay per evitare il licenziamento) e poi nel gruppo di minoranza dovrà a sua volta essere di nuovo minoranza e così via. Se si rifiuta la valorizzazione delle differenze che significa metterle ognuna al proprio posto e la si sostituisce con l'uniformizzazione che invece significa porle tutte al medesimo livello non si potrà che abbassare tale livello fino a ricomprenderne la più infima, che paradossalmente verrà esaltata sull'onda di quell'altra ideologia distruttiva che postula la salvaguardia del più debole. Un mondo più al contrario di questo è difficile immaginarlo.
#304
Citazione di: Sariputra il 06 Dicembre 2016, 12:02:14 PMImmaginare il "Regno" nella sua attuazione immanente è impresa titanica. Mi vengono in mente alcune conseguenze : - Cesserebbe totalmente la Paura ( dell'altro ) in quanto amandoci sinceramente tutti non avremmo alcun timore della cattiveria altrui. -Cesserebbero di conseguenza le Leggi umane che arginano e disciplinano la bestia umana e il suo egoismo. -Cesserebbe la proprietà privata. Non avrei alcun bisogno di qualcosa di "mio, in quanto tutti condividerebbero tutto con generosità e amore. -La casa in cui vivo sarebbe un porto di mare, con gente che viene e che va, tutta amabilmente accolta e ristorata con i beni che mi sarebbero messi a disposizione da tutti. Io stesso entrerei liberamente nelle altre case per usare il loro bagno , se il bagno dell'edificio in cui vivo fosse occupato da altri. ;D -Cesserebbe qualunque forma di consumismo personale, in quanto tutti i beni disponibili sarebbero al servizio di tutti e sempre scambiabili a seconda delle necessità. -Ci si dividerebbe amorevolmente, si farebbe a gara si potrebbe intuire, per sollevarci vicendevolmente dai lavori più gravosi, tipo pulire le fogne e le latrine. -Le persone sofferenti e ammalate sarebbero sostenute da tutti i vicini e non solo da pochi familiari. -Non si ucciderebbero più animali per consumo di carne, trovandolo odioso e rivoltante segno di violenza. Le bistecche sarebbero sostituite dal seitan e dal tofu... -Sparirebbero tutte le armi e tutti gli eserciti e ogni corpo di polizia e di controllo della bestia umana e del suo egoismo. Sarebbero infatti del tutto inutili... -Tutte le diatribe ( tipo incidente stradale o altro...) sarebbero amorevolmente risolte, visto che non sarebbe possibile ravvisare dolo volontario in nessuno... -Le scuole insegnerebbero per prima cosa ad amare Dio , ma non sarebbe difficile in quanto tutti i bimbi e i ragazzi già lo amerebbero naturalmente. Diciamo che approfondirebbero la Bellezza di quest'amore. In subordine si insegnerebbero i vari mestieri così che tutti possano cavarsela nell'intercambiabilità continua, data dall'aiutarsi e sollevarsi a vicenda dalla fatica... -Le distinzioni tra ricco e povero, naturalmente, scomparirebbero. Usufruendo tutti di tutti i beni disponibili, non ci sarebbe più alcuna scala gerarchica. -Non ci sarebbe alcun governo e nazione con i suoi confini. Sarebbe assurdo e totalmente inutile. - E così via... Già da questo mi pare che i vantaggi supererebbero di gran lunga gli svantaggi. Tutta l'unica società umana globale sarebbe priva del "mio". Ogni senso di possesso personale cesserebbe...

Io non ho chiesto di immaginare il "Regno",  che tra l'altro secondo gli insegnamenti da un lato non è di questo mondo e dall'altro è già in mezzo a noi, ma soltanto di immaginare "questo mondo" in cui si possa veder realizzato l'ideale del "sacrificio di sé" a favore dell'altro come predica la Chiesa moderna: una cosa "utopisticamente realistica" insomma, che anche la Chiesa si sforza di rendere concreta con le sue strutture in una realtà come quella presente. Quello che hai descritto tu più che il Regno di Dio mi pare quello di "Imagine" di John Lennon, che è tutt'altra cosa. Quindi ti dico come lo immagino io: l'altro, se è tale, è perchè non è "me", mi pare ovvio altrimenti non sarebbe l'altro ma un altro me. L'altro ha dunque molte cose diverse da me: cultura, necessità, desideri, aspirazioni che sono le sue e non le mie, e se ognuno dovesse sacrificarsi per le esigenze dell'altro dovrebbe essere innanzitutto in grado di comprenderle esattamente, cosa alquanto ardua poichè se è già difficile comprendere le proprie figuriamoci quelle altrui; ma anche ammesso che ci riesca dovrebbe annullare se stesso per aiutare l'altro a realizzarsi, sperando che qualcun altro aiuti lui a realizzare se stesso e così via. Questa situazione, oltre a determinare una indefinita e inestricabile confusione di esigenze, bisogni e interpretazioni, confligge in maniera determinante con il famoso "secondo comandamento" di Gesù che afferma "ama il prossimo tuo come te stesso":  amare il prossimo come se stessi presuppone l'amore di sé, ma se ci si occupa dell'amore di sé non rimane tempo e volontà per amare il prossimo; se la Chiesa dice che bisogna dedicarsi completamente all'altro lo si può fare solo trascurando se stessi, non amandosi per amare l'altro, e dunque contravvenendo al comando di Gesù. Vi è inoltre il comando successivo, sempre di Gesù, che afferma "amate i vostri nemici". Se per amore si intende genericamente un sentimento benevolo rivolto verso qualcuno o qualcosa, allora non è possibile amare un nemico, poichè non si può provare nei confronti della medesima persona un sentimento di benevolenza e contemporaneamente  uno di inimicizia; se io amo un mio nemico devo necessariamente cessare di vederlo come nemico, contravvenendo anche in questo caso al comando divino. Ma poi c'è, innanzitutto, il primo, fondamentale e più importante comandamento, quello che viene prima di ogni altro e che ordina: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ma se si ama Dio nel modo in cui Gesù l'ha ordinato come si fa ad amare contemporaneamente se stessi? e il prossimo? e i nemici? E soprattutto come si fa, come dice la Chiesa, a sacrificare tutto se stesso per il bene dell'altro? A me pare del tutto evidente che l'agape evangelico non può avere nulla a che fare con l'amore comunemente inteso e men che meno con la "caritas" intesa come elemosina, ma è necessariamente di tutt'altra natura; agape non è un sentimento, e non può essere controllato dalla volontà cosciente. Quando S. Paolo dice «E se anche distribuissi tutte le mie sostanze, e se anche dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l'amore, a nulla mi gioverebbe» smentisce in pieno la teoria moderna secondo la quale l'azione sia sufficiente, o prevalente, rispetto all'amore. L'amore (agape) viene prima di tutto, poi se vi è la cosiddetta "buona volontà" tanto meglio, ma non è affatto indispensabile ai fini della salvezza o di una vita cristiana, e mostra appunto come la volontà e lo sforzo siano necessari per distribuire le sostanze etc, ma totalmente inutili ai fini della comprensione e dell'espressione dell'agape.
#305
Citazione di: Sariputra il 05 Dicembre 2016, 22:56:39 PMAttualmente la teologia indica l'agape come amore disinteressato, fraterno, smisurato ( Wikipedia). Mi sembra che , nella primitiva chiesa, essa indicava anche il momento della celebrazione eucaristica comunitaria e fraterna, come un vincolo fraterno d'amore. Penso che l'espressione come amore/dono indica l'amore che va verso l'altro e non il solo sentimento mistico d'amore tra Dio e la sua creatura e ne sottolinea la gratuità. Il termine amore è generico perché può indicare anche l'eros, in cui è presente una componente di attrazione fisica. Personalmente non mi dispiace la traduzione come "amore/dono", mi sembra in linea... :) @Apeiron L'amore disinteressato non mi appare come qualcosa di irraggiungibile. Arduo sicuramente sì, ma non irraggiungibile...

Visto che sei molto abile con la logica e l'immaginazione, prova ad immaginare di vedere realizzato l'ideale che predica la Chiesa, ovvero che ognuno offra se stesso all'altro in maniera totale e disinteressata. Intendo ogni persona sulla terra che realizza questo ideale. Cosa ne sortirebbe? Tu mi spieghi come vedi questo mondo ideale e poi ti dico come lo immagino io, poi confrontiamo i risultati e tentiamo di fornirgli un senso logico e soprattutto realistico, e vediamo come dovrebbe diventare il "mondo perfetto" secondo gli insegnamenti della chiesa moderna. Questo "giochino" vale ovviamente per chiunque ci voglia provare, garantisco che se fatto seriamente è alquanto illuminante.
#306
Citazione di: Sariputra il 05 Dicembre 2016, 20:54:00 PM
@ Donquixote scrive:

L'agape evangelico non c'entra nulla col dono o con il concetto di amore cui siamo soliti riferirci oggi, che è una degenerazione successiva arrivata sino a noi per poi esplodere negli ultimi due secoli e oscurare completamente il senso originario, altrimenti il testo greco non avrebbe usato il termine agape ma il vocabolo philia, da cui appunto filantropia.


Il termine philia mi sembra indichi un amore di tipo "amichevole" , mentre il termine agape indica un tipo di amore più prettamente spirituale che può giungere fino all'auto-annientamento  ( kenosis).
Se intendi che negli ultimi  tempi la chiesa pratichi più philia che agape , posso essere d'accordo con te...

Non mi sembra proprio che la kenosis sia legata all'amore, o almeno non a quello che si intende normalmente e che anche tu esprimi con "amore/dono". La kenosis è (per quanto anch'esso sia un concetto alquanto frainteso oggi) l'annullamento dell'io che si risolve nel sé universale, praticamente il Moksha degli induisti, o il Nirvana, o il Satori, e via dicendo, e dunque non ha alcuna attinenza con l'amore come filantropia che è il moderno concetto cristiano di carità (e per inciso anche il fatto che le Bibbie moderne traducano "agape" con "carità" mentre fino a 70/80 anni fa si traduceva molto più correttamente con "amore" è segno di degenerazione delle esegesi). Negli ultimi tempi la Chiesa predica e pratica solo philia (magari sino al punto di predicare il "sacrificio" proprio a vantaggio dell'altro che non mi sembra per niente un concetto solamente "amichevole") perchè non ha più la benchè minima idea di cosa sia agape.
#307
Citazione di: Sariputra il 05 Dicembre 2016, 15:37:57 PM
@ Apeiron
scrivi:

Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità.
(San Paolo)

Se siamo razionali prendiamo la cosa più grande, superiore e non la minore, o inferiore. Partendo dalla comprensione della cosa più grande ( l'agape) vado a rileggermi eventualmente i testi sacri, ma partendo da questa prospettiva e non da una che presuppone una cosa più piccola.
Il ragionamento fila?... ;D
Così trovo una pietra stabile che mi permette di valutare ciò che è essenziale in un insegnamento e ciò che si potrebbe definire inessenziale.
Yeoshwa si esprime chiaramente, ponendo al primo posto questa "verità" di grado superiore, se così si può dire. E' l'agape la chiave della "salvezza" dalla morte. Ossia: se si ama veramente , anche in presenza di poca, dubbiosa o nulla fede, ci si salva. Viceversa la fede senza l'agape non salva come viene detto nei passi che hai giustamente citato.
Questo criterio di trovare , in un testo "sacro", come nei sutra o altri, la "cosa più grande" io cerco di applicarlo più che posso, per trovare la radice dell'albero e non perdermi nella contemplazione dell'innumerevole fogliame..."Ecco, io vi do un comandamento nuovo, che vi amiate l'un l'altro come Io vi ho amati, da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli" (Giovanni 13)
I dogmi stabiliti nel corso del tempo dalle istituzioni ecclesistiche  non possono superare "la cosa più grande" e perciò possono essere valutati al massimo come "aiuti" per comprendere ( anche se obiettivamente a volte confondono e fanno dubitare più che aiutare :-\ ). Nella visione cristiana una vita vissuta nell'agape è già una vita di fede, una vita ricolma di Grazia perché , se la natura di Dio è amore/dono chi fa della propria vita un atto di amore/dono è già, qui e ora, in Dio stesso ( Padre Turoldo dirà che è Dio stesso che ama se stesso in noi facendoci come Lui). Si stabilisce una continuità d'amore/dono tra creatore e creato, tra abile vasaio e umile argilla.
La domanda che possiamo porci è: "Credo di poter essere , vivere amore dono? O viceversa non credo/ dispero di poter diventare amore?" E come scoprirlo se non provando ad essere quest'amore/dono? Ecco perchè si parla del cristianesimo come di una religione dell'esperienza.

L'agape evangelico non c'entra nulla col dono o con il concetto di amore cui siamo soliti riferirci oggi, che è una degenerazione successiva arrivata sino a noi per poi esplodere negli ultimi due secoli e oscurare completamente il senso originario, altrimenti il testo greco non avrebbe usato il termine agape ma il vocabolo philia, da cui appunto filantropia.
#308
Attualità / Re:Son contento...ma mi dispiace!!!
05 Dicembre 2016, 15:11:39 PM

Prego il sig. Fharenight di moderare i toni e conformarsi al regolamento del forum che esclude interventi non sufficientemente argomentati e polemiche personali. La rete è zeppa di luoghi in cui chiunque può sfogare le proprie frustrazioni o manifestare le proprie invidie sociali, mentre questo vuole rimanere un luogo di riflessione, magari accesa, ma riflessione dev'essere. Mi scuso io con Sariputra per questo signore che avrà senz'altro di meglio da fare.


Grazie
#309
Cuba ha rappresentato per almeno un paio di generazioni di giovani occidentali la romantica ed epica lotta del piccolo Davide caraibico contro il mostruoso Golia americano, il modello ideale del marxismo realizzato a seguito dell'eroica rivoluzione popolare capeggiata da Castro e Che Guevara che spodestò Fulgencio Batista; ma al di là della retorica la situazione durante il governo del "lider maximo" non è mai migliorata, fino a crollare nei tempi più recenti.
Ai tempi della rivoluzione Cuba inviava negli Stati Uniti il 74% delle proprie esportazioni mentre era da questi dipendente per il 65% delle importazioni, dunque era legato a doppio filo agli USA e l'embargo totale ha creato enormi problemi al tessuto economico e sociale del paese; il regime, in quasi 60 anni di ininterrotto governo, non è riuscito a renderlo autosufficiente tanto che le accuse nei confronti degli Stati Uniti sono sempre state legate al mantenimento dell'embargo. In pratica, com'è accaduto anche negli altri paesi del "socialismo reale", non si è saputo offrire un'alternativa alla visione capitalistica del mondo che creasse serenità, soddisfazione e armonia nell'animo dei popoli e non dovesse essere imposta con la violenza. Qualche tempo fa qualcuno disse: "L'uomo non vive di solo pane..." poiché chi vive di solo pane non è uomo ma bestia, e quindi se ci si basa esclusivamente sulla produzione e il consumo di beni materiali per costruire la "felicità" dei popoli allora questi beni materiali dovranno essere in grande quantità, e sempre maggiore, come accade appunto nei paesi capitalisti ove l'obiettivo è aumentare sempre di più la ricchezza materiale per mantenere la gente nell'ignoranza e nel torpore, non certo per esaltare la loro umanità. Infatti tali beni non sopperiscono a bisogni fisici ma psicologici, che per loro natura possono essere illimitati e mai completamente soddisfatti da beni che per definizione si "consumano" e possono solo fungere da temporanea distrazione. I regimi socialisti come quello cubano oltre a non fornire al popolo beni materiali sufficienti a distrarli dai loro bisogni psicologici (nonostante gli enormi finanziamenti ricevuti nel corso dei decenni dall'Unione Sovietica) non hanno nemmeno saputo valorizzare altre strade che potessero creare in esso un'unione ed un'armonia che non fossero esclusivamente legate all'orgoglio del piccolo che "eroicamente" si oppone alla grande potenza, e gli esiti non potevano che essere, inevitabilmente, quelli che sono. D'altronde tali regimi sono tecnicamente molto più disumani e innaturali di quelli capitalisti, e la natura non si lascia comprimere per troppo tempo senza reagire.
La morte di Fidel è il sigillo finale sull'inevitabile processo iniziato nell'89 con il crollo dell'Unione Sovietica, dei suoi paesi satelliti e dell'ideologia che aveva animato i precedenti 70 anni in contrapposizione con il liberalismo di matrice statunitense, e di fatto già terminato con la firma dell'accordo fra Raul Castro e Barak Obama che ristabilisce normali rapporti diplomatici fra i due paesi e in prospettiva dovrebbe annullare l'embargo economico sancito dagli USA svariati decenni fa ai danni dell'isola caraibica.
Il concerto dei Rolling Stones che qualche mese fa ha mobilitato a L'Avana oltre mezzo milione di persone è il chiaro segnale che l'incantevole isola caraibica tornerà ad essere, in men che non si dica, il bordello e il parco divertimenti degli americani danarosi, con contorno di affaristi senza scrupoli che vorranno sfruttare le risorse naturali e minerarie di quel paese; e i cubani nati e cresciuti all'ombra di una rivoluzione senza alcun valore che non fosse quello dell'identificazione nel piccolo Davide che tiene testa al gigante Golia, e che hanno sofferto per decenni in nome di una simbolica quanto inutile "resistenza",  non vedranno l'ora di entrare a pieno titolo nel club del "mercato", della "democrazia" e dei "diritti umani", rimpiangendo il tempo perduto sotto un regime ormai morto. E anche Castro, come Che Guevara, sarà presto trasformato in attrazione turistica con tanto di merchandising gestito, ironia della sorte, da qualche corporation a stelle e striscie.
#310
Citazione di: Angelo Cannata il 27 Novembre 2016, 21:33:16 PM
Citazione di: donquixote il 27 Novembre 2016, 21:23:15 PM
Quindi gli uomini e le donne che adesso esistono (poniamo il caso che anche tu sia d'accordo che esistono) da dove arriverebbero? Dal nulla? Tu sei apparso dal nulla sotto un cavolo?
Si tratta di stabilire in base a quale criterio intendiamo intepretare i testi della Bibbia. Poi questo criterio dovrebbe essere a sua volta spiegato e la procedura diventa infinita. Per questo io preferisco i criteri predisposti ad essere criticati.
Quindi è una questione di metodo; ma se ognuno ha il suo e questo può essere criticato allora ognuno si terrà la sua interpretazione e non vi sarà mai una base per discutere in modo costruttivo. Il metodo scientifico è condiviso da tutti: ma chi ha mai detto che conduca ad esprimere delle verità? Chi ha mai detto che se una cosa la posso vedere e toccare allora è vera e se non posso non lo è? Un gruppo di uomini ha imposto tale metodo a tutti gli altri, e adesso pare una cosa normale a chiunque mentre invece non esiste alcuna affermazione scientifica che corrisponde a verità. Il metodo di interpretazione dei testi sacri è codificato e spiegato nei suoi vari livelli, ma se uno non lo segue allora qualunque affermazione e qualunque interpretazione sarà giusta e sbagliata nel medesimo tempo, e quindi ognuno cercherà semplicemente di convincere l'altro a condividere la propria interpretazione falsa.
#311
Citazione di: Angelo Cannata il 27 Novembre 2016, 20:37:21 PMPer esempio, non avrei mai dovuto dire troppo esplicitamente che Adamo ed Eva non sono esistiti. Va bene dire che hanno un significato simbolico, profondo, che ci sono tanti insegnamenti da tirare fuori dal quel racconto, ma, se ci fai caso, dire che hanno un significato simbolico, allegorico, non è ancora dire chiaro e tondo che non sono esistiti. 

Quindi gli uomini e le donne che adesso esistono (poniamo il caso che anche tu sia d'accordo che esistono) da dove arriverebbero? Dal nulla? Tu sei apparso dal nulla sotto un cavolo?
#312
Attualità / Re:little boxes
26 Novembre 2016, 22:47:54 PM
Citazione di: mchicapp il 26 Novembre 2016, 11:25:54 AMsono il simbolo di una vita tranquilla, senza preoccupazioni economiche, di una vita familiare serena, con pretty children che vanno a scuola ordinati e puliti, sono diligenti e poi vanno a giocare con altri bambini che come loro sono sereni e obbedienti, per poi andare all'università, trovare lavoro e perseguire una vita tranquilla. sono il simbolo di una chiusura verso tutto quello che esula da questi confini e non può essere contenuto in una little box. per molti questo adesso costituisce una aspirazione quasi irraggiungibile. chi riesce ad avere lavoro e poi mette su famiglia è considerato fortunato. una vita asfittica è un bene da perseguire


Viene il tempo dell'uomo giunto all'estremo limite della sua spregevolezza, quegli che non sa disprezzare se stesso.
Ecco! Io vi mostro l'ultimo uomo.
Che cosa è amore? E creazione? E anelito? E stella? Così domanda l'ultimo uomo, e ammicca.
La terra allora sarà divenuta piccola, e su di essa saltellerà l'ultimo uomo, che tutto rimpicciolisce.
La sua schiatta è indistruttibile come la pulce di terra; l'ultimo uomo campa più a lungo di tutti.
"Noi abbiamo inventato la felicità", dicono gli ultimi uomini, e ammiccano.
Hanno lasciato le regioni dove era duro vivere: perché ci vuole calore. Si ama ancora il vicino e ci si strofina a lui: perché c'è bisogno di calore.
Ammalarsi e diffidare è ai loro occhi una colpa: e si va avanti guardinghi. Pazzo chi ancora incespica nelle pietre e negli uomini!
Un po' di veleno ogni tanto: per rendere gradevoli i sogni. E molto veleno alla fine, per morire gradevolmente.
Si lavora ancora, poiché il lavoro è un modo di passare il tempo. Ma si cerca di fare in modo che questo intrattenimento non sia troppo impegnativo.
Non si diventa più né ricchi né poveri: ambedue le cose sono troppo impegnative.
Chi vuole ancora dominare? Chi vuole ancora obbedire? Entrambe le cose sono troppo impegnative.
Nessun pastore e un sol gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali; chi sente altrimenti, va diritto al manicomio.
"Una volta erano tutti matti" - dicono i più raffinati, e ammiccano.
Oggi si è intelligenti e si sa per filo e per segno come sono andate le cose: così la materia di scherno è senza fine.
C'è ancora chi s'arrabbia; ma ci si rappacifica presto per non sciuparsi lo stomaco.
Una vogliuzza per il giorno e una vogliuzza per la notte: salva restando la salute.
"Abbiamo inventato la felicità", dicono gli ultimi uomini, e ammiccano.

F.W. Nietzsche (Così parlò Zarathustra)

L'ultimo uomo niciano, prototipo della mediocrità incarnata dall'individuo appiattito, massificato e meccanizzato è l'ideale moderno, liberale e marxista insieme, dell'umanità ridotta ad un indistinto "ceto medio", senza immaginazione, senza preoccupazioni, senza creatività, senza rischi, con esigenze prevedibili, controllabili e manipolabili: l'umanità di color che visser sanza 'nfamia e sanza lodo condannata da Dante nel terzo canto dell'Inferno, evocata e preconizzata da Huxley ne Il mondo nuovo, prodotto di ideologie che riducono l'individuo ad una ameba nella palude del non-sense.
L'ultimo uomo è colui che, rammentando la parabola evangelica, ha ricevuto un misero talento, ma anziché assumersi il rischio di farlo fruttare l'ha sotterrato, e la vita gli ha tolto anche quello, gettandolo ove sarà pianto e stridore di denti.
#313
Una breve replica perchè l'argomento, come ho già detto, non mi appassiona affatto. In Inghilterra è in atto una polemica perchè pare che l'uscita di tale nazione dall'Europa debba essere votata dal Parlamento in quanto il medesimo si espresse a suo tempo per il suo ingresso nell'Unione. Appare evidente che si dovrà trattare di una questione meramente formale in quanto dovrà ufficializzare il risultato uscito dal referendum popolare sul medesimo argomento. La stessa cosa si può fare per il Senato in Italia: se sulla scheda apparisse una casella per indicare la persona (o le persone) che si vuole mandare al Senato il Consiglio Regionale, secondo Costituzione (modificata), dovrà limitarsi a ratificare un'elezione di fatto già decisa dagli elettori. Quindi formalmente (come da modifica costituzionale) l'elezione dei senatori avverrebbe per mano dei consiglieri regionali, ma sostanzialmente dei cittadini elettori. Non so se questo rientri nel principio del terzo escluso, ma mi sembra un escamotage utilizzato molte volte in molte occasioni e quindi tutt'altro che una stravaganza.
Per quanto riguarda il resto io trovo che la frase di Churchill sia una sciocchezza mostruosa e che le descrizioni delle varie forme di governo della Repubblica di Platone (e di una innumerevole serie di testi della saggezza occidentale e orientale) sia molto più sensata. In linea di massima ogni periodo della storia dei popoli ha le forme di governo adatte alla propria epoca (e questi testi ne illustrano le varie gerarchie) e queste vanno sempre peggiorando fino alla distruzione. Se noi ora non riusciamo a vedere di meglio che questa forma di governo (il cosiddetto "stato di diritto") in quanto applicata all'uomo attuale che come tu dici è ambizioso e/o corrotto è perchè tale ambizione e/o corruzione, aumentando progressivamente, ha contribuito a degenerare anche le forme di governo, che peggiorando hanno a loro volta contribuito all'aumento della ambizione e/o corruzione dell'uomo, in una spirale che non potrà che condurre al disastro.
#314
Ammirevole questa tua dedizione a favore di una informazione dettagliata (anche se solo "leggermente" di parte) per quanto concerne il referendum prossimo venturo. L'altro giorno in un sondaggio su "la7" (per  quanto ovviamente possa valere) si è scoperto che solamente l'otto per cento degli interpellati riteneva il referendum una priorità, poichè la grande maggioranza pensava ad altro. A fronte di questi numeri la totale colonizzazione dei talk show televisivi,  dell'informazione cartacea e dei dibattiti sulla rete da parte di questo argomento appare alquanto sproporzionata.  Per entrare solo incidentalmente nel merito del tuo messaggio ricordo che il voto è una delega fornita a qualcun altro che agisce per conto tuo, per cui se tu sei un avvocato e io il cliente tu sarai il tramite fra me e il giudice, e dovrai agire per mio conto solo perchè la legge non mi permette di andare direttamente innanzi al giudice a far valere le mie ragioni. Se tu a tua volta deleghi un tuo collega (ad esempio un domiciliatario) il discorso di fondo non cambia, perchè è come se quello lo avessi scelto io per tuo tramite.
Ma la questione più importante che vorrei sottolineare è che se ognuno si comportasse responsabilmente e facesse il suo dovere con onestà, impegno, dedizione e competenza non ci sarebbe bisogno di tutti questi arzigogoli normativi e nemmeno dei "pesi e contrappesi". Se invece uno vuole semplicemente approfittare del potere acquisito per farsi gli affari suoi alle spalle altrui allora qualunque norma tu possa approvare sarà insufficiente poichè, come si sa, "fatta la legge trovato l'inganno". Quindi sia nel primo che nel secondo caso il voto sarebbe inutile, e l'idea che il "cittadino comune" sia in grado di scegliere qualcuno migliore di lui da innalzare a classe dirigente è totalmente sbagliata; è come se gli studenti fossero in grado di valutare i loro professori e scegliere i migliori fra loro tramite elezioni:  sceglierebbero certamente coloro che promettono i voti migliori indipendentemente dalla preparazione e dal merito, come accade anche in politica.
Per quanto mi riguarda sono oltre 20 anni che non voto e non farò certo eccezione in questo caso, anche perchè trovo orrenda questa costituzione e non certo "la migliore del mondo", e qualche cambiamento nell'organizzazione dei posti di potere non cambia la sostanza.
#315
Attualità / Re:"Te absolvo"
23 Novembre 2016, 23:08:20 PM
Citazione di: Sariputra il 23 Novembre 2016, 10:07:44 AMIn questi ultimi anni ci troviamo di fronte ad un evento mai successo in 2.000 anni di storia della chiesa cattolica romana. Sul soglio di Pietro coesistono due papi, Bergoglio e Ratzinger. Abbiamo avuto altri periodi storici in cui si sono visti due pontefici, ma erano sempre in lotta tra loro e reciprocamente scomunicati. Ora invece , queste due autorità religiose, convivono "serenamente" all'interno dello stesso piccolo stato pontificio, si ritrovano, si scambiano gli auguri, si consigliano, ecc. Infatti, come penso pochi sanno ( non è chiaramente mai stato spiegato nei dettagli dalla stessa sede apostolica...) Benedetto XVI si è solo dimesso dalla funzione di papa , ma non dalla carica stessa. E infatti ha riservato per se stesso il termine di papa emerito. Cito lo stesso Ratzinger: "La mia decisione di rinunciare all'esercizio attivo del ministero, non revoca questo". Infatti, lo stesso segretario personale di Ratzinger, mons. Gaenswein, afferma chiaramente che "Il papa emerito ritiene che questo titolo corrisponda alla realtà". Così si assiste alla necessità della presenza del papa dimissionario/to in ogni atto che implica la giurisdizione pontificia. Sappiamo bene che la motivazione della rinuncia ( le forze che venivano meno e i problemi di salute...) è piuttosto evanescente visto che, lo stesso Gaenswein, poco tempo fa, ha rivelato che le condizioni del papa emerito, a tre anni dalla rinuncia, sono "buone e la sua mente è formidabile". Per quale reale motivo si è dimesso, o è stato spinto a dimettersi, Joseph Ratzinger? Si parla sempre di complotti, di trame oscure, ecc. Per natura non sono un complottista ma certo che la situazione mi era apparsa strana già quel giorno famoso dell'abbandono e il tempo trascorso non ha dissipato i dubbi visto che , lo stesso Avvenire, il 7 gennaio 2015 pubblicava una lettera dove si puntava il dito contro "ambienti che, per i soliti motivi di potere e sopraffazione, hanno tradito e congiurato per eliminare papa Ratzinger, pur riconosciuto 'fine teologo', e l'hanno spinto alla rinuncia". Nella tradizione della Chiesa la rinuncia per invecchiamento non è mai avvenuta e anzi è gravata da un giudizio morale molto negativo. Come può aver rinunciato, per semplice "invecchiamento, un uomo che dichiarava:" Non sono solo, chi crede non è mai solo...Dio mi sostiene e mi porta"? e "Il Dio dei cristiani si compiace di vincere la forza del mondo con l'apparente debolezza dei suoi apostoli"? Ratzinger era considerato anti-modernista... forse gli si imputava lo svuotamento delle chiese ( e delle oblazioni...) a causa del suo rigore teologico e dottrinale? C'era bisogno di qualcuno che attirasse di nuovo il cristiano relativista moderno? E chi più indicato di Bergoglio? In tuti i settori della Chiesa si nota una progressiva riduzione del sacrum e sembra che sia più lo "spirito del mondo" che lo Spirito santo a guidare i pastori. www.aldomariavalli.it/.../ratzinger-schmitt-e-lo-stato-di-eccezione/ Di fatto la chiesa è attualmente governata da due papi. Uno ha funzione attiva e l'altro contemplativa. Una cosa eccezionale . Personalmente trovo che la cosa più sconcertante di questa storia sia il fatto che il papa ( Ratzinger) che ha fatto della battaglia contro il relativismo ( anche all'interno della Chiesa stessa...) la bandiera del suo pontificato...alla fine relativizzi la posizione stessa del papa! ??? ??? ???

Ho riflettuto anch'io, a suo tempo, sulle eventuali ragioni del clamoroso gesto di Papa Ratzinger, e senza voler necessariamente fare della dietrologia non c'è dubbio che il suo pontificato si è distinto per una evidente rottura rispetto a quello del suo predecessore, che era molto simile a quello dell'attuale Pontefice. Il "regno" di Benedetto XVI e stato sicuramente più sobrio, più intimo, più silenzioso, più umile di quello a mio avviso sguaiato e chiassoso di Giovanni Paolo II che ambiva ai "grandi eventi" e alle "prime volte" da registrare negli annali degli storici. Sicuramente si è trattato di un notevole rallentamento nel processo di "modernizzazione" della Chiesa, a cui il presente Papa ha però posto rimedio fornendogli una accelerazione tale che in pochi mesi ha del tutto annullato il rallentamento operato da Papa Ratzinger e ha superato anche l'attività di Wojtyla. Forse è così che doveva andare, forse lo Spirito Santo ha rimesso a posto le cose senza necessità alcuna di cercare secondi o terzi fini alle dimissioni di Benedetto XVI. Nel Cristianesimo si tende al manicheismo dividendo il bene da un lato, impersonato da Dio, e il male dall'altro impersonato da Satana, ma sappiamo che anche Satana è una creatura di Dio, per cui la sua presenza e la sua azione sono evidentemente necessarie alla realizzazione del maestoso progetto divino. Certo che poi, nella quotidianità, tale progetto si può esprimere anche in intrighi di bassa lega orditi da cospiratori che in lunghe vesti passeggiano tramando nei corridoi dei palazzi apostolici, ma attribuire eccessiva importanza a questi fatti è un giudizio che spetta solo a chi è attratto prevalentemente dalle bassezze e dalle miserie umane.