@ Pensarbene.
Possiamo fare anche un infinito rimando fra una intelligenza e altra, a quella aliena, spostando così il problema, ma senza risolverlo.
Ma se consideriamo l'intelligenza almeno in parte come quella cosa che non controlliamo, allora è sufficiente fare un rimando a noi stessi.
Possiamo provare in parte a capire cosa sia l'intelligenza, ad esempio provando ad esternarla nelle vesti dell'intelligenza artificiale, ma proprio questa sembra confermarci che l'incontrollabilità sia una delle caratteristiche salienti dell'intelligenza.
Stranamente poi l'incontrollabilità della nostra ''propria'' intelligenza non ci allarma. Perchè?
Probabilmente perchè gli allarmi a furia di ripetersi non suonano più come tali, come probabilmente succederà anche per l'intelligenza artificiale. Quello che non sappiamo è solo per quanto tempo dovranno risuonare prima di diventare rumore di fondo.
La nostra intelligenza, nella misura in cui non la controlliamo, può considerarsi a tutti gli effetti una fonte esterna, a cui però non dovrà sembrare miracoloso poter accedere, visto che esterna non è.
In fondo, traendo spunto da altri tuoi post, noi nasciamo come un limpido paesaggio dove tutto è ben visibile, il paesaggio di tutte le possibilità, che ci consentirà di sopravvivere in qualunque mondo nasceremo, e cresciamo quindi chiudendo finestre su questo paesaggio per adattarlo a quello in cui di fatto nasciamo.
Un paesaggio che però muta, per cui finestre nuove andranno chiuse e riaperte.
l'intelligenza ha appunto l'immediatezza di una finestra che si apre su un paesaggio che però è sempre rimasto li, dietro alla finestra chiusa.
Nei termini spesso richiamati da Jacopus si tratta più propriamente, fuori di metafora, di una elasticità del cervello, che diversamente da come si credeva, và ben oltre i sei mesi dalla nascita.
Per capire quanto prontamente si adatta il cervello all'esperienza, ticchettare con un dito sul tavolo per qualche minuto ne modifica lo stato.
Poi ci sono modifiche più o meno reversibili, ma comunque ognuna con la sua reversibilità, per cui sia quando è il mondo a cambiare attorno a noi, sia quando accidentalmente viene ad essere menomata la nostra capacità di interagire con essa, il cervello riorganizza le sue risorse residue per riacquisire efficienza.
Sembra che in termini evoluzionistici, ad esempio, il cervello si sia riorganizzato, cedendo parte delle capacità visive in favore delle capacità razionali.
Possiamo fare anche un infinito rimando fra una intelligenza e altra, a quella aliena, spostando così il problema, ma senza risolverlo.
Ma se consideriamo l'intelligenza almeno in parte come quella cosa che non controlliamo, allora è sufficiente fare un rimando a noi stessi.
Possiamo provare in parte a capire cosa sia l'intelligenza, ad esempio provando ad esternarla nelle vesti dell'intelligenza artificiale, ma proprio questa sembra confermarci che l'incontrollabilità sia una delle caratteristiche salienti dell'intelligenza.
Stranamente poi l'incontrollabilità della nostra ''propria'' intelligenza non ci allarma. Perchè?
Probabilmente perchè gli allarmi a furia di ripetersi non suonano più come tali, come probabilmente succederà anche per l'intelligenza artificiale. Quello che non sappiamo è solo per quanto tempo dovranno risuonare prima di diventare rumore di fondo.
La nostra intelligenza, nella misura in cui non la controlliamo, può considerarsi a tutti gli effetti una fonte esterna, a cui però non dovrà sembrare miracoloso poter accedere, visto che esterna non è.
In fondo, traendo spunto da altri tuoi post, noi nasciamo come un limpido paesaggio dove tutto è ben visibile, il paesaggio di tutte le possibilità, che ci consentirà di sopravvivere in qualunque mondo nasceremo, e cresciamo quindi chiudendo finestre su questo paesaggio per adattarlo a quello in cui di fatto nasciamo.
Un paesaggio che però muta, per cui finestre nuove andranno chiuse e riaperte.
l'intelligenza ha appunto l'immediatezza di una finestra che si apre su un paesaggio che però è sempre rimasto li, dietro alla finestra chiusa.
Nei termini spesso richiamati da Jacopus si tratta più propriamente, fuori di metafora, di una elasticità del cervello, che diversamente da come si credeva, và ben oltre i sei mesi dalla nascita.
Per capire quanto prontamente si adatta il cervello all'esperienza, ticchettare con un dito sul tavolo per qualche minuto ne modifica lo stato.
Poi ci sono modifiche più o meno reversibili, ma comunque ognuna con la sua reversibilità, per cui sia quando è il mondo a cambiare attorno a noi, sia quando accidentalmente viene ad essere menomata la nostra capacità di interagire con essa, il cervello riorganizza le sue risorse residue per riacquisire efficienza.
Sembra che in termini evoluzionistici, ad esempio, il cervello si sia riorganizzato, cedendo parte delle capacità visive in favore delle capacità razionali.