Alcuni pensieri a ruota libera sull'argomento. Il primo è relativo alla vicinanza che sento, paradossalmente, io ateo, per le opinioni espresse da Kobayashi e Donquixote. Non conosco bene la storia delle religioni ma la figura di Cristo, nell'ambito delle tre religioni del libro è unica. E' unica nel sottolineare la difesa degli oppressi e degli ultimi, al punto dal farli diventare i "primi". E' unica, correggetemi se sbaglio, nel sottolineare il dovere religioso di offrire sostegno e aiuto anche ai professanti un diverso credo.
Di fronte a questi principi di base non è possibile svicolare. Il sofferente va aiutato. Sembra un discorso da libro "cuore" o come si usa ora, "da buonista", un discorso vetusto, attaccato anche da sinistra, perché sottolinea l'amore come principio di fratellanza e non lo stato di diritto e lo stato sociale.
Tutte le persone di mezza età hanno introiettato in Italia quei valori e restano inevitabilmente dentro di noi, magari declinati in modi non convenzionali, come chi sostiene: "prima gli italiani". Ma altre forze culturali agiscono ora e andrebbero stanate. Forze culturali che neutralizzano "nel cristiano medio" (fra cui mi pongo anch'io, per estrazione culturale italiana) il principio di solidarietà, soprattutto verso chi è "straniero".
Intanto il primo aspetto critico da considerare è quantitativo. I pochi stranieri fino agli anni '80 dello scorso secolo, facevano tenerezza e simpatia. Ora il flusso imponente può generare delle preoccupazioni. Il principio ideale del cristiano si scontra con la prassi della vita quotidiana: e' inevitabile. E' sempre stato così.
Ma in modo sotterraneo agiscono altre forze. E la principale è la seguente. I migranti sono la prova vivente del fallimento del progetto occidentale. E' questo che ci lascia estrefatti e bisognosi di trovare una soluzione o un capro espiatorio. Come sarebbe bello se ritornassero nei loro paesi e noi potessimo di nuovo concentrarci nel "progetto occidentale".
In una canzone dei Baustelle c'è la strofa: "Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine, la domenica dentro le chiese ad ascoltare la parola di Dio. Il futuro era una nave tutta d'oro che noi pregavamo ci portasse via lontano.
La nave d'oro è la macchina occidentale. Una macchina terribile e meravigliosa, che spesso ha rischiato di incepparsi, di sfasciarsi, di creare mondi terribili, ma che ci ha anche donato a noi pochi privilegiati (un miliardo contro sei, circa), un livello di benessere mai sperimentato prima dall'uomo con questi numeri.
I migranti, con la loro identità meticcia, fra natura e occidente, ci ricordano il possibile ritorno ad un mondo "selvaggio". In un passaggio Anthony esprime proprio questa preoccupazione, se non ricordo male.
I precedenti confronti conto l'Occidente, quello con il comunismo e con il nazifascismo, furono diversi, perchè si scontravano due macchine, anzi tre, tre Leviatani, allevati all'ombra del pensiero occidentale. Il migrante invece è davvero uno "straniero", in tutti i sensi, la metafora della natura, senza la sua bellezza, una natura che non si lascia dominare dall'uomo come credeva Ulisse e che ora ci rovescia addosso il cambiamento climatico e milioni di profughi (anche climatici).
Questa è la mia visione del problema, almeno quella relativa all'origine dei nostri sentimenti di paura, rabbia ed espulsione. Una visione che si è in parte formata proprio leggendo i vostri interventi. Resta comunque senza risposta la domanda "Cosa fare?".
Di fronte a questi principi di base non è possibile svicolare. Il sofferente va aiutato. Sembra un discorso da libro "cuore" o come si usa ora, "da buonista", un discorso vetusto, attaccato anche da sinistra, perché sottolinea l'amore come principio di fratellanza e non lo stato di diritto e lo stato sociale.
Tutte le persone di mezza età hanno introiettato in Italia quei valori e restano inevitabilmente dentro di noi, magari declinati in modi non convenzionali, come chi sostiene: "prima gli italiani". Ma altre forze culturali agiscono ora e andrebbero stanate. Forze culturali che neutralizzano "nel cristiano medio" (fra cui mi pongo anch'io, per estrazione culturale italiana) il principio di solidarietà, soprattutto verso chi è "straniero".
Intanto il primo aspetto critico da considerare è quantitativo. I pochi stranieri fino agli anni '80 dello scorso secolo, facevano tenerezza e simpatia. Ora il flusso imponente può generare delle preoccupazioni. Il principio ideale del cristiano si scontra con la prassi della vita quotidiana: e' inevitabile. E' sempre stato così.
Ma in modo sotterraneo agiscono altre forze. E la principale è la seguente. I migranti sono la prova vivente del fallimento del progetto occidentale. E' questo che ci lascia estrefatti e bisognosi di trovare una soluzione o un capro espiatorio. Come sarebbe bello se ritornassero nei loro paesi e noi potessimo di nuovo concentrarci nel "progetto occidentale".
In una canzone dei Baustelle c'è la strofa: "Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine, la domenica dentro le chiese ad ascoltare la parola di Dio. Il futuro era una nave tutta d'oro che noi pregavamo ci portasse via lontano.
La nave d'oro è la macchina occidentale. Una macchina terribile e meravigliosa, che spesso ha rischiato di incepparsi, di sfasciarsi, di creare mondi terribili, ma che ci ha anche donato a noi pochi privilegiati (un miliardo contro sei, circa), un livello di benessere mai sperimentato prima dall'uomo con questi numeri.
I migranti, con la loro identità meticcia, fra natura e occidente, ci ricordano il possibile ritorno ad un mondo "selvaggio". In un passaggio Anthony esprime proprio questa preoccupazione, se non ricordo male.
I precedenti confronti conto l'Occidente, quello con il comunismo e con il nazifascismo, furono diversi, perchè si scontravano due macchine, anzi tre, tre Leviatani, allevati all'ombra del pensiero occidentale. Il migrante invece è davvero uno "straniero", in tutti i sensi, la metafora della natura, senza la sua bellezza, una natura che non si lascia dominare dall'uomo come credeva Ulisse e che ora ci rovescia addosso il cambiamento climatico e milioni di profughi (anche climatici).
Questa è la mia visione del problema, almeno quella relativa all'origine dei nostri sentimenti di paura, rabbia ed espulsione. Una visione che si è in parte formata proprio leggendo i vostri interventi. Resta comunque senza risposta la domanda "Cosa fare?".
