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Messaggi - Jacopus

#3046
Buonasera Socrate. Hai rispolverato un classico argomento di discussione di questo forum. In modo molto succinto ti rispondo: sì e no. Siamo responsabili e non siamo responsabili, se presi singolarmente. Credo che la nostra responsabilità debba essere misurata in termini sociali e in termini di estensione temporale non riducibile ad un singolo atto. Per spiegare questo ho bisogno di formulare alcuni esempi.
Nel momento in cui tu stai leggendo queste righe inevitabilmente il tuo plastico cervello si sta modificando e si modificherebbe anche se stessi annusando una pizza ovviamente. Ma la pizza non fornisce criteri di giudizio e di valore mentre le parole sì. Se quello che scrivessi fosse così pieno di significato per te, il tuo cervello si riorganizzerebbe e questo scritto resterebbe inscritto in modo più duraturo fra quelle che potremmo chiamare i modelli di riferimento culturale all'azione. Se lo stesso tipo di messaggio continuasse ad arrivarti, specialmente quando sei molto giovane, o bambino, quella architettura mentale diventerebbe molto solida e tenderebbe a sopravalutare tutto ciò che la conferma e a rimuovere tutto ciò che la contraddice. Ho recentemente letto una lettera che un bambino di Napoli ha spedito a Babbo Natale: il bambino chiedeva un regalo soltanto a Babbo Natale, perché è consapevole che Babbo Natale i regali li va a rubare. Una lettera del genere sarebbe impensabile a Stoccolma per il semplice fatto che l'ambiente e le interazioni sociali sono coerenti verso un modello che rifiuta la trasgressione "rubare", ma ne accetta altre.
Un secondo aspetto è quello che tu stesso hai accennato, relativo al campo delle scoperte genetiche e neuroscientifiche, che stanno mettendo sempre più in crisi l'uomo moderno fondato sull'individualismo e sulla capacità quasi eroica di superare ogni difficoltà. Qui ad esempio si può citare il concetto di metilazione, cioè la trasmissione di generazione in generazione della predisposizione a certe azioni, percui se il padre ha usato cannabis ha attivato una parte del suo codice genetico che ha apprezzato quell'uso, e questo potenziale apprezzamento verrà trasmesso geneticamente ai figli, indipendentemente dai condizionamenti sociali che possono aumentare o diminuire il rischio di entrare in contatto con le sostanze stupefacenti (qui è solo un esempio, non voglio certo aprire il discorso sulle droghe leggere).
Un terzo aspetto è quello relativo alla parte più primitiva della nostra struttura mentale, ancora ordinata per poter fronteggiare la violenza della natura e degli altri esseri umani con altrettanta violenza, sia per paura, sia per deterrenza, sia per difesa del proprio onore.

In tutte questi tre diversi aspetti della natura umana si perviene ad una consistente riduzione del libero arbitrio in senso individuale. E' per questo che ritengo che il libero arbitrio debba essere adottato come libera volontà di un aggregato sociale sufficientemente ampio da modificare il comportamento medio dei soggetti per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Ed effettivamente è quello che sta realmente accadendo da qualche secolo a questa parte proprio in molti paesi dell'occidente, come ho accennato in altre discussioni. Tutti i modelli di azioni che teoricamente impongono la condivisione dei comportamenti favoriscono una consapevolezza della libera volontà in termini collettivi e un declino delle ideologie e delle teorie che invece sottolineano l'irriducibilità individuale del libero arbitrio.
Questi modelli di azione sono, a livello politico, la democrazia, a livello economico, il libero scambio delle merci in un sistema capitalistico "responsabile", a livello culturale, l'illuminismo e il pensiero scientifico moderno. E' inevitabile che in società complesse come la nostra le responsabilità siano diffuse.

Detto questo va anche sottolineato che non siamo neppure degli automi lobotomizzati. Abbiamo la nostra parte di responsabilità anche individuale poichè ognuno di noi è dotato di meccanismi di resilienza agli stress ambientali diversi. Non tutti gli abitanti di Scampia sono degli spacciatori (detto per inciso a Scampia ci sono due licei, una serie di attività di contrasto all'illegalità e moltissime attività regolari). La molteplicità dei fattori individuali, fenotipici e genotipici, la complessità sociale, vista anche in chiave storica, l'interdipendenza fra soggetti sociali, i possibili parassitismi e spinte verso l'innovazione, creano un mileu dove le cause esterne e interne dell'agire umano si intersecano.
DIrei che quello che si può affermare con una certa sicurezza è la constatazione della maggiore causalità da parte di fattori esterni,rispetto a quelli individuali e la necessità proprio a partire da questa premessa di individuare dei nuovi paradigmi di responsabilità estesa e globale.
#3047
CitazioneÈ vero, Edipo è un uomo della conoscenza, che però finisce per accecarsi perché la verità trovata è orribile. In questo modo, fino alla fine, asseconda il motore del suo destino, ovvero suo padre, che secondo una versione antica della leggenda, prima di abbandonarlo sul monte gli aveva perforato le caviglie quasi per marchiarlo con il divieto di camminare sulle proprie gambe...

Adamo non è un bambino in balia di creature che si fanno gioco di lui. Un serpente che parla è un'assurdità, l'unico caso di un animale dialogante nella Bibbia (se non sbaglio): è un modo per dire che qui sta venendo fuori qualcosa di incomprensibile da Adamo stesso (che può essere rappresentato e pensato solo come proiezione), il sorgere del male come scelta che non ha nessuna giustificazione (ma che rimane comunque qualcosa che ha attinenza ancora, come per Edipo, con un padre).

Sia Edipo che Adamo restano con la testa rivolta all'indietro, verso le proprie origini, verso quei padri che invece avrebbero dovuto abbandonare senza il minimo rimpianto. E se Adamo e i suoi figli non faranno altro che mettere in scena quel patetico alternarsi di preghiera e bestemmie, di avvicinamento e fuga, almeno Edipo, che non avrà la forza di dimenticare si trafiggerà gli occhi.

Bisogna imparare a dimenticare.
Nel film "Adaptation" di Spike Jonz a un certo punto uno dei personaggi, uno strano botanico autodidatta, spacciatore di orchidee selvatiche, racconta di come da ragazzino aveva creato un'enorme collezione di pesci tropicali, aveva la casa piena di acquari, viveva solo per quello, una passione assoluta... Poi un bel giorno si alza e dice "fanculo ai pesci!", "Io ho chiuso con i pesci!", li da via tutti, dal primo all'ultimo, e da quel momento non vuole più sentire parlare di pesci tropicali e si rifiuta pure di nuotare nell'oceano...
Morale: l'adattamento, l'evoluzione degli esseri umani può anche avvenire per strappi, per rotture, per vuoti di memoria.
Mi chiedo: perché allora non farla finita con quelle tradizioni che abbiamo rimuginato fino alla nausea per millenni...
Ancora con questo "ebreo marginale"? direbbe Nieztsche...

L'evoluzione dell'umanità non può mai avvenire per vuoti di memoria e per strappi. Pensarla in questo modo significa pensare in termine evidentemente reazionari o rivoluzionari (e le due cose non sono così distanti). Il vuoto di memoria ad esempio è tipico di chi ha subito un trauma grave e non lo vuole ricordare. L'esperienza clinica però ci dice che la persona traumatizzata anche se non vuole ricordare è molto probabile che ripeterà il trauma, anche solo per potersi dare l'illusione di poterlo controllare.
Dimenticare i fondamenti della nostra cultura o fingere di dimenticarli oltre ad essere disfunzionale è impossibile. Esattamente come ci sono traumi individuali ci sono traumi sociali e storici che devono essere rielaborati ed accettati da quella comunità, altrimenti il rischio è quello che i napoletani hanno riassunto in "chi ha avuto ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammoce 'o passato". Ma la nostra storia personale e sociale non può essere dimenticata, altrimenti è come se fossimo un malato di alzheimer globale e questo effettivamente è spesso la mia percezione. Credo che tu sia perfettamente in linea con questa società della dimenticanza.
Il principio del padre e del suo abbandono è il principio della legge e del suo abbandono. Qui siamo esattamente nel regno della libertà che il consumismo ci impone e che giustamente Paul denunciava nel post precedente. Una libertà insensata e stupida, nella quale da usufruitori di quella libertà diventiamo gli ossimorici schiavi della libertà.
Il padre si deve abbandonare ma per diventare padre a sua volta. Quello che la nostra società ci insegna è invece che si deve abbandonare il padre per restare "forever young", senza alcuna responsabilità e senza alcun sigillo ai nostri piedi: non possiamo più essere "impediti": da un sistema simbolico del padre-onnipotente siamo passati ad un sistema simbolico del padre-inesistente.
Sul male senza alcuna giustificazione ci sarebbe molto altro da dire ma forse bisognrebbe aprire un altro topic: do solo una indicazione bibliografica: Giorgio Agamben nel suo ultimo libro collega etimologicamente la parola crimen alla parola karma.
#3048
CitazioneMa se noi davvero fossimo in grado di spezzare le catene delle condizioni, come mai non lo facciamo oggi per essere qualcosa d'altro?
La riposta è che noi siamo quello che siamo, siamo esseri fallibili, potenti ma deboli. Non vogliamo vederne i limiti intrinsici e i difetti della nostra natura. Noi diciamo allora che siamo il prodotto del mondo, .........ma il mondo non ci assomiglia.
Buonasera Paul. Io penso invece che siamo capaci di spezzare le catene delle condizioni. Altrimenti ora starei vicino ad una mucca a mungere il latte con un bussollotto sul collo, in attesa dei gabellieri che vengano a prendere le tasse direttamente dal bussolotto. Oppure sarei uno schiavo rapito da bambino da un villaggio della Dacia e condotto a Mediolanum al servizio di un signore romano. Oppure sarei fustigato sulla pubblica piazza perché non ho sollevato il cappello in segno di rispetto al passaggio del feudatario.
Noi siamo realmente qualcosa d'altro nel corso del tempo. L'omosessualità fino a pochi anni fa era considerata una malattia e un secolo fa gli uomini di pelle nera erano considerati inferiori mentalmente dalla comunità scientifica.
La modernità ha un fondamento di hybris ma dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare: senza modernità saremmo in condizioni ben peggiori. In Europa occidentale abbiamo il privilegio di esserci affrancati da tanti incubi che purtroppo permangono in vaste aree del pianeta.
In un altro passo dici che l'uomo fa sempre i medesimi errori. Anche questo non è sostanzialmente vero. Fino alla seconda guerra mondiale, tutti i governi hanno usato nelle guerre tutte le armi in loro possesso. Da 70 anni a questa parte anche governi piuttosto instabili come il Pakistan o la Corea del Nord non hanno mai lanciato una bomba atomica contro il nemico. Oggi credo che sarebbe impensabile introdurre nell'ordinamento giuridico il "whipping boy", ovvero un ragazzo o un uomo al servizio di un nobile, che viene fustigato per punizione ad una malefatta del suo signore (di solito molestie o violenze sessuali). Nella Parigi del 1600 si teneva uno spettacolo che ora farebbe arrivare prima la polizia e poi l'ambulanza: ovvero si dava fuoco a cani e gatti nella pubblica piazza dietro pagamento di un biglietto e la gente accorreva felice a vedere quello spettacolo.
DIre che l'umanità è sempre la stessa è un falso che può nascondere una ideologia, ovvero che l'uomo per redimersi ha bisogno di una potenza a lui esterna, immanente o trascendente che sia.
Resta indubbiamente la necessità che via sia un equilibrio e che l'uomo non si senta il padrone del mondo, pena la sua stessa estinzione.
E' vero che la modernità ha reso la libertà un feticcio e un valore incontestabile ma è la modernità liberale del consumismo ad aver spinto verso questa direzione. La modernità del seicento e del settecento era la modernità della classe borghese che si opponeva con il proprio senso ascetico e di responsabilità proprio al libertinismo della classe nobile. Ma anche qui le cose non sono così semplici e scindibili con un colpo di rasoio, poichè anche l'ideologia della nobiltà medioevale ha preparato il terreno allo sviluppo dell'ideologia borghese, che ha solo reso i principii di quella ideologia estensibili a tutta l'umanità.
La modernità dice questo: siamo noi i padroni del nostro destino. Ora le alternative sono o il nostro destino lo gestiamo con senso di responsabilità, considerandoci tutti marinai che si adoperano nello stesso vascello, oppure pensiamo di usare il vascello a nostro uso e consumo disinteressandoci di quello che accade agli altri (ovvero l'inferno secondo Sartre).
#3049
Ti ringrazio dell'assist Green e constato con un pizzico di meraviglia che hai una capacita' non comune di andare al nocciolo delle questioni con una mente filosofica. Al di la' delle ns divergenze, complimenti.
Detto questo, effettivamente dietro questo confronto edipo-adamo c'e' una questione politica-civile. Edipo sintetizza una visione tragica: il dramma dell'uomo si ripetera' e il fato stringera' l'umanita' nel suo cappio. L'uomo potra' al massimo "conoscere" ma non puo' modificare la sua condizione. E' la visione nostalgica di ogni idea di destra politica che fonda l'ideologia sulla forza e sul destino. Adamo scendendo sulla terra mette in moto la storia. In qualche modo si puo' dire che il primo rivoluzionario di sinistra e' stato proprio Adamo. L'illuminismo e il marxismo non fanno altro che trasporre sulla terra il paradiso terrestre. Con l'uguaglianza, il potere alle masse auspicano un mondo pacificato e felice.
Ma nessuna di queste due immagini e' accettabile e reale. Non facciamo il bene dell'uomo ne' pensando ad una mitica eta' dell'oro a cui si deve surrogare con varie forme di darwinismo sociale e rassegnazione stoica (Tradizione di Edipo), ne' ad un futuro radioso dominato dal sole del progresso che una volta per tutte ci rendera' degli angeli secolari (Tradizione di Adamo).
E allora che fare? Come affrontare le eterne domande della filosofia pratica? Come fare il bene senza fare del bene un'idea ipocrita o un'idea terribile?
#3050
Al momento rispondo solo all'intervento 33 di Sgiombo, sempre sul testo di Pinker.

S. Pinker ha scritto un testo magistrale di circa 800 pagine e ti assicuro che non si occupa solo di famiglie. Le pagine che ho letto stasera ad esempio citavano il Leviatano, Della Pace Perpetua e altri testi classici politici e anche J. Swift per sovrapprezzo. E' un libro di storia e di filosofia della storia connessa al processo di diminuzione della violenza in Occidente, molto ben documentato e che collega la visione storica e di idee sulla storia e sull'uomo con il discorso sull'uomo come soggetto biologico, attraversato irriducibilmente da istanze fisiologiche più o meno patologiche.
Sono del parere che diventerà un classico di criminologia "alta", come lo fu 40 anni fa "Sorvegliare e punire" di Michael Foucault, o 80 anni fa "Pena e struttura sociale" di Rushe-Kirkheimer.
Il discorso che tu fai, sull'estensione del concetto di violenza è invece del tutto condivisibile e in questo è probabile che tu abbia ragione nel considerare Pinker, tutto sommato "occidentecentrico". Ma è anche vero che le statistiche che fornisce sulla diminuzione della violenza in Occidente spiazzano in modo eclatante. Alcuni miei amici continuano a non credere al fatto che si è passati in Italia da un livello di 80 omicidi ogni 100.000 abitanti del 1250 al livello di 2 ogni 100.000 abitanti del 2000. Qualcuno mi ha detto che invece il rapporto corretto dovrebbe essere 300 o addirittura 800, come se in una città come Torino, ci dovessero essere 8.000 omicidi all'anno e in tutta Italia 480.000 omicidi all'anno. Lo stesso numero di morti che l'Italia ha avuto nel corso della seconda guerra mondiale, ripetuta ogni anno!
Il discorso di Pinker in questo è una denuncia per il sistema dei mass-media che ci induce a credere di  vivere in un'epoca di altissima violenza mentre è vero il contrario. Ed è anche questa scarsità di violenza che induce le masse di migranti a giungere fino a noi, poichè anche facendo la carità agli angoli della strada non rischiano di essere falciati da una mitragliatrice. Solo da questo punto di vista il libro di Pinker è prezioso ed anche sostanzialmente progressista.
#3051
La posizione sincretica che ipotizzo non è il mix di timor di Dio ed espiazione delle colpe. Parto da una considerazione se vuoi banale: che ogni tradizione di pensiero può condurre a diverse direzioni e che quelle direzioni, una volta divenute idee ed azioni si consolidano. Ebbene il pensiero greco tragico, riassumibile attraverso la figura di Edipo, è encomiabile perchè lungi dal voler "espiar colpe", ci dice che ognuno di noi è colpevole ed innocente allo stesso tempo, ma che se vogliamo davvero agire dobbiamo commettere qualche crimine e dobbiamo essere pronti, mi viene da dire "responsabili" rispetto alle conseguenze, senza cercare scappatoie cristiane. In questo l'uomo diventa uomo, sufficiente a sè stesso, autonomo e per questo viene accecato dagli dei, che non ammettono la sua indipendenza. Ma la sua autonomia può diventare anche arbitrio e questo Nietzsche lo dice a chiare lettere, in una prospettiva elogiativa, ovviamente. La tragicità di Edipo non è derivante dal fatto di essere sottoposto al fato, questa è una visione scolastica. La tragicità deriva dal fatto di essere mosso dal fato e contemporaneamente dalla sua volontà che vuole conoscere e conoscendo provocherà insieme la sua dannazione e la sua ascesi terrena. Non a caso Freud sceglie magistralmente Edipo per simbolizzare una teoria che chiede di scoprire scomode verità che ci procurano contemporaneamente dolore e sollievo.
Il pensiero giudaico ad uno sguardo molto superficiale, ed accontentandoci di questo paragone Adamo-Edipo, è molto più elementare e privo della complessità della storia edipica. Di solito il bene e il male sono facilmente riconoscibili come due fazioni che si scontrano con stendardi di colore diverso e questo produce tutta quella pletora di sintomi individuali e sociali che conosciamo con il nome di capro espiatorio, proiezione del male sull'altro, sottomissione ad un potere anodino e tirannico e così via. Eppure quel pensiero mantiene al suo interno un discorso "ideale" verso un futuro migliore che il pensiero edipico non ha.
La freccia della storia della modernità è stata così scoccata da un arciere imprevisto e attrezzato principalmente a battaglie religiose, per le quali la permanenza sulla terra è un accidente di poca importanza e secondo il quale la freccia in fondo va sempre dove ordina il suo Superiore.
Da questo punto di vista hai ragione, questo sincretismo di cui vaneggio è il cristianesimo ma tradotto in termini secolari, un pò secondo quello che Leopardi diceva in termini di "solidarietà fra gli umani", umani responsabili, consapevoli del loro ruolo, privi di un padre ultraterreno da dover adorare ma nello stesso tempo alla ricerca di valori extraumani, che possa limitare il loro agire e dare a questo agire un senso.
#3052
Tematiche Filosofiche / A proposito di Adamo ed Edipo
05 Novembre 2017, 18:52:33 PM
"La cosa migliore e più alta di cui l'umanità possa diventare partecipe, essa la conquista con un crimine, e deve poi accettarne le conseguenze, cioè l'intero flusso di dolori e affanni, con cui i celesti offesi devono visitare il genere umano eche nobilmente si sforza di ascendere: un pensiero crudo, che per la dignità conferita al crimine stranamente contrasta con il mito semitico del peccato originale, in cui la curiosità, il raggiro menzognero, la deducibilità, la lascivia, insomma una serie di affetti emintemente femminili fu considerata come origine del male"
Così scrive Nietzsche in La nascita della tragedia (p. 69, Adelphi), contrapponendo il senso morale degli antichi greci con quello nato dalla morale giudaico-cristiana.
Alla luce di questa dichiarazione nietzchiana , ho provato a porre uno di fronte all'altro Edipo ed Adamo.
Edipo commette dei crimini gravissimi, uccide suo padre, si accoppia con la madre, ma è del tutto inconsapevole nel momento in cui commette questi delitti. La sua unica colpa, se vogliamo, è quella di voler salvare la sua città una seconda volta. Dopo aver sconfitto la sfinge, che lo rende padrone di Tebe, viene a sapere che solo se si scoprirà l'assassino di Laio, il precedente re, la pestilenza che si è abbattuta su Tebe potrà terminare. La ricerca terminerà solo nel momento in cui Edipo scoprirà di essere lui stesso l'assassino e si accecherà, salvando però la città.
Edipo affronta il suo destino, ha la stessa sete di conoscenza di Ulisse e avverte il pericolo ma lo affronta perché il bene della sua città e la ricerca della verità sono i valori che orientano il suo agire. Ne scaturisce così un personaggio "tragico", mosso dal destino, quasi un burattino fra le sue mani, ma che vuole "conoscere". E  quella conoscenza non solo salverà la città ma la getterà nell'epoca moderna, ovvero nell'epoca dove la ricerca della conoscenza differenzia l'uomo mitico dall'uomo moderno.
Adamo invece viene posto di fronte al divieto di mangiare la mela della "conoscenza" del bene e del male. Divieto a cui disobbedisce per una serie di offerte sotterranee e menzognere che partono dal serpente, giungono ad Eva e terminano da Adamo. Da quel momento bisogna abbandonare il mitico paradiso terrestre, al quale l'umanità guarderà da allora con nostalgia.
La testa di Adamo è quindi rivolta all'indietro. Ha commesso un peccato che ha provocato sofferenza  e potrà solo un giorno ricongiungersi a quel paradiso, a patto di soffrire nel breve lasso dell'esistenza terrena. La testa di Edipo è invece rivolta in avanti. Vuole conoscere, anche se sa che questo potrebbe provocargli sofferenza e non ha alcun paradiso futuro che lo aspetta.
In entrambi i casi il "peccato" crea il mondo. Ma solo nel caso della tragedia greca è Edipo che vuole "conoscere" in modo consapevole e solo Edipo è incastrato in una situazione irrisolvibile, perché se non conoscerà, la pestilenza proseguirà, se conoscerà, la sua sorte sarà tragica. Al confronto Adamo fa la figura del bambino che si lascia trascinare dalle "cattive compagnie", un irresponsabile, un "idiota". Il bene e il male qui sono nettamente separati, non si fa fatica a individuarne i fattori e i moventi. In questo senso anche Gesù si muove nella stessa logica: Gesù si offre come Edipo per salvare la città degli uomini, ma il suo sacrificio richiama un mondo perfetto dove il male sarà sconfitto definitivamente.
Forse è una illusione pensare ad mondo privo del male ma essa stessa è fondatrice della modernità. Perché il crimine edipico, portato alle sue estreme conseguenze sembra dirci , in accordo con la filosofia di Nietzsche, che ogni azione è lecita se è fondata sulla forza apollineo-dionisiaca, fino eventualmente giustificare gli inferi nazisti, come lo stesso Nietzsche prefigura nel proseguo del passo citato.

Allora forse solo la sovrapposizione di Edipo con la sua volontà di conoscenza ed Adamo con il suo richiamo ad un ordine superiore alla conoscenza umana, sia pure deteologizzato, potrebbe essere una sorta di "sincretismo" in grado di modificare il senso dell'uomo nel mondo. Ma sono realmente unificabili queste due visioni del mondo così lontane?

Grazie per l'attenzione.
#3053
CitazioneNon so come si possa affermare che l' Europa Occidentale é il posto più sicuro del mondo (i quartieri Spagnoli di Napoli fanno parte dell' Europa Occidentale, come anche gli stadi inglesi e italiani e i loro dintorni, e anche quelli di molti altri paesi europei occidentali in occasione di varie partite di calcio.
Personalmente mi sentirei molto più sicuro a Cuba (a parte gli attentati terroristici talora perpetrati da anticastristi, spesso con l' aiuto provato e la protezione ex post del governo USA).

Credo invece di poter dire senza tema di smentite che la criminalità in Russia e nei peesi dell' Europa Orientale sia aumentata vertiginosamente dopo l' 89...


Non lo dico io ma un testo fondamentale in questo campo che e' di S. Pinker, il declino della violenza. Pur trattandosi di soft science l'autore e' direttore del centro di neuroscienze cognitive del mit di Boston e questo dovrebbe essere un buon lasciapassare anche per un rigoroso adepto del metodo scientifico.
L'unica precisazione potrebbe essere che il testo essendo del 2011 non prende in considerazione i recenti attentati di matrice islamica che avranno leggermente peggiorato l'incidenza degli omicidi in alcuni stati e soprattutto la Francia.
#3054
Seconda risposta. Caro Paul, ti ringrazio, questo è pane per i miei denti:

CitazioneRifletti:
come sarebbe stato possible il passaggio all'Umanesimo con una Chiesa potente?
Come sarebbe stato possible lo stato di diritto nella modernità contro lo stato"divino"?
C'è mai stato una teocrazia divina in occidente come primato sul commercio, sugli usi e costumi?
Si provi a verificare quanto invece ha inciso il diritto divino sui diritti delle cives nella società ebraica ed islamica?
Semmai è proprio nell'occidente ,quello che imputa la colpa ad un Dio (la sindrome del capro espiatorio) che si avvisa la contraddizione di potenza economica e politica sopra qualunque forma "divina".
Se una colpa storicamente l'abbia avuta la Chiesa di Roma è stata la secolarizzazione, vale adire perdere sempre più l'origine per correre dietro alle nuove culture che storicamente si sono date.
Quello che si è assistito è stato un dogmatismo teorico, ma una prassi temporale,dove l'incarnazione della Chiesa sul divino, ha patteggiato di fatto con la storia

Sei convinto che fu davvero la Chiesa romana così potente sui re ed imperatori? Gli eserciti chi li deteneva?
Le crociate "sotto sotto" furono visti come un affare per gli imperatori e vari re. Significava detenere il potere sulle vie di commercio fra Occidente ed Oriente, per mare e per terra.
Quando un potere reprime è perchè si mostra la sua debolezza ed è sulle difensive.Vedeva il fiorire di nuove forme di cristianità, infatti
il Concilio di Trento fu la risposta al protestantesimo

L'anima, come concetto, nasce ben prima delle religioni.Bypassando l'aspetto ontologico ,che è fondamentale, la dinamica dell'anima risponde al piano divino, ma anche a quello terreno ed ha a che fare con il concetto di giustizia divina e terrena.
Entrambi, divino e terreno, limitano la violenza codificandola e sublimandola alla fine nel diritto.

Ciò che scaturisce  semmai nell'uomo contemporaneo è il netto distacco fra divino e terreno, ma proprio per l'ampia "tolleranza" del ruolo religioso dentro la storia, cultura e società delle pratiche, dei comportamenti.
Il fedele cristiano imputa la colpa alla Chiesa di essere stata fin troppo tollerante nelle pratiche, fino ad accettare il compromesso del
"perdoniamo tutti", come in politica, come in economia, perdendo di vista la giustizia, l'anima, il divino.

Rispetto alla Chiesa cristiana, penso che "Sì, nel medioevo era davvero tanto potente, da costringere un imperatore ad andare a Canossa!" Era tanto potente da poter imporre l'esecuzione della pena di morte contro chiunque avesse osato criticare la dottrina cristiana. Ancora nel 1600 a Galileo furono mostrati gli strumenti di tortura, a seguito dei quali abiurò la teoria scientificissima e inoppugnabile della terra che ruota intorno al sole e pochi anni prima Giordano Bruno fu arso a Roma.
La Chiesa però sa anche essere flessibile. Se potesse tornerebbe indietro ma capisce che la ruota del tempo si muove indipendentemente dalla sua volontà e per non perire deve necessariamente adattarsi ai nuovi tempi. Ma questo cambiamento, esattamente come accade alle specie animali, comporta anche un cambiamento all'interno dell'istituzione ed ecco così affiorare vescovi che abbracciano le nuove teorie, alcune delle quali in fondo non sono altro che la riproposizione in chiave secolarizzata dei precetti evangelici. Il processo di mutamento si accelera.
Le chiese, ogni tipo di religione non è che siano solo una cosa, buona o cattiva che sia. San Tommaso d'Acquino era un ecclesiastico ma portò una corrente nuova nella Chiesa, che anticipò e forse fu necessario all'umanesimo e al Rinascimento.
Il concetto di anima, considerandolo storicamente, ha sicuramente un significato polisemantico, dove ci sono aspetti positivi e negativi che possono essere sottolineati: in fondo anche Hitler amava il suo cane ed Eva Braun. Ma occorre anche avere contemporaneamente presente i due aspetti: ogni concetto teorico importante è polisemantico, ma anche che ci sono, al suo interno, significati di un certo spessore che vanno considerati e analizzati con attenzione perché nascondono insidie manipolatorie.
Da questo punto di vista, paradossalmente, è molto più moderno l'islam, secondo il quale il corpo va protetto e curato, e secondo il quale l'atto carnale con la propria sposa è un percorso quasi religioso e privo di ogni sentimento di peccato. Se l'uomo allora va preservato nel suo corpo terreno, allora possiamo anche fare spazio ad una ipotetica anima, che racchiuda ciò che è inesplicabile e che ci collega al cosmo. Ma spesso nella storia religiosa dell'Europa medievale vi è stata una sorta di alienazione, per cui era più importante salvare l'anima e pertanto la vita terrena poteva essere tranquillamente tolta, purchè l'anima potesse ascendere in cielo (con tutto il retroterra strumentale, di violenza politica che questa scelta determinava).
#3055
Accidenti. Ha ragione Inverno: un argomento che scatena mille pensieri che come tanti rivoli si allontanano dal fiume principale. Che birbantelli!
Così ho deciso per il momento di rispondere solo a due interventi:
CitazioneNon voglio andare offtopic quindi taglio corto. Leggili meglio, non sono mere reinterpretazioni della regola aurea, se li interiorizzi realmente non sarai capace di fermare un crimine nemmeno se esso si svolge davanti ai tuoi occhi (chi sei tu in fondo per giudicarlo un crimine?) E a parer mio quel "laissez faire" che alcuni hanno verso il crimine è da imputarsi proprio a questa finta umiltà - non certo esclusiva cattolica -(finta perchè siccome è inapplicabile totalmente come un assoluto morale vorrebbe, viene applicata a discrezione) criminogena nello stessa maniera dell'omertà, della codardia o della connivenza.
Penso che questa sia una semplificazione del problema. "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra" potrebbe essere la constatazione che siamo tutti connessi e che i nostri modelli comportamentali si influenzano a vicenda, e che non possiamo scaricare proiettivamente il male al di fuori di noi stessi - un meccanismo molto noto e pericoloso che si chiama "capro espiatorio".
In Olanda hanno fatto questo simpatico esperimento: in una strada hanno messo un cartello con scritto "vietato scrivere sui muri" ed il muro era pieno di graffiti. In un altra strada stesso cartello ma senza graffiti. In entrambe le strade hanno poi piazzato un punto di distribuzione automatica di giornali gratis. La strada con il muro "graffitato" si è sporcata presto di giornali abbandonati, mentre quella con il muro pulito è rimasta pulita. Il peccatore imbrattatore si sarà detto: qui c'è qualcuno che se ne frega delle regole e quindi perché io si? Gesù ha fatto il discorso inverso, ponendosi a tutela del peccatore, contro il sistema giudiziario, un potere ben più forte, che però per non essere dispotico deve essere esercitato con misura e magari optando spesso a favore della carità e della grazia (Una volta c'era un ministero che infatti si chiamava di grazia e giustizia).
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è anche l'invito da parte di chi detiene il potere della forza pubblica ad essere migliore degli altri, non senza peccato, ma almeno solo con peccati veniali ed anche questa considerazione lo porterà ad applicare pene più miti. Pene più miti che non significano l'esplosione della criminalità. Come ho già scritto da qualche altra parte, l'Europa Occidentale è il luogo più sicuro del mondo e della storia, con 1-2 omicidi ogni 100.000 persone. Un livello mai raggiunto prima. Eppure in Europa Occidentale non esiste più la pena di morte ed anche l'ergastolo sta lentamente scomparendo. La Norvegia è uno dei paesi più sicuri in assoluto, eppure a Breivik sono stati inflitti appena 21 anni (La Norvegia affitta le proprie carceri alla Svezia per mancanza di materia prima).
"Quindi secondo te, Jacopus, il principio evangelico va bene ma l'esistenza dell'anima no!!!! Che contraddizione!!! " "Già proprio così!!!!"
#3056
Nei secoli nei quali le religioni hanno avuto il predominio si e' di solito assistito a forme di violenza e a veri e propri genocidi (i crociati distrussero molte comunita  ebraiche in medio oriente, i catari furono tutti sterminati). Per far confessare un eretico si usavano mezzi di tortura rispettl ai quali i carcerieri di Guantanamo sono dei boy-scout.
La tesi che formulo e' la seguente: la convinzione che vi sia un'anima rende possibile un livello di violenza che oggi e' solo sopita per la concorrenza di altri modelli e filosofie di vita.
Oggi essendo piu' importante la vita fisiologica essa viene tutelata e non passa piu' in secondo piano rispetto all'anima.
Un altro esempio per chiarire cio' di cui parlo: nel medioevo una donna accusata di stregoneria poteva venire lanciata su un lago dentro ad un sacco. Se galleggiava era la prova di stregoneria e veniva arsa. Se affondava era innocente ma moriva ugualmente ma almeno la sua anima era salva.
Pensare alla salvezza delle anime comporta percio' sempre un surplus di violenza?
#3057
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
27 Ottobre 2017, 22:10:56 PM
CitazioneIn realtà gran parte delle persone si autoregola senza far riferimento ad un autorità esterna, perchè quello a cui fa riferimento è interno, la propria credenza nel potere esterno. Penso alle persone regolate esternamente quelle che subiscono una coercizione fisica evidente, come un carcerato, tutti gli altri no lo sono, le loro catene sono interne.
Ciao Inverno. Autoregolarsi internamente significa aver introiettato la figura del padre e non poterla più infrangere perché fa parte di te stesso. Le norme, i  limiti e i divieti vengono vissuti come necessari alla riproduzione della vita sociale e quindi accettati e riconosciuti come validi. Autoregolarsi significa non commettere un reato, in questa mia visione, perché se ne disconosce il valore, non perché c'è un sistema penale, perché c'è la polizia che mi arresta o un dio che mi spedisce all'inferno. Non si autoregola chi ha catene interne, ma si adegua e appena il poliziotto "esterno" non guarda, devierà dalla norma non introiettata.
Ovviamente affinchè la norma, il senso del limite, vengano introiettati è necessario che ci sia una forza effettiva e che sia esercitata in modo ragionevole e giusto. In questo modo il potere dello Stato riflette in termini generali quello che fa un padre giusto ma in grado di dare dei limiti ai propri figli (oltre che a sfamarli).
CitazioneHo letto recententemente un articolo di persona handicappata che esclamava "chi ha detto che gli handicappati non possono lavorare? Io dimostro il contrario" buon per lui, peggio per gli handicappati se questa credenza presto prenderà il sopravvento e ci sembrerà assurdo che un disabile stia a casa pagato dagli altri. Come fanno le fabbriche a rinunciare ai disabili e ai mentalmente instabili? Se lo credi davvero, rinuncia al telefono, alla TV etc...
Questo passaggio non mi è chiaro. Se volevi controbattere alla mia provocazione sui neo-anarchici direi che le due situazioni sono piuttosto differenti. Io prevedo semplicemente delle difficoltà a gestire in modo anarchico delle strutture estremamente complesse come le multinazionali, mentre è molto più semplice continuare a garantire delle pensioni di invalidità a chi non può lavorare, come il sistema capitalistico fa più o meno o potrebbe fare anche meglio da più di cento anni.
CitazionePer più di 70.000 anni non abbiamo avuto bisogno di uno stato perchè non avevamo un granaio, un eccesso conservare difendere.. Oggi l'eccesso, la "crescita" sta diventando una missione utopica destinata a trovare un muro. L'anarchia, qualsiasi cosa essa sia, non credo abbia come obbiettivo il lusso, ma l'equilibrio, dove non servono guardie per conservare l'eccesso.
Senza l'eccesso e senza la crescita di cui abbiamo goduto in questi ultimi 5000 anni di storia umana, vivresti ancora in una grotta in preda alle più ancestrali paure per via dei possibili attacchi degli orsi o delle tigri a denti a sciabola. Potresti morire tranquillamente a 15 anni per una infezione da tetano o con il cranio spaccato per via di una guerra con una tribu' rivale. Non sapresti scrivere e comunicheresti con i tuoi simili con mugolii e gesti. Il maschio alfa del tuo gruppo ti obbligherà a non accoppiarti e dovrai così accontentarti di guardarlo mentre si accoppia lui con le femmine del clan.
L'uomo non è originariamente buono e compassionevole e lo sviluppo economico non è una merda generalizzata. Mi spiace. Per quanto critico io possa essere nei confronti del capitalismo (e lo sono), il capitalismo e la borghesia e lo stato moderno hanno molti più meriti nel miglioramento di questo piccolo spicchio di mondo che molte altre istituzioni e strutture sociali del passato e del presente o del passato prossimo.
Mi sembra come spesso mi accade di osservare che non si sia mai in grado di separare il grano dal loglio e invece si butta via il bambino con l'acqua sporca. E' molto semplice dividere il mondo in "buoni" e "cattivi" ma facendo così non lo comprendiamo e ci consoliamo semplicemente.
Che l'individuo sia intimamente depositario di una parte libertaria è ben diverso da inneggiare all'anarchia.
Infine a proposito dell'equilibrio dei consumi. E' possibile che tu abbia ragione su questo punto. L'anarchia potrebbe ristabilire un corretto uso del pianeta senza depauperarlo ma dobbiamo essere consapevoli che in questo nuovo mondo non sarà così semplice trovare l'interferone per curare il nostro fegato malato e neppure farci risarcire da una assicurazione se un fulmine avrà dato fuoco alla nostra casa. Vogliamo davvero tornare indietro ad una mitica e mai esistita "età dell'oro" o vogliamo proseguire il viaggio iniziato qualche migliaio di anni fa con l'invenzione della scrittura e successivamente affinato grazie al pensiero filosofico e al suo spirito critico non sottomesso a pregiudizi?
#3058
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 21:21:04 PM
CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.

DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.

Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.
#3059
Premetto che sono dalla parte di chi considera l'umanità qualcosa che va al di là dei modi in cui può essere misurata, poichè c'è sempre una domanda a cui la scienza non potrà mai rispondere: "perchè esistiamo?". Questo però non mi esime di far finta di niente. Se esistono delle scoperte scientifiche esse vanno valorizzate, poichè significa conoscere meglio la realtà e quindi anche quella spirituale. Ebbene bisogna anche prendere atto che alcune funzioni per così dire nobili del cervello hanno le loro zone deputate, esattamente come le funzioni del fegato o dei polmoni. Ad esempio la Corteccia fronto-orbitale (OFC) contiene quella parte del ns carattere che può essere definita auto-controllo e conformismo sociale. L'amigdala invece fa parte di un circuito interessato alle passioni e alla paura. Il cervello è sicuramente estremamente complicato ma le scoperte recenti della genomica e la possibilità di osservare il secondo organo preferito di Woody Allen attraverso strumenti potentissimi come la risonanza magnetica funzionale (FMRi) lo rendono meno alieno rispetto ad organo meccanico come l'intestino (che poi tanto meccanico non è). Insomma se la vita è un mistero, se l'uomo ha le sue parti insondabili, questo non significa che il cervello come organo non possa essere studiato in modo materialistico, ed anzi solo questo studio ci può aiutare ad affrontare i tanti problemi comportamentali e morali dell'uomo secondo una visione multidisciplinare.
#3060
CitazioneIl diritto nella modernità ha portato con sé un'ambguità: la gerarchia del diritto e lo Stato ha surrogato le deontologie dei gruppi sociali di fatto esautorandoli dal ruolo caritatevole.
Nella modernità si configura una strana e ambigua relazione antitetica. Mentre il diritto di proprietà è di fatto un diritto reale e non una forma ipotetica come dire libertà, uguaglianza, cioè solo intenti, quei gruppi sociali che prima elargivano carità si sottraggono dal ruolo , mentre lo stato gestisce di fatto e soprattutto dopo la grande codificazione napoleonica che toglie proprietà ai beni ecclesiastici per costruire scuole pubbliche, sanità pubblica, insomma la primordiale fase del "welfare" del cosiddetto stato di benessere. si accentua l'arroccamento fra nuovo gruppo aristocratico capitalistico,che ha sostituito le famiglie della nobiltà con le nuove famiglie capitalistiche e dall'altra la storia di conquiste di diritto sociale e individuale con una lotta "di classe".
Lo Stato diventa l'intermediario negoziale nella lotta di classe in Occidente e lascia quei valori, che nascevano dall'altruismo e base anche della socialità, negli intenti, nei principi ma senza mai regolarli nelle prassi.
La concentrazione nello Stato dei valori altruistici e persi nel diritto delle pratiche, ha di fatto costituito il perdersi anche delle pratiche.Infatti oggi sono gli associazionismi di vario tipo (ONG ad esempio) ad esercitare il ruolo altruistico o chiedono denaro . Si è persa la pratica diretta dell'altruismo da parte dei singoli cittadini, passando ad intermediari (anche qui) privati o pubblici, il compito altruistico. Si perde in "calore umano" mancando il rapporto diretto fra chi compie un atto altruistico e chi lo riceve.Manca la mano che tocca l''altra mano, manca un "grazie"

Ciao Paul. Tocchi un punto importante, con la sua parte di verità ma da parte mia la vedo diversamente. La carità per quanto encomiabile non può risolvere problemi così immensi. Ed infatti quando vigeva solo la carità e non si era costituito il welfare state, i poveri e i mendicanti erano un problema di ordine pubblico di primaria importanza, tanto che venivano spesso internati nei famosi "Ospizi dei poveri" o nelle "workhauses" dove erano costretti a lavorare quasi gratis, dando il loro contributo alla nascita del capitalismo. Sacche di povertà e di mendicità erano estesissime e la filantropia non è mai riuscita a risolvere questo problema dall'evo antico in poi.
Ci siamo avvicinati di più a una sua gestione (non dico soluzione) all'apice degli anni del welfare state, tra il 1945 e il 1985, proprio il periodo in cui il capitalismo ha dovuto fronteggiare uno dei suoi avversari più temibili: il socialismo reale. Accanto a questo è indubitabile che vi è stato parallelamente un processo di allargamento dei diritti, per cui ciò che veniva paternalisticamente concesso è diventato un diritto, un diritto che allo stato attuale o non può più essere esercitato o provoca quella pletora di "funzionari del benessere" che svolgono un compito senza dire "grazie", senza cioè creare quel clima di affetto che era presente nelle forme di assistenza benefica degli aristocratici e soprattutto dei tanti ordini sacerdotali nati dai francescani in poi.
Eppure basterebbe risalire alle origini della cultura occidentale, visto che la medicina è stata la prima disciplina che si è occupata del benessere dell'uomo e "therapon" significa "essere al servizio" un essere al servizio che presuppone "obbedienza" e "ab-audire" significa ascoltare. Insomma credo che da un lato vi è l'assalto demagogico del turbocapitalismo, che tende a svalutare e ridicolizzare tutte le procedure dello stato del benessere e dall'altro vi è una concezione burocratica del lavoro di aiuto da parte dei servizi pubblici e spesso una visione capitalistica da parte dei servizi privati delegati all'aiuto.
Bisognerebbe riscoprire quel significato iniziale, che collega chi aiuta e chi è aiutato, attaverso uno spirito di servizio e una attenzione alla persona, riassumibile secondo uno slogan scontato dal passaggio dal "to cure" al "to care".