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Messaggi - Jacopus

#3076
Forse esagero ma questa discussione mi conferma quello che penso, ovvero che la "differenza imposta socialmente per assicurarsi un potere" fra uomo e donna, sia il prototipo di ogni tipo di razzismo. Con questo non voglio dire che non ci siano differenze fra uomo e donna come fra un cinese e un canadese, ma che queste differenze invece di essere considerate come un bene, un tesoro da condividere e da utilizzare, venga "manipolato" per affermare che le donne sono stupide, o sono più adatte a fare attività "emotive", oppure che sia il turacciolo che una volta stappato, fa venire meno ogni senso del limite.
Che vi siano discriminazioni mi sembra evidente, basta ogni tanto ricordarsi degli studi che dicono che a parità di professione le donne guadagnano di meno. E viviamo comunque nello splendido occidente. Immaginate solo lontanamente di quello che accade nel terzo mondo, dove ancora impera indisturbato il mito della "differenza" fra uomo e donna. Non risulta che il codice del dna della donna sia diverso da quello dell'uomo. Ciò che cambia è l'educazione e l'inserimento in un contesto sociale dove vengono interiorizzati dei ruoli di subalternità. Personalmente, nella mia esperienza professionale, devo dire che le donne, forse perché giunte alla realizzazione nel lavoro da meno tempo, sono mediamente più serie dei colleghi maschietti.
Difendere la parità dei diritti uomo-donna, pertanto è un dovere per ogni persona che voglia difendere i diritti di tutti, perchè la condizione simbolica di "donna" è stata nel corso dei secoli attribuita agli ebrei, ai negri, ai meridionali, agli arabi, ai giapponesi, ai mussulmani, ai cristiani, ai protestanti, ai russi ed anche agli italiani.
Che agli uomini dia fastidio perché così devono pensare anche loro a rammendare la camicia, o preparare il pasto o cambiare il pannolino, mi sembra questo davvero stupido e degno di un paese culturalmente arretrato, come del resto in parte ancora siamo.
#3077
Aggiungo questa citazione da un famoso dibattito che vi fu quando Darwin era ormai anziano, fra un difensore della sua teoria (Huxley) e un vescovo anglicano:
Vescovo Wilberforce, con ironia: "È da parte di suo nonno o di sua nonna, Sir, che lei è imparentato con le scimmie?"
Huxley: "Se dovessi scegliere per mio antenato fra una scimmia e un uomo che, per quanto istruito, usi la sua ragione per ingannare un pubblico incolto, [...] non esiterei un istante a preferire una scimmia." 
#3078
La discussione ha toccato davvero molti argomenti ed è difficile destreggiarsi. Ringrazio pertanto l'ultimo intervento di Angelo che è riuscito a sintetizzare il percorso fatto. Io mi limito ad una obiezione molto specifica. Ad un certo punto qualcuno ha scritto (il Dubbio credo) che la teoria di Darwin è un opinione perchè fondata solo sulle osservazioni fatte alle Galapagos.
Vorrei ricordare che il viaggio sulla nave Beagle durò quasi cinque anni e che Darwin fece missioni naturalistiche in Brasile, Argentina, Cile, Isole Galapagos, ed Australia. Tutto il materiale raccolto fu meditato negli anni successivi e "l'origine della specie" fu pubblicato più di dieci anni dopo dal ritorno della Beagle a Plymouth.
Le prove sulla scientificità della teoria si trovano in una serie sterminata di studi di biologia, di genetica, di paleontologia. Giustamente trattandosi di una teoria scientifica non pretende di essere "vera" in modo assoluto. Lo è fino ad oggi, finché non si troverà una teoria più rispondente alla realtà, sulla base di verifica empirica e di sottoposizione all'esame della comunità scientifica.
Ne dico velocemente solo un'altra. Questi signori (https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_and_Rosemary_Grant), hanno osservato per più di trent'anni le popolazioni di fringuelli di darwin alle Galapagos, dimostrando che il mutamento del becco di una specie è derivata da una grave crisi ambientale verificatasi nel 1979. La dimostrazione è stata fatta misurando il becco prima e dopo la carestia alimentare che aveva riguardato quella specifica specie di fringuello di Darwin (ce ne sono circa 14, una per ogni isola).
#3079
E' una domanda che mi sono fatto spesso anch'io. Una risposta che mi è sempre piaciuta è storica. Il sapere e l'istruzione sono stati un potente grimaldello usato dalla borghesia per rovesciare il potere aristocratico fondato sulla tradizione. E' stato un processo lungo, poichè l'aristocrazia non ha mollato la presa dopo la presa della Bastiglia, come una certa iconografia lascia intendere. Inoltre una volta assunto il potere, anche attraverso il "culto del sapere", è ovvio che la stessa aspirazione sia stata trasmessa all'intera società. Si trattava di un valore fondante di una certa epoca e pertanto veniva rispettato anche da coloro che non appartenevano a quella classe.
Ad un certo punto questo meccanismo di "aspirazione al sapere" si è rotto. E' subentrato un nuovo tipo di "modello" vincente, che non pone più la cultura e il sapere come valori. E' ben visibile la decadenza del ruolo dell'insegnante, da ambito ruolo della media borghesia a lavoro a cui destinare fasce di sottoproletariato pagato in modo discontinuo e precario e cui ci si può opporre anche con la violenza.
E' possibile che in parte questo processo sia stato manovrato dall'alto, poichè incrementare il livello di conoscenza universalisticamente può comportare un disequilibrio dei rapporti di forza economica e politica, come ha dimostrato il marxismo. Ma parallelamente e in modo molto più potente, secondo me, opera un congegno diverso, ovvero "la democratizzazione come livellamento verso il basso".
Leggere un libro, studiare, applicarsi è faticoso (vi ricordate Alfieri che si faceva legare sulla sedia?). Per affrontare seriamente un argomento bisogna sviscerarlo, approfondirlo, passare mesi sopra i libri (o i documentari). Tutto questo nella nostra epoca veloce non va più bene. Sembra quasi un'offesa non poter mettere sullo stesso piano vaccinisti ed antivaccinisti, creazionisti e darwinisti, adepti di sette sataniche e studiosi di teologia.
Tutti "democraticamente" hanno diritto ad esprimere la loro opinione anche se si tratta di una boiata e ciò svilisce il lavoro oscuro di chi studia seriamente una materia. Inoltre va considerato il condizionamento dei mass-media, per i quali ogni conflitto, diatriba, confronto è fonte di reddito. Accettare in modo subalterno ciò che dicono dei noiosi luminari non rende "click" e non fa vendere copie.
La "cultura dello spettacolo" e la "democratizzazione come livellamento verso il basso" sono due possibili killers dell'ormai trascorso "culto per il sapere".
#3080
Ciao bluemax. Ti vorrei far notare, ad un primo livello, che stai usando un certo tipo di razionalità: quella digitale di tipo informatico, dove le informazioni sono univoche e decontestualizzate. Il linguaggio umano, essendo correlato intimamente con la società e con gli altri discorsi che nelle società umane si sviluppano, hanno bisogno di un altro approccio, comunemente detto analogico. Ovvero occorre necessariamente contestualizzare ogni comunicazione con le altre. Pertanto in questo momento storico, dove il problema del femminicidio, dell'uguaglianza di genere, e della violenza famigliare sono temi al centro dell'attenzione, una frase come quella che intitola la discussione, può provocare le reazioni che da te sono considerate illogiche, parziali e irrazionali.
Ad un secondo livello, invece più razionale e logico, occorre sempre motivare e dimostrare le proprie affermazioni, altrimenti la tua frase ha lo stesso valore di dire: "I bambini sono profondamente malvagi se visitano la Francia".
Ad un terzo livello invece hai le tue ragioni, poichè ogni discorso/comunicazione non può dire "tutto" quello che c'è da dire su ogni argomento e necessariamente si deve lasciare uno spazio per immaginare l'argomentatore di "le donne sono stupide" come capace anche di altre attività, espressioni, parole, pensieri e non appenderlo a quell'unica frase detta in un certo momento della sua vita (magari dopo 3 minuti avrebbe potuto dire anche "le donne sono intelligenti).
#3081
L'esistenza di un partito della legalità e dell'onestà non è il principale creatore di disonestà e illegalità, a meno che non sia una maschera ipocrita simile a quelle associazioni antimafia, dietro le quali si nascondono gli stessi mafiosi.
Il nocciolo crudo della questione è che quando alcuni partiti si professano alfieri della legalità significa che si è giunti ad un livello di illegalità e di disonestà altissimo.
E' probabile che un certo livello di illegalità faccia parte del gioco politico da che mondo è mondo, ma quando quel livello supera un certo limite di guardia viene meno lo stesso gioco politico, assorbito dal gioco economico. Il potere politico viene così colonizzato dal potere economico.
All'epoca delle vacche grasse si può tollerare un livello di disonestà più alto, perchè l'assistenzialismo e il clientelismo permettono di tacitare o di rendere complice l'opinione pubblica. Quando invece i rubinetti si chiudono a causa del diverso assetto della ricchezza mondiale, cosa che sta accadendo in questi ultimi venti anni, la disonestà politica si percepisce meglio e viene condannata di più, scatenando anche discorsi piuttosto idioti e demagogici.
Questo a livello di discorso diciamo "sociologico", ma a livello di discorso "etico-morale", nessun politico è autorizzato a corrompere o ad essere corrotto neppure per un centesimo.
#3082
CitazioneMa dove pensiamo di andare con un governo che si forma grazie al via libera della mafia?
Berlusconi non è la mafia. E' un politico, che nel corso della sua vita è sceso a patti con la mafia palermitana, per tutelarsi dalla mafia catanese che aveva minacciato i suoi affari. E' sceso a patti anche con la massoneria e con la loggia P2. Un politico e un uomo d'affari senza scrupoli morali quindi. Ma non è la mafia, è qualcosa di più e qualcosa di meno, di più perché rappresenta una fetta consistente della società italiana, che non necessariamente è mafiosa, qualcosa di meno perché la mafia è una organizzazione fatta di tante altre organizzazioni che si dedicano ad affari in modo non proprio economico. Sicuramente c'è un collegamento fra attività di uomini d'affari senza scrupoli e mafia, ma la stessa cosa si potrebbe dire di Putin o di Donald Trump, probabilmente.

CitazioneBerlusconi non è potente perché è mafioso e fare patti o accordi con la mafia non significa essere mafioso. Le leggi italiane sulla giustizia e sulla criminalità sono il risultato di un accordo con la mafia. La mafia dal dopoguerra in poi ha sempre condizionato la politica italiana. Andreotti è stato l'incarnazione di questo accordo.
D'altro canto questo non significa che dobbiamo rassegnarci a convivere con questa situazione. Convivere con la mafia significa andare negli ospedali e non essere curati. Avere strade e autostrade che costano il doppio e il triplo con la conseguenza che non ci sono poi soldi per migliorare altre infrastrutture relegando la società italiana ad uno sviluppo dimezzato e costringendo ad esempio all'emigrazione  tanti ragazzi o al pagamento dei ticket o all'affidamento dei servizi di pubblica assistenza ai volontari.
Ai tempi del nazismo, si era venuti a patti con lo stesso, almeno prima della guerra, ma occorre sempre distinguere. Il fatto che vi siano organizzazioni parassitarie, violente o che condizionano la vita di tutti non significa che per solo questo fatto siano legittimate ad esistere.
Mi sembra un discorso tra il pessimista e l'assurdo.
#3083
Attualità / La Costituzione e la politica di oggi
08 Maggio 2018, 19:35:28 PM
Nell'immediato dopoguerra le tre principali correnti socio-politiche di allora, mondo cattolico, mondo liberale e mondo comunista riuscirono a scrivere un testo, la Costituzione della Repubblica Italiana, frutto di un compromesso fra visioni politiche piuttosto distanti. Eppure prevalse lo spirito di Servizio nei confronti dell'Italia e a distanza di 72 anni quel testo e' ancora attualissimo.
Oggi solo per il ben piu' semplice accordo di fare un governo tre forze si interdicono a vicenda con un senso di irresponsabilita' spaventoso, solo per provare a vincere il prossimo "gran premio" elettorale come scrive oggi Polito sul Corriere. Le conseguenze le pagheremo noi comuni cittadini grazie all'inevitabile aumento dell'iva, i possibili assalti speculativi.
A proposito. Immaginate questa situazione senza l'ombrello dell'euro. Non oso neppure pensarci. Svalutazione folle e inflazione vertiginosa.
#3084
Attualità / Re:I bulli e la scuola
08 Maggio 2018, 01:09:11 AM
Non si tratta di pregiudizi Angelo, almeno non nel mio caso. Si tratta di conoscere come stanno esattamente le cose. Attribuire tutte le responsabilità all'ambiente è, secondo le più recenti conoscenze, inesatto. Se si vuole affrontare il problema bisogna conoscerlo, come hai detto tu stesso, altrimenti i pregiudizi li abbiamo nei confronti delle discipline che si occupano di questa materia.
Il fatto che una persona abbia una maggiore predisposizione ad atti d'ira e a voler primeggiare non significa doverla reprimere o incatenare. Abbiamo avuto la stessa esperienza con i malati mentali. Dopo la soppressione dei manicomi i malati non sono aumentati e neppure si sono dimostrati così pericolosi, ma i malati mentali sono i portatori di un disagio che ha aspetti organici e aspetti socio-ambientali.
Del resto le due dimensioni sono strettamente interrelate. Non sto dicendo che tutto dipende dal patrimonio genetico, ma dalla connessione fra patrimonio genetico e ambiente.
#3085
Attualità / Re:I bulli e la scuola
07 Maggio 2018, 23:16:24 PM
L'ultimo intervento di Altamarea mi ha fatto venire in mente un memorabile film di Fellini: "prova d'orchestra". Viene descritto in forma metaforica proprio il passaggio che dice Gervaso.
A proposito della predisposizione naturale non è così semplice. Gli studi più recenti sul genoma umano e che prevedono anche il brain imaging stanno dimostrando che non è solo l'ambiente ad influenzare il nostro comportamento ma che ci sono condizionamenti biologici ed organici. Faccio solo l'esempio di un enzima: il Monoamminoossidasi-A o MAO-A. Sono stati fatti studi statistici che hanno rilevato come le persone più aggressive e sottoposte a procedimenti penali, avessero un livello di questo enzima più basso del normale e di come questo basso livello si trasmetta di generazione in generazione. Il basso livello di MAO-A è correlato a maggiore aggressività e maggior impulsività senza tener conto delle conseguenze.
E' evidente che in un ambiente molto violento e degradato è possibile che vengano premiati ed abbiano successo con le donne, proprio gli individui con basso livello di MAO-A, incrementando così la loro presenza.
Si potrebbe dire che l'ambiente produce una impronta sul patrimonio genetico di ognuno di noi, che poi resta impresso anche nel caso in cui quell'ambiente dovesse mutare velocemente, proprio perchè viene trasmesso di generazione in generazione, per via genetica ed è quindi più difficile da trasformare nella vita del singolo individuo.
Occorre sempre, secondo me, tenere presente la duplice dimensione del nostro agire, condizionato dall'ambiente ma anche dal nostro patrimonio genetico.
#3086
Presentazione nuovi iscritti / Re:Presentazione
07 Maggio 2018, 22:45:48 PM
Ben arrivato Fos. Vedrai che è molto semplice scrivere sugli argomenti che ti interessano di più.
#3087
Attualità / Re:I bulli e la scuola
07 Maggio 2018, 11:20:56 AM
Ciao Angelo. Se tirare in ballo la complessità serve solo per evitare di "fare" sono d'accordo con te. Nel mio intervento però volevo sottolineare che il bullismo è un fenomeno che non può essere affrontato in modo omogeneo, perché gli atti di prepotenza e di mancato rispetto riguardano situazioni e ambienti diversi. L'unico aspetto comune è la finalità: che il "prepotente" si renda conto della sua prepotenza e l'abbandoni.
Come questo sia difficile è appurato. Basti pensare a come sia diffusa la storiella "dell'homo homini lupus". Se gli altri uomini sono lupi, allora è normale che io mi comporti da belva.
I sentieri, pertanto, sono molteplici, si intersecano e si sviluppano in modi diversi, perché diverse sono le storie degli ambienti dove i bulli crescono.
Ci sono bulli che provengono da famiglie agiate, che hanno respirato un'aria di superiorità e di violenza nei discorsi dei genitori e che pensano di essere sempre protetti da loro. Ci sono bulli che vengono dalle periferie a cui è stato insegnato dai genitori a spaccare la faccia a chi non li rispetta. Ci sono bulli che lo fanno per paura di diventare vittime, perché da bambini sono stati traumatizzati. Bisognerebbe risalire alla storia di ognuno per comprendere e capire.
Molto intelligente e valido è il sistema della mediazione penale, che si serve del confronto fra vittima e aggressore. In un contesto protetto la vittima parla di come si sia sentito quando era in mano agli aggressori e gli aggressori sono costretti a sentire. Tutto è cominciato da questo evento:

https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_per_la_verit%C3%A0_e_la_riconciliazione

Raccontandosi ed incontrandosi si rivelano gli aspetti sfaccettati e multidimensionali di ognuno di noi: non più il bullo, il razzista, il fascista, il comunista, il cattolico, il negro, lo juventino, il malvagio, ma una persona con tanti aspetti anche contraddittori, una persona umana appunto.
#3088
Attualità / Re:I bulli e la scuola
06 Maggio 2018, 22:51:08 PM
Una ulteriore riflessione. Qui si parla dei bulli, come se fossero una mandria. I bulli vengono descritti come se si assomigliassero tutti, come se tutti fossero destinati a diventare dei rapinatori o dei balordi. Credo invece che gli atteggiamenti prevaricatori dei bulli siano motivati da ragioni molto diverse fra di loro. Immagino che ci siano dinamiche specifiche all'interno di ogni gruppo di bulli. Generalizzando si potrebbe pensare che c'è di solito un "bullo capo", circondato dai suoi minions gregari, con una schiera di gregari ancora più lontani, che magari si limitano a fare da "claque" e infine le vittime, che talvolta indossano il ruolo di vittima, volontariamente, per motivi di bassa autostima e perché credono in modo autolesionista, che quello sia il solo modo per essere accettati (ovviamente parlo di bullismo contro coetanei).
Pensare di adottare un'unica strategia valida sempre per "recuperarli" mi sembra poco realistico. Bisognerebbe conoscere bene l'ambiente da cui provengono, quello in cui sono inseriti, lavorare insieme con scuola, famiglia, contesto informale. Si potrebbero utilizzare, come già si sta facendo, ex-bulli che hanno capito i loro errori e diventano testimoni alla pari (peer-education). Immaginate solo per un istante lavorare in questa direzione nelle diverse parti d'Italia. Laddove c'è una struttura della società più organizzata sarà sicuramente più semplice creare le premesse per un lavoro serio. Invece laddove l'organizzazione sociale è carente, le istituzioni sono lontane, il bullismo non fa neppure notizia, probabilmente, perché non è un evento eccezionale, ma un fatto quotidiano, con il quale bisogna fare i conti.
Insomma un problema complesso va affrontato con strumenti complessi e rimboccandosi le maniche, tutti, adulti, ex-bulli e bulli....
#3089
Non credo che sia così semplice farci fare uno sconto dagli editori, visto che importanti catene di librerie  ti fanno degli sconti da "rabbino scozzese" anche se gli versi mezzo stipendio. Se invece si potesse realizzare, ben venga.
#3090
Attualità / Re:I bulli e la scuola
05 Maggio 2018, 11:52:51 AM
Come ho già scritto, il bullismo degli adolescenti è un fenomeno che ha molte cause. Nel proseguo di questa discussione però ci si è soffermati su un aspetto che considero piuttosto importante e che provo a scindere chirurgicamente dal resto degli interventi.
Da un lato c'è il partito "Cannata-Inverno", che sottolinea l'importanza che ogni autorità sia legittimata sul campo, che si trasformi in autorevolezza/carisma in grado di veicolare il consenso in comportamento maturo, responsabile e non-violento. Dall'altro c'è il partito "Socrate-Stefano" che indica invece la necessità di sottomettersi comunque al ruolo dell'autorità, indipendentemente da come esso viene esercitato (sto semplificando e intervenite se non vi riconoscete in questa semplificazione).
Credo che la polarizzazione su una sola di queste due visioni sia in fondo sbagliata. Non posso accettare un ruolo di autorità sviluppato in modo violento, insensato, incompetente, senza rispetto delle regole e senza rispetto per i sottoposti ma non posso neppure mettere continuamente alla gogna chi di quel potere è stato investito secondo procedure riconosciute valide: il professore ha vinto un concorso, così come un poliziotto o un giudice e tutti, bene o male, sono o dovrebbero essere valutati e monitorati da meccanismi di controllo sulle loro attività.
Esiste un margine operativo per poter dire che, nonostante si pensi di aver subito una ingustizia, quella ingiustizia proviene da una fonte di autorità, che essendo esercitata da un essere umano può anche "sbagliare". Anche da questa accettazione nasce la coesione sociale e nasce ancor di più la capacità degli esseri umani, non di essere accomunati a dei "pecoroni", ma semplicemente di vivere in società, poichè nessuna società complessa che io conosca è organizzata in modo orizzontale, ma sempre in modo gerarchico e attraverso ripartizioni asimettriche di potere. Mettere sempre in discussione questa ripartizione asimmetrica di potere è un gioco senza fine, poichè ognuno di noi ha idee diverse, diverse idee di ripartizione del potere e delle risorse e si troveranno sempre delle ragioni per contestare il potere.
Occorre però contestarlo "ragionevolmente", utilizzando quella che i greci chiamvano "phronesis" e i romani "prudentia".