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Messaggi - Jacopus

#3091
Tematiche Filosofiche / Re:Vita
16 Agosto 2017, 23:04:03 PM
Effettivamente quello che dice Altamarea ha un senso, alla luce dell'evidenza scientifica che condividiamo il 50 per cento del patrimonio genetico con l'albero di banane (sic) e il 98,2 per cento con lo scimpanzè, il quale geneticamente è più simile all'homo sapiens che al gorilla.
#3092
CitazioneIl fantomatico "umor nero" è una ipotesi scientifica come tante altre, basate sull'osservazione e l'esperienza, che poi è stata accantonata come è stato fatto con migliaia di altre teorie scientifiche nel corso dei secoli e come si farà con tante altre che adesso si ritengono "assolutamente vere". Einstein diceva che "un milione di fatti non potrà mai dimostrare che ho ragione, ma ne basterà uno per dimostrare che ho torto" ovvero che una teoria basata esclusivamente sui fatti non potrà MAI essere "assolutamente vera" perchè dato che questi "fatti" accadono nel mondo del divenire qualora mutino certe condizioni muteranno anche i fenomeni da esse determinate, per cui è possibile che una teoria scientifica  sia vera oggi e non lo sia più fra mille anni, senza che però gli scienziati che verranno fra mille anni possano dire "quelli di allora non avevano capito niente" perchè loro lavoreranno nelle condizioni della loro epoca e non in quelle di mille anni prima.
Infatti si ipotizzano anche leggi fisiche diverse se osservate in sistemi solari diversi dal nostro, proprio perchè potrebbero mutare le stesse condizioni fisiche. Ma la differenza sostanziale fra una fede e la scienza è proprio che la scienza se applicata rigorosamente apprende dai propri errori e non continua orgogliosamente ad asserire una ipotesi che viene smentita dai fatti. La scienza si autocorregge in vista del fine della conoscenza sperimentalmente testata. Che poi vi siano altri metodi di conoscenza, ben venga, come ho già ripetuto molte volte ciò che mi fa paura è l'unidimensionalità del pensiero. Il misticismo, la spiritualità avrebbero molto da insegnare alla scienza in termini di umiltà e credo che gli scienziati più accorti se ne rendano conto, senza per questo dover diventare degli alchimisti.
#3093
CitazioneAllora mi sembra, su queste basi, una discussione fatua, inutile.
Qualcuno osa opinare che non si è liberi di pensare ciò che si vuole? Persino che la terra è piatta e il sole le gira intorno?

Non è inutile nella misura in cui prendiamo atto che non siamo completamente liberi di pensare ciò che vogliamo (come spesso tendono a farci credere) nè che siamo completamente coartati (come altre  correnti di pensiero ritengono). Pensa che sono usciti studi che  tendevano a dimostrare che l'azione anticipa il pensiero per asserire l'idea che i nostri supposti pensieri non esistono ma siamo piuttosto delle macchine programmate per fare certe cose (di qualche millesimo di secondo, ma tanto è bastato per costruirci su delle carriere universitarie).
La tua asserzione  è proprio il contrario di quanto vorrei chiarire (anche a me stesso). Non si è liberi di pensare ciò che si vuole. Oggi si può dire che la terra è piatta perchè effettivamente c'è uno svuotamento e una delegittimazione del metodo scientifico oppure una paura del futuro che cerchiamo di esorcizzare attraverso credenze mitiche e rassicuranti. Su questa base esistono dei gruppi che cercano di dimostrare che la terra è piatta o che ci sono gli alieni. Nel 1200 credere alla terra piatta era normale ed accettato e a meno che tu non fossi un geografo lo accettavi come dato di fatto. Eppure Democrito un migliaio di anni prima aveva già calcolato abbastanza esattamente la circonferenza della terra. Esiste sempre una dialettica fra ciò che il mondo ci offre in termini di condizionamenti sociali e genetici e ciò che noi creativamente possiamo offrire, ma questo nostro surplus di creatività è a sua volta, condizionato dalla struttura sociale. Una società come quella italiana, che reprime e non da opportunità di lavoro e di carriera ai giovani preferendo loro una gerontocrazia affluente, è una società che restringe quel surplus di creatività perchè un cinquantenne, per motivi semplicemente organici, non può essere creativo come un ventenne.
#3094
buongiorno don. Oggi ho tempo da perdere  :),  o meglio tempo da investire in "riflessioni". Secondo me la scienza è ovviamente materialistica poichè il suo oggetto è prevalentemente la materia (ma non sempre, ci sono studi scientifici sulle religioni, e più genericamente sull'uomo che esulano dal concetto specifico di materia, prova ad esempio a trovare dentro il cervello il Super-Io, eppure come paradigma ha avuto un successo scientifico impressionante).
Penso che la distinzione fra materialismo e scienza sia in questa discussione una distinzione di metodo. Il materialismo impone una certa visione del mondo appunto materiale e in questo si abbina in modo speculare alle religioni integraliste, che manifestano la loro fede come unica verità, che non permette altre verità concorrenti.
La scienza è invece semplicemente un metodo che attraverso la sperimentalità, la misurazione e classificazione del mondo e l'accettazione da parte della comunità scientifica della tesi dimostrata, permette una miglioramento delle condizioni umane. Così si è scoperto che la depressione non deriva dal fantasmatico "umor nero" contenuto nella bile ma da condizioni organiche e sociali che possono essere curate attraverso farmaci e psicoterapia. Altra cosa è credere che tutto si risolva nella scienza. Decadiamo allora nello scientismo positivista e priviamo l'uomo di altre fonti di sapere, ugualmente importanti, tornando inoltre a credere ad una divinità, in questo caso la scienza.
#3095
CitazioneMa per tutti vale il teorema Pitagora, o l'incommensurabilità della diagonale col lato del quadrato.
Si confonde il pensare con l'avere dei pensieri, delle opinioni, un bagaglio socio-culturale.
Buongiorno Lorenzo. Pensare solo in termini matematici e scientifici è estremamente riduttivo e pericoloso. Oltretutto sono proprio gli studi scientifici sul cervello ad aver indirizzato il mio intervento. Ritengo che anche pensare su cosa significhi il diritto di abortire o il diritto di avere una pistola in casa abbia pari dignità al pensiero matematico. Anzi dal punto di vista della filosofia pratica ne ha certamente di più. Non condivido l'idea che il pensare sia una attività scissa dal vivere in società ed inoltre, fatto ben più importante, la libertà di pensiero è stata proprio perseguita come necessità di pensare liberamente le proprie opinioni politico-religiose. Non dava sicuramente fastidio a nessun potente concedere la libertà di pensiero a dei matematici assorti sui loro problemi assolutamente inefficaci per estirpare la fame nel mondo o per redistribuire il potere nel mondo.
#3096
Sulla possibilità e opportunità di comparare diversi miti e religioni credo che sia una forma di studio ormai accettata e molto istruttiva. A proposito dell'incipit biblico, mi è spesso apparso somigliante al mito di Edipo. Edipo non sa perchè la città di Tebe di cui è il re è sottoposta ad una pestilenza.
Interroga Tiresia, fa delle ricerche sempre più approfondite, finchè non scopre la verità, ovvero di aver ucciso suo padre e di aver sposato e generato dei figli con sua madre. Inorridito da questa scoperta si acceca e si impone l'esilio, ed inizia così a vagare per la Grecia.
La necessità di sapere, di interrogare il passato e la storia, per quanto dolorosa possa essere, è il tratto umano di Edipo, che lo fa perchè sinceramente preoccupato della carestia che sconvolge il suo popolo. Una volta conosciuta quella verità anche Edipo, come Adamo perde il regno e il suo benessere ed inizia il suo vagabondaggio mortale, in condizioni di cecità.
In entrambe le narrazioni viene detto che la conoscenza ha un prezzo salato da pagare e che non dovrebbe mai trasformarsi in hybris. Vi è altresì nella storia greca anche un certo senso di fatalità, perché si sa che già è tutto scritto e tutto avverrà come già è stato preordinato. In questo si differenzia la storia biblica, dove il libero arbitrio degli attori si associa al senso di colpa per aver fatto una cosa che non doveva essere fatta.
Però ha ragione Carlo, quando dice che tutto ciò richiama l'emancipazione del figlio rispetto al padre. Non mangiare il frutto del bene e del male avrebbe relegato l'uomo in una dimensione felice ma inconsapevole, da eterno bambino. Una condizione che caratterizza ogni epoca mitica e pre-storica, una condizione quindi che ci avvicina alla nostra origine animale. Il suo superamento avviene proprio contravvenendo gli obblighi di minorità o cercando una conoscenza terribile ma necessaria.
#3097
Se ho ben capito, la tesi iniziale postula l'impossibilità di essere liberi di pensare a causa dei pensieri intossicanti, cioè falsi e contraddittori che si insinuano nella nostra psiche a causa di tradizioni erronee, condizionamenti culturali e/o familiari, sostanzialmente per via di una scarsa attitudine, diciamo così, al pensiero critico.
La nostra impossibile libertà di pensiero è secondo me più radicale e non può prescindere da questi condizionamenti. La storia personale di ognuno di noi ci struttura, ci definisce e ci ingabbia ma non abbiamo scelta. Un tuareg che vive nel deserto penserà diversamente da un cittadino americano di Los Angeles e un cittadino dei bassifondi di Los Angeles penserà diversamente da Angelina Jolie. Sono le nostre esperienze e il nostro codice genetico, diverso per ognuno di noi, a farci pensare in modo diverso. In ogni momento della nostra vita facciamo delle scelte e queste scelte si riversano sul nostro modo di pensare. Il cervello è un organo estremamente plastico. Nel momento in cui sto scrivendo si sta modificando e non sarà più lo stesso proprio a causa di questo mio atto di scrivere.
Questo ad un livello di base. Ovviamente le società e i valori sociali non sono uguali ovunque e in qualsiasi tempo. Vi sono società più orientate verso la libertà di pensiero e società invece che perseguono la tradizione e la condanna dell'eresia culturale. In una società aperta è più facile coltivare pensieri liberi, fare nuove associazioni. Essere certi di non essere perseguitati per una nuova idea "eretica" favorisce la nostra stessa plasticità cerebrale. In questo il nostro patrimonio genetico cerebrale e mentale è meravigliosamente condizionato dall'ambiente, ed essendo il nostro un ambiente prevalentemente sociale siamo prevalentemente condizionati dalla cultura che però si riversa in questa continua dialettica nel nostro organismo, in un continuo dare-avere.
Un ultima annotazione sulla contradditorietà dei pensieri. Penso si tratti di un fenomeno umano e che anzi proprio la sua negazione porta a grandi sciagure, laddove si crede ad un Dio unico, ad una scienza unica e vera, al denaro come unico fine dell'esistenza, ad un leader politico come unico depositario della giustizia. Coltivare la propria ambivalenza è un antidoto a tutto ciò e se si riesce ad essere ambivalenti anche rispetto alla propria ambivalenza possiamo perfino coltivare delle certezze (con riserva).
#3098
Oltre ad essere più subdola è più pericolosa per certi aspetti perchè abolisce il senso di unione fra i membri di una società che può produrre ogni spirito religioso.
#3099
Quindi  i simboli si piegano a diverse e contrapposte interpretazioni. La sua come la mia sono relative e quindi il simbolismo non fa altro che legittimare il relativismo dei significati, proprio quello che lei voleva confutare.
Il Symballein si contrappone talvolta al Dyaballein (da cui la parola diavolo), perché il dyaballein è il contrasto fra due mentre il symballein è l'unione fra il tutto. Peccato che l'unione fra il tutto, oltre ad avere innegabili significati mistici, è stato sempre usato come metodo di repressione e di sottomissione delle classi subalterne (come dire: "siamo uniti in una dimensione superiore, poi se io mangio caviale e tu erba di campo, questo non c'entra, nell'unione mistica e simbolica dell'universo").
#3100
Il mito del labirinto ha giustamente molti significati. Nel precedente post se ne approfondisce uno ma ve ne sono molti altri. Si tratta senza dubbio di un mito archetipico che può retoricamente essere tradotto in molti modi. Riguardo a quello di Cnosso, storicamente è stato detto che rappresenta la vittoria della cultura greca su quella micenea. Teseo è uno dei più importanti eroi della mitologia greca ed uno dei pochi a non essere (almeno nella maggior parte delle tradizioni) figlio di almeno un dio. E' completamente umano. Ed è anche un eroe molto simile ad altri due eroi greci, Odisseo ed Ercole, entrambi giramondo e uccisori di mostri.
Il Minotauro è un mostro interessante. Il labirinto può essere interpretato come la volontà di separare il mondo etico dal mondo politico. Nascondendo il frutto di un amore impossibile e animalesco, Minosse si piega alla ragion di stato e antepone in suo sè egoistico all'esigenza di verità. E' un tema ricorrente nella mitologia greca, che ha il suo massimo fulgore in Edipo. Il Minotauro è quindi un doppio di Minosse. Il suo sè bestiale, il sè bestiale di ognuno di noi, che non può essere dimenticato ma che dobbiamo sforzarci di superare, senza alienarci da esso.
E infatti Teseo lo uccide attraverso l'amore e l'ingegno. L'amore di Arianna e il suo filo. Il filo che si contrappone al labirinto. Il labirinto ci fa perdere nei suoi meandri (lo costruì Dedalo) mentre il filo (della ragione) ci riconduce ad un quadro comprensibile e consolatorio.
L'attacco di Teseo al mostro rappresenta quindi contemporaneamente una vittoria storica e una vittoria ideologica, quella della Grecia contro Creta e quella della ragione contro l'ignoranza e la bestaliatà arcaica, il mistero e in sostanza il sacro.
Quindi l'uccisione del Minotauro è esattamente il contrario di quanto asserito nel primo post. E' l'uccisione del sacro e del mistero a favore del percorso razionalizzatore dell'uomo moderno. Non a caso Teseo abbandonerà Arianna in un isola, dopo averla strumentalmente utilizzata per i suoi scopi e Arianna diverrà sposa di Dioniso, dio dell'irrazionale par excellence.
#3101
Se quella illustrata da Giona e' la dottrina cristiana mi sembra un ulteriore motivo per sentirmi profondamente estraneo a questi precetti. La sessualita' con ivi compreso il piacere puo' essere una esperienza spirituale se abbinata con l'amore anche senza dovere di procreare. Penso che la teologia cristiana instilli in questo modo un senso di colpa che ignora la biologia umana e ci aliena da noi stessi. Condivido altri precetti cristiani che pongono un limite all'egoismo umano, ma farlo nell'ambito della sessualita' e' il classico viatico ad accumulare nevrosi, e comportamenti o idee bizzarre. A scanso di equivoci non sono a favore della sessualita' licenziosa e libertina ma, ad esempio, se un adolescente si masturba non vedo proprio dove sia il male. Sr due amanti si amano e usano il preservativo sono due persone responsabili  che vogliono magari allevare i figli in situazione di sicurezza che ora non hanno. La cultura sessuofobica cristiana e' per certi aspetti piu' retrograda di quella islamica.
#3102
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
07 Agosto 2017, 21:55:52 PM
Ciao Apeiron. Se Schopenhauer intende l'arte come un modo per comprendere meglio la verità, occorre domandarsi cos'è la verità. Se si tratta di verità in senso assoluto, credo che potrebbe essere un'arte affine al totalitarismo e mi è quindi estranea. Se con verità intendiamo invece la possibilità di entrare in relazione con gli altri in modo delicato e in modo pluralista allora ci intendiamo. La verità dell'uomo infatti, a mio parere, è sempre una visione da mille diverse sfumature. Non credo dei monoliti inattaccabili e privi di autocritica.
Superare il principium individuationis significherebbe considerare non-arte gran parte del Canone occidentale a partire dall'Odissea. Credo, che per quanto scomodo possa essere, dobbiamo accettare la vita nella sua ambivalenza e a maggior ragione l'arte, che non ha un solo significato ma ne ha diversi. Quindi ben venga il principium individuationis che ci permette di trastullarci invece di lavorare fino alle 20,00 nei campi con un bussolotto di legno al collo, dal quale possono attingere in ogni momento gli esattori del signorotto locale. Ma senza esaltare il principium individuationis, perchè assolutizzarlo significa trovarci nel mondo attuale, per certi versi peggiore di quelli ormai consegnati alla storia.
Sul "vedere meglio le cose" che usi al termine del tuo intervento mi sento più affine. L'arte in fondo è proprio vedere meglio le cose, ma anche qui bisogna intendersi: quali cose?
Nel mio ufficio ho appeso una poesia di Brecht lapidaria e immensa "Prima della morale viene il cibo". E' arte? Credo di sì perchè denuncia una posizione da sepolcri imbiancati, utile a chi ha la pancia piena. Però è su questa logica che si fonda la nostra civiltà materialista e allora dopo aver sfamato tutti occorre anche esprimere artisticamente altre istanze, non necessariamente morali ma che possiamo definire comprensive del nostro mistero di essere vivi e destinati a morire.
Qui mi si apre un'altra finestra: l'arte è tale quando rievoca più significati possibili. Pensa alla divina commedia. Ha una forma poetica, esattissima, all'interno della quale si manifesta un mondo immaginario, il mondo politico di Dante, il mondo storico così come era conosciuto nel '300 e anche il mondo dell'amor cortese, rappresentato da Beatrice. In altri termini un'opera d'arte diventa un capolavoro quando racchiude in sè diverse linee interpretative e può essere criticato e meditato sotto forme diverse, dispiegando una capacità espressiva poliedrica. Pensa al nome della rosa, contemporaneamente, libro giallo, libro filosofico, romanzo storico, sorretto da una cultura enciclopedica.
Un ultima nota: non credo all'arte come ispirazione da genio e sregolatezza. Credo che la genialità abbia la sua importanza, ma il 90 per cento dell'arte è fatica e applicazione costante negli anni, un demone che accompagna alcuni di noi, talvolta elargendo il successo e il riconoscimento e talvolta negandolo.
#3103
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
06 Agosto 2017, 18:29:19 PM
Due approcci diversissimi all'arte. C'è quello di Nietzsche: "abbiamo avuto l'arte per non perire di verità" e quello di Adorno, secondo cui l'arte è un'azione militante di demistificazione dei rapporti di potere e che quindi non ha niente a che fare con lo spirito consolatorio, estetizzante e sovraumano di Nietzsche. A me sembrano due visioni parallelamente riduttive. La vera opera d'arte forse è proprio quella che riesce a contenere entrambe le componenti, critica del reale e dei rapporti di dominio e forma estetica piacevole e consolatoria.
#3104
Ciao Maral. I discorsi idealistici fini a se stessi mi sono sempre stati indigesti e cosi quella affermazione che possiamo tutti agire nella quotidianita', nel ns piccolo mi ha colpito. Ma potresti spiegare meglio le azioni piccole e quotidiane da svolgere?
#3105
Una breve considerazione. Mentre in alto i capitalisti esercitano il più tollerante multiculturalismo, basti pensare agli accordi fra gli yankee liberal e la dinastia saudita o fra i francesi e i capitalcomunisti cinesi, si esasperano in basso i conflitti e i contrasti ritenendo che le diversità culturali porteranno a disastri veri o immaginari. Ottima strategia che tra l'altro sta riuscendo alla perfezione.