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Messaggi - Jacopus

#3106
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
13 Aprile 2018, 08:03:21 AM
Se permettete ripartirei dall'etimologia greca. La politica deriva dalla parola polis, ovvero citta', e intende con cio' significare il bene comune. La classica parola oppositiva (il pensiero greco classico lavora con le diadi) e' oikos (da cui deriva la parola moderna economia) ovvero casa privata, tutto cio' che riguarda la ricchezza individuale e familiare.
Ebbene la patologia del ns mondo sta nel ritenere superiore l'oikos alla polis con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
Vorrei ricordare che l'economia si fonda su convenzioni sociali esattamente come la religione e l'astrologia, e come la politica del resto.
La politica, fatta questa premessa, ha spesso dominato l'economia e nel far cio' puo' comportarsi in due modi opposti (semplifico): parassitare l'economia come fa la mafia o il socialismo reale oppure bilanciare le istanze private con le necessita' pubbliche. In quest'ultimo caso di uso virtuoso della politica, occorre un senso della cosa comune (res publica) che continua ad essere attaccato nel mondo odierno e che on Italia, per motivi storici particolari, e' stata sempre particolarmente fragile tranne in alcuni momenti felici (Roma, rinascimento, risorgimento).
Pertanto e' la politica, sorretta da uno spirito di servizio (il politico come un professionista servitore della res publica), a dover avere la supremazia sull'economia.
Questo pero' dipende da noi e dal ns livello di consapevolezza.
E anche in merito a cio' avviene un attacco strategico, sia nel senso di creare un doppio livello di istruzione. Uno per le classi dominanti ed uno per i dominati. Sia nel senso di ipostatizzare la cultura economica dominante facendola ritenere scientifica e quindi vera e quindi non modificabile, con tutti i suoi addentellati filosofici di darwinismo sociale, homo homini lupus e cosi via.
#3107
Sui punti da te elencati provo a rispondere.
1) Bisogna intendersi su regime dittatoriale. In un regime dittatoriale non esisterebbe questo forum, non sarebbero permesse manifestazioni di dissenso e tu ora saresti incriminato per "pensieri sediziosi", condotto alla Lubianka de noantri e buonanotte al secchio.
Il fatto che le statistiche istat siano considerate farlocche mi sembra indicativo dei ns tempi. Per lo stesso motivo si puo  dare credito al sito "Dio vive in Congo" o "Gli alieni comunicavano con gli aztechi". A questo punto non esiste piu' un minimo di realta' oggettiva ed ognuno se la crea come vuole, a sua immagine e somiglianza. In questo modo gli spazi di comunicazione si riducono o si azzerano.
2) l'euro e' servito per creare il secondo mercato economico e finanziario integrato. Ci fa risparmiare milioni di euro ogni anno in interessi piu' bassi. Il problema semmai e' la mancata nascita di una comunita' solidale che sappia far fronte ai ritardi di qualche paese, ad esempio costituendo un bond europeo e calcolando il debito pubblico a livello europeo.
3) Che il g8 sia un centro di potere e' ovvio, cosi' come gli altri da te citati. Che si debbano trovare piu' forti mezzi di trasmissione della comunicazione politica mi sembra altrettanto ovvio, ma la disgregazione dell'Europa come istituzione pensi che possa cambiare qualcosa di questo paesaggio?

Sull'argomento aspetto le vs critiche.
#3108
Buonasera Acquario,
Non so da dove trai i tuoi dati: ad ogni modo:
1)  L'Istat ha dichiarato che la pressione fiscale a dicembre 2017 è passata dal 40,7 al 40, 4, quindi è complessivamente diminuita.
2) La disoccupazione non è né diminuita né aumentata. Nel 2010 era al 8,4 %, nel 2012 al 9,5, nel 2014 al 12,8, ma nel 2016 è tornata al 11,5.
3) Sempre l'ISTAT (speriamo che non li consideri dei complottari o dei massoni), afferma che gli stipendi tra dicembre 2016 e dicembre 2017 sono aumentati dello 0,7 %.

Sulle tutele e sullo smantellamento del welfare state sono d'accordo con te ma non credo che fuoriuscire dall'euro miracolosamente ci porti in una nuova società tutelante e piena di servizi alla persona. Al contrario: le difficoltà economiche saranno la scusa per incidere ancora di più sui servizi pubblici di welfare.
Effettivamente siamo chiusi in una gabbia, Weber la chiamava "gabbia d'acciaio": è la modernità, non ci sono più cavalieri erranti ma molte comodità e un livello di benessere che non è mai stato raggiunto dalla società italiana. E' vero, ora si arranca, ma questo dipende dalla corrente redistribuzione del reddito globale a causa dell'espansione delle economie del terzo mondo.
Si vuole per caso affrontare questa situazione come italietta, piuttosto che come membri della Comunità europea? Io penso che sia semplicemente un pensiero folle, o di chi mesta e trama per peggiorare le cose e far scoppiare così il "casus belli" per un bel regime autoritario.
Per non parlare poi di tutte le spinte verso una società più civile che provengono dalla Comunità europea. Pensate che il processo contro i poliziotti del G8 di Genova ci sarebbe stato se non fossimo nelle istituzioni europee?
#3109
Lo dico per l'ennesima volta consapevole di suscitare un vespaio ma uscire dall'euro avrebbe le seguenti conseguenze:
1). Aumento dello spread e caduta del rating della lira ( o come si chiamera') a junk-bond con conseguente aumento degli interessi che lo stato italiano sara' chiamato a pagare.
2) Aumento della fiscalita' per pagare il debito;
3) Perdita del meccanismo del Q.E.  inventato da Draghi e molto realistica possibilita' di default.
4) Svalutazione inevitabile con diminuzione del valore della lira.
5) Aumento del debito per forza della svalutazione.
6) Aumento del quantitativo delle esportazioni a causa della svalutazione, compensato dall'aumento dei carburanti che si pagano in dollari.
7) Ancora maggiori difficolta' ad avere credito finanziario (perche' costera' di piu').
8) Inflazione importata a causa dell'aumento del prezzo delle materie prime.
9) Possibile riconversione dell'economia verso prodotti di fascia bassa a causa della moneta deprezzata, che non favorisce gli investimenti.
10) aumento degli introiti da turismo.
Beneficeranno di tale ipotetico scenario gli artigiani/liberi professionisti e in particolare chi lavora nel turismo e verso l'export. Il resto della popolazione cioe' direi il 70 per cento degli italiani subira' una perdita netta del suo potere d'acquisto.
#3110
Ammetto che tirare in ballo il nazismo e' stato eccessivo, visto che il pensiero reazionario-conservatore e' un arcipelago piu' vasto, ma da non specialista ho sempre percepito il pensiero di destra, da Nietzsche in poi, come un pensiero fondato sull'agire piuttosto che sul riflettere. Inoltre dall'illuminismo in poi, chi si adoperava per trasformare la societa' ha sempre considerato essenziale la trasmissione e l'estensione democratica del sapere. A destra il sapere e' stato spesso visto come uno strumento delle elites, da non diffondere. In questo senso il nazismo e' stato solo l'apice grottesco di un modello comunque reale.
Se dovessimo fare una specie di gara fra sapienti, il numero di intellettuali progressisti mette in ombra quelli realmente di destra, fra i quali non conteggio ovviamente i liberali. Pensa all'Italia di mezzo secolo fa. Chi potresti opporre a Pavese, Levi, Calvino, Morante, Einaudi, Ginzburg, Bassani, Rossellini, Pasolini, Fenoglio? Ma e' anche possibile che abbia i miei sani pregiudizi, come tutti noi. Un saluto.
#3111
CitazioneIo invece non capisco  l'intervento di Baylhame. Perchè, gli uomini di sinistra come sono? Invece di fare un'analisi di ciò che è diventata la sinistra, neanche dopo la batosta elettorale c'è ravvedimento, si preferisce deridere l'avversario.
 Guarda, anche questo forum sembra essere dominato da utenti di sinistra come descritti da Marcello Veneziani, se qualcuno interviene in disaccordo con le idee della brigata, tutti gli saltano addosso e non gli lasciano certo l'ultima parola.
 Non solo, deve pure stare attento a come si esprime, che se usa un tono un tantino sarcastico o troppo ironico, si risentono con la puzza sotto il naso, pretendendo non solo di avere ragione (col ditino indice puntato contro) ma con la pretesa di giudicare e snobbare le capacità o il livello culturale dell'interlocutore, e se questi insiste, viene bannato. Veneziani ha colto nel segno.
 Non mi interessano Di Maio e i 5Stelle,  non ripongo fiducia in loro, ma finora non hanno  certo mostrato  l'espressione peggiore della sinistra. Spero che non la mostrino al governo.
Buonasera Elia. La tua visione è strettamente personale ma non corrisponde alla realtà. In questo forum non c'è una massoneria di sinistra che vieta il libero scambio delle opinioni. Anzi è un arricchimento anche sentire le persone chiamiamole "conservatrici" come Altamarea, con il quale (udite, udite) talvolta mi sono trovato anche d'accordo nonostante io abbia una posizione più a sinistra della sua. A proposito dell'incapacità di fare i conti seriamente con i propri insuccessi, proprio sabato sera ho visto una trasmissione su rai tre "Fuori Roma" che sparava a zero sul clan De Luca, gran elettore del PD. Come ben sai Rai tre non è esattamente di area leghista.
Non mi è mai capitato invece di assistere su Canale 5 ad una trasmissione critica nei confronti di Brunetta o altri a lui equiparabili.
In parte comunque hai ragione. Spesso a sinistra si parla dopo essersi documentati. A sinistra, più che a destra si difende la cultura. E' un retaggio che distingue da sempre destra e sinistra. I libri in epoca nazista, se di autore ebraico, venivano dati alle fiamme, e un alto esponente di quel movimento coniò la famosa frase: "se sento parlare di cultura, io prendo in mano la rivoltella".
Rispetto alla possibilità di essere bannati dipende dal livello di maleducazione e di incapacità a stare dentro un colloquio argomentativo senza offendere la controparte, come ad esempio accade qualche tempo fa a Fahrenight che tu certamente ricordi molto bene.
Infine che i 5stelle siano di sinistra è una tua personalissima opinione, che mi fa temere che per te la destra includa Casapound e poco altro.
Saluti.
#3112
Al di la' dei riferimenti religiosi il problema della ricchezza puo' essere impostato così. Non siamo tutti uguali, c'e' chi e' piu' virtuoso, capace, previdente e chi meno e quindi e' giusto ricompensare in modo diverso le diverse qualita'. Questa differenziazione andrebbe persa se ci dicessimo che bisogna essere tutti uguali. Tra l'altro nei regimi socialisti seppure in modo meno appariscente, le differenze di classe esistevano comunque e come sovraprezzo mancava la liberta'. Se il capitalismo pero' si affida solo alla beneficienza, come proposto qui, non parliamo piu' di capitalismo ma di sistema feudale che usa i mezzi della tecnica moderna invece dei servi della gleba. Il capitalismo e' connesso intimamente con lo stato di diritto ed anche con lo stato sociale. Ora si stanno facendo prove per tornare indietro, consapevoli che la globalizzazione tende sempre a relativizzare le crisi locali. Questo processo pero' ha un rischio. Nel momento in cui le crisi locali (siria, somalia, Grecia, libia, ucraina...) dovessero diventare sistemiche la stessa globalizzazione sancira' la fine del nostro attuale sistema di vita ed allora davvero ritornera' un effettivo sistema neofeudale.
#3113
Per Viator. Ridurre il fine dell'umanita' alla sua riproduzione biologica e' specularmente lo stesso errore di chi non considera la biologia come precondizione di ogni etica o filosofia pratica. Non siamo solo anima ma non siamo neppure solo rozzo corpo affamato e preda di impulsi biologici. Tra l'altro questa visione, ben lungi da essere veritiera e' un tentativo ormai vecchio di almeno 150 anni di giustificare la prepotenza umana e la soppressione o lo sfruttamento dei piu' deboli.
#3114
Effettivamente ci sara' sempre qualcosa che non conosceremo ma nulla che non conosceremo mai. Almeno finche' restera' attiva la cultura occidentale ci sara' sempre lo sforzo di conoscere l'inconoscibile. Volevo allargare il discorso poiche' la domanda iniziale da luogo a interpretazioni e ad ambiguita', come ogni discorso umano del resto.
In fondo e' un discorso di filosofia pratica. Cosa dobbiamo fare con cio' che non conosciamo? Quali sono gli strumenti del conoscere? A che scopo conoscere?
Il rischio di accettare l'inconoscibilita' e' il rischio della sottomissione al potere altro (politico o di natura). Il rischio di sfidarlo e' di distruggere la stessa vita nel nome della tecnica.
#3115
Il contrario di cosa  Epicurus? Se vuoi dire che il pensiero occidentale si fonda sulla inconoscibilita' saresti smentito facilmente da secoli di storia. La contrapposizione fra il pensiero ellenistico fondato sulla conoscenza e pensiero orientale fondato sul misticismo e sull'eterna ripetizione della natura e' presente in una letteratura tanto vasta che mi sembrava di scrivere una banalita'.
#3116
Non lo sappiamo ora ma continueremo la ricerca per saperlo. Questo direbbe l'uomo occidentale. Mentre l'uomo orientale accetterebbe l'inconoscibilita'.
#3117
Volevo solo metterti in guardia e comunque hai ragione. Io non sono nessuno e non voglio certo stare a giudicare. Pensa solo al bene di tua figlia. Ciao e buona fortuna.
#3118
Sinceramente penso che hai gia' fatto abbastanza male a tua figlia. Inoltre penso che non vuoi rassegnarti al ciclo della vita ma prima o poi arrivera' uno Zeus qualunque e ti presentera  il conto e sara' salato.
#3119
Condivido molte delle affermazioni di Ox, salvo l'esito, ovvero credere nei valori di nazione e popolo come unici antidoti alle leggi di mercato. Anche questo è un film già visto, che ha portato solo dolore e violenza.
Non ho ricette da offrire in cambio se non quella di augurarmi che i "timonieri" si rendano conto che il capitalismo non può proseguire ancora per molto in questo modo. La globalizzazione ha reso molto più difficile una crisi, perché la rete che avvolge l'intero sistema economico è capace di ammortizzare in un luogo la crisi che si svolge in un altro, salva la possibilità che una crisi globale come non ne abbiamo mai viste spazzi via l'intero sistema sociale in atto.
L'ho già detto altrove, il capitalismo si trova nella condizione di non avere concorrenti, e questo è una contraddizione in termini, che sta già provocando un cambiamento di mentalità: da un lato chi crede di essere "teologicamente" dalla parte del giusto e chi cerca di rovesciare il sistema.
Menti lungimiranti e competenti ne vedo poche e più cresce il bisogno di competenza e lungimiranza, piu' si è avvolti da una cultura del pressapochismo, dello scaricabarile e del capro espiatorio.
La sinistra, più che da pedagogismo, come dice Inverno, è affetta, a mio parere, da assenza di "ideali collettivi". Si "campicchia" come direbbe Totò, avendo sempre in primo piano il conto corrente bancario.
Una sinistra inoltre, che in assenza di un vero e consistente strato sociale "liberale", come esistono in molti altri paesi europei, si è sempre lasciata tentare dalla possibilità di tenere il piede in due staffe, dando luogo ad uno dei tanti esempi di "trasformismo" politico.
La frammentazione del quadro politico è non solo il derivato di una cultura tipicamente "per bande" dell'italiano medio, ma anche il risultato di una frammentazione della società, senza la possibilità di risalire a quei valori unificatori  e universalistici del passato, religione, stato in primo luogo.
Restano le ricette infantili del voto via web, il richiamo del proprio campanile e la proiezione della responsabilità verso soggetti o non responsabili (immigrati) o solo parzialmente responsabili (politici).
#3120
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
04 Marzo 2018, 16:00:09 PM
Cosa dire ancora che non è stato già detto? Mi limito ad augurare una completa guarigione a Sgiombo, così da poter sfoderare altri duelli dialettici, magari levigati da questa nuova interlocutrice, implacabile ma inevitabilmente così connessa alla vita, da poter essere considerata l'alter ego lunare della nostra madre.