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Messaggi - viator

#3136
Tematiche Filosofiche / Re:Tutto bene e niente male
23 Ottobre 2018, 21:56:23 PM
Salve. un ultimo intervento da parte circa questo argomento che ho visto svilupparsi in modo per me deludente.

L'incomprensione ed il dissenso circa la mia tesi originaria "inesistenza del male al di fuori della sfera umana" mi sono sembrate ampiamente dovute al'incapacità di molti di separare - all'interno di una discussione - i significati logici e rigorosi da quelli discorsivi, convenzionali, personalistici, pregiudiziali.

Insomma, dal non sapere separare la filosofia dai "modi di dire".

Tipico è stato il richiamo di alcuni all'esistenza del male confermata dall'esistenza del dolore fisico, di quello emozionale e sentimentale, dell'ingiustizia, dall'incomprensibilità di certe crudeltà e certe sofferenze.

Non si è compresa la differenza tra il male e le manifestazioni elencate qui sopra.

Ripeto, per l'ultima volta, che la mia definizione di bene e di male è, per il bene : "ciò che giova a qualcuno a qualcosa" e, per il male "ciò che nuoce a qualcuno o che ostacola il giovamento".

Giovare significa essere utile, servire a qualcosa.

Lasciamo perdere ora il perché il bene possa riguardare, oltre al qualcuno, anche il qualcosa. Un cenno in proposito compare al termine della mia ultima replica all'amico Donalduck.

Parlando del male, che secondo me può riguardare solamente l'ambito umano, volevo far notare che dolore fisico, dolore psichico, ingiustizia, sofferenza non identificano affatto il male in sé. Identificano solamente condizioni spiacevoli o dolorose ma non necessariamente "malefiche". Caso per caso abbinabili al male ma non connaturate ad esso.

La dimostrazione è semplice quanto comprensibile (spero) da chiunque:
    Per i masochisti il dolore fisico è soddisfacente, mentre per chi si sta scottando il dolore è benefico in quanto permette loro di tutelarsi dall'assai peggior "male" di andare interamente arrosto.
      Il dolore psichico (sofferenza psichica) ha origine ampiamente soggettiva e quindi non eticamente qualificabile. Comunque in alcuni casi ha effetti benefici in quanto può generare nella persona maturazione ed esperienza.
        Nel caso dell'ingiustizia è impossibile giudicare di bene e di male in quanto occorrerebbe preliminarmente stabilire quali siano i parametri sui quali basarsi per discernere tra giusto ed ingiusto.
          La sofferenza rientra nella categoria dei dolori fisici o psichici.

          E' incredibile come il concetto di bene astratto manchi completamente dalla mente della maggioranza !
#3137
Salve Sgiombo. Ironia e paradosso. Certi miei testi sono o potrebbero essere totalmente consistenti in considerazioni ironiche. Perciò se li leggiamo eliminando via via i loro contenuti ironici, alla fine non resterà nulla ("foglio bianco"). Qualcuno potrebbe trovare poco serio trattare in questo modo certi argomenti. Ma l'ironia è invece un modo molto serio di mettere in evidenza le contraddizioni tra la citazione delle cose ed il senso delle cose. Ed io amo la serietà ma odio la seriosità, la quale sarebbe quell'atteggiamento che vorrebbe rivestire a tutti i costi di serietà anche ciò che non è serio. Saluti.
#3138
Tematiche Filosofiche / Re:Tutto bene e niente male
21 Ottobre 2018, 23:22:02 PM
Salve Donalduck. Grazie del tuo intervento. Ottimo esempio di franchezza. Saluti.
#3139
Salve. Per Sgiombo (tuo intervento nr.369). Se non hai afferrato l'evidente ironia dei miei commenti circa quanto riportato da Sariputra, vorrà dire che in questi momenti ci saranno per te dei problemi reali che deprimono il tuo senso dell'umorismo. Spero di sbagliarmi o almeno ti auguro una loro pronta soluzione.
Per quanto poco possa interessarti, voglio farti una raccomandazione : accingendoti a leggere i miei interventi, la prima cosa da fare è "depurarli" dell'ironia che tanto spesso li infesta.
Fatto ciò, spesso ti troverai di fronte un foglio bianco. Cioè all'espressione della mia mancanza di seriosità. Salutoni.
#3140
Salve Apeiron. Funziona perché riesce a prevedere il futuro. Usando un linguaggio che definisca in modo convenzionale le cause (12+7(= ?)) chi comunica è certo che l'effetto deve essere (19). Ma se la convenzione viene condivisa da tutti, chi ha comunicato ciò sarà anche sicuro che l'effetto da lui previsto verrà previsto, approvato e condiviso da tutti gli aderenti alla convenzione. Il comunicante sarà quindi riuscito a prevedere - prima di averne conferma ed anche nel silenzio di ogni altro - che per tutti si è verificato l'effetto di veder risultare "19".

In mancanza di informazioni quantificabili, o in situazioni al cui interno si possono introdurre - dall'esterno - dati imprevisti, ciò non è possibile.

Lo stendere una espressione matematica significa costruire un sistema di cause note (il valore delle singole quantità) il cui interagire è predeterminato dalla stessa struttura (non importa se convenzionale) di ciò che si sta scrivendo, la quale risulta non influenzabile da altri fattori imprevedibili esterni alla stessa.

Perciò potremo contare su di un sistema "chiuso" di cause (dati) certe perché conosciute (quantificate) le quali non potranno che produrre effetti (risultati) certi e conoscibili.

In meteorologia la matematica viene sempre più estesamente utilizzata. Se tutte le variabili atmosferiche risultassero quantificate simultaneamente, le previsioni meteorologiche diventerebbero scienza esatta.

Naturalmente ciò non è possibile e non lo sarà mai per via del principio di indeterminazione, poiché i dati atmosferici sono talmente numerosi e dinamici da non poter venir raccolti tutti simultaneamente.

Spero di non essere risultato oscuro (come qualcuno ogni tanto mi fa notare) e neppure troppo metafisico (come qualcun altro mi ha trovato.....con ciò deliziandomi). Salutoni.
#3141
Salve Ipazia. Scusa, ma non ho capito il tuo riferimento all'Amorosa : chi sarebbe costei ?. So però chi sei tu : un tipo impagabile ! Salutoni.
#3142
Salve. Per Sariputra : Citandoti :
"Gianpaolo Bellini, ordinario di Fisica Nucleare e Subnucleare presso l'Università degli Studi di Milano, dice: «Sono un fisico delle particelle elementari e credo che una logica così enormemente estesa non possa essere casuale. Dietro alla forma e all'ordine dell'universo c'è, secondo me, un input. Se alcuni dati della natura fossero stati anche solo minimamente diversi da quel che sono, la vita sulla Terra non sarebbe stata possibile». Gli ha fatto eco il noto fisico Lucio Rossi, cattolico praticante e tra i responsabili del CERN di Ginevra: «Mi sono convinto che l'ipotesi che tutto sia nato per caso è molto più difficile da accettare che non l'esistenza di Dio. Al Cern siamo in molti credenti, e non solo cristiani».
Fonte: 'Repubblica'

Gli scienziati dell'Indian Institute of Science di Bangalore ogni mattina si recano al tempio a pregare, a tracciarsi il segno della casta alla quale appartengono sulla fronte e dopo vanno all'università a scrivere saggi e trattati sulla teoria dei quanti."


Certo che gli scienziati sono prima di tutto delle persone, quindi del tutto imperfetti in coerenza.
Il Bellini afferma "Se alcuni dati della natura fossero stati anche solo minimamente diversi da quel che sono, la vita sulla Terra non sarebbe stata possibile", classica osservazione di che crede di essere stato illuminato da una sconvolgente evidenza : "Se il mondo fosse risultato anche un poco diverso da come è, sicuramente non sarebbe diventato come è (cioè con dentro la vita)". Si chiama inconsapevole capovolgimento dei rapporti di causa/effetto, è una sindrome che può colpire anche i geni plurilaureati.

Poi : "Al CERN siamo in molti credenti, e non solo cristiani". Questa invece è surreale: viene precisato che gli scienziati, oltre a poter credere alla scienza ed alla religione cristiana, possono credere anche in altro !.

La più ghiotta però è quella dell'IIS di Bangalore, con quelli che prima si fanno il segno della casta, poi entrano a spiegare magari le teorie darwiniane (sull'evoluzione delle caste ?).

Caro Sari, non so se tu sia abbonato a Repubblica. In caso positivo, mi sentirei di consigliarti di disdire al più presto !. Cari saluti.
#3143
Salve Apeiron.
Citazione........ammettendo di ragionevolmente accettare l'esistenza di queste regolarità - è piuttosto strano che se la matematica nasce da una semplice convenzione umana riusciamo a descrivere così bene l'evoluzione dei fenomeni. Quindi, la domanda rimane: qual è la ragione (=l'ipotesi più ragionevole) con cui possiamo spiegare la "irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali" (cito Wigner)?
CitazioneQuando stabiliamo che 12+7=19 noi stiamo ragionando di cause ed effetti. Attribuendo un valore alla prima parte dell'eguaglianza lo definiamo come causa. Quale è l'effetto di tale causa (che potremmo anche chiamare situazione) ? Poiché intendiamo usare un linguaggio convenzionale ed omogeneo, stabiliremo che l'effetto verrà a chiamarsi 19. D'ora in avanti 12+7 farà sempre 19 per chiunque poiché abbiamo anche fissato un insieme di regole (l'aritmetica) che, da noi memorizzate, ci diranno ogni volta quale effetto verrà prodotto dall'accostamento di certi simboli (1-9...lo 0 poi con un suo ruolo ausiliario e particolare !). Ecco fatto ! Ora ci basterà quantificare il quantificabile e tutti gli effetti risulteranno prevedibili sulla base delle loro cause "matematiche".
Perciò l'immenso pregio ed in insieme l'inesorabile limite della matematica e della scienza che la utilizzi è il suo potersi riferire all'enumerabile-quantificabile.
Fuori di questo (che rappresenta la CERTEZZA CONVENZIONALE) la scienza può solo fornire probabilità non importa quanto affidabili, alle quali noi possiamo - e spesso decidiamo - di affidarci.

L'alba di domani rappresenta una certezza convenzionale comodissima, di significato positivo e perdipiù finora mai smentita : perché mai non dovremmo basarci su di essa nel regolare le nostre vite ?.

Citazione.........innovazioni" matematiche che sembrano non avere alcuna utilità pratica, vengono poi usate nella fisica (e nella scienza in generale). Un esempio sono i numeri complessi. Furono introdotti senza alcuno scopo pratico (se non quello di "scoprire la matematica" che, secondo me, non è uno scopo pratico). Adesso sono usati in continuazione. E la meccanica quantistica non funziona senza i numeri complessi. Ed è la teoria che ci fornisce, per ora, i risultati migliori. Dunque: perché strumenti matematici ideati senza alcuna ragione pratica finiscono addirittura per essere importantissimi nella fisica?
Ho il sospetto che, essendo la matematica non una scienza bensì in linguaggio utilizzabile sia dalla comunicazione che dalla scienza, la matematica quantistica finisca solo per essere un sottolinguaggio (dialetto ?) o gergo creato ad uso della fisica delle particelle.
Essa credo sia stata creata per superare i limiti posti dal principio di indeterminazione.
Tale principio afferma implicitamente, tra le numerose sue conseguenze, che -pur essendo tutto in sé numerabile- non tutto potrà da noi venir quantificato.
La matematica quantistica tutto sommato è quindi una specie di convenzione al quadrato.
#3144
Tematiche Filosofiche / Re:Tutto bene e niente male
20 Ottobre 2018, 15:32:18 PM
Salve Donalduck.
CitazioneLe parole trovano la loro ragione di esistere solo nella convenzione. Sono convenzionali per intrinseca natura, senza convenzionalità perdono completamente ogni significato e ogni funzione. E senza convenzione è impossibile ogni confronto di idee.

Naturale. Ma esse vengono utilizzate per costruire - talvolta - dei concetti, i quali possono avere (hanno) un significato in sè diverso da quello dei termini con cui viene costruito il concetto stesso.
Le parole non possono fornire alcuna somma aritmetica. Quindi il convenzionale può e dovrebbe venir utilizzato per costruire il nuovo, cioè l'anticonvenzionale il quale, una volta accettato e diffusosi, potrà anche diventare a sua volta nuova convenzione.

Ma dimmi una cosa : il mio linguaggio, così poco attento ai significati convenzionali, risulta di difficile comprensione ?.

CitazioneNo, la filosofia è eminentemente razionale, non c'è posto in essa per l'irrazionalità.
Certo, esclude l'irrazionale in quanto non sta a discuterne. Non ne avrebbe neppure tempo, presa com'è dall'esame delle possibili origini e cause razionali dell'esistenza dell'irrazionale, cioè di ciò che ha generato ogni razionalità. Ovviamente senza poter giungere a conclusioni razionali.

Razionale ed irrazionale rappresentano un viluppo dal quale, una volta entrati, è impossibile uscire.
Il filosofo - in nome appunto della filosofia - dovrebbe capire che l'unico senso del proprio filosofare consiste nel personale piacere di rigirarvisi.
Io mi ricreo abbastanza nel parlare di certe cose, sai  ?

CitazioneNella tua ottica, se si può fare a meno di razionalità, di vocabolari, di argomentazioni si potrebbe dire con altrettanta plausibilità che il bene non è altro che assenza di male e che quest'ultimo è espressione di ciò che governa tutte le cose: l'odio universale che può essere definito come il principio in base al quale ogni cosa che viene costruita deve essere distrutta.
Certo. Stabilito che il bene dovrebbe essere "ciò che giova (a me, a tutti, al mondo, dipende dall'ottica di chi parla)" ed il male "ciò che nuoce o si oppone al giovamento.......)..........
......... e che giovare e giovamento dovrebbero voler dire "consistere od agire nel favorire (essere utile al...) la persistenza di qualcosa o la sopravvivenza o il godimento da parte di qualcuno" (giuro di non aver consultato il vocabolario !!)........se si accettano tali "incomprensibili e non convenzionali" significati - dicevo - ciascuno veda se l'esistenza del mondo dovrebbe ragionevolmente consistere e basarsi sul bene o sul male.

Infatti - finchè il mondo continuerà ad esistere - la sua e nostra esistenza saranno garantite appunto dal giovamento generato dal bene come descritto sopra.
Cessato il bene ed il giovamento, cesserà il mondo e quindi "trionferà" la condizione di assenza di bene, cioè si "instaurerà" (dove, visto che il mondo non ci sarà più ?) il male quale sinonimo di "nulla".

Ma la mia non è filosofia, vero ? ........io non ho spiegato da dove vengano certe mie convinzioni......... ho solo fatto un pò di metafisica !. Salutoni.
#3145
Tematiche Filosofiche / L'io di me stesso
19 Ottobre 2018, 19:31:59 PM
Salve. Riflettevo sul fatto che passano gli anni ma noi continuiamo a sentirci noi stessi.

Ennesima stupefacente contraddizione di certe realtà, come sto per spiegare.

Mi chiedevo quanti fossero gli atomi del mio corpo che hanno soggiornato, senza mai farsi dei giretti fuori, sempre in me dalla mia nascita ad ora.
Pensavo che probabilmente di me neonato attualmente possiederò solo un pugno od un bicchiere di sostanze – per di più inorganiche, minerali – sepolte nel mio scheletro. Persino il mio patrimonio genetico e le mie cellule staminali dovrebbero essere state sostituite da copie – identiche in qualcosa ma composte da atomi individualmente rigenerati – e quindi non dovrebbero ormai più essere gli "originali".

Eppure mi sento sempre me stesso.
Com'è possibile ? Cos'è e dov'è allora il "me" ?

Evidentemente il me (coscienza od anima a seconda dei punti di vista) non c'incastra con la materialità del mio corpo.
A meno che esso si trovi annidato proprio tra gli inalterati atomi minerali di cui parlavo sopra. Sarebbe un'ipotesi interessante, anche se indigeribile per voi lettori.
Anzitutto ciò giustificherebbe la sacralità ed il culto dei cadaveri anche scheletriti in cui indugiano i costumi funerari. Poi, in caso di morte, sarebbe sufficiente disossarmi e gettare il tutto in pasto a "cani e porci" (solamente i ricconi potrebbero pagarsi un volontario disposto ad un completo trapianto scheletrico) per vedermi garantita la sopravvivenza sia identitaria che corporale.

Scherzi a parte (amo tutti i generi di umorismo, anche quello macabro o dissacratorio) occorrerà chiedersi cosa sia e dove stiano le mie IDENTITA'-COSCIENZA -ANIMA.

Cominciamo con l'identità : secondo voi può esistere una identità non abbinata alla vita ?
Certo. Il Duomo di Milano è costruzione, monumento, cattedrale che possiede una precisa identità. Tutto possiede un'identità. Quella del Duomo non consiste nei blocchi di pietra, i marmi e le statue, i fregi, gli arredi etc. (ciascuno dei quali possiede tuttavia una propria identità, sebbene via via più sfumata sino a rendersi irriconoscibile per noi) bensì nella sua STRUTTURA complessiva. Cioè nel modo in cui i suoi componenti risultano accostati per comporre la sua FORMA e generare la sua FUNZIONE.
Altre cattedrali avranno la stessa funzione, possiederanno anch'essi una struttura poco o tanto simile ed una forma variamente diversa.
L'IDENTITA' di qualcosa o qualcuno, per determinarsi, richiede sempre l'esistenza di una componente fisica, materiale (infatti, volendo riferirsi agli enti immateriali, essi possiederanno non un'identità bensì una ESSENZA).
Quindi l'identità di qualcosa consiste nella sua specificità, acquisita attraverso la differenziazione – non importa quanto minima – dal resto del mondo materiale.

Ne deriverebbe che la mia identità, pur esistente ed ineludibile, non sarebbe la sede di me stesso.

Venendo alla coscienza. Essa, come termine, individua una precisa funzione presente solo nei viventi della specie umana. La funzione è quella della percezione sia del sè che dell'alterità. Tale funzione si svolge nel confronto-intreccio appunto tra due sub-funzioni : la percezione del sè (autocoscienza) e la percezione dell' "altro da sè" (eterocoscienza).

Come è nata la coscienza ? Perchè solo gli umani la possiedono ?
La coscienza rappresenta una evoluzione-estensione della psiche.
Com'è nata la psiche ? Perchè solo alcune specie di viventi la possiedono ?
La psiche rappresenta una evoluzione-estensione del sistema nervoso.
Com'è nato il sistema nervoso ? Perchè tutti i viventi possiedono un sistema nervoso ? (qualcuno non sarà d'accordo, ma tutti i viventi possiedono un sistema di trasmissione dati a base neurale od almeno a base elettrochimica).
Il sistema nervoso rappresenta una evoluzione-estensione dei sensi.
Come sono nati i sensi ? Perchè tutti i viventi ne possiedono ?
I sensi rappresentano lo strumento relazionale tra interno e l'esterno di un corpo e sono nati a tutela della necessità di sopravvivere.
Perchè esiste la necessità di sopravvivere ?
Per assolvere alla necessità riproduttiva a favore della specie.
Perchè le specie e la vita hanno la necessità di riprodursi ?
..........................termino qui questa noiosa (benchè del tutto sintetica, come mio costume) sequenza che, se proseguita, scivolerebbe prima nella fisica poi nella filosofia pura.

Noto solo che il percorso sopra descritto collega le FUNZIONI più semplici alle più complesse, attraverso lo sviluppo di FORME e STRUTTURE corrispondenti e continuamente diversificate.

Torniamo indietro, alla psiche.
La psiche, in sè, non ha nulla di misterioso. Fondamentalmente, alla nascita di qualsiasi essere che ne sia dotato, essa consiste in un unico e "semplice" contenuto : l'istinto di sopravvivenza (d'ora in poi, IDS). Il neonato (umano) viene al mondo con un corpo completo (anche se in via di sviluppo e perfezionamento), una psiche contenente appunto solo l'IDS ed una mente perfettamente vuota ma pronta ed ansiosa di riempirsi dei contenuti che l'esperienza (sempre filtrata dalla psiche !) gli sottoporrà.

Tutte le tematiche psichiche sorgono più avanti dal confronto tra la memoria genetica (appunto l'IDS) e le percezioni sensoriali. La funzione psichica consiste infatti nel distinguere quali – tra gli impulsi provenienti dall'esterno del corpo – risultano in accordo con lo scopo dell'IDS e quali no.

Teniamo presente che psiche, coscienza e mente sono tre funzioni che operano come racchiuse in un'unica rete, costituita dalla MEMORIA (e l'IDS in sè è appunto una forma di memoria genetica).
La memoria a sua volta si compone di due stanze : quella inconsapevole (inconscia) e quella consapevole (i ricordi).

La psiche gestisce i messaggi sensoriali, abbiamo detto. A livello umano essa però e anche in relazione con le funzioni a lei "posteriori" in senso evolutivo, cioè coscienza e mente. Questo però è un secondo aspetto che, assieme a quello relativo alla memoria, amplierebbe in misura intollerabile il presente argomento, quindi non me ne occupo.

Restando a livello dei rapporti sensi-psiche, quest'ultima è in grado di riconoscere il significato delle percezioni sensoriali confrontandole con i contenuti dell'IDS (pensate quale raffinatissima meraviglia !) e stabilirne la valenza in funzione egoistica di danno-utilità per la sopravvivenza. La risposta psichica agli stimoli è immediata (non-mediata) e consiste in tutta una serie di automatismi corporali trasmessi alla muscolatura ed al sistema endocrino oppure emozionali, trasmessi alla coscienza ed alla mente.

In questo senso la coscienza rappresenta la funzione-ponte tra psiche e mente, tra l'inconscio automatico ed il consapevole intenzionale.

Il "me stesso" quindi dovrebbe consistere nell'attività di relazione tra le istanze psichiche e quelle mentali, tra un IDS che dice cosa dovrei fare ed una mente che concepisce cosa potrei fare.
Situazione per situazione (oltre che individuo per individuo) tale relazione vede il prevalere del contenuto psichico o di quello mentale. Dipenderà dal grado di maturazione (evolutiva per quanto concerne la specie, culturale per quanto riguarderà le società umane, educativa per quanto riguarderà il singolo individuo) delle diverse menti.

Negli animali, privi di funzioni mentali, ovviamente la reattività ed il comportamento avranno impronta esclusivamente psichica, appunto istintiva.
Passando poi per i primati e gli ominidi arriveremo a Muzio Scevola il quale si mostrò in grado (dicono) di opporsi a tal punto agli impellenti automatismi psichici (la sua mano non venne ritratta dal fuoco) da guadagnarsi l'ammirazione di Porsenna.

Sembra quindi che il "me stesso" consista certamente non in una fisicità, non in una funzione organica, non in una localizzazione corporale............ma piuttosto in una condizione di equilibrio dinamico tra funzioni opposte ed interagenti.

Penso alla trottola, svelto oggetto in balia del conflitto tra la forza di gravità e l'impulso che la fa roteare. "Volvo ergo vivo" (ma solo perchè ho la forma adatta!).
E come per la trottola, anche noi viviamo (coscienza inclusa) solo perchè abbiamo la FORMA adatta allo svolgimento delle funzioni vitali.
Chi sono io ? Io sono ciò che resterà di me dopo che mi sia separato di tutto ciò che è separabile da me".
Che fosse ciò che pensava Muzio Scevola mentre la sua mano bruciava ?

Infatti IO SONO SOLAMENTE LA MIA FORMA.

Cioè l'insieme delle modalità organizzative e relazionali tra i componenti della mia fisicità (indipendenti cioè dalla sostanza sulla quale comunque sono inesorabilmente fondate), le quali generano una STRUTTURA che permette di sostenere, generare e perpetuare delle FUNZIONI.
#3146
Tematiche Filosofiche / Re:Il solipsismo
18 Ottobre 2018, 23:00:00 PM
Salve ad Ipazia ed anche a tutti gli altri. Ma perché parli sempre con un linguaggio così "acculturato" ?.
Comunque non capisco perché tu debba considerarla distopica anziché utopica.

Questo (anzi, quel-) genere di interventi si chiamano soliloqui.

Il problema non è il consenso (figuriamoci ! E poi si è trattato di sogno notturno, non di una tesi mia). E' la mancanza di interesse verso ciò che non è ad immediato contatto con la realtà esistenziale di chi sta leggendo. Salutoni e buonanotte.
#3147
Tematiche Filosofiche / Re:Il solipsismo
18 Ottobre 2018, 21:25:15 PM
Salve Ipazia. Certo che io e te (solo noi due, però !!) siamo degli organismi e non l'accozzaglia.
Ma si deve intendere che noi non possiamo essere ciò che ci compone, ma bensì LA FORMA (intrinseca, strutturale, funzionale e relazionale) assunta da ciò che di materiale ci compone.

Al proposito avrei in confezionamento una fiaba per bimbi troppo spiritualisti (proprio non è vero che io mi trastulli solo con argomenti metafisici).

Nota statistica : anch'io pedalo : un giro del mondo ogni undici anni senza mai uscire dalla città. Saluti.
#3148
Salve Apeiron. Circa "perché secondo te la matematica riesce a dare predizioni così tanto accurate. Dopotutto, la matematica sembra essere una semplice creazione dell'intelletto umano e secondo me non è ovvio a priori che debba funzionare", la matematica, oltre a presentare la caratteristica illustrata da Ipazia, fissa certe regolarità in modo da inscriverle in un sistema al cui interno le condizioni, a differenza che nella realtà, sono rigidamente fissate ed invarianti e non appunto discrete e fluttuanti.

Fissa cioè  le premesse perché il risultato sia loro conseguenza. E' quindi ovvio che funzioni.

Essa dice : viene creato l'ambito matematico il cui requisito esistenziale è che 1+1 faccia sempre 2.

Nella realtà invece può capitare che 1+1 faccia 2, 3, 4, 5 etc.
Succede con il sesso ed è funzione della fecondità di 1+1.
In biologia è anche peggio : nel caso della riproduzione cellulare potremo avere che 1-0.5=1 e 1:2=2.
#3150
Tematiche Filosofiche / Re:Il solipsismo
18 Ottobre 2018, 12:57:47 PM
Salve Ipazia. "una di esse è che domani ci sveglieremo nello stesso corpo, mondo fisico".
Il bello è che lo "stesso corpo" non esiste ! Quanti atomi originari di un neonato sono rimasti nel corpo di questi una volta che abbia raggiunto la vecchiaia ?
Lui e tutti sono pronti a spergiurare di essere sempre stati sé stessi !!