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Messaggi - Jacopus

#3136
CitazioneSartori ,in merito all'Islam ,ha ragione su un punto, la difficoltà della costruzione del rapporto Stato/religone, vale a dire spinte laiche verso forme repubblicane e liberali e spinte fanatiche di teocrazie.
Non c'entra nulla il monoteismo, tutta la cristianità occidentale ha accettato storicamente il ruolo dello Stato sovrano e la libertà di culto.
Il problema è che se arrivano fanatici e si coagulano fra loro contrapponendo alla  teocrazia dello Stato, allo Stato repubblicano e liberale, approfittando proprio della libertà di culto, allora saranno problemi non solo in oriente, ma anche in occidente.
Non è però così assodato come scrive Sartori, è un rischio certo, ma non è detto che si avveri. Bisogna vedere l'integrazione fra seconde, terze generazioni, solo il tempo può giudicare, ma l'arrivo massiccio e repentino non gioca a favore di un tranquillo, semplice metabolismo fra diversità che si incontrano per poi integrarsi e mescolarsi.

Come spesso gli accade, Paul ha colto il nocciolo della questione. Non credo che esista nel Corano un passo simile a Matteo 22. 15-21. La diversità consiste nell'assorbimento dell'ellenismo nella religione cristiana e quindi l'affermazione (ovviamente dialettica, con alti e bassi) della distinzione fra ragione di stato e ragione teologica, ovvero la distinzione fra potere temporale e potere spirituale, ovvero la distinzione fra pastori, cani e gregge, come voleva una immagine diffusa nel Medioevo, ovvero la distinzione fra Polis ed Oikos. Il problema fondamentale dell'islam è la sua tendenza a teocratizzarsi a non saper distinguere fra legge dell'uomo e legge di Dio e come riuscire a far interagire questi due piani. Inoltre vi è un altro piano che differenzia i due diversi orizzonti culturali. Da un lato "Inshallah", ovvero "se Dio vuole", ovvero una dimensione fatalista della vita. Tutto dipende da Dio e noi siamo delle marionette nelle sua mano. Dall'altro "Ora et labora", ovvero una visione dinamica della storia, in cui, sia pure sotto l'ombrello divino, l'uomo è chiamato ad operare.
Ma la storia a saperla interrogare non è mai univoca. Il grande successo dell'impero Ottomano derivava da una grande tolleranza e dalla capacità di porre ai posti di comando le persone meritevoli, indipendentemente dal loro censo e dalla loro religione o dalle  loro amicizie clientelari. Questo fu un collante potentissimo per un impero che nel suo apogeo giungeva dalla periferia di Vienna all'Iran. Tutti abbiamo qualcosa da imparare dagli altri e la mescolanza ci permette questo, se sappiamo ascoltare e non cadere nei pregiudizi.
#3137
CitazioneFacciamo l'ipotesi di oggi in italia. le condizioni sarebbero di una valuta debole (mentre l'euro invece è forte), il potere di acquisto di salari ,stipendi e pensioni è basso, perchè il mercato dle lavoro è striminzito e il debito pubblico è relativamente alto rispetto alla ricchezza prodotta (pil).
Questa condizione dovrebbe in una economia "normale" far svalutare la moneta italiana, se avesse ancora una sua moneta, immediatamente , rispetto alle valute straniere più forti, l' economia produttiva (industria, agricoltura, commercio) diverrebbe più competitiva in quanto i prezzi(essendo valutati nella moneta nazionale italiana che varrebbe meno di alte) sarebbero ancora più bassi, quindi i costi si abbassano e richiamano investimenti stranieri o rinvestimenti di capitalisti italiani o il rientro  di delocalizzazioni.
Questo sarebbe il primo passo.
Il secondo step è che si alzano le rivendicazioni salariali, stipendi e pensioni, perchè l'economia "tira" e le merci prodotti quindi in Italia con una moneta sarebbero competitive sui mercati internazionali. Se i salari aumentano aumentano i prezzi finali.
Intanto lo Stato incassa più denaro tramite IVA Irpef, accise ecc.,perchè cresce il giro di denaro e la gente spende di più.
Quindi ,terzo step, la moneta riprende potere valutario rispetto ai mercati internazionali, perchè sia i conti privati che pubblici tornano in riequilibrio. Nella fase di rivendicazioni salariali e aumenti di reddito e spinta di prezzi, riprende l'inflazione.

Ci siamo? Questa è ed è stata la dinamica italiana ,ma non solo italiana, di una comune economia.
Oggi siamo nella fase statica, priva del dinamismo del  ciclo economico normale, proprio perchè è assurdo avere una moneta forte in una economia debole.
Buongiorno Paul. Mi permetto di dire che i problemi che tu imputi all'euro siano da imputare all'attuale capitalismo rampante, ormai privo di ogni riferimento etico/morale (luteranesimo, vedi il magistrale lavoro di Weber in proposito), che si è liberato di ogni paura derivante da altri modelli alternativi (leggi socialismo reale) e che propugna una ideologia dell'Homo homini lupus alla estrema potenza.
La situazione che tu descrivi va bene per il periodo 60-80 dello scorso secolo, quando l'economia italiana "tirava", ma la scelta della svalutazione di quegli anni è stato un processo di ripiego, poiché le basi di quel fenomeno chiamato "miracolo economico italiano", si fondava sui precedenti anni '50, allorquando vi fu uno sviluppo economico in assenza di inflazione e di svalutazione.
Ma ripeto le condizioni attuali sono molto diverse e in economia non esistono leggi fisse, poiché questa disciplina è troppo legata all'evoluzione sociale. Come tu ben dici la moneta è una convenzione sociale.
Queste sono le differenze:
1) L'Italia aveva un ruolo strategico centrale insieme a Turchia, Germania e Norvegia, poiché si trovava al confine del blocco sovietico. Questo facilitava gli aiuti economici, culturali, ideologici al ns paese (pensate  a tutti  i filmi di Hollywood che hanno esaltato l'Italia, fra il 1950 e il 2000).
2) L'Italia aveva un incremento demografico rilevante, che spingeva il mercato interno. Inoltre il mercato esterno era appannaggio di pochi stati che avevano la tecnologia sufficiente per accedervi e fra questi vi era l'Italia. Non esistevano ancora potenze economiche da far impallidire come oggi accade con Cina, India, Brasile, perfino Indonesia (che ha più di 300 milioni di abitanti, come gli USA).
3) L'Italia poteva contare sulle rimesse di un esercito di immigrati che immettevano sul territorio nazionale valuta pregiata.
4) L'Italia aveva un debito pubblico equivalente o più basso di quello degli altri stati occidentali.
5) L'Italia aveva una struttura economica molto più spostata verso la grande industria. Era il secondo o il terzo paese ( a livello mondiale!) relativamente alla tecnologia nucleare per la produzione di energia. C'era la Montedison una delle principali industrie chimiche a livello mondiale (al livello dell'attuale Bayern).
C'erano agglomerati industriali imponenti in mano allo stato (IRI, ENI; Efim) che lavoravano in tutto il mondo. C'era la Olivetti, che produsse alcuni dei primi tipi di PC e vendette alla IBM alcuni brevetti fondamentali per il loro sviluppo successivo.

La tua ricetta oggi curerebbe una diagnosi che non riguarda il malato attuale.
A) Svalutazione e inflazione renderebbero più facile vendere merci con poco valore aggiunto, poiché le tecnologie necessarie a realizzare merci ad alta tecnologia si devono comprare in valuta estera che aumenterebbe di valore. Le merci con poco valore aggiunto (mobili, tessile, articoli plastici, calzaturifici) sono stati il nerbo dell'industria italiana ma le condizioni attuali sono quelle di una possibile forte concorrenza da parte di innumerevoli competitori dai paesi emergenti.
B) Svalutazione e inflazione avrebbero un effetto shock sul debito pubblico, con relativa incapacità dello stato a ripagarlo e possibile default, con successiva chiusura del rubinetto dei finanziamenti con ulteriori effetti negativi sul passaggio A.  Il requilibrio di cui parli in realtà non può verificarsi poiché l'aumento del debito sarebbe l'effetto diretto della svalutazione e dovrebbe essere compensato da uno sviluppo del pil a due cifre, cosa che mi sembra utopistico. Tra l'altro in una situazione piuttosto delicata visto che il rapporto debito/PIL é in Italia al 130 %, mentre in Germania si ferma al 60%.
C) Svalutazione e inflazione inoltre avrebbero come conseguenza il riposizionamento dei redditi a favore di coloro che hanno redditi variabili rispetto a chi li ha fissi. Una legge naturale  del riequilibrio non esiste come ha dimostrato la vicenda del tasso di scambio lira/euro, quando si verificò una opportunistica visione di scambio 1 euro = 1000 lire a tutto vantaggio delle categorie imprenditoriali.
D) Non necessariamente alla svalutazione potrebbero rispondere delle rivendicazioni salariali. Il mondo sindacale attraversa un periodo nero, come hai notato anche tu quando scrivi (giustamente) della sinistra diventata destra. Perché mai chi ha rischiato il capitale dovrebbe dividerlo con degli operai (a meno che non sia Emilio Crespi o Adriano Olivetti), se non a seguito di lotte dure che nessuno sembra voglia fare?
E) A livello macroeconomico pensa al risparmio nelle transazioni visto che c'è una moneta unica, o all'incentivo al turismo poichè non c'è un costo di cambio.
F) Alla presenza di giganti economici attuali (leggevo che il risparmio privato dei cinesi corrisponde al 75 per cento del risparmio di tutta l'Europa e USA messi insieme), una valuta come la lira sarebbe alla mercè di tutti i tipi di speculazione peggiorando così il quadro economico.
E) L'emergere di problematiche ecologiche sempre più serie impedisce di concepire il PIL come semplice aumento della ricchezza economica. Servono invece indicatori diversi che privilegino scelte etiche e culturali e quindi ben venga l'Euro che ci permette di stare a pieno titolo nella Unione Europea (detto per inciso, pensate che l'Italia si sarebbe mai condannata per le torture fatte a Genova dalle forze dell'Ordine in occasione del G8?). E' ovvio che si può restare in Europa senza moneta unica, ma l'esempio della Gran Bretagna qualcosa dovrebbe insegnare.

In sostanza penso che i vantaggi di restare nell'euro siano superiori agli svantaggi, che comunque esistono. Saggezza vorrebbe che detti svantaggi fossero ripianati all'interno dell'Unione e non con strappi che, a mio parere, non migliorerebbero affatto la situazione italiana.
Un'ultima cosa. Spesso si parla, anche in questo forum, della necessità di trovare nuovi terreni di unione, di superare l'egoismo individuale. Ebbene l'Unione Europea, la moneta unica, e in futuro un esercito comune e istituzioni sempre più coese, sono l'applicazione pratica in una struttura politica di questo ideale. Che poi questo ideale spesso sia declinato in modo scorretto e paradossalmente egoistico è un altro discorso.
#3138
Sul breve periodo sono del parere che restare nell'euro sia il male minore. Sul lungo periodo credo che non cambi granchè, poiché la parabola economico-finanziaria, sia essa fondata sulla lira o sull'euro o sul dollaro, sta comunque stritolando ogni ultimo residuo di democrazia in Occidente e sta preparando il terreno ad ulteriori terribili tsunami. Affidarci a Putin piuttosto che a Bruxelles è come decidere a quale boia consegnare la corda per impiccarci.
Il capitalismo evidentemente ha imparato qualche lezione ma la sua sete di ricchezza è un fuoco che si autoalimenta e che non può avere limiti, al punto che distruggerà sé stesso, secondo la stessa logica del tossicodipendente. Il tossicodipendente in fondo non è che il doppelganger del consulente finanziario.
L'analisi da me presentata riguardava i possibili movimenti che si verificherebbero in caso di uscita dell'Italia dall'euro. Ma era un'analisi tecnica, di cronaca, sul breve periodo.
In caso di uscita dall'euro ci sarebbe, secondo me, una crisi pesante poco confrontabile con quello che abbiamo visto in quest'ultimo decennio ma non voglio dire che restando nell'area euro  guadagneremo il nostro tranquillo cantuccio di benessere, per sempre.
Penso che al massimo potremmo ottenere qualche decennio di tregua ma il "redde rationem" arriverà comunque. Si tratta di decidere se dare uno scossone ora o aspettare che la mela dell'ingordigia economica-finanziaria marcisca a livello globale, lasciando uscire il verme della dittatura violenta o qualche altra mostruosità al posto di questo garbato e ipocrita autoritarismo.
La differenza ora, rispetto a precedenti modifiche dell'assetto politico (fascismo, comunismo, potere teocratico), è data proprio dalla globalizzazione. Il sistema economico è diventato talmente interconnesso che può permettersi localmente dei default, che saranno riassorbiti, come quando in un sistema elettrico si assiste ad una caduta di potenza in un certo settore. La caduta, se avverrà, sarà globale e ci restituirà ad un nuovo pittoresco medioevo.
Per questo motivo credo che sia da masochisti aizzarci subito i gestori del potere, che ormai non sono più i rappresentanti politici. Se invece sarò smentito da immense manifestazioni di piazza, da una nuova "marcia del sale", da un redivivo Martin Luther King che ci indicherà il sogno che ha fatto, allora sarò il primo a rallegrarmi e a scusarmi per il mio pessimismo.
#3139
L'Unione Europea è al centro di molte polemiche ultimamente, alcune di esse sicuramente fondate, come quella sulla eccessiva burocratizzazione o sulla possibile egemonia tedesca. Non sono un esperto di politica internazionale ma ho sempre mantenuto il sospetto che gli svantaggi della fine della Unione Europea siano maggiori dei vantaggi.
Uno degli aspetti più controversi è quello della riadozione della lira.

Una volta ripristinata la lira, si dovrebbe inevitabilmente consolidare il debito pubblico (130 % del PIL circa), Considerando che il maggior risparmio all'epoca dell'euro, è avvenuto grazie ai tassi bassi, andrebbe tenuta in conto l'esplosione del debito pubblico a causa dell'aumento dei tassi, nel caso di conversione alla lira. Comprare debito in euro o in lire non è la stessa cosa sui mercati valutari. A questo si aggiunga la speculazione che renderà la situazione ancora più grave.
A quel punto diventeremo ostaggi delle organizzazioni monetarie internazionali ancora di più di quanto non lo siamo oggi. Ci diranno che se vogliamo i soldi per pagare gli interessi (non il debito), dovremmo privatizzare, liberalizzare ancora di più il mercato del lavoro, abolire quel poco di controllo che esiste in sanità o in campo alimentare o altro ancora, sempre entro una logica di sfruttamento, di pesce grosso che mangia pesce piccolo.
L'innalzamento dei tassi debitori da parte dello Stato condiziona tutti gli altri tassi di interesse. Chi si vorrà indebitare per aprire un'impresa dovrà fronteggiare tassi altissimi, scoraggiando di fatto l'iniziativa imprenditoriale. Chi sta pagando un mutuo a tasso variabile vedrà aumentare le sue spese in modo astronomico.
Lasciando l'Europa riavremo in mano però la leva monetaria e la strategia dei cambi. La lira perderebbe immediatamente valore sui mercati internazionali e tornerebbe ad essere estremamente conveniente comprare merci italiane e venire in Italia da turisti. Non è detto che questo si trasformi in un aumento significativo del PIL e in un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani, poichè il tessuto industriale è profondamente mutato da quaranta anni. Da società industriale ci siamo trasformati in società di servizi e chi produce lo fa servendosi sempre più di sistemi automatizzati che non ridistribuiscono ricchezza ma la concentrano. Inoltre con l'emergere di potenze industriali come la Cina, l'Italia può avere un futuro manifatturiero nei prodotti ad alto valore aggiunto, quindi in questo senso abbiamo tutto da guadagnare e nulla da perdere a restare nell'orbita di una moneta forte.
Non è detto poi che dal basso non si decida di mantenere l'uso dell'euro, indipendentemente da quanto deciso dalla Banca d'Italia. Alcuni stati del Sud America sono ad un passo dalla dollarizzazione, già in uso in Ecuador. In caso di eurizzazione della economia italiana significherebbe mantenere l'uso dell'euro senza aver nessun potere in termini di politica monetaria e senza alcun ombrello finanziario comune.
In sostanza con il ritorno della lira ci sarebbe una ancora più grave redistribuzione del potere economico, dalla classe a stipendio fisso ulteriormente penalizzata a quella che invece può aggiustare le sue entrate, ripetendo quello che è accaduto con l'ingresso nell'euro ai tempi  dell'equiparazione simbolica 1 euro = 1000 lire, invece di 1923.

Una diversa soluzione sarebbe quella di rifiutarsi di pagare il debito pubblico azzerandolo. Forse sarebbe anche una soluzione giusta e corretta. La lira senza la zavorra del debito pubblico sicuramente si difenderebbe bene sul mercato valutario, ma la cancellazione del debito deve essere globale, altrimenti l'Italia sarebbe giudicata una specie di fuorilegge istituzionale e le banche creditrici adopereranno tutte le armi a loro disposizione per far fallire questa decisione e quando dico tutte le armi mi riferisco anche alle armi vere e proprie, non credete? Non mi sembrano enti di beneficienza. Tanto per dirne una, le banche non apriranno nessun canale finanziario alle imprese in Italia, finchè non sarà restituito il capitale e la rendita del capitale prestato allo Stato.
Lo Stato potrebbe a questo punto nazionalizzare le banche, come è già accaduto in passato e fino alla soglia del 2000 importantissime istituzioni bancarie erano pubbliche, ma realmente mi sembrerebbe una mossa molto avventurosa, alla dottor Stranamore, che potrebbe avere esiti nefasti.
A questo punto dite la vostra, se volete.
#3140
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
28 Marzo 2017, 01:07:18 AM
CitazioneE' da questa apparentemente banale diversificazione che io giungo alla conclusione che è pura ipocrita convenienza umana quella di sostenere che fare sesso tra persone dello stesso sesso è amore, mentre il sesso poligamo od orgiastico o tra individui con un'immensa differenza d'età è eticamente immorale, quindi, perciò, non vi diamo il beneplacito legale sociale, anche perché magari potreste illudervi che ci siano uguaglianze tra l'amore nel sesso omosessuale e l'amore in altre pratiche sessuali orgiastiche.
Oppure che è permesso alcolizzarsi o rovinarsi la vita alle mangiasoldi, ma se lavori non delinqui e ti vuoi drogare sei discriminato.

Ancora una volta, solo per restare a questo punto, c'è della confusione. Due persone dello stesso sesso posso immaginare che si possono amare e in questo amore rientrare anche pratiche sessuali. Si tratta normalmente di due persone adulte, consenzienti, che devono essere tutelate nei loro diritti.
I rapporti orgiastici invece non hanno bisogno di essere tutelati. Non credo che si pretenda di chiedere gli assegni familiari ad un partecipante ad un orgia. Se invece un orgiasta viene licenziato solo perché nel suo tempo libero si dedica al sado-maso, credo che in questo caso debba essere tutelato anche lui.
La poligamia è un'altra cosa ancora. Personalmente credo che vi sia una forma di dominio laddove un genere può disporre dell'amore di molteplici soggetti dell'altro genere, che vengono visti come un insieme collettivo privo di individualità, però in questo caso subentrano anche le istituzioni e la storia di una cultura. Del resto una forma di poligamia attenuata esiste già anche qui da noi, attraverso quelle famiglie allargate di persone che hanno divorziato e si sono risposate. Se i rapporti con la prima moglie sono buoni si presentano rapporti poligamici, almeno nel senso della cura dei figli, che è uno degli scopi della unione fra generi.
I rapporti fra persone adulte e minorenni non possono essere autorizzati proprio per tutelare i minorenni che in questo caso sono la fascia debole. La lotta contro le discriminazioni esiste proprio per tutelare le fasce deboli e non le fasce peccatrici, è questo il punto. Il minorenne quindi va tutelato esattamente come il pederasta che vuole vuole fare "comin out" ed ha paura perché il bullo di paese, rinforzato da quello che ha detto Don Salvatore, lo perseguita.
Chi, infine, si droga o si alcolizza ha diritto ad essere curato. Il discrimine esiste laddove questo diritto viene disatteso, perchè si tratta di dipendenze per le quali esistono delle strutture pubbliche i Ser.t. che si occupano di questa fascia di popolazione. Chi invece è omosessuale non ha diritto ad essere curato semplicemente perché non si tratta di una patologia, allo stato attuale delle conoscenze mediche.
Se queste conoscenze mediche le ritenete frutto di complotti o del demonio dovete però essere coerenti e interrompere le cure a base di omeoprazolo che vi hanno curato l'ulcera e tutte le altre meraviglie che ci hanno allungato la vita di 20-30 anni mediamente.
#3141
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
26 Marzo 2017, 19:47:02 PM
CitazioneEsatto, e chi non lo permette sta soltanto decidendo in convenienza al proprio Io, che altri non è, se non il rimpiazzo del Dio della Bibbia. Quindi ipocrisia alla massima potenza: da ciò che i parlamenti ormai sono solo teatrini!
Non esiste un "io" politico. Ciò che è permesso è ciò che non lo è, è il frutto di un dibattito politico fra tutte le forze in campo. Il comune senso del pudore negli anni '50 prevedeva il divieto di indossare minigonne, ad esempio, che invece oggi è permesso. Solo la separazione fra precetti religiosi e precetti civili ci può permettere di convivere nelle attuali società multietniche e multireligiose.
CitazioneBenissimo, ma ci vuole forse una fede maggiore alla mia per credere che sto Hobbies abbia ragione, visto che dal medioevo a oggi nessun pensiero, filosofia o costituzione ha potuto far crollare la ragione di fede della Chiesa.
Hobbes è solo un esempio. Il processo di secolarizzazione della società europea e sotto gli occhi di tutti e la ragione di fede non è crollata in coloro che ci credono ma la fede e i suoi derivati sociali sono crollati eccome. Prova a leggere "il nome della rosa" e ti farai un'idea di cos'era la Chiesa nel '300 e di cosa è oggi.
CitazioneSe per te è eticamente efficace che un gruppo ristretto di persone sia privilegiato mentre la stragrande maggioranza delle persone vivano in schiavitù (addirittura pensando di essere libere perché hanno il cellulare connesso h24), allora è più che giustificata la logica a chi figli e a chi figliastri.
Io parlavo di efficacia nel funzionamento di una società. I treni che vanno, le banche che aprono, le persone che fanno la coda e rispettano mediamente le regole vigenti. Del resto nella Chiesa è accaduto esattamente quello che è accaduto con il socialismo reale. I precetti di comunione dei beni e di povertà si sono scontrati sempre con la "ragion di Stato" e con la necessità di organizzare le istituzioni ecclesiastiche (e non parlo dei tanti noti eccessi, come il nepotismo, la vendita delle indulgenze, la donazione di Costantino, eccetera, eccetera). D'altronde la schiavitù è stata di fatto autorizzata per secoli dalla stessa chiesa, quella giuridica, ed oggi se ti riferisci a quella economica, ti faccio notare che quasi il 50 per cento dei beni immobili di Roma appartengono alla Chiesta. Ci si potrebbero ospitare centinaia di migliaia di profughi, oppure venderli e donare i proventi ai paesi del terzo mondo.
CitazionePerché tu vedi una struttura sociale altruista? Addirittura qualcuno che riesce a non essere egoista senza Dio?
Forse siamo su due pianeti differenti.Infatti si dice che il Paradiso ha 9 anni, ossia, che nell'aldilà saremo tutti com'eravamo ai nostri 9 anni, ma, purtroppo o grazie a Dio, qui nel pianeta terra siamo cresciuti, quindi adios altruismo senza spiritualità.
Egoismo e altruismo sono dentro ognuno di noi, indipendentemente dalla fede religiosa. Non sono due dimensioni completamente distinte. Se genero un figlio, ad esempio, quanto c'è di egoistico e quanto di altruistico. Le due dimensioni sono connesse e credo che non sia necessario spiegarlo. Nella vita di ogni giorno accade la stessa cosa. Se faccio la carità ad un pover'uomo, mica la faccio perché penso di guadagnarmi il paradiso, visto che non credo. La faccio perché penso che io forse ne ho troppi e lui troppo pochi. Ma c'è anche un aspetto egoistico, quello di sentirmi buono per la buona azione compiuta.
Ripeto conosco davvero tanta gente di fede e senza fede che compie quotidianamente atti altruistici. Pensare che solo i fedeli siano altruisti, da quanto è venuto fuori, è esattamente pensare che siano invece egoisti, anche se il loro egoismo è proiettato nel futuro, ovvero nella vita eterna. e cosa c'è di più egoistico che comportarsi bene per poter accedere alla vita eterna?
#3142
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
26 Marzo 2017, 16:29:51 PM
CitazioneVolete la libertà di fare quel che vi pare e piace, di assecondare i desideri, ebbene concedetela a tutti, non solo a chi conviene.

Il ragionamento di Duc sembra essere: "non volete più Dio, attraverso la Bibbia, come guida di ciò che si può e non si può fare e allora per coerenza permettete tutto".
E' come se Dio fosse la fonte dell'obbligo coercitivo e morale dell'uomo. E' un bel pensiero ma, a costo di ripetermi, è un pensiero medievale, che salta tutta la storia dal cinquecento ad oggi. Il contratto sociale di Hobbes è il modello fondante. E' la legge positiva la fonte dell'obbligo, quella che proviene dal Leviathan, il potere-forza, ma un potere forza che ha come requisito quello della tutela della vita dei sudditi, a differenza del potere Beemoth, che invece è assoluto e privo di ogni limite.
Dio si separa dal governo del mondo e diventa un oggetto spirituale della coscienza. E' stata anche la conseguenza di un secolo abbondante di guerre di religione, ciò che ha portato a questo esito in Occidente. Ma se non vogliamo questo esito, abbiamo ai confini della Turchia esempi di governi teocratici che in nome di Dio, non solo obbligano e impongono ma fanno i più turpi atti di violenza e di commerci. Questo proprio perché non vi è distinzione fra il potere temporale e il potere spirituale (distinzione che invece è ben viva in tutta la storia d'Europa).
In termini più laici Dio e i cristiani sono una lobby che opera nel mondo occidentale alla pari di altre lobbies, per cercare di condizionare l'evoluzione e le scelte sociali. Questo non significa che, in presenza di tanti movimenti contrastanti, bisogna concedere una libertà così priva di ogni limite da non essere neppure realmente una libertà. Occorre invece con fatica distinguere le situazioni, calibrare gli interessi in gioco, che non pendono mai da una sola parte e non fare appello all'ipse dixit, di Aristotele o delle Sacre Scritture. Oltre al dire sì-sì e no-no perché tutto il resto proviene dal demonio, direi che esiste anche il "forse" ed in questo risulta sicuramente la natura demoniaca della democrazia. Ma in assenza di quel forse risorgerebbero inevitabilmente le cinture delle Schutzstaffeln che portavano impresso il motto "Gott mit uns".
D'altronde vi sono innumerevoli esperienze storiche che testimoniano come le imposizioni, i vincoli e gli obblighi possono tranquillamente essere rispettati anche laddove non c'è alcuna religione, come sta accadendo nel mondo occidentale odierno o come è accaduto per millenni in Cina, dove il Confucianesimo è una semplice etica morale e non certo una religione.
Chi si ostina a vedere nella religione il baluardo della difesa della struttura sociale, evidentemente ha bisogno di questo puntello perché non sa trovare dentro sè stesso la forza e gli argomenti per non essere egoista. Eppure basta osservare i bambini di 3-4 anni per capire come vi sia in loro una capacità ad essere altruisti e a condividere esperienze e beni materiali.
#3143
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
25 Marzo 2017, 11:56:34 AM
Citazione
CitazioneQuesta scoperta scientifica però non è ancora stata fatta nè nei confronti dei cattolici o dei neri o dei mussulmani o dei gay o delle donne.


Quindi speriamo che i pescatori di orate facciano delle marce o manifestazioni per concedere e legittimare i diritti  della poligamia, del matrimonio tra ultra-maggiorenni e minorenni e dell'uso libero di qualsiasi droga.  

Solita confusione. Le leggi anti-discriminazione servono di solito per proteggere i più deboli e proclamare il diritto di matrimonio fra maggiorenni e minorenni va proprio nella direzione opposta. Anche se è possibile, in casi particolari, autorizzare il matrimonio di minorenni, proprio perché il minore viene considerato da "proteggere" non può certo sposarsi. Stesso discorso per la poligamia. Di solito la poligamia presuppone un ordinamento familiare costruito sul dominio di un genere sull'altro. Non mi sembra che si debba tutelare chi domina. Sull'uso delle droghe ancora dovrebbe essere fatto un discorso diverso che è anche culturale. Da molti studi discende che la sostanza più pericolosa per l'uomo a tutti i livelli (quindi sia a livello individuale che sociale, sul breve e sul lungo periodo) è l'eroina ma subito dopo c'è l'alcol e la cannabis è leggermente al di sopra, in questa classifica, alla nicotina. Comunque l'abuso di sostanze è un capitolo a parte. Non c'è un parte della popolazione che discrimina rispetto ad un'altra.
#3144
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
24 Marzo 2017, 20:28:23 PM
Da alcuni commenti sembra che imperi davvero molta confusione. Come se le guerre di religione del cinquecento e le posizioni filosofiche e politiche successive siano state cancellate, si siano come slavate in questa continua eruzione di notizie, informazioni, gossip, insomma la pseudocultura che si raggruma attorno agli innumerevoli media di cui disponiamo.
La legge anti-omofobia credo che risponda all'esigenza di non discriminare una persona perché gay o trans-gender così come non si dovrebbe discriminare un bravo informatico perché con la pelle nera. Le discriminazioni su base razziale, politica, di genere o religiosa credo che siano un retaggio medievale. Se ci piace il Medioevo possiamo anche ripristinarle. A me personalmente il Medioevo affascina come materia di studio ma viverci è un altro conto. Intanto sarei stato messo al rogo in men che non si dica insieme a gran parte dei frequentatori di questo forum. Probabilmente si sarebbero salvati solo Giona e Duc in Altum, che però avrebbe dovuto sicuramente dirsi pentito di qualche cosa.

Le discriminazioni comunque possono anche essere funzionali ad un certo tipo di società. Le leggi razziali ad esempio in Italia aprirono la strada alla carriera di tanti funzionari meno competenti ma ariani, mentre gli ebrei competenti furono licenziati. Quindi le leggi anti-discriminazione sono un incentivo per sviluppare meglio le capacità di ognuno a vantaggio dell'intera società.
Se un singolo o una setta o una religione,  pensano che i neri siano una specie di scimmie lontana dall'uomo caucasico, in grado invece di svolgere azioni grandiose a causa di una parte dell'ipotalamo o dell'amigdala che solo lui possiede, liberi di farlo. Si scontreranno nei vari luoghi di discussione virtuali e non, con chi non la pensa come loro.
Ma le istituzioni hanno il dovere di cercare, anche attraverso le norme, di porre tutti i singoli soggetti che abitano lo spazio governato da quelle istituzioni, in una posizione il più possibile paritaria. Quindi parlare di discriminazione nei confronti di chi discrimina è una potente scemenza, che tra l'altro viene rivendicata proprio da chi parla di razzismo proprio perchè non può propalare le proprie teorie razziste. Parlate pure, dite la vostra ma un conto sono le opinioni, un conto è la difesa dei diritti delle persone.
Credo che la legge antiomofobia, in questo senso, difenda anche me, che sono felicemente sposato e con prole, così come penso che lo sia qualsiasi legge che difenda una minoranza che viene attaccata, anche se non facessi parte di quella minoranza.
Se in futuro i pescatori di orate fossero dichiarati dei malfattori, dei tarati mentali, o degli psicolabili, ben venga una legge che difenda i pescatori di orate. Poi che qualcuno continui pure a dichiarare i pescatori di orate dei cretini, ma il potere pubblico deve tutelarli, almeno finchè non vi sia una scoperta scientifica esatta, verificata dalla comunità scientifica e non falsificabile che dica che i pescatori di orate sono davvero pericolosi e da sopprimere (ed anche in questo caso bisogna agire con prudenza, poichè altrimenti la scienza diventa un nuovo motore della discriminazione). Questa scoperta scientifica però non è ancora stata fatta nè nei confronti dei cattolici o dei neri o dei mussulmani o dei gay o delle donne.
#3145
Ciao Tristetriste (Tristetriste :o?).
Condivido più o meno quello che ha detto Inverno. Se a te fa stare bene e a lui (forse) pure, fatelo. Lo dovresti fare più per te che per lui, comunque, perché il corpo e la sua storia è il tuo e la tua storia. Il suo senso del possesso del tuo passato  a me sembra piuttosto infantile, ma del resto ho già conosciuto anche quarantenni bambini, quindi nessuna meraviglia. Non aspettatevi miracoli da questo giochino. Prendetelo appunto come gioco e non come atto titanico e magico per scindervi dal vostro passato. Questo sarebbe un giochino pericoloso.
 Da bravo ligure mi viene anche da chiedere quanto costa questo intervento. Anzi ho visitato un sito e vedo che i prezzi sono molto variabili, fino ad un max di 6000 euro. A questo punto dipende anche quanto siete benestanti. Personalmente farei tante altre cose con quei soldi.
#3146
Interessante discussione con sottodiscussione a proposito del socialiismo reale  :).
Credo che il populismo sia la malattia infantile della democrazia di massa, quella che evolve dalla democrazia liberale ottocentesca. La democrazia liberale ottocentesca era elitaria e fondata sul censo. Solo una minoranza agiata votava e solo quella minoranza agiata era in grado di governare la complessità del mondo di allora, assai meno complesso del mondo di oggi. Vi era una vaga speranza di migliorare la propria condizione e il potere borghese beneficiava di questo mutamento di paradigma rispetto all'immobile mondo feudale. Questo assetto ha governato il mondo per tutto il XIX secolo, assieme alla valvola di sfogo delle colonie, grazie alla quale un bandito in patria poteva ambire a divenire un governatore d'Oltremare.

L'espansione del diritto di voto, fin dalla fine dell'Ottocento, si collega a due processi. Da un lato all'esigenza di legittimare le istituzioni politiche di fronte all'emergere del socialismo, dall'altro alla necessità del sistema economico di ridurre ognuno di noi a consumatore, identico, con gli stessi diritti e con la stessa propensione a spendere denaro. La riduzione a consumatore presuppone la riduzione a elettore, fruitore di notizie preconfezionate, di vacanze intelligenti, di pensieri mediocri.
Contemporaneamente l'avvento della "velocità", di movimento, di calcolo, temporale (un filosofo tedesco, Koselleck, parlò in proposito di Vergangene Zukunft per dire che oggi il futuro è già passato, imprendibile), avrebbe richiesto maggiori capacità riflessive, rielaborative, predittive sul lungo periodo, da assegnare ad un maggior numero di persone possibili.
Un salto nei sistemi formativi dell'uomo che di fatto non è stato possibile attuare, sia perché il capitalismo non è un benefattore, sia perché allargare la pletora di persone che sanno gestire la conoscenza diventa un problema per qualsiasi tipo di potere.
Si è creata così una tensione, che in termini psicodinamici si potrebbe definire "double bind". La gestione del mondo sempre più complesso, richiederebbe un potenziamento delle doti intellettuali dell'umanità  in termini universalistici, proprio in virtù del diritto universale al voto. Non bastano più i voti di una elite illuminata, perché ora votano tutti e tutti dovrebbero essere coscienti delle conseguenze del loro voto e più in generale della loro partecipazione alla vita politica. Questo potenziamento però non può essere fatto alla leggera perché rischierebbe di rovesciare i detentori del potere, che si avvalgono in ogni luogo degli arcana Imperii. Con una conoscenza più accurata inoltre si accrescono le capacità critiche di visione del mondo, con possibili ripercussioni negative sul PIL del mondo.
L'elite che continua a governare il mondo allora indossa il simulacro della democrazia, elargendo a piene mani discorsi populistici e di questi discorsi si sono macchiati tutti i "poteri democratici di massa" proprio per la incapacità dell'elettorato medio ed universale a comprendere fino in fondo la complessità del mondo che ormai sfugge anche ai più sapienti.
In altre parole, per certi versi dovremmo essere tutti come Leonardo da Vinci per gestire il mondo, dall'altra dobbiamo contemporaneamente restare allo stato di Candido, ubbidienti automi eterodiretti convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Finchè il mondo viene percepito come più o meno effettivamente "migliore", nessun problema. Qualche bugia ce la lasciamo dire. Quando però le cose iniziano ad andar male non c'è più tempo per formare tanti piccoli Leonardo, che sappiano far fronte alle difficoltà. Il populismo è molto più semplice, separa il mondo in buoni e cattivi, parla di intuito, sentimento, azione, considera la cultura un inutile orpello e degenera sempre di più, esattamente come sta accadendo ai nostri giorni.
Ovviamente c'è populismo e populismo e possiamo sempre sperare in una sufficiente riserva di Leonardi, ma  la direzione mi sembra quella verso un aggravamento di forme maligne di populismo. 
In sintesi, il populismo è in qualche modo un ospite sempre presente nelle democrazie moderne, virus che si riacutizza, quando le contraddizioni del mondo moderno (leggi capitalismo) diventano sempre più instabili e violente.
L'unica cura mi sembra  quella che M. Yourcenair fa dire al suo Adriano: "Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito, che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire". Una soluzione molto più umana di qualsiasi palingenesi teocratica (Apocalisse) o politica (Comunismo), ma forse sono solo uno dei tanti ospiti dell'Hotel Abisso di cui parla G. Lukaks.
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Attualità / Re:Tutti in pannolino!
18 Marzo 2017, 20:49:37 PM
Cara Fahrenight, non entro nel merito della discussione, sottolineo solo che equiparare gli antichi romani (penso che tu alluda a quelli) ai nazisti è inconcepibile. Non so quali libri di storia tu abbia, ma veramente siamo ad un passo dal delirio o dalla strumentalizzazione. decidi tu.
#3148
Ciao Acquario. Cercare il significato etimologico delle parole è sempre interessante. Ho provato a guardare alcuni siti e ho dato un'occhiata al testo di Benveniste, il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, per provare a rispondere.
Limiterò il discorso al solo termine "verità" ma provando a indagarlo in tre ceppi linguistici diversi, quello germanico, quello latino e quello greco.
1)     In tedesco/inglese si dice Treu-Truth per indicare la verità. Questo termine viene fatto originare dal termine indoeuropeo drus, che significava in origine "quercia", non a caso collegata alla sfera religiosa come pianta sacra. La parola in questione fa parte inoltre di una vasta famiglia lessicale  connessa al significato di fedeltà (Benveniste, Libro I, pag. 77, PBE Einaudi). La verità sarebbe quindi collegata alla fedeltà, vissuta come fedeltà personale fra chi ha l'autorità e il suo sottoposto, entrambi vincolati secondo i loro ruoli ad un patto di reciproco aiuto.
2)     Veritas in latino proviene da un ceppo linguistico slavo e anch'esso è un termine che proviene dalla sfera religiosa e dal concetto di fede, "vara" in russo significa fede. La stessa concezione è tradita dalla definizione dell'anello matrimoniale, che infatti si può chiamare sia "fede", sia "vera". A differenza del termine tedesco, in questo caso si sottolinea l'aspetto più strettamente religioso a discapito del patto di subordinazione servo-padrone.
3)     Aletheia è il termine greco e significa letteralmente "togliere dall'oblio": alfa privativa e fiume Lete, il fiume dell'oblio, appunto. Quindi La verità è per i greci il disvelamento di una realtà già presente che attende di essere scoperta attraverso il ragionamento critico, "il logos". In questo senso Veritas e Aletheia sono contrapposte come verità di fatto, imposta nella società come mores, o come fedus, e la verità da ricercare attraverso il logos e il ragionamento.
Riflettendoci, già in questo concetto di verità della Grecia classica vi è il nucleo della storia umana dei successivi due millenni.

Un diverso tipo di discorso fa Heiddeger rispetto al concetto di Aletheia come svelamento di una verità originaria, dell'ente originario che si contrappone al semplice svelamento di ciò che deve essere scoperto: "La alètheia, la svelatezza, nella quale la velatezza dell'ente deve trasformarsi mediante il filosofare, non è una cosa qualsiasi o addirittura la proprietà di un'asserzione o di una proposizione, e neppure un cosiddetto valore, ma è quella realtà, quell'accadere, a cui conduce solo quella via (he, hodòs) della quale un altro dei grandi filosofi più antichi dice «che corre al di fuori dei sentieri abituali degli uomini" (Parmenide). "
#3149
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
12 Marzo 2017, 11:00:37 AM
Alcune considerazioni che vorrei condividere sull'argomento. Intanto mi "schiero" dalla parte dei relativisti, anche se mi piacerebbe che si potessero individuare almeno tre leggi fondamentali, un pò come quelle tre leggi della robotica, inventate da I. Asimov. Un precetto che secondo me non si può effettivamente relativizzare è quello della tutela della "dignità" della persona umana fisica. Un secondo precetto è quello della tutela dell'ambiente fisico che ci ospita, anch'esso non relativizzabile. Ovvio che se iniziassimo a discutere sul come.... :-\

1) E' stata talvolta esposta la presenza di leggi fisiche/naturali come la evidente presenza di leggi assolutistiche. Credo che sia importante mantenere la distinzione fra Geistwissenshaft e Naturwissenshaft, ovvero fra scienza dell'uomo e scienza della natura. Le due non sono mai sovrapponibili e quando è stato fatto i risultati sono stati orribili (darwinismo sociale, scienza del razzismo fino agli ultimi possibili epiloghi delle neuroscienze). Kant è stato tentato da questa sovrapposizione nella sua famosa frase sulla legge morale in me e il cielo stellato su di me. Ritengo che solo sul primo si possa fare un discorso relativista (escludendo da questo topic, la discussione su certe teorie scientifiche che presuppongono la possibilità che le leggi fisiche valide sulla terra possano non esserlo sul pianeta X).

 2) Assolutismo e relativismo richiamano un altro binomio fondamentale, quello fra ordine e caos. Ogni storia religiosa serve a definire e a dare chiarezza ad un mondo dove è la paura il principio di ogni cosa, come giustamente sottolinea Sariputra, e il monoteismo di sicuro definisce meglio. All'alba del mondo moderno però quel caos è riemerso con le lotte di religione e la soluzione fu proprio l'ordine politico assolutista, teorizzato in modo esemplare da Hobbes. Ab-solutus significa sciolto da ogni vincolo. Il re assoluto di Hobbes è svincolato da ogni valore naturalistico o religioso ed esige la completa sottomissione del corpo politico.

3)      Quell'assolutismo è proseguito ed ha forgiato anche quel movimento che apparentemente si era opposto ad esso, ovvero l'Illuminismo. L'Illuminismo infatti dopo essersi retto in precario equilibrio fra istanze naturalistiche e richiamo a supposte leggi morali universali e assolute (Kant) non ha fatto altro che strutturare un assolutismo ancora più feroce, fondato non sul primato politico ma sul primato scientifico-tecnologico al servizio della ricchezza capitalistica. In questo modo si crea una bizzarra sacra alleanza fra illuminismo e valori assolutistici siano essi religiosi, economici o scientisti.

 4) La seconda rottura è avvenuta con l'avvento dei totalitarismi, ovvero quel messaggio di unione fra politica e sviluppo tecnologico che imponeva una nuova sottomissione assolutistica terribile. Da lì è iniziata una nuova riflessione sulla modernità e sui suoi "bachi" interni, teorizzata ancor prima dai profeti antimoderni. Ma i primi critici non facevano altro che riscoprire ancestrali valori assoluti con cui sostituire i nuovi assolutismi "tecnologici", e mi riferisco ad esempio a Nietzsche e a Dostoevskij che si riferivano a valori come la pura forza o il recupero del Dio della tradizione. Il relativismo emerge a questo punto come tentativo del sistema immunitario della modernità di far fronte alla sua stessa malattia.

 5) Il relativismo è il riaffioriare del lato del caos. Mi ha colpito quello che dice Angelo a proposito del linguaggio, sull'uso delle parole che viene sempre problematizzato dal relativista, per cui il significato di ogni parola, anche la più neutra e chiara diventa una "doxa". In fondo è proprio il linguaggio il primo strumento dell'ordine e su Giovanni 1-1 sono state scritte intere enciclopedie (che tra l'altro ci suggerirebbero ulteriori percorsi sull'argomento che stiamo trattando).

6) Ma questa ripresa sul lato del caos nasce dagli eventi tragici del XX secolo e da una serie di eventi che continuano anche ai nostri giorni: la rivolta della natura contro noi stessi in termini di inquinamento, cambiamento climatico e sovrapopolamento.
Mi spiego: per tutta la storia dell'uomo fino a 50 anni fa, abbiamo potuto riversare sulla natura le nostre contraddizioni. Se in Inghilterra vi era un problema sociale, bastava far emigrare i poveri o i detenuti nella semidesertica Australia. Se si necessitava di ulteriore energia per evitare di trasformare gli uomini occidentali in bestie da soma (come accadeva nel Medioevo), bastava sfruttare di più i pozzi di petrolio. Se bisognava dar da mangiare all'aumentata popolazione bastava aumentare le flottiglie di pescherecci sui mari del mondo. Ora lo sviluppo fondato sul binomio tecnologia-capitalismo mostra di essere giunto a capolinea, sia per motivi ideologici come accennato a proposito dell'ideologia illuministica, sia per motivi strettamente fisici, ovvero la fine delle risorse e il condizionamento delle attività umane sul clima.
Ecco che il caos contrapposto all'ordine riaffiora, riaffiora l'ambivalenza, la contradditorietà e il relativismo come occasione per problematizzare lo stato di cose "storico" che ne è marxianamente il substrato (o se preferite la struttura).

E' un argomento decisivo della storia dell'uomo del XXI secolo saper gestire questo stato di cose, onde evitare la Scilla del pensiero assoluto con quanto di violento esso esprime a livello concettuale ed ha già espresso a livello storico, e la Cariddi del caos dove tutte le vacche sono nere (tra l'altro famosa definizione di Hegel in fenomenologia dello spirito, nella quale, guarda caso si parla proprio del concetto di assoluto, ma probabilmente qui si aprirerebbe un'altra lunga finestra).
#3150
CitazioneNon credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili. 


Nessuno mette in discussione che vi siano situazioni di violenza o meglio di "manipolazione" di donne sugli uomini. E' vero anche il contrario però, la manipolazione può essere adeguatamente utilizzata anche dagli uomini, che però sono più specializzati sul versante "forza fisica". Quello che mi contrariava era soprattutto la descrizione nel post di Giona di una donna che è filogeneticamente destinata ad essere l'alter-ego del diavolo tentatore, evidenziando così la lunga storia culturale che vuole la donna non su un piano di parità con l'uomo ma su un piano di sottomissione che ricorda da vicino il razzismo (non a caso secondo me, il modello prototipico di ogni razzismo è proprio quello nei confronti del genere femminile).