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Messaggi - giopap

#316
Tematiche Filosofiche / Re:Istinto materno
12 Aprile 2020, 08:32:40 AM
CitazioneCitazione di ]Viator:

Circa il fatto che isfrael risulti di sesso fenninile,,,,,,,,,,beh,,,,,,,,,,,,io sarei certo un sessitsa, nel senso però che, per minima e naturale galanteria , nella mia ormai non breve vita npn mi sono mai opposto a desideri e convinzioni femminili. Se la donna mi chiede o propone qualcosa che a me non piace.......mai mi successe di dirle "no".Al messimo mi succede di doverle risposndere "...........sì cara, sicuramente......senza fallo!.........lo farò certamente ma non ora ...........Dopo,molto dopo!.!). Naruralmente la mia disponibilità e riosposta sarà le stessa ache quando la domma me lo richiederà per la seconda, terza, qurta.......centesima volta:
Citazione


Beh, ora credo di capire perché in un' altra discussione hai fatto l' apologia, o meglio l'elogio della masturbazione (della quale invece personalmente ho una ben scarsa considerazione; per me, e senza ovviamente pretendere minimamente che i miei gusti coincidano necessariamente con i gusti di chichessia di altro da me, si tratta di un' esperienza sessuale "di ripiego in mancanza di meglio", della quale chi si contenta gode piuttosto poco):


Non credo che alcuna donna ti potrebbe chiedere inutilmente più di quattro o cinque volte di fare una cosa che le hai promesso di fare ma ti sei ben guardato dal fare le prime tre o quattro volte.


Perchè personalmente (non essendo peraltro io quasi sicuramente quel che si dice "il tuo tipo") potessi giungere a chiederti inutilmente (e per di più venendo presa in giro) qualcosa per la quarta o quinta volta (non di più comunque: che chi si contenta gode, anche se a volte assai poco, vale anche per me) dovresti essere un uomo straordinariamente affascinante.
#317
Tematiche Spirituali / Re:Immortalità
12 Aprile 2020, 08:05:42 AM

Citazione
Inserito da: daniele75 « il: Oggi alle 06:35:25 »

       
  • Gli studiosi Stuart Hameroff e l'inglese Roger Penrose, hanno affermato che le anime si trovano in particolari locus, chiamati microtubuli, che sono a loro volta contenute nelle nostre cellule cerebrali. Essendo il cervello una sorta di computer biologico, è strutturato da una rete di informazione sinaptica composta da miliardi di neuroni. Ma cosa è la coscienza? È il risultato della interrelazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli. Quando avviene la morte corporea, cioè del contenitore d'anima, i microtubuli non possiedono più lo stato quantico, ma quelle informazioni perse restano in vita e tornano alla sorgente, cioè al cosmo.
    Citazione



    Risposta di giopap

    Questa é pura gratuita fantasia filosofica (quale che sia l' autorevolezza scientifica dei proponenti).


    Nessuno straccio di prova empirica o di dimostrazione logica.


    Alla morte cerebrale accadono un' infinità di eventi biochimici nella materia encefalica e fintanto che i microtubili dei neuroni esistono (finché non vengono catabolizzati dai processi biochimici postmortem e di putrefazione) in essi avvengono interazioni quantistiche come sempre accade nella materia, vivente e non vivente.


    E comunque i risultati reali (realmente accadenti) delle interazioni chimiche fra i microtubuli é ben altra cosa che la coscienza, come ben altra cosa che la coscienza sono le, ben più interessanti in proposito, eccitazioni e inibizioni trans-sinaptiche e i potenziali d' azione a certe determinate "configurazioni" o realizzazioni particolari concrete (e non altre) dei quali eventi neurofisiologici necessariamente coesistono certi determinati eventi fenomenici di coscienza e non altri).


    Infatti microtubuli, sinapsi, assoni, ecc. facenti parte di cervelli, nonché le rispettive interazioni quantistiche fra le particelle-onde subatomiche di cui sono costituiti, sono eventi di coscienza i quali sono reali, che accadono realmente, nell' ambito di (ovvero che fanno realmente parte dei flussi di sensazioni fenomeniche costituenti) coscienze o esperienze fenomeniche coscienti, quelle "proprie" di determinati soggetti osservanti i cervelli stessi. Le quali ultime coscienze (dei soggetti osservatori dei cervelli) sono altre, ben diverse coscienze di quelle corrispondenti, coesistenti, codivenienti con i cervelli osservati (oggetto di osservazione), a certi determinati eventi neurofisiologici nell' ambito dei quali (e a nessun altro) necessariamente corrispondono - coesistono - coaccadono (e non invece: vi si identificano) certe determinate esperienze coscienti (e nessun altra), comunque diverse da quelle degli osservatori dei cervelli in questione stessi.


    Per esempio se tu osservassi il mio cervello necessariamente vi troveresti certi determinati eventi biochimici nell' ambito dei microtubuli dei neuroni (e nessun altra) e soprattutto certe determinate attivazioni e inibizioni trans-sinaptiche (e nessun altra) e certi determinati potenziali d' azione lungo certi determinati assoni (e nessun altro); ma tali eventi neurofisiologici ovvero biochimici (ovvero fisico-cimici, a cominciare da certe determinate transazioni quantistiche; e nessun altra), reali nell' ambito della tua coscienza, non sono affatto (non vi si identificano per niente, sono tutt' altre cose, per quanto necessariamente coesistenti - coaccadenti) le certe determinate esperienze coscienti (e nessun altra) che necessariamente in quei momenti io sto vivendo - esperendo - sentendo nell' ambito della mia di coscienza: la certa determinata montagna o il certo  determinato paesaggio marino, o i certi determinati sentimenti o i certi determinati ragionamenti (e nessun altra esperienza cosciente) che io in tali frangenti necessariamente sentirei nell' ambito della mia coscienza sarebbero "cose", enti ed eventi, completamente diversi da quelle altre "cose" che sono i processi biochimici e rispettive interazioni quantistiche che tu potresti rilevare, ma nell' ambito della tua e non nella mia di coscienza, nel mio cervello.
#318
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
09 Aprile 2020, 16:55:15 PM
Non vedo che ci azzecchino con la nostra discussione la penna che gira in un senso o nell' altro, nuvola, carta, legna, taglialegna, pioggia, sole e tutto il resto che qui tiri in ballo.


Comunque vedo che non ti va di ammettere che ti sbagliavi pretendendo che la felicità si identificasse con l' autoannullamento di sé.
Per parte mia non lo pretendo di certo (non fa parte dei miei moderati e ragionevoli desideri, di cui non sono schiava).


E siccome trovo interessante il ragionare e confrontare le proprie idee con altri ma non ho alcun desiderio (di cui men che meno sono schiava; e dunque non ne ricaverei alcun piacere), di essere quello che chiude le discussioni, mentre ho la netta impressione che invece tu ci tenga tantissimo, onde contribuire a farti felice (non mi costa nulla, non pretendo di essere ringraziata), ti lascio volentieri l' onore dell' ultima parola.
#319
Tematiche Filosofiche / Re:Viaggio su Platone.
09 Aprile 2020, 16:41:28 PM
CONTINUAZIONE

niko:
Quindi doppio equivoco, l'anima non è unitaria, è aggregato, e la materia non è unitaria, è aggregato. Aggregato di più eventi, quindi, a volerlo pensare a posteriori, aggregato di più cause. Il pensiero di essere liberi non è realtà, ma non è neanche pura illusione, perché su una cosa e una sola cosa la pretesa di libertà umana ha ragione: la multicausalità; non siamo liberi, ma non deriviamo nemmeno da un unica causa (anche pensare di derivare da un'unica causa sarebbe superbia e illusione dell'unico) quindi dal punto di vista della vita non possiamo nemmeno renderci pienamente conto di non essere liberi, alcune cause nel grumo di cause che siamo, sono relativamente più libere, più variabili e indeterminate, di altre.

Un vivente ha una sua zona di indeterminazione in cui si muove, non si scinde tra le vari tendenze direzionali anche opposte che lo muovono, ma ha un sistema interno per preferirne una e renderla almeno temporaneamente dominante sulle altre. Il determinismo meccanico del grande orologio del mondo, l'armonia tra tutte le cause per cui "non si muove foglia che Dio non voglia" (sia se assumiamo che Dio abbia costruito l'orologio una volta e poi se ne disinteressi sia che lo ricarichi ogni giorno) vale in tutto il cosmo ma non vale per esso, esso (il vivente) non sa che valga, e questo suo soggettivo non sapere produce effetti, se non di libertà, quantomeno di indeterminazione. La bi genitorialità è caratteristica della vita complessa, che in muore di vecchiaia, copula e non si sdoppia, ed è un ottimo esempio della multicausalità del vivente complesso, che anche solo per venire al mondo ha bisogno di due cause diverse pertinenti alla vita degli altri che esistono prima di lui. Dall'almeno due derivano anche il pensiero discorsivo e il linguaggio, che è socialmente appreso, e senza di quello non potremmo neanche fare discorsi complessi su come dalla materia si generi il pensiero.

giopap:
Indeterminismo (o indeterminazione) é diversa cosa che "multicausalità" o "complessità" o "caos" deterministico.
Questo ultimo caso può essere tutt' al più considerato ignoranza epistemica soggettiva di un ontologico oggettivo determinismo





nico:
Per me pensare significa essere memori e coscienti, si pensa quando si è svegli e quando si sogna; il pensiero discorsivo è solo una micro parte del pensiero che si riferisce a parole (suoni carichi emotivamente e di significato) che stanno nella memoria e vengono organizzate e rivissute in modo complesso da una attività che ha una sua causa deterministica come tutto il resto ma a tratti ci sembra attiva, dal punto di vista della nostra libertà. Ma guai se tutto il pensiero si riducesse solo al pensiero discorsivo, o anche solo all'immaginazione, capacità matematica, geometrica eccetera: saremmo già estinti da un pezzo. Il pensiero vive della sua componente metabolica e involontaria, la percezione, è essere coscienti, di se stessi e/o del mondo.

giopap:
Di metabolico nel pensiero non c' é proprio nulla: quante chilocalorie consumerebbe mai la dimostrazione di un teorema geometrico (N.B.: i concetti pensati che la costituiscono, per esempio nell' ambito della mia esperienza cosciente, e non la necessariamente coesistente tutt' altra cosa che sono i processi metabolici cerebrali nel mio cervello accadenti nella tua esperienza cosciente mentre osservi il mio cervello, i quali alla mia esperienza cosciente della dimostrazione necessariamente coesistono)?





nico:
Per riprendere quanto hai scritto:

"E, sempre per quanto mi riguarda, mi sembra evidente che l' empiricamente constatabile irriducibilità e l' impossibilità (insensatezza) di pretese "emergenza" "o sopravvenienza" della materia (intersoggettiva, ma non per questo più reale; e misurabile) al pensiero (meramente soggettivo, ma non per questo meno reale; e non misurabile) ovvero parimenti del pensiero (meramente soggettivo e non misurabile) alla materia (intersoggettiva e misurabile) falsifichino irrimediabilmente entrambi i monismi."
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Direi che nel corpo dell'essere pensante sfuma l'intersoggettività e la misurabilità della materia come comunemente intesa; l'essere pensante è multicausato e non conosce tutte le cause di se stesso, e nessun osservatore esterno può conoscerle di lui e attribuirgliele. Sta nella sua zona di indeterminazione, il suo pensiero (la sua attività cosciente) è determinato esattamenteperché, e nella misura in cui, le sue linee d'azione e i suoi stati corporei sono entro certi limiti indeterminati nel passato e nel futuro. Un minerale è sotto dominio meccanico puro, prevedibile, un vivente no. La soggettività del suo pensiero, "contamina" il suo essere fisico, rendendolo non più tanto misurabile e tanto intersoggettivo come ci si aspetterebbe.
E parimenti dal pensato, che spesso erroneamente si crede si trovi esclusivamente nell'"interiorità" del vivente, non rendendosi conto di come ogni pensato sia anche modificazione corporea, sfuma il meramente soggettivo e il non misurabile, perché anche la percezione è pensiero, e il pensiero (interfaccia del pensante col mondo) è la prima e unica forma di percezione, quindi il pensiero risente dei rapporti materiali tra enti materiali che correlazionandosi e strutturandosi lo generano, e in un certo senso li misura: non è soggettivo e non è non misurabile nel modo in cui ci si aspetterebbe, soprattutto se con soggettivo si intende volontario, e con non misurabile non dipendente da rapporti tra oggetti reali. Il pensiero è in grandissima parte involontario, inconscio, inavvertito, si contamina col mondo che lo genera, perdendo la sua "soggettività". Insomma anche il pensiero è contenuto mondano ed ente, solo che non tutti gli enti sono mono causali e meccanicamente prevedibili.
Materia e pensiero si generano l'uno dall'altro perché sono già polarità interdipendenti e collegate da un termine medio, direi che sono i due estremi il cui medio è la realtà.

giopap:
Ma che c' azzecca la multicausazione e l' ignoranza delle molteplici cause, l' imprevedibilità di fatto del divenire del vivente, ben maggiore di quella del minerale, con (la determinazione de-) il pensiero, che coesiste ma non si identifica con il determinismo del (divenire del) rispettivo cervello (reale in altre, ben diverse esperienze coscienti che quella includente il pensiero)?

Per la chiusura causale del mondo fisico (ovviamente per chi creda nella conoscenza scientifica e non scada nella religione, superstizione, e altri irrazionalismi) nulla di non materiale naturale può in alcun modo contaminate (con o senza virgolette; cioè interferire con) il divenire naturale materiale. Né alcunché di non misurabile può "sfumare" nel misurabile, né alcun "pensato" può identificarsi con o avere effetto alcuno su alcuna modificazione corporea, né alcunché di meramente soggettivo sfumare nell' intersoggettivo (per chi sia razionalista, ovviamente, poiché questo é puro e semplice irrazionalismo).

Per me "pensiero (sia prue in gran parte) inconscio" é una contraddizione in termini; può bensì essere involontario, come sa chiunque sia stato afflitto almeno una volta da ricordi sgraditi cui non avrebbe voluto pensare o almeno una volta non sia riuscito a ricordarsi qualcosa che desiderava rammemorare.

Se materia e pensiero si generassero l' un l' altra sarebbe reale la materializzazione miracolosa dell' arto amputato e (presuntamente) rispuntato a Lourdes o anche il miracolo della bilocalizzazione.
#320
Tematiche Filosofiche / Re:Viaggio su Platone.
09 Aprile 2020, 16:36:56 PM
niko:
Secondo me sono i rapporti (e a livello più complesso le successioni) tra diverse concentrazioni, stati e posizioni di materia ad essere basilarmente (cioè involontariamente e istintivamente) pensati (ovvero percepiti), non "la materia" stessa, che è un'astrazione, e pure delle più raffinate e complesse, e quindi come dominio appartiene spudoratamente al a posteriori di un pensiero discorsivo e riflessivo già generato e ben strutturato, non certo "alla" materia -e si dovrebbe dire alle materie!-. Per giunta essa sta solo nel pensiero umano, che non ho mai conosciuto un gatto che pensasse alla materia, per dire

La coscienza è dunque un fenomeno aggregato, un'idea dell'uno che emerge dalla complessità, quindi dall'almeno due. Almeno due
stati o posizioni o espressioni proporzionali quantitative della materia (l'urto tra gli atomi, che genera tutte le cose compresa l'anima e la coscienza), materia che non è una finché non arriva il filosofo di turno, (penso sia stato Platone il primo) a pensarla come una.

giopap:
Per me la "materia" non é altro che un concetto astratto, un' astrazione operata dal pensiero da una parte, quella considerabile intersoggettiva e misurabile quantitativamente, dell' esperienza fenomenica cosciente.

Posto che quello di "anima" é un concetto teologico molto vago, per ragionare fondatamente e comprensibilmente sul quale necessiterebbe una poderosa preliminare chiarificazione definitoria, la materia non può generare alcuna coscienza per il semplice fatto che della coscienza (dell' insieme delle sensazioni coscienti) fa parte, nella coscienza é compresa, realmente esiste, accade, "si dà". Essa può soltanto trasformarsi in altra materia in condizioni determinate e secondo proporzioni determinate, universali e costanti stabilite dalle leggi fisiche; il tutto essendo costituito da insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche coscienti, facenti arte di esperienze fenomeniche coscienti o più brevemente coscienze.




niko:
Pensare la materia come una è la tipica operazione di chi vuole attribuirle il pensiero dall'esterno: la materia è una perché deve ricevere le forma che il pensiero (l'anima del mondo) le dà; essa è il senza forma, quindi qualcosa di vero, sia pure in negativo, si può predicare unitariamente della materia. Ovviamente il senza forma spiega anche perché la forma nel passaggio dallo spirituale al materiale  si imprima imperfettamente: si imprime imperfettamente perché si imprime nel senza forma, e se il senza forma (materia) è condizione necessaria e residuale di esistenza dell'ente mondano, per definizione non è mai eliminato del tutto da una impossibile perfezione assoluta delle forme nell'esistente. Ciò che fa essere il mondo, è anche ciò che lo fa essere imperfetto. In Paltone pensare (conoscere) è anche causare, e plasmare, e quel residuo ineliminabile di "senza forma", vale anche come "senza causa" e "senza conoscenza".

giopap:

Qui non ti seguo, mi sembra un discorso molto vago e nebuloso.
Io di materia conosco quella che empiricamente constato nell' ambito della mia esperienza fenomenica cosciente, come parte di essa (che é "pluralistica", fatta di tanti elementi concreti astraibili per l' appunto nel concetto di "materia (in generale)".





niko:
Quello che anima questo tipo di pensiero, è l'idea che il pensiero non abbia in assoluto le caratteristiche della materia: sia intemporale, inesteso eccetera. La differenza tra materia e pensiero è in linea di principio incolmabile, e nella loro sovrapposizione tale differenza rimane come relativa imperfezione dell'una rispetto all'altro. Nel bene assoluto che è Uno, i molti non ci sono, nel mondo delle idee, che è una prima frammentazione di questo uno, ci sono i molti ciascuno con la sua causa (il numero), e quindi questa frammentazione è ancora un bene, ma un bene relativo, ciascuna idea è normativa rispetto a un suo valore e un suo scopo;  nel mondo materiale ci sono i molti senza causa (l'innumerevole e la cattiva infinità), ovvero cose che, rispetto all'idea da cui derivano, hanno sempre un fondo di incausato e di inconoscibile; quindi il percorso che va dall'Uno, alle idee, alle cose è un percorso dal bene assoluto, al bene relativo, alla possibilità del male. Cause efficienti che vanno dall'essere una, all'essere molte, all'essere potenzialmente troppe, troppe perché possa emergerne una dominante che riconduca gli innumerevoli e i frammenti scissi ai molti numerati o all'uno

giopap:
Il pensiero non é affatto intemporale, ma invece si svolge nel tempo, anche se certamente é inesteso (quanti metri quadri misurerebbe o quanti chili peserebbe mai la paura che immagino tu provi di morire di coronavirus o, se sei innamorato, il tuo amore per la persona amata?).

Circa il "bene assoluto che è Uno, i molti non ci sono, nel mondo delle idee, che è una prima frammentazione di questo uno, ci sono i molti ciascuno con la sua causa (il numero)
", ecc. non ti seguo perché mi sembrano ragionamenti su concetti vaghissimi e nebulosissimi cui non riseco ad attribuire un significato definito.
Secondo me non esiste alcun" percorso che va dall'Uno, alle idee, alle cose" ma casomai un processo cogitativo di astrazione che va dalle cose concrete ai concetti astratti.




niko:
Invece tendenze di pensiero diverse da quella di Platone, che vogliano pensare come il pensiero si generi dalla materia, e non come la materia "riceva" il pensiero dall'esterno, non attribuiscono caratteristiche ne unitarie ne solo negative alla materia, perché è ben chiaro che il pensiero può generarsi dai rapporti materiali, e una materia di cui si possa predicare una cosa sola non è mai in rapporto con sé stessa (cioè non ha strutture, proporzioni, configurazioni eccetera), ed è necessario che tanto la forma quanto il divenire e il movimento appartengano alla materia e riverberino dal grande al piccolo. Il pensiero si genera da tali rapporti intercorrenti tra stati differenti della materia e (quindi)  li pensa. Il mondo riflesso nella pupilla è un buon esempio, il pensiero ci appare inesteso, ma deriva da microstrutture reali, meno estese di quelle che lo hanno generato, ma pur sempre estese: qualcosa ha modificato la superficie (pupilla) e la profondità (cervello) del corpo e il rapporto tra questa modifica e la macrostruttura che l'ha generata (le cose esterne di cui l'immagine nella pupilla è solo un riflesso) è l'oggetto del pensiero, che si riferisce a qualcosa di micro esteso copia di un'originale più grande, e non di inesteso.


giopap:
Per me é chiarissimo che nessun pensiero possa generarsi dalla materia, la quale non può far altro che trasformarsi in altra materia secondo le leggi fisiche, ma casomai può pensare la materia, nelle sua manifestazioni concrete e nelle sue caratteristiche astratte.

I processi fisiologici che (nelle esperienze coscienti che le esperiscono direttamente o le inferiscono indirettamente sa sensazioni fenomeniche) avvengono nella retina (piuttosto che nella pupilla) e nel cervello necessariamente coesistono con un' esperienza cosciente ordinariamente diversa da quelle che contengono le retine e i cervelli in questione, ma rispetto a questa sono tutt' altra cosa (o credi forse che mentre io vedo una montagna alta quattromila metri questa montagna sia la stessa cosa di quella minuscola, millimetrica riproduzione similfotografica di essa che tu potresti vedere sulla mia retina o di quelle attivazioni di impulsi elettrici che potresti rilevare nella corteccia occipitale del mio cervello? Ma non ti rendi conto che si tratta di cose completamente diversi e non affatto della medesima cosa?).

Il mio pensiero (per esempio di quella montagna), poi, é altra cosa ancora, inestesa e ben diversa dai necessariamente coesistenti eventi neurofisiologici nel mio cervello che tu potresti rilevare e certamente rileveresti se conducessi le opportune osservazioni in altre parti della mia corteccia cerebrale, e che da queste in nessun modo e in nessun senso potrebbe derivare; dal momento che ne possono derivare solo e unicamente altri processi neurofisiologici, altri potenziali d' azione, fino eventualmente a quelli che uscissero dal mio SNC attraverso i nervi periferici per determinare i movimenti muscolari costituenti il mio comportamento.


CONTINUA
#321
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
09 Aprile 2020, 08:12:12 AM
Godo non meno di te di ciò che moderatamente, cum granu salis desidero, ma nella piena autocoscienza ovvero consapevolezza di me stessa, cercando di evitare o almeno limitare eccessivi turbamenti.

E se di fatto a me capita, significa a maggior ragione che é possibile farlo.
#322
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 19:55:05 PM
Grazie del consiglio, ma a parte il fatto che per me non sarebbe affatto mortale meditare (é una delle cose che più piacevolmente faccio; con moderazione), mi sembra che ora anche tu convenga che tra non essere schiavi di "triangolini e affini" (come consiglia, fra i tanti altri, Epicuro) e considerare inevitabilmente, sempre e comunque "schiavitù" l' accondiscendere a qualsiasi desiderio, a qualsiasi condizione sia soddisfattibile, in qualsiasi misura (e dunque vegetare nello "spegnimento" o nella pretesa abolizione di ogni e qualsiasi desiderio, ammesso che ciò sia possibile) ce ne passa! 
#323
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 19:33:16 PM
La cultura é uno dei tanti desideri che coltivo molto piacevolmente; ed é, soprattutto raggiunta una certa età, uno di quelli più facilmente conseguibili e gustabili provando immensa felicità.
#324
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 19:29:58 PM
Caro Daniele75, ci spieghi com' che nella discussione sull' "Istinto materno" da te aperta affermi che:


<<Per me l'amore si faceva a letto, era l'incontro piacevole tra genitali>>.

(omissis)


<<ho realizzato il mio sogno. Viaggio, non devo lavorare in eccesso, le responsabilita sono accettabili e poche>>.


(omissis)


<<Quel trangolino ben vestito con il pizzo attira i pelosi maschietti come mosche. Perché parliamoci chiaro, molti vanno sull'altare per assicurasi una scopata sicura sin che divorzio non li separi. Sarò cinico? Egoista? Io con le donne non ci so fare>>.


(le sottolineature sono mie)


Sei dunque, come tutti noi e contro quanto proclami, schiavo della piacevolezza degli incontri fra genitali, dei tuoi sogni, e del "triangolino"?


(Per parte mia, con moderazione e senza esserne schiava, coltivo anche tanti altri piaceri).
#325
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 19:14:42 PM
Ripeto che essere schiavi di desideri irraggiungibili o inesauribili é ben altra cosa che coltivare desideri raggiungibili e coltivati con la giusta, realistica moderazione, nei limiti del possibile (e in caso di impossibilità c' sempre l' eutanasia; magari artigianalmente autopraticata, dove, come qui in Italia, non é "passata dalla mutua" come sarebbe giusto).


La prima ipotesi significa essere infelici, la seconda felici.


E invece la tua terza dell' autotarparsi le ali o autocastrarsi evitando aprioristicamente ogni e qualsiasi desiderio perché sempre e comunque ne deriverebbe una pretesa "schiavitù" (anche ammesso e non concesso che sia possible) non é né vivere infelici, né vivere felci, ma vegetare.


Per me un manager é comunque sfigatissimo, oltre ad essere un miserabile sfruttatore dei lavoratori.
Ma sfigato, seppure di meno, é anche chi si autoimpone di non desiderare nulla (anche ammesso che ci riesca).
#326
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 15:52:59 PM
Citazione di: daniele75 il 08 Aprile 2020, 13:02:03 PM

La schiavitù è quando la mente brama qualcosa, si duole per qualcosa, rifiuta qualcosa, tiene a qualcosa, è compiaciuta di qualcosa o dispiaciuta di qualcosa.


Liberazione è quando la mente non brama alcuna cosa, non si duole, non rifiuta, non tiene, e non è compiaciuta o dispiaciuta di alcuna cosa.


Questo è uscire dalla dualità. ;)




Ma quello che proponi come "liberazione" é' non essere felici, non essere infelici, non vivere consapevolmente ma vegetare.

Come ci ha insegnato Epicuro (che ben sapeva essere un cammino non semplice e né privo di difficoltà e di ostacoli da percorrere), tra l' essere schiavi di desideri irrealizzabili o tali che una volta raggiunti propongono sempre nuovi traguardi sempre un po' più in là di quello che si può ottenere e in alternativa non desiderare nulla e dunque non avere gioie e felicità, non vivere consapevolmente ma vegetare, un tertium  datur: il sapere limitare e temperare razionalmente i propri desideri in modo da poterli soddisfare godendo il bello possibile della vita e non desiderando infelicemente l' impossibile.
E in casi estremi, qualora una irrimediabile e insuperabile sfortuna imponesse dolore e infelicità insopportabili, darsi la morte come liberazione.

Perchè da morte non si prova felicità ma per lo meno non si prova nemmeno infelicità.


Di più dalla vita non si può realisticamente pretendere.

Ma così si può godere di una buona vita se si é fortunati, oltre che saggi.
E in caso di sfortuna insuperabile si può ottenere la liberazione della - della morte (pene eterne di una brutalità inaudita e senza fine potevano essere concepite solo dalle menti bacate e sadiche dei boia-torturatori dell' Inquisizione).
#327



Mi daresti un link per seguirla di giorno in giorno, eventualmete in un messaggio "privato", senza dovere "sfogliare" il giornale digitale?


Ti ringrazio anticipatamente.
#328
Tematiche Filosofiche / Re:Paura della morte
08 Aprile 2020, 09:27:47 AM
Fatico a comprendere.


Tuttavia la consapevolezza di me stessa e di ciò che sento più o meno piacevolmente o spiacevolmente é quanto di più certamente e indubitabilmente reale possa esperire.
E inoltre é quanto più mi interessa (e questo non ha nulla a che vedere con un preteso egoismo, contrariamente a ciò che potrebbe pensare chi, molto, ma molto erroneamente, confondesse felicità ed egoismo e infelicità ed altruismo).
Del fatto che la mia coscienza e autocoscienza (e soprattutto nel loro ambito la consapevolezza della mia gioia e del mio dolore ) é inevitabilmente coesistente a determinati processi neurofisiologici che accadono nel mio cervello mi interessa molto relativamente (più che altro per una mia istintiva curiosità o desiderio di conoscenza).


Per me il miglior farmaco contro la paura di morire é sempre quello di Epicuro: fin che vivo e posso essere felice o infelice la mia morte non c'é; mentre quando sarò morto non ci sarò più io, e allora non potrò più soffrire alcun dolore.
#329
@ InVerno
L' articolo del l' Antidiplomatico mette in evidenza come quelli del Sole24ore, a dispetto di quanto non potevano non ammettere, e cioé che i pretesi "morti cinesi nascosti" erano una bufala basata sulla colossale, ridicola, maldestissma fake new "delle urne" (almeno un minimo di rispetto per l' intelligenza dei lettori ce lo si sarebbe potuto aspettare), imperterriti ripetevano comunque "a prescindere" la balla dettata da puro e semplice pregiudizio anticinese (come se San Tommaso, messo il dito nel foro fra le costole di Cristo, avesse detto: sì, é proprio lui, ma comunque io non ci credo lo stesso).

Comunque non intendo continuare in questa polemica: tutti gli amici del forum possono facilmente verificare sull' articolo da me citato e relativi link e su qualsiasi altro articolo che si può trovare in rete e magari qui postare se quelli sulle decine di migliaia di morti cinesi sono pregiudizi aprioristici assolutamente infondati o notizie attendibili (e magari confrontare la situazione cinese con quella di quei solleciti, onestissimi informatori dell' opinione pubblica loro connazionale e mondiale, fra l' altro dotati di un sistema sanitario efficientissimo ed equissimamente esteso a tutti, che si stanno dimostrando i governanti -e pure le opposizioni- americani).
Peccato che, stranamente, non si riesca a conoscere alcun bilancio complessivo di infettati e di morti comparativo fra i vari paesi ...chissà perché? Sarà Forse perché i giornalisti in servizio permanente effettivo dei potenti nostrani non vogliono far fare brutte figure ...alla da loro amatissima Cina?
#330
BUMMM ! ! !


Peché non sparare, da che ci siamo, una forbice che arrivi a due miliari di morti cinesi su un miliardo e mezzo di Cinesi?


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_cina_ha_nascosto_il_numero_delle_vittime_falso_ecco_perch/82_34096/


Trovo fra l' altro strano e sospetto che nei telegiornali che (distrattamente, lo ammetto) seguo non ho mai letto un confronto fra i morti nei vari paesi.
Che ne dite?
Potrebbe mai verosimilmente essere per il fatto che quelli cinesi sono più numerosi di quelle americai o non forse viceversa?


Fate vobis...