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Messaggi - Aspirante Filosofo58

#316
Tematiche Spirituali / Re: La mela di Eva
02 Febbraio 2024, 08:20:10 AM
9 Dio il Signore chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?» 10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». 11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell'albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» 12 L'uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto[c] dell'albero, e io ne ho mangiato». 13 Dio il Signore disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».

Io credo che la Bibbia non debba assolutamente essere presa in senso letterale, ma che, viceversa, sia un mito come ce ne sono a milioni nel mondo, anche sulla creazione (da quelli greci, a quelli del Nord Europa, a quelli dei nativi americani, ecc...). Questo passo (che è stata la prima lettura della festa dell'Immacolata Concezione dell'anno scorso) come tanti altri sia nell'antico che nel nuovo Testamento, è un tentativo di giustificare le malefatte degli esseri umani. Qui io noto uno scaricabarile impressionante. In pratica non è stata Eva a lasciarsi ingannare, ma a suo dire è stato il serpente a ingannarla (sul foglietto della messa di quella ricorrenza, invece del termine ingannare, c'era sedurre): qui è il primo scaricabarile, ma il secondo è addirittura da incorniciare e, se fosse esistito un premio per il miglior scaricabarile, lo avrebbe vinto Adamo sicuramente: al punto 12, Adamo chiama Eva "la donna", che è il soggetto della frase principale ("è lei che mi ha dato del frutto, non gliel'ho chiesto mica io", sembra dire Adamo). Tuttavia, all'interno della frase principale, vi è una subordinata che fa capire meglio il senso. La donna CHE TU MI HAI MESSO ACCANTO è lei che mi ha dato del frutto. In pratica, per Eva il colpevole era il serpente, per Adamo c'erano due colpevoli: Eva e Dio stesso. Adamo sembra quasi affermare: "Già che c'eri, Dio, non potevi mettermi accanto una donna migliore?" Da quel momento, nessun essere umano si è più assunto la responsabilità delle proprie azioni. La colpa è sempre stata di qualcun altro.  :D :D :D
#317
Citazione di: Duc in altum! il 03 Giugno 2023, 17:52:52 PMNon possiamo far altro che testimoniare la nostra esperienza di vita vissuta (che è personale e spesso convissuta nella stessa maniera anche dagli altri), al cospetto di questo Mistero che è l'esistenza umana nell'Universo.

E' ciò che faccio da qualche anno a questa parte: testimonio la mia esperienza di vita vissuta che, a dispetto dei tomi scritti su questo o su quell'argomento, da presunti luminari di questa o quella branca scientifica, è la mia maestra, la mia bussola. La mia esperienza mi indica la strada.  
#318
Buon pomeriggio. Una frase attribuita a Budda, può spiegare perché sia importante perdonare: "Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace." (Buddha)" Ecco, forse dovremmo partire da ciò per comprendere l'importanza del perdono. Per contro, non saper, voler o poter perdonare significa essere costretti a sopportare un peso inutile, che condiziona chi non perdona e chi non è perdonato. Secondo me, per perdonare è indispensabile partire dal principio che nessun essere umano è perfetto e che la propria posizione, il proprio pensiero, il proprio punto di vista, ecc... non deve essere necessariamente quello migliore (o addirittura l'unico). Solamente nel momento in cui ci si rende conto di ciò, e ci si predispone all'ascolto e all'accettazione delle opinioni altrui: non migliori o peggiori delle nostre, e nemmeno uguali, bensì diverse perché conseguenti ad esperienze di vita diverse dalle nostre (né migliori, né peggiori, ma semplicemente diverse), si riesce veramente a perdonare.
Come la pena non cancella il delitto, così il perdono non cancella l'atto che è stato perdonato. Si dice che sbagliare sia umano: non dimentichiamocene. Chiunque può sbagliare ma poi, solamente col dialogo, tra il potenziale perdonante e il potenziale perdonato, può avvenire l'atto del perdono. Secondo alcune culture il perdono può essere ottenuto anche pagando una determinata somma in denaro ai danneggiati. Ecco, questo se secondo me non è perdono. 
#319
Ultimo libro letto / Re: La dittatura delle donne
27 Gennaio 2024, 08:54:02 AM
Non è mia abitudine giudicare un libro dalla copertina o dalle recensioni altrui. Ho provato a leggere fino in fondo dei libri, di cui mi ricordo per filo e per segno i personaggi e le loro attività più o meno legali. Tuttavia di quei libri non ho capito il senso. Io mi ritengo curioso per natura e ogni libro che leggo, esattamente come ogni persona che incontro, mi mostra un punto di vista che può in alcuni punti coincidere col mio, ma che spesso è agli antipodi. Per fortuna! Potrei decidere di leggerlo e solamente dopo, esprimermi al riguardo. 
#320
Ultimo libro letto / Non ti manchi mai la gioia
25 Gennaio 2024, 11:18:16 AM
Ho appena finito di leggere il libro (saggio) di Vito Mancuso (https://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Mancuso): "Non ti manchi mai la gioia" (qui: https://www.vitomancuso.it/libri/non-ti-manchi-mai-la-gioia/ ). E' il terzo che leggo di quest'autore, dopo "Etica per momenti difficili" (entrambi regalatimi) per capire appieno il quale, ho letto "L'anima e il suo destino", recuperato in biblioteca. 
Il sottotitolo del saggio è: "Breve itinerario di liberazione".  Si tratta di un libro che si legge in due o tre ore al massimo, nel quale l'autore, filosofo e teologo non "intruppato" in alcun ordine religioso, (e quindi libero di esprimersi tranquillamente, senza sentirsi obbligato a rendere conto ad alcun superiore, se non alla propria coscienza) fa riferimento a scritti di Seneca, Platone, Hannah Arendt, Simone Weil, Nietzsche e tanti altri filosofi, ma prende anche spunto da Antony De Mello (gesuita indiano) e Thich Nhat Hahn (monaco buddista scomparso di recente). Nel saggio, l'autore individua le cinque trappole di cui ogni essere umano, più o meno consapevolmente, è vittima: 
  • democrazia formale contro democrazia sostanziale;
  • economia contro ecologia;
  • identità contro accoglienza;
  • tecnologia contro coscienza;
  • sicurezza contro pace.

Per ognuna di queste trappole, l'autore individua un pensiero sbagliato (quello che è nella maggior parte dei casi, nella realtà) e un pensiero giusto (quello che, viceversa dovrebbe essere). 
Il titolo del libro si rifà ad una frase contenuta nelle "Lettere a Lucilio" di Seneca: "Non ti manchi mai la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa: e ti nascerà, se sorge dentro di te." Ecco, dunque, la necessità di scavare dentro noi stessi per cercare ciò che conta veramente. E' un po' come la frase di Osho "l'altro è una scusa". Noi siamo abituati ad incolpare il prossimo, per i nostri problemi, mentre dovremmo risolverli, cercando dentro di noi la soluzione.
Un altro concetto interessante espresso nel libro, è quello secondo cui bisognerebbe passare dal voler avere ragione a tutti i costi, difendendo di conseguenza, il nostro pensiero con le unghie e con i denti, come se fosse l'unico giusto, al voler condividere con gli altri, le proprie opinioni, senza pregiudizi di alcun tipo. 
Complessivamente il libro a me è piaciuto, per l'apertura mentale dimostrata, che credo sia proprio ciò che ci vuole in questo periodo storico, dove gli slogan pubblicitari vanno dalla "banca costruita intorno a te" (che mi fa sentire prigioniero), all'invito (quasi obbligato): "riempi la tua vita di emozioni", quasi sempre inutili, perché non partono da noi e ci distraggono dal vero obiettivo della nostra vita. 

#321
Citazione di: ZenZero il 22 Gennaio 2024, 07:30:09 AMIn effetti l'etimologia di perdonare, viene dal latino "per-donare", cioè donare senza condizioni, che poi è ciò che accade nella Compassione. Questo la dice lunga su come, nei secoli, l'uomo alteri il significato delle parole. Perdonare ci indica lo stato in assenza di "nodi" e risentimento, uno stato d'Amore in cui si riesce a dare incodizionatamente, nulla a che fare con la ricerca di colpe o colpevoli, piuttosto uno stato d'Essere.
Non credi che l'odio, il risentimento che provi per qualcuno, siano proprio quegli elementi che impediscono il perdono ?
Siamo sicuri che se un attimo dopo non proviamo più dei sentimenti negativi, essi siano realmente scomparsi ? O dentro di noi sia veramente scomparsa la matrice di questi sentimenti ?
Condivido buona parte di ciò che scrivi. Però mi rimane un dubbio, per esempio, io posso perdonare chi mi ha fatto del male, ma credo che il mio perdono abbia effetto su quella persona solamente nel caso in cui la persona mi chieda scusa e si dichiari pentita. O sbaglio? 
#322
Citazione di: Duc in altum! il 18 Gennaio 2024, 19:07:20 PMHai interpretato ovviando il mio "da quando".
Quindi perdonavo anche prima, ma non era facile così come adesso.

Perché prima non era facile come adesso? Che cosa è cambiato?
#323
Citazione di: Duc in altum! il 18 Gennaio 2024, 15:31:18 PMQuesta è un'altra domanda/tematica.
Tu hai chiesto perché è difficile perdonare.
Io ti spiego - da cattolico, non per gli altri - come per me non lo è ...anzi, perché è più facile.





Hai scritto tu "da quando io perdono perché sono stato perdonato....", quindi io l'ho interpretata nel senso che: 
  • sono stato perdonato;
  • conseguentemente al punto 1, io perdono, ma senza un perdono nei miei confronti, non posso perdonare.

Forse intendevi altro? 
#324
Citazione di: Duc in altum! il 18 Gennaio 2024, 14:57:04 PMDa quando io perdono perché sono stato perdonato - nocciolo dell'essere cattolico - non lo trovo più così difficile.
Quindi se nessuno mi perdona, io ho il diritto di non perdonare? Mi  pare un po' brutto! 
Un detto buddista, che a me piace molto, suona più o meno così:  "Perdona non tanto perché l'altro meriti il tuo perdono, quanto perché tu meriti la pace". Forse perdonare il prossimo porta la pace interiore in chi perdona? Secondo me, sì. In altre parole chi non è in pace con sé stesso, non lo è col mondo intero, mentre chi perdona è in pace con tutti, sé stesso compreso. 
#325
Citazione di: Jacopus il 17 Gennaio 2024, 19:22:49 PMIl perdono ha come precondizione il male. Bisogna distinguere due tipi di male, che spesso si confondono consapevolmente, strumentalizzando, oppure inconsapevolmente. Il male naturale è il primo, un male rispetto al quale non è possibile fare altro che sottomettersi e che si chiama morte con le sue innumerevoli maschere. Il secondo è il male dell'uomo sull'uomo, da Caino in poi. Bisogna quindi perdonare Caino e le sue innumerevoli maschere (come lo stupratore di bambine). Il perdono più che un atto, dovrebbe essere pensato come processo. È vero ci può essere il perdono del "grande buono" come il principe Myskin, ma ciò non esclude che il perdono dovrebbe essere una pratica sociale prima di essere una virtù o un "talento" dei saggi. È la società che dovrebbe insegnare il perdono come processo. E come accenna Aspirante ciò può accadere solo quando non si ragiona più sul colpevole ma sulla situazione e sulla necessità di conciliare la responsabilità individuale (ineliminabile) e la responsabilità collettiva. Solo quando l'una non elide l'altra allora il perdono diviene un frutto che migliora la società in profondità e in modo duraturo, evitando il principio pericoloso e ambivalente del perdono come sacrificio. Il perdono non è una rinuncia ma la costruzione di un nuovo noi, e per far questo bisogna unire la vittima e il carnefice, il primo affinché non si nutra di vendetta e il secondo affinché chieda di essere perdonato e chieda il motivo del suo "essere carnefice".
Perché la morte dovrebbe essere sempre un male? Penso a chi ha una vita di dolore e sofferenza. In quel caso la morte è una liberazione. 
#326
Citazione di: Jacopus il 17 Gennaio 2024, 19:24:23 PMSenza colpevole non esiste neppure il male, a meno che non si voglia interpretare il male in modo metafisico, il che non è possibile, quando si viene assassinati.
Io credo che, pur esistendo un colpevole, chi egli sia abbia ben poca importanza, almeno non quanta ne ha l'atto commesso. Se non ricordo male, in tribunale si comminano le pene nei confronti dell'atto (o misfatto) commesso, e non nei confronti dell'autore. E' la società moderna a voler a tutti i costi il classico capro espiatorio.
#327
Probabilmente, per capire l'importanza del perdono, ci si dovrebbe fermare a pensare, a capire, per trovare la soluzione mirata ad ogni problema. Per fare ciò, occorre liberarsi dalla necessità di correre, di fare tutto velocemente perché occorre arrivare al traguardo del successo, della fama, ecc... prima dei propri simili. Chiaramente chi, come me, non può correre, in tal senso è avvantaggiato. So che può sembrare un paradosso, ma non poter correre, obbliga a pensare, a trovare soluzione per problemi sconosciuti ai più. Allora si inizia a ragionare non tanto sul colpevole di una determinata situazione (nella società moderna si cerca spesso un capro espiatorio da dare in pasto alla società, anche se poi non è il vero colpevole di un atto criminale), quanto sulla situazione stessa e come fare per superarla. Con un siffatto pensiero diventa facile anche perdonare. 

Inoltre, la consapevolezza che sbagliare è umano, dovrebbe predisporre al perdono. Probabilmente manca questa consapevolezza. 
#328
Le recenti guerre di cui ci narrano sempre più frequentemente i tg, mi hanno fatto pensare alla difficoltà che ha l'uomo, a perdonare il prossimo. Basta una scintilla per scatenare guerre mondiali. Come afferma (secondo me, correttamente) Papa Francesco, stiamo assistendo alla terza guerra mondiale a pezzi. Ogni pretesto è buono per scatenare la rabbia che abbiamo dentro. Allora tutto ciò che parla di perdono è messo in naftalina. Tuttavia, a me pare che il perdono sia la prima pietra; angolare; importante, su cui costruire l'essere umano. Chi non sa perdonare il prossimo, probabilmente non sa perdonare nemmeno sé stesso. Le guerre che interiormente ogni essere umano vive, sono le madri di quelle esteriori. In pratica le guerre interpersonali sono figlie di quelle intrapersonali. 

Poi capita di trovarsi in una vita assai complicata e impegnativa, come la mia; di chiedersi il perché di tale situazione; di farlo dapprima con gli altri e poi, visto che le risposte che giungono dall'esterno non sono soddisfacenti, ci si rivolge a sé stessi, al proprio intimo, e si giunge alla conclusione che probabilmente questa vita è la logica conseguenza di vite passate, non proprio esemplari. Allora si scopre che l'odio che i parenti hanno nei tuoi confronti, probabilmente lo hai avuto in una o più vite passate, nei loro confronti. Stai solamente provando la stessa sofferenza che probabilmente hai inflitto a loro in altre vite e loro hanno perso l'opportunità di perdonare. Diversamente non si spiega.

Quando ti trovi in una situazione in cui le parti del tuo corpo non sanno, non possono o vogliono collaborare tra loro, facendoti sentire "figlio di un dio minore", allora capisci l'importanza della collaborazione. Forse queste esperienze sonio necessarie per la purificazione dell'anima. Soffrire aiuta a comprendere diverse cose. 

Dunque, perché è così difficile perdonare? 
#329
Tematiche Spirituali / Re: Quale padre?
21 Dicembre 2023, 10:34:43 AM
Citazione di: anthonyi il 21 Dicembre 2023, 09:53:34 AMAspirante, dovresti leggere meglio i post che commenti. Io stavo contestando l'idea di taurus che "il gregge" sia partito a spron battuto a Contestare le risultanze della prova al radio carbonio sulla sindone.
Ma il "gregge", proprio in quanto gregge non fa certo di queste cose, il gregge segue il pastore Chiesa e quindi accetta ciò che la Chiesa accetta, e la Chiesa quelle risultanze le ha accettate.
A me pare che in questo 3d ognuno vada un po' dove crede meglio andare. Il titolo è "Quale Padre?", ma vedo che si spazia un po' in tutto l'ambito religioso (da San Paolo, ai protestanti, alla sindone, ecc...., che non mi pare siano in argomento); quindi, credo di non essere il solo a dover leggere meglio!  ;) Io ho cercato un paio di volte di tornare sull'argomento, ma sono stato ignorato. Quindi, come la mettiamo?  :D 
#330
Tematiche Spirituali / Re: Quale padre?
21 Dicembre 2023, 08:19:29 AM
Citazione di: anthonyi il 21 Dicembre 2023, 08:02:27 AMGuarda che non c'é stato nessun gregge, i fedeli, rispettosi della chiesa, accettano tranquillamente quel verdetto che comunque non mette in alcun modo in discussione la sacralità di quel lenzuolo, perché la sacralità é una questione di fede, non di scienza.
Altro discorso é per ricercatori e scienziati che invece hanno argomenti da presentare nel dibattito e li presentano per amore della verità e della scienza.
Il gregge c'è, eccome se c'è! A volte penso che a fine anno liturgico (se non erro con la domenica di Cristo Re dell'Universo), bisognerebbe fare a tutte le messe, una sorta di test, relativamente all'anno liturgico che si conclude con quella domenica, lasciando spazio al nuovo anno liturgico con la prima domenica  successiva, di avvento. Credo che sarebbe inevitabile scoprire che: ben pochi si sottoporrebbero al test (i più avrebbero ogni scusa possibile ed immaginabile per non svolgere il test), dimostrando così che molti fedeli cattolici in realtà non sanno nulla di fede, di religione. 400 fedeli (per esempio) in una chiesa, che pregano e cantano con convinzione, dovrebbero sentirsi a decine di metri di distanza, anche con le porte completamente chiuse, mentre spesso, a pregare sono il prete e qualche decina di fedeli; idem per i canti. Si va a messa perché ce lo hanno insegnato, si accetta di stare in chiesa un'ora la settimana, come se si trattasse di un male necessario, qualcosa che non si può evitare. Eppoi... il paese è piccolo e la gente mormora. Se non ti presenti alla messa chissà che cosa penseranno! Per esempio, quanti fedeli entrano in chiesa con la pace nel cuore e quanti odiando il fratello? Suvvia!