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Messaggi - daniele22

#316
Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2024, 22:48:29 PMNo, non mi sento per niente oppresso ,anzi mi sento felice della tua dimostrazione di abilità dialettica . Complimenti ragazzo adesso basta con Kant . Attenzione Daniele, stai per batterti con me  :)
Grazie a te per il tributo e grazie a te pure per esserti fermato. Non è da tutti. Penso comunque che una buona dialettica sia scontata se è retta da una fede ben solida. E la mia sembra esserlo, almeno a me.
Se poi vuoi metterla come una divertente sfida all'Ok Corral penso che potresti vincere solo se ti presentassi col tuo nome, perché qualsiasi altro grande filosofo della storia che tu possa invocare lo stroncherei senz'altro qualora rilevassi nel suo dire una contrarietà al mio pensiero. E sai perché? Perché tutti costoro avrebbero a mio vedere fallito non individuando chiara-mente il punto di riferimento delle loro argomentazioni. È sicuramente immaginabile che qualcuno ne abbia parlato, ma la via di ricerca che si apriva sarebbe stata puntualmente snobbata ... sempre sotto la bandiera del proprio tornaconto, magari inconsapevole, ma animalescamente intuibile. Errore madornale dal punto di vista della ragione.
Insomma, secondo me è il sistema a essere in profonda crisi. Il sistema è quello che si è insediato naturalmente alcune migliaia di anni fa e che, affidandoci al concetto di entropia, è passato da uno stato di ordine primordiale a uno stato di disordine odierno in ragione della frammentazione del potere primevo in vari potentati minori che per forza di cose, confliggendo tra loro, non possono che aver prodotto e produrre a oggi grandi dissipazioni di energia rispetto a quella primordiale. Va da sé che, oltre allo sfruttamento del territorio sul quale non m'intrigo, l'energia di cui parlo e che si spreca è quella che si riferisce al concetto di giustizia, una giustizia che non è più in grado di garantire seriamente ciò che i suoi codici stabiliscono, bistrattati così come sono nella loro formazione da vari potentati influenti
#317
Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2024, 17:59:18 PMSe il tuo tornaconto è a discapito dell altro non puoi chiamare questo etica lo chiamerai col suo nome "Egoismo" .
Infatti io sostengo che l'essere umano è egoista e di riflesso pure altruista visto che è un animale sociale. Ma di fondo è egoista e per certo non ho alcuna pretesa che l'altro mi restituisca il portafoglio perduto, anche se gradirei senz'altro il gesto. Ed è pertanto a questo egoismo di fondo che un'etica deve adeguarsi.

La formula sottesa dall'imperativo categorico non è tirannica solo quando non prescrive quello che devo fare. E infatti, pur avendo voluto adeguarmi alla formula dell'imperativo categorico, io non ho prescritto, bensì ho solo descritto solo quello che tutti fanno, ed è per questo che la legge universale da me proposta possiede almeno un poco più di titolo per definirla "legge". In altre parole non oppongo un controverso all'universo (umano) originando il "diverso". E soprattutto, mettendo il dito nella piaga, non generando il dualismo "egoista" in opposizione a chi si pensa erratica-mente "altruista"; cosa che fanno le menti di quelli che vivono con gli occhi aperti in un mondo preconfezionato a "sua propria immagine e somiglianza". E infatti sono sempre fermo al finale del mio post nr.22 su questo tema. Contestami quindi, come faccio io. Comunque, soddisfando in parte te e Kant, la formula "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" la tengo buona anch'io come minimo sindacale in capo all'essere altruisti di riflesso. Quella in positivo mi convince molto meno, soprattutto perché non è ben stabile nemmeno l'altra. In questo caso, meglio non fare che fare.
Concludendo, la tua pretesa opprime il mio senso della vita, la mia spiritualità. Se ti opprime la mia, ricorda che il mio punto di vista è solo adeguato ai dati sensibili, a ciò che vedo, non è proprio un "votate La Trippa", pertanto dovresti addurre altre cause ai malanni che si compiono nel mondo, piuttosto che proporre prescrizioni che messe alla prova dei fatti si sciolgono come neve al sole
#318
Citazione di: Alberto Knox il 22 Novembre 2024, 19:37:46 PMSicuramente tu hai toccato almeno una parte di quello che noi chiamiamo realtà . Se guardiamo la storia infatti le cose stanno così, dove le bombe sono da sempre cadute sull uomo. Mi viene in mente un momento dell opera di primo levi, un uomo a cui le bombe sulla testa non sono certo mancate. Nel proseguo di "se questo è un uomo " dal titolo "la tregua" . Vado a memoria;
Dopo la liberazione a opera dell'Armata Rossa, Levi stringe amicizia con un ex prigioniero greco, Mordo Nahum il quale lo rimprovera e gli dice "ma non hai capito niente , non lo sai che la cosa più importante sono le scarpe prima ancora del cibo , perchè se non hai le scarpe, il cibo non lo riesci ad andare a prendere" .."sì ma adesso la guerra è finita" risponde Primo Levi e  Mordo Nahum lo guarda come uno che sa verso chi non sa e gli risponde "guerra è sempre".
Oggi noi possiamo dirlo ancora che "guerra è sempre"?
 abbiamo ragioni per dirlo perchè devi lottare per far valere i tuoi diritti sul lavoro, lottare per trovare lavoro, lottare per pagare le bollette , lottare per non farsi fregare dal prossimo e quindi da questo punto di vista noi a cosa siamo chiamati ad avere cura o a lottare? sì noi possiamo dire che "guerra è sempre" ma possiamo anche dire "anche etica è sempre" ecco la dialettica antinomica che si inserisce nel tuo stesso terreno di toccare la realtà, abbiamo tante ragioni per dire  "arma virunque cano" (così inizia il poeta Publio virgilio Marone nelle Eneide ), canto alle armi e all uomo , ma uomo inteso come vir , cioè come guerriero è chiaro. Abbiamo tante ragioni per dire questo e quindi l 'odio e quindi la forza e quindi l'oppressione e quindi la vittoria e quindi la selezione e abbiamo altrettanto ragioni per dire che canto l amore, che canto il bene , che canto la giustizia, che canto la cura . Da un punto di vista logico razionale non le abbiamo queste ragioni forse? E quindi certo che siamo chiamati a lottare per il nostro stare bene ma in questa sede stiamo parlando di etica ed etica non significa fare quello che ci conviene.

"Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale".
Riformulata pure con:
"Agisci in modo tale che la massima della tua azione possa diventare una legge universale della natura"
Questo c'è scritto su Wp e a mio vedere tali parole esprimono una chiara volontà di potere. Mi sembra cioè, da come si esprime, che la massima, cosa nella quale è contenuto il principio soggettivo, la si voglia imporre come principio oggettivo. Devi volere insomma. Un bel coraggio ci vuole, tanto da confondersi con la superbia, o col fascismo. Ma a ragion veduta non aveva mica tutti i torti, infatti è quello che faccio pure io. Il torto sarebbe quindi semmai in coloro che ne danno un'interpretazione assai opinabile, tu tra questi, pensando che possano esservi delle azioni sempre inequivocabilmente giuste o ingiuste. Non so poi come se la sbrighi Kant, ma non ha molta importanza dato che è morto già da mò. Mi viene però in mente ora uno stralcio di un dialogo passato in cui dicevo:
"Dico semplicemente che non è l'azione a determinare l'immoralità del gesto."
Tu mi rispondevi dicendo:
"Hai ragione ma questo vale anche per l azione morale. Non è tanto l azione in sè nel suo concretizzarsi ma piuttosto è l'intenzione che ci mettiamo dentro."
¿Perché, mi chiedo ora, vorresti dirmi che devo sempre restituire il portafoglio a prescindere dal fatto che io sia ricco o povero?
A sentirti dovrei rimestare sull'intenzione che ci ho messo dentro. Ma non c'era alcuna intenzione immorale nell'impossessarmi di quel portafoglio, dato che se avevo fortuna soddisfacevo il mio tornaconto. E a restituirlo non avrei più di tanto contribuito al bene comune, avrei solo dato un buon esempio di non si capisce bene cosa.
Insomma, l'intenzione era buona o cattiva? Era buona, per me ovviamente, perché l'intenzione è strettamente connessa alla massima, ovvero al principio soggettivo che dovrebbe consentirmi di distinguere il principio oggettivo che regola ciò che è bene e ciò che è male. E allora, dato che voglio, desidero, imporre la mia massima come legge universale e che questa massima è quella che muove la mia intenzione devo dire innanzitutto che penso di essere un osservatore molto acuto quando voglio ... la famosa superbia ... e in quanto osservatore acuto ho notato, principio soggettivo dunque, ho notato che il novantanove per cento delle persone sottoscriverebbero il mio principio soggettivo ... chissà poi con quali poteri io possa avere notato qualcosa che non è ancora successo, misteri! ... Ho notato infine, somma delle somme, che l'individuo è mosso dal proprio tornaconto, materiale e spirituale, e rimarco spirituale perché quest'ultimo concetto si perde nelle nebulose delle menti umancelesti, termine coniato dall'illustre viator, la buona sorte sempre l'accompagni. Chiaro sarebbe che questo mio notare forma tutte le mie intenzioni, buone a mio giudizio perché vogliono imporre la famosa legge universale che sarebbe pertanto: "Agite sempre assecondando il vostro tornaconto", ma è qui che casca l'asino. E pensare che c'è scritto pure nella Bibbia qualcosa che rimanda al manifestarsi della spiritualità (il personale senso della vita) perché Dio a un certo punto rimprovera i due poveretti dicendo loro che si erano incautamente cibati dell'albero della conoscenza del bene e del male e che ne avrebbero di conseguenza patito molti guai. In questo senso quindi, per mio conto sarebbe fin troppo facile liquidare la questione dicendo che san Francesco era bravo e Totò Riina era un empio .... perché forse erano bravi tutti e due, o matti patocchi entrambi, sicuramente poco normali. Qui mi fermo e attendo una tua replica
#319
Percorsi ed Esperienze / Re: "Chimere"
22 Novembre 2024, 21:42:02 PM
Ciao doxa e anche Mariano già che c'è; dicevo solo perché nel suo morire avevo colto una certa serenità che mi ha colpito, ma di fatto la penso come te. Un messicano disse che se avesse potuto evitare la morte forse avrebbe cominciato a preoccuparsi, o una roba del genere.. Comunque ho come la sensazione di essere giunto ormai alla stazione "i giochi sono fatti". .... In merito alla memoria quindi, pur facendovi spesso ricorso nelle mie conversazioni, i ricordi non suscitano in me particolari emozioni. Ne rido assieme. In verità non sono proprio uso ai ricordi, belli o brutti che siano. E con le cose è un po' lo stesso, infatti possiedo pochissimi oggetti del mio passato; insomma, più che altro mi emoziona ancora la vita del presente. Forse un giorno mi cadrà una tegola in testa, forse mi stancherò della vita del presente. Faccio le corna e aspetto ... 
#320
Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:58:09 PMMa io questo non l ho mai detto, non mi sono mai permesso di toccare la sacralità della vita di ognuno qui dentro, la tua vita è sacra, cosa c'è di più sacro della vita  e quando uno muore per un altro si dice appunto "sacrificio" in riferimento della sacralità della vita. No Daniele niente è più importante della tua vita , sono 18 pagine che ripeto le medesime cose , ho parlato sull importanza secondo me fondamentale di sentire (e non solo capire) che c'è qualcosa di più grande e di più importante di te ovvero non della tua vita biologica ma del tuo interesse personale, del tuo tornaconto privato, del tuo ego in pratica . A questo mi riferisco ma lo detto più di una volta. Ho fatto anche l esempio di Einstein a riguardo.
Ma kant fonda la sua morale sulla ragione pratica ma nello stesso tempo inchioda la pura ragione alla logica antinomica. che cosa significa? bhè che ci sono tante ragioni per dire si alla vita e altrettante ragioni per dire no alla vita , tante argomentazioni ragionevoli per supporre l 'esistenza di Dio e altrettanti argomentazioni ragionevoli per sostenere la non esistenza di Dio. ci sono ragione per sostere la libertà e ci ragioni per sostenere la non libertà. Ci sono ragioni valide a sotegno del bene e ragioni valide a sostegno del male. Perchè devi fare il bene Daniele? anche quando nessuno ti vede, perchè ? perchè fare il bene se e più conveniente il male? o il non bene, senza tirare in ballo il male, se questo può andare a nostro favore? Se non riusciamo rispondere a questa domanda ogni spiegazione di un fondamento etico rimane monca. Fare il bene ci rende felici forse? non una forzatura forse?
Va bene, non ho usato le tue parole precise, ma la sostanza resta la stessa dato che il mio tornaconto è per certo implicato con la mia vita. In ogni caso non considero la vita come qualcosa di sacro, altra frase fatta molto in voga ad oggi. Per mio conto la vita di chiunque andrebbe doverosamente rispettata in ragione di quanto costui rispetti la tua. A livelli di quello che indichi come mero tornaconto personale ti concedo che se non ho problemi economici restituisco senz'altro il portafoglio, ma non più di questo. Intendi cioè che se fossi come si suol dire "preso con le bombe" non proverei certo vergogna a non restituirlo ... figurati poi un anarcoide come il sottoscritto che potrebbe pure non restituirlo solo per dispetto ideologico.
Per quello che riguarda Kant, che era un credente anche se un po' controverso, l'imperativo categorico non sarebbe sostenibile se non da un credente, a livello teorico però. Perché in pratica è un'altra faccenda. Se proprio devo pensare a Kant infatti me l'immagino come un filosofo che si è nutrito di libri e di corrispondenza con altri, ma che si sia ben poco calato nel tessuto sociale popolare, e dicendo popolare non intendo certo quello dei suoi pari, nonostante fosse figlio di un artigiano. Ma si dice pure che avesse dei grandi pregiudizi nei confronti degli ignoranti. Grave mancanza e probabilmente decisiva. Dall'altra parte invece, quella dell'ateo o agnostico che sia, la libertà di scelta, che sarebbe infine quella che dà legittimazione alla formulazione dell'imperativo categorico, sarebbe completamente insostenibile da un punto di vista logico razionale giacché ogni scelta sarebbe condizionata da qualcosa, vedi sopra la scelta dell'uomo agiato e la scelta dell'uomo "ciapà cóe bombe". Non pensare inoltre che un imprenditore, o pure un operaio, a fronte di una sventura generica che li colga a cinquanta o cinquantacinque anni non possano trovarsi pure loro "presi con le bombe" e di conseguenza mutare certe coordinate relativamente alle loro posizioni etico/morali. E allora ¿a chi dovremo chiedere cosa è bene e cosa è male se non a noi stessi e nel nome del proprio tornaconto di quel momento, materiale o spirituale che esso sia? Magari, dico, fosse così semplice inquadrare il bene e il male come fossero cristallizzabili nella semplice formula dell'imperativo categorico. Alberto, bisogna essere realisti nell'affrontare filosoficamente ciò che chiamiamo realtà. Comunque, mi sembra di cogliere nel tuo pensiero quasi una pretesa a voler identificare dovere e volontà. Se così fosse non sarei certo in disaccordo, ma ne deve passare ancora assai molta di acqua sotto i ponti prima che si possa scorgere la giustezza di una simile identificazione
#321
Citazione di: TugA il 21 Novembre 2024, 11:20:01 AMSono d'accordo con te che i sentimenti possono essere distorti, ma penso che senza un senso di empatia e compassione non si possa apprezzare appieno la situazione.
Ciao TugA e benvenuto nel forum. Certo che i sentimenti e l'empatia concorrono, ma il senso del mio discorso era un pò più ampio. Seguendo cioè il citato eroe del mio post precedente, magari poi si scopre che aveva salvato un pezzo di merda e contestualmente messo in crisi le persone a lui più care. In ogni caso, ampliando il panorama, si scopre pure che l'essere umano è assai astuto e non manca, a volte inconsapevolmente, ma anche no, che l'altro strumentalizzi i tuoi sentimenti facendoti fare quello che vuole. Scemo lui ... si dirà. Certo, si può metterla pure così  ... e infatti tra i truffatori si dice che nasce un cucco al giorno e beato chi lo cucca ... Ma non si pensi che il mondo dei non truffatori non sfrutti in modo più sottile l'arte dell'astuzia. Allora dico che se allo scemo insegni, a livelli istituzionali però, che l'essere umano, almeno l'uomo per quel che posso sostenere, è fondamentalmente egoista e di riflesso pure altruista, e non mancano certo le evidenze di entrambe le modalità, si vedrà che lo scemo prima o dopo impara e comincia a prendere le misure. Ma deve dirglielo l'istituzione statale, soprattutto perché lo scemo di turno saremmo tutti noi che pur sapendolo (che l'uomo è innanzitutto egoista) ancora taluni fanno finta che non sia così. A molti va bene, ma non so fino a che punto non essendo tra questi, ma a tanti altri va male di sicuro. Per questo mi appello alla ragione per parlare di etica
#322
Citazione di: Alberto Knox il 20 Novembre 2024, 12:21:40 PMsono d'accordo, l'etica ha origine dal sentire e se tu non senti come si fa a parlare di etica?
Certo che allo stato attuale delle cose, in teoria almeno, l'etica origina dal sentire, ma non sono d'accordo che il sentimento debba dirimere la questione dell'etica.
In primo luogo il tuo sentire, quello di Alberto intendo, ti fa dire che vi siano cose più importanti della propria vita, cosa che io contesto. Nel senso che può essere senz'altro che io ritenga più importante della mia vita quella di una persona alla quale sono legato da grande affettività, ma si tratterebbe di un caso particolare. Può anche essere che in una situazione emotivamente coinvolgente uno possa pure compiere quello che si chiama un gesto eroico, magari dimenticando completamente quali possano essere le conseguenze del suo sacrificio per delle persone che di sicuro gli sono più care dello sconosciuto che intende salvare, ma pure qui ci si troverebbe in un caso particolare dato che non tutti fanno gli eroi. Per il resto ritengo che la mia vita valga di più di tutti gli ucraini o dei russi messi insieme, e anche di tutte le vite di quelli che ogni giorno muoiono di fame. Sarò pure uno stronzo, ma dal mio punto di vista sono solo uno che non è ipocrita.
In seconda battuta contesto l'imperativo categorico kantiano, dato che il dover essere poggia tutto sulla certezza della libertà di scelta, cosa tutta da dimostrare. Tra l'altro io la nego, ma mi guardo bene dal porre come fondamento dell'etica il fatto che non sarei depositario di tale libertà.
Pertanto, se di fondamenti dell'etica si deve parlare, se ne parli piuttosto affidandoci a dei principi di realtà stabiliti dalla ragione più che dai sentimenti che a mio vedere sono senza ombra di dubbio i promotori delle nostre argomentazioni razionali, ma al tempo stesso deformerebbero la realtà quando la si confronti con la ragione "pura", la quale corrisponderebbe alla ragione di tutti, che a sua volta in ultima analisi corrisponderebbe alla ragione umana. Ed è per questo che ho fatto riferimento al senso di vergogna che tu hai approvato; proprio perché quello è uno dei luoghi in cui si manifesta un probabile conflitto tra sentimento e ragione
#323
Percorsi ed Esperienze / Re: "Chimere"
21 Novembre 2024, 07:25:57 AM
Citazione di: doxa il 19 Novembre 2024, 20:01:57 PMCosa distingue un ricordo da un sogno ?

Perché alcuni sogni si ricordano e altri no ?

Comunque sia il ricordo sia il sogno si possono raccontare. Ma cosa accade quando i ricordi cominciano a sbiadire fino a cancellarsi ? Tale problema è il soggetto di film memorabili, come "Eternal sunshine of the spotless mind", "Le pagine della nostra vita" o "Still Alice", che raccontano ciò che si ostina a sfuggire alla perdita di sé.

Ne parla anche lo scrittore e poeta olandese Hendrik Jan Marsman (1937 – 2012), meglio conosciuto con il suo pseudonimo: J. Bernlef, nel libro titolato "Chimere", romanzo pubblicato in Olanda nel 1984 col titolo: "Hersenschimmen", in inglese: "Out of mind". Il libro esplora il tema della memoria e della sua dissolvenza, offre una rappresentazione realistica della discesa della mente nella demenza dal punto di vista del malato.

Protagonista è Maarten Klein, un settantenne che vive con la moglie Vera a Gloucester, sulla costa a nord di Boston. Le giornate dei due, emigrati da tempo in America, si ripetono, scandite da abitudini rassicuranti: la pizza la domenica, le passeggiate col cane Robert, brevi conversazioni con i vicini. I figli, ormai adulti, non si fanno né vedere né sentire.

In quel "quadro" di vita tranquilla s'insinua la malattia. La mente di Maarten non è più pronta e lucida,  comincia a dimenticare, a perdersi anche nei gesti quotidiani.

Come in tanti casi di demenza, sono più vivi i ricordi di un passato lontano, di decenni prima vissuti in Olanda.

Finché un giorno d'inverno  tutto cambia. Accade quando Maarten guarda fuori dalla finestra  e non vede quello che si aspettava di vedere: i bambini che tutte le mattine salgono sul pullmino per andare a scuola, con i loro zaini colorati e gli schiamazzi che danno allegria. Non li vede perché quel giorno è domenica e non è mattina, gli dice Vera, porgendogli una tazza del loro tè pomeridiano.

Marteen rimane perplesso, non ricorda nulla delle ore precedenti. Pensa che non ha mai avuto una buona memoria, e si domanda come ha fatto a dimenticare un'intera mattina. Come se non ci fosse mai stata.

E' un episodio da cui l'uomo non tornerà più indietro. Lui stesso racconta le vicende di quell'inverno che è anche la sua ultima stagione, quella in cui tutto s'addormenta, quella in cui il ciclo vitale naturale ha fine.

Il giorno dopo porta fuori casa il cane per la passeggiata quotidiana e torna a casa da solo, perdendo di vista il cane e ignorando il motivo per cui era uscito.

Una mattina si alza dal letto, si veste per andare al lavoro, ma è in pensione da anni.

A volte è convinto di essersi appena svegliato e di dover bere il caffè, invece è l'ora di cena.

La malattia si incunea piuttosto velocemente nella mente di Maarten: l'uomo dapprima si scorda di prendere la legna, poi va alla ricerca di qualcosa che, nel frattempo, non ricorda più cosa fosse.

"Provo a leggere il libro che ho in mano ma le parole non si decidono a fare una frase. È come se all'improvviso non padroneggiassi più l'inglese malgrado negli ultimi anni sia diventato praticamente bilingue".

L'uomo è angosciato. Capisce che c'è qualcosa che non va.

La moglie è sempre  accanto  al marito; sfogliano l'album di fotografie che raccontano decenni di vita insieme per recuperare ciò che si sta dissolvendo nella mente di Maarten, spesso confuso e irritato.

Vera durante una telefonata così si confida: "Comincio a preoccuparmi sul serio. A vederlo non ha niente di strano ma è proprio questo che fa tanta paura. Certe volte racconta cose di noi che io non ho mai vissuto. Come se ai suoi occhi fossi un'altra [...] Mi sento inerme, non so come aiutarlo. È diventato così, praticamente dall'oggi al domani".

Intorno a questa anziana coppia ci sono altre persone che rispondono ai richiami d'aiuto di Vera: sono il dottor Eardly,  la giovane badante Phil Taylor, che il protagonista scambia per un'amica dei figli e che, giorno dopo giorno, continua a non riconoscere nonostante lei ora faccia parte della famiglia. Maarten smarrisce i tanti frammenti del suo vissuto: non riconosce più i luoghi e poi perde anche la dimensione del tempo.

Vien voglia di abbracciarlo quando non riesce a compiere i gesti più ordinari, come vestirsi da solo, quando crede che i suoi genitori siano ancora vivi. Di confortarlo quando si sente in colpa per le lacrime di Vera, che dalla rabbia iniziale è passata alla disperazione perché ha capito che l'uomo che ama sta dimenticando tutta la sua vita e la loro vita.

"La gente della nostra età vive dei propri ricordi. Persi i ricordi, non rimane nulla", dice Vera tenendosi la testa tra le mani.

"Chimere" è una storia commovente e toccante. J. Bernlef descrive la malattia in maniera accurata e pertinente racconta di essa con  espressioni coinvolgenti, emozionanti.

L'avvicinarsi della fine è triste ma anche questo fa parte della vita.

L'autore delinea quel doloroso tratto che ognuno di noi dovrà percorrere e che forse ha vissuto accanto a qualche familiare o amico.

L'argomento su cui la narrazione ruota è quello della transitorietà: la consapevolezza che per tutti il tempo passa, tutto cambia e nulla resta uguale.

Il nostro orologio interno va con quello delle stagioni. Ma, proprio alla fine, nella più fredda delle stagioni, l'inverno, quando la mente non è più lucida e non comprende neanche più la sofferenza, s'insinua la speranza.

"Ascolti solo la voce che sussurra [...] si può guardare, guardare fuori... il bosco e la primavera imminente... la primavera che sta per cominciare".


p. s. leggo che la demenza senile è una  malattia neurodegenerativa dell'encefalo.

Colpisce molte persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

La perdita della memoria (o amnesia) consiste nell'impossibilità, parziale o totale, di ricordare esperienze passate, recenti o più remote. In casi gravi, il soggetto affetto da amnesia può anche non riuscire ad acquisire stabilmente nuovi ricordi.

Esistono vari tipi di demenza senile, uno è il morbo di Alzheimer.
Ciao doxa; hai toccato un tema dolente esponendo una caso toccante. Per rinfrancar lo spirito comunque, sempre In tema di demenze senili, ti propongo un caso più fortunato. Seguii da vicino mio padre negli ultimi anni della sua vita. Morì a novantotto anni e nell'ultimo anno non ricordava più un accidente. Non se ne rendeva conto, io più di tanto non glielo facevo notare e tutto sommato conservò fino all'ultimo respiro la sua solita tranquillità. Riconosceva cose e persone e ragionava bene coi limiti della mancanza di memoria ... Quand'è che si può mangiare qualcosa?, diceva a volte nel mentre che aveva da poco terminato un buon pasto. A dire il vero non accadeva spesso, ma in quei casi era pronto in breve tempo un piattino di spaghetti aglio olio e peperoncino, pietanza da lui sempre gradita e alla quale in quei momenti dedicava per forza di cose non più di tre forchettate. Di solito accadeva alla sera, poi dormiva e al mattino chiedeva sempre in modo curioso ¿cos'è successo?, cosa che un po' mi divertiva tanto che a volte gli raccontavo pure qualche grossa balla. Dovessi morire di vecchiaia mi piacerebbe morire come lui
#324
Fintanto che non si provi un senso di vergogna di fronte a una nostra azione, o anche di fronte a una nostra non azione, ogni discorso sull'etica vale meno di zero
#325
E fai benissimo a non fidarti. Già qui nel forum ho notato che c'è una certa tendenza a mistificare. Tu sei nuovo e non puoi sapere, ma figurati, tanto per dire, che solo una briciola di tempo fa uno è scomparso e dopo un mese si è ripresentato con un altro nome ... tipo Stanislao Moulinsky e Nick Carter tanto per capirci ... tra l'altro ad oggi sembra essere scomparso anche il secondo dei due ... Robe dell'altro mondo insomma misummi. Teniamo alta la guardia! ... Un saluto 
#326
Citazione di: Il_Dubbio il 19 Novembre 2024, 09:50:12 AMIo non lo vedo come un errore interpretativo. Sicuramente volevi solo dire che l'essere umano fa parte della natura quindi è errato dire che non possa esserlo. Io su questo avevo gia risposto di si. Cioè che è chiaro che faccia parte della natura.
Ma questo non vuol dire che entrambi gli enti abbiano comportamenti uguali.

Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto.

Però se rileggi io avevo diversi modi per risponderti. Proprio perché non pretendevo di aver intuito perfettamente il tuo pensiero. 

Per quanto riguarda i giudizi che io darei sulla natura, non mi sembrano pertinenti. Non ho espresso un giudizio. Non ho detto che la natura fa le cose sbagliate o cattive. Ho solo individuato un tipo di comportamento naturale distinto da un comportamento umano.
Se non sei d'accordo...amen.
Per ciò che riguarda I giudizi che non esprimi, citandoti:
"Noi siamo parte della natura è vero, ma è proprio la natura che agisce contro se stessa.'
Cosa ne sai della natura tanto da affermare che agisce contro sé stessa?
E ancora, sempre citandoti:
"La natura percorre una via caotica e non ha alcuno scopo. Un giorno crea, il giorno successivo distrugge. Senza alcuna logica."
Sul fatto che non si intravveda uno scopo sono d'accordo, ma ti ricordo che ad oggi, sempre che tu non riesca a mettere tutto in discussione, vale ancora la sentenza che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Pertanto la seconda parte del tuo pensiero non avrebbe alcuna legittimità.
Giungo infine alla tua logica, a me incomprensibile, sempre citandoti:
"Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto."
Ordunque dovresti dirmi dove avrei dichiarato che la natura e l'uomo sono la stessa cosa e che l'avrei pure scritto. Nel caso tu facessi orecchie da mercante, o continuassi su questa linea, invito esplicitamente un moderatore delle tematiche filosofiche a intervenire in proposito dato che ritengo offensivo mettermi in bocca parole che non ho mai detto e che tra l'altro, qualora le avessi dette, sarebbero assai stupide. In ogni caso le parole del moderatore, in quanto espressione di terzietà, potrebbero pure suggerirmi che sono io a sbagliarmi
#327
Citazione di: misummi il 18 Novembre 2024, 11:48:47 AMIo non sono laureato in fisica quindi, quando guardo quelle lavagne piene di simboli strani mi chiedo se qualcuno ci gioca essendo del mestiere come farebbe un buon baro o un illusionista.
Mi ricordano i geroglifici egiziani e il dubbio che mi viene è questo: non è ancora stata scoperta una Stele di Rosetta che traduca in modo intellegibile i simboli matematici e fisici in un linguaggio comprensibile, anche solo a grandi linee, alla gente.
Vuoi  vedere che ci stanno usando e imbrogliando in vari modi?
Pensate che cosa avrebbero ipotizzato e, alla fine,concordato gli egittottologi  per quanto riguarda il significato dei geroglifici sé la Stele di Rosetta non fosse stata mai scoperta?
Non l'avrà ideata Cahampollion?
Io non mi fido molto dei francesi ...dopo quello che ha seminato e provocato la  loro famosa Rivoluzione!


Ciao, primo incontro tra noi e quindi benvenuto. Penso che non si tratti di segni incomprensibili, ma del fatto che non sia ancora del tutto chiaro il fenomeno della gravità, ma data la mia ignoranza non mi sbilancio. Un saluto
#328
Citazione di: Il_Dubbio il 18 Novembre 2024, 20:02:09 PMIn primo luogo metti nella prima frase, insieme: essere umano, natura e intelligenza. Quindi mi sembra che tu sostenga che la natura esprima una intelligenza. Oppure vuoi dire che l'intelligenza della natura si esprima attraverso l'operato dell'uomo? Ma se la natura ha bisogno dell'uomo per diventare intelligente, fino alla comparsa dell'uomo la natura come ha operato?
Posso pure essermi sbagliato ad attribuirti il pensiero che la vita non ha senso, ma il tuo discorso sulla finalità dava perlomeno un margine di plausibilità a quello che sembra essere stato un mio fraintendimento.
Però la tua interpretazione del mio pensiero (quella citata qui sopra) mi sembra inventata di sana pianta. Non ho mai detto che la natura esprime un'intelligenza, così come non ho mai personificato la natura quasi come se essa fosse un Dio. Inoltre mi astengo di esprimere giudizi sulla natura come invece fai tu. Già nel post nr. 57 avevo espresso che certi giudizi fossero arroganti e ribadisco il concetto. In ogni caso il mio pensiero che hai commentato così come si evince nella parte da me citata era questo: "Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza."
Parafrasi: l'essere umano fa parte della natura ed è da sciocchi pensare che non possa esserlo.
Rigetto naturalmente tutto il resto del tuo discorso che poggia su quel madornale errore interpretativo.
Per quello che riguarda la pretesa di un'etica, dato che si vive in democrazia e non in regime di anarchia, mi sembrerebbe quantomeno legittimo che una persona avesse la pretesa che, qualora fosse vittima di un abuso, venisse punito l'autore dell'abuso.
Concludendo, la filosofia non si compie nelle sterili stanze della nostra mente dove sembra lecito dire di tutto, ma confrontandosi con la realtà mondana
#329
Citazione di: Il_Dubbio il 15 Novembre 2024, 00:03:01 AM<<Mettendo da parte ciò su cui non possiamo dire nulla di definitivo, ovvero Dio, per quanto riguarda il fondamento della morale non rimane che riflettere intorno all'uomo e alla natura.>>

Riflettevo sull'uomo e la natura per cercare il fondamento della morale.

Per noi l'etica non ha un fondamento nella natura. Perchè la natura cosa ci insegnerebbe di fondamentale? Ci insegna che le cose non hanno un fine. Non c'è uno scopo. Se sono cosi è perchè casualmente sono capitate in quel modo. Mentre l'etica ha un fine, serve per indirizzare un comportamento invece che un altro.
L'uomo e la natura sono chiaramente, o vagamente, la stessa cosa. Ma mentre la natura non insegue alcun fine, l'uomo sembra cercarne uno.

Quando queste cose diventano ovvie, allora ci si chiede se il fondamento della morale non abbia un fine come sembrerebbe suggerire la natura, oppure ne avrebbe uno come sembrerebbe suggerire la natura dell'uomo.

Quando si separano la natura e l'uomo come se fossero entità differenti è già evidente che c'è una separazione a cui dovremmo dare spiegazione.

Questa dovrebbe essere una risposta razionale. Non una risposta "intuitiva", ma seguita da un ragionamento. Se il ragionamento parte da una nozione di fisica, poco importa. L'importante che abbia un senso.

Io mi aspettavo piu un dialogo sul concetto di ordine in senso filosofico. Magari mi aspettavo che qualcuno venisse a dirmi che dopo tutto l'ordine potrebbe essere soggettivo, quindi che non esista un ordine "naturale". Insomma una costruzione filosofica. Mi accorgo però che qua di filosofia ce ne è ben poca. Non c'è alcuna voglia di costruire un percorso... nessuna voglia di fare filosofia.


 
Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza.
Giusto per fare un goccio di filosofia, non troppa, trovo insulso dire che la vita non abbia un senso, altrimenti non vedo alcun motivo per cui moltissime persone si dannino l'anima per esprimere opinioni sulla realtà o su parti di essa. Trovo cioè che la formula "la vita non ha senso" sia solo un luogo comune buono per sedicenti filosofi di mezza tacca
#330
Citazione di: PhyroSphera il 14 Novembre 2024, 08:57:17 AMRussell, ponendosi sul piano delle misurazioni (orologi) attua una tattica di aggiramento del significato fondamentale. Il dato è questo: a seconda della velocità del movimento mutano le scansioni delle dinamiche della massa. Per conseguenza, a velocità immensamente differenti corrispondono cronologie reciprocamente non coincidenti. Un astronauta che viaggia a velocità prossime a quelle della luce non vive più o meno tempo, ma il suo tempo non corrisponde ai tempi di quelli rimasti a velocità ordinarie. Quando l'astronauta ritorna la sua età e quella degli altri non sono più nello stesso rapporto prima del viaggio.
Se invece focalizziamo l'attenzione e basiamo l'interpretazione sulla misurazione del tempo e non a quanto viene scandito cronologicamente, la Teoria della Relatività viene sostituita con l'indicazione di una astrazione e la tecnica derivatane si spiega diversamente: non dal dato veritativo alla potenza dell'azione, ma da un linguaggio a un potere... che si rivela falso! Infatti così la nozione di scienza è perduta. E' la tendenza attuale: dalla tecnoscienza si va verso la perdita della scienza. Un disastro se si vuol coinvolgere tutti in questa cecità; giacché al capolinea, passate coincidenze favorevoli, c'è anche la fine della tecnica. Molti ma non tutti meritano questo destino.
Per chi abituato a pensare che la realtà è tanto "normale", la fisica della relatività (spaziotemporale) è uno scoglio insormontabile.

MAURO PASTORE

Ciao. Ho capito poco o nulla di quello che hai detto. Ho trattenuto comunque, e condivido, che la scienza sta andando a Patrasso. Aggiungo solo che non può esser che così dato pure che la filosofia, capostipite della scienza moderna, ci sia andata già da mò (a Patrasso).
Per quello che riguarda la discussione in oggetto, ho fatto una grande cazzata a scrivere su questo tema dato che ho ben poca dimestichezza con la relatività. Al più avrei dovuto semplicemente dire che mi sembrava strano che la scienza medica non abbia mai confortato l'idea che viaggiando ad alte velocità l'organismo non invecchi. Magari l'ha pure detto, ma io non l'ho mai sentito. Un saluto