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Messaggi - Koba

#316
Per Aristotele esiste solo l'individuale. Apparentemente si contrappone all'idealismo di Platone. Tuttavia nella metafisica di Aristotele la priorità va alla forma, non alla materia. È la forma a determinare l'individuo. La forma intesa come essenza che dall'interno fa in modo che la cosa realizzi se stessa, come deve essere, il suo fine.
Il seme contiene in se' la forma della quercia, dell'albero finito. La forma che plasma dall'interno il seme e che condurrà, guiderà, l'intero processo fino all'individuo compiuto, è anche il suo concetto. L'essenza-concetto di una certa cosa è ciò che ne determina lo sviluppo da dentro e che la fa essere quella specifica cosa e non un'altra.
Questo per quanto riguarda Aristotele.
In Hegel le cose sono simili ma per lui si tratta di approfondire come questi concetti formino un'unità vivente.
C'è un primo momento che è quello in cui l'intelletto analizza i concetti, distinguendoli, l'uno dall'altro.
Tuttavia ogni cosa richiama altre cose, ogni singolo concetto è in relazione con altri concetti. Platone nel Sofista, nella confutazione della filosofia di Parmenide, darà una descrizione del sapere come una rete di idee che il filosofo deve percorrere, idee che sono identiche a se stesse (e in questo si conferma l'idea centrale di Parmenide: l'essere è e non può non essere) ma diverse da tutte le altre (in questo invece ci si allontana da Parmenide: l'essere può non essere, cioè il niente è, ma in senso relativo, riferito a tutte le altre idee).
Ma le idee di Platone sono eterne e separate dal mondo sensibile. Una struttura statica. È il pensiero a scorrere per questa rete di relazioni. Le essenze eterne invece sono come cristallizzate. Legate insieme da relazioni ma immodificabili.
Il problema lasciato aperto da Platone è il rapporto tra il mondo delle essenze e il mondo sensibile. Ogni cosa è tale perché esprime, imperfettamente, la sua essenza eterna. Ma come avviene questa partecipazione? Come avviene il mutamento, lo sviluppo?
Aristotele dirà che Platone ha semplicemente raddoppiato il mondo. La sua metafisica (di Aristotele), come si è visto sopra, cercherà di dar conto del mutamento.

Ma torniamo a Hegel. Dicevamo che il primo momento è quello dell'analisi dell'intelletto. Il momento della distinzione delle singole essenze. Ad esso succede il momento propriamente dialettico, quello negativo, in cui ciascun concetto richiama ciò che non è, il suo altro. Infine c'è il momento positivo: il costituirsi di una nuova unità, tenuta insieme alla distinzione. Un'unità viva, fluida.

- - continua - -
#317
Citazione di: green demetr il 05 Marzo 2024, 22:27:11 PMLa verità in Hegel come processo?
Vedo che non ci stiamo capendo affatto.


"Il vero è il tutto. Il tutto però non è altro che l'essenza che si compie attraverso il suo sviluppo" (Prefazione de La fenomenologia dello Spirito, p. 15 dell'edizione Einaudi).
#318
Tematiche Filosofiche / Re: Imparare a vivere
19 Marzo 2024, 17:32:19 PM
Lacerazione, frattura, dicevo, rispetto a cosa?
Si potrebbe rispondere innanzitutto: al senso comune e alle ideologie.
Per ideologie intendo qualsiasi concezione (filosofica o spirituale) che ci permette di scappare dal confronto con le contraddizioni della realtà.

Ma nel nostro tempo, in questi anni, non si vive più, si sopravvive. Il fine ultimo è la conservazione del proprio organismo. Da qui l'ossessione per la salute, lo sport, l'alimentazione etc.

Sembra quasi quindi che ci si presenti l'alternativa tra consentire lo slittamento ideologico di una fuga dalla realtà o al contrario tenere ferma la consapevolezza del presente senza però avere la benché minima idea di come uscire da questo stato di impotenza.
Fuga dalla realtà anche con sofisticati esercizi intellettuali (temprati da un po' di sano edonismo), o continua rammemorazione di una condizione di solitudine e di perdita.
#319
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
19 Marzo 2024, 17:21:05 PM
Come potrei simpatizzare per Putin? Certo, l'ipocrisia di chi fa lezioni di democrazia e poi chiude in un carcere di massima sicurezza Assange è insopportabile. Ma non è che se gli angloamericani si comportano da criminali ci si deve buttare nelle braccia di uno che ai tempi del Kgb ha sicuramente ucciso a mani nude più di una persona...

Ammetto di preferire la pace alla guerra. Questa guerra, che tutti gli esperti di geopolitica e cose militari, definiscono in stallo, mi fa orrore. Non sono preoccupato della questione finanziaria, dei miliardi stanziati all'Ucraina, del fatto che questo ci possa impoverire ulteriormente, del prezzo del gas etc.. Sono invece inorridito dal fatto che mentre scriviamo queste scemenze alcuni soldati sono morti, senza che il fronte si sia spostato di un centimetro da una parte o dall'altra.
Vite sprecate. E spezzate nel modo peggiore, più cruento. Corpi letteralmente fatti a pezzi.
Prima di eccitarsi come tifosi di calcio per attacchi andati bene o male, da una parte o dall'altra, bisognerebbe ricordarsi di che cosa concretamente si sta parlando.
#320
Tematiche Filosofiche / Re: Imparare a vivere
19 Marzo 2024, 12:01:24 PM
Citazione di: doxa il 18 Marzo 2024, 14:31:03 PMIl prof. Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica nell'università di Torino, ha recentemente pubblicato da Laterza un suo libro titolato: "Imparare a vivere. Vivere, sopravvivere, previvere, convivere": sono le tappe attraverso cui questo libro  fa riflettere sul significato della vita e a come  si possa imparare a vivere. Ciò è possibile ? Stando a quanto scrisse due mesi prima di lasciare il mondo l'amico fraterno di Ferraris, il filosofo Jacques Derrida, imparare a vivere non è possibile, perché significherebbe accettare definitivamente il fatto di dover morire.

Se si accetta l'idea heideggeriana che la morte conferisce alle nostre azioni un orizzonte di significato, è anche vero che il pensiero della morte, quando riesce a farsi spazio nella mente non ne esce più e ci immalinconisce.

Come tante altre figure presenti nella sua opera quella dell'essere per la morte di Heidegger è una ripresa (trasfigurata) di un tema cristiano, secondo il quale la vera vita inizia con la morte, nel senso letterale della vita eterna dopo la morte. Ma più interessante è un secondo significato del tema, sempre in ambito cristiano: l'idea apparentemente paradossale del Vangelo che fa iniziare la vera vita con la rinuncia ad essa. Perdere la vita significa ritrovarla, e questo in un senso più profondo, ulteriore, a quello della vita eterna promessa.
Vera vita che nel pensiero greco s'intende vita filosofica, e che Platone nel Fedone definisce come una preparazione alla morte.
Quindi una tradizione filosofica autorevole, che parte da Platone e finisce con Heidegger, passando per il Vangelo, ci dice che la vita autentica ha inizio solo con una lacerazione (Fenomenologia dello Spirito di Hegel).
Lacerazione rispetto a cosa?
È qui, rispondendo a questa domanda, prendendo posizione rispetto ad essa, che s'inizia a fare filosofia.
#321
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
19 Marzo 2024, 10:12:42 AM
Il ragionamento (che ha del vero), secondo cui Putin è un mezzo criminale che mente sistematicamente, confermato anche da come sono andate queste elezioni e dalla spudoratezza della propaganda russa (e ripetuto più volte anche nel topic sulle elezioni russe), sta però finendo per condannare l'Ucraina.
Infatti il ragionamento continua così: siccome Putin mente sistematicamente non possiamo fidarci di lui, quindi la possibilità che dopo un trattato di pace sugli attuali confini Putin si riorganizzi e provi un'invasione del territorio ucraino rimanente non è da escludere, per cui la conclusione è: niente veri negoziati!
Tuttavia fornire armi quando iniziano a mancare i soldati sembra abbastanza inutile.
Allora delle due l'una: o forniamo insieme alle migliori armi anche centinaia di migliaia di soldati ben addestrati in modo che l'Ucraina possa avere almeno una chance di vincere e recuperare tutti i propri territori, o la costringiamo a trattare sugli attuali confini.
O accettiamo di arrivare alla guerra aperta Nato-Russia, quindi accettiamo di perdere tutto nel caso di una deriva nucleare, quindi ciascuno di noi accetta di poter perdere la propria vita, quella di amici e familiari, il proprio benessere, la propria tranquillità etc., oppure ci facciamo carico SUBITO di un'iniziativa diplomatica etc.
Voi che trattate Putin come un mostro – e lo ripeto, a ragione – avete però anche la propensione a trattare i pacifisti come dei poveri mentecatti, quando in realtà quella espressa per esempio dal papa sembra essere l'unica soluzione razionale.
Ricordando che da parecchi mesi per non dire anni ormai soldati ucraini e russi stanno perdendo la vita letteralmente per niente, perché così come stanno le cose l'Ucraina non può vincere, e la Russia non vuole o non può impegnarsi ulteriormente, vi chiedo: ce l'avete o no il coraggio di fare una scelta chiara?
Secondo me no. Preferite una guerra semi-addormentata a tempo indeterminato. Non avete le palle ne' per andare fino in fondo verso la terza guerra mondiale ne' per accettare di darla vinta a Putin.
Tanto in questa guerra semi-addormentata non siete voi a crepare. Giusto?
#322
Citazione di: bobmax il 05 Marzo 2024, 13:30:58 PMLa consapevolezza, o coscienza che dir si voglia, origine del pensare?

Che c'entra la coscienza con il pensare una cosa piuttosto che un'altra?

Va beh, come si dice... ho sopravvalutato le possibilità di comunicazione.

Ti stai riferendo al mio intervento?
Se hai qualche obiezione esprimila in modo comprensibile, se no risparmiami queste petulanti lamentele sul fatto che gli altri non la pensino come te.
Quella che chiami comunicazione sembra essere in realtà una specie di proselitismo.
#323
Citazione di: Jacopus il 05 Marzo 2024, 12:53:13 PMLa libera volontà è neocorticale, ovvero è la conseguenza dello sviluppo abnorme del nostro cervello. In ogni caso, tutte gli organismi superiori, che connettono capacità cognitive ed emotive (ovvero uccelli e mammiferi) sono in grado di utilizzare un certo grado di libertà di agire che non è determinata. E' tra l'altro una scelta evolutiva importante, che aumenta le possibilità di adeguarsi agli ambienti e coesistere con essi. In questo senso la vita biologica è già di per sè non del tutto determinabile, perchè condizionata anche dalla volontà dei singoli, oltre che da condizionamenti e dal caso. A me sembra molto semplice.
A te sembra molto semplice perché fai un ragionamento che presuppone già in partenza la libertà, mentre sarebbe appunto questa, la libera scelta, che andrebbe spiegata, o almeno affrontata.
Che poi la libertà venga dalla neocorteccia o dal pancreas, che riguardi tutti i mammiferi o anche i ragni, tutte queste cose non riguardano per nulla la questione filosofica del libero arbitrio.
#324
Citazione di: niko il 05 Marzo 2024, 12:33:45 PMAd esempio, se tiro un dado ed esce 6, ci sono una serie di cause deterministiche per cui esce proprio 6 e non altro, ad esempio condizioni iniziali del lancio, peso del dado legge di gravita' eccetera, ma, non conoscendo e non potendo ponderare tutte le cause, l'uomo non puo' che assumere, eticamente e praticamente, che sia uscito proprio 6 "per caso".


Lanciando un dado, potendo conoscere tutte le variabili del sistema, forza del lancio, correnti d'aria, costituzione della superficie su cui viene gettato etc., sarebbe possibile prevedere che il risultare necessariamente sarebbe 6.
Su questo siamo tutti d'accordo.
Ma se ti chiedo di pensare un numero tra 1 e 6?
Quali sarebbero le cause sconosciute che dovrebbero condurre necessariamente ad un certo risultato?
Perché tu alla fine scegli proprio 2, e non 5?

Siamo sicuri che questa causalità universale valga anche per la coscienza?
#325
Citazione di: Il_Dubbio il 04 Marzo 2024, 15:07:49 PMVisto che ho fatto la domanda cerco di renderla spero ancora piu leggibile:

in senso strettamente filosofico:
1) il libero arbitrio (o libero agire..che è la stessa cosa) è necessario: indica concetti logici perchè sia necessario

2) il libero arbitrio (o libero agire...che è la stessa cosa) è inutile: indica concetti logici perchè sia inutile


se la cosa parte bene (e se esistono filosofi veri interni al forum che possano aiutare sarebbe fantastico) si può imparare a costruire adeguatamente una teoria in senso filosofico.


Partendo dalla certezza che esisti, che esisti in quanto pensi (Cartesio), e del fatto che puoi esercitare il dubbio su qualsiasi cosa ma non sul tuo essere una cosa pensante;
rivolgendo il dubbio su ogni aspetto della realtà, negando con il pensiero la realtà, il dato reale, e prendendo consapevolezza di avere la capacità di immaginare mondi nuovi, possibilità sradicate dal reale (Sartre);
ecco che fai esperienza della libertà, anche se solo, a questo livello, virtuale;
la realizzazione poi nel mondo di queste possibilità per ora solo immaginate ha a che fare con i condizionamenti biologici e ambientali, ma si tratta di una questione che viene solo dopo, per cui sarebbe meglio utilizzare il termine liberazione più che libertà; liberazione dai condizionamenti reali.
#326
Citazione di: green demetr il 03 Marzo 2024, 04:15:42 AMPenso che Gesù non risponda perchè infatti la verità non è un "qualcosa".
Ricordo le ore spese a parlare del dialogo Gesù-Pilato, all'università.
Ma allora non avevo idea di cosa fosse la meta-noia cristiana.

Opportuno il tuo riferimento alla metanoia cristiana, cioè al movimento di conversione, di trasformazione progressiva che riguarda tutto l'essere dell'uomo: il suggerimento di un lettore di Hegel che ci ricorda che la verità è processo?
Io la leggo così, come un giusto rimprovero... Ammetto di aver affrontato la discussione fino ad ora con in testa un'idea di verità come un'immagine statica, istantanea, diciamo così.
E che si prenda sul serio, una buona volta, la dialettica!
Torno a leggere Adorno e la sua dialettica negativa, abbandonata senza profitto un anno fa. Ho appena iniziato il testo che raccoglie le trascrizioni del corso universitario che aveva tenuto nel semestre estivo del 1965 su "Metafisica. Concetto e problemi", il quale spiega, in modo più comprensibile, molti dei temi di "Dialettica negativa".
#327
Citazione di: Pio il 02 Marzo 2024, 18:13:49 PM"la verità è una terra senza sentieri" diceva il filosofo indiano Krishnamurti. Io lo interpreto, oltre che come critica di tutto ciò che è organizzato, istituzionalizzato e che pretende di indicarmi il sentiero giusto su cui camminare per giungere alla verità, anche e soprattutto come la verità che sostiene ogni cosa. Come la terra sostiene ogni vita, così la verità è il sostegno per ogni discorso. Il discorso  è un sentiero che vuole parlare della verità, ma ne è impossibilitato. Nello stesso tempo ogni discorso non può che trovare sostegno nella verità/terra. In mancanza del sostegno dato dalla verità ogni sentiero/discorso finirebbe per poggiare sul nulla. Vero e  falso sarebbero solo voci vuote, sentieri di confusione  che porterebbero inevitabilmente al DISORIENTAMENTO.
Pio, testo interessante, davvero.
Noto in generale però, osservando l'andazzo di questo topic, che siamo arrivati a 150 post per concordare su qualcosa di abbastanza ovvio, ovvero che cercando di dire qualcosa, se non interessati a mentire, tendiamo al vero.
Pilato non mette in discussione questo aspetto fondamentale. Non dichiara che sia indecidibile un giudizio del tipo "il mancato controllo della popolazione locale con conseguenti ribellioni significherebbe il licenziamento".
Pilato mette in discussione che esista una verità ultima sulla vita dell'uomo, una verità che Gesù dice di incarnare.
Non c'è nulla di assurdo nella negazione di una verità del genere, anzi. E negarla non significa negare anche che vi possano essere verità più piccole, parziali, utili per la sopravvivenza.
In tutto questo non c'è nulla di assurdo, ne di paradossale.
È assurdo piuttosto confondere i due piani. Ma questa confusione è intenzionale. È per questo che la filosofia finisce per perdere credibilità e interesse. Ed è per questo che ho citato una pagina del diario di Husserl. Non perché pensi sia attuale la filosofia come disciplina rigorosa, ma perché se perdiamo di vista la necessità della chiarezza finiamo per cazzeggiare sul niente.
#328
Citazione di: green demetr il 01 Marzo 2024, 06:08:54 AMTi sbagli perchè l'uomo ha sempre una metafisica.
L'importante è che essa sia radicata nella storia, e in ricerca della verità o moralità che dir si voglia.
Vale a dire che la verità è la moralità.

Il succedersi delle metafisiche nella storia non toglie che ciascuna poi cerchi di sottrarsi al tempo. Non è questo ciò che le accomuna: rivelare il fondamento delle cose? Il fondamento che non passa. Che sia il mondo delle essenze eterne o Dio.

Ora, se tu intendi invitare ad essere liberi di pensare senza la paura ossessiva di uno sconfinamento in ambito metafisico, sono d'accordo.

Ma credo si debba partire da come stiamo vivendo nel nostro tempo.
In sintesi direi che la nostra vita può essere espressa così: liberi di soffocare. Liberi di soffocare nel lavoro, nell'iper-consumo, nell'intrattenimento continuo. Nessuno ci costringe a niente. Eppure siamo tutti instradati in questo soffocante flusso di produzione, consumo, comunicazione.

Detto questo, la domanda riguarda il rapporto tra il presente e la metafisica.
Anche senza farne la questione essenziale della filosofia, è probabilmente corretto interpretare l'organizzazione asfissiante della società come derivata dalla metafisica (o da un certo tipo di razionalità applicata ad una visione della realtà, questa sì metafisica, come insieme di cose da dominare, manipolare etc.). Le cose sono manipolabili perché non hanno un valore intrinseco. Perché il loro fondamento è altrove (in Dio etc.).
Insomma dobbiamo porci di fronte a questo scenario senza però sentirci costretti a percorrere per forza degli specifici itinerari (quelli espressamente non metafisici, per esempio, e quindi considerati al passo coi tempi...).
In questo cammino ognuno di noi è solo.

"In primo luogo devo indicare quali sono i compiti generali, che debbo risolvere per me, se voglio potermi chiamare filosofo. Anzitutto una critica della ragione: una critica della ragione logica e della ragione pratica, della ragione valutante. Senza chiarire a me stesso, almeno nelle linee generali, il senso, l'essenza, i metodi e i principali punti di vista di una critica della ragione, senza aver meditato, progettato, definito e fondato un disegno generale, non posso vivere in modo vero e autentico. I tormenti della mancanza di chiarezza, dell'oscillare del dubbio, li ho goduti a sufficienza. Io devo giungere a una solidità interiore... Soltanto una cosa mi preoccupa: debbo raggiungere la chiarezza, altrimenti non posso vivere, non posso sopportare la vita se non credo che ce la faccio, che davvero posso guardare alla terra promessa, di persona e con lo sguardo limpido".
[da una pagina del diario di Husserl che risale al 1906]
#329
Citazione di: Phil il 29 Febbraio 2024, 15:34:37 PMPer me la fenomenologia husserliana è il valico del versante metafisico, o se preferisci il canto del cigno, struggente ed esiziale; oltre tale passaggio si odono, di metafisico, perlopiù solo rimasticazioni poetanti (Heidegger, Severino, etc.) ed edonismi teistici (neotomismi e dintorni), entrambi privi di quell'ingegnato rigore logico con cui la metafisica classica cercava almeno di non perdere l'aggancio con il mondo (come dimostra, appunto, il suo apice metodologico, ossia Husserl).
Dopo lo scollinamento di quel valico, "in relativa discesa", sono arrivate le velleità neopositiviste, la critica alle ideologie, l'ermeneutica, il postmoderno, le neuroscienze, etc. Alla profezia/condanna che sembra muovere l'errare, si oppone la prassi dell'interazione "categoriale" con il mondo; la prima attende e si attorciglia su se stessa, la seconda si adopera e si dissemina.
Probabilmente 15 anni fa ti avrei risposto: sono d'accordo!
Ma da qualche mese con la filosofia ho ricominciato da capo... onestamente non so che direzione prenderò.
#330
Citazione di: Ipazia il 29 Febbraio 2024, 15:23:14 PME' banale osservare che il soggetto deve ritrarsi il più possibile rispetto all'oggetto (di conoscenza) per poterlo cogliere nella sua natura più naturale e verità più veritiera.


Non è affatto banale quando si cerca di mettere tra parentesi sia l'atteggiamento naturale, il senso comune, che le ontologie inconsapevoli che ci vengono da stratificazioni del passato.
L'epochè fenomenologica non è affatto una banalità.