Per Aristotele esiste solo l'individuale. Apparentemente si contrappone all'idealismo di Platone. Tuttavia nella metafisica di Aristotele la priorità va alla forma, non alla materia. È la forma a determinare l'individuo. La forma intesa come essenza che dall'interno fa in modo che la cosa realizzi se stessa, come deve essere, il suo fine.
Il seme contiene in se' la forma della quercia, dell'albero finito. La forma che plasma dall'interno il seme e che condurrà, guiderà, l'intero processo fino all'individuo compiuto, è anche il suo concetto. L'essenza-concetto di una certa cosa è ciò che ne determina lo sviluppo da dentro e che la fa essere quella specifica cosa e non un'altra.
Questo per quanto riguarda Aristotele.
In Hegel le cose sono simili ma per lui si tratta di approfondire come questi concetti formino un'unità vivente.
C'è un primo momento che è quello in cui l'intelletto analizza i concetti, distinguendoli, l'uno dall'altro.
Tuttavia ogni cosa richiama altre cose, ogni singolo concetto è in relazione con altri concetti. Platone nel Sofista, nella confutazione della filosofia di Parmenide, darà una descrizione del sapere come una rete di idee che il filosofo deve percorrere, idee che sono identiche a se stesse (e in questo si conferma l'idea centrale di Parmenide: l'essere è e non può non essere) ma diverse da tutte le altre (in questo invece ci si allontana da Parmenide: l'essere può non essere, cioè il niente è, ma in senso relativo, riferito a tutte le altre idee).
Ma le idee di Platone sono eterne e separate dal mondo sensibile. Una struttura statica. È il pensiero a scorrere per questa rete di relazioni. Le essenze eterne invece sono come cristallizzate. Legate insieme da relazioni ma immodificabili.
Il problema lasciato aperto da Platone è il rapporto tra il mondo delle essenze e il mondo sensibile. Ogni cosa è tale perché esprime, imperfettamente, la sua essenza eterna. Ma come avviene questa partecipazione? Come avviene il mutamento, lo sviluppo?
Aristotele dirà che Platone ha semplicemente raddoppiato il mondo. La sua metafisica (di Aristotele), come si è visto sopra, cercherà di dar conto del mutamento.
Ma torniamo a Hegel. Dicevamo che il primo momento è quello dell'analisi dell'intelletto. Il momento della distinzione delle singole essenze. Ad esso succede il momento propriamente dialettico, quello negativo, in cui ciascun concetto richiama ciò che non è, il suo altro. Infine c'è il momento positivo: il costituirsi di una nuova unità, tenuta insieme alla distinzione. Un'unità viva, fluida.
- - continua - -
Il seme contiene in se' la forma della quercia, dell'albero finito. La forma che plasma dall'interno il seme e che condurrà, guiderà, l'intero processo fino all'individuo compiuto, è anche il suo concetto. L'essenza-concetto di una certa cosa è ciò che ne determina lo sviluppo da dentro e che la fa essere quella specifica cosa e non un'altra.
Questo per quanto riguarda Aristotele.
In Hegel le cose sono simili ma per lui si tratta di approfondire come questi concetti formino un'unità vivente.
C'è un primo momento che è quello in cui l'intelletto analizza i concetti, distinguendoli, l'uno dall'altro.
Tuttavia ogni cosa richiama altre cose, ogni singolo concetto è in relazione con altri concetti. Platone nel Sofista, nella confutazione della filosofia di Parmenide, darà una descrizione del sapere come una rete di idee che il filosofo deve percorrere, idee che sono identiche a se stesse (e in questo si conferma l'idea centrale di Parmenide: l'essere è e non può non essere) ma diverse da tutte le altre (in questo invece ci si allontana da Parmenide: l'essere può non essere, cioè il niente è, ma in senso relativo, riferito a tutte le altre idee).
Ma le idee di Platone sono eterne e separate dal mondo sensibile. Una struttura statica. È il pensiero a scorrere per questa rete di relazioni. Le essenze eterne invece sono come cristallizzate. Legate insieme da relazioni ma immodificabili.
Il problema lasciato aperto da Platone è il rapporto tra il mondo delle essenze e il mondo sensibile. Ogni cosa è tale perché esprime, imperfettamente, la sua essenza eterna. Ma come avviene questa partecipazione? Come avviene il mutamento, lo sviluppo?
Aristotele dirà che Platone ha semplicemente raddoppiato il mondo. La sua metafisica (di Aristotele), come si è visto sopra, cercherà di dar conto del mutamento.
Ma torniamo a Hegel. Dicevamo che il primo momento è quello dell'analisi dell'intelletto. Il momento della distinzione delle singole essenze. Ad esso succede il momento propriamente dialettico, quello negativo, in cui ciascun concetto richiama ciò che non è, il suo altro. Infine c'è il momento positivo: il costituirsi di una nuova unità, tenuta insieme alla distinzione. Un'unità viva, fluida.
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