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Messaggi - Jacopus

#316
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 15:32:28 PM
Non so Green. Non conosco il tuo Baldini. Mi informerò. Fatto sta che nessuna psicoterapia funziona se non c'è il desiderio di iniziare una cura. Addirittura nessuna cura funziona senza collaborazione del paziente, figuriamoci una cura così fragile e profonda come la psicoanalisi. Hai esempi di cura psicoanalitica imposta forzosamente?
#317
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 15:08:28 PM
CitazioneIn Freud invece esiste un metodo intraclinico per cui si prova a indurre di nuovo il sintomo (per quanto possa sembrare crudele) in ottemperanza al fatto di controllare che questo sintomo sia realmente guarito e non soltanto temporaneamente dimenticato.
Sistema irrealistico e abbandonato da tempo dalla psicoanalisi stessa. Questo è il metodo classico freudiano. Il rimosso torna a galla e attraverso la sua ricognizione simbolica nel setting neutro del lettino viene ricomposto. Il drago del trauma rimosso guarito dal logos intellettuale del terapeuta. Funziona solo se il paziente attribuisce al terapeuta delle qualità da guru/santone (eccolo che ritorna), per cui basta il discorso cognitivo-razionale per guarire. Un discorso positivista, che lo stesso Freud ritenne in seguito non sempre applicabile e che confligge con l'altro aspetto fondamentale della psicoanalisi, cioè transfert/controtransfert. Solo in condizioni di reciprocità controllata terapeuta/paziente, nell'accettazione della possibile rottura e ricomposizione affettiva della rottura, avviene il passaggio, non tanto della guarigione, ma della gestione del proprio stato al meglio delle possibilità. In ciò la psicoanalisi è il prolungamento di Sartre (o meglio, Sartre è il prolungamento della psicoanalisi).
#318
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
02 Novembre 2024, 22:16:49 PM
Alla luce di quanto da lei scritto, Mauro Pastore, lancio due ipotesi. O lei non è in grado di leggere la lingua italiana o la travisa scientemente per fini a me occulti, visto che io, almeno, (ma anche altri intervenuti) non mi sono mai sognato di sottovalutare l'efficacia della psicoterapia o di altri trattamenti non farmacologici. Ma la sua conoscenza delle problematiche è, me lo lasci dire, insufficiente. Inoltre è sorretto da una rigidità di pensiero che non posso certo modificare in un forum. In ogni caso le sue asserzioni, in questo campo, sono parziali e prive di fondamento clinico. Le consiglio di leggere un testo illuminante sul trattamento farmacologico e non: "Bessel van der Kolk, il corpo accusa il colpo". Un testo assolutamente anti-farmacologico, ma che l'aiuterà ad avere una visione molto più "tridimensionale" dei problemi delle persone con un disturbo mentale (in questo caso relativo al Post Traumatic Stress Disorder, ma il discorso è analogo per molti altri disturbi, che si originano nella quasi totalità dei casi da un trauma).
#319
Percorsi ed Esperienze / Re: Sfiorare le dita di Atena
02 Novembre 2024, 17:33:09 PM
Ciao Morpheus. Viaggiare è un modo diverso per conoscere e come il libro ci mette di fronte a realtà diverse. Viaggiare e leggere sono i migliori antidoti per non avere una mente totalitaria.
#320
Ultimo libro letto / Il Nome della Rosa
01 Novembre 2024, 22:05:39 PM
"Stat Rosa Pristina nomine, nomina nuda tenemus".

Con queste parole si chiude "il nome della Rosa" di Umberto Eco. Un libro che ha avuto su di me sempre un grande fascino. L'ho riascoltato recentemente nel podcast di Raiplaysound, con un lettore straordinario, Moni Ovadia. Grazie a questa nuova esperienza sonora, il libro mi ha ritrasmesso quella percezione di materialità, che già nella versione su carta mi aveva piacevolmente sorpreso. Questo è il primo aspetto estetico che affascina. Ben pochi romanzi sono riusciti a farmi immergere fra i personaggi, fino al punto di sentirmi quasi accanto a loro. Eco riesce a donare questa tridimensionalità, quasi da realtà virtuale, attraverso una conoscenza approfondita della storia del pensiero medioevale. Questa magia non sarà più raggiunta da Eco, nei successivi romanzi.
I dibattiti continui su essenza e singolarità, sul male e sul bene, sulla povertà e la ricchezza, su verità e falsità che si inseguono nel corso del romanzo, sono assolutamente deliziosi, come le citazioni sparse, come quando l'amplesso del coprotagonista Adso da Melk viene espresso con le parole del Cantico dei Cantici mescolate a quelle del Cantico delle Creature. Ma anche la descrizione accurata di chiese, torri, cori, stalle, farmacie, con le parole specifiche, parole che spesso costringono di andarle a cercare sul web per capirle perfettamente, anche questo fa ottenere questo effetto di materialità, di realtà virtuale. Il dialogo fra Guglielmo e il farmacista dell'Abbazia, Severino, sulle qualità delle erbe officinali è ancora una volta un esempio di maestria, in questo senso. Sembra di essere accanto a loro mentre discettano di veleni ed erbe curative.
Già questa cura "gotica" per i particolari e per le citazioni sparse (da cercare, come in una caccia al tesoro) sarebbe sufficiente per rendere questo libro un grande libro.
Ma la grandezza si intensifica anche per altri motivi. Il primo di questi è la sovrapposizione di chiavi di lettura, il libro è al primo livello un "giallo", al secondo livello è un "romanzo storico", al terzo livello è un "romanzo filosofico", al quarto livello è un romanzo "semiologico".
Difficile affrontare tutte le molteplici questioni affrontate dal romanzo, che è in realtà un vero e proprio mondo a sè stante. Mi soffermo solo sul tema della conoscenza, che già si affronta nel primo capitolo, a proposito della fuga del cavallo Brunello. Da un lato vi è la visione di Guglielmo da Baskerville, che è l'avatar di un altro Guglielmo, ovvero Guglielmo da Occam, teorico di quella nuova visione del mondo, che è alla base del nuovo metodo scientifico, che si affermerà definitivamente solo 300 anni dopo. L'antagonista è Jorge da Burgos, il monaco anziano e cieco, che non accetta la conoscenza come ricerca dei dati sensibili ma come sottomissione della stessa alla teoria, che nel suo caso è la religione rivelata. Ogni dato sensibile che contrasta a quella visione va rigettato, anche se la realtà invece afferma quella verità. Una verità rivelata e dogmatica contro una verità che va sperimentata sul dato sensibile.
L'oggetto del contendere è infatti il secondo libro (perduto) sull'arte di Aristotele, dedicato alla commedia e all'umorismo. Libro che pur esistendo, non doveva esistere perchè contraddiceva la visione di un potere che, per affermare il suo potere totalitario ed assoluto, non poteva accettare la presenza del riso, dell'umorismo e dell'ironia, primo segnale del relativismo e della possibile presenza di tante verità.
Questo contrasto è il contrasto fra chi indaga le parole ammettendone il loro status convenzionale e storico, come strumenti per capire l'umanità e le sue azioni, e chi invece attribuisce a quelle parole un valore assoluto, di verità indiscutibile, di "idola" che fondano il potere, che in primo luogo era, a quei tempi, potere religioso. La parola, per Jorge, si scinde dalla sua storia e diventa "potente" proprio perchè scissa dalla sua storia, che invece Guglielmo, analizzandola, riduce nuovamente ad elemento di indagine della cultura umana.
Per questo "Stat Rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus".
#321
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
31 Ottobre 2024, 11:15:25 AM
CitazioneIo non svolgo professione di psicologia ma non sono un dilettante. 
Mi spiace ribadirlo ma lei è sicuramente un dilettante se non svolge una professione di aiuto sociale o non insegna una materia di aiuto sociale o sanitaria.
Sull'uso degli psicofarmaci evidenzia tutto il suo dilettantismo perché ignora o finge di ignorare quelli che si chiamano "pattern comportamentali", per cui anche agire sul sintomo e non sulla causa ha un effetto benefico. Inoltre come ho già scritto un centinaio di volte l'intervento farmacologico da solo non è l'intervento migliore. Esso deve essere sempre accompagnato da un intervento multidisciplinare. Infine, io che mi reputo un dilettante, ho avuto a che fare, e continuo ad avere a che fare, con adolescenti che hanno serie problematiche mentali, oltre ad aver letto (mi tengo basso) un 400-500 libri di psichiatria, psicologia e pedagogia (oltre naturalmente ad aver svolto un notevole numero di corsi di formazione sull'argomento). Eppure umilmente (come voleva il cristianesimo) mi ritengo ancora un dilettante, mentre lei si ritiene uno specialista (il mondo all'incontrario direbbe un certo generale).
#322
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 14:20:46 PM
Non hai tutti i torti, Inverno, poiché oltre a tutte le cose che si sono dette finora ce n'è un'altra, ovvero i profitti vertiginosi delle case farmaceutiche. Un solo antipsicotico può produrre un fatturato annuo superiore ai 5.000 milioni di dollari ( dato del 2013, oggi chissà come siamo messi). E non a caso, dopo i tempi grami in cui non erano previsti farmaci, e i dipartimenti di psichiatria erano disposti negli scantinati, dopo l'avvento dei farmaci, all'incirca dagli anni 50-60, il prestigio della psichiatria si è parecchio elevato.
L'inflazione delle prescrizioni a mio parere è collegato a quanto diceva la Tatcher 40 anni fa, ovvero che non esistono società ma individui. Il farmaco è la risposta individualista a una malattia che è "molto sociale" e che affonda le sue origini nelle strutture sociali ed ovviamente ancor di più in quelle familiari.
Però è anche come hai detto tu. Ci sono casi gravi per i quali i farmaci riescono a tenere sotto controllo i sintomi e quindi non lo chiamerei "placebo". Non c'è un'auto convinzione di efficacia ma un effetto neurochimico mirato. Che però non agisce sulla causa, poiché la causa è la "storia" del paziente.
#323
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 14:00:37 PM
Gli psicofarmaci non sono affatto dei palliativi. Hanno un effetto fisiologico sui neuro trasmettitori implicati nelle varie malattie mentali, aumentando o inibendo la loro produzione.
Esempio: in caso di stress l'organismo produce cortisolo, che rende il nostro organismo più efficiente perché è all'erta, in una situazione di pericolo. Se lo stress diventa permanente anche la produzione di cortisolo lo diventa, e il soggetto fa circolare cortisolo in eccesso con effetti deleteri, poiché il cortisolo rende subito disponibili le riserve di zuccheri ma modifica le connessioni sinaptiche ed ha effetti di infiammazione dell'intero organismo, in caso di rilascio prolungato. Gli psicofarmaci SRI (inibitori selettivi della ricaptazione), tendono a bloccare la sovra o sottoproduzione di specifici neuro- trasmettitori implicati in alcune malattie mentali (la dopamina in eccesso nelle psicosi, la serotonina e la dopamina in difetto nelle depressioni, ecc.). Quindi è vero che non agiscono sulla causa ma possono svolgere una funzione di mantenimento in un range di buon funzionamento sociale. In caso di gravi disturbi si tratta di medicinali che vanno assunti anche per periodi molto lunghi di tempo o anche per sempre.

È comunque ormai confermato da molti studi di follow up che le "guarigioni" o i "miglioramenti" avvengono più frequentemente se si adotta un intervento multidisciplinare, farmacologico, psicoterapeutico e psico-socio-educativo.
#324
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 13:45:25 PM
CitazioneDisastrosa nel forum invece la identificazione della psichiatria con la scienza al posto del riconoscimento che esiste anche la psicologia scientifica.
Sul merito di questa dichiarazione (tralasciando di redarguire il solito tono giudicante veramente improprio fra tutto noi dilettanti della psiche), mi limito a dire che psichiatria e psicologia sono soft sciences, e per questo possono e devono orientare la loro conoscenza in modo più flessibile e umanistico, altrimenti, ad esempio, si incorre in quegli esperimenti di "psicologia scientifica" che affermano come  il cervello decida autonomamente rispetto alla consapevolezza (cfr Libet, Soon). La psiche umana però non è rinchiusa o rinchiudibile in una stanza sperimentale. Se al posto del movimento del dito (esperimento di Libet) si chiede al volontario di scegliere fra una azione egoistica ed una altruistica, o di fare una dichiarazione etica o un'altra, i sistemi automatici di risposta del cervello, che sembrano provare l'assenza di libertà, non funzionano più e la risposta coincide con il tempo in cui il decisore l'ha decisa, rimettendo in campo una capacità "agenziale" non più esclusivamente deterministica. Se si proclama una visione solo scientifica delle scienze psicologiche la prima conseguenza coerente è quella di accettare il fatto di essere predeterminati e mai capaci di esprimerci liberamente.
Per converso, dichiararsi antiscientifici comporta altri problemi, ovvero la spiritualizzazione di una disciplina (il famoso "santone") che invece interagisce e deve interagire in modo fruttuoso con il metodo scientifico, pur concependolo come un metodo che deve essere connesso ad altri metodi e ad altre discipline. La psichiatria, ancor più della psicologia, è materia interdisciplinare.
#325
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 21:29:33 PM
Tocchi un nervo scoperto. Non esistono esami strumentali per diagnosticare la malattia mentale ma esiste la malattia mentale. I sintomi della schizofrenia di tipo paranoico sono sempre gli stessi, da quando sono descritti. Così come i sintomi della depressione o del disturbo ossessivo/compulsivo. Quindi il modo per diagnosticare una malattia mentale è la visita specialistica che si fonda su un colloquio o più colloqui con il paziente e i suoi familiari. Quei colloqui finiranno in un fascicolo che si arricchirà con l'anamnesi del caso nel corso degli anni. Affinché la malattia mentale sia verificata occorre che i sintomi siano presenti per un congruo periodo di tempo.
Altra circostanza da evidenziare è il proliferare di malattie mentali, prima misconosciute, ma alcune davvero importanti. Ad esempio oggi è riconosciuta la sindrome da stress posttraumatico (PTSD), che si soffre a seguito dell'impatto da eventi violenti, gravi o ripetuti nel tempo o entrambi. Si tratta di malattie che, a differenza dell'ulcera, puntano il dito contro la stessa struttura sociale e che sono profondamente condizionati dalla struttura sociale. Basti pensare che negli anni '60, un libro didattico per studenti universitari molto diffuso negli USA (posso risalire anche al titolo se interessa), dichiarava che l'incesto familiare era un "fattore protettivo" rispetto alla malattia mentale e rispetto alla vita in genere, perché forniva una sorta di apprendistato in famiglia di come sia duro il mondo. Detto e scritto da un eminente psichiatra di allora, di appena 60 anni fa. Oggi si dice esattamente il contrario, perché sono cambiati i rapporti di potere e la società patriarcale si è profondamente indebolita.
Il collegamento psichiatria-società è dato anche dalla presenza di discipline come l'Etnopsichiatria che studia la psichiatria collegata alle varie culture, ognuna con le sue regole sociali.
Quindi la psichiatria non potrà mai essere guidata dallo stesso paradigma delle altre discipline sanitarie, perché la "mente" che è il suo oggetto, non sta solo dentro il corpo del paziente (come l'elicobacter pylori, responsabile dell'ulcera), ma è il collegamento fra il cervello del singolo e tutti gli altri cervelli. In questo senso la malattia mentale è una condizione universale o se preferiamo un continuum, che impercettibilmente passa da una supposta normalità ad una supposta anormalità. La vera anormalità però consiste nella incapacità di funzionare, di alzarsi al mattino, di lavorare, di essere in grado di vivere senza essere d'impaccio e senza essere un pericolo per sè o per gli altri. Se lo psichiatra attraverso un intervento multidisciplinare riesce a far rientrare lo "squilibrato" in questo range, allora ha fatto il suo lavoro, anche se il paziente, di tanto in tanto può sospettare che dentro l'armadio viva un licantropo invisibile o che la radio ogni tanto gli manda dei messaggi in codice.
In sintesi, abbiamo riscontri descrittivi per i quali è evidente che esistono malattie mentali che creano dolore o disagio, malattie che si distinguono in maggiori o minori a seconda se vi sia o meno perdita del senso di realtà (deliri, allucinazioni) oppure no (manie, ansie, paure fisse, tristezza immotivata). Per queste malattie non esistono ancora strumenti diagnostici fondati sulla misurazione e probabilmente non esisteranno mai, perché l'oggetto di studio dello psichiatra non è il cervello ma la connessione mente/cervello/corpo. Con mente si intende la connessione sociale fra il cervello del paziente e la cultura nel suo percorso storico. Quindi il cervello come organo fisiologico non può essere trascurato ma la psichiatria non può fermarsi al cervello come organo (al cervello come organo fisiologico e basta ci pensa già la neurologia).
#326
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 14:05:29 PM
Citazioneho usato il termine "santone" perchè me lo aveva ricordato leggendo la descrizione che ne faceva Jacopus piu indietro
Anche questa affermazione merita un approfondimento. In effetti gli psicoterapeuti e tutti gli operatori sociali sono dei "santoni". Chi è il santone? È colui che fa miracoli,chi è carismatico, colui che agisce secondo modalità non "tecnicistiche" ma "spirituali", chi "ama", e l'amore difficilmente è un tecnicismo. Jung ha scritto molto su questo tema, ad esempio.

Personalmente ammiro molto Freud, perché ha sempre orientato la sua ricerca secondo modalità "scientifiche" pur rendendosi conto che la ripetibilità sperimentale del metodo scientifico non è raggiungibile quando si parla di "mente umana". Lui stesso, in una sua massima famosa ha scritto che ci sono tre attività impossibili: curare, educare e governare. Nonostante ciò ha curato e scritto per tutta la vita, anche quando un doloroso tumore alla mascella lo aveva debilitato. La mente umana non può essere curata come un altro organo qualunque, perché non è un organo qualunque. La sua stessa complessità ha come ricaduta la frequenza della malattia mentale. Difficile pensare ad una formica malata di crisi paranoiche, e soggiogata dal pensiero che la formica operaia al suo fianco voglia ucciderla.
I problemi iniziano con la immissione degli stati emotivi sulle specie più complesse, come uccelli e mammiferi. Rabbia, sofferenza per la solitudine, paura, ricerca di un compagno/a sono stati emotivi che migliorano la capacità di sopravvivenza della specie ( uno è indispensabile), ma non sempre vengono soddisfatti e ciò può creare la malattia mentale. Se ad esempio un soggetto viene sottoposto ad eventi paurosi ripetutamente, risponderà prevalentemente con il sistema limbico ad ogni minaccia, fino al punto che crederà minaccia mortale anche una semplice parolaccia o un gestaccio. Una persona "impulsiva", che oltre un certo livello, diventa una persona con un disturbo mentale che va curato.
Per curare l'impulsività ci sono farmaci che favoriscono la produzione di recettori antagonisti all'impulso (come la serotonina) e inibiscono la produzione di recettori agonisti della rabbia e dell'impulsività (come l'andrenalina). Questi farmaci rispondono a tutti i requisiti "tecnici" della medicina moderna e gli psichiatri li sanno maneggiare. In ciò non mi sentirei di definirli santoni. È comunque inevitabile fare degli aggiustamenti, come del resto per tutti i tipi di malattie. Si può passare da un ipotiroidismo lieve ad uno serio, con relativo cambio di farmaco. Ciò che serve in più ad uno psichiatra e ancor più ad uno psicoterapeuta è proprio quel carisma che in modo banale può essere designato come "santone", e che Freud ha descritto come fenomeno di transfert/controtransfert oppure con una immagine molto forte come "Nebenmensch". Ironizzando, la psicoterapia è una forma di fratellanza a pagamento, ma funziona spesso, altrimenti si sarebbe già estinta dopo 125 anni di onorata carriera, con tanto di cattedre universitarie in tutto il mondo ( o anche qui c'è un complotto dei poteri forti?).
Penso che queste discipline si portino addosso proprio il marchio di voler agire secondo modalità soggetto/oggetto, quando invece dovrebbero agire secondo modalità soggetto/soggetto. Molto esplicativo è il film "qualcuno volò sul nido del cuculo". È già spiegato tutto lì se non volete leggere Basaglia. Altrimenti, per chi ha più tempo e voglia, si può partire da "storia della follia nell'età classica", (Foucault)  che è un saggio paragonabile, mutatis mutandis, ad un classico immortale della letteratura come i fratelli Karamazov.
Sicuro di non aver risposto correttamente a nessuno, vi saluto.
#327
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 13:27:47 PM
CitazioneAnche lo psicoterapeuta è ammalato e sarebbe per questo che se fossi un paziente cercherei di metterlo in crisi ... ma forse questa idea non sarebbe percorribile per uno che pensa di essere disagiato


Molta carne al fuoco. Inizio da Daniele perché questa affermazione mi ha colpito, nel senso che il paziente che vuole mettere in crisi il terapeuta esiste ed è anche quello che guarisce meglio e che può raggiungere un livello di completezza nella propria vita superiore a chi si pone con il terapeuta in una modalità "sottomissione". In medio stat virtus. Troppa acquiescenza NO, troppa critica NO. Opporsi al terapeuta, in sostanza, significa opporsi all'autoritá, e solo attraverso la discussione verso l'autorità si cresce, si diventa autonomi e si interiorizza quell'autorità, rendendoci più liberi. Un bravo terapeuta quindi accetterà le provocazioni, le discussioni, le urla e i litigi. Il confine che non dovrà superare è quello della minaccia e della violenza, poiché a quel punto non c'è più terapia ma diritto penale. Accettare la messa in crisi è infatti un indizio della storia del paziente che ci dirà molte cose di sè attraverso quella rabbia indirizzata verso l'Autoritá.
#328
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
27 Ottobre 2024, 21:47:00 PM
Non hai tutti i torti sugli psichiatri ;). Molti di loro ce la mettono tutta per rendersi antipatici, ma resta il fatto che la malattia mentale va affrontata. A mio parere però va affrontata con un metodo diverso da quello della medicina tradizionale fondata su malattia/terapia/cura. La diversità si trova sul nesso fra malattia mentale e società, ovvero la malattia mentale, molto più di ogni altra malattia, è una patologia sociale. In linea di massima essa trae origine dal trauma, ovvero da condizioni avverse nella vita. Se, ad esempio, le condizioni sono davvero molto avverse, per sopravvivere occorre estraniarsi dalla realtà, ci si può dissociare temporaneamente (nevrosi) oppure in modo permanente (psicosi). Quindi per tenere sotto controllo la malattia mentale occorrerebbe agire in modo preventivo sul trauma, che, se avviene in infanzia, è molto impattante. Si può giungere alla malattia mentale anche attraverso le sostanze psicoattive, compresa quella che viene quasi idolatrata come la cannabis. Ma non di meno è l'alcol, capace di creare le precondizioni per malattie mentali di mezza età. Accanto a ciò vi è anche una predisposizione genetica, ma sempre su base ambientale. Infatti i nostri geni possono esprimere o non esprimere un certo tipo di carattere (ad esempio l'ansia). Ma se i nostri genitori e i nostri nonni sono stati esposti all'ansia, le possibilità che noi sviluppiamo un carattere ansioso è molto alto, anche se serve comunque un innesco ambientale. L'epigenetica è la dimostrazione di come siamo un intreccio inestricabile di corpo e ambiente. Alcuni "psichiatri" chiamano questo intreccio Mente-Cervello, che opera con continui e reciproci feed-back ( il che è anche molto coerente con la teoria evoluzionistica).
Se assumiamo che questa sia la descrizione sintetica della genesi della malattia mentale, dobbiamo domandarci cosa deve fare lo psichiatra e come lo deve fare. Qui entrano in gioco tanti discorsi possibili. Uno che mi ha sempre incuriosito è quello del superamento della differenza soggetto/oggetto, che ancora una volta chiama in causa la struttura sociale. Infatti lo psichiatra per essere tale dovrebbe dismettere i suoi panni di soggetto-terapeuta che tratta l'oggetto-paziente, cercando di ottenere al suo posto un rapporto terapeutico in condizioni di reciprocità. Si tratta però di una visione rischiosa perché mette in discussione le stesse basi sociali della società di classe, nella quale c'è un soggetto-padrone che tratta con un oggetto-servo. Non a caso Basaglia chiamava in causa Hegel per giustificare il superamento del manicomio. Se vogliamo restare ad un livello funzionale, invece, comunque lo psichiatra è inevitabile per la sua formazione, per il suo occhio clinico, per la sua conoscenza dei farmaci e dei suoi effetti, in un ottica olistica. Infatti, prima di prescrivere una terapia è importante stabilire un check-up generale sulle condizioni di salute del paziente. In una concezione pragmatica sarebbe anche auspicabile un modello che unisca aspetti di cura funzionali (farmaci, psicoterapia, attività socio-educative, formative) e la tensione verso un modello di cura che superi il contrasto soggetto/oggetto.
#329
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
27 Ottobre 2024, 00:30:50 AM
CitazionePoi è possibile che non esistano farmaci di livello superiore a quelli generici o peggio non ci fossero riscontri diagnostici di livello superiore. Ma a quel punto lo psichiatra non avrebbe una cura farmacologia a disposizione e di seguito non potrebbe fare una diagnosi...
Non so se ho capito bene, ma ci sono farmaci molto efficaci ma che hanno molte controindicazioni. "Pharmakon" non a caso significa in greco antico, rimedio e veleno, contemporaneamente. Nei casi gravi come le schizofrenie, che fanno perdere il contatto con la realtà, possono essere usati neurolettici anti psicotici come il risperidone o l'olanzapina. Esiste anche la possibilità di iniezioni a rilascio prolungato, che contrastano la scarsa adesione di questi pazienti a seguire la terapia. Sono anche considerati farmaci salvavita e sono a carico completo della ASL. A differenza delle comuni benzodiazepine, che servono nelle situazioni meno gravi (en, xanax).
Per quanto riguarda la diagnosi. Ovvio che la fa il medico curante e nel caso di disturbi mentali non di natura neurologica, la diagnosi la fa lo psichiatra, dopo avere, appunto, escluso problemi neurologici o di altra natura. Solo se il malato mentale commette un reato, sarà nominato un perito dal Tribunale, che è  comunque sempre uno psichiatra, con un curriculum esteso ( solitamente sono professori universitari).
Inoltre sul concetto di diagnosi in psichiatria si potrebbe scrivere un libro. In breve diagnosticare una malattia mentale è difficile perché è una attività condizionata dalla società. Freud si è fatto largo grazie al disturbo denominato "isteria", che oggi è residuale. All'epoca di Freud invece furoreggiava a causa della struttura repressiva e sessuofobica della Vienna all'inizio del XX secolo. Per questo la malattia mentale è una malattia politica ed è per questo che viene vista con sospetto o con sufficienza. A meno che non movimenti denaro. In USA gli istituti di psichiatria, fino a 70 anni fa, erano relegati nei seminterrati e scarsamente finanziati. Quando sono giunti sul mercato i primi farmaci efficaci, che hanno sostituito le precedenti pratiche contenitive o l'elettroshock (o l'ipnosi), la psichiatria ha perso velocemente il suo ruolo di Cenerentola della medicina.
#330
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
26 Ottobre 2024, 16:56:26 PM
Citazione di: InVerno il 26 Ottobre 2024, 10:22:49 AME che cosa si è scoperto da questi studi, per esempio, riguardo la categoria di farmaci più usata in assoluto, gli antidepressivi?
Che certi principi attivi, presenti in questi farmaci, agiscono sul flusso di neurotrasmettitori che funzionano male nella persona depressa, riequilibrandoli, in primo luogo serotonina e dopamina. Il problema è che agiscono sul sintomo, mettendo sotto controllo la persona (ed è già un risultato), ma non agiscono sulla causa profonda della depressione, che è spesso una causa dovuta ad esperienze ambientali avverse. Per sconfiggere la depressione o più realisticamente per ridurla, occorrerebbe agire sulla società. I disturbi mentali sono disturbi sociali, anche se tendono, nel dopo-Basaglia, a farci credere che non sia così.