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Messaggi - doxa

#316
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Gerusalemme e Atene
28 Novembre 2023, 15:24:12 PM
Grazie Ipazia per il tuo contributo, che sempre gradisco.

Nel precedente post ho fra l'altro scritto:

CitazioneNel libro collettivo titolato: "Gerusalemme e Atene" il filosofo tedesco naturalizzato statunitense Leo Strauss scrisse che per comprendere la cultura occidentale dobbiamo capire Gerusalemme e Atene. Sono in quelle due località le radici della nostra cultura: nella prima, la radice religiosa, nella seconda  radice, la filosofico-letteraria. Dal loro incontro è nata la civiltà europea.

Sul concetto di civiltà  ci sono diverse opinioni sul  suo significato. Questo  sostantivo:  deriva dal latino "civilĭtas",  e questo dall'aggettivo civilis, con riferimento al civis ( = cittadino) e alla civitas (= città).

Ma quali sono i "confini" della parola "civiltà" ?

Generalmente per civiltà s'intende  l'insieme delle qualità e delle caratteristiche materiali, culturali e religiose di una comunità, di una nazione.

Il professor Alessandro Barbero, docente di storia medievale, evidenzia che il concetto di civiltà è sfuggente:  "è una delle tante parole che noi usiamo come se fosse ovvio cosa vuole dire. Se ci fermiamo a interrogarci sui modi in cui questa parola può essere usata ci accorgiamo che bisogna stare attenti. Intanto la parola 'civiltà' è una parola recente. Si comincia a usarla nel momento in cui l'occidente parte alla scoperta e alla conquista del mondo, all'inizio dell'età moderna. (...) È una parola che nasce per descrivere un senso di supremazia dell'occidente e faremo bene quando la usiamo e a interrogarci su cosa vogliamo dire esattamente".

Invece  per Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica, "L'elemento comune che hanno tutte le definizioni di civiltà è che l'uomo allo stato di natura non basta, non è sufficiente a sé stesso".

Quindi "civiltà" contrapposta al concetto di "barbarie", da "barbaro". in latino barbarus":  lo straniero , l'estraneo alla cultura greco-romana.

Nei testi in lingua latina il termine "barbarus" è spesso accompagnato da aggettivi come "ferus" (=  feroce, violento) e "iracundus" (= iracondo, irascibile). Essi definiscono il significato negativo della parola originaria.

Gli antichi Greci  denomivano "bàrbaros" (= i balbuzienti) gli stranieri che non parlavano la lingua greca e non erano di cultura greca.

Inoltre, il termine "barbaro" veniva usato per  distinguere le cosiddette "buone maniere" in uso nelle città, contrapposte alla "rusticitas" degli abitanti nelle campagne. 

Nel nostro tempo il sostantivo "civiltà" allude  agli aspetti culturali e organizzativi di una popolazione in una determinata epoca: la civiltà greca, la civiltà latina, ecc..

La società contemporanea è individuata da un tratto caratteristico: la civiltà di massa; civiltà dei consumi; civiltà delle immagini".

Con la parola civiltà si allude pure alla buona educazione, la cortesia: comportarsi con civiltà.
#317
Tematiche Culturali e Sociali / Gerusalemme e Atene
28 Novembre 2023, 09:13:30 AM
Il 2 dicembre a Torino, al teatro Carignano, alle ore 10, ci sarà il dialogo su "Che cosa hanno in comune Gerusalemme e Atene ?", con il cardinale Gianfranco Ravasi  e il latinista Ivano Dionigi.




Gerusalemme e Atene: contrapposizione e incontro tra  fede e filosofia, tra legge(Bibbia) e logos.

Il filosofo e apologeta cristiano Tertulliano si domandava: "Cosa hanno in comune Atene e Gerusalemme"?  Le due città, nell'antichità, possono essere  simbolicamente considerate le due radici della cultura occidentale, la greco-romana e l'ebraico-cristiana.

Nel libro collettivo titolato: "Gerusalemme e Atene" il filosofo tedesco naturalizzato statunitense Leo Strauss scrisse che per comprendere la cultura occidentale dobbiamo capire Gerusalemme e Atene. Sono in quelle due località le radici della nostra cultura:  nella prima, la radice religiosa, nella seconda  radice, la filosofico-letteraria. Dal loro incontro è nata la civiltà europea.

L'incontro tra la filosofia greca (logos) e la fede ebraica (nomos) avvenne dopo la conquista della Palestina nel 332 a. C.  da parte delle truppe di  Alessandro Magno. Gli Ebrei nella Giudea vennero a contatto con la cultura ellenistica. Di questo c'è traccia nella Bibbia, ad esempio nel secondo Libro dei Maccabei dove si depreca la diffusione dell'ellenizzazione (2 Mac 4, 13) che si oppone al giudaismo (2 Mac 2, 21).

È significativo che due noti autori ebrei dell'antichità scrissero in greco (Filone di Alessandria  e Giuseppe Flavio).

Tra il III e il II sec. a. C. ad Alessandria d'Egitto  l'Antico Testamento fu tradotto in lingua greca (versione dei LXX) per la comunità ebraica della diaspora residente in quella città ellenizzata. Essi avevano obliterato la loro lingua e non riuscivano più a leggere in ebraico.

Nel I sec. d. C. Antiochia  di Siria aveva circa mezzo milione di abitanti: molti erano Greci, Siriani ed Ebrei. La località (la terza per grandezza nell'impero romano, dopo Roma e Alessandria d'Egitto) era un luogo d'incontro di culture e religioni. I discepoli cristiani di lingua greca avvicinavano pagani e giudei per convertirli.

L'apostolo Paolo, nato a Tarso,  in quella città aveva ricevuto l'educazione tipica di un centro abitato grecizzato. Aveva letto Euripide e Omero ed era stato formato secondo i principi della retorica del tempo, come è evidente  da alcuni suoi scritti. Da essi si desume la sua conoscenza della filosofia stoica. E proprio un trattato filosofico di origine aristotelica molto diffuso a quel tempo, ma oggi perduto, è alla base del discorso  di Paolo  ad un gruppo di filosofi ad Atene riuniti nell'areopago (significa "collina di Ares", il bellicoso dio Ares), situato tra l'agorà e l'acropoli.

Dal discorso di Paolo:

"Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:

"Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa" (At 17, 22 – 25).
#318
Tematiche Culturali e Sociali / Come stai ?
27 Novembre 2023, 10:07:56 AM
Voglio argomentare su alcuni modi di dire. Per esempio: "Come stai ?", "Come ti va ?" "Novità ?",  "Tutto bene ?" Ognuno di questi incipit di conversazione evoca il nostro essere (in salute o meno)  in relazione agli altri, fa riferimento al come stai tu fisicamente, mentalmente spiritualmente.

Di solito rispondiamo: "Tutto bene". Se la risposta è negativa siamo più prudenti nell'esternazione.





A chi ci chiede come stiamo non interessa ascoltare la risposta.  E' solo un modo per salutare. Allora le risposte possono essere anche ironiche.

Nel caso del biblico Giobbe, al "Come va ?" risponderebbe: "Bisogna avere pazienza"; Dante Alighieri: "Sono al settimo cielo".

"Voci di corridoio" dicono che nei forum la maggior parte degli utenti  alla fatidica domanda risponde: "non c'è male"; alla banale domanda si risponde con  una banalità.


Tra un uomo e una donna  che non si conoscono il "come va ?" basta per iniziare l'approccio ? E' necessario anche il linguaggio non verbale ? La gestualità ?

Gli sguardi ed i sorrisi sono i segnali-stimolo che favoriscono l'avvicinamento, permettono di entrare nello spazio altrui, nella bolla psicologica di lei/lui. Quei segnali convincono i due che può iniziare il dialogo per conoscersi e capire se continuare gli incontri.

La disponibilità all'approccio viene quasi sempre comunicata dalla donna in modo discreto attraverso il linguaggio del corpo.

L'uomo tende a non farsi avanti se non riceve  un cenno di incoraggiamento. Però ci sono uomini che prendono l'iniziativa anche in assenza di "invito" o quando questo è appena abbozzato. In quel caso l'uomo potrebbe mirare a cercare prima un'intesa con il linguaggio del corpo, tramite la "tecnica" abitualmente usata dalle donne per far trapelare l'interesse: la sincronizzazione simultanea  della postura del corpo, dei gesti. Di solito è lei che dà inizio, per esempio passandosi una mano tra i capelli, lui risponde con un altro gesto come toccarsi l'avanbraccio, ecc.. L'interazione non verbale diventa come un ballo: i movimenti di lei sono seguiti da precisi passi di lui.

Per le persone timide l'approccio è problematico, causa ansia, insicurezza,  specie negli adolescenti, perché temono di essere incapaci.

L'attesa accresce il desiderio ed amplifica l'aspettativa: la soddisfazione, se arriverà, sarà proporzionale al tempo dell'attendere, e la delusione, parallelamente si alimenterà di quell'indugiare sprecato.

Nell'approccio c'è chi preferisce il classico incontro imprevisto che si può avere frequentando feste, inaugurazioni, mostre e altre occasioni sociali. C'è chi si cautela cercando la mediazione di un conoscente comune, chi, più timidamente si avvale di Facebook, forum, sms.

Comunque nessuna strategia di approccio è efficace  o appropriata a tutti e in qualsiasi contesto.
#319
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte e denari
22 Novembre 2023, 21:50:44 PM
La "Mezzana" è il titolo di un dipinto realizzato  dal pittore olandese Johannes (= Jan) van der Vermeer (1632 – 1675).



Jean Vermeer, la Mezzana, olio su tela, 1656, Gemäldegalerie di Dresda



dettaglio della mano dell'uomo sul seno della donna.

L'ambiente è un'osteria. Nella composizione ci sono quattro persone.

Le tre figure in piedi indossano abiti che allontanano da loro il pensiero  che siano povere.

In primo piano, seduta vicino ad un tavolo coperto da una pesante tovaglia multicolore, c'è  la  giovane donna, non brutta,  indossa una giacca di colore giallo e il copricapo bianco: le tonalità contribuiscono a dare luce alla scena, dominata dal nero e dal rosso degli abiti degli altre tre personaggi.

La ragazza si guadagna da vivere  prostituendosi. Dietro di lei l'uomo con la giacca rossa e il cappello piumato le tocca il seno con la mano sinistra e con la mano destra le porge il denaro, che lei accoglie  nella sua mano col cenno di un sorriso di compiacimento.  Nell'altra mano la fanciulla tiene un bicchiere con la bevanda, forse contenuta nella brocca strigilata.

L'uomo in piedi  sulla sinistra con la bianca gorgiera è un musicista. Ha poggiato la sua giacca nera sulla tovaglia del tavolo. Nella mano sinistra sorregge un bicchiere con il vino, con la destra tiene il manico  del suo strumento musicale a corda.

Al suo fianco la donna con l'abito nero e il copricapo nero (nel nostro tempo fa pensare ad una musulmana con l'abito tradizionale): è la mezzana, la procuratrice dell'incontro, l'intermediatrice degli incontri sessuali. E' piegata in avanti ed  assiste compiaciuta alla scena.
#320
Riflessioni sull'Arte / Botero
22 Novembre 2023, 18:02:01 PM
 A Milano, da domani, 23 novembre 2023,  al 4 febbraio 2024 nel  Museo della Permanente ("Società per le belle arti ed esposizione permanente"), in via Filippo Turati 34, c'è l'esposizione dedicata al pittore, scultore e disegnatore colombiano Fernando  Botero, morto a Montecarlo lo scorso 15 settembre. Aveva 81 anni.

Disprezzato dai critici (come il britannico Jack Vettriano, invece a me piacciono i suoi dipinti), all'età di 24 anni Botero dipinse una natura morta con mandolino aumentandone le dimensioni.  Successivamente cominciò ad enfatizzare corpi umani  ed oggetti, creando il suo stile, divenuto un "marchio di fabbrica".
Disse che non dipingeva figure umane grasse ma volumi.
La tematica religiosa è spesso presente nel lavoro di Botero.


Passione di Cristo: il bacio di Giuda





Via Crucis, incontro con la Veronica



Crocifissione

 

Deposizione di Gesù dalla croce
 

 
 
Nel 1969, quaranta anni prima del ciclo presentato in mostra, l'artista colombiano aveva realizzato un trittico da titolo "Via Crucis" dove Cristo è rappresentato con gli occhi chiusi, in posizione eretta, sceso dalla croce e con le mani in posizione benedicente.

In mostra ci sono dipinti realizzati da questo artista negli anni 2010 e 2011.

Ne "Il bacio di Giuda" (realizzato nel 2010) si autoritrae, mentre in "Ecce Homo" dipinge la propria mano nell'atto di indicare Gesù.

Raffigurò la "Via Crucis" , in tre dipinti a olio di grandi dimensioni: "Gesù inchiodato alla croce", "Crocifissione con soldato" e "Crocifissione": quest'ultima presenta un inquietante e monumentale Gesù crocifisso al Central Park di New York, dove Boterò visse per più di 12 anni.

Altre opere le dedicò alla "Flagellazione" e alla "Discesa dalla croce"  
L'ironia, la sensualità e l'abbondanza delle forme sono state a lungo la sua unica chiave di lettura per le sue composizioni.
Botero scrisse: "Quello che dipingo è realtà inventata, descrivo una realtà irreale in modo realistico": l'abbondanza tranquilla e suntuosa delle forme.
Per questo artista  "L'arte è una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà della vita".
#321
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte e denari
21 Novembre 2023, 16:56:56 PM
Bravo Phil. La tua risposta è esatta  ;D


Quentin Metsys, Il cambiavalute con la moglie, olio su tavola, 1514, Museo del Louvre, Parigi

Il titolo originale del dipinto è in lingua francese: "Prêteur et sa femme". Fa capire che l'uomo più che un cambiavalute è uno che presta denaro, forse ad usura.

I colori degli oggetti e delle figure sono esaltati dalla luce che entra dalla finestra centrale.

Come già detto nel post precedente nella scena ci sono cinque persone anziché due:  
  
il cambiavalute e sua moglie;

altri due individui che dialogano sono visibili  all'esterno della finestra che s'intravede sopra la spalla della donna. Uno dei due ha il cappello in testa;

In primo piano,  sul tavolo c'è il piccolo e rotondo specchio convesso che riflette l'immagine di una terza persona presente nel locale, vicino la finestra. E'  visibile  la parte superiore del corpo: il collo e la testa, con copricapo rosso.



Dalla finestra si vede l'esterno:  un albero e un'altra finestra  sovrastata dal cornicione con coronamento a triangoli.
 
Il cambiavalute è ritratto mentre lavora. La moglie sfoglia un libro di preghiere. Nella pagina è visibile la figura della Madonna con Gesù bambino. La donna  si ferma per osservare  il compagno  nella sua attività.

Notare le dita della mano sinistra dell'uomo: sembrano gli artigli di un rapace.



Sul banco, oltre alle monete ci sono  alcuni anelli inseriti in un fuso, sul piccolo panno blu un gruppo di perle  vicino al vaso di cristallo ornato,  alcuni strumenti per esaminare le monete.
 
Sulla parete di fondo due  mensole  con sopra alcuni oggetti:  un piatto d'argento lavorato a sbalzo,  sfere di vetro appese ad un filo,  un'arancia, un porta candela d'argento,  una piccola bottiglia di vetro a forma di ampolla, un libro (forse per la contabilità), alcune lettere.  
#322
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte e denari
21 Novembre 2023, 12:01:24 PM
Nel post n 23 ho commesso un errore, all'inizio del testo, nella prima riga, poi nella didascalia della foto:  il cognome del pittore è Metsys e non Massys !



 
Quentin Massys, Il cambiavalute e sua moglie, olio su tavola, 1514, Museo del Louvre, Parigi

In questo dipinto ci sono cinque persone. Riuscite a vederle ?

Vi arrendete ?
#323
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte e denari
21 Novembre 2023, 09:01:46 AM
Buongiorno Jean. Oggi per "colazione" ti offro un artista parmense  ;D


Parmigianino, ritratto di Gian Galeazzo Sanvitale, olio su tavola, 1524, Museo di Capodimonte, Napoli

Il biondo ventottenne conte di Fontanellato (prov. di Parma) è raffigurato con inquadratura a tre quarti, verso sinistra, ideale per mostrare il soggetto in modo completo,  senza perdere i dettagli del viso. I suoi occhi guardano verso l'osservatore.  Ha la barba e i baffi  ben curati.

E' seduto su una  sedia del tipo "Savonarola": è una sedia pieghevole in legno


sedia Savonarola, aperta e chiusa.

Gian Galeazzo Indossa una giubba nera, secondo la moda del tempo, da cui escono due maniche di stoffa rossa decorate e si vedono i polsini ricamati della camicia.

Sulla falda del cappello  è applicata una piuma ed un cammeo;  nel bordo della falda o ala ci sono tagli e perline.


Guardando l'immagine:


sulla sinistra del  condottiero si vedono poggiate sul tavolo la corazza e la mazza ferrata,  simboli evocativi della sua indole guerriera.

A fianco del muro di fondo, sulla destra, c'è un'apertura che permette di vedere un albero frondoso.

In primo piano, sul bracciolo destro della sedia il conte posa  sia l'avanbraccio (sul quale è poggiata l'elsa della spada decorata con la conchiglia bivalve, simbolo della famiglia)  sia la mano, con la quale regge un guanto  e nel contempo mostra nel dito mignolo un anello d'oro con pietra preziosa.

Sul bracciolo a sinistra il nobile posa il gomito. Con la mano guantata mostra all'osservatore una medaglia bronzea sulla quale sono impressi due numeri: il 7 e il 2. In chiave alchemico-astrologica il 72 rappresenta un numero ermetico che simboleggia la comunità nella molteplicità.



dettaglio

E' noto che il  Parmigianino fu un alchimista, perciò  spesso nei suoi dipinti  ci sono  simboli alchemici. 

"Parmigianino" è un appellativo, perché nacque a Parma ed era di esile corporatura. Morì in giovane età: si chiamava Girolamo Mazzola (1503 – 1540).

Il conte Gian Galeazzo Sanvitale (1496 – 1550) nel 1516 sposò  la nobile Paola Gonzaga, dalla quale ebbe  sei figli maschi e tre femmine.

Abitavano nella rocca di Fontanellato. Con loro,  divenne un  centro di intensa attività culturale, frequentata da artisti, filosofi e poeti.
#324

Pisa: Palazzo della Sapienza. L'edificio di epoca rinascimentale è la sede della facoltà di giurisprudenza e della biblioteca universitaria. E' nei pressi di piazza Dante, poco lontano dal Lungarno Pacinotti.
Il Palazzo della Sapienza fu edificato dal 1486 per volere di Lorenzo de' Medici per riunire le varie scuole presenti a Pisa e risolvere il problema della frammentazione della didattica. L'opera architettonica fu completata da Cosimo I de' Medici nel 1543.

Da Pisa a Roma, nell'Università "La Sapienza, che mi vide "baldo giovane di belle speranze".
 
 La "cittadella universitaria" fu edificata dal 1932 al 1935, in epoca mussoliniana.
 
 Il progetto della nuova sede della università di Roma venne ideato dall'architetto Marcello Piacentini come una città di nuova fondazione, un'opera moderna realizzata in soli tre anni.
 
 L'impianto architettonico è basato su una piazza centrale sulla quale affacciano gli edifici più significativi: il palazzo del Rettorato con l'accesso da uno scalone monumentale in asse con i propilei d'ingresso, con l'Aula magna e la Biblioteca Alessandrina, ai lati gli edifici delle facoltà.
 
 All'incrocio dei due assi principali c'è il piazzale della Minerva e la grande statua bronzea che raffigura Minerva (simbolo della Sapienza e dell'ateneo di Roma 1) realizzata dal noto scultore Arturo Martini. Fu collocata sulla piazza il 21 aprile 1935. (il 21 aprile si festeggia il leggendario "Natale di Roma", fondata da Romolo...).


La statua che raffigura Minerva (Atena) che nasce armata dalla testa di Giove (Zeus per i Greci) è su un alto basamento in cemento rivestito con lastre di porfido. Ha le braccia alzate e aperte, con la mano sinistra regge lo scudo, con la destra la lancia.


 
 "All'inaugurazione della Città Universitaria, Mussolini, indossando l'uniforme del comandante in capo dell'esercito, ricordò al Re, al Rettore e al Ministro dell'Educazione i legami indissolubili tra militarismo e istruzione. In questo programma, l'Atena di Martini esprime la dualità dell'istruzione (e il sapere che viene impartito) e il militarismo delle armi brandite dalla dea. Atena, a differenza di Marte, incorpora il valore guerriero insieme alla saggezza e alle virtù civiche e combatte per mantenere l'ordine e la legge" (Ida Mitrano, in "La Minerva di Arturo Martini. Storia dell'icona universitaria).
 
 Nella capitale la prima università fu avviata il 20 aprile 1303 con la bolla pontificia "In Supremae praeminentia Dignitatis" del pontefice Bonifacio VIII, il quale istituì lo "Studium Urbis".
 
 Nel XIV secolo c'erano in città diverse scuole, collocate presso chiese (di solito francescane e domenicane) ma senza un ente ufficialmente riconosciuto ed esterno alla corte papale. Con la bolla di Bonifacio VIII venne istituita la prima università di Roma. I finanziamenti iniziali giungevano dalla tassazione del vino "forestiero" e dalla munificenza di alcuni nobili romani. Quando la sede pontificia fu spostata ad Avignone, la gestione dell'università fu affidata al Comune di Roma.
L'originaria sede era a Trastevere.  Nel 1431 papa Eugenio IV per dare all'università romana  una struttura più articolata, provvede all'acquisto di alcuni edifici nel rione Sant'Eustachio, tra piazza Navona e il Pantheon. In quell'area circa 200 anni dopo fu costruito il seicentesco Palazzo della Sapienza, oggi sede dell'Archivio di Stato.
 Nei primi anni del Cinquecento fu il figlio di Lorenzo De' Medici, papa Leone X, a dare un impulso a questa università chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi.

Nel 1660 lo Studium Urbis si trasferì nella nuova sede, il palazzo in Corso Rinascimento che prende il nome di Sapienza dall'iscrizione posta sopra il portone principale: Initium Sapientiae timor Domini. Presso quella sede prestigiosa, che oggi ospita l'Archivio di Stato, nel 1670 venne fondata da Alessandro VII Chigi la biblioteca Alessandrina, dal nome del pontefice.
A quel bell'edificio è annessa la chiesa di Sant'Ivo, progettata dal Borromini.
 
 

cortile del Palazzo della Sapienza
 
Nel 1632 Francesco Borromini cominciò a occuparsi del difficile progetto per la chiesa all'interno del complesso universitario.
 
 L'architetto e scultore era condizionato dagli edifici preesistenti e dal cortile.
 
 Nell'area quadrangolare a disposizione ebbe la possibilità di far costruire dal 1643 la chiesa a pianta centralizzata che all'interno disegna una stella a sei punte.
 
 All'esterno la cupola presenta un tamburo articolato su linee convesse e si conclude su un'alta lanterna con un coronamento a spirale, caratterizzato da un ideale percorso ascensionale.
 
 A Roma ci sono anche altre due università statali, quella di "Roma 2" e quella di "Roma 3", allocate in sedi diverse.
 
 L'università di Roma 2 (Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", nell'omonimo quartiere) iniziò l'attività didattica nel 1982.
 
 L'università di Roma 3, fondata nel 1992, è la terza università statale nella capitale. Fu istituita recuperando aree industriali abbandonate, attuando la riqualificazione urbana del quadrante con i quartieri Ostiense – San Paolo – Marconi.
 
 Fine
#325
Sapienza e letteratura
 
Nella "Commedia", cantica dell'Inferno, terzo canto, Dante e  Virgilio  sono nell'Antinferno, davanti la porta dell'Inferno. Incontrano il demonio Caronte, il traghettatore dei dannati nel fiume Acheronte,  e  gli ignavi. Tra essi è citato, indirettamente, papa Celestino V,  colui / che fece per viltade il gran rifiuto.

Nei versi 4 – 9 il poeta scrisse: "Giustizia mosse il mio fattore: / fecemi la divina potestate, / la somma sapienza e'l primo amore. / Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. / Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".

Parafrasi: La giustizia ha fatto agire il mio alto Creatore (Dio): mi hanno costruito la potestà divina (Padre), la somma sapienza (Figlio) e il primo amore (Spirito Santo).
Prima di me non fu creato nulla, se non eterno, e io durerò eternamente. Lasciate ogne speranza, voi che entrate qui".
#326
 
Sapienza e filosofia
 

Andrea Sacchi, Saggezza divina, 1629 – 1633, affresco nella volta  di un salone nel Palazzo Barberini, a Roma.

Sacchi era anche architetto: a Roma progettò la cappella dedicata a santa Caterina da Siena (1637-39) nella sacrestia della basilica di Santa Maria sopra Minerva.

In ambito filosofico la sapienza, secondo Platone, allude alla conoscenza razionale ed equilibrata, la prudenza nel distinguere il bene dal male, il lecito e l'illecito, l'utile e il dannoso.

Negli antichi filosofi greci fu l'interesse per la Sapienza a motivarli verso la conoscenza.

La sapienza indica il possesso della perfezione spirituale torica, la stessa che nella saggezza (in greco antico phronesis) costituisce il fondamento per il comportamento morale e l'azione pratica.

Connesso a phronesis è sophrosyne, indica il comportamento moderato che caratterizza la saggezza.

Il filosofo Aristotele  nell'Etica Nicomachea  definisce la saggezza come "una disposizione vera, accompagnata da ragionamento, che dirige l'agire e concerne le cose che per l'uomo sono buone e cattive". 

La saggezza ha come oggetto l'individuo, realtà imperfetta e mutevole, non la scienza.

Il termine "saggezza", spesso sinonimo di sapienza, è connesso all'esperienza e diventa anche sinonimo di buon senso nell'agire.

La distinzione tra sapienza e saggezza permette di evitare la confusione fra teoria e pratica.

E' pure necessario distinguere tra Sapienza divina  e Sapienza umana.

Nella  filosofia Scolastica Tommaso d'Aquino si rifà alla definizione di Aristotele intendendo la sapienza come somma virtù conoscitiva che attraverso la grazia viene donata da Dio agli uomini che possono così conoscere quelle verità alle quali prima potevano accostarsi soltanto per fede.

segue
#327


In ambito religioso i "Libri sapienziali" sono   testi didattici o di etica morale. Hanno lo scopo di insegnare la sapienza al popolo di Israele.

Sono sette per i cristiani e cinque per il canone ebraico tradizionale, "Halakhah:

Libro di Giobbe: argomenta sul  valore salvifico terreno e ultraterreno della triade umiltà-integrità-purezza. Tale triade una vita di amore-preghiera-penitenza.

Salmi: è una raccolta di inni, suppliche, meditazioni sapienziali.

Libro dei proverbi: raccolta di massime, regole di comportamento e proverbi, ispirati da Dio al popolo di servitori eletti.

Qoelet (Ecclesiaste): esposizione il contraddittorio fra il bene e il male.

Cantico dei Cantici: inno poetico di lode e amore  verso.

Libro della Sapienza (di Salomone):  elaborato in lingua greca, forse nel 30 a. C.. da un ebreo della diaspora di Alessandria d'Egitto. La dottrina dell'immortalità beata dei giusti, la sapienza come dono divino che pervade i fedeli e li guida nella loro esistenza, la vicenda dell'esodo biblico di Israele dall'Egitto come simbolo dell'eterna lotta tra bene e male, sono i tre grandi temi che si snodano in questo libro sotto il patronato di Salomone, il sapiente re che   regnò  nel X sec. a.C.; a lui sono attribuiti i Proverbi, una raccolta eterogenea per contenuti ed epoche storiche. A lui è assegnato sia il Cantico dei cantici, sia il Qohelet, ma fu scritto nel III sec. a. C..
Nell'Antico Testamento si racconta che  Salomone, nel momento della sua incoronazione a re d'Israele, chiese il dono della sapienza, considerata "la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio".
 
Siracide: Sirach autore del libro omonimo era uno scriba  ebreo di Gerusalemme che si dedicò  allo studio "della Legge, dei Profeti e degli altri scritti".
Il Siracide ha temi diversi: la sapienza come caratteristica del popolo ebraico (la sapienza è identificata con la legge data  da Dio al popolo eletto, Israele);  solo i fedeli a Dio possono accedere alla sapienza; premi e castighi. 

Nella Bibbia ebraica non ci sono il Siracide e la Sapienza (di Salomone). Essi  furono esclusi  dal Tanakh nel concilio ebraico di Yamnia nel 95 d. C.. Gli altri cinque libri non formano un gruppo a sé, ma appartengono all'insieme degli "Altri Scritti", detti in ebraico "Ketubìm".

Le Bibbie per i protestanti e quelle anglicane si attengono al canone ebraico, perciò Sapienza e Siracide mancano anche in esse.

Giobbe, Proverbi, Qoèlet, Sapienza e Siracide, assieme ad alcuni Salmi detti "sapienziali", costituiscono un gruppo di scritti dominati dal tema della sapienza, derivante dalla letteratura del Vicino Oriente antico. La sapienza biblica, infatti, è debitrice nei confronti di correnti culturali "sapienziali" nelle civiltà vicine, in particolare dall'Egitto e  dalla Mesopotamia.

Segue
#328
Sapienza e religione

La Sapienza è un concetto centrale nelle religioni ebraica e cristiana.
 
La sapienza di Dio si manifesta nella creazione e nel governo dell'universo. Nelle persone si manifesta con la saggezza, la conoscenza.
 
La tradizione ebraica l'ha fatta coincidere con la Toràh,  la Legge.
 
Per la teologia  cristiana la Sapienza è un attributo divino, identificabile con la seconda persona della Trinità: il Figlio.
 
Per la teologia cattolica la Sapienza è anche uno dei sette doni dello Spirito Santo. Gli altri sono:  l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timor di Dio ( vedi Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1831).
 
Questi doni hanno la loro radice nel profeta Isaia (11, 1-3): "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire".
 
Per i cristiani questi versetti descrivono il Messia e i doni dello Spirito  presenti in lui.
 
I 7 doni vengono offerti a tutti i cristiani mediante l'azione dello Spirito  Santo, che è iniziata nel battesimo, si è confermata nella cresima e rinnovata nella festa di Pentecoste.
 
Nella Bibbia il numero 7  è  considerato un  numero sacro. Simboleggia la totalità, la completezza e perfezione.
 
Il primo uso del numero 7 nella Bibbia è in Genesi,  si riferisce alla settimana della creazione. Dio crea i cieli e la terra per sei giorni e poi si riposa il settimo giorno. Su questo si basa la settimana di sette giorni, osservata ancora oggi in tutto il mondo. Anche Israele doveva riservare al riposo  il settimo giorno: il sabato, in ebraico Shabbath. Per gli ebrei il sabato è la ricorrenza più importante e va interamente dedicata al Signore. Inizia dopo il tramonto del venerdì e si conclude all'apparire delle prime stelle del sabato.
 
In ebraico, Shabbath deriva da shavath ("cessare") e ricorda il giorno in cui il Signore concluse la creazione.
 
Anche nel Deuteronomio (5, 12) c'è il giorno sacro dedicato al riposo: "Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato".
 
Il 7 biblico è presente in vari contesti vetero-testamentari. Esempi, gli animali devono avere almeno sette giorni di vita prima di essere sacrificati (Esodo 22, 30); il comando a Naaman il lebbroso di bagnarsi sette volte nel fiume Giordano per essere completamente purificato (2Re 5, 10); il comando a Giosuè di marciare intorno a Gerico per sette giorni (e il settimo giorno di fare sette giri) e a sette sacerdoti di suonare sette trombe fuori dalle mura della città (Giosuè 6, 3-4). In questi casi, il 7 indica un  mandato divino adempiuto.
 
Ed ancora, nell'antica Grecia i sette sapienti (o  sette savi) erano personalità politiche vissute nel periodo tra il 620 a. C. circa e il 550 a. C.. Furono considerati dai posteri modelli di sapienza, di saggezza, e autori di consigli e aforismi.

 
La loro filosofia era diversa da quella omerica. Talete di Mileto, il più importante dei sette saggi, è considerato il primo uomo ad essere chiamato "filosofo".
 
Le fonti non sono concordi sui nominativi dei sette savi. Il filosofo Platone li enumera nel "Protagora":  "Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano".
 
Tratti comuni: l'esortazione all'auto-osservazione e all'autovalutazione delle proprie scelte, compendiata nel celeberrimo motto delfico "Conosci te stesso" e l'esortazione alla mēsotes (la scelta del "giusto mezzo") ispirata alla giustizia (dike), e alla moderazione, contrapposta alla "hybris", all'insolenza, alla tracotanza.  Nella cultura greca antica hybris è anche la prevaricazione dell'individuo contro il volere divino.
 
Il giurista e politico ateniese Solone (638 a. C. – 558 a. C.), uno dei sette sapienti, invitava ad attenersi al precetto morale "nulla di troppo" (in greco: μηδὲν ἄγαν, in latino:ne quid  nimis). La prescrizione invita ad evitare gli eccessi seguendo la "via di mezzo", la "mesòtes descritta dal filosofo Aristotele nell'Ethica nicomachea. 
 
 
Altro esempio nell'ambito del cristianesimo.  Dal V secolo  c'è la leggenda dei "Sette fanciulli dormienti di Efeso".
 
Narra che nel III secolo durante l'imperium di Decio (dal 249 al 251) i sette adolescenti furono convocati in tribunale per abiurare la loro fede cristiana. Ma inutilmente. Per evitare l'arresto si nascosero in una grotta del monte Celion. Ma furono scoperti. L'ingresso della grotta venne chiuso, condannandoli in tal modo alla morte. Per intervento divino, i ragazzi  anziché morire dormirono per due secoli. Si svegliarono  quando le pietre che ostruivano l'ingresso della grotta furono asportate da alcuni muratori, nel periodo del regno di Teodosio II, imperatore romano dal 408 al 450 e le  persecuzioni ai cristiani erano ormai cessate.
Il miracolo venne interpretato come una testimonianza della veridicità della resurrezione della carne annunciata da Cristo.
 
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#329
I  cosiddetti "Inni Omerici", attribuiti dalla tradizione a Omero, hanno codice linguistico, metro e stile della poesia epica; essi ebbero la funzione introduttiva alle recitazioni rapsodiche. Cantano le gesta degli dei, ai quali  erano dedicati.

Uno di essi, il 18/esimo,  è dedicato ad Athena: nell'Olimpo greco è  la dea della sapienza, ma ha anche altri attributi.

   Ad Athena

 Comincio a cantare Pallade Atena, la gloriosa dea
 dagli occhi splendenti, ingegnosa, dal cuore inflessibile,
 vergine casta, intrepida signora dell'acropoli,
 Tritogenia; il saggio Zeus la generò da solo,
 dal suo capo venerabile, rivestita già delle armi di guerra
 dorate e lucenti. Tutti gli immortali si stupirono
 a questa vista: essa balzò fuori rapidamente
 dal capo immortale, agitando un giavellotto acuto
 davanti a Zeus Egìoco (= che ha l'egida; nell'Iliade, è attributo frequente di Zeus).

 Il vasto Olimpo sussultò
 cupamente sotto l'urto della dea dagli occhi splendenti,
 la terra emise un grido terribile, il mare si sconvolse,
 gonfiandosi con flutti spumanti. Poi d'improvviso le onde
 si fermarono, il luminoso figlio di Iperione arrestò
 lungamente i veloci cavalli, fino a quando la vergine
 Pallade Atena ebbe tolto dalle spalle immortali
 le armi divine: ne gioì il saggio Zeus.

 Così ti saluto, figlia di Zeus egìoco:
 io canterò te e anche un'altra canzone".

La dea  Athena era considerata figlia di Zeus. Secondo alcuni mitologi nacque  dalla fronte del padre già adulta ed armata.

Per altri, Athena è figlia di Zeus e della sua prima moglie Metide.
 
La dea Athena degli antichi Greci fu denominata "Minerva dagli antichi Romani


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#330
Ad Atena gli Ateniesi le dedicarono un grande tempio: il Partenone, costruito sull'acropoli della città.
 

veduta del Partenone, Atene
 
Il nome Partenone  deriva  dall'epiteto parthenos attribuito alla nubile dea Athena.
 
La storia del Partenone cominciò più di duemila anni fa. Nel tempo ebbe numerose trasformazioni.
 
Ad Atene, sull'acropoli,  il primo santuario dedicato ad Athena  l'Hekatompedon (significa "lungo 100 piedi", circa 30 metri, ma la sua lunghezza complessiva raggiungeva i 46 metri), fu costruito tra il 570 e il 550 a. C..
 
Fu demolito dagli Ateniesi nel 490 a.C. (al termine della "prima guerra persiana",  dopo la vittoria sui Persiani nella  "battaglia di Maratona") per costruire un tempio più grande conosciuto come il "vecchio Partenone" o "pre-Partenone",  dedicato ad Atena Poliàs. Era ancora in costruzione quando i Persiani saccheggiarono la città nel 480 a. C. e bruciarono gli edifici sull'acropoli.
 
Venne sostituito dall'attuale Partenone, progettato dagli architetti Ictino, Calllicrate e Mnesicle. Il noto scultore Fidia fu il dirigente dei lavori (epìskopos). Sua la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli.
 
Costruito  dal 445 a. C., l'edificio fu completato nel 432 a. C..
 
All'interno del Partenone, nella cella orientale  fu collocata la grande statua  crisoelefantina  (da chrysós, "oro" ed eléphas, "avorio")  dedicata ad Athena Parthénos, protettrice della città.
 

acropoli di Atene, veduta del Partenone
 
 

veduta parziale  del Partenone
 
Nel V sec. d. C. durante il periodo bizantino il Partenone  fu trasformato in chiesa cristiana, dedicata alla Theotokos (Madre di Dio). La conversione del tempio in chiesa implicò la rimozione delle colonne interne,  di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un'abside nella facciata orientale. Fu inevitabile la rimozione e poi la dispersione di alcune metope che raffiguravano dei pagani. Altre  metope furono modificate e reinterpretate secondo la simbologia cristiana.
 
Nel XV secolo divenne una moschea.
 
Nel 1687 fu usato come deposito di munizioni  e venne in parte distrutto da un colpo di mortaio.
 
Nei secoli successivi gran parte delle sue sculture furono asportate.
 
Da aggiungere che il culto e le caratteristiche della dea Atena furono sovrapposte dagli Etruschi a una loro divinità: "Menrva" = Minerva.
 
Con Giove e Giunone, Minerva fece parte della triade capitolina.
 
A Roma le furono dedicati diversi templi, di cui resta ancora memoria nella odierna denominazione di piazza della Minerva e nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon. 
 
Come Atena anche Minerva  preferiva la civetta.  I Romani celebravano questa dea  dal 19 al 23 marzo.
A Roma le furono dedicati alcuni templi, di cui resta ancora memoria nella odierna denominazione di piazza della Minerva e nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon. 
 
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