Grazie Ipazia per il tuo contributo, che sempre gradisco.
Nel precedente post ho fra l'altro scritto:
Sul concetto di civiltà ci sono diverse opinioni sul suo significato. Questo sostantivo: deriva dal latino "civilĭtas", e questo dall'aggettivo civilis, con riferimento al civis ( = cittadino) e alla civitas (= città).
Ma quali sono i "confini" della parola "civiltà" ?
Generalmente per civiltà s'intende l'insieme delle qualità e delle caratteristiche materiali, culturali e religiose di una comunità, di una nazione.
Il professor Alessandro Barbero, docente di storia medievale, evidenzia che il concetto di civiltà è sfuggente: "è una delle tante parole che noi usiamo come se fosse ovvio cosa vuole dire. Se ci fermiamo a interrogarci sui modi in cui questa parola può essere usata ci accorgiamo che bisogna stare attenti. Intanto la parola 'civiltà' è una parola recente. Si comincia a usarla nel momento in cui l'occidente parte alla scoperta e alla conquista del mondo, all'inizio dell'età moderna. (...) È una parola che nasce per descrivere un senso di supremazia dell'occidente e faremo bene quando la usiamo e a interrogarci su cosa vogliamo dire esattamente".
Invece per Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica, "L'elemento comune che hanno tutte le definizioni di civiltà è che l'uomo allo stato di natura non basta, non è sufficiente a sé stesso".
Quindi "civiltà" contrapposta al concetto di "barbarie", da "barbaro". in latino barbarus": lo straniero , l'estraneo alla cultura greco-romana.
Nei testi in lingua latina il termine "barbarus" è spesso accompagnato da aggettivi come "ferus" (= feroce, violento) e "iracundus" (= iracondo, irascibile). Essi definiscono il significato negativo della parola originaria.
Gli antichi Greci denomivano "bàrbaros" (= i balbuzienti) gli stranieri che non parlavano la lingua greca e non erano di cultura greca.
Inoltre, il termine "barbaro" veniva usato per distinguere le cosiddette "buone maniere" in uso nelle città, contrapposte alla "rusticitas" degli abitanti nelle campagne.
Nel nostro tempo il sostantivo "civiltà" allude agli aspetti culturali e organizzativi di una popolazione in una determinata epoca: la civiltà greca, la civiltà latina, ecc..
La società contemporanea è individuata da un tratto caratteristico: la civiltà di massa; civiltà dei consumi; civiltà delle immagini".
Con la parola civiltà si allude pure alla buona educazione, la cortesia: comportarsi con civiltà.
Nel precedente post ho fra l'altro scritto:
CitazioneNel libro collettivo titolato: "Gerusalemme e Atene" il filosofo tedesco naturalizzato statunitense Leo Strauss scrisse che per comprendere la cultura occidentale dobbiamo capire Gerusalemme e Atene. Sono in quelle due località le radici della nostra cultura: nella prima, la radice religiosa, nella seconda radice, la filosofico-letteraria. Dal loro incontro è nata la civiltà europea.
Sul concetto di civiltà ci sono diverse opinioni sul suo significato. Questo sostantivo: deriva dal latino "civilĭtas", e questo dall'aggettivo civilis, con riferimento al civis ( = cittadino) e alla civitas (= città).
Ma quali sono i "confini" della parola "civiltà" ?
Generalmente per civiltà s'intende l'insieme delle qualità e delle caratteristiche materiali, culturali e religiose di una comunità, di una nazione.
Il professor Alessandro Barbero, docente di storia medievale, evidenzia che il concetto di civiltà è sfuggente: "è una delle tante parole che noi usiamo come se fosse ovvio cosa vuole dire. Se ci fermiamo a interrogarci sui modi in cui questa parola può essere usata ci accorgiamo che bisogna stare attenti. Intanto la parola 'civiltà' è una parola recente. Si comincia a usarla nel momento in cui l'occidente parte alla scoperta e alla conquista del mondo, all'inizio dell'età moderna. (...) È una parola che nasce per descrivere un senso di supremazia dell'occidente e faremo bene quando la usiamo e a interrogarci su cosa vogliamo dire esattamente".
Invece per Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica, "L'elemento comune che hanno tutte le definizioni di civiltà è che l'uomo allo stato di natura non basta, non è sufficiente a sé stesso".
Quindi "civiltà" contrapposta al concetto di "barbarie", da "barbaro". in latino barbarus": lo straniero , l'estraneo alla cultura greco-romana.
Nei testi in lingua latina il termine "barbarus" è spesso accompagnato da aggettivi come "ferus" (= feroce, violento) e "iracundus" (= iracondo, irascibile). Essi definiscono il significato negativo della parola originaria.
Gli antichi Greci denomivano "bàrbaros" (= i balbuzienti) gli stranieri che non parlavano la lingua greca e non erano di cultura greca.
Inoltre, il termine "barbaro" veniva usato per distinguere le cosiddette "buone maniere" in uso nelle città, contrapposte alla "rusticitas" degli abitanti nelle campagne.
Nel nostro tempo il sostantivo "civiltà" allude agli aspetti culturali e organizzativi di una popolazione in una determinata epoca: la civiltà greca, la civiltà latina, ecc..
La società contemporanea è individuata da un tratto caratteristico: la civiltà di massa; civiltà dei consumi; civiltà delle immagini".
Con la parola civiltà si allude pure alla buona educazione, la cortesia: comportarsi con civiltà.