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Messaggi - Socrate78

#316
Tematiche Filosofiche / La coscienza degli animali.
21 Aprile 2021, 22:40:32 PM
Secondo me Viator non è proprio vero ciò che dici, ad esempio spesso mi è capitato di vedere documentari in cui i cani salvano altri cani in difficoltà, li aiutano, e quindi significa che sono a loro modo in grado di percepire l'effetto negativo che una precisa causa (un annegamento, un incidente, ecc.) ha su di loro. E' come se il cane prevedesse che l'altro cane si troverà in pericolo e quindi lo aiuta. Non è forse così?
#317
Tematiche Spirituali / C’ERANO UN VOLTA I GIGANTI
21 Aprile 2021, 06:33:19 AM
Comunque vi informo che secondo la rivelazione fatta a Don Guido Bertolozzi in realtà le cose sarebbero diverse dalla lettera del testo biblico e dalla metafora degli agricoltori e dei nomadi,  in realtà Caino e Abele offrivano doni non a Dio, ma al loro padre-padrone Adamo, in quanto Dio aveva dato ad Adamo la podestà su tutti gli esseri viventi e sulla sua discendenza. Caino avrebbe offerto ad Adamo le mele essendo deputato alla raccolta della frutta, Abele invece le uova del pollaio. In base alla rivelazione Caino avrebbe effettivamente ucciso Abele quando il fratellastro (nato dall'unione tra Adamo e la Donna) aveva solo tre anni, mentre Caino ne aveva 15, l'assassinio secondo la presunta rivelazione fu una violenza carnale seguita da omicidio.
Adamo avrebbe poi  per il fattaccio cacciato Caino di casa, avrebbe maledetto Dio perché lo accusava di aver permesso l'omicidio di Abele e non avrebbe quindi più voluto dare figli a Dio e la sua moglie (stavolta legittima) avrebbe partorito Seth proprio quando vide che Caino stava uccidendo Abele. Dio avrebbe rivelato a Don Guido che Egli ha deciso di far sì che il peccato originale si ripercuotesse in tutta la sua gravità perché non ci fu il minimo segno di pentimento da parte di Adamo, mentre se Adamo avesse invocato perdono le conseguenze sarebbero state molto mitigate. Si tratterebbe di visioni avute da Don Guido in cui i fatti sono stati esposti in maniera logica e consequenziale, partendo dal peccato  originale sino alla cacciata di Caino dalla casa del padre. Poi potranno essere anche le visioni allucinatorie di un visionario, ma il fatto è che sarebbero state viste dando una logica ben precisa allo svolgimento dei fatti.


#318
Tematiche Filosofiche / La coscienza degli animali.
20 Aprile 2021, 23:01:03 PM
Secondo voi gli animali hanno un grado di consapevolezza nelle loro azioni e nei loro atteggiamenti e comportamenti o sono più che altro puro istinto? A mio avviso la coscienza è presente, sia pure ad un livello meno evoluto rispetto al nostro, anche negli animali, i loro versi che a noi sembrano puri versi senza significato in realtà hanno un ben preciso senso nelle dinamiche di branco, hanno il significato di attacco, obbedienza al capobranco, divisione in gruppi, solidarietà di gruppo, ecc. Quindi è come se il verso animale fosse l'equivalente di una "parola" meno evoluto e l'animale a suo modo pensasse nella sua testa in versi, senza la parola, ma con un significato. L'animale che marca il territorio non pensa sicuramente le parole "Questo è il mio spazio", ma comunque elaborerebbe a mio parere a suo modo un pensiero equivalente all'idea di possesso. Così pure quando un animale si prepara ad attaccare, a difendersi con atteggiamenti mirati, anche lì ci sarebbe un pensiero legato ad idee di attacco, difesa, resa, ecc. Il branco dimostra inoltre empatia e solidarietà verso i membri sofferenti che vengono aiutati, quindi è come se l'animale comprendesse che sta accadendo qualcosa di grave e cerca di porvi rimedio.
Di conseguenza è corretto dire che anche nell'animale esiste una forma di "ragione" (meno evoluta dell'umana) che sostiene l'istinto e lo guida?


#319
Tematiche Spirituali / C’ERANO UN VOLTA I GIGANTI
19 Aprile 2021, 22:16:48 PM
 A me la rivelazione di Don Guodo Bertoluzzi sembra plausibile (anche se la Chiesa potrebbe ritenerla eretica, ma non si è pronunciata), e quindi i giganti secondo me sono il frutto dell'ibridazione tra i figli di Dio (specie pura derivante dalla discendenza di Adamo dalla Donna, sua compagna legittima) e dei figli degli uomini (derivante dall'unione di Adamo con EVA, moglie non legittima). Il peccato di Adamo originale a mio parere (e di Don Guido) fu di Hybris (superbia) e di accoppiamento illegittimo, egli volle in pratica accoppiarsi con Eva che era la femmina scimmiesca che lo aveva generato, Dio aveva direttamente creato nell'utero di questa madre di Adamo (che era ancora un animale anche se evoluto) i gameti maschili e femminili della specie perfetta dell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, ma Adamo volle essere lui e solo lui il Creatore della Vita, sostituendosi a Dio e dandosi una discendenza non voluta da Dio.
Secondo me è la stessa cosa che è avvenuta per eccezionale intervento di Dio nell'Immacolata Concezione, Dio ha creato nell'utero di Anna (madre di Maria) i gameti maschili e femminili che ricalcavano i cromosomi perfetti di Adamo! Come si sa, nell'utero all'embrione passa solo dalla placenta il nutrimento, non il materiale genetico della madre.

Secondo Don Guido Bertoluzzi ( La Chiesa ha sospeso il giudizio sulla rivelazione) la ribellione accade/accadrebbe (condizionale d'obbligo) perché prima Adamo aveva avuto da sua madre Eva, sempre per volere di Dio, una compagna (la stirpe della Donna di cui parla la Genesi), Dio fece addormentare Adamo e nel sonno lo fece accoppiare con la stessa femmina ponte tra le due specie, la "costola" da cui la Donna è stata tratta sarebbe in realtà il seme di Adamo. Questa bambina, bellissima, simile ad Adamo in tutto, ha però illuso Adamo, gli avrebbe fatto credere che poteva avere dalla femmina altri figli belli e perfetti come lei, e quando Dio dice ad Adamo di non avere più rapporti con questa femmina ("non mangiare l'albero della conoscenza del bene e del male"), non si fida più e pensa che Dio sia bugiardo e geloso della sua capacità procreativa. Allora si accoppia con sua madre Eva perché vuole ribellarsi a Dio per essere lui il creatore della vita (sostituendosi al creatore, diventando come Dio) ed avere figli al di fuori del progetto divino. In questo modo però la specie perfetta si ibrida e contamina, perché senza intervento di Dio la femmina dà ad Adamo dei geni animali, e da quest'unione nasce CAINO. Caino infatti è descritto come malvagio, proprio perché era il frutto della disubbedienza e della contaminazione genetica, in pratica una sorta di uomo/bestia in cui l'intelligenza (derivata da Adamo) si mescolava con istinti animali e si perverteva. L'albero della conoscenza del bene e del male è una metafora, significa albero genealogico in cui il bene (rappresentato dal DNA perfetto di Adamo) "conosce" (nel linguaggio biblico conoscere è sinonimo di avere rapporti carnali) il male rappresentato dai geni della femmina/madre che contaminano la discendenza quasi divina di Adamo.
La teoria dell'ibridazione (ne parlo anche nel mio post sul peccato originale) spiegherebbe molte cose, ad esempio il fatto che nella Bibbia si parla di due stirpi, quella della Donna e quella del Serpente (Io creerò inimicizia tra te e la Donna, tra la TUA stirpe e la SUA stirpe), tuttavia stando al racconto letterale la discendenza sarebbe solo di Adamo ed Eva, quindi com'è possibile? Si spiega con il fatto che il serpente della Bibbia è in realtà Eva, mentre la Donna sarebbe la compagna legittima data da Dio ad Adamo. Adamo infatti nel testo biblico ha chiamato sua moglie Eva dopo la ribellione, quando era in una condizione di opposizione a Dio e quindi ciò che decideva non era legittimo ma contro Dio stesso.
Gli altri figli avuti da Adamo ( Abele e Seth) sono infatti descritti come puri, buoni, e di conseguenza ciò non collima con la tesi secondo cui dopo il peccato TUTTA la discendenza di Adamo sarebbe corrotta e decaduta, Abele e Seth deriverebbero dall'unione di Adamo con la Donna (legittima compagna) e quindi sarebbero una stirpe immacolata.
Per quanto riguarda i tempi, Dio avrebbe rivelato a Don Guido che tali fatti sono molto anteriori nel tempo, in pratica il peccato originale risalirebbe a circa 50 milioni di anni fa, di conseguenza questo sarebbe il motivo per cui tali fatti legati a giganti, figli di Dio, Caino, ecc. non sembrerebbero plausibili se si considerano i tempi in cui secondo la scienza sarebbero apparsi i primi ominidi, circa 3 milioni di anni fa. L'umanità sarebbe iniziata molto prima e si sarebbe talmente ibridata da mimetizzarsi con altre specie tanto da renderla indistinguibile con gli altri animali.






#320
@donquixote: Visto che mi sembra che tu sia credente, tuttavia allora che cosa sarebbe realmente avvenuto a tuo parere da cui scaturirebbe la colpa primordiale? Il racconto biblico infatti parla letteralmente di aver mangiato da un albero definito della conoscenza del bene e del male, ma Dio, nella sua Bontà, secondo te avrebbe voluto quindi che l'uomo restasse ignorante, che non conoscesse e discernesse il bene dal male? Io non credo questo, perché altrimenti avrebbe ragione il cosiddetto "serpente" che inviterebbe l'uomo ad uscire dallo stato di ignoranza per progredire in conoscenza e Dio sarebbe una divinità gelosa che di fatto vorrebbe che l'uomo rimanesse come un animale che non sa che cos'è il bene e il male, magari beato e felice, ma pur sempre in stato di difetto, di ignoranza. Invece con quello che ho scritto sopra, con la teoria dell'ibridazione, le cose tornerebbero di più, poiché in quel caso si spiegherebbe il perché la colpa si trasmetterebbe ai discendenti, infatti è proprio il DNA che si trasmette, ed inoltre la superbia sarebbe spiegata meglio, sarebbe il tentativo di Adamo di creare una propria stirpe escludendo Dio dalla sua discendenza. Inoltre come ho fatto presente prima nella cultura ebraica "serpente" e "diavolo" non sono la stessa cosa, che Adamo avrebbe avuto un'altra moglie di nome Lilith e quindi questi sono indizi in base al quale l'interpretazione classica sembra non funzionare.
#321
Sì, ma secondo me volendo considerare il tutto la teoria del peccato originale come colpa di ibridazione mi sembra reggere di più rispetto a quella classica che lo vede come puro e semplice atto di superbia senza poterlo in qualche modo spiegare con un atto fisico ben preciso.  Anche perché più avanti nella Genesi si dice testualmente che: "I figli di Dio trovarono piacenti e seducenti le figlie degli uomini e ne presero in moglie in gran numero", quindi anche qui chi sarebbero i figli di Dio? I figli di Dio sarebbero coloro i cui geni sarebbero rimasti puri dall'ibridazione con gli ominidi, mentre i figli degli uomini sono quelli che invece derivano dall'incrocio scimmia antropomorfa ed uomo. Se invece l'intera umanità deriverebbe da una sola coppia, la Bibbia stessa non parlerebbe di due stirpi diverse, quelle dei figli di Dio e dei figli degli uomini. Inoltre nella tradizione ebraica il serpente stesso non si identifica con il diavolo, poiché l'idea di Lucifero come angelo ribelle sarebbe nata con il Cristianesimo e quindi l'interpretazione della figura del serpente come incarnazione di Satana sarebbe di derivazione tarda e nata con il cristianesimo, non presente nell'ebraismo. Nel periodo in cui sono stati scritti i capitoli 2 e 3 della Genesi (X secolo A.C.) il "serpente" era il simbolo delle divinità del popolo dei Cananei (abitanti la Palestina prima degli ebrei) che idolatravano la sessualità, la fertilità e la prostituzione, ritenuta addirittura sacra. Di conseguenza il serpente diventerebbe in questo contesto il simbolo della sessualità stessa che però corromperebbe (con un'unione ibrida) l'originaria purezza della coppia primordiale.
#322
Normalmente si ritiene che il peccato originale sia stato un peccato di pura SUPERBIA, e si tende a pensare da parte di molti esegeti cattolici che in questo peccato la componente sessuale non c'entri nulla. Eppure ci sono molti indizi che spingono invece proprio in quest'ultima direzione. Innazitutto nella tradizione ebraica Adamo avrebbe avuto DUE mogli, una sarebbe appunto Eva, l'altra si chiamava Lilith. E del resto Dio disse ad un certo punto della Genesi al cosiddetto "serpente": "Io creerò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: lei ti schiaccerà la testa, mentre tu le insidierai il calcagno". Ora, è strano che a pochissimi sia sfuggito il paradosso presente in queste frasi, poiché stirpe significa discendenza derivante da una coppia e come possono esistere due stirpi se vi sarebbe soltanto una coppia, quella appunto di Adamo ed Eva? Non torna. Oltretutto, nel linguaggi biblico, le parole "mangiare" e "conoscere" sono sempre metafore per avere "rapporti sessuali generativi", di conseguenza già l'uso del termine di mangiare l'"albero della conoscenza del bene e del male" farebbe pensare ad un rapporto carnale e l'albero, in questo caso, non sarebbe da interpretare come un albero fisico, ma come un "albero genealogico", una stirpe appunto che sarebbe corrotta, tarata. Non solo, i termini ebraici per indicare "La Donna" e la stessa "Eva" sono differenti, facendo pensare appunto che si tratti di due figure diverse e quindi l'Eva del peccato verrebbe a corrispondere alla prima moglie di Adamo, Lilith.
Quale sarebbe allora in quest'ottica il peccato di Adamo? Adamo sarebbe il punto d'arrivo di un lungo processo evolutivo partito dalle scimmie e sarebbe un uomo di grande intelligenza, moralmente integerrimo ed in contatto diretto con Dio: la disobbedienza consisterebbe nell'accoppiarsi con una femmina ominide , con un essere scimmiesco, corrompendo in questo modo il proprio codice genetico e regredendo a livello animale. Adamo avrebbe voluto quindi disobbedire a Dio creando una discendenza solo sua. Questo spiegherebbe perché il peccato si trasmetterebbe ai discendenti, poiché riguarderebbe il codice genetico che viene corrotto dall'ibridazione, e in questo modo si genererebbero esseri ibridi, che non avrebbero più la perfezione fisica e spirituale che avevano invece Adamo ed Eva per intervento diretto di Dio nella loro genesi. Se invece si accoglie l'interpretazione tradizionale di peccato di pura superbia, non si spiega perché tale colpa dovrebbe trasmettersi ai discendenti.
Che cosa ne pensate di questa mia interpretazione?









#323
Come mai nella religione cristiana la cosiddetta "superbia" (termine ambiguo) è sempre stata condannata come grave peccato, anzi, come il primo peccato capitale in assoluto? Io noto invece che quando aumento la mia autostima, quando dentro di me mi ritengo una brava persona, anzi, tanto più aumento il mio livello di autostima, sono anche oggettivamente meglio disposto verso gli altri, sento di essere davvero migliore e di fatto lo divento, mentre invece al contrario quando mi capita di pensare a me stesso in termini negativi, come una cattiva persona e piena di difetto, ciò non mi rende affatto migliore, ma anzi mi rende infinitamente più chiuso al mio prossimo e pessimista.


Di conseguenza sembrerebbe che almeno nel mio caso la "superbia" abbia effetti positivi sulla mia spiritualità, sia come una spinta che mi porta obiettivamente ad essere migliore, ad agire meglio! Del resto tutti gli psicologi concordano sul fatto che avere un'alta autostima sia importante per il benessere della persona e per le sue relazioni con gli altri.  Quindi per quale motivo la cosiddetta "superbia" è stata poi vista in maniera così negativa nella religione cristiana e per secoli si è consigliato di avere semmai un atteggiamento autoumiliante, basato sul vedere soprattutto i propri peccati ed aspetti negativi del proprio essere?
#324
Però se un soggetto non prova assolutamente amore per il genere umano e di fatto non prova niente se il proprio prossimo sta bene o male, se vive o muore, ecco un soggetto del genere è anch'egli obbligato ad amare? Se si mostrasse docile e buono ma dentro fosse freddo come il ghiaccio, alla fine non sarebbe solo un ipocrita e la sua vita una menzogna? Meglio allora se si mostra per quello che è, cioè insensibile, egoista e cinico. Eppure il precetto di amare si applicherebbe a tutti gli uomini indipendentemente dalla loro natura, ma è possibile cambiare la natura attraverso azioni amorevoli se poi dentro non si prova nulla o addirittura si prova disprezzo ed odio? Ecco la vera domanda, la vera questione sta se il precetto di amare riguarda solo chi è già predisposto all'amore, oppure tutti gli uomini indistintamente.
#325
Tematiche Filosofiche / Il paradosso del barbiere.
11 Aprile 2021, 18:20:38 PM
Il paradosso del barbiere è uno dei più famosi paradossi formulati dal filosofo e logico Bertrand Russell nel 1902 e il suo riferimento è la teoria matematica degli insiemi. Il paradosso ha questa formulazione: "In una piccola cittadina vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade solo ed unicamente tutti gli uomini del villaggio che non radono se stessi. Ora la domanda è: chi rade il barbiere?". Ora, dall'esame del paradosso viene fuori che nessuno può radere il barbiere, eppure egli è ben sbarbato.
Infatti se il barbiere viene raso da qualcun altro, egli rientrerebbe nel gruppo di coloro che non si radono da soli e quindi viste le premesse dovrebbe farsi la barba. Se invece il barbiere rade se stesso, allora non può radersi, visto che egli rade solo gli abitanti del villaggio che non si radono da soli.  In ogni modo la si vede quindi si cade in un'antinomia insolubile. Il barbiere però rappresenta l'insieme degli insiemi che NON appartengono a se stessi. La domanda anche qui è: un tale insieme appartiene a se stesso oppure no? Verrebbe da rispondere di SI, visto che è comunque un insieme, ma il problema sta nel fatto che contiene tutti gli insiemi che non sono elementi di se stessi,  quindi anche questo super-insieme non dovrebbe essere elemento di se stesso per appartenere a se stesso! E' come il barbiere che per radere se stesso non deve radersi.
Bertrand Russell risponde con un'asserzione contraddittoria, cioè quella secondo cui un siffatto insieme appartiene a se stesso SE e solo SE NON appartiene a se stesso, una contraddizione appunto.  Bertrand Russell formulò il paradosso del barbiere in una lettera al logico Gottlob Frege che aveva appena approntato una teoria completa degli insiemi, e tale lettera mise in crisi il logico tedesco costringendolo a rivedere le sue teorie.
Per quanto riguarda il paradosso, la soluzione che si è tentata di fare sarebbe quella secondo cui il barbiere, viste le premesse, non può esistere, oppure che sia una donna, anche se ciò va contro le premesse che parlano di un uomo. Tuttavia dire che il barbiere non può esistere non mi sembra una soluzione, ma semmai un aggirare il paradosso. Una soluzione potrebbe essere quella secondo cui al barbiere, per qualche disfunzione ormonale, non cresca la barba e quindi non abbia bisogno di radersi.
Secondo voi qual è la soluzione migliore del paradosso?
#326
Ciò deriva dal fatto che la tartaruga si trova in una posizione di vantaggio, parte già davanti ad Achille e quindi Achille per quanto provetto corridore non riesce a raggiungerla, o no?
#327
Tematiche Filosofiche / Il paradosso del mentitore.
06 Aprile 2021, 20:45:10 PM
Costruzione erronea significa che è una sensazione che non risponde ad alcunché di reale oppure che l'Io in realtà non si trova nel cervello del soggetto che pensa, ma altrove. Quindi l'errore sta nel posizionare l'Io nella mente, oppure nel percepirlo come reale quando invece esso non esiste davvero ed è solo un nome che la mente dà ad un insieme di pensieri e di percezioni, riferendoli ad un unico soggetto. L'illusione potrebbe anche riguardare il modo con cui l'Io è percepito, perché esso è percepito come SEPARATO dagli altri Io (che diventano Tu nel dialogo interpersonale), ma questa separazione potrebbe essere un errore, poiché tutto è interconnesso.
#328
Tematiche Filosofiche / Il paradosso del mentitore.
06 Aprile 2021, 18:25:24 PM
Una soluzione del paradosso del mentitore si trova nella logica cosiddetta "fuzzy", in pratica si tratta di una logica in cui non si assegnano più solo due valori di verità rigidi (vero/falso), ma è possibile assegnare ad una proposizione una gradazione di verità e di menzogna, per cui un enunciato può essere sia vero sia falso contemporaneamente. La frase "Sto mentendo", nella logica fuzzy, sarebbe quindi una frase sia vera sia falsa a seconda del punto di vista da cui la si guarda.
Per quanto riguarda il fatto che la mente menta, ciò è effettivamente stato dimostrato dalle attestazioni dei sensi e dal fatto che la realtà vista da noi è un'interpretazione del nostro cervello. Hume aveva affermato che appunto anche l'Io è una costruzione erronea della mente ed è solo un fascio di percezioni a cui la mente dà il nome "IO". Non sono però d'accordo del tutto, infatti non è dimostrabile che l'Io sia davvero una menzogna, poiché per il semplice fatto che non sappiamo dove esso si trova ciò non significa che non esista, ad esempio per Cartesio l'Io era una verità autoevidente, mentre era semmai l'esistenza del corpo che poteva essere un inganno dei sensi.
#329
Tematiche Filosofiche / Miscredenti e biscredenti
05 Aprile 2021, 17:31:00 PM
Invece anch'io sono un miscredente e un credente insieme. Ci sono cose in cui non credo, ad esempio non credo nello spazio e nel tempo (sono invenzioni del nostro cervello, forme a priori della sensibilità per dirla con Kant), non credo nella solidità della materia così come viene attestata dai sensi (la materia è composta da tantissimi spazi vuoti e non è solida), non credo nei colori (sono invenzioni del cervello che li crea partendo da radiazioni elettromagnetiche), nei sapori e negli odori (idem come per i colori), nel piacere e nel dolore (anche quelle sono invenzioni del cervello). Non credo quindi nei sensi, cosa in cui invece la stragrande maggioranza delle persone ha invece una fede direi cieca. Ma citando una frase famosa tratta dal Piccolo Principe io sostengo che l'"essenziale è invisibile agli occhi".
Credo invece in Dio, nelle entità angeliche e demoniache, nell'anima. Apparentemente uno potrebbe dire: "Ma come, non credi nelle cose ovvie e tangibili con i sensi, ed invece credi in cose astratte e non verificabili?", eppure ad un'obiezione del genere io risponderei: "Mai fermarsi alle cose ovvie. I sensi ingannano. Prima di Copernico proprio attraverso le attestazioni dei sensi si credevano che fosse il Sole a muoversi e la Terra essere ferma al centro dell'Universo, e ci sono volute molte sperimentazioni per comprendere il contrario, ed in fondo un'infinità di realtà non sono percepibili con i sensi, come i virus e i batteri, i raggi ultravioletti, ecc.).
Premesso tutto questo comunque a differenza dei credenti standard non credo nel fatto che una persona snocciolando al confessore tutti i suoi peccati e i misfatti di una vita ne abbia l'immediata assoluzione per un presunto potere del sacerdote, a mio avviso Dio perdona  in maniera indipendente dall'uomo.

#330
Tematiche Filosofiche / Il paradosso del mentitore.
05 Aprile 2021, 11:50:51 AM
Il paradosso del mentitore è uno dei più antichi della storia della filosofia, ed ha varie formulazioni, tutte accomunate dal fatto che una determinata affermazione se assunta come vera risulta falsa, e viceversa se considerata falsa finisce per essere vera.
Una formulazione importante del paradosso deriva dall'analisi della frase "Io sto mentendo". Se l'affermazione è vera, cioé se la persona sta effettivamente mentendo, allora dice la verità, quindi la frase è FALSA. Se invece la persona non sta mentendo e afferma di mentire, allora dice una bugia e la frase risulta essere vera nonostante la sua falsità.
Aristotele risolve il paradosso concludendo che affermazioni come "Io sto mentendo", oppure "Questa frase è falsa" non possono essere considerate sensate, poiché la verità e la menzogna sono valori che si applicano sempre ad enunciati ESTERNI, e non possono essere quindi autoreferenziali: la frase "Io sto mentendo" deve per forza riferirsi a qualche altro enunciato, altrimenti da sola è priva di senso e non va considerata.
Un'altra versione del paradosso è quella in cui si afferma come premessa che "Tutti i cretesi sono mentitori" e poi si dice che un cretese faccia la stessa affermazione. Essa è vera o è falsa? Se il cretese dice il vero, allora egli è sincero e sconfessa la premessa secondo cui i cretesi sono bugiardi, ma se invece dice il falso, allora il cretese risulta bugiardo e paradossalmente viene confermata la falsità dei cretesi!
Secondo voi la soluzione di Aristotele al paradosso della frase "Io sto mentendo" è valida oppure sono possibili altre soluzioni più efficaci? Per Aristotele quando il concetto di menzogna è autoreferenziale non si possono attribuire valori di verità agli enunciati, ma è proprio così?