Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - donquixote

#316
Attualità / Re:"Te absolvo"
22 Novembre 2016, 18:54:06 PM
Citazione di: altamarea il 22 Novembre 2016, 14:53:09 PM
"Te absolvo": con il titolo di questo topic  alludo alla recente lettera apostolica "Misericordia et misera" di papa Francesco riguardante la concessione pontificia ai sacerdoti cattolici di assolvere  in confessione i responsabili del peccato di aborto, compresi i medici e gli infermieri. Tale concessione era stata provvisoriamente concessa durante l'anno giubilare appena concluso. Ora la facoltà di assolvere questo peccato è definitiva.

Francesco ribadisce che l'aborto è un grave peccato ma, afferma, "non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere".

Il nuovo documento papale prende l'avvio dalle due parole  "misericordia e misera", che Agostino, vescovo di Ippona, utilizza per raccontare l'incontro tra Gesù e l'adultera passibile di lapidazione, secondo la legge mosaica, ma la donna viene invece perdonata.

Il papa evidenzia che in questo episodio evangelico "non c'è la legge e la giustizia legale, ma l'amore di Dio". Perciò ai preti confessori chiede di essere accoglienti con tutti e solleciti nell'aiutare a riflettere sul male commesso.


La Chiesa cattolica anche se lenta nel prendere decisioni, nel tempo prende atto delle istanze nella società laicizzata. Infatti dopo anni di polemiche tra integralisti e liberali, le democrazie occidentali hanno cancellato il reato di interruzione volontaria della gravidanza (in Italia con la cosiddetta Legge n. 194) e lo hanno sostituito con leggi che ne legalizzano  le modalità di esecuzione, restituendo alle donne il diritto di decidere quel che riguarda il loro corpo.

Parallelamente, se pure con le sue regole, la Chiesa di Papa Francesco è arrivata allo stesso risultato.

Dopo l'apertura agli omosessuali, dopo la visita agli ex preti sposati, la Chiesa cattolica di papa Francesco si differenzia dall'arcigno monito che Pio XII rivolse negli anni '50 dello scorso secolo alle ostetriche italiane riguardo l'aborto. Il pontefice ha ben presente che nei continenti extraeuropei, in particolare nell'America latina e in Africa, l'aborto è largamente praticato a causa della povertà, delle malattie e il mancato controllo delle nascite.

Aver preso atto che non si potevano lasciare fuori dalla Chiesa da peccatrici milioni di povere donne che abortiscono, non è una decisione teologica-dottrinaria ma un'abile scelta di politica religiosa rivolta alle masse.

Come ho scritto ieri sera in un mio post (che poi ho eliminato perché off topic nella sezione "spiritualità"), la Chiesa riesce a sopravvivere nei secoli perché si adatta ai tempi. Perdona e condanna i suoi fedeli secondo le circostanze, con "il bastone e la carota". Allora è meglio essere infedeli. In questa sezione dedicata all'attualità e non alla spiritualità lo posso dire ?
Come mi era già capitato di scrivere nel vecchio forum, l'attuale Pontefice ha una particolare predisposizione ad esprimere pensieri ed assumere decisioni nettamente contrarie alla dottrina che da secoli guida la Chiesa che dirige, e per comprenderlo senza conoscere le scritture e le varie esegesi che si sono susseguite nei secoli basta confrontare le sue affermazioni e i suoi comportamenti con l'enciclica apostolica "Quanta cura" e l'allegato "sillabo" che elenca gli "errori della modernità" secondo la Chiesa Cattolica e la sua dottrina. Il documento in questione, di Papa Pio IX, è di soli 150 anni fa, non 1.500, in un periodo iperrazionalista, positivista e anticlericale quale mai si era visto in precedenza (e neanche dopo). In seguito si è verificato un crollo verticale dell'interpretazione della dottrina della Chiesa in un senso sempre più prometeico che è culminato con i documenti emessi dal Concilio Vaticano II, e da allora si assiste alla progressiva decomposizione di un "corpo mistico" che si può ormai tranquillamente chiamare "cadavere mistico".
L'ultima uscita sui sacerdoti che possono sempre assolvere chi pratica e procura l'aborto, lungi dall'avere qualche fondamento nella dottrina o negli scritti dei padri e dei dottori della Chiesa, è invece del tutto funzionale alle esigenze degli stati (in particolare di quello italiano) che si lamentano dell'aumentato ricorso all'obiezione di coscienza fra i medici e gli assistenti che dovrebbero eseguire le interruzioni di gravidanza, con la conseguenza che è sempre più difficile trovare negli ospedali medici disponibili a queste pratiche. Ora i medici "obiettori" potranno praticare un aborto al mattino, poi pentirsi al pomeriggio e confessarsi ottenendo l'assoluzione alla sera, per essere pronti ad un'altra interruzione di gravidanza il mattino successivo, con la coscienza tranquilla e la benedizione di Dio. Mi torna alla mente un libretto scritto svariati anni fa da Andrea Camilleri intitolato "La bolla di componenda"; descriveva come in molte chiese delle sue parti, in Sicilia, fosse stato in vigore fino a pochi decenni prima della seconda guerra mondiale una sorta di "tariffario" per i reati (o i "peccati" per parlare in un linguaggio più consono): tale tariffario (la "bolla di componenda", appunto) prevedeva per per la commissione di ogni azione peccaminosa una penitenza che variava a seconda della gravità: il furto di bestiame necessitava di duecento "Ave Maria" per essere perdonato, mentre per l'omicidio servivano 500 "Ave Maria", 200 "Pater Noster" e 100 "Gloria" (ovviamente i numeri li ho messi a caso poichè vado a memoria, ma il senso è quello) e così via per le più varie fattispecie.
Quello di Papa Francesco è dunque l'ennesimo, simoniaco escamotage per piegare la dottrina alle esigenze di una società moderna e secolarizzata tentando di mantenere il consenso intorno alla sua Chiesa, ma se il prezzo da pagare è quello di distruggere completamente, pezzo per pezzo,  tutte le basi dottrinali su cui è fondata per salvaguardare la più vuota forma e la più bieca ipocrisia allora è davvero molto meglio dichiararsi "infedeli". L'infedeltà a questa Chiesa è certamente la migliore dimostrazione di fedeltà al suo fondatore e ispiratore.
#317
Attualità / Re:Voglio una pistola
20 Novembre 2016, 16:21:57 PM

C'è l'affermazione e anche la replica dell'interessato. Prego pertanto di non alimentare ulteriormente una discussione chiaramente OT e limitarsi a dibattere l'argomento del topic.

Grazie
#318
Attualità / Re:Migranti
20 Novembre 2016, 10:35:47 AM
Per me ci sono due errori di fondo nella proposta complessiva di Pallante, dei suoi seguaci e dei suoi ispiratori (penso ad esempio a Serge Latouche), che pur contiene concetti interessanti e condivisibili: il primo è il loro modo di ragionare tipicamente occidentale e moderno, sistematico, progettuale. Questi in fondo pensano che  le loro idee possano essere calate "dall'alto" e in qualche modo imposte dalle classe dirigenti, come è accaduto con tutti i moderni "progetti" politici, ma questo significa andare incontro ad un fallimento certo, perchè le idee nuove e i comportamenti conseguenti si devono sviluppare prima all'interno delle comunità, e le elites si dovranno poi occupare di amministrarle in modo equilibrato.
Nel famoso "secolo breve" abbiamo potuto vedere in Europa e nel mondo il tentativo di realizzare alcuni "progetti" politici che, in sé, potevano anche avere un senso e sicuramente molti di questi tentativi sono stati fatti in buona fede per migliorare le condizioni di vita dei popoli; ma sono tutti falliti proprio perchè non si è tenuto conto del "fattore tempo". Si è cercato di velocizzare i cambiamenti sull'onda del famoso motto di Voltaire "riguadagnamo il tempo perduto" pensando che la velocità della ragione potesse in qualche modo condizionare anche quella della natura e bastasse cambiare le leggi per far automaticamente adeguare ad esse lo spirito dei popoli. Ai tempi della Rivoluzione Russa si parlava di "dittatura del proletariato" (con quel che segue in termini di violenza e coercizione) che doveva durare vent'anni e poi tutto il popolo si sarebbe abituato alla nuova situazione e sarebbe stato meglio: abbiamo visto i risultati. Pol Pot in Cambogia voleva addirittura partire dall' "anno zero" e ristabilire la "normalità" in dieci anni;  per fare questo ha massacrato nel giro di cinque o sei anni il 20% della popolazione di quel paese internandone nei campi di lavoro almeno altrettanta, e questo è stato l'unico risultato che ha ottenuto. Le idee hanno bisogno di tempi lunghi per radicarsi nell'animo dei popoli, e il fatto che l'unica idea attuale di successo sia il liberalismo nelle sue varie declinazioni mostra che è l'unico progetto (ammesso che si possa chiamarlo tale) che ha dato seguito a quegli ideali che dai tempi dell'Umanesimo e del Rinascimento hanno considerato ogni singolo uomo come centro del mondo e titolare di diritti e che coniugato con il materialismo e la rivoluzione industriale lo hanno convinto che la sua felicità risiedesse nel possesso sempre maggiore di beni materiali portandoci alla situazione presente. Il successo del liberalismo ha radici molto lontane ed è il risultato di una diffusione e un radicamento di idee durato svariati secoli. Inoltre il liberalismo fa leva su uno degli aspetti peculiari della natura umana: l'avidità; se si esalta questa e la si utilizza per alimentare la "competizione" nell'accaparramento dei beni si avrà certamente successo, mentre se si fa leva sul suo opposto si va in certo qual modo "contronatura" e sarà molto più difficile ottenere risultati positivi.
Il secondo errore è quello di non proporre valori alternativi condivisibili: se affermi che "bisogna accontentarsi di meno di ciò che si ha ora" o fornisci una valida alternativa per il raggiungimento della "felicità" oppure riceverai solo pernacchie. Se le uniche alternative valide sono l'umanesimo inteso come filantropia o la difesa dell'ambiente queste sono facilmente smontabili perchè nel primo caso non si vede perchè, visto che siamo "tutti uguali", io dovrei rinunciare ad una parte del mio egoismo stirneriano per alimentare l'egoismo altrui, e a maggior ragione nei confronti di chi non condivide con me nulla di ideale e cerca solo una parte dei beni materiali che mi appartengono; nel secondo caso le teorie (almeno quelle "scientifiche)  sulla distruzione ambientale sono alquanto controverse e anche i tempi previsti per la "catastrofe" non godono di previsioni condivise, per cui è piuttosto difficile farsi convincere a rinunciare a qualcosa "adesso" senza sapere non dico con certezza ma almeno con buona approssimazione se davvero ne vale la pena. Se i newyorkesi si svegliassero domattina con il Central Park marcio e rinsecchito e tutti gli uccelli e gli scoiattoli morti sul terreno forse potrebbero magari cambiare idea, ma poiché questo non accadrà (almeno non in modo "naturale") allora andranno avanti a fare la vita di sempre.
Siccome è molto facile convincere qualcuno ad elevare il proprio tenore di vita materiale mentre è molto più difficile (se non addirittura impossibile) convincere qualcuno a ridurlo o gli si propongono valori talmente forti ed elevati da risultare irrinunciabili o altrimenti tali progetti e tali proposte resteranno pura accademia.
#319
Attualità / Re:Un Trump per l'Italia
16 Novembre 2016, 21:31:45 PM
Qualche anno fa, all'ingresso di un parco nazionale in Thailandia, vi era una grossa tigre libera e accovacciata su di un tappeto, abbracciati alla quale i vari turisti si scattavano foto ricordo. È evidente che non era affatto pericolosa, e il custode spiegava che la ragione risiedeva nel fatto che oltre ad essere piuttosto vecchia e tendenzialmente tranquilla la faceva mangiare frequentemente, e con la pancia piena e la digestione in corso era costantemente abbioccata. In definitiva non era una tigre ma un gattone mansueto di quasi due quintali che fisicamente le assomigliava, e a cui i bambini potevano tirare le orecchie o la coda senza che lei avesse la benché minima reazione che non fosse qualche sbadiglio. Quel felino aveva completamente perso la sua originaria natura combattiva, coraggiosa, aggressiva, feroce, e data la sua età non l'avrebbe recuperata nemmeno se fosse rimasto a digiuno, anche se in quel caso avrebbe potuto quantomeno ruggire e provocare qualche brivido alle persone più timorose. Quella tigre è la metafora ideale dell'uomo occidentale moderno, che ha progressivamente perso la sua natura umana per trasformarsi in una macchina divoratrice di prodotti di consumo di ogni genere, "panem et circenses" che hanno reso il suo corpo sempre più obeso, flaccido e informe, la sua testa sempre più vuota e il suo cuore sempre più arido. In queste condizioni di permanente abbiocco fisico, mentale e intellettuale è più semplice fargli accettare anche le sciocchezze più insensate come l'ideologia del politically correct, i matrimoni omosex, le quote rosa, le teorie del gender, il multiculturalismo, il melting pot e via sproloquiando, a cui un uomo normale non avrebbe mai acconsentito così come una tigre normale non sopporterebbe mai i dispetti di mocciosi irriverenti.
Ora ci troviamo nel tempo in cui al custode della tigre, a causa del costante aumento della propria avidità, non basta più il proprio salario e vuole speculare sul cibo nutrendo di meno l'animale, che protesta ruggendo: questa è quella che, nel mondo umano, molti sedicenti intellettuali chiamano "lotta di classe" utilizzando ancora le ormai logore e insensate categorie ottocentesche: è il lamento della tigre contro il suo custode, della massa degli "ultimi uomini" e della "plebaglia" affamata di niciana memoria contro il cosiddetto "establishment" che riduce ancor più le briciole che già malvolentieri concedeva loro, e allora si affidano ad improbabili personaggi come Trump non tanto per consapevolezza quanto per disperazione, confidando che costoro possano riempirgli di nuovo la pancia e di conseguenza riprendere la loro ignobile vita, moscia e gelatinosa, fatta di entropia materiale e sonnolenza spirituale.
Ma vi è anche un altro segno dei tempi che la vittoria di Trump, ma non solo quella, ha evidenziato: un segnale che più di qualsiasi altro terrorizza coloro a cui fa comodo mantenere i popoli in una condizione di torpore, di inerzia, di indolenza, intenti solo a produrre e consumare, per poterne lucrare vantaggi e prebende: è la progressiva emersione di quella natura umana più profonda che la cultura moderna politically correct ha tentato di sopprimere e nascondere anziché canalizzare e controllare come fanno le culture degne di questo nome: il risorgere di quelle passioni, definite "di pancia", di cui molti pensano che ci si dovrebbe vergognare; e perché mai vergognarsi di essere uomini? perché mai vergognarsi di un aspetto insopprimibile di una umanità che i padroni del vapore vogliono ridurre ad apparati digerenti, lombrichi buoni solo a fertilizzare le loro smanie di dominio? Perché vergognarsi della diffidenza e della paura verso tutto ciò che è distruttivo di uno spirito comunitario, verso ciò che è disfunzionale ad una vita tranquilla e serena, verso ciò che mina le certezze su cui ognuno fonda la propria esistenza? Ci si dovrebbe invece vergognare di subire la confusione, il caos e il disordine di queste società moderne atomizzate e prive di senso, ove qualsiasi schifo ed oscenità ha corso legale a patto che sia funzionale al sistema della domanda e dell'offerta. La tigre del parco era ormai troppo vecchia e debole per ribellarsi, anche se fosse rimasta senza mangiare, ma l'umanità che ancora non si è totalmente immersa nella palude del conformismo e del consumismo sta soffiando come un vento di bufera troppo a lungo compresso e arginato da ideologie disumane, e le attuali classi dirigenti dovrebbero guardarsi dallo sputare contro il vento anche perché, come dice la Bibbia: "tremenda sarà l'ira del mansueto".
#320
Tematiche Spirituali / Re:Riforma e gesuiti
04 Novembre 2016, 11:09:05 AM
Citazione di: cvc il 04 Novembre 2016, 09:51:58 AMIl successo del cristianesimo è dovuto a tre fattori principali: consolazione alle amarezze della vita; offerta di un modo di vivere; solidarietà. Si potrebbe dire che i primi due punti erano offerti anche dalla filosofia, sebbene con la differenza del passaggio da una fede intellettuale ad una fede di sentimento, se così si può dire. Ma il terzo punto, quello della solidarietà, pare non avere precedenti. Le frumentazioni romane avevano lo scopo di tener buono il popolo, non di essere misericordiosi coi poveri. Si potrebbe dire che lo stato sociale sia la laicizzazione della solidarietà cristiana. Qui il copyright è del cristianesimo. Ora gli economisti, che sono in disaccordo su tutto, sono invece concordi che per mandare avanti la baracca bisogna restringere lo stato sociale. Però, personalmente, non credo on in recupero spirituale della civiltà sulla spinta delle rivendicazioni sociali. Come dice Seneca nella lettera a Lucillo numero 45, se identifichiamo il bene nel pane e nella polenta, allora sviliamo il concetto stesso di bene

Forse tu stai parlando del Cristianesimo decadente e decaduto di oggi, che non mi sembra affatto abbia un gran successo, perchè nel Cristianesimo della Patristica e della Scolastica (ovvero quello che si è affermato in Europa per quasi un millennio) si trova poco o nulla di consolatorio ma molto di intellettuale. Tommaso d'Aquino nella Summa Theologiae indica il sentimentalismo come una malattia dell'anima (lo paragona alla miopia che è un difetto della vista perchè impedisce la visione chiara delle cose) e quindi il cristianesimo sentimentale attuale è una decadenza di quello. Ai tempi vi era l'elemosiniere del Papa, ma non certo tutte le mastodontiche organizzazioni filantropiche di oggi, e la solidarietà non è mai stata parte fondamentale della dottrina. La "dottrina sociale" della Chiesa è stata inventata a metà del XX secolo sull'onda della modernità avanzante riprendendo una enciclica del 1891 di Papa Leone XIII e non è affatto antecedente allo stato sociale di derivazione laica. Se dunque quelli che tu definisci "tre fattori principali" sono in qualche modo presenti nel messaggio evangelico non sono certo la sua spina dorsale, e se invece oggi sono diventati così importanti mostrano da un lato che l'intellettualità è andata perduta, e dall'altro che il Cattolicesimo ha seguito in questo le dottrine protestanti che hanno subito un processo di corruzione (in parte frenato nel mondo cattolico dalla Controriforma) molto più accelerato.
#321
Tematiche Spirituali / Re:Riforma e gesuiti
03 Novembre 2016, 08:03:18 AM
Citazione di: cvc il 02 Novembre 2016, 17:09:57 PMDonquixote, se ho capito il tuo discorso, cattolici e protestanti potrebbero riunirsi prevaricando I dogmi che li separano in nome, forse, se non traviso ciò che intendi per animalità, di un sentirsi legati dal riconoscimento della figura di Cristo nel proprio inconscio collettivo. Come se tale figura fosse una pietra di volta che sostiene tutti I valori che son figli del cristianesimo. Dalla fede nel futuro, all'uguaglianza, alla solidarietà. Valori fondanti di questa nostra civilità, valori talmente consolidati per cui non pare più necessario ricordarsi da dove provengono


Molto più banalmente io intendo per "animalità" l'insieme delle caratteristiche di quegli esseri biologici che definiamo "animali" in cui sono ricompresi ovviamente anche gli esseri umani. Il Protestantesimo, come si può ben vedere in particolare nell'espressione che ha assunto negli Usa, ha ridotto la religione ad una mera dottrina della solidarietà nei confronti dei più poveri. Se l'ebraismo ha sdoganato ed esaltato la ricchezza materiale come premio divino già qui sulla terra, il Protestantesimo ha aggiunto la solidarietà, sempre materiale, verso i più "bisognosi". Questo "mix" ha espulso dalla dottrina cristiana tutto ciò che di spirituale e metafisico ancora rimaneva e il cattolicesimo, in particolare nell'espressione dell'attuale pontefice, si sta adeguando celermente a questo andazzo. Dunque l'eventuale riunificazione si potrà facilmente realizzare sulla base di un accordo su una più "equa" redistribuzione delle risorse materiali, e la negazione, o il superamento, di ogni speculazione intellettuale non potrà che portare, progressivamente, anche alla abolizione di tutte quelle norme (il matrimonio dei sacerdoti, i preti gay, le donne che potranno dire messa eccetera) che non essendo più giustificate da una dottrina che viene ormai totalmente incompresa non troveranno più alcuna giustificazione e saranno dunque viste come mere superstizioni. Rimarranno in piedi solo le esigenze "biologiche"  (mangiare, bere, dormire ecc.) che essendo comuni a tutti gli uomini potranno, in prospettiva, portare anche all'unificazione di tutte le religioni del mondo sotto l'ombrello di tali esigenze. Ma per arrivare a questo risultato è necessario che l'uomo neghi se stesso come ha fatto quello occidentale, ovvero neghi in radice quelle peculiarità che lo definiscono come tale e ne decretano la separazione dal resto del mondo animale; queste caratteristiche si possono riassumere nella parola "cultura", che da quando l'uomo è apparso sulla terra ha sempre posseduto e ogni gruppo di uomini ha elaborato in modo differente. La negazione di qualsiasi cultura e la sostituzione di quest'ultima con pseudovalori come quelli che hai citato e che sono del tutto alieni al Cristianesimo che secoli fa dominava in Europa porterà fatalmente alla negazione di ogni spiritualità e di ogni intellettualità, e se un tempo le "elite" religiose trovavano il punto di unione in ciò che supera tutte le culture particolari, ovvero nel trascendente e sovrumano, ora non potranno che trovarlo in ciò che è, al contrario, più "subumano" e quindi più "animale".
#322
Tematiche Spirituali / Re:Riforma e gesuiti
31 Ottobre 2016, 18:28:54 PM
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2016, 10:27:22 AM
Citazione di: cvc il 31 Ottobre 2016, 09:38:40 AMLeggo sui siti d'informazione che Francesco vuole commemorare i 500 anni della Riforma. Sulle prime penso: Che Papa illuminato. Poi però mi sovviene che lo scoppio della riforma ha coinciso con la nascita della confraternita dei gesuiti, cui Francesco appartiene. Sono stati due diversi modi di reagire alla corruzione del clero. Quello luterano con la ribellione alla chiesa di Roma, e quello di Ignazio da Loyola col tentativo di recuperare i valori morali in seno alla chiesa di Roma stessa. Che dietro a questa apertura protestante si nasconda una svolta gesuita della chiesa?

Lo so che sto per dire una cosa controcorrente ...ma la dico lo stesso: Che Papa poco illuminato! La mediocrità teologica di Bergoglio sarà la storia stessa a metterla in evidenza. E' un Papa quaquaraqua, il cui scopo evidente è quello di tornar a riempire le chiese, pazienza se questo significa rinunciare alla propria specificità cattolica. Riduzione del cristianesimo ad un generico e filantropico: "Volemose tutti ben". Cristianesimo appiattito sul contingente, sullo storia e rinuncia al suo significato escatologico. Paura del mondo e della modernità e quindi tentativo disperato di accettarne i paradigmi di relatività morale e conciliarli, in maniera impossibile se non con vertiginose capriole teologiche, alla fede e quindi mancanza di vera fede. Ho esagerato? In poche parole...un vero Gesuita ( con tutte le ambiguità che, storicamente, questo termine designa...). Preferisco Giona...almeno c'è coerenza ( con simpatia Giona...scusa se ti tiro in ballo, ma penso che hai compreso in che senso sto parlando).

P.S: Sono curioso di vedere come riuscirà a conciliare le fondamentali differenze teologiche che separano il Protestantesimo dal Cattolicesimo...
Villa Sariputra, a volte, riceve la visita di alcuni sacerdoti, che vengono con l'intento di redimermi, finendo per sbevazzare in compagnia e...vi assicuro che c'è parecchia perplessità... :-\

In questo 3d del vecchio forum si trova, se interessa, una critica argomentata dell'atteggiamento dell'attuale Pontefice, ma la protestantizzazione del Cattolicesimo è iniziata svariati secoli or sono (a mio avviso con la diffusione del pensiero di Blaise Pascal) ed è stata ufficializzata con i documenti emessi dal Concilio Vaticano II. Lutero aveva, a livello dottrinale, un'idea del Cristianesimo molto cattolica e nient'affatto protestante, tant'è vero che prese a riferimento e diffuse il "libretto della vita perfetta" di un anonimo francofortese (che ricalca essenzialmente gli insegnamenti di Eckart e dei suoi più fedeli discepoli) chiamandolo "teologia tedesca". L'errore esiziale di Lutero (che portò alla creazione di un indefinito numero di "sette" che costituiscono il variegato insieme della Chiesa Protestante) fu quello di stabilire il "libero esame" delle scritture da parte di tutti i fedeli e favorire, con la contemporanea invenzione della stampa, la diffusione della Bibbia e contestualmente dell'incomprensione e del travisamento del suo messaggio. L'ebraismo influenzò successivamente la dottrina protestante, e il riavvicinamento fra cattolici ed ebrei si è potuto realizzare appunto anche in seguito al recepimento da parte del cattolicesimo di molte idee tipicamente protestanti (quindi in qualche modo ebraiche). La corruzione della dottrina cattolica potrà certamente portare, in un futuro non troppo lontano, al riavvicinamento fra cattolici e protestanti, ma non certo in ragione di una elevata concordanza intellettuale e spirituale che conduca alla comprensione della Verità che accomuna le dottrine al di là delle singole specificità, ma solo nella condivisione della comune "animalità" dell'essere umano, quindi nella negazione progressiva di ciò che ad esso è più peculiare: la cultura.
#323
Buongiorno Eutidemo

mi sembra che ormai le posizioni siano chiare e ognuno si può fare, se interessato, un'idea. Ma volevo chiosare sulla conclusione del tuo messaggio: se tu sei convinto, pur con le regole attuali che sostieni non debbano essere riformate, che un tribunale dello Stato possa subire pressioni dal governo tanto da emettere sentenze "contra legem" (che sempre tu definisci essere chiara e inequivocabile) per assecondare le esigenze dell'esecutivo mi spieghi che senso ha parlare di "giustizia" o quantomeno di "legalità" quando le necessità o i desiderata del potente di turno (in questo caso il governo ma in altri casi il più forte dei contendenti) fanno sempre premio sulle norme generali? Che senso ha occuparsi di giustizia se questa può essere piegata al proprio comodo posto che si abbia la forza sufficiente per affermarlo? E a questo punto sei davvero convinto che le regole, qualunque esse siano (tanto più quelle costituzionali che sono per loro natura estremamente generiche), servano a qualcosa di diverso dal  gettare fumo negli occhi di una massa di insipienti che si illudono di detenere il "potere"? E dunque tutte queste battaglie sulle "regole" a cosa dovrebbero servire se non ad alimentare la suddetta illusione e quindi a causare un danno ancora maggiore nella già citata massa di insipienti?

Stammi bene
;)
#324
L'esegesi delle norme deve rimandare allo "spirito" (come diceva Montesquieu) che le ha ispirate, quindi il riferimento alle intenzioni del legislatore è non solo consentito ma anche, a mio avviso, dovuto.
Non credo che le leggi possano essere ridotte a equazioni, altrimenti avremmo in tribunale dei logici e dei matematici (o addirittura dei computer programmati con appositi logaritmi) anzichè dei giuristi.
In ogni caso non posso che ribadire, visto che hai evitato qualunque citazione nel tuo messaggio, che la Corte di Cassazione (che fino a prova contraria "fa" giurisprudenza) ha approvato il quesito attuale così come quello del precedente referendum costituzionale di cui ho riprodotto la scheda. Poi possiamo anche dire che i giudici della Cassazione sono venduti (erano venduti o incapaci anche dieci anni fa?), ma allora possiamo dirlo per chiunque ci dia torto e si chiude qualunque ragionamento nel merito.

P.S. è vero che la riforma (che non è "mia" nè tantomeno "beneamata") triplica il numero di firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare, ma ti sei dimenticato di aggiungere che la medesima impegna il Parlamento a discuterle, mentre con la Costituzione attuale questo obbligo non esiste; dal 1979 al 2014 sono state presentate oltre 260 proposte di legge di iniziativa popolare;  ne sono state discusse in commissione e/o in aula il 40% circa e solo 3 (nel 1983, nel 1992 e nel 2000) sono state approvate (non direttamente ma perchè inserite in altri testi di iniziativa parlamentare). Vedi che anche tu assumi il medesimo comportamento di coloro che giustamente critichi perchè fanno emergere solo alcuni aspetti della riforma e non altri?
#325
Caro Eutidemo, ti ringrazio per l'attenzione, ma ti deve essere sfuggito il fatto che avevo (o almeno così mi sembrava) già risposto al tuo quesito nel modo seguente:

Citazione di: donquixote il 10 Ottobre 2016, 09:29:42 AMAltrettanto debole, anzi debolissimo, mi pare l'esempio proposto per l'introduzione di una nuova norma (quella del potere legislativo ai sindacati): siccome probabilmente chi ha redatto la legge 352 si è posto questo problema ha pensato bene di inserire nella domanda referendaria anche questa alternativa: nel caso di modifica di qualche articolo si possono usare entrambe, mentre in caso di aggiunta (ad es. dell'art. 140) si usa solo la seconda. Se volessimo sottilizzare basterebbe aggiungere, nel tuo esempio, un comma (o un paragrafo) ad un articolo già esistente (quello che definisce i poteri legislativi) e si potrebbero utilizzare entrambe le formule.

Quindi se la questione del tipo di legge costituzionale (modificativa o integrativa) sottoposta a referendum non fosse di mera forma ma di sostanza non dovrebbe essere così semplice "aggirare" il problema della formulazione del quesito modificando un articolo esistente anzichè aggiungerne un altro. Quindi ribadisco che a mio modo di vedere l'art 16 propone due alternative ugualmente valide, e siccome il quesito referendario si compone della citazione del titolo della legge se una legge ha per titolo "modifica degli artt. etc" si userà la prima formula mentre se avrà per titolo "disposizioni concernenti etc" si userà la seconda. Se sono stato poco chiaro fammelo sapere.

In ogni caso faccio presente che la Corte di Cassazione ha già approvato tale quesito e mi pare che la Suprema Corte debba avere una autorevolezza maggiore del Tar del Lazio. Fra le altre cose e per tua curiosità sono andato a recuperare il facsimile della scheda referendaria del referendum costituzionale tenutosi nel 2006, e neanche in questa (come puoi vedere dall'immagine più sotto) si fa menzione degli articoli della Costituzione che sono stati modificati.

Per quanto riguarda il resto la citazione dell'art. 640 C.P. andrebbe allora richiamata ad ogni campagna elettorale per tutte le forze in campo, e ad ogni elezione ci sarebbero più candidati in galera che fuori.
Il giornale che più di ogni altro sta facendo la campagna per il "no" ha tirato fuori in questi giorni il fatto che il giudice del Tar che dovrà decidere sui ricorsi pare abbia avuto una relazione sentimentale con tale Nitto Palma, senatore di Forza Italia che voterà "si" al referendum in contrasto con le indicazioni del suo partito. Tanto per mettere le mani avanti (suppongo in nome dell'onesta intellettuale e del rispetto delle istituzioni che affermano di voler difendere dai "barbari" che invece le vogliono saccheggiare) Beata coerenza!

Checchè tu ne possa pensare non ho alcuna posizione preconcetta, non ho letto tutta la legge di riforma ma ne ho sentito qualcosa dai talk show e dai giornali, non andrò a votare come al solito (dal '94 ad oggi ho votato una volta sola, nel 2001) e se fosse per me cambierei totalmente la prima parte della Costituzione che mi sembra totalmente irreale e truffaldina, per cui i cambiamenti eventuali nella seconda non mi appassionano affatto.

#326
Nel mio ultimo messaggio non ho fatto alcun riferimento alle modalità di approvazione delle leggi costituzionali, quindi non ho persistito per nulla su questo punto. Mi sono limitato a far notare che la congiunzione disgiuntiva "ovvero" inserita nell'art 16 della legge 352/70 fra i due quesiti significa "oppure" o anche, più semplicemente, "o". Puoi consultare qualunque vocabolario italiano per ottenere conferma. Dunque se "ovvero" significa "oppure" vuol dire che si può formulare il quesito in un modo o nell'altro indifferentemente. Se la congiunzione "ovvero" facesse riferimento a due categorie distinte di leggi il cui quesito deve essere formulato in un modo nel primo caso e in un modo diverso nel secondo dovremmo poter notare, nella medesima legge, la distinzione fra le due categorie di leggi, che non esiste perchè sia quelle di modifica che le eventuali di "integrazione" vengono assimilate nella definizione "leggi costituzionali". E se in questa legge non esiste la distinzione (tranne nel caso da te supposto del quesito referendario) trarne la logica conseguenza che siccome il quesito propone due alternative queste si debbano necessariamente applicare a due casi diversi mi sembra quantomeno una forzatura.
Siccome le leggi tendono ad essere abbastanza precise (visto che gli avvocati si attaccano anche alle virgole per interpretarne il senso) sarebbe  stato opportuno che le differenze fra i due tipi di leggi apparissero evidenti e nell'articolo del quesito si fosse utilizzato il vocabolo "rispettivamente" per indicare le domande relative alle due diverse fattispecie.
Le tue definizioni di "legge di revisione costituzionale" e "legge costituzionale", per quanto si possa condividerle sul piano logico-teorico, dovrebbero però essere supportate anche sul piano giuridico: potresti citare qualche altra legge o qualche sentenza della Consulta o della Cassazione in cui vengono evidenziate queste tue definizioni e appare chiaro che ci sono differenze sostanziali fra le une e le altre tanto da inserirle in categorie diverse? Perchè se l'unica "evidenza" di tale differenza la si evince "logicamente" dal testo della scheda del referendum (che fra l'altro non si effettua in ogni caso ma solo in casi particolari per cui pare che in tutti gli altri casi questa differenza sia del tutto irrilevante) in cui le alternative sono disgiunte da un "ovvero" mi pare una motivazione alquanto debole. I tribunali devono applicare la legge, non fare mere deduzioni logiche, e anche dal punto di vista logico c'è un "vulnus" perchè se tu avessi ragione ci troveremmo con l'art. 16 che parla di due fattispecie diverse di leggi che non si trovano da nessun altra parte, e dunque con un articolo che norma enti giuridicamente inesistenti. Ribadisco, come ho scritto sopra, che le fattispecie sono solitamente definite all'inizio di una legge (o si fa riferimento ad altre leggi per la loro definizione), e successivamente ad esse ci si riferisce nel testo, ma nella legge 352 non è presente alcuna distinzione o rimando, ma solo un modo diverso ("legge costituzionale" o "legge di revisione costituzionale") di dire la stessa cosa.
Altrettando debole, anzi debolissimo, mi pare l'esempio proposto per l'introduzione di una nuova norma (quella del potere legislativo ai sindacati): siccome probabilmente chi ha redatto la legge 352 si è posto questo problema ha pensato bene di inserire nella domanda referendaria anche questa alternativa: nel caso di modifica di qualche articolo si possono usare entrambe, mentre in caso di aggiunta (ad es. dell'art. 140) si usa solo la seconda. Se volessimo sottilizzare basterebbe aggiungere, nel tuo esempio, un comma (o un paragrafo) ad un articolo già esistente (quello che definisce i poteri legislativi) e si potrebbero utilizzare entrambe le formule.
Poi vabbè ti ripeti con gli argomenti della disonestà, della pubblicità, della propaganda che sono ovviamente sempre opinabili e c'entrano poco con la legalità. A me l'aspetto giuridico appare sempre più chiaro nel fatto che questa scheda è conforme alle leggi vigenti, poi ognuno può ovviamente pensare che le leggi facciano schifo o siano troppo imprecise, ma questo è un altro argomento.
Il fatto è che, in definitiva, non ci si può attaccare ad un quesito referendario (mi riferisco ai ricorrenti) per fare tutto questo chiasso inutile, poichè qualsiasi sia la decisione questa verrà impugnata politicamente e il fatto che sia conforme a legge o meno non conterà nulla, come spesso accade con le decisioni della Cassazione o della Consulta, e dunque se vi è stata, come tu ritieni, disonestà da parte di coloro che hanno titolato la legge in questo modo, ve ne è almeno altrettanta dall'altra parte: basta vedere i "titoli" alternativi che hanno proposto.
In ogni caso rimango convinto che quasi nessuno (e ho messo il "quasi" in senso accademico per evitare di affermare un'impossibilità indimostrabile) si recherà al seggio e deciderà cosa votare dalla semplice lettura del quesito sulla scheda, e per quanto mi riguarda chiunque non sia in grado di leggere e capire questa legge e formarsi una convinzione non dovrebbe nemmeno presentarsi alle urne, quantomeno per non essere nuovamente vittima della propaganda di ogni genere.
Infine per "legislatore" intendo l'entità che forma e approva le leggi, ovvero il proponente/i, gli apparati tecnici, le commissioni e il Parlamento (oltre, poi, al PdR e alla Corte Cost.). Una proposta di legge può essere avanzata da una persona fisica, che può tranquillamente avere intenzione di risolvere un problema con una buona legge. Ma da qui a quando la legge viene "licenziata" dal Parlamento (e poi magari ulteriormente modificata dalla Consulta) possono intervenire innumerevoli modifiche che per i più svariati motivi ne stravolgono lo "spirito" e l'intenzione con la quale è stata proposta, anche se il "titolo" rimane il medesimo.
#327
Citazione di: Eutidemo il 09 Ottobre 2016, 12:47:44 PMCaro Donquixote, mannaggia, mi hai rubato il NICKNAME; ed infatti, il tuo, sarebbe un NICKNAME più adatto a me che a te, visto che sono io a scagliarmi, lancia in resta, contro i mulini a vento! :)

Mi spiace di averti "rubato" il nick, ma me lo "tiro dietro" dagli anni '90 e ormai ci sono affezionato, anche se nel frattempo devo ammettere che se anni fa trovavo in qualche modo "eroico" o comunque moralmente condivisibile l'atteggiamento dell'hidalgo della Mancia ora lo trovo solo patetico e anche un po' stupido.

Citazione di: Eutidemo il 09 Ottobre 2016, 12:47:44 PMEd infatti, benchè io abbia addirittura FOTOGRAFATO il testo della legge (l'art.16 della LEGGE 352/1970), tu fai finta di non averlo neanche letto; come se l'osservanza delle leggi fosse soltanto un "optional"! Ed infatti il tuo ragionamento, senza offesa, è paralogistico, perchè parti da una premessa corretta, per giungere ad una conclusione errata. Non c'è dubbio alcuno, infatti, che qualsiasi legge che modifica la costituzione sia per sua stessa natura una "legge costituzionale"; che infatti viene sempre approvata secondo il PROCEDIMENTO indicato all'art. 138 Cost. Su questo siamo perfettamente d'accordo. Ma la conclusione che vorresti trarne è giuridicamente e logicamente sbagliata, perchè l'art.16 della LEGGE 352/197: 1) Non concerne affatto il "PROCEDIMENTO" di formazione delle leggi costituzionali, che è "a monte", ed è identico sia per le leggi "modificative" di articoli costituzionali già esistenti, sia per le leggi "integrative" della Costituzione. 2) Concerne, invece il "QUESITO REFENDARIO", sancendo espressamente che esso deve essere formulato DIFFERENZIATAMENTE per le leggi "modificative" di articoli costituzionali già esistenti, e per le leggi "integrative" della Costituzione (indipendentemente dal fatto che esse siano state entrambe emanate con lo stesso procedimento), in quanto; a) nel primo caso vanno citati gli articoli modificati; b) nel secondo caso, invece no, perchè non è stato modificato nessun articolo. LO DICE LA LEGGE, NON LO DICO MICA IO...leggitela bene!!! E se ci pensi bene, la cosa è OVVIA, perchè: - se una legge costituzionale modifica determinati articoli della Costituzione, chi va a votare ha il diritto di sapere "quali" essi siano (nome e cognome), senza che la scheda "la butti in caciara" con mere chiacchiere generiche e propagandisticamente accattivanti; - se, invece, una legge costituzionale vara NUOVE disposizioni costituzionali, CHE "NON" MODIFICANO nessun articolo preesistente della Costituzione, è naturale che non c'è da citare un bel niente. Per questo l'art.16 citato, descrive distintamente le due ipotesi, separandole da un "OVVERO"! Tu scrivi: "l'avverbio "ovvero" è in luogo di "oppure", quindi si può scegliere una formula oppure l'altra indifferentemente"; ma in questo caso non è affatto così, non solo giuridicamente...ma LOGICAMENTE!!! Ed infatti non puoi affatto "scegliere" una formula oppure l'altra, perchè, ragionando "a contrario", se così fosse, potresti scegliere di citare gli articoli modificati, anche in una legge di integrazione costituzionale, il che è virtualmente impossibile (anche volendo). Da ciò ne discende che la legge contempla, appunto, DUE distinte fattispecie, non lasciando al compilatore del quesito alcuna scelta, ma soltanto spiegandogli (in questo caso vanamente): " SE vuoi modificare degli articoli della Costituzione, devi indicare nel quesito referendario quali sono (per nome e cognome); SE, invece, non vuoi modificare niente, ma vuoi solo aggiungere norme costituzionali "nuove", basta che accenni soltanto a cosa si tratta."

Scusa tanto ma il discorso che hai fatto qui sopra mi sembra una "azzeccagarbugliata". Tanto per verificare mi sono andato a leggere il testo completo della legge 352/1970, e in nessun caso fa riferimento ad una legge di "modifica" costituzionale differenziandola da una legge di "integrazione" costituzionale. Negli articoli che regolano la promulgazione diretta della legge costituzionale ovvero senza sottoporla a referendum confermativo (n. 2,3,5) oppure alla sua promulgazione in caso di dichiarata illegittimità del referendum da parte della Cassazione (14) oppure in caso di esito favorevole del medesimo referendum (25) non si fa alcuna menzione della differenza ma la formula indica sempre "il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge costituzionale" eccetera. Nel caso di una differenza avrebbe dovuto usare la dicitura "il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge di modifica costituzionale" oppure "il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge di integrazione costituzionale".
In nessun articolo della legge si utilizza il termine "integrazione" o "aggiunta". A me appare assai chiaro, dal testo complessivo della legge e anche dalla formulazione dell'art.16, che il quesito referendario può essere proposto indifferentemente nei due modi indicati, e non si fa nessun obbligo di citare gli articoli modificati in caso di legge di riforma costituzionale ma questa è solo una delle opzioni possibili. Per essere incontrovertibile nel senso che dici tu l'articolo di legge avrebbe dovuto affermare "In caso di legge di modifica costituzionale il quesito referendario deve sempre indicare gli articoli modificati" ma qui si afferma chiaramente che si può usare un quesito "ovvero" (oppure) un altro. Non ci vedo niente di logicamente e giuridicamente sbagliato, anche perchè sono decenni che si contestano le leggi per il loro riferimenti e rimandi incomprensibili mentre sarebbe più ovvio citare ciò che queste leggi normano, e quando lo si fa si contesta il fatto che non sono sufficientemente incomprensibili?

Citazione di: Eutidemo il 09 Ottobre 2016, 12:47:44 PME' senz'altro vero che la citazione di tutti gli articoli nella scheda avrebbe comportato una grande e insensata confusione e sicuramente non avrebbe informato meglio l'elettore; anzi, direi che sarebbe stato impossibile, ma sempre meglio di poche informazioni propagandistiche, in cui luogo - allora- ci si poteva pudicamente limitare ad indicare il n° della legge e della GU...come avvenne nel precedente referendum. Quanto allo "spacchettamento", in questo caso doveva essere consentito sin dal principio, per rimediare ad un RADICALE DIFETTO (non il solo) di questa riforma. Ed infatti, un provvedimento di legge costituzionale dovrebbe essere omogeneo ed autonomo dal punto di vista del contenuto e coerente dal punto di vista sistematico; quello qui in esame, invece, è del tutto disomogeneo ed asistematico, con grave danno della sua coerenza complessiva (tratta i temi più diversi). Ma il danno più grave, è che tale disomogeneità frustra, appunto, la facoltà di scelta dei cittadini; i quali, attraverso il voto refendario, SE NON SI SPACCHETTANO I QUESTI SU VARIE SCHEDE, si troveranno a dover esprimere un SI' od un NO rispetto ad una miriade di disposizioni diverse, molte delle quali non hanno niente a che vedere le une con le altre...su alcune delle quali potrebbero essere d'accordo, mentre su altre no. Sarebbe come come chiedere a qualcuno se gradisce il gusto della cioccolata, "e" poi se gli piace degustare l'olio di ricino; e, poi, costringerlo a rispondere con un unico SI' o un NO alle due domande unificate. ;D Entro certi limiti, questo è inevitabile in ogni referendum; ma, in questo caso, siamo davvero oltre i limiti dell'ammissibile, il che è tanto più grave se si considera che siamo in presenza di una legge costituzionale. Per cui, la tua eccezione che il referendum dovrebbe servire per abolire o meno una legge nel suo complesso e non solo alcuni articoli della medesima (o la si accetta in toto o la si respinge in toto), sarebbe "in teoria" fondata, se la legge fosse omogenea; ma, in questo caso, è in pratica inattuabile. Molto più sensata, invece, è la tua successiva considerazione, e, cioè: "...davvero qualcuno può pensare che scrivendo sulla scheda un testo diverso (magari citando uno per uno tutti gli articoli e le relative modifiche) l'elettore si prenda il tempo, al seggio, per pensarci su e votare sensatamente? Quanto tempo dovrebbe rimanere in cabina: mezza giornata?". Va bene, ma in tal caso lo spacchettamento delle schede, quantomeno per articoli ed argomenti omogenei, faciliterebbe comunque la cosa! Al limite, se proprio si ritenesse la cosa impossibile, bisognerebbe citare solo gli estremi della legge ed il numero della Gazzetta (come nel passato referendum), con il mero elenco degli articoli modificati, evitando di riportare solo gli aspetti GRADEVOLI della riforma, appositamente inseriti nel titolo per gabbare i gonzi. Tu scrivi: "Il titolo scelto può essere considerato in qualche modo una "furbata", ma non è, tecnicamente, bugiardo". In effeti, bisogna riconoscere che si tratta di un esimio esempio di come si possano dire cose "scrupolosamente vere", e, nel contempo "assolutamente false"...con ciò facendosi beffe del principio di non contraddizione e dell'intelligenza e della buona fede di chi va a votare. Ad esempio, se un rapinatore di banche asserisse: "Io non ho mai rubato un centesimo in vita mia", non si può negare che avrebbe detto una cosa assolutamente vera; perchè in vita sua ha rubato solo sacchi di banconote, ma mai monetine da un centesimo. ;D Oppure, cosa ne penseresti di una scheda per approvare una "riforma alimentare" che preveda marmellata a colazione ed olio di ricino a cena, sulla quale, però, sia scritto: "Approvate il testo della legge alimentare che prevede marmellata a colazione?", senza precisare niente riguardo all'olio di ricino? :D La proposizione è vera, ma è contemporaneamente fuorviante, e quindi falsa, perchè incompleta; il che sarebbe anche giustificabile per ragioni di necessaria sinteticità...se non fosse che, nella sintesi, si sono inserite solo le parti della riforma che (almeno a parole) suonano palesemente più gradite all'orecchio di chi vota, escludendo le altre. Il che spiega anche perchè non si sia voluto "spacchettare" il REFERENDUM, in quanto la cosa avrebbe impedito di utilizzare il trucco di cui sopra, con la scusa della "necessaria sinteticità"; il gioco di prestigio non sarebbe riuscito! Spero che la sentenza del TAR rimedi a tale riprovevole situazione, perchè, comunque, il QUESITO REFERENDARIO E' STATO REDATTO IN VIOLAZIONE DI QUANTO PREVISTO dalla legge; oltre che in VIOLAZIONE DEI PRINCIPI E DELL'AFFIDAMENTO DI CHI VA A VOTARE. Però, sono d'accordo con te che, per ragioni (o pressioni) di Stato, il Tribunale respingerà quasi certamente il ricorso. Il che avrà GRAVI conseguenze; perchè, in tal caso, se vincesse il SI', il Paese risulterebbe definitivamente spaccato in due, visto che la vittoria (almeno in parte) sarebbe dovuta ad una scheda il cui quesito è stato formulato in palese violazione di una norma di legge vigente -oltre che della decenza-. Salvo appello al Consiglio di Stato!

Per seguire il tuo ragionamento bisognerebbe che tutte le leggi fossero composte di un solo articolo (evidentemente il n. 1) in quanto essendo tutte (tranne quelle finanziarie) passibili di referendum abrogativo ed essendo il referendum previsto per l'abrogazione della legge completa e non di una sua parte ogni legge può avere parti a cui uno è favorevole e parti a cui è contrario. Per seguire il tuo esempio della marmellata e dell'olio di ricino bisognerebbe fare una legge che prevede marmellata a colazione e un'altra che prevede olio di ricino a cena: ti pare sensato?  Inoltre bisogna tenere presente che una legge è solitamente coerente in sé e anche con il complesso della legislazione vigente, ma se si eliminano alcuni articoli per tenerne altri è molto probabile che la coerenza vada a farsi benedire e anche gli articoli approvati non abbiano senso perchè si creano dei vuoti normativi che rendono inapplicabile l'intera legge.
Un'altra cosa importante, per tornare al referendum in questione: il "titolo" della legge (che è stato utilizzato per formulare il quesito referendario) identifica solitamente lo "spirito" della medesima, ovvero le intenzioni secondo le quali è stata emanata. Provo a fare io un esempio per tentare di risultare più chiaro: il Parlamento approva una legge dal titolo "norme per il contrasto alla diffusione degli stupefacenti"; questa è l'intenzione del legislatore e lo spirito della legge, alla quale penso chiunque sarebbe favorevole: poi si vanno a leggere i singoli articoli e si scopre che tale legge è stata scritta talmente male che anzichè limitare la diffusione degli stupefacenti la favorirà; non si può a mio avviso criticare l'intenzione del legislatore e affermare che "faceva propaganda", ma eventualmente gli estensori delle norme che ne hanno frainteso lo spirito e hanno espresso una legge che lo nega, e in caso di referendum questa va abrogata proprio perchè nega lo spirito secondo il quale è stata emanata. Ma per farlo bisogna leggere tutta la legge, non solo il titolo, e farsene un'idea. Così in questo caso lo spirito della legge di modifica costituzionale è quello del titolo, ma per sapere se questo è stato correttamente interpretato dalle norme bisogna andarsi a leggere l'intera legge e farsi un'idea, in modo da esprimere un voto consapevole e non indotto da propaganda di ogni sorta. La critica al titolo riportato sulla scheda referendaria è insensata, a mio avviso, da qualunque parte la si guardi.
#328
A me pare invece che le ragioni addotte a favore dell'accettazione del ricorso al TAR siano alquanto capziose e decisamente da respingere (secondo logica comune e giuridica). Ogni legge che modifica la costituzione è per sua stessa natura una "legge costituzionale", che infatti viene sempre approvata secondo il procedimento indicato all'art. 138; dunque trattandosi della modifica di svariati articoli si è scelta una formula sintetica che secondo la legge è lecita tanto quanto quella con la diversa formulazione (l'avverbio "ovvero" è in luogo di "oppure", quindi si può scegliere una formula oppure l'altra indifferentemente).
La citazione di tutti gli articoli nella scheda avrebbe comportato una grande e insensata confusione e sicuramente non avrebbe informato meglio l'elettore.
Lo "spacchettamento" mi sembra non sia affatto consentito poichè il referendum serve per abolire o meno una legge nel suo complesso e non solo alcuni articoli della medesima: o la si accetta in toto o la si respinge in toto.
Ogni cittadino dovrebbe presentarsi alle urne informato su cosa sta votando: questo può farlo tranquillamente procurandosi per tempo il testo della legge e fare le sue opportune valutazioni; davvero qualcuno può pensare che scrivendo sulla scheda un testo diverso (magari citando uno per uno tutti gli articoli e le relative modifiche) l'elettore si prenda il tempo, al seggio, per pensarci su e votare sensatamente? Quanto tempo dovrebbe rimanere in cabina: mezza giornata?
Se il titolo scelto può essere considerato in qualche modo una "furbata" (ma non è, tecnicamente, bugiardo), il ricorso è solo un patetico mirror climbing da cui traspare una sorta di disperazione, e coloro che lo hanno proposto intendono solamente utilizzarne l'eco mediatica per far apparire "truffatori" i loro avversari, mentre anche loro truffano i loro elettori presentando una domanda inaccettabile e immotivata che qualunque avvocato di buon senso non sottoscriverebbe mai.
E poi, quanti saranno gli elettori che si presentano al seggio "al buio" e decidono cosa votare solo dopo aver letto il quesito sulla scheda? Non solo in questo caso ma anche in tutti gli altri precedenti? Io non ne ho mai sentito nessuno...
#329
Attualità / Re:casi Marino - Cota
09 Ottobre 2016, 08:58:35 AM
Le "storture" del sistema sono del tutto evidenti, ma nessuno ne è esente e non esiste a mio avviso un metodo (nel senso di "sistema di regole") per evitarle.
Se è vero che Marino e Cota sono stati giudicati innocenti perchè "il fatto non sussiste" ovvero non sono stati riscontrati nel dibattimento gli elementi necessari a configurare una condotta illecita, è comunque altrettanto vero che le condotte poste in atto possono essere tranquillamente giudicate "deplorevoli" dal punto di vista del comportamento e sanzionate "politicamente".
Il modo più corretto per affrontare questi problemi rimane quello di fare ricorso alla responsabilità personale: ognuno sa, in coscienza, se è o meno innocente, e quando viene alla luce un presunto illecito sarebbe cosa buona che colui che sa di essere colpevole di tale fatto si ritraesse dalla vita pubblica per evitare di creare imbarazzo alla forza politica cui appartiene e anche ai suoi colleghi che possono essere indirettamente danneggiati da tale comportamento; ciò indipendentemente dall'intervento della magistratura che fa un altro mestiere e sanziona i reati che seguendo le procedure riesce a dimostrare nel dibattimento. Può quindi accadere che la magistratura condanni un innocente o assolva un colpevole, ma questo non è effettivamente tale perchè così viene giudicato dall'autorità giudiziaria.
Se dunque l'assessore Muraro sa di non aver commesso gli illeciti per cui è indagata fa bene a non dimettersi, paradossalmente neanche se venisse condannata per i medesimi. Altra cosa è la valutazione della forza politica alla quale appartiene che può decidere di "sacrificare" un innocente e sbarazzarsene per salvaguardare la propria immagine dinnanzi all'elettorato.
La "presunzione d'innocenza" e il "garantismo" valgono solo nei rapporti fra l'imputato e i magistrati, perchè non si può pretendere che l'opinione pubblica non si faccia un'idea di un fatto e non adegui alla medesima il suo atteggiamento; del resto come dice sempre Davigo "se io vedo il mio vicino di casa uscire dalla finestra di casa mia con l'argenteria non aspetto la sentenza della Cassazione per ritenerlo colpevole di furto", e se per qualche cavillo procedurale questo venisse assolto non sarebbe per ciò stesso meno colpevole.
Il cortocircuito che si crea fra politica e magistratura deriva quindi dal fatto che quasi nessuno ormai si prende la responsabilità dei propri atti ma tutto viene demandato al giudizio dei magistrati che però possono solo tentare di far emergere non la verità tout court, ma solo quella "giudiziaria", ovvero quella che rispetta tutte le procedure che prevedono tra l'altro l'impossibilità di utilizzare ad esempio prove certe ottenute illecitamente.
Per quanto riguarda il comportamento dei partiti ogni metodo di lotta politica, per quanto scorretto,  appare ormai lecito, e l'utilizzo di "atti dovuti" della magistratura  per denigrare e colpevolizzare gli avversari politici si ritorce principalmente contro coloro che ne hanno fatto più uso. Per quanto invece concerne il "circuito mediatico" squilibrato che contribuisce in maniera spesso determinante a stroncare le carriere politiche di alcuni bisogna considerare che innanzitutto i giornali devono ormai enfatizzare ogni minima notizia (e spesso anche le "non notizie") per ottenere visibilità e "vendere", e in questo periodo ciò che fa "vendere" di più è la colpevolizzazione del politico "a prescindere", e poi che lo stesso "circuito mediatico" è anche quello che contribuisce ad esaltare personaggi senza arte né parte che nel giro di pochi mesi passano dal nulla più totale alla virtuale candidatura alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con ottime probabilità di spuntarla; e se può accadere questo, come del resto è accaduto, bisogna anche considerare il rischio che accada l'opposto.
#330
Tematiche Spirituali / Re:Diavolo
05 Ottobre 2016, 22:10:20 PM
Citazione di: Duc in altum! il 05 Ottobre 2016, 19:43:45 PMBeh, non è la mia fede, ma la fede della nostra Chiesa, e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. Quindi, per adesso, visto che sono 1983 anni che Dio non ha inviato ancora un nuovo profeta, un altro suo figlio unigenito in carne umana, un'altra buona novella o un'altra nuova alleanza, la mia affermazione non contraddice l'onnipotenza di poter cambiare la storia e le sue dinamiche, ma accetta e serve il suo volere di Onnipotente, manifestatosi, contundentemente per tutti, con l'invio del Messia: Gesù di Nazareth.
Che Dio non abbia inviato un nuovo profeta è una mera opinione, poichè come Cristo non fu riconosciuto tale a suo tempo così può essere accaduto che in questi 1983 anni un altro profeta sia stato inviato e non riconosciuto. Ma il fatto di scrivere "non esisterà mai un altro figlio prediletto di Dio" significa di fatto non riconoscere a Dio stesso, l'onnipotente, la possibilità di inviare un altro figlio prediletto, e inoltre la famosa "parusia" indica proprio la "seconda venuta" del Cristo sulla terra (che per ovvie ragioni non potrà certo incarnarsi nel corpo di quello precedente).