@angelo
Di conseguenza, questo tuo modo di intendere la spiritualità non è adottabile dagli atei. Adesso non m'interessa stabilire se gli atei abbiano ragione o torto a rifiutare Dio, mi interessa solo notare che, se spiritualità significa questo, allora non è possibile parlare di spiritualità degli atei. Gli atei però rivendicano di possedere anche loro una spiritualità.
Secondo me la spiritualità meriterebbe invece uno sforzo di lavoro per cercare di intenderla in modi che creino il più possibile intese, dialogo, almeno come prospettive su cui progredire.
Non è così. Gli atei non possiedono nessuna spiritualità.
La spiritualità, infatti, presuppone che ci sia un "invisibile ordine delle cose" e che ci sia una "mente cosmica superiore" (dio) che è il fautore di un tale ordine delle cose (esattamente come dicevano Planck ed Einstein, padri della fisica e delle scienza moderna).
L'ateo non riconosce l'esistenza di una "mente cosmica superiore" che è il fautore di un tale ordine delle cose. Ma sostiene che tale ordine si è generato da sè in modo del tutto casuale e, quindi, è privo di un qualunque senso.
In questo non c'è nulla di spirituale.
Lasciamo da parte la evidente incongruenza logica degli atei (come può il caso generare ordine? E' impossibile).
Negare l'esistenza di una mente superiore che dà un ordine e un senso alle cose, implica affermare che l'homo è l'unità di misura ultima di tutte le cose. E questo genera il relativismo e il caos che è sotto ai nostri occhi nel mondo moderno. Un caos che non ha proprio nulla di spirituale.
Perchè è del tutto evidente che se l'homo è l'unità di misura ultima di tutte le cose, "l'ordine delle cose" è dato dalla legge del più forte, cioè dalla legge di chi ha la maggior forza per imporla agli altri, cioè dalla legge della giungla, che non ha nulla di spirituale. Che è esattamente quello che accade nell'umanità che rifiuta la "spiritualità" e cioè l'esistenza di un "ordine delle cose" che nasce non dall'homo, ma da una mente superiore all'homo.
Di conseguenza, questo tuo modo di intendere la spiritualità non è adottabile dagli atei. Adesso non m'interessa stabilire se gli atei abbiano ragione o torto a rifiutare Dio, mi interessa solo notare che, se spiritualità significa questo, allora non è possibile parlare di spiritualità degli atei. Gli atei però rivendicano di possedere anche loro una spiritualità.
Secondo me la spiritualità meriterebbe invece uno sforzo di lavoro per cercare di intenderla in modi che creino il più possibile intese, dialogo, almeno come prospettive su cui progredire.
Non è così. Gli atei non possiedono nessuna spiritualità.
La spiritualità, infatti, presuppone che ci sia un "invisibile ordine delle cose" e che ci sia una "mente cosmica superiore" (dio) che è il fautore di un tale ordine delle cose (esattamente come dicevano Planck ed Einstein, padri della fisica e delle scienza moderna).
L'ateo non riconosce l'esistenza di una "mente cosmica superiore" che è il fautore di un tale ordine delle cose. Ma sostiene che tale ordine si è generato da sè in modo del tutto casuale e, quindi, è privo di un qualunque senso.
In questo non c'è nulla di spirituale.
Lasciamo da parte la evidente incongruenza logica degli atei (come può il caso generare ordine? E' impossibile).
Negare l'esistenza di una mente superiore che dà un ordine e un senso alle cose, implica affermare che l'homo è l'unità di misura ultima di tutte le cose. E questo genera il relativismo e il caos che è sotto ai nostri occhi nel mondo moderno. Un caos che non ha proprio nulla di spirituale.
Perchè è del tutto evidente che se l'homo è l'unità di misura ultima di tutte le cose, "l'ordine delle cose" è dato dalla legge del più forte, cioè dalla legge di chi ha la maggior forza per imporla agli altri, cioè dalla legge della giungla, che non ha nulla di spirituale. Che è esattamente quello che accade nell'umanità che rifiuta la "spiritualità" e cioè l'esistenza di un "ordine delle cose" che nasce non dall'homo, ma da una mente superiore all'homo.