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Messaggi - Jacopus

#3151
CitazioneMa che discorsi!
Stai dicendo che la donna, dopo aver detto che non lo fa,  si atteggia per richiamare  l'interessa dei maschi, ma, pur esponendosi a tutti, il messaggio è rivolto a chi vuole lei!
A parte la validità del principio, i maschi non sanno se sono papabili oppure no, lo scoprono, rimanendo nella tua ratio,  solo a tentativo avvenuto.
Dimentichi però che sta tentando e che la tentazione non è cosa buona.
In ogni caso non è vero che gli animali hanno il calore e le donne no, perché calore significa ovulazione.
La porcheria è che non cercano di procreare ma di divertirsi.
Osservando il regno animale si nota che chi impone le regole dell'accoppiamento è la femmina, la quale al contrario del maschio, è disponibile solo nel momento giusto, mentre le femmine umane si divertono a tentare per il loro piacere, cioè sempre.
Chi sono più in alto in questo caso, le donne tentatrici o gli animali che sono rimasti come natura volle e vuole?
Se a questo aggiungiamo che la razza umana è arrivata a tentare anche quelli dello stesso sesso, lascia a chi leggerà questo post trarne le conclusioni!

Sono obbligato ad aprire questa discussione a nome di tutte le donne e gli uomini che sono sensibili a questa tematica. Che le donne desiderino sedurre è a mio parere piacevole e fa parte delle cose belle della vita. Spesso è solo un gioco per sentirsi dire che sono belle ma che c'è di male? Gli uomini per questo non sono autorizzati a saltare addosso alle donne, magari poi dicendo che "se la sono cercata". Questo è esattamente il pensiero retrivo di un certo Islam retrivo che fa l'accoppiata vincente con un certo cattolicesimo retrivo. Il tutto per dichiarare che la donna deve possibilmente restare a casa con il burqa (ma in realtà ci sono motivazioni di dominio e di sfruttamento economico).
L'ovulazione gli animali l'hanno una o due volte all'anno, la donna i dodici volte all'anno. La donna è comunque ricettiva anche al di fuori dell'ovulazione, per evoluzione biologica e quindi è come se il buon Dio avesse detto alla donna di "divertirsi". Che poi questo divertimento abbia anche altre funzioni prosociali è evidente. Quindi è proprio la natura a volere le donne così, invece l'idea della donna tentatrice deriva dall'immagine di Eva che ascolta il serpente (con la minuscola) e allora a questo punto, per essere coerenti bisogna riconoscere all'uomo una costola di meno (ma dalle radiologie non risulterebbe).
Sull'omosessualità come segnale demoniaco ti devo purtroppo anche qui sconfessare. Esistono ormai innumerevoli studi sull'omosessualità di alcune specie animali. Ad esempio http://www.corriere.it/scienze/cards/omosessualita-animali-comportamento-anomalo-o-dna/macachi-giapponesi-ricerca-piacere_principale.shtml
Inoltre se dobbiamo riferirci alla natura come modello, allora dobbiamo anche abbracciare la poligamia, la possibilità di fare sesso in pubblico, la possibilità di mangiare i nostri figli per poterci accoppiare nuovamente, o anche l'usanza eccentrica di tagliare la testa all'amante dopo l'amplesso, o per finire la capacità di ridurre l'atto sessuale a pochi secondi senza alcuna eccitazione od orgasmo.
#3152
Tematiche Filosofiche / Relativismo/Assolutismo
05 Marzo 2017, 16:46:13 PM
Effettivamente come è stato notato in una diversa discussione, manca un dibattito centrato su relativismo/assolutismo e qui, se volete, possiamo approfondire il discorso, che come al solito ci porterà in mille luoghi diversissimi del pensiero. Inizio  con una riflessione di oggi alla quale potrete agganciarvi oppure no.

Stavo dando un'occhiata al libro di Croce: "Perchè non possiamo non dirci cristiani", e ho intuito che il fondamento del relativismo moderno sta proprio nel Cristianesimo, nel suo accettare l'uomo, qualsiasi uomo. Il rovesciamento attuato dal capro espiatorio, cioè Gesù che storicamente muore sulla croce da innocente, apre un varco incommensurabile. Il primo diventa l'ultiimo e gli ultimi saranno i primi. L'umanità è unica e l'uomo è tenuto ad amare il prossimo suo come sè stesso, indipendentemente da colore della pelle, credo religioso, convinzioni o cultura. Cosa c'è di più relativo di ciò? Se bisogna amare anche il nostro carnefice e porgere l'altra guancia non si può certo distinguere un comportamento da un altro. Per certi versi l'assolutismo dell'amore sulla terra sfocia in un relativismo assoluto dei valori, poichè ogni valore deve essere accettato dall'essere cristiano che tutto e tutti ama.
E' vero che il cristianesimo ha preso tante direzioni nel corso dei secoli. Non dimentico le guerre di religione, le crociate e le parole del monaco Jorge contrapposte a quelle di Guglielmo nel Nome della rosa, ma alla radice vi è questo sedimento relativista che rende il Padre, cioè Dio, una figura arcaica, davvero assolutistica. Con il Cristianesimo sorge una sorta di dialettica fra quell'assolutismo originario e un figlio che si sporca le mani fra gli uomini e finchè resterà sulla terra non giudicherà e non condannerà. Non guiderà una rivoluzione religiosa e sarà messo a morte a fianco di due ladroni. L'uomo incarnazione di Dio accanto ad un ladrone, entrambi crocifissi. Una immagine fortemente relativistica. Da quel momento è nato nella storia della cultura dell'uomo, in termini assai più diffusi ed universali, il principio della pietà, della tolleranza. E' dalla figura di Cristo che nasce la nostra stessa supposta debolezza, che autorizza le costruzioni delle sinagoghe e delle moschee, che ci avverte di non scagliare la prima pietra perchè siamo tutti peccatori. Proprio in questo modo si è sviluppata la cultura occidentale così come la conosciamo, una medusa dalla mille teste, che confluiscono tutte verso un cuore cristiano.
#3153
Credo che parlare di viltà sia effettivamente fuori luogo. Ci sono persone deboli che non sono in grado di reagire, perché addestrate a soffrire e a sopportare. Possono essere soggetti  deboli fisicamente e magari non propriamente astuti e sono proprio quelli che vengono presi di mira dai bulli. Se il bullo fosse davvero coraggioso se la prenderebbe con il leader, con l'uomo di successo, invece sceglie le sue vittime fra gli ultimi, i meno dotati, quelli che hanno qualcosa che non va, secondo gli stereotipi dell'attuale società.
Queste persone non possono essere certo colpevolizzate. Si rovescerebbero le responsabilità.
Pero' Don qualcosa di vero lo ha scritto, magari con un tono rude ma reale. Mi ricordo che da bambino spesso ci prendevamo a sassate fra bande di ragazzi diversi e non abitavo di certo in un ghetto afro-americano. Nel corso delle partite di calcio ci poteva scappare la lite, gli spintoni e pure qualche scazzottata ma a ripensarci mi sembrava un mondo più genuino dove i ragazzi apprendevano che esistevano i diritti, esistevano gli adulti garanti delle regole ma poteva essere necessario anche cavarsela in un modo non standardizzato. Fa parte dell'adolescenza e tutelare troppo rispetto a questi micro-traumi non migliora certo la società, anzi probabilmente la prepara a traumi ben più grandi.
Questo credo che debba valere fra soggetti che si affrontano e si confrontano ad armi pari. Ci sono però, come ho detto, dei soggetti più deboli che vanno difesi. La loro fragilità può dipendere da tanti motivi e non possono essere rinforzati tanto facilmente. Se i genitori abituano un figlio maschio all'idea che a loro è tanto mancata una figlia femmina ed invece è venuto lui, se iniziano a comprargli delle magliette rosa e lo spingono a scegliere danza classica come sport, non possiamo pensare di farne un boxeur a 16 anni. Per non parlare degli handicap fisici, dove non subentra neppure il condizionamento famigliare. Sono dei vili? Non credo, semplicemente la vita li ha resi così e la nostra responsabilità è quella di difenderli.
I veri vigliacchi a mio modo di vedere sono quelli che potremmo definire la "zona grigia", cioè tutti coloro che non sono nè aggressori nè aggrediti, quelli che magari riprendono l'aggressione con il telefonino e poi se la girano, pensando fra loro: "meno male che non sono io la sua vittima." E' il silenzio della maggioranza di fronte alle ingiustizie che arma la mano dei vili. E' lo stesso meccanismo ben conosciuto dalla criminalità organizzata. Le vittime devono essere isolate, deve crescere indifferenza e distanza e se qualcuna si ribella allo status quo, deve pagare in modo esemplare come monito per tutti quelli che vivono nella "zona grigia".
Per contrastare questo stato di cose dovremmo però considerarci una comunità di individui uniti da ideali abbastanza simili, una collettività. In realtà la nostra società va in una direzione diametralmente opposta. Ognuno chiuso nel suo bozzolo, incapace di fare fronte comune, di scendere in piazza, di far sentire la propria voce, di metterci la faccia.
Pensate che forse cento anni fa nessuno sarebbe intervenuto di fronte ad un pestaggio di una donna per strada? Ora si finge di non vedere, magari perché già si prefigurano le noie con processi, comparizioni per testimonianze ed altro ancora. Si pensa forse che debba intervenire il "funzionario" preposto a quel problema. Tutto questo ci distanzia l'uno dall'altro e prepara il terreno ai violenti e agli arroganti.
#3154
Una nota sulla storia del pensiero. Molti studiosi ritengono che il primo testo di sociologia fu lo studio sul suicidio di Durkheim, nel quale viene proposto il nesso fra societa' moderna "anomica" (cioe' priva di leggi fondanti la coesione sociale) e il suicidio, prevalente fra i segmenti di societa' piu' individualisti e quindi anomici. La teoria di Durkheim e' stata superata a livello metodologico ma l'intuizione iniziale contiene un nucleo di realta'. Quando l'ambiente ci "rifiuta", abbiamo alcune strategie a disposizione: la lotta per affermarci, l'esilio e il rifugio in una nicchia (spesso l'arte), la malattia mentale, la dipendenza da qualcuno/qualcosa che ci riscatta dal rifiuto (puo' trattarsi di governo autoritario cosī come di eroina), il suicidio.
Piu' difficile comprendere perche' alcuni scelgono una strategia piuttosto che un altra. Mi sembra pero' piuttosto chiaro che questa societa' non educa a lottare e a resistere ma piuttosto ad essere soddisfatti con il minimo sforzo possibile, creando cosi degli abissi fra le aspettative e cio' che si puo' davvero esperire nella vita e non parlo solo di beni materiali.
In questo senso possono svilupparsi persone fragili incapaci di far fronte alle avversita'. Non le considero vili per questo. Si tratta di una devoluzione sociale e penso che Aquario intendesse qualcosa del genere.
Inoltre e concludo, vi sono anche suicidi che dipendono da traumi devastanti come quello accaduto a Primo Levi, di cui tutto si puo' dire tranne che fosse vile.
Sottotraccia pero' potrebbe esserci in qualche intervento l'idea di usare la propensione al suicidio come un criterio per distinguere i forti dai deboli secondo lo stesso meccanismo del "rifiuto" che scatena il desiderio suicidario. Direi invece che le cause sono proprio all'interno dell'ideologia moderna (che difendo ma che cerco di valutare anche criticamente, lungo la stessa tradizione critica moderna).
#3155
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
02 Marzo 2017, 01:12:36 AM
Provo a chiarirmi le idee. Non è un argomento facile. Anzi è ambiguo, sfuggente. Facilmente preda di manipolazioni a scopo politico. Influenzato dagli sviluppi socio-culturali odierni.
Nel passato era molto più probabile terminare i propri giorni nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali. Oggi il prolungamento della vita media e la raffinatezza dei dispositivi medici permette situazioni di vita non particolarmente gradevoli e vere e proprie situazioni di vita sospesa. E' vero che la vita è un dono e che nessuno sa a chi deve questa cortesia, ma sappiamo che dobbiamo alla medicina moderna la possibilità di continuare a vivere in modo incompleto e parziale, grazie a sussidi terapeutici e macchinari precedentemente sconosciuti, i quali sono gli unici responsabili dell'attuale dilemma etico.
Il diritto interviene proprio quando il problema diventa diffuso. Per analogia, prima del 1990 nessuna legge aveva disciplinato l'immigrazione in Italia.
In questo caso sono in ballo due valori tutelati costituzionalmente, la vita umana e l'autodeterminazione. Quando l'autodeterminazione decide per la fine della vita umana si crea inevitabilmente un contrasto che la legge deve saper bilanciare nel modo più equo e laico possibile, contemperando gli interessi singoli e quelli della collettività, in ordine ai principi etici sottostanti, mentre trascurerei quelli economici, che in questo settore non mi sembrano così impegnativi, a fronte dello sperpero di denaro pubblico e della fiacca lotta alla impressionante evasione fiscale praticata in Italia.
Detto questo, non credo che si possano enumerare tutti i più diversi strumenti tecnici per garantire questo obiettivo ma dovrebbe ad essere a tutti chiaro che siamo di fronte ad una tragedia. Tutti vorremmo vivere ed essere felici. La vita talvolta ce lo impedisce, a causa degli altri o della natura e chi decide di terminare lo fa con estremo dolore, sia che sia cosciente, sia che non lo sia e debbano decidere al suo posto i suoi parenti. Contemporaneamente bisogna fare attenzione perché sancire un istituto giuridico del genere è un affare delicato. Ci si potrebbe imbattere in parenti insofferenti (mai parola più giusta) che spingono il loro "caro" verso la dolce morte, o anche uno stato che attraverso i suoi organi pratichi una sorta di eugenetica soft.
Il fatto incontestabile che la felicità è un concetto relativo non cambia i termini del discorso. Effettivamente si potrebbe delimitare il percorso di aiuto a morire solo nei casi di forte disabilità fisica e di incoscienza che preclude ogni possibile diagnosi di recupero, escludendo tutti i casi più strettamente di natura psicologica, dove sono più preminenti le già discusse ragioni culturali, lasciando, in questa circostanza, al singolo individuo la responsabilità ad agire (visto che lo può fare). In questa prospettiva Lucio Magri non sarebbe stato aiutato a morire, mentre Englaro, Welby e Dj Fabo, sì. Precondizione generale la volontà dell'individuo, liberamente espressa o predisposta al di fuori di ogni condizionamento prefigurabile dall'esterno del soggetto.

Che questo principio sia ancora così fortemente contrastato a me pare piuttosto difficile da capire attraverso un semplice discorso di difesa di ogni forma di vita. Annoverandomi fra i "cultori del sospetto" (Marx, Nietzsche, Freud) ritengo che dietro questa lotta vi sia la lotta più vasta alla modernità e a ciò che essa rappresenta in termini di emancipazione dell'umanità (e non prendetemi per un illuminista ingenuo, per favore).
#3156
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
01 Marzo 2017, 20:52:47 PM
Un inciso . Don afferma che le interruzioni volontarie di gravidanza sarebbero in aumento. Mi piacerebbe conoscere la fonte di questa affermazione, poiche' i siti da me visionati dicono esattamente il contrario compreso quello del ministero della sanita .
#3157
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
28 Febbraio 2017, 00:33:25 AM
Uno stato di diritto non teocratico e non "teocratico mascherato" dovrebbe garantire il diritto a disporre della propria vita secondo protocolli e normative rigorose esattamente come accade con l'aborto. Ed infatti quasi tutti i paesi occidentali si sono dotati di una normativa su questa materia. La guerra che la Lega sta facendo contro questa battaglia civile e' in proposito curiosa. Infatti  alla fine si dimostra alleata della stessa mentalita' islamica che tende a non separare i precetti religiosi da quelli civili. Alla faccia del rispedire i maomettani sui loro cammelli. Abbiamo anche fra i lumbard doc dei validi maomettani che si vestono di verde, non a caso il colore simbolico dell'islam.
Sono piu' coerenti i difensori cattolici che almeno vedono nel dolore terreno la giusta retribuzione per ascendere in paradiso.
Al di la' di questa nota di colore la tematica e' complessa e per certi versi simile a quella sull'aborto.
Sono del parere che l'aborto debba essere permesso in modo regolamentato ma che debbano anche esservi dei potenti strumenti economici, di sostegno, preventivi affinche' non si giunga all'aborto. Lo stesso criterio dovrebbe essere adottato per le procedure di fine vita.
Ultimo sarcasmo: e' davvero buffo come nel corso della vita, se non abbiamo le maniglie giuste, possiamo essere sfanculati ad libitum e quando diciamo " basta" con delle serie motivazioni ci si viene a dire: "nooo .... guarda, la tua vita e' troppo preziosa"!
#3158
Presentazione nuovi iscritti / Re:Mi presento.
27 Febbraio 2017, 17:13:51 PM
Benvenuto giovane Padawan.
#3159
Ciao cvc. Concordo. In un altro intervento avevo usato una specie di ossimoro. Per far funzionare la democrazia servirebbe uno spirito aristocratico che animi tutti. L'aristocrazia non fu solo una classe di decadenti soverchiatori. Il suo spirito piu' nobile era volto alla difesa dei deboli e alla elevazione morale dell'uomo. Il vero aristocratico doveva essere un modello, un esempio al servizio della comunita'. Il nuovo ruolo di consumatore ha consunto quello del nobile e tutti siamo diventati parte di una massa.
Si tende talvolta (spesso) a distinguerci dalla massa unendo ignoranza e irresponsabilita', proclamando slogan senza pensare che l'argomento andrebbe minimamente studiato o esperito prima di parlarne. Il diritto di opinione serio e consapevole effettivamente dovrebbe passare da un sistema scolastico e piu' genericamente educativo ben strutturato e da un senso civico reale e non farsesco in Salvini-style. Ma questo costa impegno oppure l'umilta  di dire: ok non conosco l'argomento, meglio tacere. La conseguenza di questa opzione virtuosa sarebbe pero' la fine di questa societa' "babelica" che non conduce in nessun luogo e che cova un sentimento di violenza smisurato, pronto ad esplodere. E questa societa' babelica vuole sopravvivere, costi quel che costi, perche' in ballo c'e' il governo del mondo e la gestione globale dei benestanti contro gli oppressi.
#3160
La democrazia è faticosa. Si tratta di un dialogo continuo per riconoscere le ragioni dell'altro e giungere ad un compromesso, ad un cedere qualcosa in cambio di qualcos'altro, nella certezza che i valori assoluti sono pochi e spesso contestati. La democrazia è ancora più faticosa oggi rispetto al secolo scorso. Nel XX secolo vi erano i grandi racconti contro il nazifascismo e il comunismo a rendere la democrazia un pilastro incontestabile. Oggi è piuttosto un simulacro, eroso al suo interno fino a rivelare nuovamente il suo stato di "comitato d'affari della borghesia", definizione marxista del potere politico. Quasi ci si dovrebbe augurare l'avvento davvero minaccioso di una forma di potere alternativa, in modo tale che il rapporto di concorrenza rivitalizzi i processi democratici.
Mi ha però molto suggestionato la prima domanda della discussione: "quali sono le ragioni di chi ha torto?". CVC (e non pvc, cara "Farenotte") ha intrapreso un percorso sociologico: anche chi ha torto ha un pò di ragione-tanti galli nel pollaio-potere forte. Federico Fellini ha rappresentato tutto ciò nel bellissimo film "prova d'orchestra".
Io vorrei fare un discorso diverso ma forse collegato. Leggendo quella frase: "quali sono le ragioni di chi ha torto", mi è venuto in mente il Protagora di Platone, dove viene messa in scena la distinzione fra il pensiero filosofico socratico e quello dei sofisti. Il messaggio di Socrate è che bisogna impegnarsi nella vita a cercare la "verità" delle cose, anche se questo è un compito infinito e che necessita di continue correzioni. Per Protagora invece quello che conta è avere ragione e dimostrarlo con l'abilità e la tecnica un pò come insegna Shopenhauer in "l'arte di ottenere ragione".
Se trasportiamo questa discussione al mondo d'oggi, emergono ancora immutabili queste due diverse arti di ragionare, di chi cerca umilmente la verità, sapendo di poterne trovare solo dei frammenti che necessitano di continue manutenzioni, e di chi vuole trionfare con i suoi argomenti neppure sugli argomenti contrari, ma direttamente sulle persone, poichè il pensiero sofista è un pensiero di dominio retorico del mondo.
I primi sono in grado di apprendere dai ragionamenti e dalle parole dell'avversario e apprenderanno così la tolleranza, la capacità di stare in un mondo potenzialmente egualitario, i secondi invece fonderanno il loro discorso sulla volontà di sopraffazione, gestita con qualsiasi mezzo, purché efficace. Il logos come technè. In questa stessa discussione è possibile leggere facilmente i fautori di queste due distinte posizioni.

Quindi l'emergere di nuove leadership autoritarie, potrebbero essere il risultato di un nuovo/antico modo di pensare che si sta affermando, che è in sostanza sofistico e non più socratico. Penso che il pensiero sofistico sia sempre stato presente nella storia dell'uomo così come quello socratico ma oggi la bilancia pesa sempre di più da un piatto. I socratici sono sempre meno, mi viene da dire che assomigliano troppo ai buonisti e non possono essere presi sul serio. Propongono la visione della vita come un problema complesso che va  affrontato con serietà e distinguendo tutti i punti che la organizza. I sofisti al contrario tagliano il nodo di Gordio attraverso la retorica, la strategia comunicativa, il trucco, il fotomontaggio, la riunione di dichiarazioni e commenti secondo modalità di comodo, fino all'insulto e l'inneggiare alla violenza.
Un ulteriore pensiero però è necessario. Se siamo giunti a questi livelli è anche perché i "buonisti" ovvero i "socratici" di oggi non si sognerebbero mai di bere la cicuta e quindi il loro essere pluralisti è solo un proclama di facciata. Solo nel momento del bisogno, come sa bene Lord Jim di Conrad, si scopre il proprio essere morale e quanto valgono le nostre convinzioni.
#3161
Attualità / Re:Legge anti bufale
21 Febbraio 2017, 11:43:09 AM
Internet ha permesso lo sviluppo della manipolazione della realta' dal basso, dati i costi irrisori per la gestione di un sito o di un blog. Cio' non toglie che la manipolazione dall'alto e' ben piu' grave e foriera di sventure come la storia ci insegna.
Cio' che c'e  di nuovo con Trump e' il collegamento ancora rudimentale e potenzialmente sinergico fra questi due tipi di manipolazione, che dimostra nello stesso tempo un'altra cosa: la crisi di legittimita' dell'informazione ufficiale, sempre di piu' al soldo dei poteri forti e priva di una propria etica. In fondo anche qui si torna al leit motiv dei nostri tempi: il denaro come unico principio assoluto regolatore delle nostre azioni. Di fronte a questo squallore, distorcere la realta' per un ideale risulta forse moralmente piu' elevato.
#3162
Interessante discussione. Entro quando le forme e le fazioni sono ormai ben definite.
Vorrei partire dalla definizione di Occidente. L'Europa è l'Occidente che si contrappone all'Oriente. Uno dei primi miti chiama Europa la figlia di un Re fenicio, che viene con l'inganno rapita da Zeus e portata a Creta, dove generera' fra gli altri Minosse e Radamanto, il giudice degli Inferi. I suoi fratelli arriveranno dalla Fenicia in Grecia per cercarla e fra questi Cadmo, che fondo' Tebe e trasmise la conoscenza dell'alfabeto. Insomma tutto questo per dire che la nascita dell'Occidente fu probabilmente il risultato di una prima migrazione e fusione fra la civiltà fenicia e quella greca.
In questa discussione la disgregazione viene addebitata talvolta al pensiero scientifico (induttivo), talvolta alla morte di Dio, talvolta al relativismo. In sostanza parliamo di un'unica causa: la sostituzione del pensiero mitico con il pensiero razionale, con il benedetto logos.
In questo senso credo che la disgregazione dell'Occidente sia già concepibile ai suoi albori, quindi ancor prima dell'avvento di Bacone e Galilei, i quali diedero al processo una spinta sensazionale. La disgregazione dell'Occidente avviene già in Edipo. E' vero il regno di Tebe (ancora lui) era in preda ad una carestia e solo conoscere una terribile verità l'avrebbe salvata, ma Edipo in fondo poteva non chiedere a Tiresia quel terribile segreto, che l'avrebbe condotto alla rovina, eppure lo fa, non tanto credo per salvare Tebe, ma per sete di conoscenza. E' la sete di conoscenza che differenzia la cultura occidentale da molte altre culture. Una conoscenza che diventa presto "sapere" al servizio del potere, che parcellizza il sapere stesso e lo rende un sistema di dominio.
Un sapere che crea anche una gerarchia di saperi e una assolutizzazione degli stessi. In questo senso non vedo differenze rilevanti fra la religione metafisica e quella scientifica. Intendo dire che la scienza ha prodotto dei mutamenti straordinari e dei miglioramenti delle condizioni di vita ma è anche vero che ci ha chiuso in gabbia. Le considerazioni che qualcuno ha fatto sulla scienza che ci rende più stupidi sono da prendere sul serio. Una gabbia fondata sulla assenza di un senso alternativo. Viviamo in un mondo dove la verità è scientifica e il senso delle cose è dato dal denaro. Non esiste più nient'altro. Il monoteismo è stato un importante trisavolo di questa forma di pensiero. In questo modo è stata creata l'identità chiusa dell'uomo occidentale, pronto a rendere strumenti anche gli altri uomini, un tempo per ordine di Dio, ora per ordine della Scienza o della sua ancella pratica, il Denaro.
E' come se vi fosse stato un cammino delle idee, che consequenzialmente ci ha portato dove siamo ora. Abbiamo in mano un potere immenso nelle nostre mani, ma questo potere forse ci ha trasformati, ci ha reso inerti, sedati e ipnotizzati, pronti ad assolutizzare un principio, un'idea, un valore e pronti anche a considerare il "relativismo" un male.
Ma è proprio il relativismo a farci comprendere il mondo secondo una visione non paranoica, perchè io-sono-con-gli-altri che sono diversi da me. Solo il relativismo ci rende capaci di non sottomettere il pensiero altrui al costo della cacofonia di cui questa discussione è un esempio lampante.
Eppure anche se l'Occidente nasconde dentro di sè i semi della sua autodistruzione, direi che conserva anche ampie doti di recupero. Starà a noi dimostrare se quella idea era vincente oppure se dobbiamo riconsegnarci a qualcuno che ci metterà la gabella attorno al collo, ovvero un bussolotto di legno, al quale attingevano gli esattori passando per le campagne o che ci obbligherà ad andare a messa alla domenica, sotto pena di essere fustigato nella pubblica piazza in caso contrario.
Non credo esista una ricetta univoca. La stessa storia delle religioni e del pensiero è ambigua e piena di contraddizioni. La stessa mentalita' occidentale è quella che ha sviluppato la maggiore sensibilità sul tema dei diritti umani e sulla corresponsabilità. E' il pensiero occidentale che è diventato maggiorenne ed ha interpretato la storia come freccia e non come circolo (come ben raffigurato dalla storia del Vangelo).
Il problema odierno credo che dipenda anche dalla impossibilità di confrontarsi con un altro modello, ora che quello sovietico è scomparso. Una hybris di potenza a stento contenuta dalla ricerca di nemici improbabili e pezzenti, e una inquietudine derivante da un modello che apparentemente non permette soluzioni di riserva.
#3163
Attualità / Re:Legge anti bufale
17 Febbraio 2017, 19:44:00 PM
Tutelare la societa' dalle bufale con una legge fa più danni che altro. Chi decide qual'ė la bufala? Ed anche se lo fosse, la sua repressione non farebbe altro che aumentarne il fascino. Il propagarsi di notizie assurde credo che nasca da un livello culturale più basso collegato ad un accesso ai media ormai universale. Inoltre non esiste più una minoranza intellettuale a cui si da mandato per l'interpretazione della realta' e neppure diverse minoranze dotate di cognizioni per affrontarsi dialetticamente. Ormai vi e' una sfera rappresentativa del mondo "alta" e sostanzialmente corretta ma chiusa e collegata ad un potere economico e sociale asfissiante e malvisto dalla maggioranza. Si sviluppa così una sfera rappresentativa del mondo "bassa" che e' anche un grido di protesta, una ricerca di possibili colpevoli del disagio collegata ad un modo di manifestare le proprie idee con parolacce, insulti, improperi giustificati dall'esaltazione dei sentimenti contrapposti alla razionalita'. In questo gioco i "nuovi timonieri" sono tentati di mantenere questo doppio livello e di gestire il controllo sociale attraverso rappresentazioni sostanzialmente false ma funzionali agli interessi di volta in volta emergenti. Ovvio che questo gioco e' tanto piu' efficace quanta meno capacita' critica e conoscenza c'e' nel pubblico.
#3164
Attualità / Re:Migranti
15 Febbraio 2017, 12:11:18 PM
Che le nuove presunte normative risolvano o mitighino il problema migranti è una pia illusione. Vi descrivo una situazione specifica.
In Congo hanno appena finito di costruire due dighe "Dinga" e "Grand Dinga". C'è anche la voce su Wikipedia. Producono energia elettrica come 30 centrali nucleari circa e saranno collegate direttamente all'Egitto, alla Turchia e all'Italia, che pagheranno cash quella energia. Nel frattempo la stragrande maggioranza dei congolesi non ha energia elettrica, quindi non ha internet, non ha il phon, non ha il forno elettrico, non ha il condizionatore e così via. Questo accade perchè il Congo ha un debito pubblico altissimo che in qualche modo deve cercare di gestire. Per questo deve vendere quello che ha e in realtà ha tantissimo..(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2012/01/02/news/chi-ruba-i-tesori-del-congo-1.38923).
Inoltre accanto ad una economia ufficiale c'è una economia sommersa e illegale che non fa che peggiorare la situazione. Ad esempio si da una concessione per tagliare un ettaro di foresta pluviale. La ditta taglia 10 ettari, paga le tasse per un ettaro e tutto il resto è profitto, peggiorando contemporaneamente il mutamento climatico, che è uno dei motivi principali delle migrazioni contemporanee.
Ovviamente alla parte ricca del pianeta tutto questo fa comodo, perché significa approvvigionarsi a prezzi irrisori e alle spalle della maggioranza della popolazione del Congo (82 milioni di abitanti), magari foraggiando il presidente di turno e la sua burocrazia/tribù. Mobuto, ex presidente-tiranno, avrebbe sottratto 5 miliardi di euro alle casse dello stato. Moltiplicate per tutti i suoi "paggi".
Un altro modo per l'occidente di acquisire materie prime a prezzi da discount è quello delle guerre e dell'estrazione di minerali sotto il controllo di fazioni armate. Anche in questo caso non ci sono diritti e royalties da pagare. Il denaro viene subito trasformato in armi per guerreggiare e dominare una popolazione inerme.
A partire dal colonialismo e oggi con questo neo-colonialismo si è sviluppata una società profondamente ineguale e corrotta, dove diventa difficile pensare a un "risorgimento". Per similitudine è la stessa cosa che accade nel sud Italia, ma con proporzioni ben più distruttive e disperate.
Moltiplicate questa situazione per molti paesi africani e avrete molte ragioni per capire contemporaneamente i flussi migratori e certa ricchezza, della quale in fondo beneficiamo tutti nel "primo mondo".
#3165
Tematiche Filosofiche / Re:La giustizia e il caso
15 Febbraio 2017, 11:29:15 AM
CitazioneDavintro,
il tuo discorso è ancor più impegnativo è relazionare il termine giustizia ad un principio filosofico da cui discenderebbe una filosofia morale e del diritto  mentre la legge, soprattutto oggi è disciplina delle scienze
Una legislazione per avvicinarsi ad un serio criterio di giustizia non dovrebbe mai perdere il nesso dell'equilibrio fra persona umana e comunità/società.
Si rischia di mandar in galera nelle stesse celle un reo automobilistico con un mafioso, perchè il giudice a sua volta ha difficoltà a tenere in equilibrio leggi e sanzioni nelle pratiche.
Un 'automobilista reo di omicidio colposo in stato di ebrezza o in preda a stupefacenti, ha forti aggravanti,
Un omicida  con tanto di coltello o ascia, nelle stesse condizioni ha sconti per incapacità di volere.
Ma non doveva prendere l'auto chi era in stato di ebrezza o stupefacenti; perchè invece doveva prendere il coltello o l'ascia chi colpiva carne umana nelle stesse condizioni di alterazione?

La legge è diventata un'affare pecuniario per specialisti scientifici chiamati a perizie e consultazioni dalle due parti processuali e poi l'aleatorietà è la nascita, proliferazione e profitto delle assicurazioni.
Tutto è un'affare, legge compresa, nulla scappa ad un mondo dove una persona ogni singola cosa, desiderio o sentimento ha un prezzo...compreso il danno morale.
La giustizia è un ricordo sempre più in dissolvimento,come il finale di vecchi film.
Riprendo il discorso da questo ramo iniziato da Davintro sul rapporto fra giustizia e vendetta. Sono sostanzialmente d'accordo con quanto scrive Paul, tranne sul fatto che chi è in stato di ebrezza con ascia e coltello  abbia sconti di pena, a meno che non dimostri di essere stato inebriato a sua insaputa, ma se si ubriaca consapevolmente accetta i rischi della sua condotta. Ad ogni modo questa precisazione non cambia la conclusione del discorso. La giustizia, insieme alla religione è uno dei più forti collanti della società. Il denaro sta distruggendo l'una e l'altra, così come il senso di Comunità sociale, il collante più forte, perchè non basato su istituzioni umane come la religione e la giustizia, ma su una dimensione antropologica.
Di fronte all'annullamento del rito quasi religioso dell'espiazione, che ritorna in termini laici fino ad Hegel (che recita in lineamenti della filosofia del diritto, a proposito del "diritto" del reo ad avere la sua pena) e tutto viene calcolato, compresi i giorni di pena e la cifra per i giorni ingiustamente sofferti, che significato dare alla reclusione e alle altre scene del processo penale se non quelle di una transazione fra attori, ognuno animato da un proprio interesse e senza alcuna sensibilità per il rimettere insieme i fili della relazione fra reo, vittima e società?
Paradossalmente la traslazione economica del processo giudiziario fa riemergere altre più antiche concezioni, quasi che fossero il bisogno di trovare un senso più profondo, un senso di unità e di restituzione alla società della pena. Però queste concezioni sono il più delle volte regressive, come quella della "vendetta", proclamata come nuovo (nuovo?) paradigma che serve in sostanza a riappropriarsi della giustizia come fatto sociale dotato di senso, che in qualche modo non metta in discussione i principi economici e culturali della società attuale. La vendetta in fondo è un fatto privato fra un offensore e un offeso che diventa a sua volta offensore, in un loop senza fine.
Ben diverso e molto più preoccupante per il sistema simbolico culturale imperante sarebbero altri approcci come quello, ad esempio, che scaturì alla fine dell'appartheid in Sudafrica (Commissione per la verità e la riconciliazione) e dal quale hanno preso vita delle pratiche di gestione dell'esecuzione penale alquanto innovative, come le Family group Conference. Si tratta però di flebili voci in un oceano dove vige nuovamente l'urlo di "occhio per occhio" e della necessità di vittime sacrificali che servano a nascondere il commercio quotidiano della giustizia penale.