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Messaggi - Jacopus

#3181
CitazioneNon so come si possa affermare che l' Europa Occidentale é il posto più sicuro del mondo (i quartieri Spagnoli di Napoli fanno parte dell' Europa Occidentale, come anche gli stadi inglesi e italiani e i loro dintorni, e anche quelli di molti altri paesi europei occidentali in occasione di varie partite di calcio.
Personalmente mi sentirei molto più sicuro a Cuba (a parte gli attentati terroristici talora perpetrati da anticastristi, spesso con l' aiuto provato e la protezione ex post del governo USA).

Credo invece di poter dire senza tema di smentite che la criminalità in Russia e nei peesi dell' Europa Orientale sia aumentata vertiginosamente dopo l' 89...


Non lo dico io ma un testo fondamentale in questo campo che e' di S. Pinker, il declino della violenza. Pur trattandosi di soft science l'autore e' direttore del centro di neuroscienze cognitive del mit di Boston e questo dovrebbe essere un buon lasciapassare anche per un rigoroso adepto del metodo scientifico.
L'unica precisazione potrebbe essere che il testo essendo del 2011 non prende in considerazione i recenti attentati di matrice islamica che avranno leggermente peggiorato l'incidenza degli omicidi in alcuni stati e soprattutto la Francia.
#3182
Seconda risposta. Caro Paul, ti ringrazio, questo è pane per i miei denti:

CitazioneRifletti:
come sarebbe stato possible il passaggio all'Umanesimo con una Chiesa potente?
Come sarebbe stato possible lo stato di diritto nella modernità contro lo stato"divino"?
C'è mai stato una teocrazia divina in occidente come primato sul commercio, sugli usi e costumi?
Si provi a verificare quanto invece ha inciso il diritto divino sui diritti delle cives nella società ebraica ed islamica?
Semmai è proprio nell'occidente ,quello che imputa la colpa ad un Dio (la sindrome del capro espiatorio) che si avvisa la contraddizione di potenza economica e politica sopra qualunque forma "divina".
Se una colpa storicamente l'abbia avuta la Chiesa di Roma è stata la secolarizzazione, vale adire perdere sempre più l'origine per correre dietro alle nuove culture che storicamente si sono date.
Quello che si è assistito è stato un dogmatismo teorico, ma una prassi temporale,dove l'incarnazione della Chiesa sul divino, ha patteggiato di fatto con la storia

Sei convinto che fu davvero la Chiesa romana così potente sui re ed imperatori? Gli eserciti chi li deteneva?
Le crociate "sotto sotto" furono visti come un affare per gli imperatori e vari re. Significava detenere il potere sulle vie di commercio fra Occidente ed Oriente, per mare e per terra.
Quando un potere reprime è perchè si mostra la sua debolezza ed è sulle difensive.Vedeva il fiorire di nuove forme di cristianità, infatti
il Concilio di Trento fu la risposta al protestantesimo

L'anima, come concetto, nasce ben prima delle religioni.Bypassando l'aspetto ontologico ,che è fondamentale, la dinamica dell'anima risponde al piano divino, ma anche a quello terreno ed ha a che fare con il concetto di giustizia divina e terrena.
Entrambi, divino e terreno, limitano la violenza codificandola e sublimandola alla fine nel diritto.

Ciò che scaturisce  semmai nell'uomo contemporaneo è il netto distacco fra divino e terreno, ma proprio per l'ampia "tolleranza" del ruolo religioso dentro la storia, cultura e società delle pratiche, dei comportamenti.
Il fedele cristiano imputa la colpa alla Chiesa di essere stata fin troppo tollerante nelle pratiche, fino ad accettare il compromesso del
"perdoniamo tutti", come in politica, come in economia, perdendo di vista la giustizia, l'anima, il divino.

Rispetto alla Chiesa cristiana, penso che "Sì, nel medioevo era davvero tanto potente, da costringere un imperatore ad andare a Canossa!" Era tanto potente da poter imporre l'esecuzione della pena di morte contro chiunque avesse osato criticare la dottrina cristiana. Ancora nel 1600 a Galileo furono mostrati gli strumenti di tortura, a seguito dei quali abiurò la teoria scientificissima e inoppugnabile della terra che ruota intorno al sole e pochi anni prima Giordano Bruno fu arso a Roma.
La Chiesa però sa anche essere flessibile. Se potesse tornerebbe indietro ma capisce che la ruota del tempo si muove indipendentemente dalla sua volontà e per non perire deve necessariamente adattarsi ai nuovi tempi. Ma questo cambiamento, esattamente come accade alle specie animali, comporta anche un cambiamento all'interno dell'istituzione ed ecco così affiorare vescovi che abbracciano le nuove teorie, alcune delle quali in fondo non sono altro che la riproposizione in chiave secolarizzata dei precetti evangelici. Il processo di mutamento si accelera.
Le chiese, ogni tipo di religione non è che siano solo una cosa, buona o cattiva che sia. San Tommaso d'Acquino era un ecclesiastico ma portò una corrente nuova nella Chiesa, che anticipò e forse fu necessario all'umanesimo e al Rinascimento.
Il concetto di anima, considerandolo storicamente, ha sicuramente un significato polisemantico, dove ci sono aspetti positivi e negativi che possono essere sottolineati: in fondo anche Hitler amava il suo cane ed Eva Braun. Ma occorre anche avere contemporaneamente presente i due aspetti: ogni concetto teorico importante è polisemantico, ma anche che ci sono, al suo interno, significati di un certo spessore che vanno considerati e analizzati con attenzione perché nascondono insidie manipolatorie.
Da questo punto di vista, paradossalmente, è molto più moderno l'islam, secondo il quale il corpo va protetto e curato, e secondo il quale l'atto carnale con la propria sposa è un percorso quasi religioso e privo di ogni sentimento di peccato. Se l'uomo allora va preservato nel suo corpo terreno, allora possiamo anche fare spazio ad una ipotetica anima, che racchiuda ciò che è inesplicabile e che ci collega al cosmo. Ma spesso nella storia religiosa dell'Europa medievale vi è stata una sorta di alienazione, per cui era più importante salvare l'anima e pertanto la vita terrena poteva essere tranquillamente tolta, purchè l'anima potesse ascendere in cielo (con tutto il retroterra strumentale, di violenza politica che questa scelta determinava).
#3183
Accidenti. Ha ragione Inverno: un argomento che scatena mille pensieri che come tanti rivoli si allontanano dal fiume principale. Che birbantelli!
Così ho deciso per il momento di rispondere solo a due interventi:
CitazioneNon voglio andare offtopic quindi taglio corto. Leggili meglio, non sono mere reinterpretazioni della regola aurea, se li interiorizzi realmente non sarai capace di fermare un crimine nemmeno se esso si svolge davanti ai tuoi occhi (chi sei tu in fondo per giudicarlo un crimine?) E a parer mio quel "laissez faire" che alcuni hanno verso il crimine è da imputarsi proprio a questa finta umiltà - non certo esclusiva cattolica -(finta perchè siccome è inapplicabile totalmente come un assoluto morale vorrebbe, viene applicata a discrezione) criminogena nello stessa maniera dell'omertà, della codardia o della connivenza.
Penso che questa sia una semplificazione del problema. "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra" potrebbe essere la constatazione che siamo tutti connessi e che i nostri modelli comportamentali si influenzano a vicenda, e che non possiamo scaricare proiettivamente il male al di fuori di noi stessi - un meccanismo molto noto e pericoloso che si chiama "capro espiatorio".
In Olanda hanno fatto questo simpatico esperimento: in una strada hanno messo un cartello con scritto "vietato scrivere sui muri" ed il muro era pieno di graffiti. In un altra strada stesso cartello ma senza graffiti. In entrambe le strade hanno poi piazzato un punto di distribuzione automatica di giornali gratis. La strada con il muro "graffitato" si è sporcata presto di giornali abbandonati, mentre quella con il muro pulito è rimasta pulita. Il peccatore imbrattatore si sarà detto: qui c'è qualcuno che se ne frega delle regole e quindi perché io si? Gesù ha fatto il discorso inverso, ponendosi a tutela del peccatore, contro il sistema giudiziario, un potere ben più forte, che però per non essere dispotico deve essere esercitato con misura e magari optando spesso a favore della carità e della grazia (Una volta c'era un ministero che infatti si chiamava di grazia e giustizia).
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è anche l'invito da parte di chi detiene il potere della forza pubblica ad essere migliore degli altri, non senza peccato, ma almeno solo con peccati veniali ed anche questa considerazione lo porterà ad applicare pene più miti. Pene più miti che non significano l'esplosione della criminalità. Come ho già scritto da qualche altra parte, l'Europa Occidentale è il luogo più sicuro del mondo e della storia, con 1-2 omicidi ogni 100.000 persone. Un livello mai raggiunto prima. Eppure in Europa Occidentale non esiste più la pena di morte ed anche l'ergastolo sta lentamente scomparendo. La Norvegia è uno dei paesi più sicuri in assoluto, eppure a Breivik sono stati inflitti appena 21 anni (La Norvegia affitta le proprie carceri alla Svezia per mancanza di materia prima).
"Quindi secondo te, Jacopus, il principio evangelico va bene ma l'esistenza dell'anima no!!!! Che contraddizione!!! " "Già proprio così!!!!"
#3184
Nei secoli nei quali le religioni hanno avuto il predominio si e' di solito assistito a forme di violenza e a veri e propri genocidi (i crociati distrussero molte comunita  ebraiche in medio oriente, i catari furono tutti sterminati). Per far confessare un eretico si usavano mezzi di tortura rispettl ai quali i carcerieri di Guantanamo sono dei boy-scout.
La tesi che formulo e' la seguente: la convinzione che vi sia un'anima rende possibile un livello di violenza che oggi e' solo sopita per la concorrenza di altri modelli e filosofie di vita.
Oggi essendo piu' importante la vita fisiologica essa viene tutelata e non passa piu' in secondo piano rispetto all'anima.
Un altro esempio per chiarire cio' di cui parlo: nel medioevo una donna accusata di stregoneria poteva venire lanciata su un lago dentro ad un sacco. Se galleggiava era la prova di stregoneria e veniva arsa. Se affondava era innocente ma moriva ugualmente ma almeno la sua anima era salva.
Pensare alla salvezza delle anime comporta percio' sempre un surplus di violenza?
#3185
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
27 Ottobre 2017, 22:10:56 PM
CitazioneIn realtà gran parte delle persone si autoregola senza far riferimento ad un autorità esterna, perchè quello a cui fa riferimento è interno, la propria credenza nel potere esterno. Penso alle persone regolate esternamente quelle che subiscono una coercizione fisica evidente, come un carcerato, tutti gli altri no lo sono, le loro catene sono interne.
Ciao Inverno. Autoregolarsi internamente significa aver introiettato la figura del padre e non poterla più infrangere perché fa parte di te stesso. Le norme, i  limiti e i divieti vengono vissuti come necessari alla riproduzione della vita sociale e quindi accettati e riconosciuti come validi. Autoregolarsi significa non commettere un reato, in questa mia visione, perché se ne disconosce il valore, non perché c'è un sistema penale, perché c'è la polizia che mi arresta o un dio che mi spedisce all'inferno. Non si autoregola chi ha catene interne, ma si adegua e appena il poliziotto "esterno" non guarda, devierà dalla norma non introiettata.
Ovviamente affinchè la norma, il senso del limite, vengano introiettati è necessario che ci sia una forza effettiva e che sia esercitata in modo ragionevole e giusto. In questo modo il potere dello Stato riflette in termini generali quello che fa un padre giusto ma in grado di dare dei limiti ai propri figli (oltre che a sfamarli).
CitazioneHo letto recententemente un articolo di persona handicappata che esclamava "chi ha detto che gli handicappati non possono lavorare? Io dimostro il contrario" buon per lui, peggio per gli handicappati se questa credenza presto prenderà il sopravvento e ci sembrerà assurdo che un disabile stia a casa pagato dagli altri. Come fanno le fabbriche a rinunciare ai disabili e ai mentalmente instabili? Se lo credi davvero, rinuncia al telefono, alla TV etc...
Questo passaggio non mi è chiaro. Se volevi controbattere alla mia provocazione sui neo-anarchici direi che le due situazioni sono piuttosto differenti. Io prevedo semplicemente delle difficoltà a gestire in modo anarchico delle strutture estremamente complesse come le multinazionali, mentre è molto più semplice continuare a garantire delle pensioni di invalidità a chi non può lavorare, come il sistema capitalistico fa più o meno o potrebbe fare anche meglio da più di cento anni.
CitazionePer più di 70.000 anni non abbiamo avuto bisogno di uno stato perchè non avevamo un granaio, un eccesso conservare difendere.. Oggi l'eccesso, la "crescita" sta diventando una missione utopica destinata a trovare un muro. L'anarchia, qualsiasi cosa essa sia, non credo abbia come obbiettivo il lusso, ma l'equilibrio, dove non servono guardie per conservare l'eccesso.
Senza l'eccesso e senza la crescita di cui abbiamo goduto in questi ultimi 5000 anni di storia umana, vivresti ancora in una grotta in preda alle più ancestrali paure per via dei possibili attacchi degli orsi o delle tigri a denti a sciabola. Potresti morire tranquillamente a 15 anni per una infezione da tetano o con il cranio spaccato per via di una guerra con una tribu' rivale. Non sapresti scrivere e comunicheresti con i tuoi simili con mugolii e gesti. Il maschio alfa del tuo gruppo ti obbligherà a non accoppiarti e dovrai così accontentarti di guardarlo mentre si accoppia lui con le femmine del clan.
L'uomo non è originariamente buono e compassionevole e lo sviluppo economico non è una merda generalizzata. Mi spiace. Per quanto critico io possa essere nei confronti del capitalismo (e lo sono), il capitalismo e la borghesia e lo stato moderno hanno molti più meriti nel miglioramento di questo piccolo spicchio di mondo che molte altre istituzioni e strutture sociali del passato e del presente o del passato prossimo.
Mi sembra come spesso mi accade di osservare che non si sia mai in grado di separare il grano dal loglio e invece si butta via il bambino con l'acqua sporca. E' molto semplice dividere il mondo in "buoni" e "cattivi" ma facendo così non lo comprendiamo e ci consoliamo semplicemente.
Che l'individuo sia intimamente depositario di una parte libertaria è ben diverso da inneggiare all'anarchia.
Infine a proposito dell'equilibrio dei consumi. E' possibile che tu abbia ragione su questo punto. L'anarchia potrebbe ristabilire un corretto uso del pianeta senza depauperarlo ma dobbiamo essere consapevoli che in questo nuovo mondo non sarà così semplice trovare l'interferone per curare il nostro fegato malato e neppure farci risarcire da una assicurazione se un fulmine avrà dato fuoco alla nostra casa. Vogliamo davvero tornare indietro ad una mitica e mai esistita "età dell'oro" o vogliamo proseguire il viaggio iniziato qualche migliaio di anni fa con l'invenzione della scrittura e successivamente affinato grazie al pensiero filosofico e al suo spirito critico non sottomesso a pregiudizi?
#3186
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 21:21:04 PM
CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.

DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.

Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.
#3187
Premetto che sono dalla parte di chi considera l'umanità qualcosa che va al di là dei modi in cui può essere misurata, poichè c'è sempre una domanda a cui la scienza non potrà mai rispondere: "perchè esistiamo?". Questo però non mi esime di far finta di niente. Se esistono delle scoperte scientifiche esse vanno valorizzate, poichè significa conoscere meglio la realtà e quindi anche quella spirituale. Ebbene bisogna anche prendere atto che alcune funzioni per così dire nobili del cervello hanno le loro zone deputate, esattamente come le funzioni del fegato o dei polmoni. Ad esempio la Corteccia fronto-orbitale (OFC) contiene quella parte del ns carattere che può essere definita auto-controllo e conformismo sociale. L'amigdala invece fa parte di un circuito interessato alle passioni e alla paura. Il cervello è sicuramente estremamente complicato ma le scoperte recenti della genomica e la possibilità di osservare il secondo organo preferito di Woody Allen attraverso strumenti potentissimi come la risonanza magnetica funzionale (FMRi) lo rendono meno alieno rispetto ad organo meccanico come l'intestino (che poi tanto meccanico non è). Insomma se la vita è un mistero, se l'uomo ha le sue parti insondabili, questo non significa che il cervello come organo non possa essere studiato in modo materialistico, ed anzi solo questo studio ci può aiutare ad affrontare i tanti problemi comportamentali e morali dell'uomo secondo una visione multidisciplinare.
#3188
CitazioneIl diritto nella modernità ha portato con sé un'ambguità: la gerarchia del diritto e lo Stato ha surrogato le deontologie dei gruppi sociali di fatto esautorandoli dal ruolo caritatevole.
Nella modernità si configura una strana e ambigua relazione antitetica. Mentre il diritto di proprietà è di fatto un diritto reale e non una forma ipotetica come dire libertà, uguaglianza, cioè solo intenti, quei gruppi sociali che prima elargivano carità si sottraggono dal ruolo , mentre lo stato gestisce di fatto e soprattutto dopo la grande codificazione napoleonica che toglie proprietà ai beni ecclesiastici per costruire scuole pubbliche, sanità pubblica, insomma la primordiale fase del "welfare" del cosiddetto stato di benessere. si accentua l'arroccamento fra nuovo gruppo aristocratico capitalistico,che ha sostituito le famiglie della nobiltà con le nuove famiglie capitalistiche e dall'altra la storia di conquiste di diritto sociale e individuale con una lotta "di classe".
Lo Stato diventa l'intermediario negoziale nella lotta di classe in Occidente e lascia quei valori, che nascevano dall'altruismo e base anche della socialità, negli intenti, nei principi ma senza mai regolarli nelle prassi.
La concentrazione nello Stato dei valori altruistici e persi nel diritto delle pratiche, ha di fatto costituito il perdersi anche delle pratiche.Infatti oggi sono gli associazionismi di vario tipo (ONG ad esempio) ad esercitare il ruolo altruistico o chiedono denaro . Si è persa la pratica diretta dell'altruismo da parte dei singoli cittadini, passando ad intermediari (anche qui) privati o pubblici, il compito altruistico. Si perde in "calore umano" mancando il rapporto diretto fra chi compie un atto altruistico e chi lo riceve.Manca la mano che tocca l''altra mano, manca un "grazie"

Ciao Paul. Tocchi un punto importante, con la sua parte di verità ma da parte mia la vedo diversamente. La carità per quanto encomiabile non può risolvere problemi così immensi. Ed infatti quando vigeva solo la carità e non si era costituito il welfare state, i poveri e i mendicanti erano un problema di ordine pubblico di primaria importanza, tanto che venivano spesso internati nei famosi "Ospizi dei poveri" o nelle "workhauses" dove erano costretti a lavorare quasi gratis, dando il loro contributo alla nascita del capitalismo. Sacche di povertà e di mendicità erano estesissime e la filantropia non è mai riuscita a risolvere questo problema dall'evo antico in poi.
Ci siamo avvicinati di più a una sua gestione (non dico soluzione) all'apice degli anni del welfare state, tra il 1945 e il 1985, proprio il periodo in cui il capitalismo ha dovuto fronteggiare uno dei suoi avversari più temibili: il socialismo reale. Accanto a questo è indubitabile che vi è stato parallelamente un processo di allargamento dei diritti, per cui ciò che veniva paternalisticamente concesso è diventato un diritto, un diritto che allo stato attuale o non può più essere esercitato o provoca quella pletora di "funzionari del benessere" che svolgono un compito senza dire "grazie", senza cioè creare quel clima di affetto che era presente nelle forme di assistenza benefica degli aristocratici e soprattutto dei tanti ordini sacerdotali nati dai francescani in poi.
Eppure basterebbe risalire alle origini della cultura occidentale, visto che la medicina è stata la prima disciplina che si è occupata del benessere dell'uomo e "therapon" significa "essere al servizio" un essere al servizio che presuppone "obbedienza" e "ab-audire" significa ascoltare. Insomma credo che da un lato vi è l'assalto demagogico del turbocapitalismo, che tende a svalutare e ridicolizzare tutte le procedure dello stato del benessere e dall'altro vi è una concezione burocratica del lavoro di aiuto da parte dei servizi pubblici e spesso una visione capitalistica da parte dei servizi privati delegati all'aiuto.
Bisognerebbe riscoprire quel significato iniziale, che collega chi aiuta e chi è aiutato, attaverso uno spirito di servizio e una attenzione alla persona, riassumibile secondo uno slogan scontato dal passaggio dal "to cure" al "to care".
#3189
Ancora sull'argomento, che mi solletica alquanto :).
Il discorso qui sviluppato, la tesi iniziale, secondo la quale la democrazia attuale usa demagogicamente l'altruismo come cavallo di troia del proprio egoismo o come "contentino" da offrire al "ressentement" della plebe, va ulteriormente scandagliata in due direzioni.
La prima la possiamo definire della "negazione dell'altruismo". Una strategia politica ben più antica della manipolazione dell'altruismo è esattamente il suo contrario: ovvero la creazione ad hoc di nemici occulti, veri o inventati di cui il potere ha sempre bisogno nei momenti di crisi e di cui finisce per alimentarsi in continuazione. Nemici che devono essere disumanizzati, considerati inferiori, e nello stesso tempo descritti come una minaccia. Sull'argomento c'è un testo che è un piccolo classico di teoria politica, pur essendo scritto da uno psicoanalista junghiano, si intitola appunto "Paranoia, la follia che fa storia" ed è di L. Zoja.
La seconda la possiamo definire "dello spostamento". Infatti pensare all'altruismo come giustificazione "pelosa" del potere è quello che in psicoanalisi potrebbe essere definito uno "spostamento": il vero problema non vogliamo vederlo, ne scegliamo un altro che più si armonizza con la nostra personalità e non rischia di metterci in conflitto con noi stessi e le nostre convinzioni.
Il vero problema infatti è, secondo me (ma potrei anch'io essere vittima di uno spostamento), l'esautoramento del potere politico da parte del potere economico, che preso dalla sua hibris, pensa di poterne farne finalmente a meno, lasciando libero gli "animal spirits". E' qui che nasce l'erosione dei rapporti e delle relazioni umane, ridotte tutte a relazioni cibernetiche e oggettivanti/strumentali.
Questo processo tocca i più svariati settori della vita associata e si riflettono sull'organizzazione politica intesa in senso lato.
Faccio un esempio tratto dalla cronaca recente.
Il movimento "no vaccini" sembra ai più un movimento irrazionale, da tardo medioevo, alimentato da persone facilmente influenzabili dalle fake news. E' una visione alquanto semplicistica.
Questo movimento, che assume spesso i toni di una crociata e quindi si da la zappa sui piedi, nasce da una constatazione reale: la ricerca medico-scientifica è sempre più colonizzata da esigenze economiche che fanno passare in secondo piano le esigenze di cura mentre in primo piano vi è sempre la ricerca del profitto economico. Questo non lo dico io ma una serie di personaggi illustri, elencati e raccontati meglio da Umberto Curi in "Le parole della cura".
Moltiplicate questo esempio per mille, per tutti i luoghi e le relazioni e i sistemi amministrativi e produttivi del mondo e percepirete la possibilità che la tesi iniziale, ovvero la morale come egoismo, sia molto, ma molto vera. Ma quella equazione nasce da una struttura del mondo patologica, non dall'uomo in sè e non credo che Nietzsche, sia la terapia giusta, ma posso anche sbagliarmi.
#3190
Citazioneome sai o come dovresti sospettare, io non sono un determinista.

Ma la storia dell'ethos e delle forme di convivenza, non si è poi trasformato in forme del governo, e infine in forme di governo democratico?? (almeno in occidente).

Ripeto la questione del governo, non è legata a doppia mandata con la questione del potere?

E una paranoia del potere è quello di perdere quel potere (voglio dire siamo in Italia, abbiamo avuto decenni di gente al potere, in maniera continuativa o quasi).

L'intuizione nicciana è semplicemente un insight di altro profilo delle dinamiche che scaturiscono all'interno del potere (della volontà di potenza, biologica o culturale che sia).

Come a doppiare quanto detto ad Apeiron, ma allora facciamo finta che il governo (di sè e degli altri), non abbia a che fare con le decisioni dell'altruismo?

A meno che non stia parlando di prestare lo zucchero al vicino....vogliamo ampliare la questione, prendere le distanze dalle questioni private singole, e provare a vedere il filo rosso che unisce tutte queste pratiche (come la filosofia dovrebbe a mio parere fare) o ci limitiamo a fare il compitino per casa?

L'altruismo serve, certo che serve. 

L'altruismo esiste, certo che esiste.

MA COME VA GOVERNATO (nella singolarità e nella comunità)?

Le questioni private singole hanno molto a che fare con la gestione del potere. E' a partire dai rapporti d'amore che si crea la prima cellula di comunità e quindi di società. Nei miei interventi volevo semplicemente descrivere un dato di fatto "scientifico" e che serve come primo mattone della riflessione e cioè che la specie homo sapiens non è fondata sull'egoismo, ma è strutturata in modo stratificato. Questo primo dato etnologico non serve a prestare lo zucchero al vicino (anche a quello) ma serve per comprendere come ci relazioniamo con gli altri, cosa chiediamo agli altri e cosa immaginiamo gli altri possano chiedere a noi.
Che il potere usi demagogicamente la "bontà" non è una novità di ieri o della democrazia. I panem et circenses gratuiti ci sono stati ai tempi della repubblica e ai tempi dell'impero. Che la democrazia nasconda una pozione velenosa composta di ipocrisia è altrettanto vero, così come tenda ad appiattire ed omologare. Sono considerazioni che hanno circa due secoli a partire dalle considerazioni sull'America di Tocqueville.
Ma gli altri sistemi di potere di cui si ha cognizione storica non è che abbiano mai brillato. Nel feudalesimo se ero figlio di servi avrei fatto il servo, indipendentemente dalle mie qualità e pregi. Nei sistemi totalitari se avessi detto solo un centesimo di quello che ho scritto in questo  forum sarei impiegato in un campo di concentramento nello svolgimento di pratiche piuttosto umili e totalmente indipendenti dal mio titolo di studio. I sistemi comunitari primitivi prevedevano un maschio alfa che possedeva tutte le donne e avrei dovuto vivere in un regime di asistenenza sessuale e di completo servilismo e comunque sono sistemi che non possono gestire la complessità di una società moderna.
La democrazia è difettosa? E' vero ma sta a noi renderla meno difettosa, la democrazia, guarda caso, è di tutti e ci permette anche di criticarla, cosa impossibile nei regimi dove vige la "volontà di potenza".
La democrazia parte dal basso, anche dalle pratiche di buon vicinato, dai legami comunitari, dai processi identitari, dalla possibilità di esprimere le proprie idee in modo pacato e sereno. La democrazia è anche la necessità di avere una base di persone competenti la più larga possibile. La democrazia è un processo culturale di emancipazione e di coscienza e di responsabilità nei confronti di tutti e soprattutto dei più deboli. E non tutte le democrazie sono uguali. Anche il peronismo è formalmente una democrazia ed anche il regime balordo che c'è attualmente in Russia.
Così come sono democrazie le socialdemocrazie del nord-europa, quelle più avanzate e vicine al modello ideale di democrazia moderna.

Sul fatto che tu non fossi determinista, ben venga, neppure io lo sono...ed ora vado a letto.
#3191
CitazioneJACOPUS, Si certo.

Ma il modello Hobbes-Freud, non parla delle idee di Hobbes e di Freud.

Voglio dire un conto è un modello (accettato e quindi "scientifico") sociale, un conto è chiedersi quali sono gli effetti e gli elementi interessanti da indagare.

Invece come al solito, si tende (anche in politca. anzi sopratutto lì) a parlare di bene e di male, dando per scontato un elemento, pretendendo che sia un modello granitico.

Come se veramente l'altruismo è il "sine qua non" si possa stare in tv a parlare di politica.

Anch'io nei miei vent'anni ho fatto politica e so benissimo come questa cosa sia deleteria.

Perchè non ci crede nessuno, perchè sono tutti pronti ad aspettare i "franchi tiratori" etcc....

La politica è diventata intrigo, e la sua ideologia è la sagra delle banalità.

Come se ripetere all'infinito una banalità la renda meno banale.


Però questo è un altro problema che riguarda l'evoluzione dei sistemi democratici occidentali e di come essi stiano sempre di più diventando un simulacro, una maschera vuota e dentro questa maschera vuota vengono gettati alla rinfusa valori come l'altruismo che i politici poi negano con il loro comportamento.
In proposito ho una mia idea secondo la quale l'egoismo si sviluppa in massimo grado e per motivi diversi ai livelli più alti e più bassi della società, mentre nel centro di essa continuano ad esserci ancora regioni integre di reciprocità e di empatia, regioni che progressivamente vengono però erose dal modello unico del capitalismo, che ormai paradossalmente, pur avendo nella concorrenza una sua bandiera, non deve più competere con altri modelli sociali, al punto di doversi creare ad hoc dei nemici occasionali e piuttosto patetici se confrontati con i nemici di un tempo, che perlomeno avevano un certo e reale potere deterrente.
Tutto ciò però riguarda il momento attuale, una storia di qualche decennio, mentre la storia della morale e dell'ethos è vecchia di qualche millennio in termini storici e di qualche centinaia di migliaia di anni dal punto di vista genetico.
#3192
Non credo si tratti di un referendum pro o contro Nietzsche. Gli studi antropologici, sociologici e anche neuroscientifici ci dicono da almeno un secolo che l'altruismo esiste. Non si tratta neppure di buonismo contro cattivismo. Esiste in effetti un modello definito il modello Hobbes-Freud che definisce come l'uomo sia intimamente egoista e capace di fare le peggiori nefandezze per riempirsi lo stomaco (le soluzioni adottate dai due a questo problema differiscono alquanto), senza bisogno di far riferimento al cristianesimo. La specie Homo sapiens ha dei tratti egoistici molto profondamente radicati perché innestati nella parte più primordiale del nostro cervello. Accanto ad essa la specie homo sapiens ha anche sviluppato nel corso della filogenesi una parte molto più empatica e sociale, che ci ha permesso di colonizzare il mondo. Se fossimo rimasti a quella parte egoistica non ci saremmo certo evoluti tecnologicamente come invece è accaduto grazie al nostro essere un "sistema sociale complesso".
Esiste pertanto una dualità per cui l'homo sapiens non è nè un angelo, nè un demone, ma un essere animale estremamente plastico e flessibile, capace di adottare strategie diverse anche in relazione alle diversità socio-ambientali che deve fronteggiare.
Questa è la realtà.
Ovviamente sottolineare una dimensione piuttosto che un'altra ha anche delle ricadute sia in termini economici che in termini ideologici, perché data la complessità della natura umana e delle sue costruzioni sociali, e data l'enorme capacità di generare risorse del mondo moderno, si pone il problema di come distribuire queste risorse e l'eterna diatriba dell'uomo egoista oppure altruista si presta in modo eccellente per spostare queste risorse da un lato o dall'altro dei commensali.
Inoltre c'è il solito problema che si discute del carattere dell'homo sapiens da parte di membri di quella stessa specie e questo non aiuta nel percorso della conoscenza, che presupporrebbe neutralità ed oggettività. Sicuramente potrebbe descriverci meglio una specie aliena.
Altro problema deriva dal fatto che pur avendo un codice generale di comportamento, questo codice può essere profondamente modificato dall'ambiente, che finisce anche per modificare il nostro stesso codice genetico, nell'ambito della nostra stessa ontogenesi (vita singola). Questo per dire che un bambino allevato in un ambiente estremamente egoista e competitivo avrà quelle caratteristiche, ma in ogni caso dovrà aver avuto un gruppo di riferimento in-group in cui riconoscersi e riversare il proprio egoismo verso un out-group. Pertanto un modello empatico, altruistico, di mutuo-aiuto esiste sempre nelle società umane. Un carattere esclusivamente egoistico che non si riconosce in nessun gruppo di supporto è esclusivamente quello del carattere narcisistico o del soggetto psicopatico, ovvero di un soggetto fortemente disturbato, come del resto era anche F. Nietzsche (basta leggere qualche biografia sull'illustre filosofo, curato da un famoso psichiatra dell'epoca Otto Biswanger, padre di uno dei più importanti psichiatri e psicoanalisti, L. Biswanger).
E su quest'ultimo aspetto si potrebbe aprire un altro discorso, perchè vi sono sempre più indizi di un malessere generalizzato e diffuso, che ha come tratti riconoscitivi proprio il narcisismo e la psicopatia che si stanno trasformando da modelli negativi a modelli neutri o positivi.
#3193
L'altruismo è una cosa, la morale è un'altra. A proposito dell'altruismo si potrebbe dire che presuppone un livello di moralità più elevato ma che non corrisponde alla moralità come concetto. Che non esista l'altruismo è falso e può essere dimostrato con mille fatti di cronaca e di storia.. Pertanto non mi dilungo. Che Nietzsche affermasse il contrario, fa parte della sua filosofia, per certi versi interessante perché smaschera l'ipocrisia della società moderna ma la smaschera guardando all'indietro, ad un favoloso mondo della potenza e della forza, che mi ha sempre disgustato. Non conosco bene Nietzsche, qual tanto che basta per non scrivere il suo nome in modo sbagliato.
Conosco meglio gli studi sulla morale per poter affermare che la morale non è egoismo mascherato, almeno non lo è in un senso becero. E' invece un meccanismo culturale estremamente sofisticato che ci ha aiutato a creare il mondo confortevole che abitiamo. Il progresso tecnologico è intimamente connesso al senso morale e se concepito in questo modo allora possiamo definire la morale come egoismo mascherato, ma nel senso che la morale, avendo sviluppato il senso di cooperazione e di empatia ha permesso di liberare energie impensabili all'uomo nello stato di natura, se preso singolarmente.
Nella storia di ogni uomo/donna vi sono cerchi concentrici di interesse che qualificano la propria morale. Si sarà più inclini ad essere moralmente corretti con chi ci è più vicino ed a esserlo un po' meno con chi ci è lontano. Chi è più simile a noi gode del nostro interesse e del nostro aiuto più facilmente. E questo discorso si può applicare alla famiglia, alla ditta, alla città di appartenza, al tifo per una squadra o alla condivisione di un credo religioso.
Le cose si sono complicate quando la borghesia, per poter accedere al potere politico, ha iniziato ad immaginare una morale universalistica, in grado di porre gli uomini tutti alla stessa altezza, riproponendo in chiave moderna e secolarizzata idee che giravano in occidente ormai da duemila anni.
Le conoscenze sociologiche, antropologiche e psicologiche hanno completato la frittata. Sembrava davvero che l'umanità fosse molto simile e che le differenze fossero solo strategie demagogiche per imporre un potere ormai privo di fondamenta, da quando Dio si era ritirato nell'alto dei cieli spirituali.
La morale universale ha iniziato a trasmettersi nei testi legislativi, nelle costituzioni, dove si parla di umanità, di tutti, di uomini, e non più di sudditi, di clero, di stranieri, di militari, di corporazioni. Nella sua plasticità (grande dote) il capitalismo ha protetto o dileggiato le qualità morali dell'uomo. Questo è un momento di dileggio.
Altre possibili soluzioni sono state l'abolizione di questo pendolo ipocrita con l'avvento dei totalitarismi, che da destra professavano apertamente una moralità razziale e quindi una immoralità legittima nei confronti dei non appartenenti a quella razza, mentre da sinistra pretendevano di imporre una supposta moralità abolendo però la libertà e procurando ai cosiddetti "immorali", danni moralmente inaccettabili (ho sul comodino casualmente, i racconti della Kolima di Salamov).
Questa è la cornice storica che in parte può spiegare la domanda del topic. Ma più in profondità la morale è insita in noi come specie animale e non necessariamente va interpretata come "altruistica" ma come sentimento di giustizia da perseguire. I bambini già a tre anni distinguono le norme che non andrebbero violate e che sono universalmente accettate (non rubare, non fare violenza agli altri, non dire bugie) da quelle più convenzionali, rispetto alle quali non sanno sempre come comportarsi (non giocare di notte, non sporcarsi con il fango, dire "grazie signore"). Vi sono regole morali che sono dentro di noi e che fanno riferimento al grado di empatia che riusciamo a mettere in campo e  che sono collegate a circuiti cerebrali definiti appunto dell'empatia (concentrati sopratutto a livello di corteccia orbitofrontale - OFC).
Fare riferimento a Nietzsche rispetto a questi argomenti è come voler curare l'ulcera utilizzando i precetti di ippocrate.
Se si vuole approfondire c'è un testo recente; "Michael Tomasello", storia naturale della morale umana, cortina editore.
#3194
Condivido in toto l'intervento di Paul e aggiungo carne al fuoco. La morale, secondo J. Bowlby, e' collegata alle cure materne della prima infanzia che sviluppano e strutturano l'empatia, cioe' la capacita' di metterci nei panni degli altri, un prerequisito fondamentale del concetto di morale in una dimensione etica.
La morale insita nell'ideologia capitalistica attuale e' invece intimamente antisociale e antiempatica, visto che gli "altri" sono percepiti solo come strumenti assoggettati a quella ideologia, o come consumatori o come ingranaggi produttivi. Ogni visione alternativa va guardata con sospetto o combattuta e questo processo si sta notevolmente accelerando.
Per certi aspetti la morale capitalistica e' simile alla morale delinquenziale. Il delinquente svaluta la morale altrui e la ricopre di motivazioni nascoste e poco edificanti per liberarsi di eventuali sensi di colpa rispetto al proprio agire deviante.
La differenza e' che il capitalismo controlla il potere e quindi puo' condizionare l'opinione pubblica o farsi delle leggi immorali, un po' come se Riina fosse diventato presidente del consiglio.
Una differenza abissale fra questo capitalismo r quello magistralmente descritto da max weber, che fondava il proprio motivo proprio su una rigorosa moralita' religiosa.
#3195
Attualità / Re:Africa: come aiutarli a casa loro?
24 Settembre 2017, 20:40:51 PM
Citazioneiano, il tuo ragionamento sugli uomini che si sono sempre spostati può portare a pericolose conclusioni, in passato la violenza è stata lo strumento di risoluzione di ogni conflitto, il più forte aveva ragione, il più debole no. Dobbiamo accettare questa legge come una legge necessaria anche oggi?
E chi sarebbe il più forte oggi? Dal tuo ragionamento sembrerebbe che i più forti siano i migranti che spostandosi liberamente fanno sentire il loro fiato minaccioso sugli inermi "cittadini" delle nazioni evolute. Se questa interpretazione fosse giusta, non ti nascondo la mia inquietudine. Mi auguro solo che tu non faccia parte della classe dirigente di oggi o di domani.
Non pensi che la violenza sia stata esercitata e continua ad essere esercitata proprio dal mondo occidentale? Il più forte ha ragione anche ora nei paesi del terzo mondo. Le difese dello stato di diritto prima e dello stato sociale poi, funzionano solo in una ristretta area della terra, guarda caso proprio quell'area che richiama i migranti.
CitazioneNaturalmente non è che questi abitanti non si possono muovere dal loro stato, solo che sono soggetti alla legge, che stabilisce se e come lo possono fare. La legge non è stata creata per far danno a loro, ma per proteggere i cittadini dello stato verso il quale vanno.
Nessuna legge, Anthony, può chiedere alle persone di non migliorare la loro condizione, specialmente se sono soggette a bombardamenti, a forme di intimidazione politica, a impossibilità ad esercitare la loro personalità (pensa dove l'omosessualità è considerata un reato, ad esempio), alla povertà, non alla povertà assoluta, perché quelli che sono sottoalimentati non riescono neppure a spostarsi dal proprio villaggio, ma quella povertà che ha fatto spostare anche milioni di italiani negli ultimi centocinquanta anni.
E' la solita storia ambigua della borghesia. Per potersi legittimare e manipolare le classi meno abbienti, furono gli ideologi borghesi a concepire l'uguaglianza di fronte alla legge, e poi le pari opportunità, la libertà di espressione e di parola e tutti i diritti che oggi tutelano la dignità umana.
Una volta usciti dai confini del mondo occidentale però, l'uomo occidentale riacquistava le sembianze dell'homo homini lupus, e tuttora questo doppio binario è mantenuto con un certo successo.
Non ci si può neppure nascondere dietro la legge. Per quanto io sia tutto sommato un uomo d'ordine e quindi non mi dispiace essere governato da leggi certe, bisogna pur riconoscere che possono esistere leggi ingiuste. Non è sufficiente rendere positiva una legge (cioè scriverla seguendo determinate procedure) per garantirgli legittimità e giustizia.
CitazioneLa tua idea che esista un travaglio di passaggio, per un futuro migliore è a mio parere discutibile, al di là dei grossi costi immediati, economici e sociali, ci sono i costi futuri perché queste persone sono culturalmente troppo distanti e quindi tenderanno nel nostro mondo a ghettizzare, a rinchiudersi in realtà marginali nelle quali riprodurranno le realtà, e i mali, del loro mondo di provenienza.
Questo che dici è un tuo pregiudizio, che ha una parte di verità e una parte di falsità. Basti pensare ai meridionali che 50 anni fa popolarono il triangolo industriale. Nella stragrande maggioranza dei casi ora c'è una comunione di ideali e di cultura fra oriundi meridionali e settentrionali doc,, ma sono serviti 50 anni. Esiste ovviamente una minoranza che ha comportato dei problemi, ma in linea di massima erano problemi anche ricollegabili al tipo di accoglienza riservato ai meridionali. 
Tu parli di mali del loro mondo di provenienza. Ma è esattamente il contrario, proprio perché comprendono i mali del loro mondo di provenienza che i migranti lasciano i loro paesi. Tu hai idea di cosa significa abbandonare il proprio paese. Probabilmente no, non hai alcuna idea in proposito. Se lo fanno è perché sono senza speranza e nello stesso tempo distrutti dalla necessità di abbandonare la loro casa, la loro storia, la loro cultura. Quello che il nostro mondo dovrebbe garantire, tra l'altro proprio secondo i principi del liberalismo e del capitalismo, è di dare ai figli dei migranti le stesse chances di noi cittadini di serie "A". Se al figlio di un "vu cumprà" dici: "Ok, tuo padre ha fatto grandi sacrifici, ha buttato via la sua vita, affinchè tu faccia il grande lavoro del "vu cumprà", e poi magari il figlio del figlio acquisisce degli strumenti culturali che gli fanno comprendere come la storia della sua famiglia sia una storia di dominio e di sottomissione, allora potrebbe esserci una reazione. A 50 anni sopporti e lavori come un mulo, a 20 puoi agire in un modo diverso, se non c'è stata giustizia. A questo proposito dovremmo guardare agli USA, che citiamo di solito in modo poco serio e poco documentato.

CitazioneE che dire dei popoli Rom che rappresentano un problema sociale dovunque essi siano, perché riproducono certe strutture comportamentali, le località che li hanno accettati hanno vissuto solo il travaglio dei disagi che portavano, ma non hanno visto da questa presenza nessuna buona opportunità.
La grande maggioranza dei rom, forse non lo sai, anche in Italia è cittadino italiano, lavora e paga le tasse, vive in case popolari o di proprietà.
Una minoranza piuttosto nutrita invece vive ai margini, non è scolarizzata, vive in campi nomadi dove vige appunto la legge del più forte e dove lo stato e le istituzioni civili non riescono ad entrare. Bisognerebbe iniziare a chiedersi anche qui, chi è nato prima, l'uovo o la gallina? l'uovo della devianza dei rom, o la gallina della cosiddetta società civile, che aveva tutto l'interesse a ghettizzare un popolo?
Che poi ci siano esiti diversi a diverse ghettizzazioni non cambia il senso del discorso, ampiamente documentato, ad esempio, dai famosi esperimenti di psicologia sociale di Zimbardo (scrivi Zimbardo su google se vuoi saperne di più).