Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - iano

#3211
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
24 Gennaio 2023, 14:57:38 PM
Si, ma il modello di solito và oltre le osservazioni, e viene ritenuto valido quando nuove osservazioni sono in accordo col ''di più'' contenuto del modello.
I buchi neri non sono stati studiati perchè sono stati ossevati, ma si è andati alla loro ricerca per verificare il modello che li prevedeva.
Ma siamo riusciti ad osservarli solo perchè avevamo un idea di cosa cercare.
Se li avessimo osservati per caso li avremmo forse scambiati per altro, o non avrebbero magari comunque attirato la nostra attenzione.
Questo vuol dire che il meccanismo della percezione si è messo in moto prima che avvenisse la pura osservazione, e anche dopo averli osservati la loro natura continua a ''trascendere'' le nostre attuali capacità di indagine fisica.
Quindi siamo partiti da osservazioni che hanno portato ad astrazioni che hanno portato ad osservazioni, che potrebbero portare ad altre astrazioni, e così via.
Come si fà a semplificare tutto ciò con un noumeno senza peccare di ingenuità?
Si può fare solo ignorando i fatti sopra descritti, come li ignorava chi ha teorizzato il noumeno.
#3212
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
24 Gennaio 2023, 13:09:39 PM
Citazione di: Alberto Knox il 24 Gennaio 2023, 12:16:08 PMMa il fatto di non poter conoscere una realtà che trascende la realtà fisica (per via dei nostri limiti) non significa che essa non esista.
Dipende da che valore diamo al nostro sentire e da che valore diamo all'esistenza.
Ma qualunque valore vi diamo, con questa discussione si vuol proporre come esercizio di provare a mutare quei valori per vedere l'effetto che fà, e siccome tutti danno più valore all'esistenza che al sentire, da qui la mia provocazione del, ''ti sento quindi esisti'' da sostituire al ''esisti, perciò ti sento'', provando a mettere da parte i propri pregiudizi.
L'effetto che fà a me è che l'immanente mi sembra meno immanente e il trascendente meno trascendente.
A voi invece che effetto fà, oltre a quello prevedibile di far ancor più arroccare alcuni  sui loro pregiudizi?
#3213
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
23 Gennaio 2023, 22:58:11 PM
Citazione di: green demetr il 23 Gennaio 2023, 22:47:14 PME' la razionalità giusta perchè è cosciente, non esiste coscienza senza razionalità, ma una razionalità senza coscienza è pura formalità.
Ma allora non è giusta la razionalità, ma eventualmente il posto dove sta, e la coscienza secondo te è il posto giusto.
Secondo me il posto dove sta la forma ne modifica solo la funzione, e funzionalità diverse possono essere complementari, e non necessariamente esclusive da dover preferire l'una all'altra.
La coscienza è solo uno dei tanti strumenti di cui la vita dispone,  che si differenzia per l'uso che ne fà.
La conoscenza non è un fine ma un mezzo che caratterizza la vita umana.
Ma ci saranno sempre processi razionali inconsci, istinti, se serve, e anche questi al pari sono strumenti a disposizione della vita che si differenzia parimenti per l'uso  che ne fà.
Che l'uomo evolva verso un uso della coscienza sempre più spinto non è necessariamente né un bene , né un male, ma un dato di fatto.
Però capisco che si è tentati di dire che sia un bene, quando questa spinta alla conoscenza la si avverte pienamente come parte di sè, come noi la sentiamo.
Anzi il mio filosofare promuove il portare alla luce i processi razionali inconsci, ma non posso giurare che ciò sia sempre un bene.
Diciamo che lo ''faccio istintivamente''.  :))
''Sò di non sapere''  esprimere una tensione a sapere, ma partendo dalla piena accettazione di quel che si è.
#3214
Citazione di: Pio il 23 Gennaio 2023, 12:35:20 PMPiù che la paura della morte è la domanda di senso che avvicina oggigiorno le persone ad un insegnamento religioso. La scienza non ha risposte per la domanda di senso, occupandosi del come ma restando muta sul perché.
Concordo, ma credo che la gente entri in una comunità per trovare un senso, e poi vi resti perchè trova un senso nello stare nella comunità, e in questo senso funge bene anche una comunità scientifica, dando comunque un senso di appartenenza.
#3215
Nell'ambito di una religione monoteistica si può acquisire la fede  e la si può perdere la fede, senza bisogno di specificare in chi, perchè il Dio è unico.
In una religione politeista bisogna specificare i propri dei, che possono essere inoltre moltiplicati a piacere o scambiati come le figurine panini,
celò, mi manca, lo compro, lo vendo.
La scienza somiglia a una religione politeista, ma con una sua non banale specificità, che vuole abbattere ogni idolo che senza volere possiede, ma può abbatterlo solo quando si rende conto di possederlo, col rischio però sempre di passare senza volere da un idolo all'altro, cosa che forse in sè e inevitabile forse, e forse necessaria.
Quello che è certo è che noi appena ne vediamo uno lo cecchiniamo senza troppi rimpianti.
Suggerisco che uno di questi idoli sia l'evidenza dei fatti.
Parlo comunque del sospetto di un idolo, sospetto che è il primo passo per abbattere un idolo. Il secondo è chiedersi se davvero non ne possiamo fare ameno, ristudiandosi magari i fondamenti della scienza per vedere se non sia lì presente ad esempio come superflua ridondanza, di cui quindi si possa fare a meno.
La scienza si evolve perchè cambiano i suoi fondamenti, e i suoi fondamenti cambiano con certezza nello stesso momento in cui li abbiamo ben sviscerati.
Questa se vuoi è la maledizione della coscienza, che tutto ciò che ad essa giunge non sarà mai più la stessa cosa che è emersa, anche se ne è stata li beatamente rintanata per milioni di anni come un indiscustibile, perchè ignoto, idolo.
#3216
Cara Ipazia, quel che voglio dire è che noi, i cosiddetti impropriamente ''materialisti'', forse abbiamo qualche vantaggio in fatto di obiettività rispetto a chi possiede una fede religiosa, ma non illudiamoci di essere del tutto obiettivi, e di non cadere quindi negli stessi errori che gli imputiamo.
Il nostro scopo di stare dentro una discussione spirituale è quella di provare ad immedesimarci in chi possiede una fede, per capire se in parte non stiamo facendo gli stessi errori, e io credo sia proprio così.
Il rischio che la scienza diventi un surrogato della religione è costante e sotto gli occhi di tutti.
Dobbiamo ammettere che anche noi abbiamo i nostri idoli, che sono ancor più subdoli finche neghiamo di averli, perchè in effetti non appena li individuiamo non abbiamo alcun dubbio sul doverli abbattere, sin questo siamo certamente diversi da chi ha fede religiosa, dei cui idoli ha sempre piena coscienza e nessuna intenzione di abbatterli.
Così ti invito a considerare se quando parliamo di evidenza dei fatti questa evidenza non sia essa stessa un nostro idolo, perchè in fondo noi parliamo di ripetibilità dei fatti, e non di rinnovare le nostre evidenze.
E' vero che la nostra scienza è basata sulle evidenze, ma è pur vero che alcune di queste evidenze sono state abbattute nel tempo, ma solo per essere sostituite da nuove evidenze , per cui mi è venuto naturale provare a inserire il concetto di evidenza in un quadro evoluzionistico.
#3217
Citazione di: Ipazia il 23 Gennaio 2023, 07:45:22 AMRiprendo il riferimento di iano all' "evidenza" poi dirottato verso riflessioni meno "evidenti". Il sapere scientifico si basa sull'evidenza. Lo scienziato non può inventarsi liberamente la realtà, ma deve sottostare all'evidenza dei fatti (la $cienza è ontologicamente altra cosa).

Partendo dall'evidenza risulta che alcuni fatti sono riproducibili, altri no: nascita e morte lo sono, la fede nei numi, no. La differenza tra sapere e credere inizia qui.
Forse mi hai equivocato un pò su tutti i fronti, tanto che diventa complicato risponderti, ma sicuramente sul concetto di evidenza c'è una netta differenza, o forse no.
Vediamo un pò, perchè i miei sono sempre pensieri in corso.

Noi non possiamo non basarci sull'evidenza dei fatti, ma l'evidenza è tale perchè poggia su basi non trattabili, ma non trattabili solo perchè nascoste.
Tu non sai perchè certe cose ti appaiono evidenti, ma hai una certa cognizione del perchè altre non ti appaiono tali perchè ne conosci l'origine.
Ma ciò su cui ti è impossibile dubitare, non significa che è indubitabile in sè. L'evidenza non equivale cioè a verità.
In un senso che io intendevo poter far entrare nel discorso generale dell'evoluzione, ciò che ieri era evidente oggi non lo è più essendo state portate alla luce le basi di quella evidenza, mentre altre rimangono tali.
Ho cercato abbozzando di dare un nome alle varie fasi evolutive intese come evoluzione della coscienza, nel senso di un suo uso sempre più spinto.
Ma la parte che mi sembra più interessante, e pienamente attinente a questa discussione, è il parallelo 'evoluzionistico'' che ho fatto fra scienza e religione, la quale prima tende a passare dalle evidenze alle ipotesi liberamente scelte (che non significa scelte fatte in modo incondizionato, ma che non vi è un condizionamento univoco, e non sono quindi scelte del tutto obbligate), mentre la seconda passa da un Dio a cui non è pensabile non credere ad una scelta di fede.
Non è così strano accettare ciò, per chi come me non è credente, vedendo sia nella scienza che nella religione produzioni umane, per cui se è fin troppo chiaro il carattere antropomorfo della religione (non lo vede chi non lo vuol vedere) e illusorio parimenti che la scienza non lo sia, Caratteri antropomorfi che però mutano perchè l'uomo si evolve.
Le libere ipotesi non sono libere dalla evidenza dei fatti, ma non lo sono solo perchè l'evidenza è qualcosa che dobbiamo accettare non potendola trattare, e quindi pragmaticamente l'accetteremo  finché non potremo trattarla, e libere sopratutto da una esigenza di verità, da cui però non ci siamo ancora del tutto liberati in effetti, per cui ho chiamato la fase attuale della scienza quella del ''qui lo dico e qui lo nego'', perchè di fatto gli scienziati si sentono costretti dall'evidenza dei fatti a fare ipotesi a cui loro non credono, finché capiranno nella prossima fase evolutiva che non vi è alcun bisogno di crederci.
Che in breve non c'è bisogno di credere ad esempio alla particella/onda, che non occorre che ci appaia come una evidenza, o anche solo che si riesca ad immaginarla come tale, ma che si tratta solo di una libera ipotesi, libera ma da verificare se spiega oppure no la ''residuale'' evidenza dei fatti.

Comunque grazie per le tue puntuali critiche, perchè nel cercare di spiegarmi, mi sono reso conto di quanto le ''mie personali libere ipotesi filosofiche'' abbiano implicazioni più ampie di quel che credevo, nel bene e nel male, dove il bene non é che esse siano del tutto libere, ma che devono aiutarmi a comprendere in un quadro unitario le evidenze sperimentali, senza che vi sia alcuna necessità che esse stesse siano evidenti.
Mamma, che sudata. :))
#3218
Citazione di: anthonyi il 22 Gennaio 2023, 20:11:51 PMGuarda che si tratta di un problema molto serio, c'era il libro di vallortigara, "nati per credere" mi sembra fosse il titolo, che presentava al riguardo una sua tesi evoluzionistica, anche se a me non mi convinceva.
Riuscire a spiegare la ragione biologica Dell'esistenza della religione nella cultura umana dovrebbe essere il punto di partenza di chi voglia sostenere il non essere ontologico del mondo spirituale.
Ma secondo me se ci limitiamo a parlare solo di scelta di fede e scelta di ipotesi scientifiche, vi è un terzo escluso che però sarebbe meglio includere: l'evidenza, che siccome non sembra derivare da una scelta, a differenza delle prime due non è trattabile, mentre fede religiosa e ipotesi scientifiche sono sempre ritrattabili, essendo però partiti una da un Dio ''cui non si poteva non credere'' e l'altra da evidenze che non si potevano non condividere.
Quindi comunque sembra esserci stata una evoluzione parallela fra scienza e religione, il cui denominatore comune potrebbe essere l'evoluzione della coscienza.
Così in un crescendo di coscienza siamo passati dalla fase inconscia, dove se vi è una fede non si può trattare perchè non sappiamo di averla, alla fase dell'evidenza in cui siamo coscienti di qualcosa che non si può non condividere, quindi alla fase in cui vi è qualcosa a cui non si può non credere, per arrivare alla fase in cui la fede è una scelta, e poi...vedremo come la storia proseguirà, dato che l'evoluzione non si arresta, anche se io una previsione ce l'avrei.
Manca infatti all'appello in campo scientifico quella disinvoltura, quella mancanza d'impaccio, che dovrebbe derivare allo scienziato dalla piena coscienza che le ipotesi da porre alla base di una teoria sono ''veramente'' una scelta libera.
Adesso è come se ci trovassimo ancora nella fase del ''qui lo dico e qui lo nego''.


#3219
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
22 Gennaio 2023, 13:47:48 PM
Citazione di: Alberto Knox il 22 Gennaio 2023, 13:18:58 PMMa se il mondo è rigidamente deterministico tutti gli eventi sono imprigionati in uno schema di causa ed effetto e il cosmo intero diventa un gigantesco meccanismo a orologeria che segue fedelmente uno schema di cambiamento già fissato fin dall inizio del tempo. E poi ci siamo noi con il nostro libero pensare...
Il mondo è rigidamente deterministico nella sua descrizione, e neanche tanto e neanche tutto se dobbiamo  dividerlo artificiosamente in due, micro e macro, per poterlo affermare, ma solo fino ieri non avevamo descrizioni alternative a quello di uno sconsolante (per me) meccanismo ad orologeria, finché non son venuti i quanti a salvarci da quello che era diventato un incubo, o una consolazione, a seconda dell'indole di ognuno.
Ma nel momento in cui ''determiniamo'' che il determinismo esiste certamente solo dentro ad una descrizione del mondo, e per di più con pari diritto del caso, parimenti possiamo dubitare che il caso esista fuori dalle descrizioni del mondo.
Se poi trasformiamo il nostro sospetto nell'ipotesi che determinismo e caso non esistono davvero proprio fuori dalla nostra rastrelliera concettuale, e consci al contempo dell'utilità degli  attrezzi che contiene, possiamo con disinvoltura differenziare il loro uso , cosa che sembra più accettabile del dover differenziare il mondo spezzandone l'unità.
Dio non gioca a dadi, ma noi si.
L'universo è il tavolo su cui lanciamo i dadi, non il gioco.
#3220
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
22 Gennaio 2023, 13:02:02 PM
Posto quindi che abbiamo dimostrato che il sasso  condiziona attivamente il vetro quanto il vetro  condiziona attivamente il sasso, avremmo condizionamenti attivi a somma zero, e quindi alcun condizionamento.
Potremmo allora iniziare a sospettare che ogni qualvolta scovassimo quella che a buona ragione sembri essere una asimmetria in natura, potremmo usare questa asimmetria per distinguere la vita dalla non vita nella dinamica della realtà, e attribuire la causa di questa asimmetria al fatto che di due oggetti che entrano in questa dinamica asimmetrica uno incorpora in sè una possibile descrizione dell'altro che l'altro non possiede, curando di fare attenzione che il possedere una descrizione dell'altro oggetto non significa comprenderlo, perchè quantomeno la descrizione posseduta non sarà mai univoca, ma una fra tante possibili, che sono certamente più di una, perchè che al minimo contengono anche la descrizione simmetrica.
Quindi forse la dinamica del mondo in termini di ''oggetti che rompono altri oggetti'' oltre che perfettibile è anche incompleta, dovendosi aggiungere oggetti  che impattandone altri li arricchiscono lasciando traccia di sè.
Allora si potremmo dire  che il mondo contenga la sua descrizione, che ha diritto di entrarne a far parte quindi, se parte resta, mai univoca e sempre incompleta, e non pretenda di sostituirsi al mondo, diventando il tutto.
#3221
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
22 Gennaio 2023, 12:26:13 PM
Citazione di: Alberto Knox il 22 Gennaio 2023, 10:28:03 AMÈ la correlazione di eventi che genera il  concetto di causalità. Il vetro della finestra si rompe perchè è colpito da un sasso. L invariabile concomitanza di eventi causalmente collegati diventa molto familiare nella vita di tutti i giorni così qualcuno è stato tentato di attribuire un potere causale agli oggetti stessi; il sasso ha rotto il vetro. Ma questo significa attribuire poteri attivi a oggetti materiali che di fatto non ne posseggono. E quando leggo ripetutamente che la realtà è la sorgente della razionalità mi viene in mente il sasso ha rotto la finestra. Si può affermare che esiste una correlazione tra i sassi lanciati contro le finestre e il vetro rotto. Gli eventi che formano tale sequenza non sono, dunque, indipendenti.
È la scoperta di regolarità , che sono poi i "collegamenti causali" che ci dice che l esistenza stessa di tali regolarità è la manifestazione dell ordine razionale del mondo. Questo tanto per chiarire cosa si intende nel dire ciò che è reale è anche razionale .
Gli eventuali poteri attivi attribuibili agli oggetti sono una possibile  conseguenza di una descrizione conveniente della loro dinamica, quanto falsa, perchè quantomeno parziale. Mi spiego meglio.
Se isoliamo l'evento descritto come ''sasso che rompe il vetro'' e lo ingrandiamo, possiamo vedere un sasso che ''rompendo il vetro'' si scheggia, per cui ci renderemo conto che dovremo scegliere fra ''sasso che rompe il vetro'' e ''vetro che scheggia il sasso'', prima di poter introdurre una causa nella descrizione dell'evento, e solo poi eventualmente una intenzionalità, rendendoci inoltre conto che la scelta della descrizione , non sempre appare come tale, se è il punto di vista adottato a condizionarla, punto di vista a sua volta non scelto.
Quindi non possiamo dire con faciloneria che la realtà è una sequenza di cause ed effetti, perchè tale sequenza è parte della sua descrizione che, non essendo univoca, non possiamo fare coincidere con la realtà.
Possiamo invece indagare se tutte le descrizioni che abbiamo ottenuto variando il punto di vista possano trasformarsi una nell'altra applicando precise regole stabilite, per cui ad esempio applicando queste regole di trasformazione il sasso che colpisce il vetro si trasforma nel vetro che colpisce il sasso.
Questo significa che eventi che ci appaiono diversi, facendone una distinta descrizione, potrebbero essere lo stesso evento secondo una precisa regola di trasformazione. La regola di trasformazione allora diventa a sua volta occhi dei nostri occhi, perchè potremo così vedere lo stesso evento dietro descrizioni che mai avremmo accomunato a prima vista, neanche ingrandendo gli eventi.
Al minimo ad ogni descrizione corrisponde una descrizione equivalente, ma opposta, che si ottiene scambiando fra loro i termini della descrizione, e le cause con gli effetti.
Se andiamo a guardare le leggi della fisica potremmo sorprenderci della loro immancabile simmetria, simmetria che quindi desumeremo essere presente nella realtà che descrivono.
Ma potremmo anche pensare che la simmetria delle leggi fisiche derivi da un limite del linguaggio descrittivo stesso, che di ogni suo termine contiene l'opposto, per cui quelle che chiamiamo leggi simmetriche universali del mondo sono del tutto tali solo se includiamo a pieno titolo come parte del mondo il linguaggio che dovrebbe descriverlo, entrando nel cortocircuito logico di un mondo che descrive se stesso.
#3222
l'arte è l'esplicitazione della nostra sensibilità, esplicitazione che abbisogna di un medium materiale.
Non potrei disegnare sulla parete di una caverna un cervo se su quella parete non vi avessi già visto un cervo non disegnato. Quando il cervo lo vedi, il più è già fatto, perchè non ti resta che ricalcare la visione, cercando di mantenerla ferma per quel tempo, essendo l'immaginazione mobile, perchè quello che vi vedi in un momento su una parete non è quello che vi vedi in un altro.
Ma non credo invece che Michelangelo abbia visto il Davide in un blocco di marmo, perchè il blocco di marmo mentre lo scalpelli equivale alla parete di una caverna sempre diversa, in cui quindi vedere sempre qualcosa di diverso, per cui Michelangelo non poteva immaginare il risultato della sua opera all'inizio dell'opera, o, pur immaginandola, non poteva non essere tentato di cambiarla in corso d'opera man mano che la sua immaginazione veniva sollecitata da un medium mutante.
Penso quindi che il Davide abbia sorpreso Michelangelo molto più di quanto abbia sorpreso noi , perchè noi proviamo sorpresa per l'opera finale, mentre lui non avrà smesso di sorprendersi in corso d'opera.
Perchè la vera sorpresa sta nello scoprire che possiamo esplicitare la nostra sensibilità, fissando la parete di una caverna in un momento di ozio.
Piuttosto , siccome di caverne ho parlato chiamando in causa i nostri antenati, mi chiedo come si fà a non idolatrare una mucca se questa ti appare come per magia sulla parete di una caverna ?
Non si può non idolatrare, finché non capisci che tu hai il potere di fissare quell'apparizione, trasformandoti da soggiogato in soggiogatore.
#3223
Citazione di: Ipazia il 21 Gennaio 2023, 19:33:01 PML'uso "evoluzionistico" di Ockham non è riferito ai singoli processi evolutivi, ma al motore primo di tali processi. Il cambio (e semplificazione) di paradigma si verificò quando apparve la prima storia naturale in cui l'ipotesi Dio non era contenuta. Come disse Laplace a Napoleone: l'ipotesi Dio non è più necessaria per raccontare la storia dell'universo.

Da allora chiunque si occupi professionalmente di storia naturale si è allineato, occamisticamente, a tale modalità di ricerca. Pure i teisti.
Bella frase quella di Laplace, ma più realisticamente è vero che nuove ipotesi hanno ridimensionato quella divina, senza scalzarla, forse perchè non è del tutto possibile scalzarla, perchè è la necessaria toppa da mettere ai nostri ragionamenti mai del tutto perfetti.
O forse più che una pezza a ragionamenti potenzialmente perfettibili, Dio rappresenta l'insieme delle ipotesi applicate, ma non dette, una ipotesi depotenziata quindi dall'applicazione  di ipotesi sempre più dette.
Ad una sola ipotesi, esclusiva, non può applicarsi alcuna logica, perchè la logica è un operazione sulle ipotesi, che quando si riducono ad una diventa una vuota operazione logica di identità, praticamente perfetta, impossibile da sbagliare, capace di spiegare tutto, perchè in questa logica ogni risposta coincide con la domanda.
Se all'ipotesi divina se ne aggiungono altre la logica propriamente detta può applicarsi, mettendo in moto la ragione.
Dio come ipotesi unica contiene tutte le forme che in esso sono unificate in un elenco.
Ma quando le ipotesi si moltiplicano occorre qualcosa di più di una definizione di appartenenza ad un elenco, per trovarvi un senso , che riporti in modo diverso le ipotesi ad unità.
Una logica che giustifichi perchè quell'elenco, e non un altro, stante l'arbitrarietà potenziale di ogni elenco possibile.
#3224
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
21 Gennaio 2023, 22:54:38 PM
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2023, 14:54:16 PMNon penso che la razionalità sia una prerogativa umana. Perché la vedo ovunque.
Basta osservare con attenzione un animale per notarvi la razionalità.

Anche i cosiddetti istinti altro non sono che il consolidamento di elaborazioni razionali.

Probabilmente in noi la razionalità si è sviluppata maggiormente a causa delle nostre corde vocali e le mani prensili con il pollice opponibile.
Ma la differenza rispetto a qualunque altro essere è sempre e solo quantitativa, mai qualitativa.

Non può infatti esservi nessuna differenza veramente qualitativa tra nessuna cosa.
Vi sono sempre soltanto differenze quantitative.
Ciò è richiesto dall'Uno.

La razionalità è ovunque nel mondo.
In quanto la razionalità è caratteristica peculiare del molteplice. Che è in sostanza divisione.
Infatti la razionalità è fondata sulla negazione.

Ma l'Uno è negazione della negazione.

Tutte considerazioni particolarmente interessanti le vostre, che chiamano in causa la razionalità, fra le quali a questa mi sento di meglio aderire.
Certo sarebbe meglio che ognuno precisasse il''suo'' concetto di razionalità...

Mi sembra particolarmente interessante questo concetto di bobmax:
''Anche i cosiddetti istinti altro non sono che il consolidamento di elaborazioni razionali.''
anche perchè è quello che ha sempre guidato i miei ragionamenti, insieme a quest'altro:
''Ma la differenza rispetto a qualunque altro essere è sempre e solo quantitativa, mai qualitativa.'',
perchè mi sembrano ipotesi che, se accettate, semplificano la comprensione di molte cose.
Sono cioè ipotesi che senza voler negare le necessità metafisiche ne limitino l'inopportuno moltiplicarsi.
Scrive ancora Bobmax:
''La razionalità è ovunque nel mondo.
In quanto la razionalità è caratteristica peculiare del molteplice. Che è in sostanza divisione.''
Che io correggerei cosi:
''''La ''razionabilità'' della realtà è sempre possibile e attraverso la razionalizzazione, che è divisione dell'uno , uno in quanto continuo, si ottiene una discontinuità , quindi un molteplice, ordinabile in quanto molteplice, e non ordinabile perchè contiene in sè un ordine, ordinabile in quanto non uno perchè l'uno non è ordinabile, ma contiene al suo interno tutti gli ordini possibili, che si attualizzano a partire dalla sua ''arbitraria'' divisione, divisione che in sostanza coincide con l'atto osservativo.''
Arbitraria non in quanto derivante da una scelta dell'osservatore, ma in quanto arbitrario è l'osservatore , o meglio indefinibile, perchè deriva esso stesso da una scissione del continuo reale non indagabile in assenza di un indagatore..
Misterioso rimane l'indagatore quanto, l'indagabile, ma i misteri se possibile dovrebbero arrestarsi qui, senza aggiungerne di artificiosi, per dissimulare la nostra difficoltà a partire da quei misteri di ricavare tutto il resto che ci appare, cioè tutto ciò che deriva dal rapporto possibile, che se vogliamo è il terzo mistero (ma poi basta , eh....) fra indagatore e indagato.
Non si può evitare la metafisica, ma se ne può evitare tanta.
La metafisica deve restare fondante e non divenire dilagante.
Sostituire il ''ti sento dunque esisti'' all' ''esisti dunque ti sento'' non ha un valore in s'è, ma se può semplificare le nostre razionalizzazioni , e quindi una comprensione della realtà non vuota, non veritativa (cosa mai significherà?), perchè nessuna verità  si può ricavare dalle ipotesi attraverso la ragione che nelle ipotesi non sia già contenuta.
Il nostro non negabile anelito alla verità è in effetti il desiderio di trovare forme equivalenti, ma diverse formalmente delle ipotesi di partenza, che per noi valgono come una spiegazione.
Dire che la forma è sostanza è falso, ma una equivalenza fra forme inizia a dare una idea di sostanza.
Perchè la sostanza deve derivare dalla forma che abbiamo dato alla realtà ''dividendola /osservandola'', perchè tutto ciò che diciamo di conoscere non può che derivare da quell'atto potenzialmente arbitrario, e la sostanziazione è l'operazione di ricucitura della realtà, operazione inversa sempre ammessa a quella di averla messa, osservandola, in condizioni di essere razionalizzata.
#3225
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
21 Gennaio 2023, 01:09:57 AM
Citazione di: green demetr il 21 Gennaio 2023, 00:38:48 AMBasta che questo "coscientemente" sia razionale, altrimenti torniamo al problema sociale.
Se questo è valido per le scienze psicologiche, dovrebbe essere ancora più valido per quelle "dure".
Non confonderei scelta razionale con scelta giusta.
Una scelta razionale è una scelta messa in forma matematica, ciò che gli consente di essere condivisa, perchè comunicabile.
Ma come si fà  a dire qual'è quella giusta?
A priori non lo sappiamo.
Prima di dirlo bisognerebbe poterne provare tante, e più ne proviamo meglio è, il che equivale a dire che più siamo meglio è, se è vero come credo che, alla bisogna  provvede il libero arbitrio che a tutti gli effetti equivale a un distributore di scelte casuali fra gli individui, la cui funzione è proprio questa, di garantire diversità , diversità come ricchezza di soluzioni possibili da mettere alla prova e  poi condividere, per continuare un percorso comune nella diversità.