E' un discorso complesso. Parte dai rapporti di famiglia, da come un discorso di potere gerarchico venga avviato nel rapporto genitori-figli. E' del resto inevitabile. A meno che non si vogliano allevare dei piccoli despoti, i figli devono comprendere il senso del limite sessuale e generazionale, quello insomma predicato da Freud con il suo famoso complesso di Edipo. Quella visione però insistendo sulla separazione dell'individuo, tenuta ferma dal Padre-super-Io, dimentica o comunque pone in secondo piano la relazionalità fra gli individui. L'individuo per affermarsi deve essere autonomo, rispondere a sè stesso, diventare una sorta di monade dotata di un ampio senso morale, scaturito dal senso di colpa. Nel momento in cui affermandosi come singolo, estromette il mondo da sè stesso, afferma la possibilità di oggettivare il mondo, ovvero di gestirlo a suo uso e consumo. In questo senso vedo un forte nesso fra la psicoanalisi classica e l'approccio della scienza nei confronti della realtà.
Questo discorso potrebbe essere definito come il prototipo arcaico del rapporto servo-padrone, dove il rovesciamento non avviene tanto nell'ambito della proprietà dei luoghi, quanto nella proprietà del tempo, ovvero nella dimensione generazionale: il figlio, una volta diventato padre, perpetuerà lo stesso rapporto servo-padrone e così via. Si tratta della introiezione profonda nell'intimità delle dinamiche familiari dei ruoli gerarchici e dei rapporti di dominio.
A questa prospettiva se ne potrebbe affiancare un'altra più democratica, fondata sulla relazione fra soggetti che si pensano alla pari, perchè intersoggettivamente comuni. Una prospettiva del genere renderebbe però vano tutto il discorso dell'autonomia e dell'affermazione dell'homo occidentalis, con quanto di positivo esso ha apportato alla cultura dell'uomo. Una prospettiva che sarebbe materna, a differenza della prima prospettiva tipicamente paterna.
Entrambe le visioni mi appaiono contemporaneamente portatrici di valori positivi e negativi e la risoluzione verso una nuova dimensione emancipatoria dovrebbe in qualche modo rendere possibile la coesistenza, l'equilibrio fra queste due visioni, quello dell'autonomia e dell'identità (che ho inserito attraverso il mito freudiano di Edipo), e quello della intersoggettività, del rispecchiamento fra individui eguali, realizzata attraverso la comunicazione e la relazione.
Questo discorso potrebbe essere definito come il prototipo arcaico del rapporto servo-padrone, dove il rovesciamento non avviene tanto nell'ambito della proprietà dei luoghi, quanto nella proprietà del tempo, ovvero nella dimensione generazionale: il figlio, una volta diventato padre, perpetuerà lo stesso rapporto servo-padrone e così via. Si tratta della introiezione profonda nell'intimità delle dinamiche familiari dei ruoli gerarchici e dei rapporti di dominio.
A questa prospettiva se ne potrebbe affiancare un'altra più democratica, fondata sulla relazione fra soggetti che si pensano alla pari, perchè intersoggettivamente comuni. Una prospettiva del genere renderebbe però vano tutto il discorso dell'autonomia e dell'affermazione dell'homo occidentalis, con quanto di positivo esso ha apportato alla cultura dell'uomo. Una prospettiva che sarebbe materna, a differenza della prima prospettiva tipicamente paterna.
Entrambe le visioni mi appaiono contemporaneamente portatrici di valori positivi e negativi e la risoluzione verso una nuova dimensione emancipatoria dovrebbe in qualche modo rendere possibile la coesistenza, l'equilibrio fra queste due visioni, quello dell'autonomia e dell'identità (che ho inserito attraverso il mito freudiano di Edipo), e quello della intersoggettività, del rispecchiamento fra individui eguali, realizzata attraverso la comunicazione e la relazione.

, o meglio tempo da investire in "riflessioni". Secondo me la scienza è ovviamente materialistica poichè il suo oggetto è prevalentemente la materia (ma non sempre, ci sono studi scientifici sulle religioni, e più genericamente sull'uomo che esulano dal concetto specifico di materia, prova ad esempio a trovare dentro il cervello il Super-Io, eppure come paradigma ha avuto un successo scientifico impressionante).