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Messaggi - Jacopus

#3241
CitazioneEntrambe, attraverso le loro espressioni di intolleranza, minacciano i valori  e le strutture che caratterizzano l'Occidente e la sua forza d'attrazione, in particolare la libertà di pensiero e di espressione e la democrazia politica, che discendono dall'illuminismo e dal liberalismo.
Valori e strutture che fanno parte della nostra Costituzione e che possono garantire un quadro di convivenza pacifica per tutti, laddove i conflitti si esprimano all'interno delle regole della democrazia.

La deriva anti-islamica è generata da un problema di non poco conto, ovvero dalla incapacità da parte del neocapitalismo di tutelare proprio le regole della democrazia. Mi spiego: cosa me ne faccio di una democrazia che mi permette di andare a votare se le mie condizioni di vita sono sempre più precarie, se non mi sono più garantiti i diritti dello stato sociale? La democrazia moderna è stato il grande legittimatore del capitalismo prima nei confronti della aristocrazia e poi nei confronti del proletariato (semplifico). Ora che il capitalismo ha sconfitto i suoi avversari, ha fagocitato anche la democrazia materiale ed ha lasciato in vita il suo simulacro procedurale (le elezioni, le regole per votare in parlamento, la camera, il senato), che fa il paio con l'astrattezza procedurale del mercato e del denaro. Ma cosa me ne faccio del mio diritto di voto se sono governato da dei ladri? Non sarebbe preferibile una dittatura dove la classe dirigente si prende cura realmente della nazione, come accade ad esempio in Cina (e' solo un esempio per far capire il mio ragionamento, non voglio fare nessun panegirico dei politici cinesi)?
Gli individui sono così in balia di questo processo capitalistico le cui dimensioni sistemiche sono tali da sfuggire al controllo degli stessi capitalisti ormai. Di fronte al crollo del vecchio mondo si sviluppano movimenti di pensiero apparentemente opposti come l'integralismo islamico e i rigurgiti neopopulisti, che potrebbero da un momento all'altro ritrasformarsi in movimenti apertamente autoritari e violenti.
Tutto questo per dire che l'Occidente, anche se possiede degli elementi sorprendenti ed unici in tema di libertà di pensiero e di autonomia, ha anche una storia fatta di conflitti di classe e che proprio l'assenza di un antagonista, lo sta condannando ad una fase di decadenza e di instabilità. Cercare nell'Islam il sostituto dell'aristocrazia o del proletariato è un giochino che può servire come "arma di distrazione di massa" e la storia può rendere questa opposizione reale come dimostra l'Isis, ma si tratta di un effetto superficiale di una causa ben più profonda che è sostanzialmente la cristallizzazione del capitalismo moderno nella dimensione del neoliberismo, incapace di mediare la sua rapacità con strumenti di redistribuzione della ricchezza adeguati allo sviluppo tecnologico raggiunto.
#3242
La teoria di Jung e' una delle tante. I tipi di carattere possono essere classificati in molti altri modi. La discussione ha poi virato sulla immodificabilita' dei caratteri, principio solo parzialmente vero. La genesi del ns carattere discende da tre fattori. Il fattore genetico che e' strutturale. Il fattore ambientale, sul quale possiamo incidere in parte. Il fattore comportamentale, come adozione di uno stile di vita che ripetendosi nel tempo modifica la stessa struttura del nostro cervello modificandone le sinapsi.
Si puo' inoltre considerare anche un fattore "quantistico", nel senso indicato da Trauma, come possibilita' di scelta quasi-casuale fra diverse opzioni, che determinano l'evoluzione del carattere.
Una visione servodeterminata del carattere la escludo anche perche' nasconde una visione ideologica della societa'. Se le persone non possono modificare il loro carattere a maggior ragione anche la societa' e' immodificabile.
#3243
Scusate il doppio post, ma ho trovato casualmente questa intervista a Z. Baumann che mi sembra molto esplicativa:

"Il volume e la velocità dell'attuale ondata migratoria è una novità e un fenomeno senza precedenti. Non c'è motivo di stupirsi che abbia trovato i politici e i cittadini impreparati. La vista di migliaia di persone sradicate accampate alle stazioni provoca uno shock morale e una sensazione di allarme e angoscia, come sempre accade nelle situazioni in cui abbiamo l'impressione che le cose sfuggano al nostro controllo. Ma a guardare bene nei  modelli sociali e politici con cui si risponde abitualmente alle situazioni di crisi nell'attuale emergenza immigrati, ci sono poche novità.
FIn dall'inizio della modernità fuggiaschi dalla brutalità delle guerre e dei dispotismi, dalla vita senza speranza, hanno bussato alle nostre porte. Per la gente da qua della porta, queste persone sono sempre stati estranei, "altri".
In tempi di accentuata mancanza di certezze esistenziali, della crescente precarizzazione, in un mondo in preda alla deregulation, i nuovi immigrati sono percepiti come messaggeri di cattive notizie. CI ricordano quanto avremmo preferito rimuovere: ci rendono presente quanto forze potenti, globali, distanti di cui abbiamo sentito parlare, ma che rimangono ineffabili, quanto queste forze misteriose, siano in grado di determinare le nostre vite, senza curarsi e anzi ignorando le nostre autonome scelte. Ora, i nuovi nomadi , gli immigrati, vittime collaterali di queste forze, per una sorta di logica perversa finiscono per essere percepiti come le avanguardie di un esercito ostile, truppe al servizio di forze misteriose, appunto, che sta piantando le tende in mezzo a noi.
Gli immigrati ci ricordano in modo irritante, quanto sia fragile il nostro benessere, guadagnato, ci sembra, con un duro lavoro. E' un abitudine, un uso umano, troppo umano, accusare e punire il messaggero per il duro e odioso messaggio di cui è innocente portatore. Deviamo la nostra rabbia nei confronti delle elusive e distanti forze di globalizzazione verso soggetti, per così dire, "vicari", verso gli immigrati appunto....
#3244
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
18 Giugno 2017, 17:43:54 PM
La scelta dello "ius soli" penso che derivi da una situazione straordinaria, che però nella sua straordinarietà durerà per almeno qualche decennio ancora. La situazione straordinaria è data dall'enorme flusso di migranti cui stiamo assistendo. Dare la cittadinanza a chi nasce in Italia è il tentativo di offrire una possibilità di integrazione in più: chi sarà, almeno sulla carta, "italiano" forse si sentirà più responsabile verso questo paese.
E' possibile che sia anche una strategia per ridurre il lavoro burocratico che c'è in relazione al rinnovo dei permessi di soggiorno e del rilascio delle carte permanenti. Anche la procedura di richiesta di cittadinanza al 18° anno di età è piuttosto complessa e richiede almeno due anni di tempo.
Di sicuro va contro gli interessi delle cooperative "rosse", visto che un cittadino italiano non deve certo fare pratiche come rifugiato o richiedente asilo o quant'altro.

Dal mio punto di vista lo "Ius soli" non è una garanzia di italianità. Credo che sia un atto doveroso ma non sufficiente. Ricordiamoci che viviamo in Italia, un paese che fino a 30 anni fa trattava in modo razzista i meridionali che "salivano" al nord: italiani contro italiani. Vi sono fortissimi nuclei di resistenza ad una vera integrazione e questa può produrre il rischio di "italiani" giuridici ma non "culturali", con il rischio paventato da Altamarea di vederli inseriti in istituzioni delicate, organismi pubblici senza averne una visione adatta al ruolo svolto.
Gli stessi meridionali spesso hanno una visione degli uffici pubblici e delle istituzioni pubbliche come un "nemico" da combattere o da corrompere. Rischiamo di produrre un duplicato con gli stranieri "italianizzati" se non incrementiamo gli sforzi di integrazione reale, a partire dalla scuola, dalla vita associata e sociale, dal lavoro.
#3245
CitazioneChe male abbiamo fatto noi  comuni cittadini per subire la seconda guerra mondiale prima e questo sfacelo ora? Perché, cari signori, chi paga sempre e comunque,  è il popolo.
Non si sono ancora accorti che, per curare una pur terribile malattia, si era scelta una medicina che è risultata e risulta sempre piú evidente produrre effetti collaterali gravi. Per scongiurare il pericolo di un'altra guerra espansionistica supportata dall'idea di razza ariana, di razza pura, si sono trasformate le città europee in piccoli focolai di guerriglie, etnie diverse sempre in conflitto, aggregazioni, quartieri pericolosi, con zone densamente abitate dove vige degrado sia economico che morale, e dove si è lasciato attecchire l'islamismo, con cui non abbiamo ancora fatto i conti. Lo faremo in futuro, su questo non ci piove. 

Non lo dico con rabbia, ma con tanto, tanto rammarico e dolore.
Alcuni giorni fa guardavo con stupore, in una trasmissione televisiva,  gruppi di bambini tedeschi prima dell'ultima guerra, tutti biondissimi, occhi vispi e caratteristici di quei popoli, il piú delle volte chiari, carnagione bianchissima e rosea. Ho notato che quelle caratteristiche fisiche sono sparite, non esistono quasi piú. Allora mi sono chiesta, ma perché? Osanniamo, esaltiamo le caratteristiche dei popoli non europei e abbiamo calpestato e quasi disprezziamo le nostre? 

Interessante.
1) La globalizzazione sarebbe il risultato di un piano strategico per evitare una nuova guerra fondata su una ideologia razzista! 
2) Il "Meticciato" ha prodotto degrado economico e morale, e in prospettiva con l'islamismo ne vedremo delle belle.
3) Le culture sarebbero tutelate su base strettamente fisiologica ed organica. Solo i biondi con gli occhi azzurri possono appartenere al popolo tedesco.

1) Un'idea illogica e malsana. Mi piacerebbe sapere se ci sono delle fonti a questa idea oppure se è una sua fantasia. La globalizzazione e l'aumento demografico sono il risultato dell'aumento medio di ricchezza e di comunicazione nel mondo, del successo della ideologia occidentale, per cui è necessario sempre e comunque migliorare le proprie condizioni materiali, del neocolonialismo, che ha depredato vaste parti del terzo mondo, lasciando agli autoctoni l'alternativa di vivere in modo poco dignitoso oppure di emigrare. Sui migranti climatici c'è poco da scherzare purtroppo. La guerra in Siria ad esempio, ha come una delle sue cause proprio la progressiva desertificazione di terreni precedentemente coltivabili.
A differenza dei siti farlocchi da lei linkati, dia un'occhiata qui:
http://www.tpi.it/mondo/africa-e-medio-oriente/siria/siccita-guerra-siria/

e qui, per avere un'idea chi pubblica questo studio:
https://en.wikipedia.org/wiki/Proceedings_of_the_National_Academy_of_Sciences_of_the_United_States_of_America

2) Non so come si faccia a proclamare un'idea così balzana. Evidentemente la società ideale per la signora F. è il Medioevo. Non pensa che si possa essere "culturalmente" italiani, senza bisogno di avere la pelle chiara? Inoltre se per la Germania può avere senso, il "dna dell'italiano vero"
come dovrebbe essere, visto che da noi sono passati ed hanno governato quasi tutti? Ha mai visto i siciliani, ci sono quelli alti e biondi (normanni) e quelli piccoli e scuri (arabi)? Allora che facciamo? A quelli piccoli e scuri gli togliamo la cittadinanza? O a quelli alti e biondi?
L'italianità si conquista attraverso la cultura.
Inoltre bisogna anche intendersi. Uno dei tratti identitari degli italiani è quello della "furbizia". Quindi gli stranieri che volessero la cittadinanza devono dimostrare di essere sufficientemente furbi, ad esempio eludendo di pagare le tasse, passando davanti nelle file, chiedendo favori e raccomandazioni a destra e a manca, voltandosi dall'altra parte quando un mafioso fa il suo lavoro.

3) Lei inoltre pensa che chi vuole leggi e procedure adatte per l'integrazione come me, sia contro il concetto di nazione italiana e di stato italiano. Si sbaglia, signora F. Io sono profondamente orgoglioso di essere italiano e non vorrei essere altro e difendo una mia idea di Italia e di cultura italiana, come lei ne difende un'altra. Cerchi di aprire la mente, di considerare il mondo in modo dinamico. Anche un negretto può diventare un italiano e ci sono già in effetti dei neri che parlano nei vari dialetti italiani, perché qui sono nati e pensano esattamente come lei, che immagino bionda e statuaria, all'ingresso di una villa circondata di filo spinato.
#3246
Non c'entra molto con il topic ma l'ultimo intervento di Inverno è interessante per altri versi. La strategia "win-win-win" è di solito quella adottata dai politici in campagna elettorale. Una volta eletti ci si scontra con la realtà, con la necessità di fare compromessi, con le resistenze e la storia complessa di un paese, una città, una nazione. E così, salvo rari casi, i politici osannati vengono dopo qualche anno o mese buttati nella polvere.
La causa di tutto ciò però è la scarsa cultura degli italiani. Pensare a soluzioni magiche, salvifiche, energiche, autoritarie è tipico di chi non è in grado di confrontarsi con problemi complessi e di adottare soluzioni conseguenti, cioè complesse, con costi e benefici, in grado di scontentare qualcuno e accontentare qualcun altro.
Si crea così un circuito che si autoalimenta, il basso livello del sistema culturale italiano (in rapporto agli altri paesi del primo mondo, beninteso, se ci confrontiamo con l'Albania facciamo la nostra bella figura!) sviluppa pensieri salvifici "win-win-win" o pensieri autoritari "o con me o contro di me", senza confrontarci con la complessità della vita sociale.
Chi ad esempio pensa ad un fascista come ad una carogna, con il manganello sempre in pugno, appartiene a questo tipo di pensiero semplificante, che un pò ricorda la "commedia dell'arte", le maschere della cultura popolare, arlecchino, pulcinella, pantalone, brisighella. Per questo tipo di pensiero ognuno è relegato ad una immagine fissa e definita una volta per tutte. Allo stesso modo la politica viene concepita come una attività unidimensionale, dove i benefici non devono essere vessati da costi, dove i risultati si raggiungono come se si trattasse di trasformare il ferro in acciaio o aumentare le vendite del reparto abbigliamento.
Si crea così una alleanza sinergica fra residui di pensiero d'ancien regime e nuove modalità da marketing scientifico che unite ad un livello culturale sempre più scadente, impedisce ai politici di prendere decisioni coerenti sul lungo periodo, essendo invece impegnati nel fiutare i desideri delle masse e farsene portavoce al fine di aumentare il loro potere.
Questa dinamica ovviamente è riproponibile anche rispetto alla tematica dei migranti, che sono contemporaneamente un costo e un beneficio e che solo una politica lungimirante può gestire. Ma, ripeto, la politica lungimirante, nel nostro mondo, è condizionata da quanto sono lungimiranti tutti gli aventi diritto al voto.
Di fronte a questo problema spesso mi domando se non sia meglio far votare solo chi ha almeno il diploma di scuola media superiore, o la laurea, ma credo che non  funzionerebbe, sarebbe un ulteriore passo verso un paese autoritario, dove finirebbe lo stesso diritto di voto. L'unica soluzione è lenta e faticosa: aumentare il livello qualitativo del nostro sistema culturale e renderlo il più assimilabile possibile.
#3247
Ciao Altamarea. Sui tuoi interventi non ho niente da ridire. Rispondi agli argomenti con altri argomenti. Non la pensiamo allo stesso modo. Pazienza. Non ti ho mai dato del fascista, credo.
Ma se un partecipante continua a denigrare gli altri per le loro qualita': sinistri, anime belle, incapaci, pappemolli...devo pensare che i suoi argomenti sono deboli. Come sta emergendo negli ultimi post quello che la signora F. vorrebbe e' zittire gli oppositori, no certo confrontarsi con opinioni diverse dalle sue. In questo sta la sua indole autoritaria fascista o se preferisci "totalitaria" visto che anche a sinistra non hanno scherzato.
#3248
Cara signora F. Lei dovrebbe rispondere agli argomenti con gli argomenti. Le sue continue "reductio ad hominem" (ha studiato quindi sa di cosa parlo) denotano appunto mancanza di argomenti. A proposito di portarsi a casa i migranti e' la summa del suo pensiero arcaico. Perche' allora non operarsi chirurgicamente da soli a casa oppure asfaltarsi ognuno il proprio pezzettino di strada o improvvisarsi vigili del fuoco? Le sue ultime affermazioni semi-minacciose la identificano infine per quella che e': una fascista autoritaria priva di ogni capacita' di discussione, pronta a denigrare e a non rispettare l'avversario e invece prona di fronte a chi la pensa come lei soprattutto se ha in mano il potere. Si faccia un esamino di coscienza se e' in grado.
#3249
ciao CVC. Le domande, se ho ben capito, sono due. La criminologia è appiattita sul comportamentismo? Il Kamikaze è un mostro, o cosa. E' possibile spiegarlo solo attraverso il comportamentismo?

1) La criminologia è una scienza molto trasversale. Puoi trovare comportamentisti, psicoanalisti, filosofi, giuristi, fenomenologhi, strutturalisti, marxisti e chi più ne ha, più ne metta. Sintetizzando la criminologia ha due funzioni, una teorica e una pratica. Teoricamente, cerca di capire perchè esistono i delinquenti ed eventualmente come diminuire il loro tasso di presenza, "trattandoli" e "riconvertendoli" (da bug a patch). Una disciplina che implica discorsi sull'uomo geneticamente costituito, sulle società storiche che ha costituito e sul rapporto fra dimensione "interna" ed "esterna" di ognuno di noi (quella che possiamo definire "mente"). La funzione pratica invece consiste nel definire la capacità di intendere e di volere di un soggetto se commette un reato e la sua pericolosità sociale, di solito nell'ambito di un processo penale.
Quindi direi che il comportamentismo è solo un possibile modo di affrontare il problema. Le teorie più recenti tendono a mescolare i diversi saperi, giungendo ad una conclusione abbastanza scontata, cioè all'influenza multifattoriale (ambientale, soggettiva, storica, genetica) per spiegare l'agire deviante. Il trend comunque, dagli anni '90 in poi, è quello di ridare spazio alle teorie genetiche ed organiche, dopo che per circa mezzo secolo, la vulgata più affermata voleva che la devianza nascesse dalle disparità sociali (visione marxista). Ovviamente attraverso le neuroscienze queste conoscenze non sono certo una riproposizione dei metodi lombrosiani, ma hanno una loro validità verificata attraverso metodi scientifici (cfr ad esempio A. Raine, "L'anatomia della violenza").
2) Il tema "kamikaze" nell'ambito di un discorso criminologico invece non l'ho mai approfondito. Ti posso dire le mie impressioni "naive".
Credo che ogni kamikaze abbia una sua storia personale molto differente l'una dall'altra ed è quindi difficile ricondurre il problema ad un'unica causa. D'altra parte occorre anche generalizzare per tentare politiche sociali tese a contenere il problema. Credo che molto sia riconducibile alla mancanza di reali opportunità di successo da offrire alle seconde e terze generazioni di immigrati. La situazione storica è molto diversa da quella che si presentava agli immigrati italiani di un secolo fa. "La natura è satura": non ci sono più vaste praterie da colonizzare e il figlio del "vù cumprà" ad un certo punto realizza che anche lui sarà costretto a fare il "vu cumprà" (magari attualizzato in un call center).
Un altra possibile lettura riguarda il senso di anomia che pervade la società occidentale. Ogni discorso è dotato di senso solo se produce guadagno, al punto che ormai se il politico o il giudice o la ONG è onesta, viene guardata con sospetto. E' molto più coerente essere tutti disonesti ma ricchi. Chi non riesce ad arricchirsi, o anche chi ha visto arricchire i propri genitori in modo illecito, potrebbe avere una crisi da rigetto e cercare un nuovo senso alla vita attraverso il fondamentalismo.
Terza lettura. In medio oriente si susseguono guerre ormai da mezzo secolo, prima circoscritte ad Israele e zone limitrofe e poi espanse in una macroarea che va dall'Algeria all'Afghanistan. Chi ha visto violenze efferate, la morte dei propri genitori o fratelli da bambino, torture, bombardamenti, desidera ripetere il trauma per poterlo gestire, quindi in modo attivo, piuttosto che in quel modo passivo, sperimentato da bambini.
Quarta lettura. In tutto il mondo occidentale tutte le amministrazioni penitenziarie stanno svolgendo studi accurati per capire il nesso fra delinquenza e fondamentalismo islamico. Un arabo che finisce in galera per motivi penali comuni rischia molto più facilmente di entrare in una cerchia integralista. Anche qui potrebbero entrare in gioco motivazioni molto diverse, dal senso di ingiustizia al desiderio di mettere al servizio la propria professionalità violenta per una causa nobile, magari per cercare di attutire i sensi di colpa e riscoprire un senso di comunità andato perso, fino alla possibilità di essere manipolati, allorquando non si hanno strumenti culturali sufficienti.
#3250
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
27 Maggio 2017, 19:41:24 PM
Per Sgiombo: quello che scrivi credo che potrebbe essere tranquillamente sottoscritto anche da Freud. Pur essendo un fautore del metodo scientifico, Freud non ha mai creduto in un progresso univoco nella storia dell'uomo. Il permanere delle forze negative che combattono in eterno le forze positive sono un elemento di ciò.

Per CVC: quello che dici è piuttosto vero. Infatti il nostro modo di pensare razionale e dimostrativo lo vogliamo applicare anche a materie che razionali non sono; cosa c'è di razionale ad esempio nella nostra conoscenza della morte, visto che ognuno di noi si crede inevitabilmente immortale? Una riserva di senso importante è data dall'arte, dalla letteratura, dalla religione e voler piegare queste discipline all'interno del metodo scientifico è sicuramente un impoverimento. Eppure nel campo delle discipline morali (egoismo-altruismo è un tema prettamente morale) si sono fatti grandi passi avanti proprio grazie al metodo scientifico.
Ad esempio nel libro "Emozioni distruttive" di Goleman e del Dalai Lama, un neuroscienziato, Richard Davidson afferma che ripetere in modo sistematico una pratica empatica o compassionevole o invece egoistica, modifica la struttura del cervello che organicamente diverrà più adatto a mantenere comportamenti empatici o compassionevoli o egoisti. Una pratica ripetuta nel tempo fissa una certa organizzazione del cervello e diventerà più difficile modificare quella struttura, anche se non impossibile, data la plasticità del cervello.
Senza il disvelamento della scienza questa affermazione non avrebbe avuto alcun valore. Certo sembra poeticamente più bello pensare a persone buone e cattive di indole, ma questo non è, o almeno l'indole che possiamo chiamare patrimonio genetico deve fare i conti anche con altre variabili.
#3251
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
26 Maggio 2017, 19:46:17 PM
Ho ripreso in mano un libro che dice molte cose sull'argomento: "Il disagio della civiltà" di Freud. La tesi generale è quella del passaggio da una società individualista ad una società collettivista attraverso il sacrificio dei propri desideri pulsionali. Insomma invece di aggredire e soddisfare in vari modi la nostra "libido", la società ci educa a reprimere i nostri impulsi e a sublimarli nel lavoro, nell'amore, nell'arte, nello sport, ecc. Questo però ha un costo che si chiama nevrosi, ovvero frustrazione dei nostri impulsi da primati, che ci farebbero desiderare una vita esclusivamente dedicata alla copula e al cibo, fornitoci da una tetta sempre disponibile. Anche il principio dell'ama il tuo prossimo come te stesso viene considerato un passaggio verso un ideale etico superiore rispetto a quello dell'amore carnale, ma il problema è che "amare tutti" significa in fondo "non amare nessuno" e Freud rileva anche che "non tutti sono effettivamente degni di essere amati".
In un altro passaggio altrettanto interessante Freud scrive "E' sempre possibile riunire un numero anche rilevante di uomini che si amino l'un l'altro fin tanto che ne restino altri per le manifestazioni di aggressività". Anche l'ipotesi della fondazione della civiltà espresso in Totem e tabù riprende questa idea. Il padre viene ucciso perché si odia il suo potere, ma nel momento in cui viene ucciso se ne sente la nostalgia e si interiorizza la sua legge insieme al senso di colpa.
Il saggio si conclude proprio sottolineando il senso di colpa come fondamento della costruzione della civiltà, di come esso sia in grado di fronteggiare l'egoismo originario dell'uomo che è tale in quanto proveniente dalla parte più arcaica della mente umana, mentre quella più civilizzatrice si fonda sulla comunità e sulla condivisione di valori etici diversi e contrapposti a "homo homini lupus".
La profondità delle riflessioni di Freud, anche solo da un punto di vista filosofico, è evidente. E' sopratutto merita la considerazione conclusiva che descrive la storia umana come la continua lotta fra due Dei che ci dominano parzialmente Eros e Thanatos, senza che nessuno dei due riuscirà mai a sconfiggere il suo rivale (Freud è completamente estraneo ad una visione teologica dell'umanità).

Una storia Cherokee che gira in rete da un pò dice le stesse cose con altre parole: "un anziano capo Cherokee raccontò al nipote la battaglia che avviene dentro di noi. Gli disse "figlio mio, la battaglia è fra due lupi che vivono dentro di noi. Uno è il male, è rabbia, paura, preoccupazione, gelosia, invidia, avidità, rancore, falsità. L'altro è il bene, gioia, amore, pace, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, empatia, generosità, verità, compassione, fiducia. Il piccolo ci pensò un attimo e chiese "Chi vince?". "Quello a cui dai da mangiare" fu la risposta.

Quello che aggiungerei è che il principio del senso di colpa, fondatore del percorso di civilizzazione (Kultur in tedesco) è fortemente in crisi nella società attuale, dove nessuno si sente responsabile di quanto accade e tutti sono  pronti ad accusare i propri vicini e dove il senso di colpa viene visto come una debolezza. Una società narcisistica come quella attuale esclude il senso di colpa dal proprio orizzonte, ma in questo modo, adottando la prospettiva freudiana viene colpita a morte la stessa spinta moderatrice e civilizzatrice di Eros che viene soprafatta da Thanatos.
#3252
La possibile deriva fondamentalista dei mussulmani in Italia e nel mondo occidentale dipende solo da noi e da come vogliamo gestire il problema. Intanto ricordo alcune cose. Senza l'apporto degli immigrati la situazione economica dell'Italia sarebbe ancora più disastrosa. Evidentemente o la smettiamo di essere così egoisti e facciamo dai 3 ai 5 figli a coppia oppure l'unica alternativa è quella di importare l'umanità, che consuma e produce al nostro posto. Gli immigrati sono una minoranza e gli immigrati mussulmani sono una minoranza della minoranza e gli immigrati mussulmani integralisti sono una minoranza della minoranza della minoranza. In gran parte del Sud Italia vige invece una solida cultura mafiosa condivisa dalla criminalità, dalla politica, dall'imprenditoria e dalla gente comune e questa cultura attualmente produce danni ben maggiori di quella di una paventata invasione mussulmana. Danni ben maggiori vengono inoltre prodotti da un diffuso bisogno di illegalità da parte di tutti gli italiani da Trento a Marsala che si deduce da un livello di evasione fiscale tra i più alti di tutto il mondo.
Accampare gli immigrati come problema fondamentale serve solo a chi vuole stornare l'attenzione come ai tempi delle armi di "distrazione" di massa oppure a chi ci fa una carriera giornalistica o politica sopra.
Inoltre l'arrivo degli immigrati dipende dal nostro stesso livello di benessere. Se stessimo male e le nostre economie fossero malconce e nei nostri paesi vigesse la sharia non credo che verrebbe qualcuno. Inoltre siamo proprio noi "Occidentali" attraverso politiche di dominio e di sfruttamento ad aver creato i presupposti per queste migrazioni di massa. Il neocolonialismo economico ha creato dei danni in Africa che difficilmente si recuperano in poche generazioni. Abbiamo tra l'altro l'esempio in casa. La Mafia e la Camorra sono nati in Italia anche a causa di malgoverni e di governi stranieri, in primis quello spagnolo di qualche centinaio di anni fa, eppure nonostante gli sforzi, la Mafia e la Camorra sono ancora lì.
Che queste migrazioni di massa siano un problema non lo nego ma pretendere soluzioni semplici quando siamo noi stessi la causa di questo male è veramente una indecenza. Dico solo l'ultima a caso. La British Telecom, filiale italiana sembra che abbia creato un fondo "nero" di 500 milioni di euro, per un valore in tasse evase di 100 milioni circa. Con 100 milioni quanti immigrati possiamo integrare?
#3253
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
14 Maggio 2017, 17:24:04 PM
Stanley Milgram è noto per i suoi esperimenti sull'ubbidienza, ma fra i suoi esperimenti vi è stato anche quello di lasciare in giro per tutto il New Haven delle lettere affrancate per vedere se le persone comuni si fossero prese la briga "del tutto altruisticamente" di imbucarle. I risultati furono che la gran parte delle lettere arrivarono a destinazione. La cosa più interessante è che le lettere con destinatario un soggetto furono imbucate molto di più di quelle che erano indirizzate ad associazioni ed organizzazioni.
In effetti il nostro altruismo funziona come strumento di "reciprocità". Ci mettiamo nei panni degli altri e pensiamo che a noi farebbe piacere ricevere lo stesso trattamento che forniamo. E' ovvio che in ogni atto di generosità c'è un elemento di egoismo e non potrebbe essere altrimenti. Solo dei soggetti particolarmente santi o disturbati potrebbero giungere ad una generosità assoluta e la stessa conclusione si potrebbe adottare anche per gli atti assolutamente egoistici.
In realtà è il nostro stesso cervello ad imporci di essere tutelanti nei confronti del gruppo degli altri umani, attraverso quelli che sono stati definiti neuroni-specchio che servono per apprendere e per empatizzare. La generosità in questo senso è molto connessa all'apprendimento e questa affermazione può essere provata anche dal rapporto genitori-figli, laddove solo un rapporto di generosità da parte dei genitori permette ai figli di sviluppare meglio le sue capacità di apprendimento.
Naturalmente sono consapevole che il gene è egoista (Dwakins) ma il suo egoismo muta in relazione alla nostra posizione nel mondo storico. Più riusciamo a mitigare attraverso la civilizzazione il nostro istinto violento (che pure esiste) più è possibile aprire nuovi fronti alla generosità.
E' vero che viviamo in un epoca calcolante e dove il senso di reciprocità è messo continuamente in discussione, eppure la generosità traspare in molti campi se confrontato con quanto accadeva nel passato. Non applicare la pena di morte per certi reati non è forse un atto di generosità?
Thomas Jefferson all'inizio dell'800 presentò una proposta di legge per punire la donna poligama con l'amputazione del naso. Nel '600 era uno spettacolo comune a Parigi, seguito dal popolo e dall'aristocrazia, nel dare fuoco a dei gatti e vederli bruciare fra sofferenze orrende.
Bisognerebbe indagare sul legame, se c'è, fra generosità e mitezza di una società. E' anche possibile che una società dove si era più violenti vi fossero dei rapporti più generosi, mentre oggi, ognuno chiuso nella sua contabilità, non pensi all'altro se non come fastidio e concorrente.
Sono andato un pò a ruota libera ma spero di essere stato sufficientemente comprensibile.
#3254
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
13 Maggio 2017, 17:42:11 PM
CitazioneMa in fondo cosa ci sarebbe di cosi sbagliato nel ritenere che esista sempre e comunque uno stretto rapporto di reciprocità?
Non sarebbe pure una normalissima condizione tra l'altro imprescindibile?
Caro Acquario, come non darti ragione. Mi hai fatto ricordare un altro aneddoto letto chissà dove: "chiesero a Confucio come riassumere con una sola parola il concetto di morale e lui disse "reciprocità".

Aggiungo invece un altro argomento sul tema in oggetto. Che l'uomo in quanto appartenente all'Ordine dei primati abbia un nucleo di generosità non è sorprendente e fa parte del nostro patrimonio genetico in quanto esseri viventi sociali. La socialità deve in qualche modo fare i conti con l'altro e nella condivisione e nella reciprocità deve/può/vuole cedere qualcosa in cambio di qualcos'altro. Ovviamente dentro di noi c'è anche un altra inclinazione che ci induce all'egoismo. Se non ci fidiamo degli altri, dobbiamo giocare in anticipo e preservare noi stessi o la nostra famiglia o il nostro gruppo o la nostra azienda o il nostro stato. Insomma è la situazione tipicamente ambivalente dell'uomo nella società, talvolta egoista, talvolta generoso.
Accanto a questa spiegazione che scherzosamente possiamo chiamare "filogenetica" dell'altruismo/egoismo, se ne sovrappone un'altra "ontogenetica". In questo secondo senso bisogna ricordare la storia umana e confrontarci con essa, con il progresso e il regresso che racchiude nelle sue varie fasi.
Per fare un esempio basti ricordare la schiavitù negli Stati Uniti meridionali due secoli fa. Non credo che fosse considerata un atto di egoismo da parte degli schiavisti ma una istituzione giuridica "naturale", come se si avesse a che fare con un bue che si può tranquillamente utilizzare per trascinare l'aratro.
Allo stesso modo vi sono correnti di pensiero, movimenti sociali che spingono verso l'altruismo, come molte (se non tutte) religioni.
Se un bambino verrà addestrato ad essere egoista non lo vivrà come un deficit ma come un percorso logico e connaturato a sé e al suo ambiente. In questo senso ha ragione Acquario quando dice che la nostra forma mentis è troppo condizionata da un tipo di cultura "utilitaristica e calcolante" che nasce, guarda caso proprio con l'ascesa della borghesia nel '600, ai tempi di T. Hobbes.
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Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
13 Maggio 2017, 11:07:21 AM
L'estrememismo mentale o se vuoi la "reductio ad unum" è molto più diffusa, Angelo. Se davvero "rendersi conto della propria ipocrisia" fosse una consapevolezza accettata dall'umanità e quindi una scoperta dell'acqua calda, credo che il mondo sarebbe leggermente migliore.